L'ISIS FA UNA STRAGE A DAMASCO: SIRIA IN GINOCCHIO
Redazione
Damasco – Lo Stato islamico ha rivendicato l'attentato contro un santuario sciita di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco. L'agenzia di stampa "al Amaq", considerata vicina al gruppo terroristico, riferisce che l'attacco è opera del sedicente "califfato".
Il bilancio di tre esplosioni, avvenute a distanza ravvicinata, è di almeno 60 morti e oltre 110 feriti.
Il santuario custodisce le spoglie di una delle nipoti di Maometto ed è frequentato da numerosi pellegrini sciiti nonostante la guerra. Lo scorso 26 gennaio due attacchi terroristici contro il quartiere al Zahraam di Homs (165 a nord di Damasco) avevano causato 19 morti.
In un comunicato diffuso sul web, l'Isis afferma che due suoi kamikaze si sono fatti esplodere contro il santuario. Per i media siriani invece le esplosioni sono state tre, due causate da kamikaze e una da un'autobomba.
Il governo siriano vuole mettere fine al bagno di sangue nel Paese ma accusa l'opposizione presente ai colloqui di pace a Ginevra di mancanza di serietà. L'Alto comitato negoziale, che è presente a Ginevra ma al momento rifiuta di negoziare, "non è serio", ha affermato l'ambasciatore di Damasco all'Onu Bashar al-Jaafari. Bassma Kadamani, membro dell'opposizione, ha precisato che l'Alto comitato non è a Ginevra per negoziare, ma per "gettare le basi" di un negoziato. Il portavoce Salem Muslit ha assicurato che l'opposizione resterà a Ginevra per il tempo necessario, senza una data limite, ma, ha aggiunto, "aspettiamo un passo avanti dell'altra parte: se lo fanno, noi ne faremo dieci".
Damasco ha chiesto di inziare i negoziati di pace "senza precondizioni", che non saranno in alcun modo accettate. "Negozieremo sempre, senza precondizioni nè interferenze straniere", ha spiegato Jaafari. "L'attentato di oggi al santuario sciita è la prova del legame tra l'opposizione e i terroristi", ha aggiunto. L'opposizione invece per sedersi al tavolo chiede l'interruzione dei bombardamenti aerei contro i civili e la fine dell'assedio, l'apertura all'arrivo di iuti umanitari eseenziali e la liberazione dei prigionieri.
Nel frattempo il segretario di Stato Usa John Kerry ha lanciato un appello chiedendo al regime e all'opposizione siriani di "cogliere il momento" e sfruttare al massimo l'opportunità dei colloqui di pace di Ginevra. Kerry ha accusato le forze di Bashar al-Assad di ridurre allo stremo i civili e ha chiesto al presidente siriano di consentire l'arrivo degli aiuti umanitari nelle città assediate.
SIRIA: RUSSI DESTABILIZZANO L'IS
di Cinzia Marchegiani
Siria – I terroristi dell'autodichiarato Stato Islamico non erano preparati ad attacchi di efficacia e precisione maniacale… ma non solo. Dopo l’intervento delle forze armate russe, qualcosa di importante sta cambiando e anche gli umori degli stessi terroristi. I membri del presunto Stato Islamico stanno lasciando le loro posizioni nelle province siriane di Idlib e Hama dopo i bombardamenti effettuati dall'aeronautica russa, tanto disattendere gli stessi ordini a cui dovrebbero tenere fede fino alla morte.
Danni economici all’ISIS. Gli sforzi principali della strategia russa si sono concentrati nel destabilizzare la finanza e la base economica dell'ISIS. 15 impianti utilizzati per lo stoccaggio di petrolio e di trasformazione, nonché 525 autocisterne sono state distrutte. A 60mila tonnellate di petrolio è stato impedito di arrivare al mercato nero, i terroristi hanno perso la possibilità di ricevere 1,5 milioni di dollari al giorno.
Distrutte strutture essenziali per l'ISIS. 23 basi di addestramento di militanti, 19 impianti utilizzati per la produzione di armamenti ed esplosivi, 47 depositi di munizioni e materieli così come altre strutture sono state distrutte.
Flussi di militanti in diminuzione. Secondo i dati di monitoraggio oggettivi, il numero di terroristi che arrivano in Siria si sta riducendo mentre i flussi di militanti che lasciano le aree di combattimento nel nord e nel sud-ovest sono in crescita.
