Strage di Erba, Olindo e Rosa forse vittime di errore giudiziario: chiesta la riapertura del caso

Una ventina di pagine per chiedere di riaprire il caso sulla Strage di Erba. È la richiesta del sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser che, ora, dovrà essere vagliata dai vertici del suo ufficio, il procuratore generale Francesca Nanni e l’avvocato generale Lucilla Tontodonati, alle quali toccherà dare il via libera alla trasmissione o meno dell’istanza alla Corte d’Appello di Brescia.

E’ una richiesta sollevata “in tutta coscienza per amore di verità e di giustizia e per l’insopportabile pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo” quella con cui Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale di Milano, ha chiesto di riaprire il caso.

Le motivazioni della richiesta, depositata il 12 aprile, sono state puntualizzate da Tarfusser nelle 58 pagine del suo documento, come riferiscono alcuni quotidiani, in cui ha tenuto conto del lavoro del pool di difesa di Olindo e Rosa di questi anni.

E’ del 12 aprile la notizia che il sostituto Pg di Milano Cuno Tarfusser ha depositato al procuratore generale Francesca Nanni e all’avvocato generale Lucilla Tontodonati la relazione con la richiesta di riaprire il caso sulla strage di Erba. Una richiesta, si è saputo allora, che è stata redatta sulla scorta di nuovi elementi presentati dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, relazioni firmate da una quindicina di esperti che riguardano, per esempio, le intercettazioni ambientali di quando Frigerio era in ospedale e che non sono mai entrate nel procedimento, oppure gli audio e i video prima della confessione, per l’avvocato estorta, della coppia, i filmati girati in carcere dal criminologo Massimo Picozzi, allora consulente della difesa, e anche una relazione di un genetista secondo cui quella traccia ematica individuata sul battitacco dell’auto di Olindo Romano sarebbe stata una “suggestione ottica”. La decisione del procuratore generale Nanni e dell’avvocato generale Tontodonati, se trasmettere o meno gli atti alla Corte d’Appello di Brescia, sarà presa entro qualche settimana. Una volta trasmessa l’istanza o le istanze (visto che la difesa ha annunciato che presenterà una propria istanza di revisione) la Corte bresciana dovrà valutare se sono ammissibili. Qualora lo fossero si aprirà quindi un nuovo processo. 

La strage è dell’11 dicembre 2006: quattro i morti, Raffaella Castagna e il figlio Youssef di due anni, la madre di Raffaella, Paola Galli e una loro vicina, Valeria Cherubini. Unico sopravvissuto, ma ferito, il marito di Valeria, Mario Frigerio, morto lo scorso gennaio. Secondo il sostituto procuratore generale, il riconoscimento fatto da Frigerio può essere visto come una “falsa memoria” e la confessione di Olindo e Rosa ottenuta con “errate tecniche di intervista investigativa” e dubbi ci sono anche sulla macchia di sangue trovata sull’auto di Olindo. Sintetizzando ulteriormente, già in primo grado ci sarebbe potuto essere un “sito processuale diverso”. Resta ora alla Procura decidere se accogliere la richiesta di Tarfusser e dare il via libera alla trasmissione o meno dell’istanza alla Corte d’Appello di Brescia.

 Della proposta di riaprire il caso se ne parla da anni, ma adesso è arrivata la mossa a sorpresa del pg milanese. A portare il pg Tarfusser a firmare l’atto sul quale l’ultima parola spetta alle due magistrate milanesi, Nanni e Tontodonati – si sono prese qualche settimana per esaminarlo – sono state alcune consulenze che l’avvocato Fabio Schembri, alla guida del pool di legali che assiste marito e moglie, gli ha consegnato qualche mese fa: si tratta di relazioni firmate da una quindicina di esperti che riguardano, per esempio, le intercettazioni ambientali di quando Frigerio era in ospedale e che non sono mai entrate nel procedimento, oppure gli audio e i video prima della confessione, per l’avvocato estorta, della coppia, i filmati girati in carcere dal criminologo Massimo Picozzi, allora consulente della difesa, e anche una relazione di un genetista secondo cui quella traccia ematica individuata sul battitacco dell’auto di Olindo Romano sarebbe stata una “suggestione ottica”. Insomma, da quanto riferito, Tarfusser avrebbe lavorato sul materiale ricevuto e con il quale Schembri proverebbe l’innocenza dei suoi assistiti insistendo su una pista alternativa: a suo dire le ragioni della strage vanno ricercate in un regolamento di conti nel mondo dello spaccio.

