ISIS, OBAMA: “L’AMERICA GUIDA UNA COALIZIONE CHE DISTRUGGERÀ L'ISIS”

di Maurizio Costa

Barack Obama fa sul serio e la conferenza stampa di stanotte lo ha confermato. Gli Stati Uniti guideranno una coalizione che distruggerà l’Isis. L’America, quindi, bombarderà anche le zone della Siria sottoposte al controllo del califfato islamico, oltre a fornire supporto ai militari siriani alleati che combattono via terra. “Vogliamo degradare e distruggere l’Isis – ha dichiarato il Presidente americano – La nostra campagna contro il terrorismo sarà continua e finché esisterà l’Isis noi continueremo a usare la nostra forza aerea.” “Questi bombardamenti distruggono le armi dell’Isis e danno spazio alle forze curde che combattono il califfato – ha continuato Obama – inoltre invieremo altri 475 membri di servizio che, però, non combatteranno ma forniranno solamente un supporto alle forze curde e irachene.”

Fino ad ora gli Usa avevano bombardato solo la parte irachena occupata dal califfato, ma con queste parole, Obama allarga il conflitto anche in Siria.

“Voglio far capire al popolo americano – continua Obama – che questo sforzo militare è diverso dalle guerre condotte in Iraq e in Afghanistan: infatti, non ci saranno truppe statunitensi che combatteranno sul suolo nemico.” Solo un’azione di bombardamenti e di rafforzamento degli alleati siriani, niente di più.

Gli Usa, inoltre, forniranno 25 milioni di dollari al governo iracheno per incrementare l’apparato bellico e sconfiggere l’Isis.

Oggi stesso, alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti d’America ha incontrato i vertici della Cia, del Pentagono e dell’antiterrorismo per avviare una vera e propria task force per cercare di fermare la furia omicida dell’Isis.

Barack Obama, comunque, non avrà bisogno dell’appoggio del Congresso per qualsiasi decisione presa per evitare una minaccia nazionale. Il sostegno delle Camere, però, renderebbe il suo lavoro molto più facile, anche in vista delle elezioni di midterm del 4 novembre.

I bombardamenti statunitensi in Iraq, intanto, non si sono mai fermati. Con questi attacchi aerei, Obama cerca di agevolare l’azione dei curdi e dell’esercito iracheno, che combatte assiduamente via terra contro l’Isis. Le azioni militari sono sempre state mirate a distruggere determinati obiettivi sparsi per il territorio.

Intanto, il Segretario di Stato americano, John Kerry, ha visitato a sorpresa l’Iraq e incontrerà nei prossimi giorni i Ministri degli Esteri di Egitto, Turchia, Giordania, Arabia Saudita e Qatar per instaurare un’offensiva diplomatica e sconfiggere la forza del califfato di al-Baghdadi. “Gli Usa e il mondo intero non resteranno a guardare il male che l’Isis diffonde – ha dichiarato a Baghdad John Kerry – Abbiamo tutti interesse nel sostenere il governo iracheno in questa difficile situazione.” Il Segretario di Stato ha aggiunto: “La coalizione che stiamo creando continuerà a crescere e ad allargarsi.”

Lo scopo dichiarato della diplomazia americana è quello di creare una grande coalizione con circa 40 membri in tutto il mondo che riesca a neutralizzare l’Isis. La visita di John Kerry in Medio Oriente e il vertice Nato della scorsa settimana in Galles sono le armi con le quali Obama cerca di stringere alleanze con altri Paesi.

Le mosse di Obama sono anche guidate dal consenso dei cittadini americani. Mentre la maggior parte degli statunitensi è favorevole alla distruzione del califfato di al-Baghdadi e agli attacchi via cielo, la popolarità di Obama è ai minimi storici. Gli oppositori lo accusano di non avere il pugno di ferro, soprattutto in politica estera. La celebre frase del Presidente americano, che ha affossato la potenza militare statunitense, è diventato lo slogan di una precedente impotenza americana di fronte all’Isis: in quell’occasione Obama disse di non avere una strategia per sconfiggere l’Isis; una frase vera, ma che non ha tirato acqua al mulino del Presidente.