Gruppi armati illegali stanno subendo perdite significative. Oltre 600 militanti sono stati uccisi da un attacco di missili da crociera fatto contro una delle strutture vicino a Deir ez-Zor.
Nel corso dell'operazione dell'aria, attacchi crociera missilistici sono stati condotti dalle zone acqua dei mari mediterranei e Caspio con distanze fino a 1500 km; l'aviazione ha utilizzato aeroporti situati in Russia e Siria.
472 obiettivi terroristici attaccati. Il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov lunedì 23 novembre 2015 ha spiegato: “L'aviazione russa ha attaccato in due giorni 472 obiettivi terroristici nelle province di Aleppo, Damasco, Idlib, Latakia, Hama, Homs e Deir ez Zor Raqa”.
Terroristi in fuga… Secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, generale Igor Konashenkov, la maggior parte dei terroristi in queste regioni, abbandonano volontariamente le loro posizioni disubbidendo agli ordini superiori, cercando di confondersi con i civili, gettando i loro abiti con simboli evidenti dell'IS e indossando quelli della popolazione locale.
Obiettivi strategici demoliti dagli attacchi russi. Millimetrici gli attacchi sferrati dalle forze russe. A 50 chilometri da Raqqa l'aviazione russa ha distrutto un magazzino di raffineria di petrolio. Bombardieri russi Airbase Jmeimim hanno effettuato missioni nell’intento di distruggere colonne di navi cisterna e raffinerie nelle zone di giacimenti di petrolio nel nord e ad est della Siria. A 15 chilometri a sud ovest della città di Raqqa – conferma Konashenkov – è stato distrutto un impianto di stoccaggio olio di grandi dimensioni. Un altro serbatoio di carburante è stato completamente distrutto centrato dai bombardieri Su-34, a 50 chilometri a nord della città di deir ez-Zor, nel deserto di Al Mahimira.
Konashenkov fa il bilancio degli ultimi cinque giorni dell’azione micidiale dell’aviazione russa, che in Siria sembra aver più di un migliaio di navi cisterna che trasportano petrolio alle raffinerie dello Stato islamico.
Duro colpo per Obama e di quelle forze intelligence che non sono riuscite tatticamente e strategicamente ha colpire gli obiettivi sensibili del’ISIS. Eppure lo scorso 5 settembre 2015 si conoscevano bene le coordinate a Raqqa dei membri dell’ISIS, dove più di 700 tir erano in un luogo ben preciso individuato dal satellite, gli stessi tir che portano rifornimento di cibo, armi e carburante…
Anche gli osservatori confermano che le azioni dell'aviazione russa causano notevoli danni alle infrastrutture dei militanti dell'IS. In totale, nel corso dell'operazione, gli aeromobili dell'aviazione strategica e tattica hanno effettuato 522 missioni, 101 aria e missili da crociera mare a base sono stati lanciati, 1400 tonnellate di bombe aeree di scopo diverso sono state ritirate. In totale, 826 oggetti nemiche sono state distrutte.
Molti ora si chiedono cosa stava facendo l'USA in questi territori.
SIRIA, BOMBARDATO UN OSPEDALE AD ERBIN: UN BAGNO DI SANGUE…INNOCENTE
di Cinzia Marchegiani
Damasco (Siria) – E’ accaduto di nuovo. Una guerra contro i terroristi del Califfato, ma a pagare il prezzo di un bombardamento che dovrebbe rimanere mirato al terrorismo sono anche i medici e i feriti che si trovavano in strutture civili trasformate in ospedali.
Nell’ambito del proprio programma di supporto alle strutture sanitarie siriane, Medici Senza Frontiere aveva recentemente fornito all’ospedale di Erbin un kit per l’anestesia, un kit di farmaci per la sala operatoria e un kit per il trattamento della diarrea. L’équipe di supporto di MSF cercherà di organizzare al più presto il rifornimento dei materiali danneggiati durante l’attacco missilistico o esauriti dopo il trattamento dei feriti.
Arriva una nuova denuncia da Medici Senza Frontiere. Giovedì 19 novembre 2015 alle 14:30 ora locale un attacco aereo è stato sferrato su Erbin, una delle aree assediate a est di Damasco. Mezz’ora dopo, due missili sono esplosi all’ingresso dell’ospedale di fortuna supportato da MSF nella zona, proprio quando sette persone con ferite di guerra stavano arrivando per un trattamento urgente.