Una ipotesi attorno a cui ruota la sua richiesta di revisione, autonoma rispetto a quella del pg, che dovrebbe depositare settimana prossima e che sarà corredata anche dalla testimonianza di un amico del fratello di Azouz Marzouk, il padre del bimbo ucciso e allora passato alla ribalta delle cronache. Secondo il legale “ci sono nuovi elementi che vanno ad intaccare le prove su cui si è fondata la condanna” ma che i giudici hanno sempre considerato solide e granitiche: la confessione dei coniugi e il sangue di Valeria Cherubini, mista a sangue maschile individuato nella loro macchina a cui si aggiunge la testimonianza di Frigerio, scampato alla morte per una malformazione congenita alla carotide e poi deceduto nel 2014. “Vidi Olindo, mi fissò con degli occhi da assassino, non dimenticherò mai il suo sguardo, era una belva”, disse.

Qualora la richiesta del pg venisse trasmessa a Brescia, la Corte deciderà se è ammissibile o meno. E lo stesso vale per l’istanza di revisione della difesa. E in caso sia giudicata ricevibile si aprirebbe un nuovo procedimento.




Olindo e Rosa, rimandato l’incidente probatorio

BRESCIA – Il tanto atteso incidente probatorio, con l’ammissione agli esami dei periti per cinque reperti ancora non analizzati, è stato rimandato di quindici giorni dal Tribunale di Brescia per l’incapacità dei due a sostenere le spese delle perizie. Si tratta di cinque elementi mai analizzati, ancorchè rinvenuti sulla scena del crimine e addosso al piccolo Marzouk: formazioni pilifere – da cui sarebbe possibile estrapolare un profilo genetico – , un accendino, un mazzo di chiavi e altri due reperti. “Tutti dovrebbero avere accesso alla giustizia, a prescindere dalle sue condizioni economiche” afferma l’avvocato Schembri, difensore della coppia insieme all’avvocato Luisa Bordeaux “Il tribunale sappia che siamo pronti noi a sostenere le spese, affinchè sia possibile effettuare le doverose perizie su questi reperti, che avrebbero dovuto essere analizzati anni fa.”

Olindo Romano e Rosa Bazzi vennero condannati anni fa all’ergastolo per l’assassinio dei loro vicini di casa l’11 dicembre 2006

Furono uccisi Raffaella Castagna, moglie di Azouz Marzouk, all’inizio sospettato dell’eccdio e poi scagionato perchè non in Italia, suo figlio dui due anni Youssef, la madre della Castagna, Paola Galli, e una vicina di casa, Valeria Cherubini. il marito della Cherubini, Mario Frigerio, fu il principale, e l’unico, testimone d’accusa berso Olindo e Rosa, nonostante all’inizio avesse dichiarato di essere stato colpito da un uomo di colore. ritrattò poi la prima versione dopo il colloquio con un investigatore che gli mostrò più volte la foto di Olindo. Nonostante la piena confessione dei due, resa probabilmente per ingenuità, e perchè tratti in inganno da alcune dichiarazioni degli inquirenti, Olindo e Rosa sarebbero completamente innocenti, dato che sulla scena del crimine, oltretutto, non è stata rinvenuta alcuna traccia della loro presenza. tracce di presenze estranee sono appunto quelle oggetto dell’incidente probatorio, che in definitiva aprirebbe la strada alla richista di revisione del processo.

Roberto Ragone




Strage di Erba, Rosa e Olindo sono innocenti?

 
di Roberto Ragone

ERBA – E’ la sera dell’11 dicembre 2006, all’incirca 20 minuti dopo le 20, al numero 25 di via Diaz, a Erba, in provincia di Como. La vecchia corte ristrutturata è composta da alcune palazzine, ed è nota come Condominio del Ghiaccio. All’improvviso da una delle finestre si alza una densa colonna di fumo. Due vicini di casa, uno dei quali pompiere volontario, intervengono, ed entrano nella palazzina. L’incendio è al primo piano. A ridosso del primo piano trovano un uomo ferito, Mario Frigerio. Ha la testa nell’appartamento, e il corpo fuori, è prono, e lo trascinano al di fuori dell’appartamento in fiamme.
 
