Tasse, nessun altro rinvio: oggi la scadenza pagamenti

“Strumentalizzare politicamente la questione dei versamenti dovuti il 20 luglio e far passare il governo come nemico dei contribuenti è assurdo, se pensiamo a quanto è stato deciso in
questi mesi”. Lo scrive il viceministro dell’Economia Antonio Misiani su Fb, spiegando che “spostare anche i versamenti di giugno (già prorogati al 20 luglio) a settembre creerebbe un
grande ingorgo fiscale, in un periodo nel quale i dati puntuali dei versamenti sono necessari per la stesura dei documenti di programmazione economica e finanziaria del governo”.

“Occorre che si prenda atto di una situazione che, di fatto, vedrà tantissime imprese e tantissimi lavoratori autonomi impossibilitati a procedere ai versamenti nei termini fin qui previsti”, avverte Confcommercio, che già nei giorni scorsi aveva fornito attraverso i numeri (caduta dei consumi del 15% su base annua a giugno e di quasi il 30% nel secondo trimestre) la dimensione della “profonda crisi di fatturato e di liquidità”. “Rinnoviamo la richiesta al Governo di prorogare le scadenze dei versamenti fiscali per saldo 2019 ed acconto 2020”, chiede Confcommercio che il mancato rinvio rafforzerebbe “il ‘rischio chiusura’. Ed il suo impatto diretto ed indiretto sulla finanza pubblica sarebbe ben maggiore di quello derivante dalla proroga delle scadenze fiscali”.

In pressing sul governo anche la politica. “Noi sosterremo qualunque forma di protesta fiscale, di sciopero fiscale delle Partite Iva, degli autonomi e dei commercialisti”, avverte il leader della Lega Salvini, definendo “indegno” un governo che “pretende che domani milioni di italiani paghino le tasse che non possono pagare”. O si rinvia la scadenza o non si paga, avverte Maurizio Gasparri di Forza Italia, che di fronte al “banditismo fiscale dello Stato” propone una “giusta rivolta popolare”. Sempre da Fi, Gelmini definisce un “raggiro” chiedere il pagamento delle tasse e Sestino Giacomoni torna a proporre “disobbedienza fiscale”, chiedendo al Governo un decreto che sospenda i tributi fino a fine anno. Sostiene infine la protesta dei commercialisti Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia.




Albano Laziale, emendamento del centrodestra: “Istituire subito un fondo agevolazioni tributi e tariffe”

In occasione dell’approvazione del bilancio di previsione 2020 del Comune di Albano Laziale, i gruppi consiliari Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Area Democratica, condividendo l’iniziativa politica con la lista
civica La Città
, hanno depositato una proposta di emendamento che cercando di anticipare i tempi va incontro al rilancio delle attività economiche della città di Albano Laziale.

Con tale iniziativa si chiede all’amministrazione comunale di istituire un apposito capitolo di spesa denominato, “FONDO AGEVOLAZIONI TRIBUTI E TARIFFE”, per un importo non inferiore a 1.000.000,00 € da destinare alla riduzione totale della TARI per un periodo di 6 mesi a favore di tutte quelle attività commerciali, imprenditoriali e professionali della Città di Albano Laziale, che sono state costrette dai vari DPCM alla chiusura. Affrontando questa emergenza con lo spirito di collaborazione che ci contraddistingue, fermamente convinti che per uscire da questa crisi che ha messo in ginocchio il tessuto produttivo e consentirne il rilancio sia indispensabile destinare fondi dedicati a questo scopo. Con questo obiettivo si è proceduto ad individuare alcuni capitoli di bilancio dove recuperare le risorse necessarie tra cui:
1) Risorse disponibili per mancate spese per servizi alle scuole quali energia, riscaldamento ecc…
2) Utilizzo della quota di utile di spettanza del Comune di Albano proveniente dalla società partecipata Volsca Ambiente come stimato in bilancio
3) Riduzione del capitolo relativo ai contributi per festeggiamenti
4) Utilizzo di parte del fondo di riserva.
La presente proposta è stata firmata ed elaborata dai consiglieri di opposizione Matteo Orciuoli, Massimo Ferrarini, Romeo Giorgi, Pina Guglielmino, Federica Nobilio , Edmondo Segrella e Marco Silvestroni.
I proponenti dell’emendamento auspicano che il consiglio comunale approvi la proposta all’unanimità, come primo segnale di sostegno alle categorie che stanno affrontando difficoltà economiche a causa dell’emergenza in corso. Con l’auspicio che si possano condividere ulteriori interventi economici a sostegno di famiglie e di anziani in difficoltà.