Bollettino di MSF. Due persone sono rimaste uccise, altre sei persone sono state ferite, portando a 13 il numero totale dei feriti – inclusi due medici che provavano a fornire primo soccorso – mentre la struttura dell’ospedale e un’ambulanza hanno subito dei danni. Uno dei medici ha avuto bisogno di un intervento chirurgico salvavita al torace, mentre l’altro ha subito fratture multiple.
Il direttore dell'ospedale di Erbin, che desidera restare anonimo racconta: "La situazione era caotica. Stavamo iniziando a trattare il primo afflusso di feriti quando improvvisamente altri missili sono esplosi davanti all’ospedale. Non ci siamo resi conto subito che due dei nostri colleghi, che stavano assistendo i feriti all’ingresso, erano stati gravemente feriti. Una situazione drammatica che in un attimo si è aggravata ancora di più.”
Venerdì 20 novembre, ci sono stati altri bombardamenti nel quartiere di Ein Terma, sempre nell’area assediata della Ghouta orientale. Un ospedale di fortuna supportato da MSF in questa zona ha trattato 17 feriti di guerra e registrato sei persone decedute all'arrivo.
Sconcerto e disperazione dei medici di MSF. "Siamo sconcertati perché, ancora una volta, è stata attaccata una struttura sanitaria con il suo personale medico, mentre fornivano trattamenti salvavita a persone ferite da una campagna di bombardamenti indiscriminati”, ha detto Brice de le Vingne, Direttore delle operazioni di MSF. "Sentiamo il dolore e la disperazione di questi medici – continua il direttore de le Vingne – costretti a lottare contro gli eventi che si abbattono così pesantemente su di loro. Giorno dopo giorno, medici e infermieri lavorano sotto assedio e sotto le bombe; hanno a disposizione attrezzature limitate e sono costretti a lavorare in edifici trasformati in ospedali di fortuna. Con due medici di talento gravemente feriti, il numero di medici disponibili per queste comunità che vivono sotto assedio e sotto una pioggia di bombe si è ulteriormente ridotto."
MSF supporta 100 postazioni sanitarie e ospedali da campo. Medici Senza Frontiere spiega la loro mission, quella di riuscire a gestire sei strutture mediche nel nord della Siria e supporta direttamente più di 100 postazioni sanitarie e ospedali da campo in tutto il paese, con un’attenzione particolare alle aree assediate. Si tratta per lo più di strutture di fortuna, che non vedono la presenza di personale MSF, alle quali MSF fornisce sia supporto materiale che formazione a distanza, per aiutare i medici siriani ad affrontare bisogni medici estremi. Questa rete di supporto è stata costruita nel corso degli ultimi quattro anni.
Guerra tecnologica che non riparmia neppure chi porta sollevio in una terra dimenticata da tutti, tranne per l'inteligence che purtroppo riesce anche a sbagliare le coordinate.
LA FURIA DELLA NATO CONTRO I RAID DELLA RUSSIA IN SIRIA: "IL CREMLINO SI FERMI. ASSAD SE NE DEVE ANDARE!"
Redazione
Con l'allarme del segretario generale Jens Stoltenberg sulla "preoccupante escalation" delle attività militari russe in Siria, i ministri della Difesa della Nato si avviano ad affrontare una riunione particolarmente difficile a Bruxelles. "Stiamo affrontando molte sfide, provenienti da diversi orizzonti – ha detto Stoltenberg arrivando al quartier generale dell'Alleanza prima della ministeriale – sia da Est che da Sud. E la crisi senza precedenti dei rifugiati è proprio la conseguenza dell'instabilità a cui assistiamo a sud". La Nato, ha aggiunto, "sta rispondendo, attuando il più grande rafforzamento della difesa collettiva dalla fine della Guerra fredda"
Sul tavolo dei ministri dell'Alleanza, ci sarà quindi innanzitutto la tensione con la Russia, che ha deciso di sostenere il regime di Assad per combattere lo Stato islamico e, oltre a colpire Daech, colpisce in realtà anche "altri gruppi moderati", come Stoltenberg ha chiamato l'opposizione a Damasco. Come ha ribadito il segretario generale, "la soluzione a lungo termine per la pace in Siria non può essere militare, deve essere politica e prevedere una fase di transizione" ma, ha aggiunto, "la Nato e' pronta ad intervenire per aiutare tutti gli alleati, compresa la Turchia": e oggi a Bruxelles ci sara' l'occasione di "valutare la situazione assieme al ministro turco". I ministri parleranno anche della situazione in Afghanistan, e di una maggiore cooperazione con la Georgia. Stoltenberg auspica anche che venga dato il via libera a due nuovi centri di comando militare in Ungheria e Slovacchia, ai quali se ne aggiungeranno altri sei (Polonia, Bulgaria, Romania, Estonia, Lituania e Lettonia) per poter intervenire rapidamente contro le minacce provenienti da Est, quella "forza rapida di azione" decisa dopo l''aggravarsi della crisi in Ucraina nei mesi scorsi
PAPA FRANCESCO: “NO AI BOMBARDAMENTI IN SIRIA”
Redazione
E’ sul viaggio di ritorno da Philadelphia a Roma che Papa Francesco ha dichiarato “Quando sento la parola bombardamento, morte, sangue, ripeto quello che ho detto al Congresso americano: bisogna evitare queste cose".