Subito all’interno dell’appartamento brucia il corpo di una donna: è Raffaella Castagna. I soccorritori trascinano anche lei lontano dall’incendio, sul pianerottolo, spegnendo le fiamme che lo avvolgono. Dal piano superiore odono la voce di una donna che ripetutamente e disperatamente chiede aiuto. È Valeria Cherubini, la moglie di Mario Frigerio, il quale, senza poter parlare perché ferito alla gola, indica ai due che un’altra persona si trova di sopra. Le fiamme sono alte, il fumo sempre più denso, e i due devono abbandonare l’impresa. Solo all’arrivo dei Vigili del Fuoco vengono scoperti in totale quattro cadaveri e un ferito grave, Mario Frigerio, che viene trasportato all’ospedale Sant’Anna di Como. Sottoposto a diversi intereventi, si risveglia dall’anestesia dopo due giorni. Raffaella Castagna, la donna il cui corpo era in fiamme, 30 anni, moglie di Azouz Marzouk, è stata colpita al capo con una spranga di ferro, accoltellata dodici volte e poi sgozzata. È morta per la frattura del cranio.
 
La madre di Raffaella, Paola Galli, 60 anni, viene trovata all’interno dell’appartamento, anche lei colpita a sprangate e accoltellata. Il decesso è avvenuto per frattura del cranio. Il piccolo Youssef Marzouk, figlio di Raffaella Castagna e di Azouz Marzouk, due anni e tre mesi è morto dissanguato sul divano, dopo aver ricevuto un’unica coltellata che gli ha reciso la carotide. Al piano di sopra, nel sottotetto, giace il corpo di Valeria Cherubini, 55 anni, moglie di Mario Frigerio. Nonostante la violenta colluttazione con il suo aggressore, ha subito 8 colpi di spranga e 34 coltellate, una delle quali le ha reciso la lingua. All’arrivo dei soccorsi, la donna aveva gridato più volte chiedendo aiuto, e si era trascinata lungo le scale lasciando una impressionante scia di sangue, è morta per asfissia da ossido di carbonio, prima che la morte intervenisse per la gravissime ferite riportate. Morto per asfissia da monossido di carbonio anche il cane di casa.
 
Mario Frigerio, colpito più volte con una spranga e accoltellato, è sopravvissuto grazie ad una malformazione congenita della carotide, che ne ha impedito il dissanguamento.
I rilievi evidenziarono che l’aggressione era stata opera di due persone, una delle quali mancina, armate di spranga e di coltelli a lama lunga e corta. Date le modalità islamiche delle esecuzioni, la prima persona sospettata è il marito di Raffaelle Castagna, Azouz Marzouk, 26 anni, tunisino, pregiudicato per spaccio di droga, da poco uscito dal carcere per indulto.
Le successive indagini dimostrano che Marzouk era all’estero, in Tunisia da alcuni giorni, in visita ai genitori, per un viaggio programmato da tempo. Gli investigatori incominciano a pensare ad una vendetta nei suoi confronti. Nell’appartamento situato sotto a quello della strage abitano due coniugi senza figli, di mezz’età. Lei, Rosa Bazzi, ha 42 anni e lui, Olindo Romano, 44. Rosa lavora come donna delle pulizie, lui è dipendente di una ditta di raccolta e smaltimento rifiuti. È una coppia particolare, che vive in simbiosi. Hanno un camper, con il quale ogni tanto fanno dei piccoli viaggi. Non hanno amici, non hanno parenti, non hanno figli.
 
Il loro regno è la loro casa, insieme, sempre insieme. Il Pubblico Ministero Massimo Astori, li definirà “Un quadrupede”. Una coppia tranquilla, che da sempre soffre la presenza di una famiglia ‘rumorosa’ come quella che abita al piano di sopra, e con cui più volte ha avuto delle liti. Per il 13 dicembre, due giorni dopo l’eccidio, è fissata l’udienza per la causa civile con Raffaella Castagna, che ha denunciato la coppia per ingiurie e lesioni in seguito ad una lite avvenuta il giorno di Capodanno 2005.  Il loro comportamento, per alcune piccole cose, appare sospetto agli inquirenti, come ad esempio il fatto che Rosa, la sera del fatto omicidiario, abbia azionato la lavatrice più tardi del solito, lei che era abituata a farlo sempre non più tardi delle 18, come dimostrano i controlli eseguiti presso l'azienda elettrica. Un'abitudine che aveva da tre anni, costantemente.
 
