REGGIO CALABRIA 'NDRANGHETA: 29 ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE

Redazione

Reggio Calabria – La Polizia di Stato di Reggio Calabria, al termine di un complessa attività investigativa coordinata dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria, ha eseguito 29 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di capi ed affiliati di diverse cosche  d’ndrangheta, operanti nella Locride, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa transnazionale, estorsione aggravata e reati in materia di armi.

L’odierna operazione, denominata “La Morsa sugli appalti pubblici”, ha permesso di individuare una serie di vicende dalle quali emergono con evidenza la fortissima pressione esercitata dall’organizzazione criminale sull’economia legale ed i meccanismi sottesi alle attività estorsive ricollegabili all’esecuzione dei lavori ed alle attività attraverso le quali si realizza l’ingerenza del sodalizio nel settore dei pubblici appalti.    




REGGIO CALABRIA 'NDRANGHETA: VINCENZO CRISAFI E' STATO CATTURATO

Redazione

Reggio Calabria – Il 24 luglio scorso era sfuggito all'esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dal Procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell'ambito dell'inchiesta "Puerto Liberado".

Vincenzo Crisafi, considerato dagli investigatori molto vicino alle cosche della 'Ndrangheta Romeo e Giorgi di San Luca, è stato catturato ieri sera nella Capitale dagli uomini del Servizio centrale operativo, insieme agli agenti delle Squadre mobili di Reggio Calabria e Roma e del commissariato di Siderno (RC).

Il latitante è stato riconosciuto e fermato dagli investigatori della Polizia di Stato in via Appia, nel quartiere San Giovanni, e non ha opposto alcuna resistenza.

Crisafi, nato a Locri e residente a San Luca, è accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti importate in Italia dall'estero, attraverso i porti di Rotterdam (Paesi Bassi), Napoli, Salerno, Genova e Gioia Tauro (RC), nonché numerosi altri delitti legati al traffico di cocaina.

In particolare l'arrestato è considerato il rappresentante dell'organizzazione criminale in Germania e Olanda.

Le indagini che hanno portato all'arresto del ricercato, furono avviate nel marzo 2011, in seguito al sequestro di una partita di cocaina occultata all'interno di un container arrivato nello scalo di Gioia Tauro. Gli investigatori individuarono l'esistenza di una vera e propria organizzazione criminale, radicata nel territorio della Piana, che avvalendosi della collaborazione di personale infedele della società di gestione della banchina merci del porto calabrese, provvedeva a far passare i carichi di stupefacente in arrivo dai maggiori porti del Sud America.

Nel corso dell'investigazione sono state complessivamente sequestrate più di quattro tonnellate di cocaina purissima, che sul mercato avrebbe fruttato alle cosche della 'ndrangheta introiti per un valore di circa 800 milioni di euro.

Secondo gli investigatori inoltre, il compenso per l'organizzazione veniva pagato con una parte del carico importato, corrispondente a un quantitativo variabile in relazione al peso specifico criminale della cosca importatrice, tra il 10 e il 30 per cento del totale del carico.




REGGIO CALABRIA, ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE E FAVOREGGIAMENTO DELL'INGRESSO ILLEGALE IN ITALIA: IN CARCERE 5 SCAFISTI TUNISINI

Redazione

Reggio Calabria – Alle prime ore del 22 giugno 2014, ad esito di una complessa ed articolata  attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la locale Squadra Mobile ha posto in esecuzione un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dal Pubblico Ministero, nei confronti di 5 scafisti di origine tunisina, ritenuti responsabili di aver organizzato il trasporto, a bordo un barcone di fortuna, di 52 clandestini di origine magrebina, in cambio di cospicue somme di denaro versate a titolo di pagamento del viaggio.

Il tutto trae origine da una operazione di soccorso in alto mare effettuata da due unità navali della Marina Militare e da un pattugliatore della Guardia Costiera, nell’ambito della nota operazione “Mare Nostrum”, che hanno intercettato tre imbarcazioni provenienti dalle coste del Nord Africa. Sono stati soccorsi in totale 615 cittadini extracomunitari, di cui 399 uomini, 104 donne, 112 minori, provenienti prevalentemente dalla Siria, dall’Eritrea e dal Magreb. I migranti sono stati poi trasbordati dalle tre unità navali militari alla più grande nave “Etna” della Marina Militare, che è sbarcata il 21 giugno 2014 nel porto di Reggio Calabria. 

