Puglia, strage ferroviaria: intervista esclusiva alla figlia di una delle vittime

di Angelo Barraco
BARI – Martedì 26 luglio, alle ore 20.30, si terrà una fiaccolata in Piazza Diaz per ricordare le 23 vittime del tragico incidente ferroviario che è avvenuto sulla tratta Corato-Andria lo scorso 12 luglio, quando due treni che viaggiavano su un unico binario si sono scontrati ad una velocità di circa 100-110 km orari. Un impatto violentissimo che, in un groviglio di lamiere, polvere e cenere, ha strappato la vita a 23 persone e ne ha cagionato il ferimento di 50. Con l'avvio delle prime indagini e la costituzione di un pool di magistrati per coordinare l’inchiesta. sono subito saltate fuori le prime anomalie. È emerso subito che il treno partito da Andria in realtà non doveva partire. Viene puntato il dito sui capistazione della società Ferrotramviaria che erano in servizio ad Andria e Corato poiché il treno si è mosso con l’ok del capostazione e il semaforo che ha confermato al mezzo la possibilità di proseguire la marcia. Errore umano oppure un guasto che ha portato all’attivazione del semaforo? Nessuna pista è esclusa ma ciò che si è palesato davanti agli occhi dei familiari delle vittime che hanno cercato i corpi dei loro parenti rimarrà un segno indelebile inciso nella memoria di chi aspettava un padre, un fratello, un figlio e invece ha dovuto trasformare quell’attesa in un ricordo lontano, sbiadito, che trasforma i gesti più semplici in ostacoli insormontabili.

Abbiamo ripercorso tutta la storia raccogliendo la preziosa testimonianza di una psicologa che ha assistito i familiari delle vittime. Un dolore difficile da affrontare, che si intreccia con i ricordi e con l’incredulità, esattamente con quelle lamiere che si sono intrecciate, ai corpi e agli alberi circostanti.

Ci ha concesso gentilmente un’intervista la Signora Daniela Castellano, una donna che ha perso il padre in questo terribile incidente. Con tanto dolore, rabbia ma con tanta voglia di lottare per raggiungere la verità, ci ha raccontato quel giorno.

Il 12 luglio due treni si sono scontrati sulla tratta Corato-Andria: Un incidente che ha cancellato per sempre il naturale percorso di vita di molte persone. A lei cosa ha portato via quel terribile incidente?
La mia vita è cambiata in modo drastico. Ti parlo già iniziando da martedì quando apprendo la notizia dai televideo che i treni si erano scontrati, non sapevo che papà fosse su quel treno ma ho pensato subito a mio fratello, a mio cognata che vivono ad Andria e loro prendono quel treno per muoversi perché lavorano tutti e due a Bari. Mi muovo subito per avere notizie, purtroppo quando chiamo mia sorella e spiego che c’era stato l’incidente in treno, mia sorella ha iniziato ad urlare “Papà era su quel treno”. Da quel momento la mia vita è finita. Ci siamo messe in macchina io, mia mamma e mia sorella con il suo fidanzato e siamo accorse sul punto in cui c’è stato l’incidente. Da li è iniziato questo calvario, loro hanno aspettato li per avere notizie con mio fratello per vedere se papà era tra i feriti e poi io e mia mamma abbiamo iniziato a guardare in giro per Andria per avere notizia e riguardo: all’ospedale, dai Carabinieri, al palazzetto dello sport. Alle 17:00/18:00 ci dicono dal palazzetto dello sport che papà non era tra i feriti e che sarebbe stato il caso di trasferirci a Medicina Legale a Bari. Da Andria a Bari è stato il mio viaggio più lungo perché da un lato non vedevo l’ora di arrivare per avere notizie, dall’altro sapevo ormai che papà era morto perché me lo sentivo e non volevo arrivare. Quando poi sono arrivata li ci hanno riuniti; abbiamo avuto un grande supporto da parte degli psicologi, psichiatri e gli stessi medici legali che sono vicinissimi a noi. Li ci hanno chiesto che cosa indossasse mio padre, se c’erano delle caratteristiche particolari per poterlo riconoscere e che prima del giorno dopo non avremmo potuto fare il riconoscimento. Però venivo a sapere che papà è morto.