Perchè proprio quella sera Rosa ha cambiato orario? E' una domanda legittima, ma il motivo può anche essere irrilevante. Rosa e Olindo hanno un alibi: la sera dell’incendio sono stati al Mc Donald’s a Como, e hanno ancora lo scontrino. Il quale dimostra però che sono stati al fast food due ore dopo la strage, e quindi in tempo per compierla. Il loro torto è quello di averlo mostrato senza che fosse loro richiesto, quasi a voler presentare un alibi non necessario. L’attenzione delle indagini si concentra su di loro, e ogni ragione è buona per sospettare del loro comportamento, anche quando Rosa, intercettata, dice al marito: “Adesso sì che possiamo dormire.” Successivamente vengono trovate piccole tracce di sangue femminile sugli indumenti dei Romano e una macchiolina di sangue del signor Frigerio sul tappetino della loro auto. Ciò che non viene trovato non viene considerato, cioè indumenti insanguinati, armi del delitto, e grandi qualtità di sangue di cinque vittime. Si sa che gli accoltellamenti, e soprattutto gli sgozzamenti ne producono in quantità incontrollabile, soprattutto sulle scarpe degli assassini, nè vengono considerate le dichiarazioni di due testimoni oculari che riferiscono di aver visto fuggire due persone di colore, forse tre, dal terrazzino del primo piano dopo l'incendio. Nè si considera che Olindo non può aver ucciso la Cherubini, che ancora gridava aiuto all'accorrere dei primi soccorritori, e che è stata trovata con la lingua recisa da una coltellata, quindi uccisa da qualcuno che era al piano di sopra mentre sotto si apprestavano le prime cure alle vittime e si cercava di spegnere l'incendio. Nè si considera che nessuno ha visto Rosa e Olindo nella corte, in quella circostanza. I coniugi vengono messi sotto torchio.
 
La loro unica paura è quella di non poter più vivere l'uno per l'altra, come sempre; il loro rapporto viene definito di 'succubanza reciproca'. Basta che un investigatore prospetti a Olindo la possibilità d'essere divisi per sempre per farlo crollare, e decidere di addossarsi la responsabilità della strage, con la promessa di pochi anni di carcere e la possibilità di tener fuori Rosa. Ma Rosa non è d'accordo a rimanere fuori, e il 10 gennaio 2007 Rosa e Olindo confessano. All’inizio lui cerca di scagionarla, dicendo di ‘aver fatto tutto da solo’, ma Rosa confessa anche lei. “Il bambino l’ho fatto io” dice al PM “La mamma l’ho fatta io e glie ne ho date tantissime, anche alla Raffaella.” Il PM le chiede: “Di coltellate?”  “Sì, di coltellate.” Il 29 gennaio 2008 inizia il processo. Rosa Bazzi e Olindo Romano vengono condannati all’ergastolo, con isolamento diurno per tre anni. La loro unica mira è che non li si separi, e chiedono una cella matrimoniale.
 
L’appello presso il Tribunale di Brescia conferma la sentenza, come la Cassazione. Mario Frigerio, il supertestimone, colui che aveva sempre accusato Olindo di essere lui quello che lo aveva colpito la sera dell’11 dicembre 2006, è morto il 16 settembre del 2014, otto anni dopo la strage. Il camper e la casa dei Romano sono stati venduti all’asta, per risarcire le vittime. La casa, dopo che le prime due sedute erano andate deserte, è stata venduta per 69mila euro. Attualmente sono detenuti in due carceri diverse, lui a Opera, lei a Bollate, e si vedono tre volte al mese per due ore. Sono passati dieci anni, e Olindo spera in un permesso premio. «Continuo a vedere Rosa tre volte al mese e questa è la cosa più importante. Spero che prima o poi io e Rosa possiamo avere i permessi premio così potremmo vederci tranquillamente e in santa pace come facevamo prima. Sarebbe bello avere un permesso premio da soli con Rosa per farci un giro in camper e fermarci a mangiare una pizza lungo il lago. Il problema è che il camper ce l’hanno venduto. Chissà se il magistrato di sorveglianza ci darà l’ok. Mi ricordo il giorno della strage e fino a sera è stato un giorno normale: lavoro, casa, Rosa, McDonald’s… È da dieci anni che dura questo incubo, ma aspettiamo fiduciosi la revisione del processo. Sono innocente». In fondo alla lettera l’ennesima dichiarazione d’amore per la moglie: «Quello tra me e Rosa è un amore che nessuno può dividere».
 
