Catania: 32enne indagato per apologia dei delitti di terrorismo

La Polizia di Stato di Catania, su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica, ha notificato un´ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nei confronti di un pregiudicato catanese di 32 anni. 

L´uomo è indagato per i reati di apologia dei delitti di terrorismo mediante strumenti informatici ed istigazione ad arruolarsi in associazioni terroristiche. Lo stesso, dopo essersi convertito all´islamismo nel 2011, aveva iniziato a utilizzare i social networks per la sua attività di propaganda e di diffusione mediatica.

L´operazione odierna è la conclusione di una complessa indagine della Sezione Antiterrorismo della D.I.G.O.S. della Questura di Catania, coordinata dalla Direzione Centrale Polizia di Prevenzione e con il contributo della Polizia Postale del capoluogo etneo.




Terrorismo, pronto un attentato in Italia con armi chimiche: blitz dei Nocs a Nuoro

NUORO – Blitz antiterrorismo della polizia di stato in corso a Macomer (Nuoro). Intervento dei Nocs per neutralizzare un presunto terrorista. Il cittadino straniero è sospettato di aver preparato un attentato in Italia con armi chimiche. Sono in corso indagini della Digos di Nuoro e Cagliari e Direzione Centrale Polizia di Prevenzione-Servizio Antiterrorismo. Coordinate dalla procura distrettuale antimafia antiterrorismo di Cagliari.




Sicurezza, terrorismo, migranti, beni sequestrati e contenimento costi di gestione. Intervista esclusiva al prefetto Francesco Tagliente.

In occasione della consegna del “Premio Castel Gandolfo 2018”, alla presenza del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta aveva parlato di un progetto per il contenimento dei costi di gestione degli immobili in uso alla pubblica amministrazione.

Un progetto portato avanti con i Funzionari della Questura di Roma e condiviso con la Regione Lazio all’epoca in cui Pino Cangemi era Assessore regionale alla sicurezza.

Il prefetto Francesco Tagliente aveva accettato la mia richiesta di intervista ponendo però la condizione di rilasciarla nel corso di un incontro conviviale. Promessa mantenuta. Ci siamo incontrati al ristorante “I Quadri” di Castel Gandolfo. Pranzo e intervista mentre lo chef ci prepara assaggini di prodotti tipici dei Castelli. Un lungo pranzo in compagnia della moglie Maria Teresa con intervista che si conclude nel tardo pomeriggio con un sigaro cubano e un calice di Cognac.

La conversazione inizia con un tema di estrema attualità. L’annunciata imminente presentazione del decreto sicurezza e migranti voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Tagliente esordisce che “la bozza del nuovo decreto sicurezza comprende nuove norme per rafforzare i dispositivi a garanzia della sicurezza pubblica, con particolare riferimento alla minaccia del terrorismo e al contrasto delle infiltrazioni criminali negli appalti pubblici, al miglioramento del circuito informativo tra le Forze di polizia e l’Autorità giudiziaria e alla prevenzione e al contrasto delle infiltrazioni criminali negli enti locali, nonché mirate ad assicurare la funzionalità del Ministero dell’interno”.

L’esordio mi suggerisce di cogliere l’occasione per iniziare l’intervista chiedendo al prefetto Tagliente una sua valutazione sul provvedimento.

Prefetto lei un anno fa, alla vigilia della conversione in legge del decreto Minniti del 2017, nel corso di una intervista rilasciata al nostro Giornale il 25 maggio, ha usato parole severe sulla bozza di quel provvedimento dicendo che senza adeguati strumenti sanzionatori il tutto si riduceva a un mero trasferimento di deleghe dallo Stato ai Comuni. In questi giorni si torna a parlare decreto-sicurezza. Sul tavolo del Consiglio dei Ministri sta per arrivare un nuovo decreto Sicurezza, la cui bozza è già stata presentata. Si tratta del primo provvedimento recante la firma di Matteo Salvini con un intervento massiccio Esprime un giudizio critico anche su questo provvedimento?