Su quale treno viaggiava suo padre?
Pulsano-Bari, era appena partito.

Era solito prendere il treno?
No, è stata una casualità assurda questa volta. Lui viveva a Torino, tra Torino e Cuba, è arrivato in Puglia il lunedì per venire a trovare i nipoti e questa volta aveva deciso di dormire ad Andria per passare la serata con i nipoti, solitamente si fermava a Bari. Quindi la mattina  veniva a trovare i parenti, ma non è mai arrivato.

Prima che si verificasse l’incidente vi erano state delle avvisaglie da parte dei cittadini o dei pendolari in merito alle condizioni della ferrovia o del transito dei treni?
No, no, assolutamente. Anche perché consideri che nessuno era a conoscenza della tratta che forse comunque scoperta d’impianto di sicurezza. Quando aprirono la tratta su Palese sembrava che Bari-Palese fosse la migliore ferrovia del mondo e quindi si pensava che fosse la più sicura perché comunque le interviste che rilasciarono all’epoca dalle istituzioni erano pervase da entusiasmo che mai avremmo pensato che si potesse arrivare a una tragedia del genere. Come fai a sapere che quel tratto era scoperto da qualsiasi sicurezza e che addirittura il treno partisse in vecchio modo, praticamente medioevale, col fischio e con la telefonata. Mai avremmo potuto immaginarlo, non l’avremmo mai preso. Nessuno prende un treno della morte, nessuno lo prende il treno della morte. Ma neanche tutti i pendolari i giorni prima e i giorni seguenti.
 

Di recente vi sono indagini in corso in merito a fondi europei…
Si, ho scoperto con un’intervista che ho letto, rilasciata dal nostro assessore al trasporto di quest’ultimo mandato in cui ha detto che ha versato 24 milioni di euro alla Ferrotramviaria per la messa in sicurezza, nel 2014. Ora mi chiedo: dove sono finiti quei soldi?
 

Com’è il vostro stato d’animo oggi?
Dormiamo poco, dormiamo con l’ausilio di pastiglie per farci dormire, si mangia ogni tanto perché si deve mangiare ma non per fame. Vai a dormire con l’immagine di tuo padre di quando hai fatto il riconoscimento, con un cranio sfondato, ti svegli con quell’immagine, ti si materializzano improvvisamente le fotografie dei treni uno sopra l’altro, le immagini di tuo padre sotto quelle macerie: Secondo lei questa è vita? Perché per me non è vita, è un supplizio. Secondo me la stessa cosa vale per le altre famiglie, perché nessuno di noi ha avuto modo di avere un cadavere intatto. La Ferrotramviaria ci ha consegnato dei morti dilaniati, che si sappia questo. Non stiamo parlando di persone che sono morte per malattia, stiamo parlando di una strage, una strage che era già nell’aria. Noi parliamo tanto di terrorismo dell’Isis, io questo lo chiamo “terrorismo di dirigenti corrotti”, che non ha niente di diverso da quello di una guerra di religione, anzi peggio, perché qui parliamo di dio denaro.
 

Quanto è importante per voi il supporto psicologico che state ricevendo in questi delicatissimi giorni?
Io adesso non ho ancora chiamato per avere un supporto psicologico, quello che abbiamo avuto in quei giorni a Medicina Legale è stato molto forte. Io mi ricordo solo che erano iper presenti e che appena usciva una lacrima , immediatamente ero attorniata da due persone.
 

Oggi, che messaggio vuole lanciare alle istituzione a seguito di quanto è accaduto?
Riescono a svegliarsi la mattina con una coscienza pulita? Parlano, parlano ma i morti continuano ad esserci, che cosa è cambiato in questi vent’anni? Niente, solo chiacchiere buttate al vento, la gente muore per colpa loro perché comunque non fanno i controlli dovuti o perché comunque i soldi che dovrebbero essere investiti per noi comuni mortali che andiamo in giro con mezzi come i treni e non con le macchine blu scortati, noi comuni mortali rischiamo la morte ogni giorno