Processo d’appello, Mondo di mezzo: chiesti 430 anni di condanne per gli imputati

La procura generale ha chiesto una condanna a 26 anni e mezzo nei confronti dell’ex Nar, Massimo Carminati e a 25 anni e 9 mesi per l’ex ras delle cooperative romane, Salvatore Buzzi nell’ambito del processo di secondo grado al Mondo di mezzo.

In primo grado Carminati e Buzzi sono stati condannati rispettivamente a 20 e a 19 anni di carcere per associazione a delinquere e detenuti dal dicembre del 2014.

Condanne per un totale di 430 anni sono state chieste dal pg Antonio Sensale nel processo di secondo grado al Mondo di Mezzo. In totale sono 43 gli imputati. Oltre alle richieste di condanna a 26 anni e mezzo per Carminati e 25 anni e 9 mesi per Buzzi, il pg ha sollecitato, tra gli altri, 24 anni per Riccardo Brugia, 18 anni per Matteo Calvio, 17 anni e mezzo per Paolo Di Ninno, 16 anni e 10 mesi per Agostino Gaglianone, 18 anni e mezzo per Luca Gramazio, 17 anni per Alessandra Garrone, 14 anni e mezzo per Franco Panzironi. La sentenza è prevista per settembre. Sensale, nel corso della requisitoria ha chiesto inoltre di “ripristinare il 416 bis nelle forme pluriaggravate nelle quali viene contestato”. “Riteniamo sussistente l’aggravante mafiosa per le estorsioni e gli episodi corruttivi contestati” ha aggiunto il pg.




MAFIA CAPITALE: SALVATORE BUZZI SCATENATO SU DANIELE LEODORI


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di Cinzia Marchegiani

Daniele Leodori, mr. preferenze alle regionali del Lazio 2013 e Presidente del Consiglio Regionale del Lazio aveva detto ai giornali, al tempo della bufera appena esplosa di Mafia Capitale, di non conoscere né Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative, né Massimo Carminati, tanto che aveva annunciato querela nei loro confronti che invece  facevano il suo nome durante gli interrogatori in seguito al loro arresto.
Daniele Leodori messo davanti alle evidenze delle intercettazioni, tanto che in queste dava addirittura del “tu” allo stesso Salvatore Buzzi e dopo l’inchiesta del nostro giornale dove veniva messo in evidenza il fatto che nel 1996 l'allora vice sindaco del Comune di Zagarolo Daniele Leodori non poteva non conoscere il titolare della cooperativa “29 giugno” dedita alla raccolta rifiuti del territorio gabino, aveva rilasciato un’intervista a "Il Messaggero" per spiegare la sua verità.

Salvatore Buzzi dalla prigione in Sardegna sta facendo tutti i nomi e sembra avere una buona memoria, tanto che ironicamente ai magistrati che lo stanno interrogando, fa comprendere che il suo compagno di cella ha paura di venire avvelenato assieme a lui. E’ un pozzo di informazioni che ovviamente andranno verificate passo passo.
Salvatore Buzzi scatenato anche contro Daniele Leodori. Stavolta , Buzzi, spiega il giro delle assunzioni, richieste dai politici per persone di loro conoscenza, imposte come se fosse un fatto di normale amministrazione. Tra queste mette nel calderone anche Daniele Leodori: “Mi chiamò Daniele Leodori per assumere una persona. E questo tizio arrivò con aria strafottente dicendo che doveva piglià seimila euro al mese, se nò non veniva a lavorare”.

Questa è un’altra intercettazione inedita, il 27 ottobre 2014, alle 11:59 Salvatore Buzzi chiamava il Presidente del Consiglio del Lazio, Daniele Leodori che si trova nell’informativa dei ROS (Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri) – Servizio Centrale II Reparto investigativo I sezione.

Legenda:
S: Salvatore Buzzi
DL: Daniele Leodori

DL: Salvatore (evidentemente ha il numero registrato sottom il suo nome NdR)
S: Presidente buongiorno, come stai?
DL: buongiorno, bene, tu?
S: beni, senti UN’INFORMAZIONE, MI HA CERCATO UN PAIO DI VOLTE Sabelli, ma è della tua segreteria?
DL: eh….dipende, qualc…qualcuno c’è, per cosa?
S: no pe…perché fa incontrà una persona (inc) però siccome dice: volevo sapè se era della tua segretera o chi era
DL: si, sta qua, un…se è de …del Consiglio regionale sta qua Sabelli
S: ok
DL: si, si
S: ok
DL: senti l’latra cosa me la verifichi?
S: si, si, te l’ho detto è già verificata, visite mediche, dopo l’doneità, parte
DL: ok, va bene
S: sto seguendo la procedura, ok
DL: ok
S tranquillo
DL: grazie tanto, grazie, ciao ciao
S: ciao

Interessante comprendere come alcuni politici hanno repentini vuoti di memoria, addirittura si scordano di aver conosciuto una persona di un certo “spessore” come Salvatore Buzzi, ma che dopo le evidenti intercettazioni pubblicate su tutti i giornali, hanno segnali di rimembranze seppur evanescenti. Di certo Buzzi sta svuotando il sacco, lui che dava dal 3 al 5 % delle commissioni sulle gare vinte ai soliti politici, non ci sta ad espiare la colpa su fatti di corruzione, dove in questo gioco di scambi di favori a molti zeri, c’è il corruttore e il corrotto… semmai i magistrati, una volta accertato il reato, dovranno capire a chi assegnare precisamente questi ruoli.
 




MAFIA CAPITALE: SEQUESTRATI 16 MILIONI DI BENI A SALVATORE BUZZI

Redazione

Roma – Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, in prosecuzione delle attività svolte dal Ros dell'Arma dei Carabinieri, stanno eseguendo il sequestro di ulteriori beni, per un valore stimato di circa 16 milioni di euro, riconducibili a Salvatore Buzzi.