Tasse: italiani i più tartassati d’Europa

Cosa sarà del futuro del nostro paese? I dati illustrati fanno riferimento al decennio 2006/2016, ma la situazione non è cambiata. Numerosi squilli di tromba insignificanti (soprattutto in campagna elettorale) continuavano a parlarci di una ripresa economica, che di fatto non c’è. Povera Italia. Con tasse record in Ue e con una spesa sociale tra le più basse d’Europa, il rischio di povertà o di esclusione sociale tra il 2006 e il 2016 è aumentato di quasi 4 punti percentuali, raggiungendo il 30% della popolazione.

Le persone in difficoltà e deprivazione sono passate da 15 a 18,1 milioni

E’ quanto emerge da un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Il livello medio europeo è invece salito solo di un punto, attestandosi al 23,1 per cento: 6,9 punti in meno rispetto alla nostra media. In Francia e in Germania, invece, in questi 10 anni il rischio povertà è addirittura diminuito e attualmente presenta un livello di oltre 10 punti in meno al dato medio Italia. A livello regionale la situazione al Sud è pesantissima. Gli ultimi dati disponibili riferiti al 2016 segnalano che il rischio povertà o di esclusione sociale sul totale della popolazione ha raggiunto il 55,6% in Sicilia, il 49,9% in Campania e il 46,7% in Calabria. In Italia la pressione tributaria (vale a dire il peso solo di imposte, tasse e tributi sul Pil) si attesta al 29,6% (anno 2016).

Tra i nostri principali paesi competitori presenti in Ue nessun altro ha registrato una quota così elevata

La Francia, ad esempio, ha un carico del 29,1%, l’Austria del 27,4%, il Regno Unito del 27,2%, i Paesi Bassi del 23,6%, la Germania del 23,4% e la Spagna del 22,1%. Al netto della spesa pensionistica, il costo della spesa sociale sul Pil (disoccupazione, invalidità, casa, maternità, sanità, assistenza, etc.) si è attestata all’11,9%. Tra i principali paesi Ue presi in esame in questa analisi, solo la Spagna ha registrato una quota inferiore alla nostra (11,3% del Pil), anche se la pressione tributaria nel paese iberico è 7,5 punti inferiore alla nostra. Tutti gli altri, invece, presentano una spesa nettamente superiore alla nostra. In buona sostanza siamo i più tartassati d’Europa e con un welfare “striminzito” il disagio sociale e le difficoltà economiche sono aumentate a dismisura. “Da un punto di vista sociale – commenta il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – il risultato ottenuto è stato drammatico: in Italia, ad esempio, la disoccupazione continua a rimanere sopra l’11 per cento, mentre prima delle crisi era al 6 per cento. Gli investimenti, inoltre, sono scesi di oltre 20 punti percentuali e il rischio povertà ed esclusione sociale ha toccato livelli allarmanti. In Sicilia, Campania e Calabria praticamente un cittadino su 2 si trova in una condizione di grave deprivazione. E nonostante i sacrifici richiesti alle famiglie e alle imprese, il nostro rapporto debito/Pil è aumentato di oltre 30 punti, attestandosi l’anno scorso al 131,6 per cento”.

In questi ultimi anni la crisi ha colpito indistintamente tutti i ceti sociali, anche se le famiglie del cosiddetto popolo delle partite Iva ha registrato, statisticamente, i risultati più preoccupanti. Il ceto medio produttivo, insomma, ha pagato più degli altri gli effetti negativi della crisi e ancora oggi fatica ad agganciare la ripresa. “A differenza dei lavoratori dipendenti – fa notare il Segretario della CGIA Renato Mason – quando un autonomo chiude l’attività non beneficia di alcun ammortizzatore sociale. Perso il lavoro ci si rimette in gioco e si va alla ricerca di una nuova occupazione. In questi ultimi anni, purtroppo, non è stato facile trovarne un altro: spesso l’età non più giovanissima e le difficoltà del momento hanno costituito una barriera invalicabile al reinserimento, spingendo queste persone verso impieghi completamente in nero”.

