Corea Nord: al via esercitazioni con tre portaerei Usa

Tre portaerei Usa a propulsione nucleare e relativi gruppi d’attacco, 11 cacciatorpediniere con tecnologie antimissile Aegis, 7 unità navali sudcoreane, incluse due con standard Aegis, hanno dato oggi il via alle manovre nel mar del Giappone. La prova di forza contro la Corea del Nord, nel mezzo della visita del presidente Donald Trump in Asia, mira anche a neutralizzare la minaccia nucleare di Pyongyang. La Uss Reagan, la Uss Roosevelt e la Uss Nimitz si ritroveranno in zona intorno a lunedì, secondo il Comando di stato maggiore di Seul.

Le manovre sono state duramente criticate da Pyongyang nei giorni scorsi, ritenute essere le prove generali di un attacco nucleare ai suoi danni verso il quale ha minacciato a sua volta “un attacco atomico preventivo”. La moltitudine di mezzi militari e uomini messi in campo ha lo scopo di rafforzare le capacità operative congiunte e “la forte reattività a difendersi con una forza dominante contro qualsiasi provocazione messa in essere da Pyongyang in caso di crisi”, hanno spiegato i militari di Seul in una nota.
La riunione di tre portaerei in un’ unica zona operativa, come quella del Pacifico occidentale che fa capo alla Settima Flotta, non è nuova per la Marina americana: l’ultima risale al 2007 e si tenne a Guam, l’isola americana nel mar delle Filippine finita nel mirino di Pyongyang per un possibile attacco dimostrativo “di quattro missili balistici”, come annunciato dal Nord ad agosto.
Le tre portaerei, inoltre, avranno dopo il ciclo di manovre con la Corea del Sud, un altro con il Giappone che mobiliterà tre cacciatorpediniere.

Il tour asiatico di Trump, oltre al tema del commercio, ha avuto il suo focus primario sulla minaccia nucleare e balistica di Pyongyang. Appena ieri, parlando a summit Apec di Da Nang, nel Vietnam, il tycoon ha detto che il futuro della regione “non deve essere tenuta in ostaggio dalle contorte fantasie di conquista violenta e di minaccia nucleare di un dittatore”.
Mercoledì, parlando al parlamento di Seul, Trump ha lanciato un altro perentorio messaggio: “Non ci sottovalutate e non metteteci alla prova”.




Maratea, set per la serie tv americana firmata Boyle

Nuova fiction televisiva girata a Maratea, nel 2018 andrà in onda negli USA

MARATEA – La Basilicata è diventata con il tempo un irresistibile set cinematografico, grazie ai meravigliosi scenari presenti, in grado di sedurre Boyle, un famoso regista. Una terra che vanta location di forte impatto, ha l’onore di ospitare nei prossimi mesi, un cast tutto americano, sulla scia dell’accordo con la Film Commission lucana e calabrese, protagoniste dell’intesa denominata Lu.Ca. , stanno girando alcune delle scene più importanti di una nuova serie televisiva che andrà in onda presumibilmente nel 2018 negli Stati Uniti.

Lo staff del regista inglese premio oscar Danny Boyle (The Millionaire), sarà impegnata sulla collina di San Biagio, in prossimità della statua del Cristo Redentore, che diventerà inaccessibile. Si trasformerà, infatti, nel set della serie tv “Trust”, che narra la storia del rapimento del giovane Paul Getty, avvenuto negli anni ‘70.

La serie è prodotta dalla rete americana Fox. Stellare il suo cast che va da Hilary Swank e Brendan Freser, fino al grande Donald Sutherland, attore canadese che interpreta J. Paul Getty, imprenditore, mecenate e fondatore della omonima Oil Company. La richiesta arrivata a Maratea, alle autorità locali, è stata quella di tenere alla larga qualunque curioso dal monte San Biagio e rendere, quindi, la zona off limits.