Il testo è ancora in via di ultimazione ed è possibile che venga cambiato nel corso del Consiglio dei Ministri prima ancora che in Parlamento. Le disposizioni contenute nella bozza sono molto complesse. Sono comunque cariche di rilevanza sociale e civile con un impatto securitario. Peraltro sono due provvedimenti unificati: quello della sicurezza e quello della immigrazione che prevede anche di restringere la protezione umanitaria, la revoca della cittadinanza e l’estensione della dei procedimenti penali che dovrebbero bloccare la procedura di asilo. Alcune disposizioni potrebbero rischiare la censura alla prima valutazione della Corte Costituzionale.

Se ricordo bene il tema della revoca della cittadinanza le è particolarmente caro. E stato lei ha sollevare la questione della impossibilità di procedere alla espulsione dei terroristi islamici naturalizzati italiani.

Io ho sottolineato l’impossibilità di procedere alla espulsione di due terroristi islamici naturalizzati italiani perché il nostro legislatore non ha contemplato il potere di revoca della cittadinanza a un terrorista straniero diventato cittadino italiano. Una lacuna denunciata dopo l’arresto di due fondamentalisti: uno che stava studiando come preparare il camion per compiere un attentato e l’altro perché indottrinava i bambini sul martirio durante le lezioni di religione. Questa norma è rilevante per la lotta al terrorismo e mi auguro che questa volta passi al vaglio del Parlamento.

È stata mai affrontata dal nostro legislatore la questione della revoca della cittadinanza concessa agli stranieri?

Nel corso delle passate legislature qualche iniziativa c’è stata ma non si parlava di terrorismo. Ricordo che un disegno di legge proponeva la revoca della cittadinanza concessa agli stranieri nel caso di reati gravi come, omicidio doloso, violenza sessuale, pedofilia, riduzione in schiavitù, associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di droga. Comunque il terrorismo è un problema europeo e, anche in tema di espulsione dei terroristi naturalizzati, richiede un approccio e una risposta comune a livello internazionale




Panico a Roma, valigia abbandonata vicino al Campidoglio. L’allerta terrorismo è alta

ROMA – E’ rientrato dopo pochi minuti l’allarme scattato per una valigia abbandonata oggi pomeriggio davanti a una fermata dell’autobus ai piedi del Campidoglio, a Roma. Le verifiche dei carabinieri hanno rivelato che il trolley, lasciato incustodito in via del Teatro Marcello, lato Anagrafe, era vuoto.

L’allerta terrorismo a Roma non è mai cessato. C’è il pericolo che l’Isis recluti nuovi adepti anche tra gli islamici in Italia e nella Capitale. Ad aprile scorso Ma Khalid Chaouki, neo presidente della Grande moschea di Roma ed ex deputato Pd, ha proposto di aprire moschee e spazi islamici, rendendoli luoghi di «confronto e dialogo» fra i giovani per diffondere i valori di «pace e tolleranza». «Non dobbiamo abbassare la guardia di fronte a ogni segnale, né sottovalutarlo», ha spiegato Chaouki, che aggiunge: «Dobbiamo tutelare la nostra società e i nostri giovani dal rischio di essere reclutati dal terrorismo. Per veicolare i valori di pace e tolleranza è molto importante il ruolo di Imam preparati». E ancora: «Bisogna affrontare la minaccia estremista anche a livello culturale. La mia sfida è proprio aprire sempre di più le moschee: non devono essere più vissute come luoghi estranei o addirittura una minaccia, ma occorre stimolare gli Imam e i dirigenti dei centri islamici a fare progetti con i giovani».

 




Minniti: nuovo governo continui con espulsioni contro i radicalizzati. Tagliente: i terroristi stranieri diventati cittadini italiani non possono essere espulsi

Allarme del Ministro dell’Interno Marco Minniti: la minaccia della jihad mai così forte in Italia. Un quadro senza eguali in Europa. Il nuovo governo continui con le espulsioni contro i radicalizzati. Alla domanda “qual’è lo strumento più importante di prevenzione del terrorismo religioso che lei lascia a chi verrà? Rivoltagli da Francesco Bei de”La Stampa” risponde: «Il rimpatrio per ragioni di sicurezza nazionale. Lo scorso anno abbiamo fatto 132 rimpatri, quest’anno già 29. Riportare questi soggetti nei Paesi di origine consente di intervenire all’inizio di una radicalizzazione prima che diventi un progetto terroristico. Questo ci pone all’avanguardia rispetto ad altre situazioni europee che purtroppo abbiamo sotto gli occhi in questi giorni».

