ROMA, SAN GIOVANNI: "LUPEN" DE NOANTRI SORPRESO A RUBARE IN UN APPARTAMENTO

Redazione

Roma – Nel pomeriggio di ieri gli agenti della Polizia di Stato del commissariato Porta Maggiore, diretto dal Dr. Giovanni Di Sabato, hanno sorpreso A.G., 51enne romano all’interno di un appartamento sito in via Anassimandro. Il proprietario, un anziano signore, accortosi della presenza dell’uomo aveva allertato il 113.
Il malvivente, dopo esser stato sorpreso dai poliziotti, nel tentativo di sfuggire si è lanciato da una finestra dell’appartamento a circa 4 metri di altezza dal suolo riportando tra le altre ferite, una frattura dello zigomo destro. Bloccato e perquisito, è stato trovato in possesso di un coltello a serramanico con una lama di circa 8,5 cm., sequestrato dai poliziotti. Dopo le cure mediche A.G., che è risultato avere vari precedenti di polizia, è stato arrestato per furto aggravato nonché denunciato per possesso illegale di arma da taglio.




ROMA. SCIOPERO IMPROVVISO DEI BUS PARALIZZA ROMA OVEST

di Silvio Rossi
Roma
– Una protesta covata da tempo, ma non annunciata, quella organizzata oggi dagli autisti di alcune linee Atac, che ha creato notevoli problemi a quanti utilizzano i bus per recarsi a scuola o al lavoro. Sono state una quarantina le linee interessate dalla protesta, in pratica tutte le linee gestite dal consorzio Roma TPL, che fanno riferimento al deposito di Maglianella.

Trentacinque sono le linee che sono state totalmente soppresse, tutte operanti nel quadrante ovest della capitale, a servizio delle zone più periferiche della città. La protesta è stata effettuata da un centinaio di lavoratori che hanno bloccato le attività del deposito dalla prima mattina, che manifestano contro il mancato versamento degli stipendi arretrati, e contro la voce che parla di 145 licenziamenti.

In particolare sono state totalmente soppresse le linee 08, 011, 017, 018, 023, 024, 025, 027, 028, 030, 031, 032, 035, 036, 066, 086, 546, 701, 711, 775, 787, 808, 889, 892, 908, 912, 914, 985, 992, 993, 998, 999, 701L, 703L e C1; mentre hanno avuto forti limitazioni le linee 037, 135, 763, 778 e 907.

Una vicenda, quella odierna, che ripropone il tema della regolamentazione degli scioperi nei servizi essenziali. I lavoratori di Roma TPL hanno tutto il diritto di manifestare, non è possibile però che, per rendere più evidente la loro protesta, decidano di creare il maggior disservizio agli utenti del servizio di trasporto urbano. Altrimenti si rischia di trovarci davanti a una guerra tra poveri, tra autisti e pendolari, che non porterà da nessuna parte.

Ciò che appare incomprensibile è la possibilità che viene lasciata alle società che gestiscono i servizi pubblici di non rispettare i propri lavoratori, mortificandoli con stipendi non pagati, assoluta mancanza di relazioni sindacali, così come lamentano i dipendenti. Non è possibile che un servizio essenziale venga erogato solo per la buona volontà di lavoratori che si recano al proprio posto anche senza aver riconosciuto il proprio stipendio.

Il Commissario Tronca dovrebbe intervenire (come ha chiesto anche il Presidente del XIV Municipio, Valerio Barletta), imponendo alla società che gestisce il servizio di trasporto precisi obblighi, e chiedere, in assenza del rispetto di tali disposizioni, il commissariamento della società.