Super cast a Maratea: La Swank che interpreta la madre di John Paul (Gail Getty), presente al momento del rilascio. La Swank, vincitrice di due oscar (Million dollar baby e Boys don’t cry) arriverà stasera nella cittadina tirrenica. La gente mormora che Boyle avesse già scelto i luoghi dove girare la scena del rilascio del giovane Paul Getty ma dopo una visita a Maratea è rimasto colpito dalle bellezze naturalistiche e architettoniche del posto, decidendo di spostarsi sul monte San Biagio. Altre scene di questa miniserie si stanno girando in alcuni paesi della Calabria, tra cui Orsomarso.

Trust è una fiction ambientata nel 1973 che racconta la storia di John Paul Getty III, erede del grande impero petrolifero di suo nonno.

Il ragazzo viene rapito a Roma dalla ‘ndrangheta, convinta che la sua famiglia avrebbe pagato un sostanzioso riscatto per il suo rilascio. Ma come i rapitori scopriranno presto, la famiglia in questione è piuttosto complicata: Storie di droga, fallimenti e tradimenti. Grande sensazione suscita il metodo scelto dai criminali per sollecitare la famiglia al pagamento di un riscatto: Al ragazzo viene tagliato l’orecchio, che viene inviato ai familiari.

John Paul Getty III è morto nel 2011 nella sua tenuta di famiglia del Buckinghamshire, in Gran Bretagna. Era da tempo malato, paralizzato e quasi cieco a causa di un ictus provocatogli da un’overdose a soli 24 anni.

Giulia Ventura

https://youtu.be/WgzHK-54eGo

 

 




Assassinio Kennedy: i documenti segreti saranno svelati il 26 aprile

USA – “La attesa diffusione dei #JFKFiles avrà luogo domani. Molto interessante!”, aveva twittato Donald Trump mercoledi’, alla vigilia della scadenza di legge dei 25 anni per la pubblicazione di tutti i documenti sull’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Invece alla fine ha ceduto alle pressioni di Cia, Fbi ed altre agenzie, autorizzando la pubblicazione di 2.800 file (gia’ online sul sito degli Archivi nazionali) ma mantenendone segreti per almeno altrei sei mesi oltre 300, per questioni di “sicurezza nazionale”. Una decisione che ha sollevato delusioni e polemiche, alimentando le teorie cospirative sull’omicidio piu’ indagato della storia Usa.

Cosa nascondo i file ancora classificati? C’erano 25 anni di tempo per prepararsi a questa storica scadenza, e almeno nove mesi per l’amministrazione Trump, perche’ questo rinvio dell’ ultima ora? Sono alcuni degli interrogativi fioccati in serata, dopo la decisione del presidente, che ha ordinato nei prossimi sei mesi un ulteriore esame dei documenti rimasti top secret.

“L’opinione pubblica americana aspetta – e merita – che il suo governo fornisca il maggiore accesso possibile agli atti sull’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy in modo che la gente possa finalmente essere pienamente informata su tutti gli aspetti di questo evento cruciale”, ha premesso il tycoon in un memorandum, spiegando la sua decisione di “togliere il velo” sulla vicenda. Ma poi aggiunge di non avere “alcuna scelta” – oggi – se non accettare” le censure proposte dai dipartimenti e dalle agenzie della sua amministrazione “piuttosto di consentire un danno irreparabile alla nostra sicurezza nazionale”. La temporanea mancata pubblicazione di alcuni file, a suo avviso, “e’ necessaria per evitare danni alla difesa militare, alle operazioni di intelligence, alle forze dell’ordine, o alla conduzione di relazioni straniere che sono di tale serieta’ da pesare piu’ del pubblico interesse nella pubblicazione immediata”. Insomma, in quei file, alcuni dei quali degli anni Novanta, come ha spiegato in serata la Cia, ci sono i nomi di agenti ed ex agenti segreti, come pure metodi specifici di intelligence e collaborazioni che restano vitali per proteggere la sicurezza del Paese.