In Italia dal 1^ gennaio 2015 ad oggi sono stati 264 gli stranieri gravitanti in ambienti dell’estremismo espulsi con accompagnamento nel proprio Paese. A Foggia alcuni giorni fa è stato arrestato il 59enne Abdel Rahman Mohy Eldin Mostafa Omer, cittadino italiano 59enne di origine egiziana, sposato con una donna italiana di 79 anni. E’ accusato di terrorismo internazionale. Indottrinava i bambini sul martirio durante le lezioni di religione che teneva nell’associazione culturale islamica ‘Al Dawa’ di Foggia.

Il Ministro Marco Minniti ad altra domanda di Francesco Bei: “Teme che ci siano altre ‘Al Dawa’ in Italia come quella di Foggia?” risponde che «La cosa importante oggi è soffermarci su questa indagine esemplare, che ha dimostrato con prove solari uno scenario assolutamente agghiacciante. Una cosa che non ha eguali in Occidente. L’unica cosa che si può associare alla “scuola” di Foggia sono le immagini che provenivano dal profondo dell’Iraq e della Siria, quelle di bambini addestrati a usare la pistola o utilizzati per esecuzioni capitali».

Ma l’espulsione, punto di forza per la prevenzione del terrorismo è praticabile anche nei confronti degli Jihadisti di cittadinanza italiana come l’egiziano Jihadista di Foggia ora di cittadinanza italiana e il 23enne marocchino naturalizzato italiano, Elmahdi Halili, pronto a mettere in atto un’azione terroristica?

Su questo argomento il prefetto Francesco Tagliente, grande esperto di sicurezza già Questore e Prefetto tra Firenze, Roma e Pisa ha rilasciato una interessante intervista a Vincenzo Ferrari, direttore del quotidiano taranto Buonasera. Ecco cosa ha detto per farci capire come si può procedere nei confronti dei due arrestati naturalizzati italiani e in particolare se possono essere espulsi.

 

Dott. Tagliente cosa prevede l’ordinamento in tema di espulsione per un terrorista straniero diventato cittadino italiano?

Il nostro legislatore non ha contemplato il potere di revoca della cittadinanza a un terrorista straniero diventato cittadino italiano

 

Per quali casi è prevista la revoca della cittadinanza?

La perdita della cittadinanza italiana è disciplinato da una legge del 1992 e consegue al verificarsi di determinati comportamenti da parte dei soggetti interessati che in modo esplicito, testimoniano la volontà di cessare i rapporti di cittadinanza con lo Stato italiano. In particolare la legge prevede la perdita della cittadinanza in due ipotesi: a) quando il cittadino italiano si arruola volontariamente nell’esercito di uno Stato estero o accetta un incarico pubblico presso uno Stato estero, o un ente pubblico estero, o un ente internazionale cui non partecipi l’Italia, nonostante gli venga espressamente vietato dal Governo italiano; b) quando il cittadino italiano, durante lo stato di guerra con uno Stato estero, presta servizio militare o svolge un incarico pubblico o acquista la cittadinanza di quello Stato.

 

All’indomani degli attacchi terroristici islamici in molti paesi, soprattutto quelli colpiti dal terrorismo, hanno adottato una serie di misure per fronteggiare i combattenti terroristi stranieri. In Italia cosa è stato previsto?

