Trump in vantaggio su Biden: ecco gli ultimi sondaggi

Donald Trump è in vantaggio su Joe Biden nei sette principali Stati in bilico.

Lo rivela l’ultimo sondaggio del New York Times. Si tratta in particolare di Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. Il margine più stretto è in Michigan, dove il tycoon ha il 42% delle preferenze contro il 40% del presidente, e in Pennsylvania (43% contro 40%). 

Quasi i due terzi dei democratici ritengono che Joe Biden dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca e consentire al partito di nominare un altro candidato. E’ quanto rileva un sondaggio di Ap-Nord Center for Public Affairs Research. 




USA, Super Tuesday: Trump e Biden verso la sfida finale per la poltrona della Casa Bianca

Donald Trump e Joe Biden sbancano e vincono a valanga nel Super Tuesday, la maxi tornata delle primarie Usa con 15 stati e un territorio americano, ipotecando la nomination e quindi il rematch nelle elezioni di novembre.

Ma entrambi vedono confermate le proprie vulnerabilità. Nikki Haley, la rivale repubblicana del tycoon, gli impedisce lo ‘strike’ strappandogli a sorpresa il liberal Vermont, secondo successo dopo la capitale. E per ora non molla, continuando ad attrarre uno zoccolo duro di elettori moderati o indipendenti che nelle elezioni generali potrebbero compromettere le chance di vittoria di Trump, soprattutto in alcuni stati in bilico.

Anche il leader dem perde un round e naufraga nei caucus delle isole Samoa, dove perde contro uno sconosciuto candidato locale, l’imprenditore Jason Palmer. E ritrova nelle urne di alcuni stati, come il Minnesota, la protesta del voto arabo per il sostegno a Israele nonostante il “genocidio” a Gaza.

Per il resto il Super Tuesday va come previsto, con Trump e Biden che fanno incetta della quasi totalita’ dei delegati in palio, circa un terzo di quelli complessivi. Compresi i bottini più ricchi, quelli di California e Texas, i due stati più popolosi del Paese. Prima che fossero annunciati tutti i risultati, il tycoon ha pronunciato in diretta tv il suo ‘victory speech’ a Mar-a-Lago, dove domenica ha incontrato anche Elon Musk ed altri finanziatori repubblicani, a caccia di soldi per la sua campagna ma forse anche per pagare i quasi 500 milioni di sanzioni per gli asset gonfiati.

“Lo chiamano Super Tuesday per un motivo, è stata una serata formidabile”, ha detto vantandosi di aver fatto “una cosa che nessuno avevo fatto prima nella storia” e accusando Biden di essere “il peggior presidente di sempre”. Quindi ha profetizzato che il partito repubblicano “sarà presto riunito”, aumentando la pressione perchè Haley lasci la corsa. Biden gli ha risposto duramente ma solo con un comunicato della sua campagna: Trump “è determinato a distruggere la nostra democrazia, a strappare le libertà fondamentali come la possibilità per le donne di prendere le proprie decisioni in materia sanitaria, e a approvare un altro round di miliardi di dollari in tagli fiscali per i ricchi – e farà o dirà qualsiasi cosa per andare al potere”.

Anche la Haley ha preferito affidarsi ad una nota per replicare al tycoon, sostenendo che “l’unità non si raggiunge dicendo semplicemente ‘siamo uniti”. “Resta un ampio gruppo di elettori repubblicani profondamente preoccupati da Trump….questa non è l’unità di cui il nostro partito ha bisogno per avere successo. Affrontare queste preoccupazioni renderà il partito e l’America migliori”, ha ammonito.

Ora dovrà decidere se continuare o meno la gara, anche se non ha alcuna speranza di raggiungere il quorum per la nomination. Ma dopo il Super Tuesday sa di poter contare su un patrimonio di voti che veleggia mediamente intorno al 20% (anche nello stato in bilico del North Carolina), superando il 30% in Virginia, Colorado, Minnesota, e sfiorando il 40% in alcuni Stati, come in Massachusetts. Quel che basta per far perdere Trump il 5 novembre.




Elezioni USA, Trump dichiarato eleggibile dopo i fatti di Capitol Hill: decisione all’unanimità della Corte suprema americana

Con una decisione all’unanimità, la Corte suprema americana salva Donald Trump dichiarandolo eleggibile in Colorado, uno dei 16 Stati (oltre ad un territorio) che vota il 5 marzo nel Super Tuesday, la tornata col maggior numero di primarie e di delegati in palio che ora il tycoon si prepara a sbancare ipotecando la nomination.