Bisognera’ attendere quindi il prossimo 26 aprile per vedere se quei documenti contengono rivelazioni utili a chiarire se l’ex marine Lee Harvey Oswald fu l’unico ad agire e a sparare a Jfk. Nel frattempo storici ed esperti si soni tuffati sugli altri atti divulgati a caccia di nuovi dettagli di un mistero che dura da 54 anni.




Cuba, rischio “attacchi acustici”: Trump ferma viaggi e visti

USA – Gli Stati Uniti intendono diffondere una allerta invitando i cittadini americani a non recarsi a Cuba, in seguito a timori per possibili ‘attacchi’ negli hotel dell’isola che metterebbero a repentaglio la salute dei viaggiatori; interrompono, a scadenza indefinita, il rilascio di visti a Cuba e fermano i viaggi di delegazioni ufficiali in seguito agli attacchi contro il personale americano; ordinano al 60% dello staff dell’ambasciata americana al’Avana di lasciare la sede di rappresentanza in seguito a “specifici attacchi” contro diplomatici a Cuba.

Dopo alcuni “misteriosi incidenti” che avrebbero compromesso la salute di almeno 21 diplomatici americani a Cuba, gli Stati Uniti sarebbero in procinto di chiedere al 60% del proprio staff a L’Avana di lasciare la sede di rappresentanza (riaperta nell’agosto del 2015). Si tratterebbe di tutto lo staff “non essenziale”, lasciando quindi sull’isola solamente il personale “di emergenza”. Non è ancora chiaro se questo allontanamento sarà obbligatorio o su base volontaria. A proposito di questi incidenti non ancora chiariti, gli Usa parlano ora di “specifici attacchi” contro i propri cittadini, come riporta l’agenzia Associated Press citando fonti.

Questi misteriosi “incidenti” che hanno coinvolto i cittadini Usa includono diversi sintomi, tra cui disturbi dell’udito, perdita momentanea della memoria, nausea, mal di testa e stordimento. Gli Stati Uniti non hanno mai incolpato ufficialmente Cuba ma il Segretario di Stato Rex Tillerson durante un incontro con il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez lo scorso martedì, ha sottolineato la responsabilità di L’Avana di proteggere i diplomatici stranieri. Cuba ha sempre negato ogni coinvolgimento. Gli attacchi sarebbero cominciati nell’autunno del 2016 e proseguiti fino al 21 agosto scorso.




Potenziale conflitto Usa – Corea del nord: in un video il perchè sarà molto breve

In un video, gli ultimi aggiornamenti da parte della difesa statunitense analizzano perché un potenziale conflitto tra Usa e la Corea del nord sarà molto breve rispetto alle guerre in Vietnam, Iraq o Afghanistan.

 

Armi chimiche – La Corea del Nord è nota per possedere armi chimiche ed è considerata tra i più grandi possessori dopo gli Stati Uniti e la Russia. Nel 2012, il Ministero della difesa nazionale della Corea del sud ha stimato che la DPRK possiede tra 2.500 e 5.000 tonnellate di armi chimiche.

Si ritiene che la Corea del Nord possa dispiegare la sua scorta di agenti chimici attraverso una varietà di mezzi, tra cui artiglieria di campo, lanciagranate multipli, razzi FROG, missili Scud e Nodong, aerei e mezzi non convenzionali. Questa situazione garantirà l’uso della forza letale con l’eventuale utilizzo di armi nucleari tattiche.

 

Artiglieria – La Corea del Nord potrebbe scatenare il proprio arsenale sulla città di Seoul che dista solo 35 miglia dal confine. Le migliaia di pezzi di artiglieria settentrionale sono già mimetizzati e scavati. I pezzi di artiglieria della Corea del Nord includono il Koksan da 170 mm, che ha una portata di circa 40 km, usando i proiettili convenzionali. Tuttavia, Seoul dispone di razzi assistiti dall’eser-cito coreano, che hanno una portata di circa 60 km.

Questo scenario costringerà nuovamente gli Stati Uniti a utilizzare un’opzione militare che possa sot-tomettere rapidamente le forze nordcoreane, e questo è potenzialmente possibile con l’uso delle armi nucleari tattiche.