ROMA, IL RITORNO DI STEFANO D'ORAZIO DEI VERNICE

di Giuseppa Guglielmino
Roma – Al via il count-down per il live di Stefano d’Orazio dei Vernice, atteso venerdì 27 novembre al Planet Roma. L’artista, salirà sul palco alle 22 per presentare il suo ultimo capolavoro musicale Non posso stare senza te, terzo singolo dell’album Ci vediamo all’Inferno .
Prosegue, così, nella capitale il tour del cantautore romano, leader della band che negli anni 90 spopolò raggiungendo il top di tutte le classifiche con Su e Giù, Solo un Brivido, Quando tramonta il sole e molti altri grandi successi, rimasti nel tempo indelebili nella memoria e nel cuore del pubblico.
D’Orazio, dopo un lungo periodo di assenza dalla scena musicale, ritorna con la stessa energia del passato, tante cose da dire ma soprattutto la voglia di regalare ancora e di nuovo al pubblico tante belle emozioni.
Il cantante, nato il 25 novembre di 48 anni fa sceglie quest’anno di festeggiarsi così, circondato dal calore dall’amore dei fans che, in questi suoi dieci anni di latitanza, non hanno mai smesso di amarlo e sostenerlo.
Un titolo semplice per il singolo (in promozione radiofonica dallo scorso 30 ottobre) che, con etichetta discografica RGB, carico di sentimento autentico arriva dritto al cuore di chi ascolta facendo vibrare anche l’anima dei i più duri .
“Non posso stare senza te – spiega D’Orazio – è uno di quei brani che un attimo prima non esiste e un attimo dopo è già canzone. Sgorga direttamente dall’anima e dà voce alla disperazione di chi rendendosi conto che sta perdendo quello che di più caro ha al mondo è disposto a fare qualunque cosa per recuperarla. In momenti così più che pensare, senti, vibri, soffri. Sei disposto a tutto, ti poni all’altro senza più difese, coperto solo da profonda sincera umiltà. E così come la sofferenza in quei momenti è incalzante e crescente, così lo è il ritmo e la musica di questa canzone che restituisce tutta la dignità al bisogno di amore”.
Un testo fortemente autobiografico come anche gli altri nove brani dell’album, per il quale D’Orazio sceglie un titolo forte e indicativo e una cover originale che racconta a fumetti il difficile percorso dell’uomo .
“ Ci vediamo all’Inferno – spiega – raccoglie in musica la storia della mia vita prima e dopo il successo. In questi anni posso dire, senza ombra di dubbio, di essere scivolato all’Inferno. Ho guardato negli occhi il diavolo e ho visto di me quello che mai avrei voluto vedere. Oggi ne sono fuori anche se i segni sono ancora tutti lì sulla mia pelle e non smettono di far male. Il passato però è andato e quel che conta ora è solo il presente e la voglia che sento di stare di nuovo sul palco, tra la gente e quest’album ne è un po’ la conferma ”.
Una scaletta ricca per il live del prossimo 27 novembre al Planet di Roma (ex Alpheus – Via del Commercio 36) che accompagnerà il pubblico in un viaggio nel tempo, tra passato e presente, attraverso indimenticabili successi tutti rigorosamente firmati Stefano D’Orazio.




DOMENICA BESTIALE A ROMA: FALSI ALLARME A LEPANTO, CRISTO RE E ANCHE ALL'OLIMPICO

Redazione

Roma – Domenica bestiale in Capitale. Ennesima giornata di falsi allarme bomba nella Capitale. Diverse, infatti, le segnalazioni per zaini, borse e trolley lasciati incustoditi. Questa mattina l'allarme è scattato alla stazione della Metro A Lepanto. Una chiamata anonima aveva denunciato la presenza di una bomba proprio alla fermata della metro. Il tratto è stato temporaneamente chiuso per permettere le verifiche del caso da parte degli agenti delle forze dell'ordine. Controlli che hanno dato esito negativo. Altro allarme, sempre in mattinata, a Prati, nella chiesa del Cristo Re. Anche queta volta si è trattato di un falso allarme. Ad accertarlo gli artificieri giunti sul posto. Infine il terzo allarme è scattato a Villa Borghese. Un trolley abbandonato davanti al bar della Casa del Cinema, ha innescato la paura tra i presenti. Al lavoro le forze dell'ordine che hanno accertato la natura innocua della valigia. Uno zainetto lasciato come segnaposto sugli spalti dell'Olimpico ha fatto scattare l'allarme durante il match di campionato Lazio-Palermo. Un papà, infatti, secondo quanto si appreso, aveva lasciato la borsa per occupare i posti mentre accompagnava il proprio figlio in bagno. Alcuni tifosi presenti hanno notato lo zaino ed hanno allertato la polizia presente allo stadiop. Accertati i fatti tutto è tornato alla normalità.




