Firenze , studentesse americane stuprate: 4 anni e 8 mesi per l’ex carabiniere

Condannato a 4 anni e 8 mesi: questa la sentenza emessa dal gup al processo con rito abbreviato a Marco Camuffo, uno dei due carabinieri accusati di aver violentato due studentesse americane, nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017, dopo averle riaccompagnate a casa da una discoteca fiorentina. Rinviato a giudizio Pietro Costa, l’altro militare coinvolto nell’inchiesta, che non ha scelto il giudizio abbreviato: prima udienza 10 maggio 2019.

La richiesta del rito abbreviato, da parte di Camuffo, 44 anni, ex appuntato, prevede la riduzione di un terzo della pena. L’accusa aveva chiesto 5 anni e 8 mesi. Secondo quanto ricostruito dalla magistratura, i due avrebbero agito abusando della qualità di carabiniere in servizio e avrebbero violato gli ordini impartiti dai superiori. Entrambe le ragazze salirono, sempre secondo l’accusa, “illegittimamente” a bordo della Fiat Bravo del 112. Le due studentesse risultarono alla rilevazione effettuata alle 6.51 del mattino del 7 settembre in stato di ebbrezza alcolica, con 1.68 grammi di alcol per litro una e 1.59 per l’altra.

Secondo il capo d’imputazione notificato a conclusione delle indagini, i due carabinieri, che sono stati destituiti al termine dell’indagine preliminare avviata dopo la denuncia, avrebbero violentato le due ragazze agendo in modo “repentino e inaspettato”.

I due ex militari hanno ammesso di aver avuto rapporti sessuali con le due ragazze, ma hanno sempre affermato che le studentesse statunitensi fossero consenzienti. Versione che oggi, davanti al gup, Camuffo ha ribadito rendendo dichiarazioni spontanee, sottolineando però che non fu lui a decidere di accompagnare le ragazze dalla discoteca alla loro casa di Firenze, ma fu iniziativa del collega Pietro Costa, 32 anni. Prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio, gli avvocati Filippo Viggiano e Cristina Menichetti. legali di Camuffo, avevano chiesto l’assoluzione per il loro assistito. I difensori di Costa, Giorgio Carta e Andrea Gallori avevano risposto alla richiesta di rinvio a giudizio dell’ex carabiniere scelto, chiedendo il proscioglimento.




Carabinieri, stupratori per legge: ma stiamo davvero scherzando?

di Roberto Ragone
Diciamo subito che il comportamento ‘latino’ dei due militi dell’Arma non è piaciuto a nessuno. È comunque frettoloso e ingiusto chiamarli ‘stupratori’. Non c’è paragone, infatti, fra ciò che è accaduto a Firenze, e il massacro che si è consumato sulla spiaggia di Rimini: quello, sì, un vero, autentico stupro alla ‘Arancia meccanica’.
Se esaminiamo i soggetti coinvolti nel fattaccio, possiamo subito constatare che fra le due parti esiste un divario culturale enorme: e, a scanso di equivoci, non s’intende ‘culturale’ nel senso di titolo di studio conseguito, ma di costume e usanza, insomma, in una parola di vissuto. È facile capire che due studentesse americane in trasferta in Italia hanno una base di emancipazione che non è di certo quella di chi ha fatto una scelta di vita a servizio della comunità. Né il capopattuglia dell’Arma può vantare i gradi da ufficiale, il che lo renderebbe ancora più colpevole: è uno dei tanti oscuri sottufficiali che proteggono le nostre vite, di noi Italiani, a volte a costo della propria. Non così le due ragazzine, che erano così ubriache da far scattare l’accusa di stupro ‘per legge’ nei confronti dei due Carabinieri. Ingenui? Certamente. Sprovveduti? Sicuro! Anche se ti aprono sotto gli occhi il barattolo della marmellata, nessuno ti autorizza a infilarci dentro le dita.