 

Nukes con Icbm – La Corea del Nord ha provato il missile balistico intercontinentale (ICBM) denominato HWA-SONG-14 su quello che ha la gamma per colpire le principali città statunitensi. La Corea del Nord ha testato questo ICBM due volte nel mese di luglio ed entrambe le volte il test ha avuto successo, segnando una tappa importante per il paese. Questa è la prima volta che la Corea del Nord ha dimostrato la capacità di poter colpire gli Stati Uniti.
In totale la Corea del Nord ha condotto fino ad ora sei test nucleari. Il primo nucleo test è stato condotto dalla Corea del Nord l’8 ottobre 2006. Secondo gli analisti sta-tunitensi, ha avuto una resa di meno di un kilotone di TNT.
Le esplosioni sono diventate più potenti da allora. Il dispositivo testato dal Nord ha recentemente avuto una resa di oltre 100 chilogrammi di TNT. In caso di conflitto, gli Stati Uniti non hanno altra scelta se non di estrarre i nucleari e missili nord-coreani. Ciò è possibile solo con l’uso di una forza letale che comprende bombe di precisione e nuclei tattici per distruggere le strutture sotterranee indurite.

 

In conclusione – Il punto cruciale della questione è che, a differenza del Vietnam, Iraq o Afghanistan, una guerra con la Corea del Nord sarà una corsa contro il tempo. Dare la possibilità di ritorsione della Corea del Nord provocherebbe una catastrofe. Gli Stati Uniti dovranno quindi portare le grandi armi fin dall’inizio compreso l’uso possibile di nucleare tattico. La guerra sarà rapida e sarà combattuta a ritmo fulmini. La cache statunitense di nucleare tattica ha il potenziale di accorciare la guerra come quello che è accaduto nella seconda guerra mondiale.

B61 nuke è una delle armi che possono svolgere un ruolo importante.

B61 è una resa variabile, arma di chilotoni. Le versioni tattiche possono essere impostate su una resa esplosiva di 0,3, 1,5, 5, 10, 45, 60, 80 o 170 kilot, e la versione strategica ha un rendimento di 340 kilotoni.

Le parole di Trump, minacciando di incontrare le minacce della Corea del Nord con un “fuoco e fu-ria come il mondo non hanno mai visto”, sono stati l’avvertimento più forte di uno sciopero nucleare da qualsiasi presidente Usa nei tempi moderni.

 

Anche Trump nel discorso dell’ONU ha detto, riferendosi al regime del leader del Nord Corea Kim Jong Un: “Nessuna nazione sulla Terra ha interesse a vedere questa banda di criminali armarsi con armi nuclea-ri e missili. Gli Stati Uniti hanno grande forza e pazienza, ma se è costretto a difendersi o ai suoi al-leati, non avremo altra scelta se non per distruggere completamente la Corea del Nord “.




Corea del Nord: Trump minaccia Pyongyang con i bombardieri

USA – Donald Trump minaccia Pyongyang con i suoi bombardieri B-1B Lancer supportati da caccia F-15C sopra i celi delle acque internazionali della Corea del Nord.

Il messaggio che vuole mandare Trump alla Corea del Nord è quello di informrlo che ha tutto il necessario militare per fermarlo.

Toni duri quelli di Trump diretti a Pyongyang: “Un folle gonfio della sua megalomania”. Intanto al confine con la Corea del Nord sono in corso esercitazioni congiunte Stati Uniti-Corea del Sud.

Quello che pensa Donald Trump di Pyongyang è stato chiarito, ma cosa pensa Pyongyang di Trump? Chiaramente non c’è nessuna stima nei confronti del presidente a stelle e strisce: “Le parole incoscienti e violente di uno chiamato presidente degli Stati Uniti”.