Nel corso delle indagini celermente avviate a seguito dell’arrivo dei migranti, gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal P.M. della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, riuscivano ad individuare il comandante e i componenti dell’equipaggio di una delle imbarcazioni partite da Sfax e dirette in Italia.

A conclusione di attività istruttoria, venivano sottoposti a fermo di indiziato di delitto disposto dal P.M. i seguenti cittadini extracomunitari di origine tunisina:

•    CHARIF Fawzy, nato a Sfax (Tunisia) il 26.12.1975;
•    HOUSSEM Hammami, nato a Mednin (Tunisia) il 14.06.1992;
•    MARRAKKCH Amin, nato a Sousa (Tunisia) il 04.02.1988;
•    MANNAN Bilal, nato a Sfax (Tunisia) il 19.08.1989;
•    WALID Boucharouan, nato a Sfax (Tunisia) il 13.10.1989.

Ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’ingresso illegale in Italia (artt. 416, commi 1 e 6 c.p. e art. 110 c.p. e 12 co 1, 3 lett. A), B), e D), 3 bis e 3 ter del D. Lgs nr. 286/98) perché, in concorso tra loro e ad altri soggetti in corso di identificazione, dimoranti in Italia ed all’estero, si associavano al fine di commettere una serie indeterminata di delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nel territorio dello Stato Italiano, attraverso il ricorso a vettori navali. In particolare, per aver favorito, avvalendosi di un peschereccio abbandonato alla deriva, l’ingresso illegale in Italia di 52 magrebini, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere nel territorio nazionale, con l’aggravante:
•    del numero dei concorrenti nel reato superiore a tre,
•    di aver consentito l’ingresso di un numero di persone superiore a cinque,
•    di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità,
•    di averle sottoposti a trattamento inumano e degradante,
•    di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto anche indiretto.  

Gli scafisti, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale.
 




REGGIO CALABRIA: 18 ARRESTI PER DROGA E ARMI

Redazione

Reggio Calabria – Sono partiti dai piccoli spacciatori e hanno ricostruito l'intera filiera della droga, fino ad arrivare a coloro che organizzavano e gestivano i traffici.

Con l'operazione "Cirello", gli agenti del commissariato di Palmi (Reggio Calabria), coordinati dal procuratore capo della Repubblica presso il locale tribunale, Giuseppe Creazzo, hanno arrestato 16 uomini e 2 donne, appartenenti a un'organizzazione di narcotrafficanti. Di questi, nove sono finiti in carcere e altrettanti agli arresti domiciliari.

Le accuse nei loro confronti sono, a vario titolo e in concorso, di spaccio di sostanze stupefacenti nonché detenzione e porto abusivo di armi.

Dalle indagini, iniziate nel 2010, è risultato che alcuni degli arrestati sono molto vicini alle cosche di 'Ndrangheta dei Pesce di Rosarno e dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, tradizionalmente coinvolte nel traffico di grandi quantità di droga.

L'attività degli investigatori prende spunto dall'analisi dello spaccio al dettaglio, per concludersi ai vertici dell'organizzazione.

Gli agenti, monitorando i tossicodipendenti di Palmi, sono arrivati nelle zone di Cirello di Rizziconi (che dà il nome all'operazione) e Laureana di Borrello, entrambe nella provincia di Reggio Calabria.

I poliziotti hanno verificato che in quelle zone, oltre che a Rosarno e Marina di Gioiosa Ionica, arrivavano clienti da tutta la Calabria per rifornirsi di cocaina, eroina, hashish e marijuana.

Dopo aver individuato coloro che rifornivano quei mercati, sono riusciti ad individuare il livello superiore, arrivando così ai vertici dell'organizzazione.

Durante il corso delle indagini sono stati effettuati diversi sequestri di droga, e gli investigatori hanno stimato che i criminali riuscivano a vendere decine di chili di merce ogni settimana.

All'operazione hanno partecipato anche agenti della Squadra mobile di Reggio Calabria, dei commissariati di Gioia Tauro, Siderno, Taurianova, Cittanova, Polistena, Villa San Giovanni, Condofuri, Bovalino e del Reparto prevenzione crimine "Calabria", con il supporto di unità cinofile e di un elicottero del V Reparto volo reggino.