Nel 2015 il legislatore italiano ha affrontato la questione dei foreign fighters con il decreto‐legge del 18 febbraio 2015, n. 7, convertito nella legge 17 aprile 2015 n.43. Il decreto si limita a prevedere la facoltà del Questore di disporre del temporaneo ritiro del passaporto e la sospensione della sua validità ai fini dell’espatrio. Scopo della legge è certamente quello di sanzionare penalmente alcune fattispecie specifiche. Per coloro che si arruolano per il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo sono puniti con la reclusione da 5 a 8 anni. La stessa pena è prevista per coloro che organizzano, finanziano o propagandano viaggi finalizzati al compimento di condotte terroristiche. La legge prevede inoltre che, alla condanna per associazione terroristica, per assistenza agli associati, per arruolamento e per organizzazione di espatrio a fini di terrorismo, quando è coinvolto un minore, consegue la pena accessoria della perdita della potestà genitoriale.

 

Cosa è previsto in altri paesi in tema di revoca della Cittadinanza?

In alcuni paesi la revoca della cittadinanza esiste già o è riservata unicamente a chi possiede il doppia cittadinanza. In altri hanno introdotto misure che prevedono il ritiro dei permessi di soggiorno e dei documenti di viaggio, sino alla revoca della cittadinanza.

 

Può fare riferimento alla disciplina prevista nei paesi europei colpiti dal terrorismo?

In Francia all’indomani degli attacchi terroristici del 13 novembre, il Governo aveva proposto un disegno di legge che prevedeva anche la revoca della cittadinanza per i “binazionali” colpevoli di terrorismo. Poi ha dovuto rinunciare alla revoca della nazionalità perché in Senato non sono riusciti ad accordarsi per approvarla Nel Regno Unito è prevista la possibilità di revocare la nazionalità ai cittadini britannici naturalizzati per ragioni di difesa del «bene pubblico» o in caso di «serie minacce» alla sicurezza pubblica quindi in caso di condanna per attività terroristiche, spionaggio, criminalità organizzata o reati di guerra. In Belgio dal 2015 è possibile la revoca della cittadinanza per chi ha la doppia nazionalità.

 

In Germania cosa è previsto per i terroristi extracomunitari?

In Germania come in Italia è prevista solo la rinuncia volontaria alla nazionalità. Per i cittadini extracomunitari è previsto il ritiro della residenza, il divieto di lasciare il Paese per motivi di sicurezza o il divieto di farvi ingresso.

 

Negli Stati Uniti gli attacchi dell’11 settembre ebbero un immediato e travolgente effetto sulla popolazione di tutto il mondo, lasciando sotto shock anche chi aveva vissuto la tragedia indirettamente. Cosa è previsto negli USA?

Negli Stati Uniti, la nazionalità può essere revocata se un cittadino commette un atto di tradimento contro il proprio paese o se si arruola nell’esercito di un paese nemico.

 

È stata mai affrontata dal nostro legislatore la questione della revoca della cittadinanza concessa agli stranieri?

Nel corso delle passate legislature qualche iniziativa c’è stata ma non si parlava di terrorismo. Ricordo che un disegno di legge proponeva la revoca della cittadinanza concessa agli stranieri nel caso di reati gravi come, omicidio doloso, violenza sessuale, pedofilia, riduzione in schiavitù, associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di droga.

 

Un’ultima domanda. Come pensa si possa risolvere questo problema?

Il terrorismo è un problema europeo e, anche in tema di eventuale espulsione dei terroristi naturalizzati, richiede un approccio e una risposta comune a livello internazionale




Terrorismo, uomo fermato in Piemonte: smantellata cellula legata all’attentatore di Berlino tra Roma e Latina:

Un cittadino marocchino residente in Italia è stato fermato all’alba in Piemonte dai Carabinieri del Ros e da quelli del Comando provinciale di Cuneo per terrorismo. Al centro delle indagini, coordinate dalla Procura distrettuale di Roma, le “attività criminali” dello straniero, “fortemente indiziato”, sottolineano gli investigatori, di istigazione a delinquere per finalità di terrorismo e di far parte di una associazione terroristica.