 

Intanto il ministro degli Esteri nordcoreano Lee Yong-Ho, parlando all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha messo le mani avanti e chiarito: “”La Corea del Nord è uno stato responsabile, che possiede armi nucleari. Prenderemo misure preventive “spietate”, se da parte degli USA e dei loro vassalli-alleati ci sarà solo un segno di intervento per l’eliminare il leader o per attaccare il paese” ha detto il ministro. Pyongyang non ha intenzione di minacciare con le armi nucleari gli stati che non partecipano alle manovre militari degli USA”,




Pyongyang contro Usa: prepara il più potente test di bomba all’idrogeno nel Pacifico

La Corea del Nord potrebbe condurre il più potente test di bomba all’idrogeno nel Pacifico, tra le “azioni di più alto livello” contro gli Usa. E’ l’ipotesi espressa dal ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong-ho in merito alle affermazioni del leader Kim Jong-un, che sta considerando iniziative in risposta al presidente americano Donald Trump e alla sua minaccia di “distruzione totale” del Paese asiatico.

“Potrebbe essere la detonazione più potente di bomba all’idrogeno nel Pacifico“, ha affermato Ri, a New York per seguire i lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, aggiungendo però “di non avere idea di quali azioni potrebbero essere prese dato che saranno ordinate dal leader Kim Jong-un”. Pyongyang, a partire dal 2006, ha effettuato un totale di sei test nucleari, di cui l’ultimo, il più potente, risale al 3 settembre ed è stato rivendicato come la detonazione di ordigno all’idrogeno.

Kim ha definito Trump “un folle” e ha aggiunto che il presidente statunitense “pagherà caro” per le sue minacce. Kim ha accusato Trump di non essere adeguato per ricoprire il ruolo di “comandante in capo di un Paese”. Il capo del regime nordcoreano ha descritto il presidente Usa come “una canaglia e un bandito, desideroso di giocare con il fuoco”.

Kim ha accusato Trump di non essere adeguato per ricoprire il ruolo di ‘comandante in capo di un Paese’. Il capo del regime nord coreano ha descritto il presidente americano come “una canaglia e un bandito, desideroso di giocare con il fuoco”. Le parole di Kim arrivano in risposta al bellicoso discorso fatto da Trump sulla Corea del Nord all’assemblea generale dell’Onu. Il discorso del presidente americano hanno convinto Kim – riferisce l’agenzia nazionale nord-coreana – che “il percorso da me intrapreso è corretto e lo seguirò fino alla fine”. Il dittatore asiatico ha aggiunto di stare “pensando intensamente alla risposta da dare”. In ogni caso “Trump pagherà caro per il suo discorso in cui ha minacciato la totale distruzione della Corea del Nord”.

Giappone, preparati ad ogni evenienza – “Non possiamo escludere la possibilità che il test missilistico minacciato dalla Corea del Nord – capace di far esplodere una bomba all’idrogeno nel Pacifico – possa essere condotto sui nostri cieli”. Ha risposto così alla stampa il ministro della Difesa giapponese Itsunori Onodera, spiegando che Tokyo prende seriamente le parole del ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho, e che il governo nipponico risponderà ad ogni eventualità con i necessari livelli di allarme e le misure di sorveglianza adeguate. Il rappresentante del regime di Pyongyang si era rivolto ai giornalisti al palazzo di vetro dell’Onu, aggiungendo che ogni manovra militare deve essere approvata dal leader Kim Jong Un.




Usa – nord Corea, il messaggio di Trump a Kim Jong-un: “Ti distruggo”

Ieri il vicepresidente Mike Pence ha incontrato il ministro degli Esteri Wang Yi della Repubblica popolare cinese per discutere della crescente minaccia dei programmi nucleari e missilistici della Corea del Nord e delle sue azioni provocanti e destabilizzanti. Il vicepresidente Pence ha trasmesso la decisione dell’Italia di fare pressione sulla RPDC per cambiare il suo percorso pericoloso. Il vicepresidente e il ministro degli esteri Wang hanno ribadito l’importanza di una robusta applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di adottare ulteriori misure in risposta al comportamento sfidante della Corea del Nord. I due discutevano anche la necessità di creare condizioni di parità per il commercio e gli investimenti.

