Uccide il padre a coltellate, arrestato

REGGIO CALABRIA – Un ragazzo di 28 anni, Simone Bova, ha ucciso con alcune coltellate il padre Domenico, di 59, al culmine di una lite. L’omicidio è avvenuto nel pomeriggio a Reggio Calabria, nell’abitazione di famiglia. Il 28enne, che risulta avere lievi precedenti penali, è stato arrestato dalla polizia. Non sono stati ancora chiariti i motivi del litigio.




Reggio Calabria, ‘ndrangheta: arrestato latitante

REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei militari della capitale e del Ros, hanno individuato e arrestato a Roma un latitante di ‘ndrangheta, Filippo Morgante, di 48 anni, indicato come esponente di spicco della cosca “Gallico” di Palmi. Morgante viene definito dai carabinieri come “pluripregiudicato per associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e illecita detenzione di armi”.

“Le forze dell’ordine gli hanno dato la caccia per un anno e adesso l’hanno sbattuto in carcere. I boss devono marcire in galera. Grazie ai carabinieri, che l’hanno braccato, e a tutti gli uomini e donne in divisa d’Italia: siamo orgogliosi di voi”, ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.




Reggio Calabria, in manette il boss della ‘ndrangheta Antonino Labate: l’operazione di polizia questa mattina all’alba

REGGIO CALABRIA – Tentato omicidio plurimo e incendio doloso aggravati dalle modalità mafiose sono i delitti che la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria contesta all’uomo arrestato alle prime ore di questa mattina dai poliziotti della Squadra Mobile. L’operazione di polizia è scattata su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria nei confronti di un elemento di vertice della ‘ndrangheta reggina. 

I fatti

I fatti risalgono al 27 febbraio di quest’anno, quando veniva data alle fiamme l’abitazione di fortuna in cui aveva trovato riparo una donna rumena di 46 anni senza fissa dimora, che ospitava quel giorno altri connazionali con bambini. Gli occupanti della casa stavano festeggiando un compleanno quando improvvisamente si sono accorti delle fiamme che divampavano all’interno, facendo appena in tempo a mettersi in salvo scavalcando una finestra posteriore che dava su un cortiletto circondato da alti muri di cinta. I Vigili del Fuoco e le Volanti, erano prontamente accorsi sul luogo per domare l’incendio, appena era scattato l’allarme al servizio 113 della Questura.

Le indagini

Nerone sarebbe il nome che gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria avrebbero dato all’operazione nel corso della quale, questa notte, è stato arrestato l’autore del tentato omicidio plurimo. Si tratta di Antonino Labate di 68 anni, elemento di elevato spessore criminale appartenente all’omonima cosca di ‘ndrangheta operante nella zona sud della città di Reggio Calabria. Sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia, i poliziotti hanno ricostruito le dinamiche dell’incendio che il penultimo giorno di febbraio ha messo a repentaglio la vita dei sei rumeni, donne, bambini e un uomo. Gli investigatori della Squadra Mobile hanno accertato che Antonino Labate durante un litigio, quella stessa mattina aveva picchiato con un bastone la donna rumena che occupava l’immobile con i suoi ospiti, con la minaccia di “bruciarli vivi” per aver abbandonato alcuni sacchetti di spazzatura accanto all’ingresso di un podere di sua proprietà. Il Labate era quindi passato dalle minacce ai fatti, cospargendo di benzina e dando fuoco all’androne dell’abitazione in cui erano presenti gli stranieri.

L’incendio appiccato dal Labate all’abitazione occupata dalla donna rumena ha messo in serio rischio la vita di sei persone, donne, bambini e un uomo che si erano ritrovati per festeggiare un compleanno. Potevano essere anche mortali le conseguenze dell’incendio se gli occupanti della casa invasa dal fuoco non avessero avuto la prontezza d’animo di scavalcare una finestra sul retro e di attutire le fiamme con coperte, prima dell’intervento dei Vigili del Fuoco e delle Volanti della Questura. Futili i motivi del delitto legati all’abbandono di alcuni sacchetti di immondizia di fronte all’ingresso di un terreno del LABATE. La Direzione Distrettuale Antimafia contesta l’aggravante mafiosa perché i fatti sono stati commessi per agevolare l’attività della cosca Labate, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva. Il clan Labate controlla il quartiere Gebbione di Reggio Calabria.