I nove saggi hanno accolto il ricorso dell’ex presidente contro la decisione della Corte suprema statale di bandirlo per il suo ruolo nell’assalto al Capitol in base al 14esimo emendamento, che vieta le cariche pubbliche ai funzionari coinvolti in insurrezioni contro la costituzione. I giudici non sono entrati nel merito del ruolo del tycoon ma hanno stabilito che spetta solo al Congresso, e non agli Stati, l’autorità per rimuovere un candidato presidenziale invocando la “clausola di insurrezione” della costituzione. Altrimenti, hanno ammonito, si rischierebbe il caos, con decisioni variabili da Stato a Stato e con tempistiche diverse. La sentenza sarà valida anche per i ricorsi pendenti negli altri Stati, compresi il Maine e l’Illinois.

“Una grande decisione, una grande vittoria per l’America”, ha esultato Trump sul suo social Truth, presentandola come una sentenza che “non è per me ma per i futuri presidenti”. Ora il prossimo passo sarà “la concessione dell’immunità presidenziale”, ha aggiunto poi da Mar-a-Lago, riferendosi alla decisione che la Corte suprema deve prendere nel processo federale per i suoi tentativi di sovvertire il voto del 2020, culminati nell’assalto al Congresso. Un ricorso più difficile da vincere ma che comunque gli consente di posticipare l’inizio del dibattimento all’estate, quando probabilmente avrà già in tasca la nomination alla convention repubblicana.

Trump intanto è pronto a fare il pieno di delegati al Super Tuesday, dove secondo i sondaggi è avanti ovunque, compresi Texas e California, gli Stati americani più popolosi, che mettono in palio il più alto numero di delegati. Secondo la media di Real Clear Politics, nel Golden State Trump surclassa la Haley di 53 punti, mentre il suo vantaggio in Texas sarebbe addirittura del 70%. L’ex presidente ha già 247 delegati e il 5 marzo farà la parte del leone con gli 874 a disposizione. Per metà marzo prevede di blindare matematicamente la nomination, superando la metà dei 2.429 delegati in palio. Una missione impossibile per l’unica sfidante rimasta, Nikki Haley, ferma a 43 delegati con i 19 conquistati domenica nella capitale (62,9% a 33,2%), finora suo primo successo in questa corsa e prima vittoria nella storia Usa di una donna in una primaria repubblicana. L’ex ambasciatrice ha cercato di cavalcare il trionfo come una dimostrazione che “i repubblicani più vicini alla disfunzionale Washington rigettano Trump e tutto il suo caos”. Ma il tycoon, che si presenta sempre come leader anti establishment, ha avuto buon gioco nel dipingerla come “la regina della palude” (come viene soprannominata Dc), “incoronata solo dai lobbisti e dagli insider della capitale che vogliono proteggere il fallimentare status quo”.

Tutti comunque si chiedono cosa farà Haley per non bruciarsi politicamente dopo il Super Tuesday, e soprattutto dopo aver detto che non si sente più obbligata a sostenere il ‘nominee’ di quello che è diventato “il partito di Trump, non più quello di una volta”. Tre gli scenari: il più improbabile è che stia negoziando per ottenere la vicepresidenza (ma l’ala Maga più oltranzista non la vuole); il secondo è che resti in corsa confidando nei guai giudiziari del tycoon (ma la base del partito non è con lei e alla convention i delegati potrebbero non votarla); il terzo è che corra come indipendente (non con i ‘No Label’, che ha già escluso), compromettendo le chance di vittoria di Trump.

Intanto Joe Biden ha confidato al New Yorker di essere fiducioso di vincere nel 2024, nonostante i sondaggi peggiori di sempre: “Sono l’unico che lo abbia mai battuto. E lo batterò di nuovo”, ha assicurato, ricordando come le Cassandre siano già state smentite nelle elezioni del 2020, del 2022 e anche del 2023. “Corro di nuovo perché sono davvero orgoglioso di quanto fatto e voglio continuarlo… la maggior parte di quello che ho fatto sta dando i suoi frutti solo adesso”, ha spiegato. Ma teme che Trump contesterà l’esito del voto se dovesse perdere: “I perdenti non sono mai garbati. Penso solo che farà di tutto per provare a vincere. Se vincessi, penso che contesterà la cosa. Non importa quale sarà il risultato”.