“Rocket man è in missione suicida”. E’ il messaggio che Donald Trump, al debutto davanti all’assemblea generale dell’Onu con un discorso di 41 minuti, invia a Kim Jong-un. “La Nordcorea minaccia il mondo”, è un passaggio del discorso del presidente degli Stati Uniti. Se Pyongyang proseguirà lo sviluppo del suo programma nucleare, “non avremo scelta se non quella di distruggere totalmente la Nordcorea. Speriamo non sia necessario. E’ ora che la Nordcorea realizzi che la denuclearizzazione è l’unico futuro accettabile”, aggiunge. “Rocket man è in una missione suicida per sé e il suo regime. Gli Stati Uniti sono pronti e capaci” di attuare un attacco “ma si spera che questo non sia necessario”, dice il numero 1 della Casa Bianca dopo aver assicurato, nella fase iniziale del suo intervento, che gli Usa “vogliono armonia e pace, non conflitti”.

“Nessuno, più del malvagio regime nordcoreano, ha mostrato disprezzo per gli altri paesi e per il benessere del proprio popolo. E’ responsabile della morte per fame di milioni di nordcoreani e della prigionia, della tortura, dell’uccisione e dell’oppresione di tantissimi altri. Siamo tutti testimoni dell’abuso mortale compiuto nei confronti dello studente americano Otto Warmbier, restituito all’America solo perché morisse qualche giorno dopo”, dice Trump, elencando altre ‘imprese’ compiute da Pyongyang. Ora, il programma missilistico e nucleare costituisce una minaccia “per l’intero mondo, con perdite impensabili di vite umane”. “E’ vergognoso che alcune nazioni non solo facciano affari con questo regime, ma forniscano anche armi e lo sostengano finanziariamente. Nessuna nazione ha interesse a vedere che questa banda di criminali si arma con un arsenale nucleare. Gli Stati Uniti hanno grande forza e pazienza, ma se saranno costretti a difendere se stessi o i propri alleati, non avranno altra scelta se non quella di distruggere totalmente la Corea del Nord”, ribadisce. “Speriamo non sia necessario: è per questo che ci sono le Nazioni Uniti, vediamo come agiscono”.

IRAN – “L’accordo sul nucleare con l’Iran è fonte d’imbarazzo per gli Stati Uniti, dice Trump in un altro passaggio. Il presidente degli Stati Uniti accusa il “regime” di Teheran di usare le sue risorse non per il progresso del suo popolo ma per “finanziare Hezbollah” contro “i pacifici vicini arabi e Israele”. “Non possiamo rispettare un accordo se questo dà copertura all’eventuale costruzione di un programma nucleare”, denuncia Trump, che definisce l’accordo raggiunto due anni fa dai 5+1 con Teheran “una delle transazioni peggiori e unilaterali mai fatte dagli Stati Uniti”. Il presidente americano però non chiarise se Washington si ritirerà o meno dall’accordo: l’amministrazione ha tempo fino al 15 ottobre per certificare o meno il rispetto dell’intesa da parte dell’Iran.

VENEZUELA – Trump punta il dito contro un altro regime canaglia quello del presidente venezuelano Nicolas Maduro, minacciando “ulteriori azioni” se persisterà nell’imporre un governo autoritario”. “Come buoni amici e vicini” il nostro obiettivo è aiutare i venezuelani “a riconquistare la loro libertà, recuperare il loro paese e restaurare la democrazia”, dice il presidente americano, esortando la comunità internazionale ad agire in questo senso. “Il problema non è che il socialismo sia stato male applicato in Venezuela, ma è che sia stato applicato fedelmente”, dichiara sostendendo che tutti i Paesi dove è stato applicato, dall’Unione Sovietica a Cuba, ha portato solo sofferenza. A parte i tre ‘regimi canaglia’, Trump descrive un mondo in cui “terroristi ed estremisti hanno preso forza e si sono sviluppati in ogni regione” e “grandi porzioni del Pianeta che sono in conflitto con alcune che stanno andando al diavolo”.