 

 




Rosarno: scoperto bunker della ndrangheta

ROSARNO (RC) – Un bunker di oltre 20 metri quadrati realizzato in muratura nel sottosuolo delle campagne di Rosarno, in contrada Bosco, ad una profondità di circa due metri, è stato scoperto, nella giornata di ieri, dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria impegnati nella ricerca di latitanti.

Al bunker si accede da una botola in cemento che si apre a scomparsa scorrendo su appositi binari a circa mezzo metro al di sotto dalla superficie. Dalla botola, attraverso un pozzo verticale, si entra in un cunicolo-corridoio lungo circa nove metri che conduce alla stanza bunker munita di illuminazione elettrica, letti, cucina e bagno.

La struttura, completamente interrata e mimetizzata da una superficie uniforme con lo stato naturale dei luoghi circostanti, era sorvegliata da alcune microtelecamere esterne nascoste nelle vicinanze. Gli investigatori della sezione criminalità organizzata e catturandi della Squadra Mobile di Reggio Calabria ritengono che il bunker sia stato utilizzato dai latitanti delle cosche della `ndrangheta di Rosarno.

I tecnici del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Reggio Calabria hanno effettuato accurati accertamenti alla ricerca di tracce utili alle indagini. Al bunker, che è stato sequestrato dalla Squadra Mobile, sono stati apposti i sigilli. Della scoperta del bunker è  stata informata la Direzione Distrettuale di Reggio Calabria che coordina le inchieste di criminalità organizzata e della cattura dei latitanti e la Procura della Repubblica di Palmi competente per territorio.




Reggio Calabria: Finanza sequestra società vicina alla ‘ndrangheta

REGGIO CALABRIA – I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda, hanno sequestrato una società di trasporti, la “Gold Transport Unipersonale Srl” ed il relativo compendio aziendale, per un valore stimato di circa 3 milioni di euro. La società è formalmente intestata a Costantino Suraci, di 37 anni, ma secondo l’accusa sarebbe nella diretta disponibilità di Domenico Ficara (37), imprenditore reggino operante nel settore del trasporto merci su strada, sottoposto alla sorveglianza speciale di Ps perché ritenuto appartenente alla cosca Ficara-Latella. Domenico Ficara – fratello di Giovanni (52), detenuto e indicato quale esponente di vertice della stessa cosca Ficara-Latella – era stato arrestato nell’operazione “Reggio Sud”, condotta dal Gico del Nucleo di polizia tributaria della Finanza in sinergia con il Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria nel corso della quale furono arrestate 33 persone e sequestrati beni per 77 milioni di euro.




Reggio Calabria, colpo alla ‘Ndrangheta: confiscati beni a cosca Crea

REGGIO CALABRIA – Beni immobili per un valore di un milione di euro sono stati confiscati dalla Polizia a Giuseppe Crea, di 39 anni, figlio di Teodoro, definito dagli investigatori “boss indiscusso dell’omonima cosca di ‘ndrangheta operante nella Piana di Gioia Tauro”.
La confisca é stata fatta in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su proposta del Questore, Raffaele Grassi. I beni confiscati consistono, in un immobile adibito ad abitazione, sei fabbricati utilizzati come stalle, un altro locale in cui é ospitato un caseificio ed in cinque terreni di vaste dimensioni. Beni immobili tutti ubicati a Rizziconi, da sempre “regno” della cosca Crea.
Tedoro Crea fu arrestato il 29 giugno del 2016 dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco dopo dieci anni di latitanza. L’egemonia della cosca Crea a Rizziconi ha riguardato in passato anche il Comune, al punto da determinare, nel 2011, lo scioglimento del Consiglio comunale.

Crea sono una ‘ndrina originaria di Rizziconi. Sono attivi a Torino e provincia, arrivati nel 2001 per sfuggire a una faida. Teodoro Crea (1939) è un mafioso italiano, è stato un potente Capobastone della ‘Ndrangheta e capo della ‘Ndrina Crea di Rizziconi.È stato arrestato il 13 luglio 2006 nella frazione Castellace del comune di Oppido Mamertina (nella piana di Gioia Tauro) a 73 anni, durante una riunione della ‘Ndrangheta insieme ad altri due affiliati con l’accusa di associazione mafiosa, estorsione e controllo e gestione degli appalti pubblici