OBAMA: "NON ABBIAMO ANCORA UNA STRATEGIA PER CONTRASTARE L'ISIS"

di Maurizio Costa

"Non abbiamo ancora una strategia." Con queste parole Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, ammette di brancolare ancora nel buio. Gli Usa cercano di combattere l'Isis ma senza un vero piano di contrasto. Per cercare di fare il punto della situazione, il segretario di Stato statunitense, John Kerry, volerà al più presto in Medio Oriente per stilare un rapporto riguardante i crimini commessi in Siria e in Iraq dallo "Stato Islamico dell'Iraq e del Levante".

"Dobbiamo sconfiggere questo cancro" ha aggiunto Obama. Già nel nord dell'Iraq, il presidente statunitense ha lanciato bombardamenti aerei per cercare di placare l'Isis, che però sta devastando e conquistando anche la Siria. Il territorio controllato dai jihadisti tra Iraq e Siria è equivalente all'estensione dell'intera Ungheria e questo fatto preoccupa tutte le potenze mondiali. Obama si riunirà con il suo team per decidere se sia meglio bombardare anche la Siria oppure no.

Intanto, il califfato ha giustiziato 250 soldati siriani nel deserto dopo aver conquistato la base aerea di Tabqa. Questi crimini contro l'umanità devono essere debellati e Obama, seppur senza una strategia, ha intenzione di prendere provvedimenti.

Fronte ucraino – Obama parla anche della situazione ucraina, dichiarando che, se la Russia non smetterà di entrare illegalmente in territorio ucraino, subirà altre sanzioni internazionali.




USA – RUSSIA: UNA NUOVA GUERRA FREDDA

 

Alexei Pushkov, Capo della Commissione Esteri-Affari della DUMA pubblicamente ha dichiarato che Obama passerà alla storia non come un pacificatore – il suo Premio Nobel per la Pace è stato già dimenticato, ma come il Presidente degli Stati Uniti che ha iniziato una nuova guerra fredda

di Cinzia Marchegiani
 

Barack Obama ci tiene a sottolinearlo, gli Stati Uniti non sono in guerra fredda con la Russia e lo fa però annunciando le nuove sanzioni alla Federazione Russa che toccheranno i settori energia, della difesa e quello bancario. Sul sito del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti lo scorso 29 luglio 2014, con una lista infinita venivano pubblicate le nuove sanzioni che proibiscono i cittadini e le imprese statunitensi le attività con la Russia. Queste restrizioni, come annunciato dallo stesso Obama, sono le più gravi che per ragion veduta influenzeranno interi settori dell’economia Russa, che comprendono quello militare e industriale e finanziario, e rivolgendosi all’Ucraina ci tiene a precisare che i settori toccati dalle nuove sanzioni sono la parola chiave per l’economia Russa. Molte sanzioni e restrizioni erano state già attuate nel mese di luglio che avevano colpito grandi colossi industriali e militari della Russia, e anche del settore energetico oltre a diverse banche.