ROMA, ARRESTATO ALGERINO CON FALSO DOCUMENTO BELGA

Redazione

Roma – Un ventiquattrenne di origini algerine è stato arrestato dalla Polizia alla stazione Termini di Roma nell'ambito di controlli anti-terrorismo. Il giovane è stato trovato in possesso di carta d'identità e patente falsi, entrambi apparentemente emessi dalle autorità del Belgio.

L'algerino è stato arrestato con l'accusa di false attestazioni a pubblico ufficiale e possesso di documenti falsi validi per l'espatrio. Il giovane stava accedendo ai varchi della stazione Termini, quando è stato controllato dagli uomini del Settore Operativo della Polizia Ferroviaria di Roma Termini, affiancati da quelli di Protezione Aziendale Fs. I poliziotti, notate alcune anomalie sui documenti esibiti, hanno effettuato alcuni approfondimenti, avvalendosi di un operatore esperto in falso documentale, che ha rilevato l'effettiva falsità della carta d'identità e della patente, entrambi apparentemente emessi dalle autorità del Belgio. Al termine di ulteriori approfondimenti eseguiti all'estero, per il sedicente belga, in realtà algerino, sono scattate così le manette.




L'ISIS RIVENDICA GLI ATTENTATI: "DOPO PARIGI TOCCA A ROMA, LONDRA E WASHINGTON"

Redazione

I prossimi saranno gli italiani, almeno così dicono i terroristi dell'Isis. L'orrore assedia la Francia con un attacco terroristico a Parigi senza precedenti in Europa: il nuovo, drammatico, bilancio è di 128 morti, 250 feriti di cui 99 in condizioni molto gravi. Una ragazza italiana, Valeria Solesin, 28 anni, risulta al momento "irrintracciabile". Altri due italiani sono feriti.

E' allarme per un'auto con quattro persone armate che ha forzato un casello autostradale nelle Yvelines, a sud-ovest di Parigi. Secondo fonti di Le Parisien, la polizia sta inseguendo l'auto, una Citroën Berlingo con quattro uomini pesantemente armati, individuata ad Ablis e diretta a Parigi.

L'Isis ha rivendicato ufficialmente gli attacchi di Parigi: ''E' la capitale dell'abominio e della perversione''. E arrivano nuove minacce dei jihadisti, che hanno pubblicato un video, senza data, in cui fanno sapere alla Francia: "Non vivrete in pace finché continueranno i bombardamenti". Si tratta della seconda rivendicazione indiretta. "E' un atto di guerra pianificato dall'esterno con complicità interne", un "atto di guerra compiuto dall'esercito dell'Isis". Lo ha detto il presidente francese, Francois Hollande, parlando in diretta tv ai francesi. "Le forze di sicurezza e l'esercito sono mobilitate al massimo livello". Annunciati tre giorni di lutto nazionale.