REGGIO CALABRIA 'NDRANGHETA: SEQUESTRATI BENI AL BOSS CARMELO MANTI

Redazione

Reggio Calabria – Beni per un valore di circa 3 milioni di euro sono stati confiscati dalla Polizia di Stato a Carmelo Manti, 70 anni. L'uomo era stato già arrestato dalla Squadra mobile nel 2010 nell'ambito dell'operazione "Konta Korion" perchè ritenuto affiliato alla cosca della 'Ndrangheta attiva nel territorio di Condofuri (Reggio Calabria) ed in stretti rapporti di affari con le cosche Morabito di Africo (Reggio Calabria), Zavettieri di Roghudi (Reggio Calabria) e Talia di Bova (Reggio Calabria).

Il provvedimento di confisca nasce a seguito dell'indagine condotta dalla Squadra mobile e dal commissariato di Condofuri (Reggio Calabria) nei confronti di 12 esponenti della 'Ndrangheta i quali gestivano e condizionavano gli appalti pubblici nel comune di Condofuri, attraverso la commissione di una serie di reati quali omicidi, danneggiamenti, estorsioni, usura e riciclaggio.

Le attività di indagine patrimoniale hanno permesso ai poliziotti di ricostruire ed evidenziare la sproporzione tra i redditi percepiti dal Manti ed il patrimonio a lui direttamente o indirettamente riconducibile.

Tra i beni confiscati: un immobile nel comune di Condofuri, due appezzamenti di terreno, quote sociali e patrimonio aziendale della Co.Me Manti s.r.l. e della FI.CO.MI s.a.s. e dell'impresa individuale FI.MA.. Gli agenti hanno inoltre sequestrato conti correnti e libretti di deposito.

Con il provvedimento di oggi, il tribunale di Reggio Calabria ha disposto per Manti la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per tre anni e sei mesi.




REGGIO CALABRIA, COSCA CREA: SEDICI ARRESTI

Redazione

Reggio Calabria – Sedici persone arrestate, di cui cinque ai domiciliari, è il risultato dell'operazione "Deus"conclusa stamattina e condotta della Squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Gioia Tauro, coordinati dal Servizio centrale operativo. Il nome dell'operazione deriva dal fatto che tra gli arrestati c'è anche il capo clan, Teodoro Crea detto "Dio onnipotente".

Tutti i fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni.

L'operazione ha consentito ai poliziotti di svelare le numerose attività criminali della potente cosca Crea, egemone nel comprensorio di Rizziconi (Reggio Calabria).

Al centro dell'indagine una serie di condizionamenti nella pubblica amministrazione, estorsioni, appalti e frodi all'Unione europea.

Anche tre politici locali, che negli anni hanno rivestito ruoli chiave nell'amministrazione di Rizziconi, sono coinvolti nell'indagine. Il comune di Rizziconi è da anni al centro di forti pressioni della 'Ndrangheta e fu sciolto per mafia nel 1995 e nel 2000. Nel 2011 ci furono invece le dimissioni del sindaco e di 9 consiglieri che avevano denunciato infiltrazioni delle cosche nella pubblica amministrazione.

Fondamentale per le indagini è stato il contributo dell'ex sindaco di Rizziconi, eletto nel marzo 2010. L'uomo, eletto alla guida di una lista civica, sin dal momento della sua elezione, ha avviato una collaborazione con la Polizia di Stato e la magistratura; denunciò infatti irregolarità, anche penali, nella gestione dell'amministrazione comunale, finalizzate a favorire gli interessi illeciti della cosca Crea.

Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati anche beni, riconducibili alla famiglia CREA, tra cui ville e terreni, oltre che conti correnti bancari, per un valore complessivo quantificabile in oltre 5 milioni di euro.