Marco Staffiero




Ddl, attività funerarie: arriva la tassa sui morti

Chi purtroppo, nel corso del tempo ha perso una persona cara, si renderà conto, oltre ovviamente al dolore, di quanto sia difficile morire in questo nostro paese. Si mette in moto una macchina burocratica devastante che dura parecchi mesi, per i più fortunati. Ebbene si, diventa difficile anche morire. L’Italia è il paese più tartassato del mondo e come servizi stiamo invece tra i peggiori. Ma nessuno avrebbe mai pensato alla tassa sul morto. “Se fosse uno scherzo, sarebbe di cattivo gusto. Purtroppo non lo è: alla vigilia del prossimo 2 novembre, giorno in cui si celebrano i defunti, ci troviamo a dover denunciare l’arrivo di una incredibile ‘tassa sui morti'”. Sono le parole del presidente nazionale del Movimento Difesa del Cittadino Francesco Luongo sul disegno di legge Disciplina delle attività funerarie che, proprio in questo giorni, si sta esaminando in Commissione permanente Igiene e Sanità del Senato.

 

“Si tratta di una proposta che vuole riorganizzare il settore dei funerali, riordinare il sistema cimiteriale e combattere l’evasione fiscale, ma che in sostanza introduce nuovi costi per i cittadini per il funerale e la sepoltura dei propri cari – denuncia Luongo -. La nuova ‘tassa’ prevede innanzitutto l’applicazione dell’Iva al 10% sui servizi funerari, fino a oggi esenti dall’imposta e persino il pagamento di una sorta di affitto sulla tomba”, un contributo annuale che dovrebbe essere pari a 30 euro, destinato a finanziare la vigilanza e il controllo da parte delle aziende locali.

 

Il disegno di legge introduce anche l’obbligo per i Comuni di destinare il 20% della TASI incassata ai cimiteri monumentali affinché possano coprire i loro costi”. Un’altra conseguenza del ddl, aggiunge Luongo, sarà “la riduzione delle agenzie funebri presenti sul territorio in quanto si stabilisce che le imprese che organizzano più di 300 funerali l’anno (fino a 1000) dovranno avere almeno 3 mezzi di proprietà, 6 dipendenti assunti a tempo indeterminato e un direttore tecnico, mentre quelle che organizzano più di 1.000 funerali dovranno possedere 4 carri funebri e avere 12 dipendenti”. Le aziende, ipotizza il presidente del Movimento Difesa del Cittadino, che “non si adegueranno alle nuove norme saranno inesorabilmente costrette a chiudere o a essere assorbite da altre imprese più grandi”. “Tutto questo comporterà inevitabilmente un aumento dei costi dei funerali e del mantenimento dei loculi e cappelle in cui sono sepolti i nostri cari estinti – calcola l’associazione -. Se un funerale tipo, ad esempio, oggi costa in media 2.000 euro, con la nuova norma la spesa aumenterà a 2.200 euro”. C’è un detto popolare, in merito alla perdita di un caro che vola in cielo, che dice: “Triste è per chi resta”.

Marco Staffiero




RENZI E LE SUE PROMESSE: "DAL 2017 VIA ANCHE L' IRES"

di Angelo Barraco
 
Milano – Renzi quest’anno ha detto tante cose agli italiani, tante promesse e tante speranze messe sul tavolo di chi fatica ad imbastirlo per arrivare a fine mese. Adesso il premier dichiara in un’intervista “Io voglio un Pd unito anche se c'e' ancora qualcuno che non ha elaborato il lutto della sconfitta al congresso”. Inoltre difende il dialogo con Denis Verdini e gli ex di Forza Italia “non e' il mostro di Lochness, e i suoi non fanno parte della maggioranza di governo. Votano le riforme non la fiducia”. Puntualizza inoltre che è giusto che ci sia spazio per le idee altrui, soprattutto sui temi costituzionali.
 