 

Chi è Salvatore Buzzi? Il 3 dicembre 2014 è arrestato nell'ambito dell'inchiesta "Mafia Capitale", insieme a Massimo Carminati, considerato il capo dell'organizzazione, a Pierina Chiaravalle e ad altri 35 presunti componenti del sodalizio criminale. Tra gli ulteriori 100 indagati figura anche l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Secondo l'accusa Buzzi avrebbe usato la cooperativa 29 giugno per distrarre ingenti quantità di denaro a beneficio suo e dei suoi sodali. Successivamente viene trasferito in un carcere della Sardegna per incompatibilità ambientale. Il 12 gennaio 2015 i pm della Procura di Roma chiedono per lui e altri 10 indagati la sorveglianza speciale, obbligo di soggiorno e confisca dei beni.

In un'intercettazione eseguita dal ROS dei Carabinieri per conto della Procura di Roma, nell'ambito dell'inchiesta "Mafia Capitale", Buzzi così si rivolge a Pierina Chiaravalle, sua collaboratrice:
« […]Tu c'hai idea de quanto ce guadagno sugli immigrati? il traffico de droga rende meno… »

L'organizzazione criminale riconducibile, secondo l'accusa, a Buzzi è anche sospettata di aver fomentato i tumulti scoppiati nel quartiere di Tor Sapienza, periferia di Roma, nell'autunno del 2014.

Le intercettazioni dei ROS documentano le pressioni esercitate da Buzzi su alcuni parlamentari del Partito Democratico, tra cui Micaela Campana, al fine di ottenere un'interrogazione parlamentare su un appalto bloccato dal TAR del Lazio, e la sua intenzione di effettuare un versamento di circa ventimila euro a favore dell'onorevole Campana. La deputata ha negato che Buzzi si riferisse alla sua campagna elettorale, in quanto eletta in un listino bloccato. L’interrogazione parlamentare sollecitata da Buzzi fu depositata dall'onorevole Campana presso gli uffici competenti e inizialmente rigettata per vizio di forma. Nonostante i funzionari parlamentari si fossero attivati per riscrivere l'atto, l'interrogazione non fu comunque mai presentata.Buzzi era presente anche alla cena romana di raccolta fondi del Partito Democratico, indetta il 7 novembre 2014 all'indomani dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti voluta dal governo Letta.

Dalle stesse intercettazioni emergerebbero contatti tra Buzzi e la senatrice del Partito Democratico Anna Finocchiaro, in relazione ad alcuni appalti riservati agli immigrati: la Finocchiaro si sarebbe rammaricata con Buzzi per la mancata assegnazione di una commessa. La senatrice ha negato di aver avuto un qualsiasi contatto con Buzzi.

Il 1° giugno 2015 il gip accoglie la richiesta dei pm per il giudizio abbreviato: il processo per Buzzi e altri 33 indagati inizierà il 5 novembre.

Da una nuova ordinanza del 4 giugno seguente emerge che Buzzi avrebbe portato voti all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno in vista delle Elezioni europee del 2014 con l'aiuto della 'Ndrina Mancuso.Nel frattempo Buzzi decide di collaborare.




DANIELE LEODORI AMMETTE I RAPPORTI CON SALVATORE BUZZI

di Cinzia Marchegiani

Roma – Se mafia Capitale seconda edizione sta facendo pressing sui rapporti tra i politici e amministratori con Buzzi, Carminati e Monge il re del CUP e degli abiti usati, rimane evidente come le inchieste giornalistiche e tabella di giornali rappresentino uno strumento per comprendere gli atteggiamenti di taluni politici messi sotto i riflettori di un’indagine giudiziaria.

E il caso del Presidente del Consiglio della Regione Lazio Daniele Leodori emerge con tutte le sue singolari sfaccettature impresse negli tabella di giornale che come atti documentali consegnano alla comunità, ma volendo anche alla Magistratura vigile, repentini cambi di versione in merito a conoscenze e rapporti con i registi de “il Mondo di mezzo”.

Nell'ambito dell'inchiesta de l’Osservatore d’Italia su Mafia Capitale veniva pubblicato il 10 giugno 2015 l'articolo ZAGAROLO E MAFIA CAPITALE 2: QUEL FILO "ROBUSTO" TRA SALVATORE BUZZI, MARIO MONGE E DANIELE LEODORI  dove si evidenziava lo strano caso del Presidente del Consiglio regionale del Lazio Daniele Leodori.

Daniele Leodori era finito nell’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari, dott.ssa Flavia Costantini del Tribunale di Roma dove veniva trascritto il suo nome assieme a quello del senatore Pd Bruno Astorre nelle intercettazioni telefoniche che indicavano i presunti legami tra l'attuale Daniele Leodori e Salvatore Buzzi ma soprattutto con Mario Monge, quest'ultimo presidente della Sol.Co definito il re del business dei migranti e dei cassonetti gialli, arrestato pochi giorni fa, che, nella trascrizione sembra invece conoscere molto bene il presidente del Consiglio Regionale del Lazio. Monge tra l’altro era arrivato fino a Zagarolo per allargare il proprio business con il riciclo degli abiti usati.

L'articolo a firma di Alessandro Rosa, fotografava quindi situazioni e atteggiamenti meritevoli di chiarimenti da parte del presidente Daniele Leodori che sui vari giornali, raccontava di sporgere querela nei confronti di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati perché lui non li conosceva, mentre quando era vice sindaco di Zagarolo, arrivava Salvatore Buzzi con la sua cooperativa 29 giugno per gestire la raccolta dei rifiuti del centro storico del Comune.