Elezioni Usa, Haley vince le repubblicane di Washington e Trump la insulta: “cervello di gallina”

Nikki Haley ha vinto le primarie repubblicane a Washington segnando il primo trionfo su Donald Trump nel percorso verso le presidenziali di novembre. L’ex governatrice della Carolina del sud ha ottenuto il 62,8% delle preferenze, ovvero 1.274 voti, rispetto all’ex inquilino della Casa Bianca che si è fermato al 33,3% con 676 preferenze.

Trump, che aveva sconfitto Haley nei caucuses in Missouri e nell’Idaho, oltre che nella convention repubblicana in Michigan, ha spiegato di essersi “tenuto lontano dalla palude di Washington”. E sul suo social network Truth, il tycoon ha definito Haley ”un cervello di gallina che ha speso lì tutto il suo denaro, il suo tempo e i suoi sforzi”. Trump ha poi annunciato: “i veri risultati arriveranno al Super Tuesday”.




USA primarie, prosegue la corsa del Tycon verso la Casa Bianca

Donald Trump batte Nikki Haley, vince le prime in Michigan e compie un nuovo passo verso la nomination. Vittoria anche per Joe Biden anche se il voto degli ‘uncommitted’, i non allineati, supera le aspettative degli organizzatori catturando circa il 15% dei voti.

“E’ un grande successo per i pro-palestinesi del nostro paese e per il movimento anti-guerra”, afferma Abbas Alaeih, il portavoce di Listen to Michigan, l’organizzazione che ha promosso il boicottaggio di Biden per il suo approccio alla guerra a Gaza.

Per il presidente il voto degli uncommitted, rappresentati soprattutto dagli arabo-americani, è un segnale di preoccupazione guardando alle elezioni di novembre. Dalla campagna di Biden cercano di rassicurare mettendo in evidenza le debolezze di Trump che, nonostante le vittorie, dimostra di non riuscire a catturare almeno il 30-40% degli elettori repubblicani, quelli che in questi primi turni di primarie hanno votato per Haley.

Una cifra non indifferente che potrebbe costargli la vittoria alla Casa Bianca e che, secondo gli osservatori, dovrebbe attirare l’attenzione del partito repubblicano. Il Michigan è uno degli stati chiave nella corsa al 2024. Trump lo ha vinto nel 2016 superando di 11.000 voti Hillary Clinton. Nel 2020 è stato invece Biden a conquistarlo con un margine di solo il 2,78%. Pur di fronte alla nuova sconfitta Haley non arretra e ribadisce il suo impegno a restare in corsa almeno fino al Super Tuesday. “Siamo su una barca e possiamo affondare con lei e guardare il paese andare verso la sinistra socialista o possiamo prendere il gommone di salvataggio e andare in un’altra direzione”, ha detto Haley usando una metafora nel corso di un’intervista a Cnn. Per l’ex ambasciatrice la strada si fa sempre più stretta per restare in corsa, ma la sua campagna continua a mostrarsi ottimista, convinta che i voti catturati da Haley sono la dimostrazione della spaccatura del partito repubblicano che, con Trump candidato, rischia di perdere a novembre anche di fronte a un Biden debole.




Usa, primarie Repubblicane: Donald Trump vince a “mani basse” la prima tappa

Il tycoon ha sfondato in tutte le aree sociali, a partire dagli evangelici, con l’unica debolezza delle zone suburbane

Donald Trump vince la prima tappa delle primarie repubblicane in Iowa a valanga, in meno di mezz’ora dall’apertura dei caucus, con poco più del 50% dei voti e un distacco record di circa 30 punti, oltre il doppio del primato di Bob Dole nel 1988.

Stando ai risultati parziali dei caucus in Iowa, sui 40 delegati dello Stato per la convention dei repubblicani Donald Trump ne ottiene 20, Ron DeSantis 8 e Nikky Haley 7.

Il tycoon ha sfondato in tutte le aree sociali, a partire dagli evangelici, con l’unica debolezza delle zone suburbane. Un risultato stupefacente se si pensa che nel 2016 qui arrivò secondo e che da allora ha seminato caos, subito due impeachment ed è in attesa di quattro processi penali, di cui due per aver tentato di sovvertire l’esito del voto. Nella notte invece è stato un lungo testa a testa tra i suoi principali sfidanti per il secondo posto, vinto da Ron DeSantis contro Nikky Haley, contrariamente alle previsioni.