Pressioni e cambiamenti geopolitici stanno comunque avvenendo anche se Obama tempo fa rassicurava che l’America non aveva intenzione di aprire una nuova guerra fredda in merito alla crisi Ucraina Russia. Non sembra dello stesso avviso il Capo della Commissione Esteri-Affari nella Duma ( camera bassa del parlamento russo), Alexei Pushkov che pubblicamente ha dichiarato che Obama passerà alla storia non come un pacificatore, il suo Premio Nobel per la Pace è stato già dimenticato, ma come il Presidente degli Stati Uniti che ha iniziato una nuova guerra fredda. Anche il ministro degli Esteri Sergei Lavrov definisce il progetto Est in Ucraina come lo spazio geopolitico a scapito della Russia in Ucraina. A leggere le notizie l’Ucraina non nasconde l’interesse di un alleanza oltreoceano, sta cercando di entrare nella NATO attraverso uno status privilegiato, che pur non facendone parte, gli permetterebbe ottenere supporto militare nelle operazioni militari ad est del paese. Il ministro russo Sergey Lavrov ha parlato contro la fornitura di armi letali di Kiev che ha chiesto agli Stati Uniti: "Ci sono sempre più prove che queste armi letali, che nella parte ucraina non vengono utilizzate in modo selettivo. Essa colpisce i civili.” In merito alle nuove sanzioni USA e UE contro la Federazione Russa lo stesso Lavrov spiega che non adotteranno il principio occhio per occhio, dente per dente. Le misure restrittive non costringeranno la Russia a cambiare la politica estera: "Le sanzioni raramente raggiungono i loro obiettivi. Ci sforziamo di fare solo una cosa, trovare un modo per influenzare la situazione in Ucraina, e cercare un negoziato politico mettendo fuori il confronto militare, nel pieno rispetto degli obblighi da essa assunti dalla Federazione russa, Ucraina e Stati Uniti nella dichiarazione di Ginevra. Qualunque cosa viene fatta a favore del lancio russo del processo politico, è tutto ostacolato dall'opposizione della dirigenza ucraina, che si sente il sostegno degli Stati Uniti ".

L’UE si trova in una zona cuscinetto, propensa anche lei ad attivare le sanzioni contro la Russia e si trova ad assistere il rafforzamento della posizione commerciale degli Stati Uniti nella zona euro. Della crisi in Ucraina rimane il sospetto che sia stata alimentata e/o mal gestita per incentivare i nuovi concordati che presto si dovranno concretizzare riguardo alle importazioni commerciali e soprattutto dei contratti energetici, visto che l’UE ha dichiarato apertamente che non è energeticamente autosufficiente e per il prossimo inverno deve pensare a come far arrivare il gas nelle case.

Secondo le stime della Commissione Europea, le restrizioni nel settore bancario, energetico e difesa della Russia possono portare a perdite di 100 miliardi in due anni, ma la Agricoltural Bank russa con un comunicato proprio stamattina ha negato queste proiezioni, dichiarando di possedere abbastanza strumenti per il funzionamento stabile delle prestazioni di tutti gli obblighi ai depositanti, gli investitori e i creditori :”La Banca è stabile e non si aspetta l'impatto negativo delle sanzioni inflitte alle loro attività.” Il membro del Consiglio di Sorveglianza RAB, Muhadin Eskindarov rileva che la Banca tranquillamente può sopravvivere questo periodo e svolgerà le sue funzioni nello sviluppo del complesso agricolo e agro-industriale, come prima. Egli ammette anche che, come tutte le altre banche che è venuto sotto sanzioni, la Banca agricola può rivolgersi al governo della Federazione Russa per il sostegno che sarebbe del tutto normale.
Anche l’istituto bancario VTB ha da poco rilasciato il comunicato: “ VTB prova rammarico per la decisione delle autorità statunitensi per limitare la banca di raccogliere capitali. A nostro parere, è assolutamente inadeguata, così  VTB soddisfa rigorosamente tutta la legislazione, compresi i requisiti di regolamentazione degli Stati Uniti, in quanto sono ben consapevoli. Pertanto, riteniamo che questa decisione come puramente politico motivato, ingiusto, contrario al quadro normativo e di reciproco danno economico che sta infliggendo. La VTB è forte istituto di credito russo una spina dorsale con una vasta presenza internazionale e la forte posizione finanziaria. Nonostante la decisione degli Stati Uniti di discriminare, VTB adempirà i suoi obblighi ai propri azionisti, clienti e investitori. Decisione degli Stati Uniti di limitare l'accesso al mercato dei capitali, VTB non influenzerà le attività e solvibilità della banca. VTB gode di una buona reputazione tra gli investitori globali ha un'ottima esperienza in prestito non solo nei mercati occidentali. Siamo fiduciosi che possiamo attrarre risorse, se necessario.”