Ma sono proprio gli tabella di giornale a scattare un’istantanea interessante nei confronti delle affermazioni e azioni di Daniele Leodori:

1) Il 7 Dicembre 2014 sul Corriere della Sera “Mafia Capitale, Buzzi si vantava: abbiamo 11 consiglieri comunali”: Daniele Leodori (Pd) sporge querela nei confronti di Buzzi e Carminati, si legge: Non c’è solo il Campidoglio, naturalmente. Anzi, nel commentare le regionali, Carminati fa cenno al fatto che 'oltre al Gramazio il sodalizio avrebbe vantato anche la conoscenza del “più votato” dello schieramento di sinistra'. Sarebbe Daniele Leodori (Pd), presidente del consiglio regionale che smentisce: "Non conosco né Carminati, né Buzzi. Ho già sporto querela".
2) Il 10 Giugno 2015 l’inchiesta de l’Osservatore d’Italia: “ZAGAROLO E MAFIA CAPITALE 2: QUEL FILO "ROBUSTO" TRA SALVATORE BUZZI, MARIO MONGE E DANIELE LEODORI” fa emergere come era alquanto improbabile che Daniele Leodori non conoscesse Salvatore Buzzi, infatti nel 1996 Daniele Leodori era vicesindaco di Zagarolo e proprio in quell’anno Salvatore Buzzi gestiva la raccolta rifiuti del centro storico della cittadina, trascinando tra l’altro una chiacchierata gestione tra la Coop 29 Giugno e la Italo Australiana, quest’ultima, si legge nei giornali, era stata estromessa dalla gestione rifiuti nel centro storico.
3) L’11 Giugno 2015, il Messaggero, dopo appena un giorno dall'articolo de L'Osservatore d'Italia:
“MAFIA CAPITALE, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DANIELE LEODORI: "MAI OCCUPATO DI APPALTI CUP” Qui Daniele Leodori intervistato risponde: “Quelle tre persone che parlano di me, nell'intercettazione su Mafia Capitale, non le conosco. Ripeto: non le conosco".
D: Daniele Leodori, presidente del consiglio regionale e uomo forte del Pd in provincia, è indicato da alcuni collaboratori di Buzzi – Guarany e Cardarelli – come una sponda per l'appalto del Cup. Un'accusa molto grave.
R: "Gravissima. Non ho idea perché facciano il mio nome. Io non mi sono occupato mai di quella gara, di questo sono certo".
D:Però conosceva Buzzi. Ci sono state alcune telefonate tra lei e il grande capo della 29 giugno.
R:"Ho conosciuto Buzzi nel 1996, quando a Zagarolo la sua coop si occupava per il Comune della raccolta porta a porta. Divenni vicesindaco dopo che era già stato dato l'incarico, nel 2000 venni eletto sindaco e dopo un anno non rinnovai l'appalto, affidai il servizio a Gaia, un consorzio pubblico. La 29 Giugno uscì da Zagarolo".
D:Dal 2001 non vi siete più sentiti?
"No, mai, fino a settembre 2014 quando abbiamo avuto un contatto telefonico. Mi chiede un incontro, io gli dico che se capita in Consiglio posso riceverlo ma non in una determinata fascia oraria, quando non ci sono. Lui viene alla Pisana proprio in quella fascia oraria e non mi trova. Segue un'altra telefonata: lui riceve una chiamata dalla Pisana, mi telefona e mi chiede se è un mio collaboratore, io dico che è una persona che lavora in Consiglio e la cosa finisce lì".

IL CASO DANIELE LEODORI NON FACILITA IL LAVORO DELLA MAGISTRATURA

E ora il caso del presidente del Consiglio regionale del Lazio Daniele Leodori emerge con tutti gli ossimori che la Magistratura terrà con tutta probabilità in considerazione:
Il 7 dicembre 2014 Daniele Leodori dichiara ad un giornale – per difendersi dagli attacchi ndr. –  che ha sporto querela perché non conosce né Salvatore Buzzi né Massimo Carminati. Messo sotto pressione anche dalle varie inchieste giornalistiche ritratta il tutto e smentisce se stesso, dichiarando addirittura che nel settembre 2014, quindi tre mesi prima della sua querela annunciata a mezzo stampa a Buzzi e Carminati, afferma di aver sentito telefonicamente Salvatore Buzzi e di avergli dato appuntamento alla Pisana, che a sempre a detta di Daniele Leodori non si consumerà mai.

Spiace che con Mafia Capitale, le smentite arrivino solo quando i politici vengono messi con le spalle al muro, poiché quando c’è un’indagine della Magistratura, dovrebbe essere un obbligo e un dovere etico degli stessi politici, indagati o meno, di raccontare le proprie vicende, affinché i Pm possano avere un quadro ben preciso delle dinamiche avvenute nelle stanze del potere amministrativo, invece gli stessi inquirenti sembrano dover lavorare "contro corrente".

Per ora il lettore osserva chiedendosi, quante cosa Mafia Capitale ancora nasconde? Possibile che non ci sia collaborazione tra politica e Magistratura?