Reggio Calabria: abusa su figlia 10 anni

GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – Avrebbe abusato sessualmente di una bambina minore di 10 anni, figlia della convivente: è l’accusa contestata a Ernesto Modafferi, di 40 anni, già noto alle forze dell’ordine, sottoposto a fermo per violenza sessuale su minore dagli agenti del Commissariato di Gioia Tauro della Polizia di Stato. Il provvedimento di fermo è stato emesso dal pm della Procura di Palmi Domenico Cappelleri.
E’ stata la donna, alcuni giorni fa, a presentarsi alla polizia rivelando continui abusi sessuali e maltrattamenti, da parte del convivente ai danni della piccola figlia. Subito dopo la denuncia, la donna e la bambina sono state allontanate dall’abitazione dove risiedevano insieme con l’uomo e collocate in un centro di accoglienza per madri in difficoltà. Gli ulteriori accertamenti compiuti dagli investigatori della Polizia hanno portato, secondo l’accusa, a evidenziare ulteriori e più pregnanti elementi a carico di Modafferi. La piccola, in sede di audizione protetta, ha confermato gli abusi subìti.




Reggio Calabria: sequestrati 216 KG di cocaina purissima per un valore di 650 milioni di euro

REGGIO CALABRIA – E’ di appena un paio di giorni fa la notizia dell’ultimo sequestro di oltre due quintali di cocaina nel porto di Gioia Tauro, ma la dura lotta al narcotraffico internazionale non accenna a pause o a cali di tensione, neanche per effetto del legittimo sentimento di appagamento dovuto alla consapevolezza dei grandi risultati ottenuti nelle ultime settimane.

Gli uomini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane, sotto la continua spinta propulsiva della Direzione Distrettuale Antimafia reggina, hanno così intercettato un nuovo ed ingente carico di cocaina.

Questa volta, nascosti tra sacchi contenenti gomma in granuli, provenienti dal Sud America, sono stati rinvenuti ben 10 borsoni contenenti 200 panetti di cocaina purissima, pari a 216 Kg della letale sostanza.

Il risultato è frutto della collaudata sinergia delle istituzioni a presidio del sedime portuale, oramai consolidatasi mediante la predisposizione di piani di intervento complementari, che mirano a contenere le manifestazioni di grave pericolo per la collettività conseguenti all’immissione nel mercato illegale delle sostanze stupefacenti.

Pericoli che si manifestano non solo negli effetti più immediati e deleteri, quali quelli connessi all’uso delle sostanze stupefacenti, ma anche in quelli, più subdoli, sotterranei e forse ancor più devastanti, legati al reinvestimento nell’economia legale degli enormi capitali illecitamente lucrati dalle mafie che gestiscono i grandi traffici di droga.

Basti infatti pensare che, mentre all’origine un Kg di foglie di coca viene venduto dal coltivatore ad appena 78 centesimi di Euro, lo stesso quantitativo di cocaina, una volta definitivamente raffinato, ha un costo di 1.800 Euro per il produttore, il quale riesce a cederlo ai grossisti americani o europei tra i 25.000 ed i 30.000 Euro; considerando che la cocaina può essere tagliata fino ad aumentarne il peso di ben quattro volte e che al minuto spaccio un grammo di sostanza è ceduto per circa 100 Euro, è facile immaginare quanto siano imponenti i volumi di denaro incamerati da chi gestisce il traffico.

Denari che, una volta reinvestiti e riciclati, sono in grado di inquinare pesantemente i circuiti legali dell’economia e di alterare le condizioni di concorrenza, sottraendo opportunità di lavoro alle imprese che rispettano le regole.

Dall’inizio dell’anno, in questo senso, il sequestro di quasi 1.600 kg di cocaina, ha permesso di infliggere alla ‘ndrangheta rilevantissime perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni: la droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, raggiunte le piazze di spaccio, avrebbe infatti fruttato oltre 650 milioni di euro (€. 650.000.000,00).




Reggio Calabria: sequestrati oltre 50 kg di cocaina purissima

REGGIO CALABRIA – Gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle Dogane – Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – hanno individuato e sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima nel porto gioiese.

Lo stupefacente è stato rinvenuto all’interno di un container che trasportava sacchi di carbone proveniente da Asuncion (Paraguay) e destinato a d Haifa (Israele).

Nel complesso, sono stati eseguiti una serie di incroci documentali e controlli anche a mezzo di sofisticate apparecchiature scanner in dotazione all’Agenzia delle Dogane su un congruo numero di contenitori, appositamente selezionati, che hanno consentito di porre a sequestro il rilevante carico di droga.

La cocaina sequ estrata, suddivisa in 49 panetti, per un totale di 52,700 kg, avrebbe fruttato, se messa in commercio, la bellezza di almeno 10 milioni di euro (per comprendere l’enorme quantitativo dello stupefacente tolto dalla circolazione sotto il coordinamento della DDA reggina, stiamo parlando di una striscia ininterrotta di circa 36 chilometri di cocaina).