Uno dei figli del boss Teodoro Crea, Giuseppe, di 36 anni, destinatario di un provvedimento cautelare, è tuttora latitante




REGGIO CALABRIA, 'NDRANGHETA: PRESO IL LATITANTE PASQUALE BIFULCO

Redazione

Reggio Calabria – Era sfuggito all'arresto nel blitz del marzo scorso, che concluse l'operazione "Buongustaio", portata a termine dalla Guardia di Finanza contro l'organizzazione di cui era a capo, specializzata nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti dal Sud America; l'associazione importava cocaina in Italia, a bordo di navi mercantili provenienti principalmente da Brasile e Perù.

Pasquale Bifulco è stato arrestato ieri in Perù dagli uomini della polizia italiana insieme ai colleghi peruviani, con l'accusa di associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di droga.

L'uomo è considerato esponente di spicco della 'Ndrangheta calabrese, e appartenente alla cosca mafiosa Ietto-Cua-Pipicella, operante a Natile di Careri (Reggio Calabria).

Le indagini che hanno portato alla localizzazione del latitante, sono state coordinate dalla Procura distrettuale antimafia del capoluogo calabrese e condotte dal Servizio centrale operativo, dalla Squadra mobile reggina e dal commissariato di Siderno.

La polizia italiana, tramite il Servizio per la cooperazione internazionale del ministero dell'Interno, ha poi fornito precise indicazioni alla polizia peruviana sulla localizzazione di Bifulco e sul suo nascondiglio.

Il 41enne è stato bloccato a San Isidro, località nella provincia di Lima, mentre scendeva da un taxi di fronte alla casa dove si nascondeva.

Bifulco è un vero e proprio professionista del crimine. Parla diverse lingue e, secondo gli investigatori, si muoveva rapidamente e chiudeva accordi in mezzo mondo, pagando sempre in contanti la droga acquistata. Alle sue spalle aveva un gruppo ben organizzato e ramificato, con punti di riferimento sia in Italia, dove contava su appoggi logistici nelle provincia di Napoli, Torino, oltre che in Calabria e in Sud America.




REGGIO CALABRIA, NDRANGHETA: SEQUESTRATI BENI PER 500MILA EURO AL BOSS DOMENICO MOLE'

Redazione

Reggio Calabria – Un ulteriore colpo al patrimonio della ‘ndrangheta è stato portato a termine, questa mattina, dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, che hanno completato il sequestro dei beni riconducibili alla cosca Molé operante nella piana di Gioia Tauro. il Tribunale di Reggio Calabria, sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura Distrettuale, ha disposto infatti il sequestro di beni nei confronti di Molè Domenico, per un valore complessivo di 500.000,00 euro.

Molè Domenico, esponente di spicco dell’omonima cosca, è stato arrestato, dopo sei anni di latitanza, il 14 febbraio 1999, per associazione mafiosa e altri gravi reati (operazione “Tirreno”). Nel luglio del 2008, Molè Domenico, unitamente ad altri familiari, era stato poi raggiunto in carcere dal provvedimento restrittivo “Cento Anni di Storia”, emesso dalla D.D.A. di Reggio Calabria, che ne aveva accertato il ruolo di vertice in seno all’organizzazione di riferimento. Attualmente, si trova recluso, in regime di 41 bis, presso la Casa Circondariale di Cuneo, dove sta scontando la pena dell’ergastolo, a cui si sono aggiunti recentemente tre anni di isolamento diurno a seguito della sentenza della suprema corte nell’ambito del richiamato processo “Cento Anni di Storia”. Il sequestro ha riguardato un patrimonio localizzato nella piana di Gioia Tauro, costituito da un’impresa agricola, una villa, tre polizze assicurative nel ramo vita e svariati conti correnti.
In tale ambito, è stato possibile documentare come la moglie del Molè, Mesiani Mazzacuva Valeria, al fine di eludere la normativa antimafia, avesse instaurato un rapporto di lavoro fittizio con un compiacente poliambulatorio specialistico di Gioia Tauro, peraltro riconducibile al fratello Pietro Mesiani Mazzacuva.
Inoltre, nel medesimo contesto, il Tribunale di Reggio Calabria, sezione Misure di Prevenzione, ai sensi dell’art. 25 del richiamato Decreto Legislativo (c.d. sequestro per equivalente) ha disposto il sequestro della somma di euro 30.476,51 presente su un conto corrente intestato al genero del predetto boss, Giuseppe Mesiani Mazzacuva. Il provvedimento completa un percorso investigativo che dopo aver consentito l’arresto di molti esponenti di spicco dell’organizzazione criminale, ne ha depotenziato la struttura attraverso l’apprensione delle ricchezze accumulate illecitamente.
 