Arrivano dopo gli annunci di Hollande che ha cominciato i bombardamenti in Siria le reazioni del pontefice che ha aggiunto: “ ho avuto la notizia l'altro ieri e non conosco ancora bene la situazione. La situazione politica non la giudico perché non la conosco". Il premier francese, Manuel Valls, aveva dichiarato che i bombardamenti francesi in Siria hanno come obiettivo "le roccaforti dell'Isis dove si sono addestrati quelli che attaccarono la Francia", per cui ritiene che il suo Paese agisca "per legittima difesa".
Parlando alla stampa dopo l'annuncio dell'Eliseo dell'inizio dei bombardamenti, Valls ha segnalato che la Francia sceglie in maniera autonoma gli obiettivi, anche se li realizza i raid in coordinamento con i suoi alleati, principalmente gli statunitensi. Dopo aver fatto notare che i bombardamenti continueranno "il tempo che e' necessario", Valls ha ricordato che la Francia "adatta la sua strategia" e agisce "su tutti i fronti nella lotta contra il terrorismo, bombardando l'Isis".
Da un anno l'esercito francese opera contro il gruppo terroristico in Iraq con caccia Rafale e Mirage 2000 e un contingente di oltre 700 effettivi; ma in Siria si limitava finora a inviare armi e strumenti di telecomunicazione per i ribelli. Valls ha insistito sulla "necessita' di una transizione politica e democratica sulla base dei negoziati di Ginevra con gli elementi moderati dell'opposizione e con elementi del regime" siriano, ma ha nello stesso tempo ha insistito sul fatto che il presidente "Bashar al-Assad non possa essere la soluzione in Siria".
ISIS: LA FRANCIA SI PREPARA AD ATTACCARE IN SIRIA LA PROSSIMA SETTIMANA
ISIS: 19 ENNE RUSSA SOGNA DI UNIRSI AI JIHADISTI. FERMATA IN SIRIA
di Matteo La Stella
Mosca – Varvara Karaoulova, è questo il nome della 19enne iscritta alla facoltà di Scienze Umane dell'università di Mosca, fermata dai militari turchi mentre tentava di varcare il confine con la Siria, intenzionata con molta probabbilità ad unirsi alla jhiad dell'Isis. Lo hanno reso noto fonti del Ministero dell'Interno moscovita, riprese successivamente dall'agenzia di stampa locale 'Ria-Novosti', secondo cui la giovane sarebbe stata bloccata al valico di confine di Kilis, porta d'accesso al califfato e capoluogo della provincia sud orientale dell'Anatolia denominata allo stesso modo, Kilis.
La 19enne Russa, che già da tempo aveva mostrato interesse per la religione islamica e per la lingua araba, aveva lasciato la Russia il 27 maggio scorso, ma ai genitori aveva comunicato che usciva per andare a seguire una lezione. La sera stessa, aveva poi inviato un sms alla madre in cui la pregava di portare fuori il cane.
La giovane sarà ora consegnata all'ambasciata russa di Ankara che, solo in un secondo momento le notificherà il provvedimento di espulsione.
Sempre in Siria, i sogni di jhiad sono stati neutralizzati anche dalla Florida.
Quì, infatti, grazie ad un selfie scattato da alcuni miliziani del califfato, gli esperti dell' intelligence americana sono riusciti a risalire ad una base della jhiad in Siria. In 22 ore, stando alle parole del generale dell'aeronautica USA Hawk Carlise, il covo dei miliziani è stato scovato e ridotto a brandelli da 3 ordigni, sganciati durante un raid aereo.