Taste of Roma, una realtà consolidata nel panorama enogastronomico della Capitale

ROMA – Taste of Roma, la manifestazione enogastronomica che da alcuni anni coinvolge il gotha della ristorazione romana, è giunta alla sesta edizione, con un bilancio decisamente positivo.
Oltre trentamila persone hanno visitato i giardini dell’Auditorium, in un costante crescendo rispetto alle edizioni precedenti. I quindici ristoranti presenti alla manifestazione (tre in più rispetto alle edizioni precedenti) sono stati letteralmente presi d’assalto dal pubblico.

Soddisfatti gli organizzatori, che hanno ringraziato gli sponsor, da Electrolux, che da anni segue la kermesse culinaria, all’enoteca Trimani, che propone i vini adeguati ad accompagnare i piatti proposti dagli chef, al birrificio Poretti, che ha presentato la propria gamma di birre durante le serate.

Abbiamo incontrato Daniele Usai, chef stellato del ristorante Il Tino, di Fiumicino. Un habitué della manifestazione.

È il quarto anno che partecipa al Taste?
È il quarto anno, o il quinto, al momento mi sfugge

Cosa cambia da un anno al successivo?
C’è sempre più attenzione, chiaramente il servizio si raffina, gli organizzatori riescono a fare sempre meglio, ovviamente i primi anni era meno conosciuto, per cui adesso siamo arrivati a raggiungere numeri sempre più importanti, noi abbiamo preso confidenza, per cui ci permettiamo di portare piatti anche più complessi.

Ci sono una serie di iniziative, tra cui il Taste of Roma, ma anche iniziative portate avanti dalla Regione, che ha portato i cuochi romani a fare più “gruppo”, sembrate più affiatati rispetto ad altre realtà dove c’è forse meno questo spirito?
Hai avuto una percezione corretta. Negli ultimi anni c’è una squadra di persone che collaborano, che si scambiano tecniche, contatti, punti di vista, cosa che ahimè fino a dieci, quindici anni fa non succedeva, c’erano molte rivalità in giro.

Tra i tuoi colleghi non provo a chiederti chi sia il meno bravo, perché credo che non me lo dirai mai
Esatto

Il più bravo invece, per te, chi è?
Quelli che a me piacciono di più, secondo il mio gusto, chiaramente Beck e Antony Genovese stanno su un altro pianeta, giocano un altro campionato. Io amo molto la cucina di Roy Caceres, di Apreda e di Terrinoni.

 

Manca qualcosa nel campo della ristorazione a Roma?
Sì, manca qualcosa. Quello che a me piacerebbe è ritrovare le vecchie osterie romane che fanno qualità. Oggi ci sono tre o quattro riferimenti di cucina romana buoni a Roma, però ricordo che venti anni fa mangiavi benissimo anche nella trattoria di quartiere.

Forse sono rimaste solo fuori città?
Penso di sì. A Roma, sulla cucina romana, quelli che io adoro sono Arcangelo e Gargioli, ce ne sono anche alcuni altri. Però ricordo che una volta potevi mangiare dove capitava, un’ottima carbonara, una matriciana, una zuppa, dovunque passavi li mangiavi bene ovunque.

Il fatto che alcuni piatti della cucina romana si sono un po’ persi, come la pajata per le vicende legate a mucca pazza, ha influito in questo?
Però ora è tornata, la pajata si ritrova oggi in giro. Molto meno di prima, ma il problema in questo caso è che ha chiuso il mattatoio a Testaccio, prima i ristoratori avevano un punto di riferimento dove poter prendere il quinto quarto molto a portata di mano, invece oggi, col fatto che il mattatoio è chiuso, è più difficile reperire il prodotto.

Allora ci salutiamo, e ci troveremo di nuovo il prossimo anno?
Volentieri, spero di sì




TASTE OF ROMA. L'ECCELLENZA ALLA PORTATA DI TUTTI

di Simonetta D'Onofrio

Roma – Presso i giardini dell’Auditorium Parco della Musica, nello scorso fine settimana, si è svolta la quarta edizione della manifestazione Taste of Roma, appuntamento con a cucina di qualità. Come per gli scorsi anni, dodici cuochi, tra i più rinomati della capitale, hanno deliziato gli ospiti con piatti originali. Capitanati dallo chef del ristorante La Pergola all’Hilton, il tedesco ormai naturalizzato romano, Heinz Beck, vero istrione della cucina, riconoscibili dalla folla di clienti e curiosi che affollavano lo spazio del suo ristorante, hanno duellato a colpi di gnocchetti con salsa all’aglio nero, ricci e tartufo estivo, presentati da Cristina Bowerman, ai ravioli di mare, proposti da Angelo Troiani, e decine di altri succulenti piatti proposti dai partecipanti.
Per gli avventori c’era la possibilità di assaggiare piatti preparati da grandi nomi a prezzi veramente abbordabili. I piatti proposti avevano prezzi medi di 6/7 euro, le “eccellenze” potevano essere prese a 10 euro.
Oltre ai dodici ristoranti, l’offerta della manifestazione era completata da alcuni stand di prodotti alimentari di tutti i generi. Presenti i magazzini “Metro”, che non sono un produttore come molti altri stand, ma la cui distribuzione alimentare ha un’offerta, riservata agli esercenti, che spazia su tutte le gamme di prodotti.