AMERICA FIRST – “Come presidente degli Stati Uniti metterò sempre l’America al primo posto, come così voi leader dovete sempre mettere il vostro Paese al primo posto”, dice proponendo uno slogan (America First) già utilizzato in campagna elettorale. “Gli Stati Uniti rimarranno per sempre grandi amici del mondo, specialmente dei loro alleati, ma non si potrà più approfittare di noi e non faremo più accordi sbilanciati in cui l’America non ottiene nulla”, ha poi aggiunto con quello che è stato letto come un riferimento agli accordi di Parigi da cui ha ritirato gli Stati Uniti. “Fino a quando io rimarrò presidente, io metterò gli interessi dell’America sopra ad ogni cosa”, conclude.




Firenze, stupro studentesse: carabinieri indagati sospesi dal servizio

FIRENZE – Nei confronti dei due carabinieri accusati dalle due studentesse americane di violenza sessuale, l’Arma ha “disposto un provvedimento di sospensione precauzionale dall’impiego”.

 

E’ quanto fa sapere il comando provinciale dei carabinieri di Firenze, specificando che il provvedimento “è già stato notificato agli interessati”. Intanto illegale di una delle due studentesse, Gabriele Zanobini, ha affermato che le due giovani non hanno un’assicurazione specifica sulla violenza sessuale: “Come da consuetudine, la loro università stipula un’assicurazione generale per gli studenti che vengono in Italia. E’ una polizza che comprende varie cose, dalla rapina all’incidente, dal furto ai problemi che potrebbero sorgere dal troppo bere e altro ancora”.

 

I due militari sono tra quelli che, nella notte tra il 6 ed il 7 settembre, sono intervenuti in una discoteca di Firenze, chiamati dal titolare, per disordini che si erano verificati nel locale. I due carabinieri, secondo l’accusa delle ragazze, le avrebbero accompagnate a casa dove si sarebbero verificati gli abusi.




Usa, uragano Harvey: almeno 5 le vittime. Le piogge potrebbero raggiungere i 127 cm

HOUSTON – Sono almeno cinque finora le vittime dell’uragano Harvey che si è abbattuto sul Texas. I soccorsi sono in piena attività negli Usa mentre l’uragano Harvey, ormai declassato a tempesta tropicale, continua a scaricare nell’entroterra texano piogge torrenziali che hanno causato forti allagamenti. Un bilancio che, secondo le autorità locali, potrebbe peggiorare. “Un evento senza precedenti”, afferma in un tweet il servizio meteo federale americano, secondo cui le piogge potrebbero raggiungere i 127 cm in alcuni luoghi, il livello più alto mai registrato in Texas.

In un suo tweet Donald Trump ha scritto che ora gli esperti stanno definendo Harvey una “alluvione che capita ogni 500 anni”.

In campo, o meglio in acqua, ci sono migliaia di soccorritori che con gommoni e mezzi speciali stanno setacciando città e villaggi, da Houston a Corpus Christi, alla ricerca di persone in difficoltà, rimaste intrappolate dalle inondazioni. Molte zone devastate sono inaccessibili e le piogge proseguiranno per alcuni giorni, facendo arrivare il livello dell’acqua ad oltre un metro in alcune località.

Su Twitter, si moltiplicano gli appelli alle autorità e ai soccorritori delle persone rimaste intrappolate dagli allagamenti. Gli autori dei post, spesso rimasti senza elettricità, lasciano indirizzo e numero di telefono, a volte postando anche foto dei loro bambini.

Le autorita’ hanno invitato le persone intrappolate dagli allagamenti causati dall’uragano Harvey ad andare sui tetti delle loro case e ad agitare lenzuola o asciugamani in modo da farsi vedere dagli elicotteri dei soccorritori.