Tre degli attentatori di Parigi sarebbero belgi e proverrebbero dal quartiere di Molenbeek di Bruxelles, da cui provenivano già alcuni dei terroristi del blitz di gennaio in Belgio. Ci sarebbero stati cinque arresti. Dopo che la rivista ufficiale dell'Isis in francese, Dabiq, si era assunta nella notte la paternità del massacro, evocando una "vendetta per i raid in Siria", e un successivo video di minacce, i jihadisti dello Stato islamico hanno diffuso un comunicato ufficiale e un audio per rivendicare gli attacchi e lanciare nuovi anatemi. Parigi è stata presa di mira perché "capitale dell'abominio e della perversione". "E' solo l'inizio della tempesta": la Francia, e chi la sostiene, "rimarrà tra gli obiettivi principali" dell'Isis e "continuerà a sentire l'odore della morte per aver preso la guida della crociata, aver insultato il Profeta e essersi vantata di combattere l'Islam". Un passaporto siriano è stato ritrovato sul corpo di uno degli attentatori kamikaze, riferisce Bfm-Tv. Sono 8 in tutto i terroristi morti nei diversi luoghi degli attacchi, secondo i dati forniti dal procuratore François Molins e dai suoi servizi. Alcuni testimoni della strage della sala da concerti Bataclan hanno affermato di aver visto una donna nel commando. Un secondo terrorista è stato "identificato, è un francese", afferma Europe1. Il procuratore Molins parla di altri terroristi probabilmente in fuga, al momento se ne ignora il numero.

Dopo Parigi, ora "tocca a Roma, Londra e Washington": è il sinistro proclama che ha accompagnato le celebrazioni dei sostenitori dell'Isis, su Twitter, degli attacchi a Parigi, con l'hashtag '#Parigi in fiamme'. "Ricordate, ricordate il 14 novembre di #Parigi. Non dimenticheranno mai questo giorno, così come gli americani l'11 settembre". Lo scrive Rita Katz sul Site citando canali dell'Isis.




ROMA, MUNICIPIO VI: STRADE GROVIERA PRESIDIATE DALLA POLIZIA LOCALE

di Matteo La Stella
Roma – Neanche ci fosse una pandemia in corso, la maggior parte delle strade romane presenta gli stessi sintomi di “malessere”: a meno di un mese dal Giubileo, un'infinità di buche e avvallamenti sono impresse sull'asfalto come macchie sulla pelle di un qualsiasi degente. Un'”infezione” conosciuta, quella del manto stradale capitolino, a cui da tempo non viene somministrato alcun trattamento, bloccato da ritardi e controversie istituzionali. Così, in attesa di una cura valida, le strade pericolose vengono messe in quarantena e le buche, date in custodia a dei “guardiani” che invece di esercitare la loro professione, sono costretti ad arginare la noncuranza reiterata dell'amministrazione per intere giornate: gli agenti della polizia locale di Roma Capitale.

Sorveglianza record. Nella giornata di martedì, infatti, il segretario del Sulpl ( Sindacato unitario lavoratori polizia locale, ndr) di Roma Stefano Giannini, ha condiviso con la stampa l'ultimo record raggiunto dai colleghi per volere del Comune: un piantonamento alla buca durato oltre 60 ore in Viale dei Romanisti, zona di competenza del VI municipio. Il tutto, per un complessivo:” Costo del personale in servizio di 2.500,00 euro”. Un dato, come ci spiega lo stesso Giannini, calcolato in base alla paga oraria degli agenti:”Moltiplicata per 60 ore, moltiplicata per i vigili impiegati” sul posto. Un vero e proprio spreco di denaro che, continua il segretario romano del Sulpl, poteva essere utilizzato per pagare i normali servizi offerti dalla Polizia Locale e, allo stesso tempo, per riparare la voragine. Un episodio che non rappresenta un'eccezione. Sono infatti, come sottolinea Giannini, episodi:”Plurimi e ripetuti”.

La “cura”, bloccata anche se esiste. Una mancanza, quella della manutenzione, interamente a carico del Comune di Roma e dei suoi municipi. Il primo, che avrebbe dovuto provvedere alla manutenzione della grande viabilità è trattenuto nell'adempimento delle incombenze dalla magistratura, mentre i secondi, a cui è deputata la cura delle strade secondarie, sono bloccati dal rodaggio delle nuove normative ancora in cantiere per quanto riguarda l'assegnazione degli appalti. Una cosa è certa però: i fondi ci sono ma non si possono stanziare.

