RIETI: PESSIME NOTIZIE DALLA REGIONE SULLA SANITA’ REATINA

di Enrico Zepponi*

Rieti – Il Decreto della Regione Lazio del 4 luglio scorso, riguardante la riorganizzazione della Rete pubblica dei Laboratori di Analisi del Lazio, contiene pessime notizie per la sanità reatina. Il laboratorio del San Camillo de Lellis, unico laboratorio pubblico della nostra provincia, riconosciuto come una struttura di eccellenza, verrebbe ridimensionato drasticamente perché il volume di attività sarebbe inferiore a quanto previsto nel decreto stesso.
Il decreto legge del 2007, a cui quello del 4 luglio fa riferimento, prevedeva una importante razionalizzazione della medicina di laboratorio, salvaguardando però la dimensione clinica della specialità, che la nostra ASL, al contrario di altre, ha attuato completamente; ma ciò non è bastato e ora si tenta di trasformare l’unico laboratorio di tutta la provincia in un laboratorio di base che eseguirà pochi esami e solo per i pazienti ricoverati.
Tra l’altro nel nostro territorio la quantità di prestazioni erogate dai laboratori privati convenzionati è pari a circa un terzo del totale, mentre nella Capitale è esattamente l’inverso. Forse lavorando in quella direzione si troverebbero i risparmi cercati.
In ogni caso le prospettive adesso sono le seguenti: il Laboratorio Analisi eseguirebbe solo gli esami urgenti e un limitato pannello di esami routinari relativamente ai pazienti ricoverati. Tutto il resto, esami di appena più elevata complessità che da anni vengono eseguiti, ma anche quelli di base relativi ai pazienti ambulatoriali di tutta la provincia, sarà compiuto nel Laboratorio dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma, uno degli 8 Hub individuati dalla Regione.
Tutto avrà un costo, in quanto saranno necessari sostanziosi investimenti e un grande e difficile sforzo organizzativo per i trasporti dei campioni biologici e per la realizzazione dell’infrastruttura informatica. Per cui anche i ventilati risparmi (20 milioni) sono tutti da verificare.
Si tratta, quindi, di una scelta scellerata: non si tiene conto della particolari condizioni oro-geografiche della provincia e delle difficoltà dei collegamenti logistici (cosa invece tenuta ben presente per Formia pag. 13 dello stesso decreto “il Laboratorio di Formia mantiene una gamma analitica più ampia rispetto al base in considerazione della difficoltà dei collegamenti logistici soprattutto nel periodo estivo). E le nostre zone montane, soprattutto nel periodo invernale?
E’ chiaro che la logica dei numeri ci penalizza: oggi per la medicina di laboratorio e domani per ogni altra specialità. Si ha l’impressione che questo processo di razionalizzazione, così come è stato licenziato, sia sfuggito di mano alla politica regionale alla quale ci rivolgiamo per correre ai ripari.
Noi ci opporremo decisamente a questa ipotesi di razionalizzazione e non chiediamo altro che lo stesso trattamento riservato alle altre province laziali dove sono previsti laboratori con funzione Hub.
Se poi la scelta politica della Regione Lazio è quella di considerare la medicina di laboratorio come un esamificio, allora tanto vale pensare a un laboratorio unico dove concentrare tutta la produzione regionale. Sarebbe comunque una scelta miope che abbasserebbe il livello qualitativo delle prestazioni e non farebbe risparmiare cifre significative.
Infine lanciamo una provocazione: se le cose dovessero rimanere così, perché non prevedere l’Hub 5 invece che al San Filippo Neri di Roma al San Camillo de Lellis di Rieti in considerazione del fatto che i volumi di attività dei due Laboratori sono pressoché equivalenti? Oppure i numeri di Rieti non sono buoni per mantenere l’esistente ma ottimi per giustificare un Hub al San Filippo Neri?

*Consigliere comunale con delega alla Sanità
 




RIETI, LE MACERIE DELLA SANITA' LASCIATE DALLA POLVERINI SI ASPETTANO UN DECISIVO INTERVENTO DA PARTE DEL NUOVO COMMISSARIO

Lodovisi (Pd): "Basta leggere la relazione trimestrale dei commissari ministeriali che vigilano sui conti delle Regioni per rendere il giudizio più severo: infatti ai 700 milioni di euro contabilizzati dalla commissione vanno aggiunti i debiti nei confronti del Gemelli che portano il saldo del debito a più di 1 miliardo di euro, praticamente al punto di partenza."

 

Redazione

La nomina di Enrico Bondi a Commissario della sanità laziale rappresenta il voto che il governo Monti dà all'azione di risanamento dei conti del sistema sanitario regionale affidato alla esclusiva responsabilità dell'ex presidente della Regione Lazio. "Il fatto che il governo oggi affidi la sanità del Lazio ad un risanatore per antonomasia vuol dire che i risultati conseguiti dalla Polverini sono tutt'altro che rassicuranti nonostante le misure draconiane imposte al territorio reatino, nel quale la sanità è stata ridotta in questi due anni e mezzo ai minimi termini. – Dichiara il Consigliere provinciale Pd Vincenzo Lodovisi –  Goffo appare quindi il tentativo – prosegue Lodovisi – del presidente Polverini di attribuirsi risultati che non ha ottenuto. Del resto basta leggere la relazione trimestrale dei commissari ministeriali che vigilano sui conti delle Regioni per rendere il giudizio più severo: infatti ai 700 milioni di euro contabilizzati dalla commissione vanno aggiunti i debiti nei confronti del Gemelli che portano il saldo del debito a più di 1 miliardo di euro, praticamente al punto di partenza. I numeri danno il senso di quanto sia stata inefficace l'opera dell'ex commissario straordinario. Al commissario straordinario che si va ad insediare, cui è assegnato il compito di rimettere in equilibrio i conti, chiediamo che la sua azione pur rigorosa sia improntata a criteri di maggiore equità territoriale. Ricordiamo infatti che il sistema sanitario locale reatino non solo ha già dato, ma non ha mai avuto quanto gli spettasse. Il rapporto posti letto per mille abitanti, abbassato ulteriormente dal governo Monti  con il decreto di luglio  è già al di sotto della media indicata; non esistono posti letto accreditati alla sanità convenzionata né privata; i servizi sul territorio sono ridotti al minimo; non esistono servizi di riabilitazione post acuti. In queste condizioni pensare che possano essere rimesse le mani su un sistema indebolito oltre misura è irragionevole. In secondo luogo ritiene di dubbia efficacia la misura annunciata dalla Asl reatina, che riguarda l'affidamento  a privati di servizi già resi direttamente, in presenza  della  cronica carenza di personale e di liste di attesa che hanno superato ogni limite temporale.  Tale disposizione infatti se risponde,  pure se parzialmente, alla richiesta di prestazioni sanitarie territoriali, genera nuovo personale precario senza dare risposte a quello già in forza all'azienda sanitaria,  demotiva e deprofessionalizza il personale già adibito ai servizi oggetto di esternalizzazione ed appare un provvedimento  dai risultati economici tutt'altro che certi,  in assenza di una reale capacità di controllo su qualità ed entità delle prestazioni affidate ed erogate. Potrebbe inoltre rappresentare il preludio ad ulteriori dequalificazione  delle strutture territoriali di Amatrice e di Magliano che a giudizio del Pd devono tornare invece a svolgere le funzioni di presidi territoriali con le caratteristiche possedute ante presidenza Polverini.