Riforma Protestante: il culto Pentecostale secondo 'Protestantesimo'



di Roberto Ragone

 


Celebrare i 500 anni di Riforma Protestante è doveroso da parte di chi questa Riforma ha adottato come precetto di fede, approdando alla Chiesa Evangelica. Se poi la scelta d’elezione comprende anche il pentecostalismo, ecco che domenica 4 giugno, scoprire che la Rai, sul secondo canale, in contemporanea con la Messa cattolica sul primo, trasmette un culto pentecostale, non può che far piacere, e far decidere di seguire tutta la manifestazione, più unica che rara. Infatti, tranne qualche triste ‘culto evangelico’ trasmesso in prossimità delle feste di Natale dalla Svizzera o da una qualunque chiesa Valdese – che non è proprio rappresentativa dei pentecostali – non abbiamo mai avuto il privilegio di assistere ad un culto pentecostale in tv.


 


A differenza di ciò che accade per i riti della chiesa cattolica, trasmessi ogni domenica e feste comandate, e da collegamenti in diretta con tutto il mondo in occasione dei viaggi del Papa e dei suoi discorsi. La manifestazione, come nei titoli di coda, è stata organizzata dalla testata televisiva ‘Protestantesimo’, che trasmette i suoi brevi programmi registrati una o due volte alla settimana, il più delle volte attorno alle due di notte. Anche in questa testata non abbiamo visto una particolare predilezione per i pentecostali. Ma domenica mattina pareva proprio che l’incantesimo si dovesse rompere, e si potesse assistere ad un vero culto evangelico pentecostale, con l’intervento di fratelli e sorelle da tutto il mondo. In breve, per chi non ne fosse informato, la chiesa pentecostale è una delle denominazioni delle varie appartenenze evangeliche scaturite dalla riforma luterana, che nel suo ambito privilegia l’opera dello Spirito Santo sceso sui ‘centoventi nella stanza di sopra’ nel giorno di Pentecoste, come descritto in Atti degli Apostoli al cap. 2.


 


Tra parentesi, non è che stessero lì per ‘stare fra loro’, come dichiarato da una relatrice, ma si nascondevano per paura dei nemici di Gesù. Durante i culti infatti, si rinnova la discesa dello Spirito Santo con l’effusione di ‘lingue’, o ‘glossolalìa’. Posto che la vita cristiana si esprime in un percorso di crescita in Cristo, l’effusione dello Spirito Santo attiene proprio ad Atti cap. 2, che è il momento in cui nasce la vera Chiesa di Cristo, come correttamente ha rilevato una delle relatrici. Senza la pienezza dello Spirito Santo, infatti, non è possibile mettere in pratica efficacemente ciò che Gesù comandò agli apostoli prima di salire al Padre, cioè andare ed evangelizzare con coraggio e determinazione, come fece Pietro una volta rimesso in libertà.


 


Purtroppo la delusione era dietro l’angolo. Infatti, la glossolalìa, carisma di manifestazione di lingue non comprensibili, ma interpretate da chi ha ricevuto un altro carisma, quello dell’interpretazione da alto, è diventata una specie di lezione di lingue straniere, per cui chi ne fosse colpito potrebbe meglio comunicare con gli stranieri, – leggi ‘migranti’ – costruendo quei ponti così cari a Bergoglio, e distruggendo quei ponti così invece cari a Trump. “Non muri ma ponti” è stata la conclusione politicizzante e papista della relatrice. La glossolalìa durante i culti è menzionata dall’apostolo Paolo (S. Paolo), che dichiara che in chiesa lui parla in lingue più di tutti gli altri, ma affinchè la chiesa ne riceva edificazione, è necessaria la presenza di chi interpreta – 1^Corinzi 14:13-18.  Quindi effusione di Spirito Santo, non scuola di lingue.


 