Aggiunge poi, “Dovremo invece trovare delle regole condivise sul voto di fiducia, ma sara' un tema che ci porremo in futuro, non adesso. Siamo quasi a meta' della mia segreteria: tra breve chiunque potra' metterla in discussione e vincere il congresso”. Roberto Speranza, esponente della sinistra Dem, scrive su Twitter “Barani, Verdini & C. e' meglio perderli che trovarli. Renzi ha detto che vuole unire il Pd. Bene. Allora la smetta di amoreggiare con loro”. Renzi parla anche di riforme puntualizzando “Da due mesi dico che i numeri ci sarebbero stati. Abbiamo assistito a un prolungato confronto, ma quando siamo entrati nel merito della discussione non ci sono stati problemi: per noi era importante mantenere il principio che non si toccava la doppia conforme ricominciando daccapo. Obbiettivo raggiunto” e difende a spata tratta l’ipotesi di abolire la tassa sulla prima casa. Secondo il premier la vera questione oggi “e' creare un clima di fiducia nel Paese. Solo questo puo portare i risparmiatori italiani, che sono sono molto oculati e prudenti e non a caso sono i risparmiatori piu' forti del mondo, a mettere di nuovo in circolo i soldi”. Sulla riduzione inoltre aggiunge che le nuove misure di riduzione ci sono ma non può indicarle in dettaglio al momento. Per la sanità? Nessun taglio “Nel 2013 sulla sanita' c'erano 106 miliardi. L'anno dopo sono diventati 109, poi 110, il prossimo anno 111. Stiamo aumentando i fondi non li stiamo tagliando” in merito a quanto è successo ieri in Senato il premier riferisce “ogni gesto volgare, in modo particolare verso le donne, va censurato senza se e senza ma”.
 
 
Ma cosa ha promesso Renzi agli italiani nell’ultimo anno? Pochi giorni fa ha scritto su Twitter una frase che dimostra come nel nostro paese le cose, sembra, stiano pian piano cambiando: “Istat. In un anno più 325mila posti di lavoro. Effetto #Jobsact #italiariparte #lavoltabuona” è davvero la volta buona? Anche i dati dimostrano un calo della disoccupazione, nel mese di agosto ha raggiunto l’11,9%. In un anno il tasso di disoccupazione diminuisce del 5,0% a cui ne corrispondono 162 mila soggetti in meno in cerca di occupazione. Nel mese di agosto ci sono 69 mila occupati in più rispetto al mese di luglio e 325 mila rispetto al mese precedente. Dopo questa notevole crescita, c’è un ulteriore aumento dello 0,3% e dell’1,5% e il tasso di occupazione raggiunge il 56,5%. Per quanto riguarda invece la disoccupazione giovanile, tasto dolente per il nostro paese, nel mese di agosto arriva al 40,7%, ovvero aumenta dello 0,3% rispetto al mese precedente ma sull’anno ha il -2,3 punti. Ma i cambiamenti prospettati da Renzi per l’Italia sono tanti, sarà un’Italia diversa? Migliore? Vedremo. 
 
In arrivo nuove notizie. Cosa cambierà ancora? Finite le vacanze estive Renzi alza la voce su un tema che duole le tasche degli italiani, Tasi e Imu. Il premier ha detto infatti che entro il 2016 Tasi e Imu verranno abolite e ci saranno dei tagli all’Ires nel 2017 fino al 24%. “Il prossimo anno togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare questo giochino” sono state le sue parole e ha precisato inoltre che la tassazione in Italia è esagerata e abbassarle porta ad un’equità sociale e ciò non è fatto per guadagnare voti “Nel 2017 ci possiamo concentrare sull'Ires, cioè sulle tasse sulle imprese, portandola al 24% sotto la Spagna; e poi per il 2018 possiamo intervenire sull'Irpef”. Parla poi del Pil e della sua crescita, seppur dello 0,5, e tende a puntualizzare che i numeri stanno cambiando e tale numero non basta. Ma questi tagli incidono anche su altri settori? Il direttore esecutivo del Fmi Carlo Cottarelli ha parlato al medesimo Meeting e ha precisato che Il sistema sanitario nazionale funziona, ma “ci sono risparmi da fare soprattutto perchè l'efficienza è molto diversa tra le varie regioni ed anche all'interno di ciascuna di esse –ha precisato inoltre- Una cifra possibile di risparmi senza stravolgere il sistema è tra i tre ed i cinquemiliardi di ulteriori risparmi rispetto a quanto è stato fatto. Ci sono margini importanti. L'importate è procedere con un intervento mirato”. Cosa dobbiamo aspettarci quindi? Tasche degli italiani più leggere ma, la sanità?
 
