Covid, cinque Regioni in “area arancione”. Speranza respinge le polemiche: “Così evitiamo il lockdown”

Cinque Regioni in area arancione. Si tratta di Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, ha infatti firmato una nuova ordinanza che andrà in vigore a partire da domenica 10 gennaio fino a venerdì 15 gennaio, data in cui scadrà il DPCM. “Dobbiamo tenere il massimo livello di attenzione perché il virus circola molto e l’indice del contagio è in crescita”, ha detto il ministro.

Polemico il governatore della Lombardia Attilio Fontana. “La semplice definizione dei colori e delle relative fasce – sottolinea – basata su valutazione che spesso cambiano con frequenza molto rapida vanno nella direzione opposta a quello che chiedono i cittadini e le imprese creando solo incertezze e danni economici rilevantissimi”. Fontana sottolinea “quanto sia necessario porre in essere, su scala nazionale, un modello che vada oltre a valutazioni ‘settimanali’ e comunque basate sul breve periodo”. Per Fontana, “serve un sistema più consolidato, in grado di garantire certezze concrete in ogni ambito, sia produttivo, sia di carattere famigliare, come ad esempio per l’attività scolastica”. Proprio per quanto riguarda la scuola, Fontana ha firmato l’ordinanza anticipata ieri che prevede che le lezioni per le scuole secondarie di secondo grado in Lombardia saranno svolte con la didattica a distanza al 100% da lunedì 11 fino al 24 gennaio, “una decisione susseguente alle valutazioni e alle risultanze di carattere sanitario, condivise dalla Regione con il Comitato Tecnico Scientifico della Lombardia”, si legge in una nota della Regione.

Con il sistema delle fasce “teniamo il paese in sicurezza ed evitiamo il lockdown”. Lo ha detto il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia al Tg3 sottolineando che è è necessario “tenere sotto controllo la curva per tutelare i più fragili e le reti sanitarie”

LA BOZZA DEL MONITORAGGIO ISS. Nel periodo 15-28 dicembre 2020, l’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,03 (range 0,98 – 1,13), in aumento da quattro settimane e per la prima volta, dopo sei settimane, sopra uno. Lo rileva la bozza del monitoraggio settimanale Ministero della Salute-Istituto superiore di sanità (Iss). L’epidemia si trova “in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti”.

Sono 12 le Regioni a rischio alto questa settimana (nessuna la settimana precedente), 8 a rischio moderato (di cui due ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e solo una Regione (Toscana) a rischio basso. Lo evidenzia la bozza di monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute. Tre Regioni (Calabria, Emilia-Romagna e Lombardia) hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel valore inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2; altre 6 (Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, V. d’Aosta/V./d’Aoste) lo superano nel valore medio, e altre quattro lo raggiungono (Puglia) o lo sfiorano (Lazio, Piemonte e Veneto). Il dato emerge dal monitoraggio settimanale Iss-ministero Salute. Sono 13 le Regioni/PPAA che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (vs 10 la settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale torna a essere sopra la soglia critica (30%).

Si osserva, dopo alcune settimane di diminuzione, nuovamente un aumento dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni (313,28 per 100.000 abitanti 21/12/2020-03/01/2021 vs 305,47 per 100.000 abitanti 14/12/2020 – 27/12/2020). Si evidenzia, in particolare, il persistente valore elevato di questo indicatore nella Regione Veneto (927,36 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 gg). Lo rileva la bozza di monitoraggio settimanale Iss-ministero Salute.




Covid, a un passo da un nuovo lockdown e intanto il ministro Speranza scrive un libro. Sciolto ogni dubbio: se tutto va bene siamo rovinati… ma deve andare bene tutto!

di Luca Andreassi*

Succedono sempre due cose quando straripano i fiumi. Piogge torrenziali da una parte e argini non sufficientemente alti dall’altra. Stessa cosa per il CoVid. Da un lato il virus in sé, le piogge torrenziali. E quello ce lo becchiamo così come viene. Noi come il resto del mondo. Dall’altro la capacità da parte dei Governi nazionali di alzare gli argini. Purtroppo, i numeri confermano quotidianamente che non solo i sistemi di tracciamento, ultimo vero argine al virus, siano già saltati in gran parte del territorio nazionale ma che non esista alcuna strategia per il contenimento del virus stesso. Strategie che certamente non possono basarsi sui numeri del giorno che, verosimilmente, riflettono i contagi di 15 giorni prima quando, al contrario, bisognerebbe guardare alla proiezione della curva epidemiologica di qui a due settimane.

