Egitto, l'Isis fa strage di cristiani

 

CAIRO – Sangue e di morte in Egitto. I kamikaze dell'Isis hanno fatto strage di cristiani copti in due chiese: a Tanta, a nord del Cairo, e ad Alessandria, lasciando sul terreno almeno 45 morti e 118 feriti. Un massacro che ha fatto ripiombare l'Egitto militarizzato di al Sisi nell'incubo terrorismo del Califfato nero a tre settimane dalla visita del Papa e in una giornata fortemente simbolica per tutto il mondo cristiano. Erano in duemila nella chiesa Mar Girgis di Tanta, sul delta del Nilo, a seguire le celebrazioni quando, in un attimo, si è scatenato l'inferno.

Un'esplosione vicino all'altare ha squassato l'edificio e divelto i banchi. Al posto dei fedeli in preghiera, decine di corpi senza vita – 27 – sul pavimento bianco macchiato di sangue e, intorno, i lamenti dei feriti. In un primo momento si è pensato a una bomba azionata a distanza, ma dopo il ritrovamento dei resti dilaniati di un uomo si è fatta strada l'ipotesi di un kamikaze. Erano le 10 del mattino e mentre il bilancio delle vittime saliva e cominciavano ad arrivare le prime reazioni inorridite, la notizia di un secondo attacco: questa volta ad Alessandria, 'capitale' della chiesa copta, sul sagrato della chiesa di San Marco. Quando il terrorista si è trovato davanti gli addetti alla sicurezza è tornato indietro, si è avvicinato al metal detector e si è fatto esplodere nei pressi dell'entrata. Almeno 18 i morti e una quarantina i feriti. Il patriarca copto Tawadros II, capo di otto milioni di cristiani egiziani, aveva appena finito di celebrare la messa. Secondo alcune fonti, aveva lasciato la chiesa, secondo altre si trovava ancora all'interno. E' lui – oltre al presidente al Sisi e al grande imam di al-Azhar, Ahmed al Tayyib – che papa Francesco incontrerà nella prossima visita in Egitto, il 28 e 29 aprile, nella prosecuzione di quel dialogo cominciato nel 1973 con il primo incontro, dopo 15 secoli, tra Paolo VI e l'allora patriarca Shenuda III. Ed è a lui che il pontefice si è rivolto durante l'Angelus, quando è stato informato del primo attentato.

In serata il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha annunciato parlando in televisione "la dichiarazione dello stato di emergenza in Egitto per tre mesi". Lo stato d'emergenza sospende il diritto alle manifestazioni di ogni genere e le adunate di oltre cinque persone, consente fermi per un periodo indeterminato, estende i poteri delle forze di polizia, permette procedimenti giudiziari per civili ad opera di tribunali militari.




ORRORE IN PAKISTAN: KAMIKAZE TALEBANI FANNO UNA STRAGE DI CRISTIANI

Redazione

Pakistan – Sangue sul sangue, terroristi in competizione con altri terroristi. Ormai l'emergenza sta diventando quotidianità. Ancora orrore in Pakistan dove c'è stata una nuova strage di cristiani in Pakistan: kamikaze talebani hanno preso di mira due chiese a Lahore, uccidendo 14 fedeli che assistevano alle messa e ferendo altre 78 persone, di cui 30 in modo grave. L'attacco e' stato rivendicato da Jamaat-ul-Ahrar, un gruppo integralista legato ai talebani e che ormai fa concorrenza all'Isis che sta reclutando molti giocani nel sud del Paese. Un altro attentato contro un terzo luogo di culto e' fallito. Gli attacchi nella capitale dello Stato orientale del Punjab sono avvenuti a pochi minuti di distanza e hanno preso di mira la chiesa cattolica di San Giovanni e la vicina Chiesa di Cristo, anglicana, gremite rispettivamente con 800 e piu' di mille fedeli.

Nella chiesa cattolica il bilancio sarebbe stato molto piu' pesante se non fosse stato per l'intervento di due poliziotti e di giovani volontari di guardia all'ingresso, che si sono sacrificati per sbarrare il passo al kamikaze.
La strage ha avuto luogo a Youhanabad, un sobborgo povero dedicato a San Giovanni dove vive una folta comunita' cristiana.
Dopo gli attacchi, una folla di 4mila persone e' scesa per strada in cerca di vendetta. Due uomini sospettati di essere complici degli attentatori sono stati linciati dalla folla e i loro corpi sono stati dati alle fiamme. Armati di mazze, i manifestanti hanno anche devastato alcuni negozi e danneggiato auto in transito. I poliziotti e alcuni politici locali accorsi sul posto sono stati cacciati dagli abitanti che accusano il governo di non agire con la necessaria risolutezza per difendere i cristiani.
Proteste dei cristiani si sono svolte anche a Karachi, Peshawar, Multan e Quetta.

Il premier pakistano Nawaz Sharif, originario del Punjab, ha condannato gli attentati e ha "dato istruzione alle autorita' di assicurare l'incolumita' delle persone e di proteggere le loro proprieta'".
I cristiani sono quattro milioni in Pakistan, circa il 2% dei 180 milioni di abitanti quasi tutti musulmani. La minoranza cristiana e' per lo piu' povera ed emarginata e ora sempre piu' nel mirino di attentati, persecuzioni e accuse di blasfemie.
L'episodio piu' grave risale al settembre 2013, quando due kamikaze si fecero esplodere in una chiesa di Peshawar uccidendo 82 cristiani. Nel marzo 2013, sempre a Lahore, attivisti musulmani avevano dato alle fiamme un centinaio di case di cristiani a nel quartiere di Joseph Colony dopo un presunto atto di blasfemia.

Il “fenomeno talebano”, invece di diminuire in Pakistan si sta allargando ed ormai ha superato la fascia delle Aree Tribali ben oltre il Waziristan. I potere dei Mullah cresce giorno dopo giorno a Karachi ed in particolare a Peshawar, nota residenza di molti esponenti o anche solo simpatizzanti di Al Qaeda,

Una situazione che ormai dilaga in tutto il Paese, da ovest ad est, raggiungendo anche luoghi isolati, aree politicamente felici, come la splendida e pittoresca Swat Valley che hanno richiamato improvvisamente l’interesse militare delle Forze Armate pakistane. Segnali incontrovertibili di una presenza radicata di elementi fondamentalisti, come l’improvvisa comparsa nel villaggio di Matta di cartelli che definiscono la zona “Taliban Station”. La stessa cosa nel villaggio di Kabal ed in altri nove dei dodici distretti dell'oasi naturale a soli 100 chilometri dalla Capitale Islamabad.