 
Ma non si ferma, parla di pensioni e tasse sulla casa. Sulla questione delle pensioni riferisce che ha chiesto a Padoan e Poletti di individuare un meccanismo per consentire più flessibilità in uscita e aggiunge “Spero che riusciremo a trovare un primo rimedio gia' con la Stabilita. Non posso rispondere ovviamente delle scelte del passato, alcune delle quali peraltro hanno provocato piu' costi che risparmi”. Poi ha parlato di un argomento caro, anzi carissimo agli italiani, la tassa sulla prima casa: “La tassa sulla prima casa viene abolita per tutti per sempre” dice Renzi, aggiungendo inoltre “Sarebbe un gigantesco autogol passare i prossimi sei mesi a decidere chi paga e chi no, senza avere un criterio uniforme, sono certo che questa mossa avra' un effetto psicologico sul mercato immobiliare e sull'edilizia”. Vuole precisare inoltre che il Pd è più vivo che mai e ciò è dimostrato dai risultati elettorali  e gli oltre cinque milioni raccolti dal Pd con il due per mille. Aggiunge inoltre “Quanto ai sondaggi noi alle politiche supereremo il 40%, ne sono certo – aggiunge – ma se anche oggi fossimo al 34% saremmo piu' o meno il doppio della percentuale in cui erano i Ds durante la segreteria e il Governo D'Alema. Il doppio. E le nostre regionali, per intenderci, le abbiamo vinte noi, non e' un caso se governiamo 17 Regioni su venti”. Ma gli argomenti trattati da Renzi sono tanti: si parla anche dell’assemblea dei sindacati che ha bloccato l’accesso ai Fori e al Colosseo  e precisa che è stato approvato un decreto legge che inserisce i musei nei servizi pubblici essenziali. “Certo, ci sono alcuni sindacalisti che pensano ancora di poter prendere in ostaggio la cultura e la bellezza dell'Italia. Non hanno capito che la musica e' cambiata. Non gliela daremo vinta, mai. E il decreto legge lo dimostra in modo inequivocabile”.



RENZI: “LE TASSE SCENDERANNO. CROCETTA E MARINO SI OCCUPINO DI COSE CONCRETE”

di Christian Montagna

Roma – Si dice determinato il premier Matteo nell’abbassamento delle tasse. Proprio in un’intervista al tg5, ha ribadito la sua volontà di voler diminuire la spesa mensile che pende sulle famiglie italiane, incoraggiando così una ripresa ancora troppo timida. “Alla minoranza Pd dico che, piaccia o non piaccia, abbiamo preso un impegno con gli italiani e lo manterremo"., ha ribadito durante l’intervista. E’ un programma fiscale quello del premier che se attuato potrebbe concretamente sollevare la condizione delle famiglie italiane. Tra l’altro, proprio in un momento di grande crisi come questo, non potranno essere i rivali politici o anche “gli amici” del premier a poter bloccare il programma: Fassina, D’Alema e Bersani dovranno arrendersi dunque dinanzi alla determinazione di un premier che avanza oggi più spedito che mai.


“E' il momento una volta per tutte di buttar giù le tasse", ha poi continuato nel corso dell’intervista. Che sarà la volta buona? C’è da essere ottimisti in un periodo come questo: è l’unica cosa che potrebbe finalmente far smettere il popolo italiano di piangersi addosso! L’Italia ripartirà con le riforme, ne è sicuro il premier, una volta eliminati gli avversari e i dissidenti, la promessa fatta agli italiani sarà mantenuta.