Una totale assenza di strategia che si manifesta, tanto per fare un esempio, l’ultimo in ordine di tempo. nelle paventate chiusure di ogni tipo di attività, si vedano le dichiarazioni del Governatore della Campania De Luca, stabilite di punto in bianco senza aver prima consultato … nessuno.

Dal Governo nazionale alle associazioni di categoria

E mentre tutto questo succede, mentre siamo sommersi da nuovi contagi, mentre l’assenza di una strategia, l’assenza di un numero adeguato di tamponi, l’assenza di un adeguato sistema di tracciamento, l’assenza di un reale rinforzo della medicina territoriale – tutti aspetti di cui siamo a conoscenza da 6 mesi ormai – ci spingono verso il baratro di un nuovo, inevitabile, disastroso, drammatico lockdown, uno dei principali responsabili di tutto ciò, il Ministro della Salute Roberto Speranza, cosa fa? Presenta il suo libro. È così. Speranza ha scritto un libro. Il che risponde al dubbio di milioni di italiani. Ovvero, su cosa abbia fatto Speranza in questi mesi. Ecco. Ora lo sapete. Stava scrivendo un libro. Ma mica finisce qui. Avesse scritto un romanzo, un giallo, la storia della sua vita, vabbè. Ha scritto un libro dal titolo “Perché guariremo. Dai giorni più duri ad una nuova idea di salute”. Al di là della mancanza della più elementare scaramanzia, perché con 20.000 contagi al giorno mi pare di poter dire che “i giorni più duri” siano tutt’altro che passati – e chi meglio del Ministro della salute dovrebbe saperlo? – ma sapete che ha anche provato a presentarlo? Pare che almeno la presentazione sia saltata. Credo per evitargli un TSO. Se sopravvivremo a questa pandemia, spieghiamo e spiegate ai nostri figli chi era il Ministro della Salute Speranza e quanto ci abbia detto culo. Nonostante tutto.

*Coordinatore per la Provincia di Roma di Italia Viva




Speranza: “Non saremo definitivamente sicuri senza il vaccino”

Aumentano i guariti, si riduce la curva del contagio, molte regioni sono a zero, diminuiscono i deceduti. L’indice Rt è in tutta Italia sotto 1. Sono dati incoraggianti che però rappresentano solo una parte della realtà. Le analisi rilevano indicazioni precise che non dobbiamo sottovalutare. L’epidemia non è finita: ci sono ancora focolai di trasmissione e il virus, anche se in forma ridotta e con una prevalenza di casi asintomatici, continua a circolare”.

Lo ha detto alla Camera il ministro della Salute Roberto Speranza nelle comunicazioni sulle prossime misure del governo per contrastare il coronavirus. “Occorre tenere alto il numero dei tamponi effettuati soprattutto per ricercare possibili focolai laddove il Covid ci ha fatto più male. Per questo non bisogna esitare nemmeno un secondo a prendere nuovi provvedimenti rigorosi laddove se ne manifesti la necessità”.

“Questi due dati, altrettanto oggettivi come quelli positivi – ha spiegato Speranza – ci devono invitare ad una convinta e responsabile ulteriore prudenza. Siamo sulla strada giusta, ma il nemico non è vinto. Perché ‘convivendo’ con il Covid, in una situazione in cui aumentano le attività e si liberalizzano gli spostamenti, ne deriva inevitabilmente il moltiplicarsi delle probabilità di incontrare il virus”. Per questo, ha detto, “è ancora indispensabile il distanziamento, l’utilizzo delle mascherine, l’igiene personale, evitare gli assembramenti, restare a casa ed avvisare il medico immediatamente ai primi sintomi. Per questo bisogna continuare a rispettare rigorosamente le misure di quarantena. Per questo non bisogna abbassare la guardia nel rispetto dei protocolli di sicurezza definiti per la riapertura delle attività produttive, commerciali, e le altre attività autorizzate. Per questo bisogna continuare le attività di screening e contact tracing, anche con le nuove tecnologie e con l’analisi sierologica in corso. La prudenza resta, per me, la regola fondamentale perché non saremo definitivamente ‘sicuri’ senza il vaccino che è lo strumento principe per sconfiggere definitivamente questa pandemia”.

