Usa, arrestato Donald Trump e rilasciato su cauzione

L’ex presidente torna su X (ex Twitter) per la prima volta dopo più di due anni, postando la sua storica foto segnaletica, scattata in una prigione di Atlanta al momento della sua consegna

E’ durato solo 20 minuti l’arresto di Donald Trump, con rilascio immediato su cauzione, per aver tentato insieme ad altri 18 alleati di ribaltare il voto in Georgia nel 2020.

Ma le immagini della sua quarta incriminazione sono destinate a restare nella storia: la discesa al tramonto dal suo jet privato col pollice alzato ma il viso imbronciato, il percorso con un gigantesco corteo di auto e moto di scorta degno di un presidente più che di un ex, solo un pugno di fan lungo la strada, oltre a qualche residente del quartiere afroamericano che gli urlava volgarità e faceva gesti osceni.

E poi la consegna non in un tribunale, ma in super carcere famigerato per il suo sovraffollamento, le sue violenze e le sue morti sospette. Infine l’umiliazione più grande, dopo la lettura dei 13 capi di imputazione, tra cui cospirazione e violazione della legge anti racket: la storica foto segnaletica (con espressione truce e accigliata) che finora nessun ex presidente aveva mai avuto. Nonchè la schedatura con il numero P01135809 e i connotati fisici: “maschio bianco, alto 1,92 cm per 97 chili, capelli biondi o fragola, occhi blu”. Nessuno sconto, nessun trattamento speciale, come aveva promesso lo sceriffo, ma la prassi riservata a tutti i criminali comuni e ai suoi correi (nello stesso giorno si e’ costituito anche il suo ex chief of staff Mark Meadows).

Il tycoon, arrivato dalla sua residenza di Bedminster dopo l’ennesimo cambio d’avvocato, intende vantare con orgoglio quella foto segnaletica col timbro dello sceriffo trasformandola in icona del suo martirio politico-giudiziario e in gadget elettorale (il primo saranno le t-shirt). Ma intanto è risalito mestamente sul suo jet, senza fare lo show che tutti si aspettavano, dato che lui stesso aveva scelto di costituirsi in prime time per massimizzare l’effetto mediatico. Solo poche parole in pista prima di ripartire: “non ho fatto nulla di sbagliato. E’ un giorno molto triste per l’America.

Quello che è accaduto è una parodia della giustizia, un’interferenza elettorale, non abbiamo mai visto nulla del genere in questo paese”. Prima di sbarcare invece aveva attaccato la “sperevole procuratrice della sinistra radicale” Fani Willis, accusandola di perseguire ingiustamente lui e non la criminalità nella sua città. Il 5 settembre dovrà ripresentarsi per l’udienza in cui dovrà dichiararsi colpevole o meno.

Nel frattempo il 23 ottobre inizierà il primo processo ad uno dei 18 imputati incriminati insieme a Trump. Il giudice della contea di Fulton, Scott McAfee, ha infatti accolto la richiesta di un dibattimento rapido avanzata da Kenneth Chesebro, uno degli avvocati accusati di aver orchestrato il piano per i falsi elettori. La procuratrice aveva proposto la stessa data per tutti gli imputati ma il giudice ha spiegato che al momento accelererà solo quello per Chesebro. In tal caso sarà un processo pilota, un precedente per tutti gli altri correi. 




Trump indagato per ostruzione alla giustizia: è lo stesso reato per cui Nixon si dimise

 

USA – Compleanno amarissimo per Donald Trump, che ieri ha spento le candeline dei suoi 71 anni con la peggiore delle notizie: ora e' indagato per una possibile ostruzione della giustizia, il reato per cui Richard Nixon si dimise evitando un sicuro impeachment. Lo scoop e' del Washington Post, che cita dirigenti coperti dall'anonimato.
"Il procuratore speciale (Robert Mueller, ndr) che guida l'inchiesta sul ruolo della Russia nelle elezioni del 2016 interroghera' alti dirigenti dell'intelligence come parte di una piu' ampia indagine che ora include l'esame dell'ipotesi se Donald Trump ha tentato di ostruire la giustizia", scrive il Wp. Secondo cinque fonti informate sui fatti, il capo della National intelligence Daniel Coats, il direttore della Nsa Mike Rogers e il suo ex vice Richard Ledgett hanno concordato di essere sentiti nei prossimi giorni da Mueller. Immediata la reazione di Marc Kasowitz, l'avvocato privato che difende il presidente nel Russiagate: "la fuga di notizie dell'Fbi riguardanti il presidente e' scandalosa, ingiustificabile e illegale", ha commentato Marko Corallo, un suo portavoce. Coats, Rogers e Ledgett appariranno volontariamente ma non e' chiaro se descriveranno completamente le loro conversazioni con Trump o se il presidente usera' il suo privilegio esecutivo per mantenerle segrete. Facolta' questa messa in dubbio da alcuni esperti, i quali hanno ricordato che la corte suprema durante il Watergate stabili' che i dirigenti non possono usare tale privilegio per bloccare prove in indagini criminali. L'ipotesi di ostruzione alla giustizia si e' profilata dopo che il tycoon ha licenziato a sorpresa l'allora capo dell'Fbi James Comey, che indagava sul Russiagate. Ipotesi che ha preso piu' corpo dopo la deposizione al Senato dello stesso Comey, che ha accusato Trump di avergli fatto pressioni per far cadere l'indagine sul suo ex consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn. Il presidente ha contestato questa versione, definendo Comey un bugiardo, oltre che una 'gola profonda', e si e' detto pronto a testimoniare sotto giuramento. La mossa dei Mueller lascia intendere, secondo il Wp, che il procuratore vuole andare al di la' della disputa tra i due, cercando prove a carico (o a discarico) con altri testimoni. Il presidente, secondo notizie di stampa dei giorni scorsi, avrebbe telefonato a Coats e a Rogers chiedendo di negare pubblicamente l'esistenza di qualsiasi prova di collusione tra la sua campagna e i russi. Coats inoltre avrebbe riferito ad alcuni suoi collaboratori che Trump gli aveva chiesto di intervenire su Comey per lasciare la presa su Flynn. Nella loro audizione pubblica al Senato entrambi i capi dell'intelligence hanno negato di aver mai subito pressioni da Trump, ma hanno anche precisato di non voler svelare il contenuto delle conversazioni col presidente. Lo faranno con Mueller? Quanto a Ledgett, avrebbe scritto il memo interno dell'Nsa che documenta la telefonata del presidente a Rogers. Il procuratore speciale intanto ha gia' acquisito i memo di Comey sui suoi colloqui con il tycoon.