Russiagate, a ognuno il suo: ecco la vergogna italiana

Un approfondimento sui fatti italiani di lunedì scorso per rinfrescare la memoria di chi si scandalizza del Trump di oggi. L’Italia sta passando uno dei momenti più critici della sua storia. Si trova senza partiti, orfana di una classe dirigente, avviata con occhi blindati verso nuove elezioni, guidata da una legge elettorale che, a priori, già si sa, non produrrà che ingovernabilità, e tanti, anziché preoccuparsi delle macerie della propria casa, si appassionano e si accalorano su quello che sta succedendo in casa altrui.

 

Qualche testata (le solite), per meglio chiarire di cosa si parla, ha riportato: “Le possibili intrusioni della Russia nelle elezioni statunitensi e lo scandalo che ha investito l’amministrazione Trump” e poi “Russiagate al calor bianco: Paul Manafort si consegna all’Fbi” e ancora “Trump: scontro con servizi segreti Usa” – “Putin è sincero” e così via e ogni giorno non manca la cronaca della “Russiagate americana di Trump” sia sul cartaceo, sul web e nei salotti “chic” televisivi.

 

E’ pure vero che le attricette, oggi che sono fuori dalle luci della ribalta stanno in coro denunciando le molestie che hanno dovuto subire all’inizio della loro carriera, si è vero, ma poi della Russiagate italiana degli anni novanta non si fa menzione.

 

Diceva bene Di Pietro che i partiti vivono in un mondo sparito. Degli interessi di Mosca nella politica di alcuni paesi occidentali, l’Italia ha la sua personale esperienza da poter raccontare.
Palmiro Togliatti, allora conosciuto anche come “giurista del Comintern”, guida storica del Partito Comunista italiano, nel 1930 prese la cittadinanza sovietica e allora non era ancora di moda dare degli appellativi ai compor-tamenti “fuori dalla norma”.

 

Durante il processo Cusani, il compianto Bettino Craxi, uno dei pochi grandi statisti che abbia avuto l’Italia, accusava l’allora Presidente della Camera Giorgio Napolitano di aver taciuto sul finanziamento illegale dell’Unione Sovietica verso il PCI. La registrazione di quel lunghissimo processo è a disposizione di chiunque sia appassionato della materia.

 

Negli anni ’90, il dossier Mitrokhin aveva confermato che solo negli anni 1971-1977 il PCI ricevette dall’Unione Sovietica 22 milioni di dollari. In quegli anni ancora non si celebrava il Giubileo Straordinario della Mise-ricordia. No, quello è stato proclamato da Papa Francesco per mezzo della bolla pontificia Misericordiae Vultus ed ha avuto luogo nel 2016. Eppure quei finanziamenti ricevuti dall’Unione Sovietica per foraggiare un partito italiano, furono perdonati. Con legge 7 maggio 2002, n. 90 fu istituita a proposito la Commissione Parlamentare d’inchiesta concernente il “Dossier Mitrokhin” e l’Attività d’Intelligence italiana, dossier che gettava ombre su tutta l’Europa e su tante losche vicende italiane come le brigate rosse, il caso Moro e non solo.

 

Nel suo penultimo discorso alla Camera del 3 luglio 1992, Bettino Craxi fu più che esplicito riguardo agli interessi stranieri negli affari locali: “… s’intrecciano casi di corruzione e di concussione, che come tali vanno definiti, trattati, provati e giudicati. E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare od illegale”
Craxi concludeva aggiungendo: “Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro.”

 

Nessuno dei presenti viventi e che fortunatamente non hanno avuto l’ingiusta sorte dello statista Bettino Craxi, nessuno responsabile politico si è alzato finora a pronunciare un giuramento in senso contrario e ciò significa tacitamente confermare quanto da Bettino Craxi asserito. Ma non basta. I reportage dei vari Giovanna Botteri, Giovanna Pajetta e altri corrispondenti da New York che ci aggiornano continuamente sull’accanita ricerca, da parte di un certo ceto sociale americano, per scoprire evidenze contro Trump, non dovrebbero impressionare più di tanto gli italiani.

 

In Italia dovrebbe risultare impossibile scandalizzarsi dei vari Russiagate d’oltre oceano, quando nel Bel Paese ancora vanno a spasso coloro che ne hanno seppellito uno uguale, per non dire peggio. A ognuno il suo “Russiagate”.

 

Emanuel Galea

https://youtu.be/t1CPoegGrWw