Erano inoltre presenti alcuni produttori che incuriosivano il visitatore. Un produttore di cannoli siciliani, invitava i presenti ad assaggiare il gusto dei propri prodotti, ricordando come in siciliano, la parola «tastare» ha lo stesso significato dell’anglofono «taste», uno stand di un produttore di lumache, con teca dove venivano mostrati gli animaletti che brucavano l’erba, lo spazio gestito dal birrificio belga Leffe ha organizzato dei “blind taste”, dove si poteva scoprire alcune curiosità sui sapori di spezie decisamente insoliti, con la ricompensa, per chi si sottoponeva a questa “tortura”, di due assaggi delle loro creature.

Degni di nota sono stati lo stand di Punto Gelato, dove la cortesia di Günter Rohregger, altoatesino trapiantato nella capitale, ha dimostrato come, per fare un gelato di qualità non è necessario essere nati nel caldo siciliano, o aver avuto scuole come quelle napoletane o romane, ma se c’è la passione e la scelta dei materiali di prestigio, il risultato non delude.
Interessante anche lo spazio gestito dalla Regione Lazio, che con Lazioinnova, nell’anno dell’expo, non trascura nessun aspetto dell’enogastronomico laziale. Oltre a presentare le aziende che stanno rappresentando la regione all’expo milanese, nello stand è stato possibile assaggiare molti piatti che hanno reso particolarmente apprezzata la cucina laziale, con spiegazioni e consigli da parte dei cuochi dell’Associazione Professionale Cuochi Italiani.
 




DA TASTE OF ROMA A TASTE OF CHRISTMAS: PROSSIMO APPUNTAMENTO A VERONA

di Silvio Rossi

Roma – Grande successo per il “Taste of Roma”, la manifestazione che ha portato per un week end i migliori cuochi della capitale in un happening tutto gustoso.
Nei quattro giorni della manifestazione sono state oltre ventimila le presenze, con un incremento rispetto all’edizione precedente del 20%, oltre 150 eventi hanno allietato gli occhi e soprattutto le papille di chi ha deciso di trascorrere alcune ore piacevoli nello spazio ricavato nei giardini pensili dell’Auditorium Parco della Musica.
L’amministratore delegato della fondazione Musica Per Roma Carlo Fuortes, in qualità di ente ospitante, ha spiegato come, in questo luogo, dove la cultura si esprime normalmente in forma idonea per allietare l’udito, in questa particolare occasione il senso privilegiato è il gusto, ma poiché nessun senso è inferiore rispetto agli altri, possiamo tranquillamente affermare che la buona cucina è cultura non meno di quanto lo sia la buona musica.
Ha collaborato con l’evento anche l’ospedale pediatrico Bambin Gesù, rappresentato dal responsabile del settore alimentazione in età pediatrica, Dott. Giuseppe Morino, che ha spiegato come si debba far capire ai piccoli da subito l’importanza di nutrirsi adeguatamente, equilibrando la dieta, per evitare scompensi nutritivi che possono ripercuotersi per tutta la vita.
Oltre alla presentazione dei piatti realizzati dai dodici chef, sono stati presentati alcuni prodotti d’eccellenza, esibizioni di pasticceri, piazzaioli, e panificatori, lezioni di cucina con i forni a vapore dello sponsor Electrolux, uno spazio gioco e un laboratorio per i più piccoli.
Mauro Dorigo di Brand Events Italy, società che organizza Taste of Roma, ha commentato: “Siamo davvero contenti di questa terza edizione romana del nostro Festival che, ancora una volta, si conferma come la più grande occasione di celebrazione dell’alta ristorazione romana e della cucina d’autore. Il nostro grazie più sentito va agli chef, che hanno proposto piatti innovativi e sorprendenti, definiti dai numerosi visitatori addirittura celestiali; a Electrolux che, come sponsor principale del Festival, ci ha consentito di allestire le cucine degli chef e di coinvolgere il nostro pubblico in decine e decine di dimostrazioni, lezioni di cucina e showcooking; agli espositori e a tutte le aziende partner che hanno contribuito a rendere grande questa edizione e, naturalmente, a Fondazione Musica per Roma e alla splendida cornice dell’Auditorium Parco della Musica”.
Durante la giornata dedicata alla stampa, abbiamo avvicinato due cuochi che, venendo dall’estero, hanno scelto Roma come sede dell’attività. Il primo, Antony Genovese, un giramondo della cucina, dalle chiari origini italiane, e uno dei più premiati chef d’Italia, Heinz Beck, del ristorante La Pergola all’Hotel Cavalieri Hilton.