Scipioni: “Sono 2 mesi che scrivo”. Del Caso specifico nel territorio di Torre Spaccata, abbiamo chiesto spiegazioni al presidente del VI municipio Marco Scipioni che ha condannato fin da subito il fenomeno come “deprecabile e assurdo”, strettamente correlato alla situazione di emergenza in cui verte l'intera Capitale. Secondo il minisindaco Pd, infatti, la centrale unica per gli appalti voluta dall'ex assessore alla Legalità Alfonso Sabella sarebbe cosa giusta, ma di fatto avrebbe:” Cambiato l'iter” di aggiudicazione degli appalti. Oggetto di una delibera del giugno scorso attivata con effetto immediato, la “normativa Sabella” prevedeva che l'individuazione di tutti gli interventi da effettuare sul territorio sarebbe spettata ai municipi, prima di confluire nella centrale unica per la gestione delle gare vigilate dal Campidoglio. Una corsa, quella voluta da Sabella, verso un'utopica trasparenza ancora mai raggiunta. Gli uffici capitolini, infatti, poco dopo l'entrata in vigore della legge avevano comunicato di non essere sufficientemente organizzati per gestire le gare dell'intero Comune, rimbalzando la gestione delle commesse nuovamente ai municipi. Gli stessi che a metà agosto avevano subito la rotazione dei dirigenti in vista del Cdm relativo a Mafia Capitale, dunque, sono ancora oggi in attesa di un nuovo bando da ultimare. Una situazione che, conferma Scipioni, avrebbe:” Allungato i tempi per quanto riguarda i bandi e le dovute assegnazioni”. La situazione, ci tiene a segnalare, era già stata portata all'attenzione della ex Giunta Marino senza muovere alcunchè. Poi, annuncia Scipioni, lunedì sera:” Ho visto il Commissario Tronca a cui ho fatto riferimento, senza voli pindarici, per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi, che abbiamo – sottolinea più volte il presidente del VI municipio- per la manutenzione ordinaria delle strade. Un paradosso per cui il commissario Tronca:” ci metterà a disposizione- continua Scipioni – uno del suo staff per chiudere in brevissimo tempo tutte le questioni aperte”.

Il nocciolo del problema.
Secondo l'amministratore del parlamentino, il nocciolo del problema non sarebbe tanto l'intervento dei vigili obbligati a “fare la guardia” alle buche. Sono dipendenti comunali, ed è come tenere gli occhi aperti su di:” Un ammalato che sta in codice rosso”. Viceversa, il grande nodo da sciogliere sarebbe proprio quello della regolamentazione per i bandi, in modo tale da poterli:”Assegnare per poi sistemare i pericoli di cui le buche sono oggetto nella manutenzione ordinaria delle strade romane, comprese -puntualizza Scipioni- quelle del mio municipio”. La sfida primaria, dunque, resta quella della sicurezza per i cittadini, legata inesorabilmente alla”malattia” delle strade. Con l'”antidoto” congelato nelle casse dei municipi, infatti, il comune sarà costretto ripetutamente ad assoldare agenti di polizia locale per segnalare le buche come tanti cartelli stradali, a spese ovviamente dei contribuenti. 




ROMA: TRONCA BLOCCA LA CIRCOLAZIONE MA NON LO SA NESSUNO

Redazione

Roma – Giornata di blocco della circolazione dei veicoli più inquinanti quella di oggi nella Capitale a causa del superamento del livello delle polveri sottili nell'aria. Anche se nessuno dal Campidoglio ha provveduto a darne comunicazione – allo stato nemmeno sul sito internet di Roma Capitale – ieri il commissario capitolino Francesco Paolo Tronca ha firmato un'ordinanza con la quale si dispone il divieto di circolazione dalle 7,30 alle 20,30 nella fascia verde del Pgtu per i veicoli più inquinanti, ossia autoveicoli a benzina euro 0 e euro 1, autoveicoli diesel euro 0, euro 1 e euro 2 e motoveicoli e ciclomotori a due, tre e quattro ruote 2 tempi e 4 tempi euro 0 e euro 1, microcar diesel euro 0 e euro 1. La stessa ordinanza dispone che gli impianti di riscaldamento degli immobili – eccetto ospedali e scuole – vengano gestiti in modo da non superare i 17°-18°, a seconda della tipologia delle abitazioni.