Olindo e Rosa, quasi si svegliassero da un brutto sogno, una volta in carcere hanno provato a ritrattare, ma non sono stati creduti. Ora si apre uno spiraglio, nell’interminabilità della loro detenzione, la possibilità di una revisione del processo. Gli avvocati di Olindo e Rosa, Nico D’Ascola, Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, intervenuti nella loro difesa sei mesi dopo l’arresto, dopo il difensore d’ufficio, hanno presentato un’istanza per riesaminare alcuni reperti la cui amplificazione era stata negata ai tempi del processo, e che consistono in: alcune ciocche di di capelli, un accendino, un mazzo di chiavi, due giubbetti, alcuni margini ungueali, un cellulare, una tenda, una macchia di sangue mai analizzata ed altri reperti. In merito a questa istanza, rimbalzata più volte da Como a Brescia, abbiamo parlato con uno degli avvocati della difesa, l’avvocato Fabio Schembri. 



STRAGE ERBA: C'E' CHI E' CONVINTO DELL'INNOCENZA DI ROSA E OLINDO

In attesa che ci sia un colpo di scena che riaccenda i riflettori su un processo che probabilmente andrebbe rivisto e che riguarda la strage di Erba. Gli addetti ai lavori che hanno seguito in maniera approfondita la questione sono sempre più convinti dell'innocenza di Rosa e Olindo. 

di Angelo Barraco

Non ho dubbi sulla loro innocenza, avendo seguito tutto il processo, l'impianto accusatorio ha costuito le sue fondamenta su delle liti condominiali pregresse ma in sostanza non c'è nulla che riconduca a loro, nulla. La loro casa è stata ispezionata con i luminor subito dopo il delitto e nulla fu trovato quando è matematicamente impossibile ripulire quelle tracce dopo una strage del genere. Il luminor evidenzia tracce di sangue risalenti anche a 20 anni prima del fatto compiuto ed evidenzia anche tracce eliminate con la varechina ergo è impossibile che siano stati loro, poichè se fossero stati loro avrebbero sporcato tutta casa. Poi c'è quel famoso scontrino del Macdonald che è il loro alibi e che dimostra il fatto che loro non stavano nel complesso residenziale nel momento della strage. Ci sono altri due elementi di grandissima importanza: il primo è che la confessione di Olindo e Rosa è venuta fuori dopo che un carabiniere ha minacciato Olindo di non vedere più Rosa e, poichè (secondo una perizia psichiatrica) entrambi avevano un rapporto simbiotico a causa di traumi regressi, Olindo ha preferito confessare non prima però di aver parlato con Rosa e le loro confessioni si basavano esclusivamente sulle informazioni che fornivano i giornali e la Tv, infatti erano piene di buchi. Punto di estrema importanza: anche la confessione del compianto Frigerio è stata manipolata poichè Frigerio (unico superstite, da poco deceduto) aveva dichiarato inizialmente che l'individuo che lo aggrediì era alto, scuro di pelle, insomma l'antitesi di Olindo. In seguito, nel secondo interrogario, hanno fatto pressioni su di lui affinche dicesse il nome di Olindo, ma inizialmente l'uomo riconosciuto da lui era un altro. La storia è un'altra e in carcere ci sono due innocenti. Durante le "accurate" indagini, fu ispezionata con i luminor la macchina di Olindo e Rosa per vedere se all'interno di essa vi fossero tracce si sangue. Nella macchina non fu trovato nulla eccetto una piccola macchia di sangue nella parte esterna dell'abitacolo. Tale traccia fu esaminata e fu fatta risalire alla vittima, madre del bambino (al momento mi sfugge il nome).



Quì si basa parte dell'impianto accusatorio contro i coniugi ma qui si verifica anche un grande, grandissimo errore giuriziario. Quella macchia intanto era nella parte esterna della macchina e, vista l'enorme quantità di sangue che c'era nei locali era una "macchia trasportabile" ergo una macchia che si era attaccata sotto la scarpa di Olindo mediante il calpestamento del suolo e questo è stato evidenziato il sede processuale.