 




Mostra di Venezia: sei film Usa in concorso

 

Redazione

 

VENEZIA – I sei film Usa in concorso (su 21) alla 74/a Mostra di Venezia (30 agosto-10 settembre) sono una bella ipoteca sul palmares che pesa molto sulla pattuglia degli sfidanti al Leone d'oro. Si aggiunga che arriveranno al Lido autori attesi e indiscussi dell'industria degli States come George Clooney, Alexander Payne, Darren Aronofsky, Guillermo Del Toro, Paul Schrader e un grande vecchio come Frederick Wiseman.

Si va da una comedy/sci-fi come DOWNSIZING a un thriller psicologico in un futuro distonico, come MOTHER! firmate dal regista di Cigno Nero; da SUBURBICON, con una comunità tranquilla che nasconde un'inaudita violenza, a THE SHAPE OF WATER di Del Toro, storia d'amore, in un clima da favola, tra un'impiegata muta e un uomo anfibio ripescato in Amazzonia. Infine FIRST REFORMED di Schrader, thriller-drama con protagonista un ex cappellano distrutto dalla morte del figlio e EX LIBRIS: THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY di Wiseman, documentario sul dietro le quinte di una delle più grandi biblioteche al mondo.

Con DOWNSIZING di Payne (Paradiso amaro), film d'apertura del festival, con Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau e Kristen Wiig si entra nel sociale attraverso la satira. Causa sovrappopolazione, degli scienziati norvegesi scoprono come rimpicciolire gli umani fino a cinque pollici. Un'occasione per moltiplicare il denaro in un mondo miniaturizzato. Paul Safranek e sua moglie Audrey decidono di abbandonare la loro vita ad Omaha per rimpicciolirsi.

MOTHER! di Aronofsky (regista che con The Wrestler ha vinto il Leone d'Oro alla 65. Mostra) è un film con mistero ("non fate spoiler sul finale" si è raccomandato Alberto Barbera alla conferenza stampa di presentazione). Jennifer Lawrence e Javier Bardem sono una coppia felice fino all'arrivo nella loro casa di uno sconosciuto. Nel cast anche Michelle Pfeiffer, Ed Harris e Domhnall Gleeson.

SUBURBICON di Clooney con Matt Damon, Julianne Moore, Noah Jupe e Oscar Isaac è uno dei film più attesi. Scritto da Clooney e Grant Heslov con i fratelli Coen, il film è ambientato a Suburbicon, comunità apparentemente tranquilla. Sembra il posto migliore per crescere una famiglia. È proprio ciò che sta facendo Lodge, ma l'apparente serenità domestica nasconde una realtà disturbante, fatta di tradimenti e violenza. THE SHAPE OF WATER di Del Toro con Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins, Doug Jones, Michael Stuhlbarg e Octavia Spencer ci porta invece negli Stati Uniti del 1963 in piena guerra fredda. Elisa lavora in un laboratorio segreto del governo americano. La donna è muta e sembra perfetta per comunicare con un uomo-pesce, un Dio-mostro pescato in Amazzonia.

Con DOWNSIZING di Payne siamo nel mondo lilliput. Una scelta fatta da una coppia in crisi, anche per risolvere i propri problemi economici, fa sì che si facciano ridurre a poco più di dodici centimetri. Credono così di diventare ricchi, di salvare un'umanità sull'orlo di scomparire.

Schrader con FIRST REFORMED entra dentro il senso di colpa. L'ex cappellano militare Toller è torturato dalla perdita del figlio che ha incoraggiato ad arruolarsi. Ma la sua fede va ancora più in crisi quando entra in contatto con un ambientalista radicale, Michael, che gli fa apprendere come la sua Chiesa sia compromessa con multinazionali prive di scrupoli.

EX LIBRIS: THE NEW YORK PUBLIC LIBRARY del maestro dei documentari Wiseman (7 volte a Venezia e insignito del Leone d'oro alla carriera nel 2014) racconta, con fascino e stile, come è cambiata la biblioteca nell'epoca del digitale.