ROMA, ALBERONE: RAPINE A BANCHE E UFFICI POSTALI. PRESA LA BANDA DI ROMANI DE "ER LUPO"

Redazione

Roma – In manette, nell'operazione di polizia che ha portato a sgominare una banda dedita a rapine a banche e uffici postali, sono finiti Giulio Tombini, 57 anni, Antonio Bendiato, 52 anni, Luigi Orofino, 66 anni, Massimo Da Rold, 49 anni, Marco Mannozzi, 41 anni e Vittorio Di Gangi (ai domiciliari), 63 anni. L'attività d'indagine – avviata nel dicembre del 2014 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma – compendia gli esiti di una capillare attività di intercettazione telefonica e ambientale nei confronti di alcuni pluripregiudicati per rapina a mano armata e tra di essi, Giulio Tombini, alias "Er Lupo" pluripregiudicato per rapina a mano armata e ritenuto nell'ambiente della malavita romana uno degli "specialisti" negli attacchi ad Uffici postali, Istituti di credito e furgoni portavalori sottoposto, all'epoca dei fatti, agli arresti domiciliari presso la sua abitazione con permesso di allontanamento per prestare attività lavorativa presso la Cooperativa Edera s.r.l..

L'ascolto delle conversazioni registrate sulle utenze di Tombini e dei suoi associati corroborata da delicati e continui servizi di osservazione – durati ininterrottamente per circa otto mesi – nonché dall'installazione di sistemi di videoripresa ha consentito progressivamente di confermare l'esistenza di una vera e propria batteria criminale dedita al compimento di delitti predatori, anche fuori dalla capitale, e delineare l'organigramma dell'associazione, i ruoli di ciascuno, il modus operandi, il progetto delittuoso ed i cosiddetti reati satellite, funzionali alla sua conservazione. Il "gruppo" criminale è cresciuto "professionalmente" nel quartiere romano dell'Alberone e dipendeva, in tutto e per tutto, da Tombini che, forte del suo riconosciuto carisma criminale, ha indotto gli altri associati per delinquere a sottostare pedissequamente alle sue direttive, durante la sua detenzione e, a fortiori, dopo la sua rimessione in libertà.

Già durante gli arresti domiciliari, Tombini riceveva quotidianamente presso la Cooperativa «Edera» – sita nel quartiere Mostacciano di Roma – Marco Mannozzi, Antonio Bendiato, Luigi Orofino, Massimo Da Rold e altri pregiudicati per rapina imponendo ai propri compagni, dopo ogni sopralluogo presso una banca o un ufficio postale, di essere informato sugli esiti delle attività ricevendo sempre il puntuale resoconto di quanto accertato che veniva ratificato o integrato con nuove istruzioni dal «Lupo» il quale, nelle fasi finali, ha partecipato in prima persona ai sopralluoghi e alle attività di selezione degli obiettivi, previa verifica diretta di tutte le loro caratteristiche. Quanto al contributo causale offerto dagli indagati, Bendiatocoadiuvato da DaA Rold ha posto la sua attenzione sulle modalità da adottare per valicare le porte di accesso delle agenzie di credito, sulle vie di fuga da percorrere ed i mezzi da utilizzare subito dopo il colpo avendo anche il compito di "staffettare" con autovetture "pulite" chi aveva necessità di spostare i ciclomotori, di accertata provenienza furtiva, nella disponibilità dell'associazione. Luigi Orofino, invece, personaggio noto nel panorama dei cosiddetti "sciampagnoni" e Mannozzi Marco venivano "utilizzati" dalla banda per effettuare sopralluoghi negli obiettivi che interessavano Tombini, relazionando dettagliatamente sulla conformazione dei luoghi, sulla presenza di telecamere e sulla localizzazione di aree predisposte preventivamente per effettuare il "cambio" dei mezzi rubati con quelli «puliti». Va sottolineato come tutti gli indagati, nelle fasi di realizzazione del colpo avrebbe fatto parte del cosiddetto "gruppo di fuoco" ovvero di coloro che avrebbero fatto accesso all'interno dell'agenzia di credito per consumare materialmente la rapina e sequestrare il personale dipendente ed eventuali clienti per il tempo necessario a guadagnarsi l'uscita e poi la fuga.