Il fermato si chiama Ilyass Hadouz, 19 anni, residente a Fossano, il comune del cuneese dove è stato bloccato dai carabinieri. Secondo gli investigatori il giovane marocchino, attraverso i suoi numerosi account social (facebook, instagram, twitter) avrebbe portato avanti una “intensa propaganda jihadista” inneggiante al martirio, alla ricompensa che Dio concederà ai musulmani impegnati nel jihad, esaltando le gesta, il valore ed il coraggio dei “combattenti in nome di Allah”, di cui sarebbe stato pronto ad emulare le gesta. Hadouzd si sarebbe radicalizzato in casa, attraverso video e frequentando chat integraliste.

Nuova operazione antiterrorismo della Polizia. Gli uomini dell’Ucigos assieme a quelli delle Digos di Roma e Latina hanno arrestato diverse persone riconducibili alla rete di Anis Amri, il tunisino autore della strage al mercatino di Natale di Berlino, ucciso a Sesto San Giovanni (Milano) il 23 dicembre del 2016.

Sono cinque le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Roma nei confronti degli arrestati: i reati ipotizzati sono addestramento e attività con finalità di terrorismo internazionale e associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Oltre agli arresti, sono in corso una serie di perquisizioni nelle province di Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo.




Migranti, alta minaccia terrorismo: Frontex lancia l’allarme

La minaccia terroristica resta alta, “non è diminuita e dobbiamo essere certi che non vi siano attraversamenti delle frontiere dell’Ue non intercettati, perché questo va a scapito della sicurezza europea”. Così il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, al Parlamento europeo, parlando dell’operazione Themis. Leggeri ha spiegato che i velivoli di Frontex hanno rilevato flussi di migranti non intercettati da Algeria e Tunisia, che pongono “preoccupazioni di sicurezza” e su cui si sta lavorando.
“Non ci aspettiamo un aumento degli arrivi di migranti dalla Libia, almeno non per il momento”, ha detto ancora Leggeri, dove ha illustrato i contorni della nuova operazione Themis, che sarà sottoposta ad una prima valutazione ufficiale a fine aprile, inizio maggio.

“Dal primo gennaio ad ora sono stati 6000 i migranti illegali intercettati sulla rotta del Mediterraneo centrale, il 62% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Ma solo il 71% di questi è partito dalla Libia, rispetto al 95% del 2017, perché nel 2018 il 20% delle partenze dei migranti è avvenuto dalla Tunisia”, ha spiegato. In termini di nazionalità, a sbarcare sono stati soprattutto eritrei (1500), tunisini (1200), seguiti da nigeriani, pachistani, libici (nuova tendenza) ed ivoriani.




Viterbo, terrorismo: arrestato lettone segnalato dall’FBI

VITERBO – Un cittadino italiano di origine lettone è stato arrestato dalla Polizia a Viterbo dopo che, nel corso della perquisizione nella sua abitazione, gli uomini dell’Antiterrorismo hanno trovato materiale utile a confezionare ordigni esplosivi.

L’indagine nei confronti del 24enne è nata da una segnalazione del Fbi: il giovane aveva postato sui social media una serie di apprezzamenti nei confronti di Saipov Sayfullo, l’estremista islamico che il 31 ottobre del 2017 ha investito e ucciso su una pista ciclabile di New York otto persone.

In seguito alla segnalazione del Federal Bureau Investigation, gli uomini del Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno dell’Antiterrorismo hanno individuato l’autore del post, che fino a quel momento non era mai stato segnalato alle autorità di sicurezza né per atteggiamenti radicali né per posizioni politiche estreme. Nei suoi confronti sono così stati disposti una serie di accertamenti, mentre la Digos di Viterbo ne ha seguito le mosse




Como: arrestati padre e figlio per terrorismo

COMO – La Digos della Questura di Milano, con la Digos di Como, ha arrestato per associazione con finalità di terrorismo due egiziani di 51 e 23 anni, padre e figlio, residenti in provincia di Como.
Con provvedimento del Ministro dell’Interno è stata altresì rimpatriata, per motivi di sicurezza personale, la cittadina marocchina 45enne moglie e madre dei due

Le minacce all’Italia 

Non dimentichiamo che ad agosto scorso è arrivata la minaccia islamica: “Il prossimo obiettivo è l’Italia”: la minaccia dell’Isis è arrivata dopo la Spagna e la Russia e si legge sul canale di comunicazione usato dai jihadisti su Telegram.