I cambiamenti geopolitici già innescati da tempo stanno dando i propri frutti, gli Stati Uniti stanno mettendo radici sempre più profonde nel tessuto economico ed energetico ma anche politico nell’Europa. L’UE si è inserita in un braccio di ferro pericoloso tra due giganti della terra, cedendo alle lusinghe oltreoceano, pensa di ferire e contenere la Russia quando i primi effetti negativi saranno dalla stessa sostenuti, soprattutto perché le proprie scelte energetiche perpetrate da anni si sono dimostrate fallimentari e senza alcuna lungimiranza.

Se non sembra una guerra fredda, occorrerebbe coniare un altro termine…ma gli effetti devastanti sui mercati econominci e gli assetti politici non sarebbero davvero diversi.




USA: AL “MANA CONTEMPORANY ART” ARRIVA L’ART THERAPY

Nasce l’Art Therapy, una nuova forma di approccio al dolore. La ricerca del dr Lazzari tende una mano non solo agli artisti, ma chi nelle proprie disabilità riesce a trovare giovamento con l’arte della terapia che migliora il benessere fisico, mentale ed emotivo degli individui di tutte le età. L’ideatore conferma che si tratta di un'attività divertente e gratificante, che promuove il dialogo, riduce l'ansia, aumenta la consapevolezza di sé, e aiuta i pazienti a identificare e risolvere i problemi di limitazione e spesso dolorosi legati alla postura.

di Cinzia Marchegiani

Jersey City– Alla galleria più grande del mondo, “Mana Contemporany Art” è stata condotta una ricerca tutta italiana. Il dr Andrea Lazzari, vive tra New York e Roma, le sue lauree, in Fisioterapia e Magistrale in Scienze della Riabilitazione l’hanno portato oltreoceano dove con impegno e passione ha concretizzato una ricerca importante nel suo campo, ideando l’Art Terapy. Il dr Lazzari essendo uno specialista in “rpg souchard” (rieducazione posturale) è riuscito a condurre uno studio sicuramente unico al “Mana Contemporany Art”, dove per alcuni anni ha osservato e lavorato a stretto contatto con molti artisti, analizzandone le varie posture che i professionisti configuravano durante le loro esecuzioni pittoriche. Il dr Lazzari raggiunto dall’Osservatore d’Italia spiega la peculiarità di questa ricerca non solo artistica: “Il problema più rilevante che emerge dal mio studio condotto negli Stati Uniti, è che la maggior parte degli artisti lamentavano dolore all’articolazione della spalla e del gomito e che la maggior parte di loro per giorni non poteva dipingere o esprimere la propria creatività, perché limitata dal dolore. La corretta postura altro non è che la posizione più idonea del nostro corpo nello spazio per attuare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico sia in dinamica che in statica; ad essa vengono a concorrere vari fattori (neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e relazionali). L’importanza di lavorare in ergonomia, ovvero mantenere una postura adeguata durante il nostro lavoro,  assume ogni giorno un valore importante da non sottovalutare, proprio perchè costante.” Il dr Lazzari nel dettaglio fa comprendere che soprattutto in alcuni lavori, come quello dell’artista, possono andare incontro a una sindrome molto importante chiamata RSI (Repetitive Strain Injury), piccoli gesti e azioni mantenute per diverse ore in posizioni di svantaggio per il corpo. Da questo studio inconsueto è nata l’ “Art Therapy”, cioè fisioterapia posturale, che ha come obiettivo insegnare un’adeguata postura e consigli ergonomici all’artista. Ma l’ideatore ha condotto anche un altro studio, applicando il gesto dell’azione pittorica a persone sofferenti di patologie, le quali non riuscivano ad avere un movimento articolare adeguato che ovviamente era molto limitato. La ricerca specifica, in questa particolare condizione, ha permesso di verificare come tramite l’utilizzo della pittura, il soggetto con difficoltà articolari, riusciva a ridurre significativamente un ampio spettro di sintomi correlati al dolore, ansia e disagi, aiutando le persone ad affrontare situazioni complesse, legate allo stile di vita, al dolore, all'espressione di se stessi e alla comunicazione.
Nasce così a Jersey City una nuova forma di approccio al dolore grazie all’Art Terapy. La ricerca di Lazzari, tende una mano non solo agli artisti, ma chi nelle proprie disabilità e difficoltà quotidiane riesce a trovare giovamento con l’arte della terapia che migliora il benessere fisico, mentale ed emotivo degli individui di tutte le età. L’ideatore conferma che si tratta di un'attività divertente e gratificante, che promuove il dialogo, riduce l'ansia, aumenta la consapevolezza di sé, e aiuta i pazienti a identificare e risolvere i problemi di limitazione e spesso dolorosi legati alla postura.