Sintomatico della pericolosità dell'associazione criminale e della sua estrema mobilità sul territorio – dicono gli investigatori – il tentativo di rapina aggravata ai danni del Monte dei Paschi di Siena, in viale Guidoni località Firenze perpetrato il 19 giugno di quest'anno da Da Rold insieme a Orofino e Mannozzi con la regia di Tombini,che è stato prontamente sventato grazie al tempestivo intervento di personale della Squadra Mobile di Roma con la collaborazione dell'omologo ufficio del capoluogo toscano. Tombini, Bendiato e Mannozzi sono ritenuti responsabili, in concorso con il noto criminale romano Di Gangi, detto "Er Nasca", del delitto di incendio poiché – in concorso tra loro e su mandato dello stesso Di Gangi- in qualità di esecutori materiali del delitto e dietro corrispettivo in denaro pari a 4.000 euro, allo scopo di danneggiare un centro Sportivo sito in località Ardea, avevano appiccato il 12 luglio scorso il fuoco al tendone del campo da tennis ivi ubicato, dopo averlo cosparso con liquido infiammabile. Di gangi, secondo gli investigatori, è un personaggio storico della malavita ed ha un curriculum criminale che sin dal 1974, con una escalation di reati dall'associazione a delinquere, omicidio, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, usura, estorsione ed altro, gli ha permesso di raggiungere una posizione di leadership nell'organigramma della malavita capitolina. Gli arrestati, dopo le formalità di rito sono stati associati presso la casa circondariale di Regina Coeli.




ROMA, OSPEDALE ISRAELITICO: LAVORATORI IN CRISI, LA REGIONE VUOLE TOGLIERE L'ACCREDITAMENTO

Redazione

Roma – La situazione dell'ospedale Israelitico di Roma è fuori controllo. «La decisione scriteriata della regione di togliere l'accreditamento all'ospedale israelitico rischia di generare ripercussioni pesantissime. Zingaretti come intende affrontare il problema dei livelli occupazionali, senza dimenticare poi le prestazioni offerte all'utenza? Che fine faranno?». Lo dichiara il Capogruppo di Forza Italia della regione Lazio e vice presidente della Commissione Salute Antonello Aurigemma. «I numeri sono altissimi: solo per citare alcune voci, sono circa 80000 le prestazioni ambulatoriali in attesa ( compresi tilt e holter) – dice Aurigemma – E ancora: i pazienti in attesa di prestazioni APA sono oltre 2200 e quelli in attesa di ricovero in DH sono quasi 1200. Di fronte a queste cifre, che sono solo alcune, non comprendiamo l'atteggiamento della Regione. Si toglie l'accreditamento all'israelitico (struttura privata accreditata), ed ora gli utenti dovranno rivolgersi ad altre strutture private accreditate con il sistema sanitario regionale, che di per se già sono intasate. Quindi, si va ad ingolfare altre strutture, già allo stremo e così facendo si rischia di aumentare ulteriormente le liste e i tempi di attesa. Così, la sanità va al collasso. Uno sfacelo vero e proprio. L'aspetto ancor più grave è che la commissione salute e il suo presidente non abbia minimamente mai affrontato tale realtà. E proprio in queste situazioni ci chiediamo che senso abbia mantenere questi »carrozzoni« ( come la commissione salute) , fermi e incapaci di discutere di argomenti delicati come questo. A questo punto, visto il disinteresse dell'amministrazione regionale, soprattutto sulle conseguenze che le sue misure rischiano di generare verso la struttura e il personale, ho ritenuto opportuno scrivere al Prefetto affinchè cerchi di trovare una soluzione adeguata. Come ripetuto ieri, ritengo necessario che il governo nomini un commissario, che possa gestire le attività al fine di garantire la continuità dei servizi offerti e la salvaguardia dei posti di lavoro. Se da una parte la magistratura farà assoluta chiarezza sulle questioni penali riguardanti l'israelitico, dall'altro è imprescindibile che si faccia il possibile per tutelare una struttura che rappresenta un punto di riferimento per la cittadinanza. Zingaretti, come sempre ha dimostrato di non capire la rilevanza della situazione, decidendo di affossare una eccellenza della nostra sanità».