Non è la prima volta che arrivano minacce da parte dell’Isis. Nel 2016, ad essere presa di mira era stata Roma. Le minacce con il riferimento alla capitale erano state diffuse in un messaggio audio del portavoce Abu Hassan al-Muhajir: “Quando verrà l’alta marea sarà la conquista di Bagdad, Damasco, Gerusalemme, Amman, Costantinopoli, Teheran e Roma”. Il 28 aprile circolavano invece sul web foto con messaggi minacciosi a firma Islamic State sullo sfondo di alcuni luoghi-simbolo italiani, sia di Roma che di Milano. E in una foto, scattata in autostrada nel Milanese, si leggeva l’indicazione “Venezia”. Ma per i servizi non c’erano “nuovi concreti elementi di allarme” e la vigilanza “è sempre massima”. Le foto – aveva riferito allora la direttrice di Site, Rita Katz – erano circolate su account Twitter di sostenitori dell’Isis.




Terrorismo e propaganda Isis: per la Cassazione anche un like è un indizio

Anche un ‘like’ a un video inneggiante alla jihad può costituire, nell’ambito di un più ampio quadro, un grave indizio di colpevolezza e quindi giustificare la custodia cautelare in carcere per “apologia dello Stato Islamico”.

La Cassazione ha accolto il ricorso della procura di Brescia contro Gaffur Dibrani, un kosovaro poi sottoposto a provvedimento di espulsione per terrorismo. Sul caso era già intervenuta la Cassazione, annullando un primo pronunciamento del riesame contro il carcere.

Nella nuova sentenza si sottolinea che per escludere il reato di istigazione a delinquere, il riesame “ha ridimensionato la portata apologetica” di due video diffusi da Dibrani su facebook, “sul rilievo della asserita breve durata, 11 giorni, della condivisione degli stessi” e “della circostanza che uno dei due video sarebbe stato diffuso con la sola opzione ‘mi piace'”.

Ma questi sono “elementi non certo idonei a ridurre la portata offensiva della condotta”, vista la “immodificata funzione propalatrice” dei social.




Attentato a Marsiglia, c’è una pista italiana: il killer venuto da Aprilia

La procura di Roma aprirà un fascicolo contro ignoti, e per associazione con finalità di terrorismo, nel quadro degli accertamenti che saranno avviati per fare luce sulla rete di contatti in Italia di Ahmed Hanachi, il tunisino autore del duplice omicidio di Marsiglia. Gli accertamenti, saranno curati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale.

Il primo ottobre due ragazze, 17 e 20 anni, sono state uccise fuori dalla stazione di Marsiglia. L’assassino, non radicalizzato ne’ noto per fatti di terrorismo ma delinquente abituale, ha tagliato la gola alla prima appena fuori dalla stazione di Saint-Charles, ha abbozzato una fuga, poi e’ tornato e ha pugnalato l’altra. Quando ha visto una pattuglia di militari si è gettato contro di loro gridando “Allah Akbar”, ma il primo soldato che ha estratto l’arma lo ha abbattuto con due colpi.

Un criminale comune più che un terrorista, dicono i rapporti di polizia a proposito di Ahmed Hanachi che, in Francia, non era mai stato segnalato per legami con l’integralismo islamico. La sua strada si era incrociata con quella di Anis Amri, tunisino come lui, ucciso a Milano, autore della strage del mercatino di Natale a Berlino: tutti e due ci erano passati per Aprilia. Amri ci aveva vissuto qualche settimana nel 2015, Hanachi si era sposato nel 2008 con una donna italiana con la quale ha vissuto fino a circa tre anni fa, quando ha lasciato il paese. Ma i suoi legami con la cittadina alle porte di Roma durano fino ad oggi: due notti fa, subito dopo l’attentato, è stata perquisita l’abitazione della suocera di Hanachi, che vive ancora ad Aprilia, e sia lei sia il marito sono stati interrogati a lungo