GIANNI ALEMANNO: BUZZI E I VOTI DELLA 'NDRANGHETA

di Angelo Barraco
Roma / Mafia Capitale – Nelle cooperative gestite da Salvatore Buzzi c’erano mazzette una tantum, acquisti di case e assunzioni di parenti e amici, tutto veniva fatto per ottenere lavori di ogni tipo. Nell’ordinanza firmata dal gip Flavia Costantini vi sono 48 indagati di cui 44 arrestati stamane dai Carabinieri del Ros.
Dall’ordinanza spicca un nome noto, il nome di Alemanno e che Buzzi avrebbe arruolato il clan ndranghetista Mancuso nella campagna elettorale di Gianni Alemanno al Parlamento.  Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa ’29 giugno’, si rivolse alla ‘ndrangheta quando Gianni Alemanno gli chiese di sostenerlo in vista delle elezioni al parlamento europeo del maggio del 2014. La circostanza emerge dall’ordinanza di custodia cautelare del gip Flavia Costantini. Candidato nella lista ‘Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale’ nella circoscrizione sud, Alemanno, che da poco aveva concluso il suo mandato di sindaco di Roma, chiese sostegno a Buzzi che, per il tramite dell’imprenditore Giovanni Campenni’, decise di rivolgersi all’organizzazione criminale calabrese, “per procurare i necessari consensi”.
Negli atti si legge: “a fronte di una richiesta di sostegno da parte di Alemanno, sin dalla fine del mese di marzo 2014, in vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014, Salvatore Buzzi aveva espressamente richiesto, per il tramite di Giovanni Campennì, appoggio all’organizzazione criminale calabrese (di cui quest’ultimo è ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell’ex sindaco di Roma”. Nel ricostruire la vicenda, il gip ricorda il contenuto di alcune conversazioni di Buzzi, intercettate dai carabinieri del Ros. Parlando con Carminati il 21 marzo del 2014, il presidente della cooperativa ’29 giugno’ – scrive il giudice – riferisce “l’esito di un incontro avuto poco prima con Alemanno presso gli uffici della “Commissione Commercio” a Roma. Buzzi riferiva del sostegno richiesto in quell’occasione dall’ex primo cittadino (“no, no era pe’ la campagna elettorale… una sottoscrizione e poi se candida al sud”) e rappresentava al sodale come avesse individuato Campenni’ quale strumento idoneo per assecondare tale richiesta”. Buzzi, il giorno seguente, contattava proprio “Giovanni Campenni’, al fine di interessarlo per “da’ ‘na mano a Alemanno .. in campagna elettorale …”. Il tentativo “di Buzzi di mascherare, in maniera evidentemente strumentale con l’interlocutore (“sto numero e’ intercettato … pero’ so telefonate legali…”), l’illecita richiesta pervenutagli, facendola passare come innocua e legittima istanza volta ad ampliare il consenso elettorale (“… basta che non sia voto di scambio …. tutto e’ legale … uno puo’ vota’ gli amici???!!!”), nell’ambito di una circoscrizione elettorale particolarmente ampia (“…mica puo’ venire li’!!! Scusa … no perche’ la circoscrizione e’ grandissima ….Abruzzo, Campania, la Calabria, Puglia, Basilicata… come cazzo fa?”), veniva perfettamente compreso da Campenni’, il quale, avendo evidentemente ben inteso il vero senso della richiesta (“ah ste chiamate so legali?”), aderiva prontamente alla richiesta, non potendo evitare, tuttavia, di sottolineare la propria capacita’ di poter attingere a un ampio bacino di consensi pilotabili, facendo ricorso a una metafora particolarmente espressiva (“va bene …. allora …. e’ qua la famiglia e’ grande… un voto gli si da’”)”. Stando a quanto indicato nell’ordinanza cautelare, Buzzi, dopo aver assicurato ad Alemanno il proprio intervento in suo favore, “prometteva l’inoltro a un membro dello staff, Claudio Milardi, di una lista di persone allusivamente chiamate ‘amici del sud’ capaci di esprimere cospicui pacchetti di voti (“che ti possono dare una mano co’ … parecchi voti”); la scelta di Campenni’ e di altri ‘amici del sud’ (tra i quali, Rocco Rotolo e Vito Marchetto) “rientrava in una precisa valutazione delle potenzialita’ che a costoro venivano attribuite: la loro appartenenza a una consorteria ‘ndranghetista, capace di condizionare il voto nella terra d’origine (“i mafiosi …che quelli controllano i voti”. Tuttavia, a causa di un errore compiuto da Carlo Guarany, collaboratore di Buzzi, a pochi giorni dalla data delle elezioni, veniva consegnata a Milardi una lista di persone difforme da quanto disposto dallo stesso Buzzi, che reagiva manifestando una violentissima reazione per veder vanificato quanto programmato (“i nomi degli ‘ndranghetisti erano … ma come se fa a sbaglia’ cosi’?”, “erano i nomi delle persone fedeli, ma che cazzo dai i nomi de tutti”). Per il gip, solo il 23 maggio, a due giorni dalle consultazioni elettorali, Campenni’ veniva contattato dalla segreteria di Alemanno per ricevere il materiale elettorale



MAFIA CAPITALE: IL CONSIGLIERE CAPRARI NELLE INTERCETTAZIONI CON BUZZI: "VOLEVA TRE POSTI GLIENE HO DATO UNO"

di Maurizio Costa

Roma – «La promessa di una remunerazione costante, commisurata al valore dei lavori di volta in volta assegnati alle imprese riconducibili a Buzzi» e «l'assunzione» di una persona da lui segnalata. È il «prezzo», a quanto si legge nell'ordinanza sulla fase due di mafia capitale firmata dal gip Flavia Costantini, che mafia capitale avrebbe pagato al consigliere comunale del Centro democratico Massimo Caprari, allo scopo di «formare il consenso politico e istituzionale per il riconoscimento di debiti fuori bilancio».

Come si legge in un'intercettazione di Salvatore Buzzi contenuta nell'ordinanza, Caprari, che aveva chiesto un appuntamento al presidente della coop 29 giugno, avrebbe chiesto l'assunzione di tre persone in cambio del voto favorevole alla delibera relativa al riconoscimento del debito fuori bilancio: «te l'ho detto, Caprari è venuto da me: voleva tre posti di lavoro!», dice Buzzi, «poi alla fine avemo concordato uno». A quanto ricostruito nell'ordinanza poi il consigliere comunica il nome a Buzzi con un sms, fino a quando Buzzi non gli risponde, ancora via sms, dicendogli che la persona da lui segnata «sta aspettando visita medica per idoneità e poi andrà al facchinaggio presso università Roma 3». Quando qualcuno, facendo cenno a «una corruzione diffusa del consiglio comunale ad opera del Buzzi ( ..fai a tutti..)», si lamenta del fatto che pur essendo «un pezzo da 90», viene trattato come gli altri, Buzzi gli riferisce di aver assunto «quello di Caprari» per tre mesi, commentando: «in tre mesi la mucca deve mangiare». Il giorno dell'approvazione della delibera, poi, il 30.10.2014, alle 18:17, si legge nell'ordinanza, Caprari informa Buzzi, tramite sms: «delibera debiti fuori bilancio.approvata.ho votato favorevole.ciao caprari»