Genovese, del ristorante Il Pagliaccio, lo abbiamo fermato alla fine della conferenza stampa:
D. Siete dodici ristoranti molto rinomati a Roma e dintorni. Quanto c’è tra voi lo spirito di concorrenza e quanto invece lo spirito di solidarietà?
R C’è molta solidarietà, non c’è concorrenza.
D Il fatto che siete tutti chef molto ricercati, con locali di livello, non rischia di far diventare l’evento troppo di élite?
R No, io non la vedo così. Perché qui non c’è solo LA buona cucina, c’è un po’ di tutto, ci sono diversi tipi di cucina, di ristorazione. Roma è immensa. Nel mio caso, ad esempio, l’anno scorso non c’ero, c’erano altri, ogni anno entrano nuovi ristoranti, per cui non è limitata a nessuno.
D Ci troviamo a Roma, la crescita del livello medio dei ristoranti tende a legarsi col territorio. Ci sono ricette tipiche della tradizione romana che vengono reinterpretate in chiave nuova. Cosa può portare una manifestazione come Taste in quest’ottica?
R È ovvio che chi abita nella capitale è più propenso a essere più libero. Per me che non ho le radici romane, ma vissuto qua e la, nato in Francia, ma con origini calabresi, mi trovo meglio a lavorare qui che nel frusinate o a Latina, è vero però che ognuno di noi deve avere la sua forte personalità, a prescindere da dove arriva, a prescindere da che tipo di cucina vuole fare.
D Per quanto ti riguarda, dopo la capitale, qual è il posto che ti incuriosisce di più, dove vorresti lavorare?
R A me non dispiacerebbe lasciare la città.
D Andare a lavorare in provincia?
R Si, è un’esperienza interessante.

Beck, invece, siamo andati a cercarlo al suo stand. Ci ha accolto subito con gran simpatia, dimostrando di essere oltre che un gran professionista, una persona con cui è piacevole intrattenersi
D. Al Taste of Roma sono presenti dodici chef molto importanti, possiamo dire che Heinz Beck è…
R Uno dei dodici.
D Sono venti anni che lei è a Roma. Cosa ha portato della sua terra nella cucina italiana?
R La mia cucina è comunque una cucina mediterranea, italiana. Non ci sono preparazioni tedesche, magari un po’ di….
D Organizzazione?
R Si, però comunque tutto il mio staff è italiano. A questo punto dopo vent’anni cosa è rimasto di tedesco? È cresciuto il cuore che è diventato molto più italiano.
D Volevo fare una domanda frivola. L’imitazione che le hanno fatto in una trasmissione radiofonica, quanto fa piacere e quanto invece rischia di mettere in ombra il lavoro vero?
R Ma il mio lavoro non va in secondo piano, perché non sono io che faccio le comiche, le fa un altro che imita la mia voce. Poi certo, a sentirle uno si guarda nello specchio, e si chiede: ma io sono veramente così? Poi certo, è una parodia, e devono un pochino esagerare, ma io non mi sono mai arrabbiato per l’imitazione, anzi, qualcuno l’ho anche invitato a mangiare nel mio ristorante.
D Torniamo alla cucina. I dodici ristoranti rappresentati al Taste sono tutti di alto livello, e quindi anche con una fascia di prezzo elevata. Fate tutti una cucina molto buona, molto ricercata, anche orientata alla ricerca del minor impatto ambientale, come si è visto in questi giorni. È possibile fare le stesse cose a prezzi più abbordabili?
R Proprio le stesse cose è impossibile. Altrimenti vuol dire che se posso fare le stesse cose a metà prezzo vuol dire che a questo punto io ruberei i soldi.
D Vero, non le stesse, però diciamo la stessa filosofia nel preparare i piatti.
R Si, vero. Però lei deve dare anche un servizio, e vede, il prezzo maggiore è proprio quella della manodopera. A questo punto fai un prodotto diverso, ma sempre un prodotto di alto livello, ma diverso nella ricerca della qualità, nell’impegno umano, nella fascia di prezzo finale. Il che non significa che non siano prodotti molto buoni. Si è visto anche nella moda, che qualcosa è possibile ma non tutto. Ad esempio noi andiamo da Armani, nella prima linea abbiamo certamente una ricerca di tessuti migliori, abbiamo una lavorazione migliore, nulla toglie al fatto che Armani Jeans sia un prodotto apprezzabile. Ecco, allo stesso modo non è detto che non si possa fare con un prezzo inferiore qualcosa d’interessante
D In venti anni, qual è stato il riconoscimento, tra i tanti che ha avuto, che l’ha resa più orgoglioso?
R Si, ho avuto tanti riconoscimenti, magari bellissimi. Però ce ne sono due che non sono premi della ristorazione, per esempio la medaglia d’oro del Foyer degli artisti della Sapienza, e anche la medaglia al merito della Federazione tedesca.

La prossima manifestazione di Taste si svolgerà a Verona dal 28 al 30 novembre, e sarà una novità assoluta per il marchio che gira il mondo per la presentazione del buon cibo. Un evento tutto dedicato alla pasticceria, chiamato “Taste of Christmas”-