DOPO 5 ANNI SPREAD SOTTO I MINIMI

di Chiara Rai

I mercati sono galvanizzati ancora più, con lo spread che scende sotto 90 ai minimi dal maggio 2010, i titoli della 'periferia' ai minimi storici di rendimento e l'euro sotto 1,10 dollari a livelli mai visti in 11 anni. Cosa succede in queste ore, chi fisicamente comprerà i bond dell'Eurozona, con quali meccanismi, lo spiegano gli addetti ai lavori fra Francoforte e Roma: il Qe è infatti suddiviso fra l'Eurotower e gli istituti nazionali che svolgeranno il grosso degli acquisti sui titoli di Stato. I preparativi non sono proprio frenetici, perché nessuno dei due – Bce e istituti nazionali – è nuovo alle operazioni sui mercati. Ma per quanto i tecnici siano ben allenati, ci sarà chi lavorerà anche nel weekend in vista dell'appuntamento di lunedì.

"C'è comunque una fase di assestamento all'inizio del Qe"
, assicura chi è vicino ai preparativi. A Francoforte c'è un direttorato denominato market operations, di cui fanno parte circa 180 persone, che segue, analizza e opera su obbligazioni e liquidità. Un team di una decina di persone, che fa capo alla divisione 'euro area bond markets', effettuerà tecnicamente il Qe. Al lavoro anche, e soprattutto, le banche centrali nazionali. Partendo il 9 marzo e dovendo comunque assicurare 60 miliardi di acquisti mensili, è probabile che anche queste inizino a darsi da fare subito. Lo faranno con una serie di accortezze, prima fra tutte l'obbligo per Bce e istituti nazionali di essere "market neutral": non distorcere la formazione naturale dei prezzi. E' probabile, dunque, che gli acquisti – fatti solo sul mercato secondario tramite il ricorso alle banche market makers, e guardando ai prezzi sulle piattaforme esistenti di mercato – si tengano alla larga dai titoli che i tesori stanno mettendo in asta. E che chi compra cerchi di spalmare il Qe su tutte le scadenze fra i due e i 30 anni. La Bce sorveglierà con occhio attento gli istituti nazionali con un monitoraggio continuo: per far sì che vengano rispettate le quote pari al capitale di ciascun paese nella Bce (l'Italia è vicina al 18% che corrisponderebbe a circa 140 miliardi di titoli da comprare), che la composizione del Qe fra titoli pubblici e non sia quella giusta, per verificare che tutto funzioni a dovere. E gli esperti delle 'market operations' lavoreranno a stretto contatto con il direttorato 'economics', quello responsabile dell'analisi, oltre che con gli esperti legali.

Padoan: "Bisogna intensificare e accelerare".
La discesa dello spread sotto quota 90 punti dimostra che "i mercati riconoscono la validità delle politiche del governo che ora bisogna intensificare e accelerare". Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a margine dell'Aspen a Venezia commentando lo spread a 90 punti. Sulla local tax, Padoan ha commentato: "Innanzitutto cerchiamo di introdurla, poi vedremo di fissarla perché sia conveniente per tutti". La CGIA sottoline anche "siamo ancora nel campo delle ipotesi: certezze non ce ne sono, ma le indiscrezioni che sono emerse in questi ultimi giorni, dopo il "question time" alla Camera tenuto mercoledì scorso dal ministro Padoan, lasciano presagire che dal prossimo primo gennaio l'Imu, la Tasi, l'addizionale comunale Irpef e una serie di piccole imposte minori dovrebbero andare definitivamente in "soffitta" per lasciare il posto alla "tassa unica".

Cga, local tax vale 26 miliardi.
L'eventuale sostituzione di una serie di tasse comunali con la local tax porterebbe in un' "unica" soluzione 26 miliardi di euro nelle casse dei Comuni italiani. E' quanto sostiene l'Ufficio studi della CGIA che ha elencato le principali imposte/tasse comunali e i relativi gettiti che potrebbero essere sostituiti dalla nuova "tassa unica" che i Sindaci dovrebbero applicare a partire dal 2016. Secondo la Cgia, tra Imu e Tasi (21,1 miliardi di euro), l'addizionale comunale Irpef (4,1 miliardi di euro), l'imposta sulla pubblicita' (426 milioni di euro), la tassa sull'occupazione degli spazi e aree pubbliche (218 milioni di euro), l'imposta di soggiorno (105 milioni di euro) e l'imposta di scopo (14 milioni di euro), il gettito totale si aggira sui 26 miliardi di euro: soldi che i Sindaci dovrebbero incassare con la
local tax. Per il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi: "Dal 2011 botteghe, negozi e uffici hanno subito un incremento del prelievo fiscale superiore al 100 per cento".

"L'eventuale semplificazione della tassazione comunale – aggiunge Bortolussi – renderebbe più  facile pagare le tasse: una richiesta che i cittadini e le imprese invocano da tempo. Ma oltre a semplificare bisogna anche ridurne il peso, visto che a partire dal 2011, ultimo anno in cui gli italiani hanno pagato l'Ici, la tassazione su botteghe, piccoli negozi e uffici ha subito un' impennata spaventosa, a causa dell'introduzione dell'Imu e, successivamente, della Tasi". Su botteghe e negozi, fa sapere l'Ufficio studi della CGIA, il gettito complessivo è più che raddoppiato: + 108 per cento. Se nel 2011 ammontava a 796 milioni di euro, nel 2014 ha toccato 1,65 miliardi di euro. Altrettanto pesante è stato l'aggravio fiscale subito dagli uffici: sempre tra il 2011 e il 2014, il gettito incassato dai Comuni è salito del 105 per cento; se 4 anni fa i Comuni avevano incassato 533 milioni di euro, nel 2014 hanno riscosso poco più di un miliardo di euro. I laboratori, invece, hanno visto aumentare il peso fiscale dell'81 per cento: se con l'Ici i primi cittadini avevano incassato 229 milioni di euro, nel 2014 hanno "alleggerito" le tasche degli imprenditori di 414 milioni di euro. Sui capannoni, infine, l'incremento del prelievo è stato del 66 per cento: a fronte di 3,3 miliardi di euro riscossi dai Sindaci nel 2011, tre anni dopo il gettito complessivo è salito a 5,5 miliardi di euro.