MAFIA CAPITALE, ODEVAINE CONFESSA: "HO PRESO IL DENARO DA SALVATORE BUZZI"

di Alberto De Marchis

Si comincia a parlare. Luca Odevaine, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Mafia Capitale”; ha ammesso di aver preso del denaro da Salvatore Buzzi. Lo stesso Odevaine, assistito dall’avvocato Luca Petrucci, ascoltato dai pm in sede di dichiarazioni spontanee, ha ricostruito il suo rapporto con Buzzi, l’uomo delle cooperative sociali, ritenuto dagli inquirenti in strettissimi legami con Massimo Carminati. L’ex coordinatore nazionale per l’accoglienza dei richiedenti asilo, ha spiegato ai magistrati di “aver preso soldi da Buzzi per svolgere una sorta di ruolo di ‘facilitatore'”.

Lo scandalo di mafia capitale. Mafia Capitale, conosciuta anche come Cupola Romana o ancora Clan Carminati, è una delle organizzazioni criminali di stampo mafioso-politico-imprenditoriale che operava a Roma a partire circa dal 2000. Le radici di questa organizzazione si trovano a partire dalle rapine dei Nuclei Armati Rivoluzionari negli anni ottanta e successivamente nella banda della Magliana. Mafia capitale nel 2014 è stata oggetto dell’operazione Mondo di Mezzo, che ha posto fine alla sua attività criminale di tipo mafioso

I precedenti. Nell’aprile 2008, Franco Panzironi aiutava Gianni Alemanno nella sua campagna elettorale per diventare sindaco di Roma, con un apporto di un milione e mezzo di euro. Anche Riccardo Mancini aveva aiutato Gianni Alemanno, finanziandolo nella campagna del 2006 e come tesoriere nella campagna del 2008.
Il 28 aprile 2008, a Roma, Gianni Alemanno, divenuto sindaco, nominava Franco Panzironi a capo dell’AMA Spa, (Azienda Municipale Ambiente per la raccolta dei rifiuti di Roma)[7] e Riccardo Mancini alla guida di EUR Spa (azienda che si occupa della gestione e della valorizzazione del patrimonio mobiliare e immobiliare di sua proprietà all’interno del quartiere romano dell’Esposizione Universale di Roma). Franco Panzironi a capo dell’AMA Spa, è stato insidiato da Massimo Carminati e da Salvatore Buzzi, che hanno imposto negli ingranaggi operativi dell’azienda il direttore generale e un consigliere.

Anche Riccardo Mancini era stato messo a libro da Massimo Carminati ma era reticente, voleva far da solo, ritardava gli interventi ed è stato picchiato e poi scartato, anche perché è finito in carcere per aver preso, senza la protezione, 80.000 euro da solo, per una commessa di autobus.

Dal 2008, a Roma si rileva l’inefficienza delle società pubbliche, sprechi e disservizi. ATAC, Ama Spa,[10] Eur Spa, società con entroiti milionari dovrebbero essere fiorenti e invece sono in deficit permanente e hanno bisogno di continui sussidi di soldi dei contribuenti, elargiti dai dirigenti di Stato, per continuare a svolgere i servizi.  Nel 2010, a Roma, aveva preso il via un’indagine sul malaffare, per una intuizione del procuratore Pietro Saviotti e ha portato i frutti di un lavoro su scala molto ampia, durata quattro anni.

Il 26 settembre 2011, al largo delle coste di Alghero, la Guardia di finanza intercettava una barca con a bordo circa 500 chili di cocaina che tagliata e venduta al dettaglio avrebbe fruttato oltre 200 milioni di euro. Roberto Grilli, lo skipper finiva in carcere, si sentiva tradito da una cupola romana che controllava il traffico di cocaina e ha incominciato a fare il nome di Riccardo Brugia. Da queste dichiarazioni è partita l’indagine “Mondo di Mezzo”.  Il 12 dicembre 2012 il quotidiano l’Espresso pubblicò un articolo intitolato il Re Di Roma, riferendosi a Massimo Carminati come capo di una potente organizzazione criminale e che già aveva avuto grande clamore nella pubblica opinione. Il 2 dicembre 2013, a Roma, la società Servizi Ambientali Srl. controllata dall’AMA Spa, che gestiva la raccolta dei rifiuti nei piccoli comuni intorno a Roma, è stata dichiarata ufficialmente fallita dal Tribunale di Roma. L’amministratore delegato era stato Stefano Andrini, nominato da Gianni Alemanno e dimessosi per aver firmato un documento falso sulla finta residenza in Belgio del senatore Nicola Di Girolamo. Il 16 marzo 2014, a Roma, l’azienda Ama Servizi Ambientali Srl è andata in bancarotta, infatti nel suo bilancio mancano oltre 5 milioni di euro. Il successore di Andrini è stato Giovanni Fiscon, indagato per lo sversamento di rifiuti tossici in seguito al maltempo di febbraio a Ponte Malnone. Il 15 marzo 2014, a Roma, Daniele Fortini, il nuovo amministratore delegato dell’AMA Spa, con la pagina Amministrazione Trasparente, ha mandato on-line gli stipendi dei quadri e dei dirigenti dell’AMA Spa e i loro curriculum. Nel panorama mafioso romano il figlio Leonardo di Ernesto Diotallevi chiede al padre chi è il capo dei capi di Cosa Nostra a Roma e il padre gli risponde che teoricamente è lui stesso.[26] Prima di lui, Giuseppe Calò, stabilmente insediatosi a Roma sin dal 1973, ove veniva tratto in arresto il 30 marzo 1985. Ma oggi aveva importanza Giovanni De Carlo




MAFIA SOLIDALE: IL DOPPIO VOLTO DELLA SOLIDARIETA’

di Chiara Rai

Roma – Nelle famigerate  intercettazioni  che fanno da contorno all’inchiesta di Mafia Capitale appare il nome di Mario Monge (non indagato), presidente del Consorzio Sol.co di Roma.