L'errore enorme sta ne fatto che la foto repertata che dovrebbe raffigurare quella parte esterna di abitacolo con la relativa macchia di sangue, non fu repertata con l'abitacolo illuminato dal luminor ma con l'abitacolo senza illuminazione mediante luminor ergo la macchia non si vede, di conseguenza quella prova non dovrebbe avere alcuna valenza.

di Silvio Rossi

Fabio Schembri, avvocato della coppia condannata per la strage di Erba non ha dubbi: Rosa Bazzi e Olindo Romano non hanno ucciso quattro persone e ferito gravemente Mario Frigerio. Secondo quanto dichiara il loro legale, ci sono una serie di nuovi elementi che possono ribaltare le convinzioni della corte, che si basava principalmente sulla testimonianza di Frigerio.

Secondo quanto afferma Schembri, che ha difeso i coniugi Romano al processo d’appello assieme alla collega Luisa Bordeaux, una parte dell’opinione pubblica è convinta dell’innocenza dei due, e che i colpevoli della strage non sono stati trovati.

Dello stesso avviso è Luca D’Auria, avvocato di Azouz Marzouk, padre e marito di due delle vittime, che afferma di aver trovato un supertestimone che scagionerebbe i Romano, e di aver presentato un ricorso alla Corte di Giustizia europea di Strasburgo.

Le dichiarazioni dei due avvocati giungono nei giorni in cui i due detenuti hanno finito di scontare l’isolamento. Ora Olindo e Rosa, condannati all’ergastolo, possono vivere in un normale regime carcerario, socializzando con gli altri detenuti. 

Fino a oggi hanno avuto la possibilità di tre incontri mensili di due ore ciascuno, ma non di incontrare altre persone. I coniugi Romano sono detenuti nei carceri di Opera (Olindo) e Bollate (Rosa), entrambi nell’hinterland milanese.

Schembri ha dichiarato che presenterà a breve, entro un paio di mesi circa, la richiesta di revisione del processo, supportato anche da alcune dichiarazioni dello stesso Marzouk, che ha dimostrato in più occasioni di non credere alla sentenza dei giudici.

 

La strage

Era l’11 dicembre 2006. In una palazzina nel centro di Erba, cittadina della provincia comasca, divampa un incendio. Quando alcuni vicini raggiungono l’appartamento in fiamme, trovano un uomo a terra sulla porta, lo trascinano sul pianerottolo, cosa che ripeteranno subito dopo col corpo di una donna. 

L’uomo è Mario Frigerio, che è sopravvissuto grazie al tempestivo intervento dei soccorritori, la donna invece era già morta quando gli uomini sono giunti nell’abitazione.

Mentre i primi soccorritori portano in salvo Frigerio, si sente una voce femminile che chiede aiuto, ma le fiamme e il denso fumo impediscono di raggiungerla. Quando arrivano i pompieri e domano l’incendio, si contano quattro morti: Raffaella Castagna, che abitava nell’appartamento andato a fuoco, suo figlio Youssef, di due anni, e la madre Paola Galli. Al piano superiore, soffocata dal monossido di carbonio sviluppato dall’incendio, giace il corpo senza vita di Valeria Cherubini, moglie di Mario Frigerio, la donna che chiedeva aiuto.




STRAGE DI ERBA: ROSA E OLINDO, SPUNTA UN SUPERTESTIMONE CHE SCAGIONEREBBE I CONIUGI ROMANO

di Silvio Rossi

Fabio Schembri, avvocato della coppia condannata per la strage di Erba non ha dubbi: Rosa Bazzi e Olindo Romano non hanno ucciso quattro persone e ferito gravemente Mario Frigerio. Secondo quanto dichiara il loro legale, ci sono una serie di nuovi elementi che possono ribaltare le convinzioni della corte, che si basava principalmente sulla testimonianza di Frigerio.

Secondo quanto afferma Schembri, che ha difeso i coniugi Romano al processo d’appello assieme alla collega Luisa Bordeaux, una parte dell’opinione pubblica è convinta dell’innocenza dei due, e che i colpevoli della strage non sono stati trovati.

Dello stesso avviso è Luca D’Auria, avvocato di Azouz Marzouk, padre e marito di due delle vittime, che afferma di aver trovato un supertestimone che scagionerebbe i Romano, e di aver presentato un ricorso alla Corte di Giustizia europea di Strasburgo.

Le dichiarazioni dei due avvocati giungono nei giorni in cui i due detenuti hanno finito di scontare l’isolamento. Ora Olindo e Rosa, condannati all’ergastolo, possono vivere in un normale regime carcerario, socializzando con gli altri detenuti. 