ROMA, OMICIDIO SUL TEVERE. FERMATA UNA COPPIA

Redazione

Roma – Nelle prime ore della mattina del 29 settembre scorso il cadavere di un uomo, era stato rinvenuto nel tratto del fiume Tevere compreso tra Ponte Testaccio e Ponte dell’Industria, successivamente identificato per PERKOWSKI Tomasz Mateujz, cittadino polacco di 23 anni, in Italia senza fissa dimora.
I rilievi autoptici eseguiti sul cadavere hanno evidenziato che le lesioni presenti sul corpo erano da ricondurre ad una probabile azione dolosa e non provocate da circostanze o cause accidentali, lasciando ipotizzare che il giovane potesse essere stato vittima di percosse.
Pertanto è stata avviata un’attività di indagine da parte degli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Monteverde, che percorrendo a ritroso il greto del fiume Tevere hanno individuato il luogo dell’aggressione nei pressi del ponte Vittorio Emanuele II lato Lungotevere dei Fiorentini, dove sono state rinvenute in terra tracce di sostanze ematiche e di altro genere.
E’ stato quindi scandagliato l’ambiente dei clochard al fine di acquisire informazioni sull’accaduto, che in una prima fase hanno consentito di individuare tra le persone responsabili dell’aggressione due cittadini polacchi, PAJAK Lukasz di anni 31e DUDKA Barbara Krystyna di anni 43, i quali sono stati sottoposti a Fermo, poichè gravemente sospettati di essere coinvolti nell’azione delittuosa in argomento. Le indagini sono proseguite in collaborazione con gli agenti Squadra Mobile al fine di rintracciare l’autore del pestaggio, individuato nel cittadino lituano LIACHOVIC Viktoras di anni 31, compagno della DUDKA, il quale si era allontanato dal territorio della Capitale subito dopo aver commesso il fatto.
Nei giorni scorsi il LIACHOVIC, del quale si erano seguite le tracce prima in Francia e poi a Genova – città dove è stato identificato in collaborazione con la Squadra Mobile del capoluogo ligure – è tornato a Roma ed è stato individuato dagli investigatori ed anch’egli sottoposto a Fermo del Pubblico Ministero, poi convalidato dal GIP del Tribunale di Roma.
Infatti, l’uomo in sede di interrogatorio dinnanzi al P.M. ha confermato quanto emerso dalle indagini, ovvero di essere l’autore del pestaggio della vittima. Il movente che avrebbe determinato l’efferato delitto sarebbe riconducibile ad una lite scaturita per motivi di gelosia, che è avvenuta proprio nel luogo individuato dagli investigatori, dove da alcuni giorni vittima e aggressori stanziavano su un giaciglio di fortuna.