Lo specialista della postura è riuscito in un ambito artistico a ideare una nuovo approccio al dolore, sicuramente con gesti colorati ridona benessere psicofisico…provare per credere. 




USA: LA LIBERAZIONE DEL SERGENTE AMERICANO

[ PER VEDERE IL VIDEO DELLA LIBERAZIONE CLICCARE QUI ]

 

di Maurizio Costa

Afghanistan – Il Sergente Bowe Bergdahl, catturato dai talebani nel giugno del 2009, è stato liberato dopo una lunga ma pacifica trattativa tra il Governo degli Stati Uniti e i capi talebani che lo tenevano detenuto. Un video diffuso dai talebani mostra tutte le operazioni che hanno portato alla liberazione del Sergente. Nel video si vedono chiaramente i combattenti afghani seduti su una collina che aspettano l'arrivo dell'elicottero americano. I talebani, che portavano una bandiera bianca in mano, segno di resa, dopo una breve stretta di mano con i soldati a stelle e strisce, hanno lasciato andare via Bergdahl, che adesso si trova in un ospedale tedesco in attesa di essere trasportato in patria.

Lo scotto che il Governo di Obama dovrà pagare agli afghani è quello della liberazione di ben 5 talebani detenuti nella prigione di Guantanamo. Una decisione che ha portato a molte critiche, visto che, gli scorsi anni, i prigionieri liberati dalla maxi-struttura detentiva cubana sono stati messi subito in piena libertà e molti non hanno smesso di compiere azioni illecite. Questa volta, però, Obama è stato più cauto: i 5 talebani che torneranno in libertà, saranno confinati in Qatar, in una sorta di arresto domiciliare.

Ma chi sono questi 5 detenuti che verranno liberati? "Time" ha fornito delle indiscrezioni che rivelerebbero i nomi dei talebani che andranno in esilio in Qatar in cambio del Sergente Bergdahl.

1. Mohammad Fazl
Uno dei primi talebani catturati e trasferiti a Guantanamo, nel lontano 2002. Fazl è l'ex vice Ministro della Difesa dei talebani ed è stato accusato di aver compiuto molte uccisioni di massa ai danni di cittadini sciiti.

2. Mohammad Nabi
L'ex capo della sicurezza dei talebani verrà liberato nella maxi-operazione. Mohammad ha collaborato con la CIA per la cattura di molti capi afghani e questo rende difficile la sua scarcerazione.

3. Abdul Haq Wasiq
Anch'esso accusato di molte uccisioni di massa. Abdul è l'ex vice Ministro dell'Intelligence talebana ed ha collaborato strettamente col Mullah Omar, Capo di Stato dell'Afghanistan fino al 2001.

4. Mullah Norullah Nori
Ex Governatore di due province talebane, Mullah sarebbe uno dei più importanti funzionari talebani detenuti a Guantanamo.

5. Khairullah Khairkhwa
Comandante militare e Ministro degli Interni talebano. Khairullah è stato anche stretto collaboratore del Mullah Omar e di Hamid Karzai. Già nel 2002, però, sembrava aver preso le distanze dal movimento talebano.

Cinque liberazioni non proprio tranquille; i personaggi che verranno scarcerati hanno ricoperto cariche importanti nel Governo talebano e si sono macchiati di violenti omicidi. La cosa positiva è che, almeno, verranno tenuti comunque sotto osservazione in Qatar per evitare ripercussioni negative.