Ma lo scarto è così basso (21,2% a 19%, col 94% dei voti scrutinati) che non fa una differenza sostanziale, lasciando aperta la gara su chi tra i due potrà tentare di proporsi come alternativa a The Donald: nella prossima tappa il 23 gennaio nel più liberal New Hampshire l’ex ambasciatrice all’Onu è meglio posizionata. Si ritira invece l’imprenditore tech di origini indiane Vivek Ramaswamy (quarto col 7,7%), che dà il suo endorsement all’ex presidente Trump aumentando il suo serbatoio di voti.

“Sono onorato e rinvigorito da questa vittoria”, il primo commento del tycoon su Fox, prima del suo discorso ufficiale. Iniziato in tono conciliante con l’auspicio di unire il Paese in modo bipartisan, le congratulazioni a DeSantis-Haley e le lodi della propria famiglia, compresa la suocera appena morta. Ma virato subito in attacchi a Joe Biden, “il peggior presidente della storia Usa” e il regista dei suoi processi (“una interferenza elettorale”). O nella minacciosa promessa di “sigillare il confine col Messico contro l’invasione di criminali e terroristi”, attuando “un sistema di deportazioni che non si vede in questo Paese dai tempi di Eisenhower”. Biden ha riconosciuto che dopo l’Iowa Trump “è il favorito per la nomination repubblicana” e la sua campagna ha avvisato che se vincerà ci saranno “vili attacchi, bugie infinite e spese massicce”.




Usa, Trump: “Vincerò per la terza volta e grazierò gli ostaggi di Capitol Hill”

Nel terzo anniversario dell’assalto al Capitol, Donald Trump ha definito “ostaggi” gli assalitori incarcerati promettendo di graziare molti di loro quando in novembre verra’ eletto “per la terza volta” alla Casa Bianca, come ha detto in un comizio in Iowa ribadendo la bugia delle elezioni rubate nel 2020. 

Intanto sembra essere rientrata la tensione dopo la telefonata chiarificatrice sabato tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il segretario alla Difesa Lloyd Austin dopo le polemiche per il ricovero del capo del Pentagono tenuto segreto al presidente e al consiglio per la sicurezza nazionale per tre giorni.

Secondo il New York Times, che cita due dirigenti americani, Biden ha piena fiducia nel segretario alla difesa ed e’ stato felice di sentire che si sta riprendendo. 

I repubblicani al Congresso hanno reagito con indignazione alla notizia del ricovero nascosto alla Casa Bianca. Alcuni di loro stanno già chiedendo che Austin testimoni o addirittura venga cacciato per quello che viene descritto come una “grave rottura” nelle comunicazioni, riporta Axios. 

Il capo del Pentagono si è assunto “la piena responsabilità” per aver tenuto segreto il suo ricovero ospedaliero per diversi giorni, nel pieno della guerra in Ucraina e nella Striscia di Gaza. “Riconosco – ha scritto in una nota – che avrei potuto fare un lavoro migliore assicurando che il pubblico fosse adeguatamente informato. Mi impegno a fare meglio. Ma è importante dire che questa è stata una mia procedura medica e mi assumo la piena responsabilità delle mie decisioni in merito alla divulgazione”.

Lloyd Austin è ancora ricoverato al Walter Reed Medical Center, l’ospedale militare di eccellenza alle porte di Washington, ma ha ripreso interamente le sue funzioni di comando. Lo ha riferito il Pentagono, che ha reso noto il ricovero solo venerdi’, quattro giorno dopo. Al Walter Reed, Austin e’ stato anche in una unita’ intensiva, scrive il Wall Street Journal.  

La protesta dei reporter. L’associazione dei giornalisti che coprono il Pentagono ha espresso in una lettera indirizzata alla Difesa americana “gravi preoccupazioni” per la segretezza intorno al ricovero di Lloyd Austin, affermando che ritardarne l’annuncio per giorni fino “alla tarda sera di venerdì è uno scandalo”. “Il pubblico ha il diritto di sapere quando i membri del gabinetto americano sono ricoverati in ospedale, sotto anestesia o quando vengono delegati compiti a seguito di una procedura medica”, sottolinea l’associazione. Il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, dal canto suo ha assicurato che “in ogni momento il viceministro della Difesa, Kathleen Hicks, era pronta ad agire e a utilizzare le prerogative del ministro, se necessario”, senza specificare se ci sia stata questa evenienza.




Usa, arrestato Donald Trump e rilasciato su cauzione

L’ex presidente torna su X (ex Twitter) per la prima volta dopo più di due anni, postando la sua storica foto segnaletica, scattata in una prigione di Atlanta al momento della sua consegna

E’ durato solo 20 minuti l’arresto di Donald Trump, con rilascio immediato su cauzione, per aver tentato insieme ad altri 18 alleati di ribaltare il voto in Georgia nel 2020.