“Dopo mesi drammatici, tutti, io credo, avvertiamo l’urgente esigenza di allargare e rilanciare il confronto istituzionale, politico e sociale. Serve un confronto a tutto campo, a partire dalle forze politiche in Parlamento, con le tante preziose energie delle professioni sanitarie, del mondo scientifico, università, volontariato e associazionismo. Una forte sinergia istituzionale e sociale è la bussola per attraversare la tempesta. Serve – ha sottolinato il ministro – una limpida dialettica tra maggioranza ed opposizione, tra forze che a diversi livelli istituzionali hanno, nella gestione della sanità, rilevanti e concorrenti responsabilità di governo, così come definito dall’articolo 117 della nostra Costituzione. Per me la collaborazione non è una scelta ma un vero e proprio obbligo istituzionale”.




Dal Pd al Dp di Speranza: ecco il nuovo soggetto "Democratici e Progressisti"

 

"C'è bisogno di un nuovo campo del centrosinistra". Con queste parole Vasco Errani, a Ravenna, ha annunciato il suo addio al Partito democratico. "Non voglio fare un nuovo partito e non lo farò", ha detto l'ex presidente della Regione Emilia-Romagna. "Vado dentro a nuova avventura ma sono sicuro che non si tratta di un addio. Si tratta invece di provare a dare contributo per ritrovarci in un nuovo progetto diverso da Ulivo e Pd ma con quella ispirazione. Perché io ho solo quella ispirazione", conclude. Parlando alla platea del suo circolo di Ravenna, Errani ha chiarito di "non voler fare un nuovo partito e non lo farò. Voglio portare avanti queste idee ed è difficile farlo per me". "Sapete qual è la mia storia e non è facile – ha aggiunto – non è stata una scelta facile". Serve, ha argomentato ancora l'ex presidente della Regione Emilia-Romagna, un movimento che "in primo luogo proponga un cambio di idee. Un nuovo campo, abbiamo bisogno di un nuovo campo del centrosinistra".

"L'articolo 1 della Costituzione, "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro", è il tratto identitario più bello della nostra comunità. Noi siamo questo, è il nostro simbolo, il nostro progetto per l'Italia". Lo ha detto Roberto Speranza presentando "Democratici e Progressisti", il nuovo partito che nasce a sinistra del Pd. "In questi anni abbiamo vissuto una frattura tra il popolo e la sua rappresentanza sul lavoro, la scuola e l'ambiente". Lo ha detto Roberto Speranza alla presentazione del Movimento Democratici e Popolari. Speranza ha indicato nel Jobs Act, nella Buona Scuola e nel referendum sulle trivelle i passaggi che "hanno creato una rottura tremenda". "Basta – ha esclamato – e' il momento di ricucire quella frattura", dando vita a "un Movimento largo che vuole connettere e unire anziché dividere". "Noi siamo qui perche' abbiamo un avversario, che e' la destra e la deriva populista, e la battiamo solo costruendo una sinistra". Lo ha detto Enrico Rossi, alla presentazione del Movimento Democratici e Progressisti, che nasce alla sinistra del Pd. "Non si vince – ha aggiunto – qualificandosi ne' di destra ne' di sinistra, o con politiche neo-reaganiane, o con un moderatismo ne' di destra ne' di sinistra".

Intanto, parte al veleno la campagna per le primarie Pd sull'onda dell'inchiesta Consip che coinvolge il ministro Lotti, il padre di Matteo Renzi e, come testimone, Michele Emiliano. 'La magistratura esamina i fatti liberamente. Ciascuno di noi è obbligato a collaborare. Ci mancherebbe che in una situazione in cui si indaga su un sistema di potere, questo sistema di potere avesse come risultato anche quello di eliminare dal gioco un suo avversario politico', dice il governatore della Puglia sul suo ipotetico conflitto di interesse come candidato alla segreteria del Pd e testimone nell'inchiesta.