Altra delusione, la citazione della Lettera ai Galati, cap. 5, in cui si evidenzia il fatto che lo Spirito e la carne hanno desideri contrari; citazione in cui la ‘carne’ è diventata ‘egoismo’, in ossequio agli ultimi discorsi di Bergoglio, che condanna l’egoismo dei potenti che si arricchiscono a spese dei più poveri. Niente di male, solo che questa interpretazione è decisamente falsa rispetto allo spirito della citazione. Infatti, i frutti dello Spirito sono citati, (amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, mansuetudine, autocontrollo,  Galati 5, versetti 22-23), come sono citate le opere della carne – non dell’egoismo: ‘ fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte,  invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose’ Galati, cap. 5, versetti 19-21. L’egoismo tanto caro al papa non è per nulla citato, e sostituire il termine ‘carne’ con ‘egoismo’ falsa tutto il significato della citazione. Infatti, quali sarebbero le ‘opere dell’egoismo’, e quale sarebbe il motivo per sostituire ‘carne’ con ‘egoismo’? Lo scopo è palese: dimostrare che le differenze fra la chiesa cattolica e quella pentecostale non esistono, o esistono in maniera molto limitata: non diciamo forse le stesse cose? Continuando in questa carrellata, che ha potuto cogliere solo alcuni particolari più evidenti della trasmissione, troviamo un sacchetto di carta che gira fra gli spettatori, da cui ognuno trae una specie di biscotto, e tutti la consumano mentre una voce dal pulpito parla di ‘comunione’: ora, un credente evangelico sa benissimo che noi non celebriamo la ‘comunione’ con l’ostia o simili, ma celebriamo la Santa Cena, in memoria dell’ultima cena di Gesù, durante la quale consumiamo un piccolo pezzo di pane e beviamo un sorso di vino, tutti insieme, all’unisono, durante la lettura del passo di 1^ Corinzi cap. 11, dal versetto 23 al 29. E soltanto chi è battezzato in acqua, avendo già fatto il patto con il Signore, può prendere la Santa Cena, altrimenti – dice Paolo – magia e beve un giudizio contro sé stesso.


 


Abbiamo visto gente mordere il biscotto come una merendina, convinti che quella fosse la vera Santa Cena del Signore, dopo tutto molto simile alla Comunione cattolica, e offrirlo anche ai bambini che naturalmente sono troppo piccoli per aver già fatto un patto responsabile. Altro falso: sostituire l’ostia con un biscotto: dov’è la differenza? Forse solo nella composizione intrinseca? Ma… e il vino? Quello mancava proprio. E mancava anche il rispetto per quello che in definitiva avrebbe dovuto rappresentare e ricordare il Corpo di Gesù.  Ultima chicca di questo culto fallimentare, le preghiere in varie lingue, caratteristica da sempre dei papi durante le feste di Natale, purtroppo, intervallate da una preghiera collettiva che pregava il Signore di ascoltare le loro suppliche, trasformando il tutto in un salmo responsoriale. Bene, se questo è il contributo dato da ‘Protestantesimo’ al culto pentecostale preferiamo quello più modesto che si tiene nelle nostre piccole chiese, dove lo Spirito Santo si manifesta realmente, e dove l’ombra lunga di papa Bergoglio non s’allunga minacciosa, tesa ad annullare le differenze fra gli evangelici e i cattolici, distruggendo così anche la stessa chiesa evangelica.


 


Pare infatti che all’inizio del suo pontificato, necessario dopo Ratzinger ‘dimesso’ Francesco abbia dichiarato che la sua intenzione era proprio quella di ‘distruggere’ la chiesa evangelica. Saremo noi i nuovi Catari? Intanto da noi si moltiplicano le conversioni a Cristo e i battesimi nello Spirito Santo, mentre pare – e la presenza di Bergoglio dovrebbe esserne testimone – che in casa Vaticano manchino le vocazioni, e molte siano le questioni spinose, a partire dai preti gay, ai preti pedofili, e allo IOR e chissà quante altre difficoltà che sono ben nascoste, com’è costume vaticano. Da queste manovre non si faranno certo ingannare i veri credenti, segnatamente quelli che hanno conosciuto l’adempimento della ‘promessa del Padre’, come Gesù chiama la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, e che ne conservano nel cuore la pienezza. Bergoglio potrà anche andare a pregare in moschea, riconciliarsi doverosamente con gli Ebrei e con gli ortodossi, ricevere il Dalai Lama, chiamare ‘fratelli’ i musulmani, fare politica internazionale, ricevere capi di Stato, fungere da sindacalista, sponsorizzare gli sbarchi, ma la chiesa pentecostale non può essere confusa da queste manovre di potere, in cui purtroppo è coinvolta anche la testata che ha sponsorizzato la trasmissione.


 


Ultima interpretazione: da Filippessi, cap. 4, versetto 4: “Rallegratevi sempre nel Signore” dice l’apostolo Paolo ai Filippesi “Ripeto: rallegratevi.” Il tutto recitato da un giovane maschio, non identificato. E tutti giù a battere le mani, a zompare, accompagnati da una musica ritmata, muovendo le anche come al carnevale di Rio. Mancava solo il trenino di mezzanotte di Capodanno.