Renzi contro Marino e Crocetta. Altro tasto dolente toccato durante l’intervista è quello dei sindaci di Roma e del presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta. “ Si occupino delle cose concrete, dei problemi della gente, mettano a posto le loro città, sistemino la sanità. Se sono in grado di governare governino, vadano avanti altrimenti vadano a casa". Un messaggio, indice forse di stanchezza da parte del presidente nel combattere continuamente le telenovelas che sindaci e governatori mettono in atto: “la gente non si chiede se un politico resta in carica ma se risponde alle sue domande” ha poi concluso.




GRECIA: VIA BABY PENSIONI, AUMENTO TASSE PER IMPRESE. LEADER EUROPEI PROMUOVONO IL PIANO DI TSIPRAS

 
di Angelo Barraco
 
Bruxelles – E’ giunto da alcune ore sul tavolo dell’Eurogruppo il tanto atteso piano di Tsipras. Il leader ellenico propone l’addio alle “baby” pensioni, la rinuncia allo sconto dell’iva per le isole con maggiore afflusso turistico, aumento delle tasse per imprese ed armatori. Quindi via lo sconto Iva alle isole entro l’anno 2016 e aliquota aumentata al 23% per i ristoranti e per alberghi invece al 13%. I tagli alla difesa raggiungeranno i 300 milioni di euro entro il 2016. Chiesto aumento delle tasse sugli armatori, sui beni di lusso con un aumento del 10/13% e le imprese invece 26/28% e dopo una revisione catastale anche sugli immobili. Sono previsti risparmi su pensioni tra lo 0,25 e lo 0,50% del pil dell’anno 2015 e l’1% del 2016 e un taglio progressivo delle baby pensioni e un innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni entro l’anno 2022. 
 
 Il piano è di ben 12 miliardi, superiore al precedente che era di 8, a cui  Tsipras cercherà di ottenere il consenso in Parlamento. Per quanto riguarda il prestito che la Grecia chiede al Fondo salva stati, il prestito triennale che chiede la Grecia è di 53 miliardi, tale prestito dovrebbe coprire le esigenze finanziarie della Grecia fino al 2018 e dovrebbe garantire il rimborso di prestiti per 46 miliardi dovuti a Fmi e Bce che sono in scadenza per il 30 giugno 2018.
 
Le reazioni dei leader europei al piano di Tsipras sono state positive, Hollande ha promosso il piano e reputando le proposte serie e credibili e ha detto anche che il programma mostra la determinazione della Grecia a restare nella zona euro. Hollande spera che le discussioni riprendano “con la volontà di concludere”. Sul fronte italiano invece il premier Matteo Renzi ritiene possibile già domani un accordo dicendo che “Speriamo di non rivederci anche domenica: vuol dire che l'accordo sulla Grecia può essere fatto anche nella giornata di sabato dai ministri dell'Economia”. Tali parole le ha dette dopo aver incontrato il primo ministro irlandese Enda Kenny. 



FAMIGLIE E IMPRESE: A GIUGNO 56 MILIARDI DI EURO DI TASSE

di Christian Montagna

Mestre – E’ allarmante il conto fatto dalla Cgia di Mestre secondo cui entro la metà del prossimo mese, le famiglie italiane e le imprese saranno chiamate a versare all’Erario e agli enti locali oltre 56 miliardi di tasse per Imu, Tasi, Irpef, addizionali sulle persone fisiche, Irap, Ires, Iva e Tari.

Le sorprese però non finiscono qui: entro il sedici luglio infatti, altri 33, 6 miliardi di euro dovranno essere riscossi dall’Erario.

A preoccupare maggiormente i bilanci delle aziende italiane sarà l’Ires , l’imposta sui redditi delle società capitali che porterà nelle casse dello Stato 10, 5 miliardi di euro. Non da meno sarà l’Irpef di collaboratori e dipendenti delle imprese. Dovranno infatti versare 10,4 miliardi di euro.

Anche per le già provate famiglie italiane le notizie in arrivo non sono incoraggianti: a cominciare dalla rata Tasi (1,65 miliardi da versare ai Comuni), all’aumento dei costi della vita, all’aumento dei prezzi che tuttora non si arresta. Proprio in corrispondenza della vacanze, dunque, molti italiani, prima di poter prenotare il relax estivo, dovranno fare i conti con le stangate che non risparmiano alcun settore.