Ma le immagini della sua quarta incriminazione sono destinate a restare nella storia: la discesa al tramonto dal suo jet privato col pollice alzato ma il viso imbronciato, il percorso con un gigantesco corteo di auto e moto di scorta degno di un presidente più che di un ex, solo un pugno di fan lungo la strada, oltre a qualche residente del quartiere afroamericano che gli urlava volgarità e faceva gesti osceni.

E poi la consegna non in un tribunale, ma in super carcere famigerato per il suo sovraffollamento, le sue violenze e le sue morti sospette. Infine l’umiliazione più grande, dopo la lettura dei 13 capi di imputazione, tra cui cospirazione e violazione della legge anti racket: la storica foto segnaletica (con espressione truce e accigliata) che finora nessun ex presidente aveva mai avuto. Nonchè la schedatura con il numero P01135809 e i connotati fisici: “maschio bianco, alto 1,92 cm per 97 chili, capelli biondi o fragola, occhi blu”. Nessuno sconto, nessun trattamento speciale, come aveva promesso lo sceriffo, ma la prassi riservata a tutti i criminali comuni e ai suoi correi (nello stesso giorno si e’ costituito anche il suo ex chief of staff Mark Meadows).

Il tycoon, arrivato dalla sua residenza di Bedminster dopo l’ennesimo cambio d’avvocato, intende vantare con orgoglio quella foto segnaletica col timbro dello sceriffo trasformandola in icona del suo martirio politico-giudiziario e in gadget elettorale (il primo saranno le t-shirt). Ma intanto è risalito mestamente sul suo jet, senza fare lo show che tutti si aspettavano, dato che lui stesso aveva scelto di costituirsi in prime time per massimizzare l’effetto mediatico. Solo poche parole in pista prima di ripartire: “non ho fatto nulla di sbagliato. E’ un giorno molto triste per l’America.

Quello che è accaduto è una parodia della giustizia, un’interferenza elettorale, non abbiamo mai visto nulla del genere in questo paese”. Prima di sbarcare invece aveva attaccato la “sperevole procuratrice della sinistra radicale” Fani Willis, accusandola di perseguire ingiustamente lui e non la criminalità nella sua città. Il 5 settembre dovrà ripresentarsi per l’udienza in cui dovrà dichiararsi colpevole o meno.

Nel frattempo il 23 ottobre inizierà il primo processo ad uno dei 18 imputati incriminati insieme a Trump. Il giudice della contea di Fulton, Scott McAfee, ha infatti accolto la richiesta di un dibattimento rapido avanzata da Kenneth Chesebro, uno degli avvocati accusati di aver orchestrato il piano per i falsi elettori. La procuratrice aveva proposto la stessa data per tutti gli imputati ma il giudice ha spiegato che al momento accelererà solo quello per Chesebro. In tal caso sarà un processo pilota, un precedente per tutti gli altri correi. 




Usa, voci su possibile arresto di Donald Trump atteso per martedì. Il Tycon: “Manifestiamo e riprendiamoci il paese”

“Manifestiamo e riprendiamoci il paese”. Donald Trump incita il suo popolo a scendere in piazza e protestare contro il suo arresto, atteso – dice – per martedì a New York.

Un invito che riporta alla memoria l’incubo dell’attacco al Congresso del 6 gennaio e fa temere scontri, oltre a minacciare un’ulteriore spaccatura del paese e a mettere a rischio la campagna elettorale del 2024.

In attesa di una possibile incriminazione a stretto giro, l’ufficio del procuratore di Manhattan ha già chiesto un incontro con le forze dell’ordine per delineare la logistica di quella che è prevista essere una giornata storica, con la prima incriminazione di un ex presidente americano. Precisando che al momento non è arrivata nessuna notifica ufficiale di accuse formali e che le dichiarazioni di Trump sono basate su indiscrezioni dei media, i legali del tycoon fanno sapere che l’ex presidente si consegnerà senza complicazioni alle autorità se incriminato per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels. Trump dovrebbe farsi prendere le impronte digitali ma, riferiscono alcune fonti, non è chiaro se sarà ammanettato o meno.