Salvatore Buzzi si rammarica con lui del fatto che nell’appalto per la manutenzione ordinaria delle aree a verde delle ville storiche romane Sol.co stia pestando i piedi alla sua cooperativa Eriches 29, presentando un “poderoso progetto” (a detta di Buzzi) che aveva tutte le carte in regola per vincere l’appalto.

Secondo i Pm la conversazione avvenuta il 14 maggio 2013 tra i due evidenzia «in maniera inequivocabile come Buzzi vantasse una notevole influenza nei confronti delle cooperative concorrenti, tanto che il Presidente del Sol.Co., di fronte a Buzzi che gli manifestava il proprio disappunto per il fatto che “stai proprio su di me”, si giustificava manifestando piena disponibilità a “trovare una soluzione se c’è un problema”».

Nella conversazione che segue Mario Monge si scusa con Salvatore Buzzi.

Conversazione tra Monge e Buzzi – Intercettazione:

Legenda: MM (Mario Monge);
S. (Salvatore Buzzi);

MM: (in ambientale) vorrei dire una cosa.
S.: (Salvatore Buzzi): Mario.
MM: Salvatore, eccomi qua.
S.: ma com’è che hai fatto quel poderoso progetto sul Servizio Giardini?
MM: non ho capito.
S.: hai fatto la gara del Servizio Giardini, dieci lotti.
MM: ah, si, va be’, però… non sapevo… non mi han detto niente, io avevo parlato con… eh, con coso, se c’era spazio per un… un’offerta nostra, eh… e coso, come si chiama? Eh…Montani (Alessandro, ndr) mi ha detto: io ho detto: . cioè, però così io non sapevo niente…
S.: eh, però… stai proprio su de me, me potevi anda’ su Montani, ma chi se lo inculava Montani.
MM: ma io non lo sapevo, non lo sapevo, me l’ha detto Montani, non mi ha detto chi partecipava, io…
S.: senti ma se doves… se dovesse anda’ male… ci sono problemi?
MM: assolutamente no.
S.: no, se dovesse anda’ male pe’ me che vinci te, dico (ride) mortacci tua!
MM: ah, ah no, se dovesse andar male in che… in che senso? Cioè, no, non è… vedia… proviamo a fa’, cioè, per me, io l’ho fa… l’ho fatta perché l’ave… l’avevan fatta fare cosi,ma non…
S.: non è stra… non… non è strategica per te, no?
MM: come?
S.: non e strategica?
MM: no, no
S.: va bene, grazie, grazie
MM: però… considera che c’era… eh, io, io avevo… mi sono venuti a cercare Valà con una sua piccola cooperativa e l’Esempio, io non… manco sapevo che c’erano queste cose
S.: va be’ poi me li vado a incula’ io a questi
MM: però, senti, vogliamo vederci un attimo, troviamo una soluzione se c’è un problema
S.: va bene, se ci fossero problemi, non ci so’ problemi
MM: se ci fossero problemi, io spero di no che noi siamo fuori, però se ci fossero dei problemi fammi sapere.
S.: d’accordo.
MM: e ci vediamo immediatamente, immediatamente.
S.: tranquillo, tra… tranquillo.
MM: e io ti spiego come sono arrivati da me.
S.: tranquillo, ok.

Alle 14.01, appresa la notizia che Eriches 29 aveva vinto la gara, Salvatore Buzzi inviava subito un sms di ringraziamento a Mario Monge della coop. Il Sol.Co.: «Ok grazie sei un amico».

Alla luce di questi fatti, impossibile riuscire a farsi una idea di gare e appalti trasparenti e non pilotati. Corruzione e turbativa d’asta sono ancora la scandalosa onta dalla quale l’Italia non riesce proprio a disintossicarsi.

Mario Monge, presidente del consorzio Il Solco per cui lavoravano le 3 coop sequestrate (che con il consorzio Bastiani si divide la raccolta di vestiti per Ama dal 2009 a fine 2012), pare avesse dunque rapporti con Buzzi, mostrando a quest’ultimo rispetto e riverenza al telefono. Per il gip Gip Simonetta D’Alessandro, l’assenso « di Buzzi »sarebbe stato la premessa della ripartizione del territorio per la raccolta del tessile. “Non può non pensarsi – scrive il giudice – che la delibera che aveva ripartito nel 2008 il territorio comunale in competenze ai consorzi dell’Ati Roma Ambiente non obbedisca alle logiche spartitorie e non abbia coltivato le finalità speculative, rientranti negli interessi di Buzzi”.

La SOL.CO. solidarietà e Cooperazione nel 2011 ha registrato un volume d’affari milionario di 6.780.621 euro di cui 6.234.285 se ne sono andati in servizi e di questi servizi ben 4.528.580 sono stati impiegati da e verso soci con un utile di esercizio finale pari a 380 euro.  I lavoratori (circa 30 unità di organico) sono costati circa 200 mila euro in totale, dunque i costi per i servizi hanno pesato nella misura del 73% sul totale delle entrate.

Il ministero dello Sviluppo Economico è molto chiaro al riguardo: una onlus (ong, cooperativa sociale, odv…) può svolgere attività commerciale a patto che questa sia ancellare rispetto alla mission dell'Ente che deve rimanere sociale e non lucrativa. Ma quali sono le mission di SOL.CO? Oltre a quelle già note figura la gestione del 118 e ambulanze per la Asl Avezzano Sulmona,  per la Asl RMA la gestione del Cup e call center, gestione call center carcere Rebibbia, Telecom, Bambin Gesù eccetera.  Ancora, noi de la redazione ricordiamo come fosse ieri quando ci siamo avvicinati al Nuovo Cinema Aquila e come la gestione dello stesso ci colpì in
quanto a singolarità.