REGGIO CALABRIA: LA POLIZIA DI STATO IMPEGNATA NELLA REPRESSIONE DEI REATI DI NATURA PREDATORIA

Redazione

Reggio Calabria – Nell’ambito di un piano straordinario predisposto dal Questore di Reggio Calabria, Guido Longo, di intensificazione dei servizi di controllo del territorio, finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio, la Polizia di Stato reggina ha potenziato l’attenzione, peraltro già alta, verso gli obiettivi sensibili, come tabaccherie, uffici postali ed esercizi commerciali, anche per una maggiore tutela dei loro frequentatori, nonché ha accresciuto i controlli mirati nei riguardi di soggetti abitualmente dediti a reati di natura predatoria.   In questo contesto operativo, si inquadrano le operazioni portate a termine, in quest’ultime ore,  da personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, in piena sinergia con l’Ufficio Prevenzione Generale  e Soccorso Pubblico.

1)    Nel pomeriggio di ieri 16 maggio u..s personale della Squadra Mobile, al termine di un’intensa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha tratto in arresto, in esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, Cedro Carmelo, nato a Reggio Calabria 19.05.91, ivi residente, pregiudicato. ritenuto responsabile  di rapina aggravata in pregiudizio di una tabaccheria.   
Si rappresenta, in merito, che in data 3 novembre 2013, tre individui, con il volto travisato da sciarpe, si introducevano all’interno della tabaccheria, ubicata in questo centro, e sotto la minaccia delle armi ( due erano armati di pistola) si impossessavano della somma di 3.000 (tremila) euro, dileguandosi, successivamente, a piedi per le vie circostanti, unitamente ad un quarto complice, rimasto all’esterno  dell’esercizio commerciale.  
L’attività investigativa posta in essere da personale della Sezione reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, ha consentito di individuare uno degli autori della rapina nel predetto CEDRO, il quale, nel corso dell’azione criminosa, aveva svolto il ruolo di ricognitore o palo.
In particolare dalle indagini emergeva che il prevenuto, nei minuti immediatamente precedenti la rapina, dopo aver “ispezionato” l’interno della tabaccheria, si avvicinava ai tre complici dialogando brevemente.
Quest’ultimi, quindi, ricevute le necessarie informazioni si introducevano nell’esercizio commerciale perpetrando la rapina.     
L’attività investigativa, coordinata dalla locale Procura, è stata interamente accolta dal G.I.P. che emetteva il provvedimento restrittivo in argomento , eseguito nel pomeriggio di ieri.   
Dopo le formalità di rito il Cedro è stato associato presso la locale casa Circondariale.
Sono in corso ulteriori indagini al fine di individuare i complici del Cedro.         

2)    Nella mattinata odierna  personale della Squadra Mobile, al termine di un’intensa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha tratto in arresto, in esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare in carcere dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria le sottonotate persone  ritenute responsabili, in concorso tra loro, di furto con strappo  (scippo) ed uso fraudolento di carte di credito:
–    Bevilacqua Federico, nato a Melito P.S. il 22.12.1991, residente a Reggio Calabria, pregiudicato;     
–    Bevilacqua Alessandro, nato a a Melito P.S. il 3.1.1987, residente a Reggio Calabria, pregiudicato;     