Fino a oggi hanno avuto la possibilità di tre incontri mensili di due ore ciascuno, ma non di incontrare altre persone. I coniugi Romano sono detenuti nei carceri di Opera (Olindo) e Bollate (Rosa), entrambi nell’hinterland milanese.

Schembri ha dichiarato che presenterà a breve, entro un paio di mesi circa, la richiesta di revisione del processo, supportato anche da alcune dichiarazioni dello stesso Marzouk, che ha dimostrato in più occasioni di non credere alla sentenza dei giudici.

 

La strage

Era l’11 dicembre 2006. In una palazzina nel centro di Erba, cittadina della provincia comasca, divampa un incendio. Quando alcuni vicini raggiungono l’appartamento in fiamme, trovano un uomo a terra sulla porta, lo trascinano sul pianerottolo, cosa che ripeteranno subito dopo col corpo di una donna. 

L’uomo è Mario Frigerio, che è sopravvissuto grazie al tempestivo intervento dei soccorritori, la donna invece era già morta quando gli uomini sono giunti nell’abitazione.

Mentre i primi soccorritori portano in salvo Frigerio, si sente una voce femminile che chiede aiuto, ma le fiamme e il denso fumo impediscono di raggiungerla. Quando arrivano i pompieri e domano l’incendio, si contano quattro morti: Raffaella Castagna, che abitava nell’appartamento andato a fuoco, suo figlio Youssef, di due anni, e la madre Paola Galli. Al piano superiore, soffocata dal monossido di carbonio sviluppato dall’incendio, giace il corpo senza vita di Valeria Cherubini, moglie di Mario Frigerio, la donna che chiedeva aiuto.

 

Le prime indagini

Il primo indagato fu Azouz, ma l’uomo si trovava in Tunisia al momento del delitto, e il procuratore ha ipotizzato un regolamento di conti contro di lui (aveva avuto una condanna per spaccio di droga). Destava comunque qualche sospetto l’atteggiamento anomalo dei vicini di casa, Rosa e Olindo, che la sera del delitto rientrarono verso la mezzanotte, quando la strage era compiuta da qualche ora, dicendo di essere andati a cena a Milano.

Altro elemento che ha attirato subito l’attenzione degli inquirenti è che entrambi erano feriti alle mani, e che tra i Romano e la signora Castagna ci sono stati dei contenziosi legali in passato. Sono state disposte le intercettazioni ambientali presso la casa e l’automobile di Olindo, che fecero aumentare i sospetti. Il 26 dicembre la vettura fu sequestrata, e a bordo furono ritrovate tracce di sangue (attribuito in seguito alla Cherubini), dopo altre intercettazioni, e numerosi interrogatori, i coniugi Romano furono fermati il giorno 8 gennaio 2007.

Tre giorni dopo, davanti ai magistrati, i due ammettono di essere gli esecutori della strage, raccontando numerosi particolari, che coincideranno anche col racconto successivo di Mario Frigerio, unico sopravvissuto. La confessione sarà poi ritrattata quando si arriverà al processo.

 

Il processo

Il 12 ottobre Olindo e Rosa sono rinviati a giudizio. La prima udienza del processo di primo grado si terrà il 29 gennaio 2008. Durante il processo i coniugi hanno ritrattato le confessioni precedenti, accusando i carabinieri di averle estorte. Il momento più drammatico del processo ci fu il 26 febbraio, quando i difensori dei coniugi interrogarono Frigerio, cercando di descriverlo come un teste falso. Il testimone si rivolse verso di loro urlando “Vergognatevi!”.

Dopo un tentativo di ricusazione dei giudici (respinto dalla Cassazione), l’invocazione del legittimo sospetto, perché i media di Como erano troppo colpevolisti (non accordato) e una serie di dichiarazioni spontanee di Olindo, il 26 novembre 2008 la Corte d’Assise di Como pronuncia la condanna all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi, con la pena suppletiva di tre anni d’isolamento diurno.

I difensori della coppia faranno ricorso alla Corte d’Assise d’Appello di Milano, che nell’aprile 2010 confermerà integralmente la condanna di primo grado, senza inserire nuovi elementi probatori. Stessa conferma arriverà il 3 maggio 2011dalla Corte di Cassazione, che respingerà la richiesta dei difensori e condannerà i due in via definitiva (in attesa di eventuali clamorosi sviluppi) all’ergastolo con tre anni d’isolamento diurno, scontati dall’agosto dello stesso anno fino a pochi giorni fa.