Di questi dettagli è responsabile il Secret Service. Sul suo social Truth la furia di Trump prende di mira la procura di New York, accusata di essere “corrotta, politicamente motivata” e “finanziata da George Soros”, uno dei nemici giurati dell’ex presidente. Da qui l’invito al suo popolo a manifestare per “riprenderci il paese” e “salvare l’America”. La possibile incriminazione di Trump la prossima settimana piomba sulla campagna elettorale del 2024: il tycoon ha già detto a chiare note che la sua corsa alla Casa Bianca continuerà anche a fronte di accuse formali nei suoi confronti. Per i repubblicani rischia di essere uno scenario da incubo. I conservatori sono già spaccati sull’ex presidente e una sua campagna in queste circostanze potrebbe creare divisioni insanabili nel partito, chiamandolo a scegliere fra Trump e i suoi sfidanti, in primis Ron DeSantis. Sul governatore della Florida, ex alleato di Trump, la pressione è particolarmente elevata. A DeSantis spetta infatti il compito di firmare un’eventuale estradizione di Trump dalla Florida, in una decisione dalle ampie implicazioni politiche e destinata a incidere su una sua possibile candidatura alla Casa Bianca.

Nancy Pelosi attacca Donald Trump per l'”avventato” annuncio su un suo arresto. L’ex Speaker della camera democratica osserva che l’annuncio dell’ex presidente punta solo a “farlo restare rilevante nelle news e a fomentare l’agitazione fra i suoi sostenitori”.




Usa, Donald Trump verso l’impeachment: Camera approva misura procedurale

La maggioranza della Camera Usa ha approvato col sostegno dem una misura procedurale che spiana la strada al voto per l’impeachment di Donald Trump, atteso in serata (nella notte in Italia).

Donald Trump è “un pericolo evidente ed immediato, deve essere processato, condannato e destituito“: lo ha detto la speaker della Camera Usa Nancy Pelosi.

“Alla luce delle informazioni di ulteriori manifestazione chiedo che non ci sia violenza e non ci siano vandalismi”. Lo afferma Donald Trump in una nota a Fox.

Il presidente chiede quindi l’aiuto di “tutti gli americani” a “stemperare le tensioni” e ribadisce di essere contrario alla violenza “di ogni tipo”.

Intanto proseguono i preparativi per la cerimonia di insediamento di Biden. I 15.000 agenti della Guardia Nazionale a Washington saranno in parte armati, e il Secret Service sta allestendo una maxi-operazione di sicurezza per blindare la città. Il timore è di nuove proteste violente: almeno 16 gruppi, di cui alcuni armati, si sono fatti avanti per manifestare.

Google sospende spot politici per insediamento Biden  – Google sospende tutti gli spot politici fra il 14 e il 21 gennaio in vista della cerimonia di insediamento di Joe Biden.

Accusato per assalto al Congresso si è suicidato – Chris Stanton, uno degli uomini accusati per le proteste al Campidoglio, si è suicidato. Lo riportano i media americani, sottolineando che Stanton si è tolto la vita nella sua abitazione a Alpharetta, in Georgia. La polizia ha rinvenuto nella sua casa due fucili semiautomatici.




Usa, Trump negativo al Covid-19: sostenitori in visibilio

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è risultato negativo al Covid-19 “diversi giorni di seguito” utilizzando un test rapido. Lo ha detto il medico della Casa Bianca.

“In risposta alla tua domanda sui più recenti test Covid-19 del Presidente, posso informarti che è risultato negativo per diversi giorni consecutivi utilizzando (il) Abbott BinaxNOW”, ha detto il dottor Sean Conley in una lettera resa pubblica dalla Casa Bianca.

“L’Oms – ha subito twittato Trump – ha ammesso che avevo ragione. I lockdown stanno uccidendo i Paesi in tutto il mondo. La cura non può essere peggiore del problema”.

“Fra 22 giorni torneremo a vincere in Florida e nell’intero Paese”: Donald Trump, nel suo primo comizio dopo essere risultato positivo al coronavirus manda in visibilio i suoi sostenitori, accorsi in massa a Sanford, nel Sunshine State. Pochi indossano la mascherina e lo stesso presidente non l’avrebbe indossata durante il viaggio sull’Air Force One. Prima della sua partenza la notizia data dal medico della Casa Bianca: Trump è ora di nuovo negativo al Covid.

“Sono immune ora. Mi sento forte. Vi bacerò tutti, bacerò le belle donne e tutti, un bacio grande e grosso…”: così davanti ai suoi sostenitori in visibilio Trump ha festeggiato la notizia del test negativo. Il suo popolo lo ha ripagato cantando in coro ‘Four more years!”, altri quattro anni alla Casa Bianca.