L’attività investigativa posta in essere da personale della Sezione reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, ha consentito di individuare i predetti Bevilacqua, quale responsabili di uno scippo, avvenuto in questo centro,  in data 30 gennaio u.s., in pregiudizio di un’anziana signora.
In particolare la donna, verso le ore 20 di detto giorno, dopo essere scesa dalla propria autovettura, veniva avvicinata da due giovani, a bordo di uno scooter di colore nero, che con gesto violento e fulmineo le scippavano la borsa, dileguandosi per le vie  del centro.  
La vittima precisava che entrambi i soggetti indossavano dei caschi di colore scuro e che  il passeggero indossava un piumino di colore rosso.  che all’interno della borsa, oltre alla somma contante di 50 euro, erano custoditi documenti personale e le sue carte di credito.
Nel corso della denuncia la donna riferiva che all’interno della borsa, oltre alla somma contante di 50 euro, erano custoditi documenti personale e le sue carte di credito, precisando, altresì, che i malviventi, nonostante il blocco della carta, avevano avuto il tempo di prelevare la somma di 600 euro, agevolati dal rinvenimento del pin all’interno della borsa sottratta.
La parallela attività investigativa posta in essere dal personale della Sezione falchi della squadra Mobile  consentiva di acquisire importanti elementi investigativi in ordine all’episodio delittuoso in argomento.
Difatti, alle ore 19.30 del 30 gennaio 2014, cioè circa 30 minuti prima dello scippo, una pattuglia della Squadra Mobile, transitando per questa via Micene, notava fermo uno scooter di colore scuro, con a bordo i due BEVILACQUA, i quali alla vista degli operatori si davano a precipitosa fuga.     
Nella circostanza gli agenti notavano che i due calzavano caschi tipo jet di colore scuro ed uno di loro, BEVILACQUA Federico, indossava un giubbotto tipo piumino di colore rosso.
La successiva attività investigativa  consentiva di acquisire ulteriori e ancor più probanti elementi indiziari nei confronti dei due indagati che pertanto venivano deferiti alla locale Procura, che accogliendo in toto le risultanze investigative richiedeva al G.I.P.  l’emissione dell’odierno provvedimento restrittivo, eseguito nelle prime ore della mattinata odierna.
I due prevenuti, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la locale casa Circondariale.  

3)    Nella giornata di ieri, a seguito di una complessa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria – Sezione Reati contro la persona in danno di minori e sessuali, ha tratto in arresto in esecuzione dell’Ordinanza di applicazione della misura della Custodia Cautelare in Carcere emessa in data 14 u. s., dal G.I.P. del locale Tribunale su richiesta del P.M. della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, a carico di Domenico Tirinato, classe 1954.
Quest’ultimo è stato ritenuto responsabile dei reati di atti persecutori, violenza sessuale, sequestro di persona e violenza privata nei confronti di P.A., persona affetta da ritardo cognitivo.
L’indagine ha avuto origine a seguito di alcune segnalazioni circa presunte molestie poste in essere dal Tirinato Domenico nei confronti della persona offesa, alle quali è seguita una minuziosa indagine che ha permesso di  fare luce  su un vissuto di vessazioni fisiche e morali perpetrate dall’odierno arrestato da diversi anni nei confronti della giovane donna e sfociate poi in una violenza sessuale, dopo averla condotta in una casa nella disponibilità del Tirinato.
La ricostruzione operata dal personale di quest’Ufficio, ha accertato  effettivamente in capo al Tirinato Domenico l’attuazione di una serie di comportamenti insistenti, pervasivamente intrusivi e persecutori nei confronti della donna, tanto da indurla anche ad ipotizzare un estremo gesto autolesionistico.
Il Tirinato al termine delle formalità di rito, è stato associato presso la locale Casa a disposizione dell’A.G.
Inoltre, nel corso di servizi straordinari di controllo del territorio, è stato tratto in arresto Bevilacqua Patrizio, nato a Reggio Calabria il 30.08.1986, individuato quale autore di rapina in danno di un’anziana signora.
 




REGGIO CALABRIA, OPERAZIONE NEW BRIDGE ATTO II: LA POLIZIA DI STATO SEQUESTRA BENI PER UN VALORE DI 2 MILIONI DI EURO

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Reggio Calabria – Al culmine di una articolata e complessa attività investigativa svolta dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, con la collaborazione delle Questure di Benevento e Catanzaro, il G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, ha emesso un’Ordinanza di sequestro preventivo dei beni rientranti nella proprietà o disponibilità di alcuni dei 18 soggetti già colpiti da provvedimento di fermo eseguito lo scorso 11 febbraio nell’ambito della nota operazione di Polizia Giudiziaria denominata “New Bridge”, svolta nell’ambito del protocollo d’intesa fra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza italiano ed il Federal Bureau of Investigation degli U.S.A., che aveva consentito di individuare un’organizzazione transazionale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina tra la Calabria e l’America, avente come riferimento la famiglia di ‘ndrangheta degli URSINO di Gioiosa Jonica (RC) e quella mafiosa siciliana dei GAMBINO di New York City, collegata ad un altro gruppo mafioso armato insediatosi nel territorio della provincia di Benevento:

Le conseguenti indagini di natura patrimoniale, svolte all’esito dell’operazione dell’11 febbraio scorso, hanno consentito di svelare un quadro abbastanza chiaro formato da redditi inadeguati rispetto alle primarie esigenze familiari ed agli investimenti effettuati, da ritenersi sproporzionati rispetto alle entrate lecite dichiarate al Fisco, tanto da determinare il sequestro secondo quanto disposto dall’art. 12 sexies della Legge nr. 356 del 1992 di determinati beni ed attività commerciali, a carico dei seguenti soggetti:

1.    BRILLANTE Carlo, nato a Montefalcone di Valfortore (BN) il 7 ottobre 1965;
2.    GERANIO Domenico, nato a Locri (RC) il 1° luglio 1982;
3.    SIMONETTA Nicola Antonio, nato a Gioiosa Ionica (RC) il 6 luglio 1949;
4.    URSINO Francesco, nato a Gioiosa Jonica (RC) il 26 dicembre 1982;
5.    VONELLA Francesco, nato a Catanzaro il 23 gennaio 1987;
6.    MARANDO Cosimo, nato a Gioiosa Jonica (RC) il 03.10.1932.

Il provvedimento di sequestro riguarda una serie di imprese commerciali, fra cui il bar di BRILLANTE Carlo sito a Montefalcone di Val Fortore (BN), il ristorante “Prisdarello Welfare” sito in contrada Prisdarello di Gioiosa Jonica di SIMONETTA Nicola Antonio, la “Sud Edil” di noleggio attrezzature per lavori edili e la “AV Motor” di vendita di autovetture site a Gioiosa Jonica di URSINO Francesco, nonché un appartamento ubicato a Montefalcone di Val Fortore (BN), un fabbricato di Squillace (CZ) e quattro terreni.

L’ordinanza del magistrato comprende altresì il sequestro di tutti i rapporti bancari degli indagati con gli istituti di credito, l’associazione culturale e ricreativa“Las Vegas” di Gioiosa Jonica di cui è legale rappresentante GERANIO Domenico e diverse autovetture, per un valore complessivo stimato intorno ai due milioni di euro.

Come si ricorderà, l’indagine “New Bridge”, svolta tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, dove l’F.B.I., su disposizione della Magistratura statunitense, aveva  arrestato, in contemporanea con la Polizia italiana, altre 7 persone
, ha consentito di individuare un legame, a doppio filo, tra famiglie di ‘ndrangheta, con particolare riguardo alla citata famiglia di Gioiosa Jonica e alcuni personaggi italo-americani, insediati a New York City, fra cui LUPOI Franco, genero del sopra citato SIMONETTA, sequestrando ingenti quantitativi di droga.

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11/02/2014 ITALIA – STATI UNITI: FIUMI DI DROGA



REGGIO CALABRIA: PESCHERECCIO CON 236 IMMIGRATI CLANDESTINI INTERCETTATO IN ACQUE INTERNAZIONALI

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Reggio Calabria – Nella serata di ieri, personale della Squadra Mobile, del Commissariato di P.S. di Siderno e della Guardia di Finanza – Sezione Operativa Navale di Roccella Jonica, al termine di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Locri, ha proceduto al fermo di P.G. di ALN GIAR Ibrahim classe 1986 e AL MEDKHOW Sambo, classe 1995, cittadini egiziani, ritenuti responsabili di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Gli indagati viaggiavano su un peschereccio senza contrassegni identificativi, a bordo del quale si trovavano 236 immigrati clandestini di asserita nazionalità egiziana e siriana, di cui 146 uomini, 18 donne e 72 minori. L’imbarcazione, salpata circa una settimana addietro da Alessandria d’Egitto, è stata intercettata dalla Capitaneria di Porto di Crotone e Roccella Jonica in acque internazionali  e scortata nel porto di Roccella Jonica ove è giunta alla ore 09.30 di ieri. Le indagini hanno permesso di evidenziare che i migranti hanno corrisposto all’organizzazione criminale, per la traversata, una somma compresa tra i 2500 e 3000 dollari americani, per ciascun passeggero.