Resta comunque una serie di fatti da chiarire. Se le due ragazze erano tanto ubriache – e l’esame alcolemico lo ha confermato – da far scattare l’accusa di stupro ‘per legge’ nei confronti dei due eroi notturni, intervenuti in discoteca per ristabilire l’ordine perché chiamati da qualcuno, dobbiamo pensare che non erano nuove a bravate del genere, cioè che abitualmente assumono tanto alcol da sentirsi ‘in cimbali’, come si diceva una volta; insomma tanto alcol – e magari non solo quello – da ‘sballare’, come piace fare oggi ad una generazione che ha perso troppi valori. Dobbiamo pensare che per un’abitudine acquisita, nonostante l’alcol assunto, fossero perfettamente in grado di intendere e volere, e in quel momento abbiano voluto e sollecitato un rapporto sessuale con due divise: le divise affascinano sempre, e un trofeo come quello avrebbe fornito argomenti di grandi racconti, una volta tornate in patria.
Dobbiamo, per dirla volgarmente, stabilire ‘chi ha scopato chi’, e magari invertire l’ordine dei fattori. Di certo la parte dominante non erano i due Carabinieri, ma le due smaliziate ragazzine. Dalla filmografia USA siamo abituati ad assistere ad un popolo di solitari, che cercano incontri occasionali, soprattutto nei bar; siamo anche abituati a vedere studentesse che, nei college, hanno rapporti a ripetizione con i loro colleghi maschi, il tutto in una ricerca di un momento di piacere, pur sempre occasionale. Allora, consideriamo gli usi e i costumi di queste mine vaganti in trasferta, tenendo come esempio di conclamata infedeltà Amanda Knox, la quale, pur avendo in America un fidanzato, aveva irretito un Sollecito molto meno ‘emancipato’ di lei, fino a coinvolgerlo in una brutta storia.

La magistratura ha dato il suo verdetto, in proposito, ma so’ che nell’animo di tanti rimangono dei dubbi: specialmente nel parenti della vittima. L’America è un paese matriarcale, lo è stato fin dalle sue origini, e continua ad esserlo ancora oggi. È ridicolo il fatto che se il tasso alcolemico delle due ‘malcapitate’ fosse stato più basso, non sarebbe stato possibile accusare di stupro i due della pattuglia. Che abbiano commesso un errore, non c’è dubbio: ma da questo all’accusarli di stupro, soltanto magari per incassare il premio della polizza dedicata a questo argomento, ce ne corre. Non c’è storia, insomma, fra due ragazze americane in trasferta per motivi di studio in Europa, e due militi dell’Arma, sicuramente soccombenti sul piano culturale e di costume. Fermo restando che l’errore che hanno commesso è grave, non è giusto che tutti gettino loro la croce addosso. Non è stata una ‘ragazzata’, come tante volte sentiamo definire uno stupro di branco di minorenni nei confronti di una coetanea: ma non è neanche giusto che addirittura il Comune di Firenze si costituisca parte civile nel procedimento nei loro confronti. Servilismo nei confronti dell’America? Pare tanto di sì.

Da parte di chi scrive, sarebbe giusto che, dopo una punizione militarmente adeguata, la si smettesse di gettare il mostro in prima pagina, magari per distogliere l’attenzione da altre notizie, molto più importanti ma più scomode, che passano sotto silenzio. Come ad esempio l’epidemia di stupri – quelli veri – da parte di immigrati con permesso di soggiorno per ‘motivi umanitari’: e abbiamo appreso da certi giornali che i ‘motivi umanitari’ sono a volte frutto di grande fantasia. Un bengalese che violenta una ragazza finlandese alla stazione Termini, a Roma, non è fantasia, né la ragazza era ubriaca. Lo stupro vero ha dei connotati ben precisi, non ultimi quelli riguardanti lividi, escoriazioni e segni di violenza fisica, cosa che le due ‘facili’ americanine non hanno presentato, all’esame clinico. Concludendo, errore sì, e da matita blu. Stupro no, piuttosto raggiro da parte di chi ne sa più di loro. Stupidi sì, stupratori no: specialmente se lo stupro è tale ‘per legge’, soltanto in base al tasso alcolemico delle ragazze, perfettamente in grado, a quel punto, di capire cosa stava succedendo. Ma stiamo davvero scherzando?