TASSE: IL 2014 INIZIA CON LE STANGATE

di Luca Pagni

Anno nuovo ? Ma quanto ci costi! Perchè durante le feste natalizie si cerca sempre di addolcire la pillola delle stangate che verranno ?

Gli italiani non si lasciano imbonire dai proclami in TV dove si dicono mezze verità sulla diminuzione delle tasse nel 2014.

La pressione fiscale nel 2013 è aumentata ed aumenterà anche nel prossimo triennio.

I cittadini e le piccole e medie imprese sanno che la realtà è dura e stanno facendo i conti con l'aumento degli acconti Ires, Irap, Irpef, con la Tares e ancora Accise e Tari oltre alla riduzione delle aliquote sulle spese detraibili e per non tralasciare l'aumento dell'IVA dal 21 al 22% e dal 4 al 10%.

Aumenteranno i costi per riscaldamento, cibo e scuola…

I dati più preoccupanti vengono da più associazioni dei consumatori che dopo aver studiato il decreto del fare, hanno stimato altri rincari annui per le famiglie italiane:

Alimentazione 327 euro; trasporti 81 euro; servizi bancari, mutui e bolli 61 euro; carburanti e accise 108 euro; derivati del petrolio, detersivi, plastiche 118 euro; assicurazione auto 53 euro; tariffe autostradali 57 euro; acqua 22 euro; riscaldamento 44 euro; addizionali territoriali 156 euro; scuola (mense-libri) 74 euro; tariffe professionali-artigianali 116 euro.

Di buone notizie non ce ne sono e se le bollette del gas non dovrebbero variare, quelle della luce sono destinate a salire dello 0,7%, come stabilito dall'Autorità per l'energia.




TASSE 2014: DA IMU A TASI… LA METAMORFOSI

di Maurizio Costa

La tassa più discussa di sempre cambia nome, ma in sostanza rimarrà la stessa. Infatti nel 2014 l’Imu verrà inglobata nella maxi-tassa Iuc, composta dalla Tasi (tassa sui servizi indivisibili) e dalla Tari (tassa sui rifiuti). In poche parole l’Imu si trasformerà in Tasi per quello che riguarda la prima casa, mentre resterà invariata per le seconde case. Inoltre, chi possiede un secondo immobile non locato nello stesso Comune di quello principale, dovrà pagare il 50 % dell’Irpef sulla rendita catastale dell’immobile.
L’Imu quindi rimarrà ma sotto un altro nome. La legge di stabilità prevede che i Comuni non possano superare l’aliquota dello 0,25 % per la Tasi per le prime case. Ogni Comune potrà scegliere se imporre un’aliquota bassa o addirittura pari allo zero, ma a spese proprie. Quindi, in linea di massima, non conviene alle Amministrazioni locali fare sconti sulla tassa degli immobili e quindi i cittadini dovranno comunque pagare.
Rimane sempre il nodo riguardante la mini-Imu: in tutti i Comuni che hanno superato l’aliquota dello 0,4 %, in riferimento al 2013, il cittadino proprietario della prima casa dovrà pagare la differenza con il valore dell’aliquota precedentemente superata per un valore che non deve superare il 40 % della differenza stessa. In poche parole si deve fare la differenza tra l’aliquota attuale e quella precedente e quindi calcolare il 40 % del risultato. La tassa scade il 24 gennaio, ma non è detto che non possa essere prorogata.
Per quel che riguarda gli affitti, la Tasi dovrà essere pagata dall’inquilino con una quota che oscilla dal 10 al 30 %; i vari Comuni sceglieranno quanto dovrà pagare l’affittuario. Inoltre è stato vietato il pagamento dell’affitto in contanti per permettere una maggiore tracciabilità del denaro.

L’altra parte dello Iuc, la Tari, la tassa sui rifiuti, è tutta un’altra storia. Chi quest’anno ha pagato la Tares non dovrebbe pagare la Tari, se non in misura di un aumento del 7 % dovuto alle spese di gestione. Chi invece quest’anno ha pagato sulla base delle tariffe Tarsu potrebbe avere una bella sorpresa. La Tari, comunque, si basa sulla produzione teorica dei rifiuti in ogni famiglia, perciò esercizi commerciali e famiglie numerose saranno penalizzati gravemente.

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