ROMA, RITROVATA GAMBA MOZZATA NEL TEVERE: ECCO IL MISTERO DEL TATUAGGIO

Redazione

Roma – Un mistero nato da una macabra scoperta. Ieri sera, verso le 17, un uomo, probabilmente un pescatore, mentre navigava sul Tevere sopra una piattaforma, all'altezza di Foce dell'Aniene, ha scorto e recuperato un pezzo di gamba umana, dalla tibia in giù ancora in buone condizioni, che galleggiava sull'acqua. Sul pezzo di gamba c' era un tatuaggio che recitava «oggi è bello morire, irriducibili Lazio». L'uomo ha dato subito l'allarme e il pezzo di gamba è stato portato nel reparto di medicina legale del policlinico. Indaga la Polizia di Stato




ROMA, MALTEMPO: I LIVELLI DI TEVERE E ANIENE SONO IN DIMINUZIONE

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Roma – «Continua il monitoraggio del Tevere e dell’Aniene. Secondo i dati del CFR (Centro Funzionale Regionale) i livelli idrometrici dei due fiumi risultano in diminuzione. Il Tevere alle ore 10.30, alla stazione Ripetta, misurava 11,53 metri. Alla stessa ora il livello dell’Aniene, a Ponte Salario, era di 7.86 metri. Prosegue intanto l’attività di monitoraggio e presidio dell’Aniene, del Tevere e dei suoi affluenti. Tutti gli accessi alle banchine rimangono chiusi fino a cessate esigenze. Restano attivi il Centro Operativo Comunale e le Unità di Crisi Locali in tutti i Municipi. Per segnalazioni e richieste di intervento è possibile contattare la Sala Operativa h/24 della Protezione Civile di Roma Capitale al numero 06.67109200 o al numero verde 800.854854. Si ricorda che per informazioni inerenti la viabilità è possibile contattare la Sala Operativa della Polizia Locale al numero 06.67691, mentre per informazioni sul trasporto pubblico locale è possibile contattare l’Agenzia della Mobilità al numero 06.57003». Lo comunica in una nota la Protezione Civile di Roma Capitale.




ROMA: TENTA IL SUICIDIO BUTTANDOSI PER DUE VOLTE NEL TEVERE

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Roma – Era stato prelevato a Testaccio, nella notte, da un’ambulanza del 118 che lo aveva trovato in stato confusionale ed accompagnato presso il pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli.

Quando i soccorritori si sono allontanati,  però, è subito uscito dai locali e, scavalcato il parapetto che delimita l’area ove transitano le ambulanze, si è diretto verso l’argine del Tevere con chiari intenti suicidi.

Un infermiere si è  accorto di quanto stava accadendo e, seguendolo e tenendolo sempre a vista, ha chiamato il 113.

Sul posto sono subito giunte due pattuglie, del Commissariato Trastevere e del Commissariato Trevi che si sono recate sull’argine del fiume dove, con non poca difficoltà, dovute all’assenza di luce ed alle condizioni del terreno, hanno individuato l’uomo, un trentenne italiano.

Il giovane era già parzialmente immerso in acqua e, alla vista degli agenti, si è lasciato cadere.

I poliziotti sono riusciti a riprenderlo ed a trascinarlo sul greto.

Apparentemente l’uomo si è tranquillizzato.

Rinfrancato dal colloquio con gli agenti si è sommariamente asciugato e rimesso la maglia che si era tolto prima di gettarsi in acqua.

Tutto sembrava pertanto risolto per il meglio ma quando gli agenti lo stavano riaccompagnando al pronto soccorso questi si è divincolato e, direttosi nuovamente verso l’argine del fiume, si è nuovamente proiettato in acqua.

Placcato, è stato nuovamente tratto in salvo e definitivamente affidato ai medici, che hanno diagnosticato un forte stato depressivo e lo hanno sottoposto alle cure del caso.

Uno degli agenti intervenuti, nelle fasi concitate del salvataggio, ha riportato delle lievi contusioni.

 




ROMA, BIMBO DI 16 MESI GETTATO NEL TEVERE: PADRE CONDANNATO A 30 ANNI DI RECLUSIONE

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Roma – Condannato a 30 anni di reclusione Patrizio Franceschelli, il padre del bimbo di 16 mesi gettato nel Tevere lo scorso 4 febbraio dal Ponte Mazzini a Roma. Nei suoi confronti l'accusa era di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela. L'uomo è stato giudicato con un procedimento con rito abbreviato dal gup Adele Rando. Il Tribunale nella scorsa udienza non aveva riconosciuto all'imputato le aggravanti dei futili motivi e dell'efferatezza. Il corpo del bimbo e' riaffiorato dal fiume a fine marzo, a Fiumicino, dopo essere stato avvistato da due giovani.

Lo ha deciso il Gup del Tribunale di Roma, Adele Rando, al termine di un processo svolto con rito abbreviato. Il pm Attilio Pisani aveva chiesto per l'uomo la stessa pena. Nei suoi confronti l'accusa è di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela. La decisione è stata accolta con un applauso dai familiari e dall'associazione 'Gli amici di Claudio' che attendevano la sentenza all'esterno dell'aula del gup. Il Tribunale nella scorsa udienza non aveva riconosciuto all'imputato le aggravanti dei futili motivi e dell'efferatezza. Il corpo del bimbo è riaffiorato dal fiume a fine marzo, a Fiumicino, dopo essere stato avvistato da due giovani. Franceschelli, che non era in aula al momento della sentenza, dopo il drammatico gesto era stato arrestato dai carabinieri.

"E' stata una grande vittoria. Il giudice ha riconosciuto che l'imputato ha agito per motivi abietti e futili e per crudeltà". E' il commento che Germano Paolini, legale della mamma del piccolo Claudio. "Sono state accolte le richieste del pm Attilio Pisani – ha spiegato il penalista – e sono state rigettate le richieste di ulteriori perizie psichiatriche".

(Fonte:Ansa)