MARKET DELLA DROGA A SECONDIGLIANO: 5 ARRESTI

Redazione
 
Napoli – Un’operazione dei Carabinieri di Secondigliano , su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha portato all’arresto di 5 persone. I soggetti sono accusati di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e uno di essi è accusato di violenza sessuale. Dalle indagini condotte dagli inquirenti è emerso che nel quartiere di Secondigliano, noto per faide di Scampia nel periodo “caldo”, si svolgeva un vero e proprio commercio della droga ben organizzato.
 
Gli spacciatori , che sarebbero collegati al Clan Marino, spacciavano eroina e cocaina in maniera veloce e continua. La cornice in cui avveniva lo spaccio di droga era uno scantinato del complesso denominato “Case Celesti”. Gli spacciatori avevano precisi turni per rifornire di droga i loro clienti e precisi turni avevano anche le loro vedette che dovevano controllare se in prossimità del luogo in cui avveniva lo spaccio c’era una pattuglia dei militari.
 
L’organizzazione degli spacciatori era talmente certosina che avevano predisposto delle blindature metalliche nello scantinato per impedire un’eventuale irruzione da parte delle forze dell’ordine. Le blindature ovviamente agevolavano il commercio illecito e la sicurezza nella vendita. I pusher avevano un giro d’affari di migliaia di euro al giorni , tale giro d’affari e tale attività è stata documentata anche grazie alle telecamere istallate dai militari.



NAPOLI, STRAGE SECONDIGLIANO: RINVENUTO ARSENALE IN CASA DELL’OMICIDA

di Christian Montagna

Secondigliano- Nemmeno il tempo di contare i morti e concedergli una degna sepoltura che l'omicida, che due giorni fa uccise per futili motivi quattro persone e ne ferì gravemente sei, torna a far parlare di se. Secondigliano, quartiere alla periferia di Napoli, è ancora sconvolto da quanto è accaduto e forse ci vorrà tanto tempo prima di poter tornare alla normalità. Scene che soltanto nei film d'azione si erano viste, gli abitanti di quelle vie le hanno vissute in prima persona. C'è chi ha trovato riparo nei negozi, chi nascosto dietro le auto, chi dentro i blindati dei militari e chi ancora protetto dalle spalle dei militari: attimi di paura e tensione che hanno gettato nel panico tante persone segnando tante vite. I racconti sconcertanti dell'accaduto, le testimonianze di chi in qualche modo è riuscito a salvarsi, ora, pesano più che mai e raccontano una realtà malata e oscura di questa società. Un uomo, con lavoro stabile e dignitoso, con un tetto sicuro e apparantemente normale potrebbe mai arrivare a compiere una strage? Ebbene, da pochi giorni abbiamo avuto le risposte.

Dopo il dolore il pentimento: così Giulio Murolo, l’autore della strage di Secondigliano, ha chiesto perdono proclamandosi pentito. Dinanzi alla pm Roberta Simeone e accanto al suo legale, l’avvocato Carlo Bianco, Murolo si avvale della facoltà di non rispondere e sostiene di non ricordare coma siano realmente andati i fatti. Una strategia difensiva o la realtà dei fatti? Spetterà alla magistratura stabilirlo ed eventualmente concedere la perizia psichiatrica che l’avvocato chiederà a breve. L’atteggiamento dell’omicida è confuso, insicuro al punto da far pensare veramente ad una persona instabile.
Proprio in virtù di queste supposizioni, gli inquirenti hanno affermato di aver evitato una vera e propria uccisione di massa se solo avesse utilizzato le armi in possesso. Avrebbe potuto utilizzare il kalashnikov ritrovato sotto al letto con matricola abrasa comprato probabilmente al market delle armi a Secondigliano o le altre armi che sono state rinvenute nella sua abitazione, ma per fortuna, non lo ha fatto. Detenute solo in parte legalmente, il pistolero, attualmente accusato di strage, come armi aveva oltre al famigerato Ak47, quello usato nelle principali azioni di guerra consumate in mezzo mondo, un’arma clandestina, su cui oggi sono in corso accertamenti per verificarne la provenienza, due machete e circa seimila proiettili, in gran parte fabbricati in modo artigianale.




NAPOLI, STRAGE PER I PANNI STESI: PROCLAMATO LUTTO CITTADINO

di Christian Montagna

Secondigliano (NA)– Il giorno dopo la tragedia Napoli piange i suoi morti e fatica a risanare le ferite. La strage della follia è stata nominata, quella che ieri pomeriggio dopo una lite per i panni stesi ad asciugare, ha visto morire per mano di Giulio Murolo, infermiere 48 enne dell'Ospedale Cardarelli di Napoli, la cognata, il fratello, un passante ed un ufficiale della polizia municipale. Altre sei persone tra cui due poliziotti, due carabinieri, un vigile ed un passante sono rimasti feriti. E' un bollettino da guerra quello che ieri è stato scritto a Secondigliano: un raptus di follia che è costato caro e amaro. Il Sindaco di Napoli De Magistris ha proclamato il lutto cittadino commentando con queste parole l'accaduto :" E' una tragedia enorme per Napoli e per il Comune". Cancellate tutte le manifestazioni, inaugurazioni di metrò, appuntamenti elettorali e incontro con il Premier che chiama il sindaco per esprimergli la sua solidarietà. Oggi, a Napoli, è solo il momento del dolore.

Giulio Murolo, incensurato e dipendente del reparto di chirurgia toracica del Cardarelli viene descritto dai colleghi come una persona introversa ma equilibrata e che mai avrebbe imbracciato fucile e pistola per sparare all'impazzata in strada. Il questore di Napoli ha accertato alcuni elementi importanti: l'omicida non soffre di alcuna patologia psichica e le armi utilizzate per la strage sono regolarmente detenute. Le prime vittime di questa strage sono state Concetta Uliano, 51 enne, cognata dell'assassino e Luigi Murolo, 52 enne, il fratello, uccisi all'interno della palazzina a Via Miano. In seguito, l'infermiere si è spostato sul balcone e ha cominciatto il "tiro al bersaglio su chiunque si muovesse" uccidendo gli altri due, il tenente della polizia municipale Francesco Bruner 60 anni e il fioraio Luigi Cantone 59 anni alla guida di uno scooter. Secondo i racconti dei vicini, i rapporti tra l'infermiere e il fratello che abitava vicino a lui, erano da tempo molto tesi; tanti erano i dissapori e le antiche diatribe protratte nel tempo.

La notizia che più di ogni altra ha lasciato sconcertati è stato il racconto della lucidità di Murolo durante la strage: ha chiamato il 113 dicendo "Sono quello del macello di Miano". L'operatore lo ha tenuto al telefono per quaranta minuti convincendolo ad arrendersi senza opporre resistenza. E' perciò uscito dal palazzo spontaneamente e si è consegnato ai militari che nel frattempo avevano circondato la sua abitazione. A quel punto però incontenibile è diventata la folla che ha inveito con veemenza sull'uomo. Caricato immediatamente sull'auto, prima di riuscire ad abbandonare quella via, la folla si è addirittura scagliata sull'auto chiedendo ai militari di poter fare giustizia. A far rabbrividire ancora sono le testimonianze raccolte sul luogo e in rete: persone che per scampare alla furia omicida si sono nascoste ovunque, fuggendo come se fossero in una guerra. Non si riusciva a capire in quella interminabile ora e mezza di follia quali fossero gli obiettivi prescelti. E' stato necessario l'intervento del blindato dei CC accorso sul posto che ha protetto i feriti in strada. Al momento le indagini vanno avanti in collaborazione tra Polizia di Stato e militari dell'Arma.