LE PUNTATE PRECEDENTI:

17/01/2015 MAFIA SOLIDALE… QUELLE STRANE COINCIDENZE CON MAFIA CAPITALE
28/10/2014 ROMA, NUOVO CINEMA AQUILA: PARLA IL DIRETTORE FABIO MELONI
20/10/2014 ROMA, NUOVO CINEMA AQUILA: OMBRE SU QUEL PASSAGGIO TRA ONLUS
20/03/2014 ROMA, IL GIALLO SUI BENI CONFISCATI ALLA MAFIA: CHE FINE FANNO I SOLDI DEL NUOVO CINEMA AQUILA? L'INCHIESTA DE L'OSSERVATORE D'ITALIA

11/03/2014 ROMA CINEMA ESPROPRIATO ALLA MAFIA: IL COMUNE SPENDE 2 MILIONI PER RISTRUTTURAZIONI E LO AFFIDA A CONSORZIO PER PERSEGUIRE SCOPI SOCIALI… MA RESTA UN CINEMA A TUTTI GLI EFFETTI




ANGUILLARA: APPALTI IN ODORE DI MAFIA TRA GOVERNI DI DESTRA E SINISTRA…

di Simonetta D'Onofrio

Anguillara (RM) – Anche ad Anguillara la “monnezza” è gestita dalla Coop. 29 Giugno, azienda esecutrice del contratto di gestione del ciclo dei rifiuti, che vede indagati alcune figure di vertice dalla Procura della Repubblica di Roma, nel sistema “Terra di Mezzo” e che appare, con notevole evidenza, collusa con il malaffare.
La cooperativa 29 giugno è parte di un contenitore generale “CNS” (Consorzio Nazionale Servizi), specializzato nella gestione di una serie di servizi per conto delle pubbliche amministrazioni. Un colosso del settore, composto da 206 associate, presente in tutte le regioni italiane, un partner definito sicuro e affidabile, presente con incarichi pubblici per prestazioni d’opera di vario genere, anche in altri comuni italiani di diverse dimensioni, che ha la possibilità di operare in diversi campi, premiata più volte con una serie di premi “Best Practice” per l’alta qualità dei servizi offerti.

Nel territorio sabatino in che modo approdano alcuni dei nomi collegati con l’inchiesta della Procura “Terre di Mezzo”? Cerchiamo di ricostruire i passaggi politici e amministrativi salienti, che risalgono a 5 anni fa.

Nel novembre 2009, il Comune di Anguillara (con allora sindaco il dott. Antonio Pizzigallo – attualmente consigliere d’opposizione del Consiglio Comunale), pubblicò il bando di gara nella forma di “Dialogo competitivo”. La CNS si aggiudica la gara, in base al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con un importo complessivo di 21.407.760,00 euro più IVA per un periodo di nove anni (pari a circa 2,3 milioni l’anno). Nello stesso periodo la maggioranza di centrodestra, allora alla guida del comune, mise in liquidazione la società multiservizi E.S.A., interamente di proprietà del Comune di Anguillara, che si occupava anche della raccolta e smaltimenti dei rifiuti.

A nulla valsero le dimostrazioni del Partito Democratico che giudicò l’azione di chiusura della società comunale con queste parole “La spregiudicatezza e l’accelerazione data alla decisione, lasciano stupiti e preoccupati. Il tema e il problema dei rifiuti, ai quali si era cominciato a fornire risposte, sensibilizzando la popolazione sulla necessità della differenziazione dei rifiuti, vengono brutalmente stravolti”.

Dopo oltre un anno, nel marzo 2011 (in quel momento a causa dell’incompatibilità del sindaco Pizzigallo il Comune fu affidato al vicesindaco facente funzioni, Stefano Paolessi – attualmente consigliere d’opposizione), venne firmato il contratto di appalto tra Comune di Anguillara Sabazia e la CNS.
Il Consorzio Nazionale Servizi dichiarò, in fase di gara, che l’esecuzione sarebbe stata affidata a una delle sue associate, la cooperativa sociale “Consorzio Formula Ambiente”, con sede a Cesena.

La firma da parte di CNS sul contratto è stata apposta da Salvatore Forlenza, sessantenne uomo di riferimento del consorzio per il centro Italia, un passato da dirigente del PCI, al vertice di Legacoop, oggi indagato nell’inchiesta “Mafia Capitale” (per lui i PM avevano chiesto l’arresto, ma il GIP Flavia Costantini ha respinto la richiesta, non rilevando l’aggravante mafiosa nel suo caso).

Con determinazione 1158 del 29/11/2012, quindi con l’attuale giunta guidata dal sindaco Francesco Pizzorno, la cooperativa “29 giugno” subentra a Formula Ambiente, mantenendo sostanzialmente tutte le condizioni contrattuali precedenti.

Sono molti i cittadini che dopo lo scandalo degli appalti truccati che hanno consentito alla “29 giugno” di fare il bello e brutto tempo nelle forniture di servizi nella Capitale (fino a ieri nessuno, neanche chi oggi tuona contro tutto e tutti si è mai accorto di nulla), leggono questo passaggio come l’ingresso del sistema perverso anche nelle pratiche amministrative anguillaresi. Tale lettura appare, però, perlomeno superficiale.

Se il problema dell’infiltrazione dell’organizzazione nel territorio è Salvatore Buzzi, il presidente della cooperativa “29 giugno”, egli era già presente in quanto presidente del CdA di “Formula Ambiente”, fino al 2012. Proprio quando la sua carica in Formula Ambiente era cessata, si è verificato il cambio dell’esecutore materiale del contratto, per cui Salvatore Buzzi ha controllato continuativamente il servizio di raccolta dei rifiuti in Anguillara, non è “arrivato” solo col passaggio della cooperativa “29 giugno”, c’era da quando CNS vinse la gara d’appalto. E come era presente a Anguillara, lo era in molti comuni della provincia, da Formello a Pomezia,

Oggi tutte le realtà impegnate nel servizio di raccolta rifiuti di Anguillara sono coinvolte nelle indagini, ma non si può certo dire che fino a ieri nessuno poteva sapere che la Formula Ambiente, o Salvatore Buzzi fossero soggetti “poco affidabili”.

Già nel febbraio 2012 un’inchiesta nel teramano in cui la DDA dell’Aquila ha indagato, assieme a sei sindaci e ad altri amministratori di società impegnate nello smaltimento dei rifiuti, “Salvatore Buzzi, 57 anni, presidente Cda di Formula Ambiente Società Cooperativa Sociale”.

Ma chi è precisamente Salvatore Buzzi? . Il “Salvatore”, secondo la procura di Roma, avrebbe “drogato” il sistema degli appalti pubblici, beneficiando quindi di strade preferenziale, sottoscrivendo accordi con politici corretti. La procura parla chiaramente di mafia nella capitale, quella made in “Rome”, in modo particolare a Roma Nord. Il procuratore Pignatone ha scoperchiato un grande fusto pieno di picrato di ammonio. Piano piano sta esplodendo, dissolvendo con se le tante “brave persone” che con la criminalità si sporcavano le mani per avere solo soldi e null’altro.

Salvatore Buzzi ha nel suo curriculum alcuni punti che oltrepassano le possibilità del pensiero umano. Il “Corriere della Sera” su un articolo a lui dedicato dal titolo “Buzzi, imbroglione e sognatore110 e lode in carcere e le mazzette “, ci dice che un bel giorno, il 26 giugno del 1980 il Buzzi diede 34 coltellate a Giovanni Gargano. Lo uccise perché lo ricattava. Lavorava come impiegato in una banca e architettò truffe ai danni dello sportello: rubò assegni e li gira al complice che li incassa. Poi però Gargano prese a ricattarlo con la minaccia di rivelare tutto ai superiori. Chiarimento di conti violento – «l’ho disarmato per difendermi e poi ho perso la testa» -, pugnalate, manette e carcere. «Pena complessiva di anni 14 e mesi 8 di reclusione per i reati di omicidio e calunnia» dettaglia l’ordinanza di «Mafia capitale». Mitigati da indulto e grazia.” Ma di strada ne ha fatta tanta il Buzzi, si è messo in “gioco”, si è laureato in carcere. In altri termini ha molte capacità imprenditoriali accertate anche dai fatti. Tant’è che all’assemblea del 17 maggio dell’anno scorso mentre presentava la relazione di bilancio del gruppo cooperativo “29 Giugno” (presenti anche l’attuale ministro Giuliano Poletti (allora presidente della Legacoop), l’Amministratore Delegato di Banca Prossima Marco Morganti, il Presidente di Legacoop Lazio Stefano Venditti e il Direttore Commerciale di CNS Giuseppe Cinquanta) il Buzzi riportava: “Noi ormai parliamo di gruppo cooperativo poiché le nostre quattro cooperative e le altre società controllate sono il frutto di percorsi che si sono sempre intrecciati strettamente ed oggi iniziamo a dare la nostra immagine complessiva in modo da valutare bene non solo le dimensioni ma anche la complessità della nostra azione”. Era orgoglioso dell’andamento economico del gruppo. Infatti, mentre la crisi nella Penisola avanzava, le attività da lui gestite godevano di un benessere generalizzato. Commentava così Buzzi contento dei suoi frutti lavorativi: “Se analizziamo i risultati del nostro gruppo assistiamo ad un trend nettamente in controtendenza. Rispetto al 2008, inizio della crisi, abbiamo di molto aumentato i nostri volumi e gli occupati tanto che dal dato del bilancio consolidato che redigiamo dal 2011 abbiamo un aumento significativo di oltre il 20%.” .

Chissà cosa penseranno i poveri imprenditori e le loro famiglie costrette a chiudere le loro attività. Taluni si sono anche suicidati per la crisi. Momenti molto belli per il Buzzi, anche sotto l’aspetto finanziario. Lo affermava lui stesso: “il nostro rapporto con le aziende di credito si è andato sempre più sviluppando e nel corso di questi anni abbiamo ottenuto aumenti dei fidi che spesso hanno preceduto l’aumento dei nostri fatturati e pertanto non abbiamo mai avuto problemi finanziari”.

Anche con Alemanno aveva fatto “pace”. Quella “Destra” che nel 2008 aveva portato alla guida della città di Roma Alemanno. Salvatore Buzzi commenta proprio questo passaggio di consegne “Dopo ben 15 anni di giunte di sinistra e abbiamo avuti ben due anni di conflittualità molto aspra con l’amministrazione, con una iniziale perdita di commesse anche storiche e di conseguenza nel 2009 la cassa integrazione per molti soci e dipendenti; conflittualità superata nel corso del 2010 con lo stabilizzarsi dei rapporti di normale confronto con l’amministrazione Alemanno”. Nel nostro sviluppo abbiamo avuto sempre vicini a noi la nostra organizzazione sindacale Legacoop e nel contempo abbiamo avuti rapporti di proficua collaborazione con i sindacati. Oggi possiamo affermare che la cooperativa 29 Giugno è un patrimonio di questa città”. L’inchiesta del Procuratore Pignatone è circoscritta nella città di Roma, almeno per ora. Chissà se accadrà come nel periodo di Mani Pulite? Spazzò via tanti politici e amministratori corrotti. Insomma c’è ancora tanta “monnezza” da raccogliere nei comuni grandi e piccoli dislocati nella nostra bell’Italia.