Nel solo anno in corso, l’attività svolta dalle Fiamme Gialle in sinergia con l’Agenzia delle Dogane, ha consentito di sequestrare oltre 1.141 chilogrammi d i cocaina purissima.




Reggio Calabria, chiusura della struttura 1 Asl: caos sanità

 

REGGIO CALABRIA – Risveglio Civile per Reggio (RC) fa un quadro dell'attuale situazione critica che sta vivendo il Polo Sanitario Reggio Nord. Il ripetuto annuncio di chiusura totale del Polo Sanitario ASL Reggio Nord – Struttura n.1 di via Torrione a Reggio, apre prospettive inquietanti per decine di migliaia di reggini che ogni giorno hanno necessità di rivolgersi alla sanità pubblica, e per centinaia di dipendenti, medici e professionisti esterni convenzionati.
Il servizio pubblico (già ampiamente sottodimensionato) viene subordinato a logiche che hanno sullo sfondo un totale dispregio per la salute dei cittadini, che pure sborsano centinaia di milioni per mantenere il servizio.
Eppure il Polo Sanitario Reggio Nord svolge una quantità di servizi a dir poco imponente. La struttura ha oltre 100 dipendenti tra medici interni e convenzionati, tecnici, amministrativi, con oltre 50 specialisti ambulatoriali. Di fatto assicura tutte le branche specialistiche in regime di convenzione.
È il riferimento obbligato (anche per il distretto sud) per la scelta e la revoca dei medici di famiglia, e deve rispondere alle esigenze di oltre 180.00 cittadini. Per il solo cambio medico pervengono anche 200 pratiche al giorno. Il Polo (unico servizio in città) cura migliaia di esenzioni ticket per patologie e reddito con le pratiche relative.
È l'unico punto (assieme agli Ospedali Riuniti) cui fa obbligo l'assistenza per l'emergenza immigrati (Stranieri Temporaneamente Presenti) per i quali può mettere (ma solo sulla carta) a disposizione un solo medico con centinaia di presenze ogni mese, per accertare sospette tbc, malaria, malattie infettive, traumi da violenze, problemi dermatologici, redigendo cartelle cliniche e anammesi, avviando a visite specialistiche o ricoveri ospedalieri. Deve inoltre essere pronto a rispondere comunque alla generalità degli assistiti da tutta Italia (o Unione Europea).
L'ambulatorio di radiologia, unico punto in provincia, ha compiuto 3500 screening mammografici nel 2013, 3000 nel 2015, e le cifre del 2016 non si discostano da questi livelli. Il laboratorio di analisi compie esami di altissimo livello, con una media di 150 prelievi al giorno.
Le visite cardiologiche domiciliari sono espletate mediamente in 7 giorni. Anche per le altre specialità, il Polo compie visite domiciliari in tutta la città.

Il Polo è un importante centro di diabetologia per la prevenzione oculistica: vi si rivolgono anche 100 persone al giorno per la prescrizione di presidi per diabetici.
È evidente che il personale e la dirigenza della struttura fanno fronte ogni giorno a centinaia di incombenze con spirito di assoluta dedizione, a volte al di là di compiti e responsabilità dovuti, con orari che comprendono anche il sabato.
Vi sono periodi in cui si verificano lunghissime file per carenza di personale. Può capitare che manchi chi possa avvisare i pazienti di eventuali assenze: ma gli utenti arrivano comunque, e si rivolgono a chi dirige da cui ci si aspetta, nei limiti del possibile, che trovi un rimedio per ogni problema.
Ora bisogna riflettere sulla pretestuosità delle carenze (non affrontate) che dovrebbero legittimare la totale cancellazione del Polo, mentre invece siamo di fronte a interventi compatibili con la continuazione del servizio. Un ascensore che non funziona si può sostituire; riimbiancare le mura, rendere decenti i bagni, riqualificare (dove necessario) gli infissi non sono interventi che giustifichino la spesa di un milione di euro e la chiusura totale per DUE ANNI. In realtà sarebbe una interruzione di pubblico servizio che consentirebbe di prendere due piccioni con una fava: bloccare le prestazioni pubbliche e iniziare lavori che, come si sa bene a Reggio, avrebbero una durata non calcolabile. 




Reggio Calabria, ndrangheta e corruzione: in manette anche il sindaco di Bova Marina

Redazione


REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, nell'ambito di un'operazione antimafia coordinata dalla Dda, hanno arrestato 14 persone accusate, a vario titolo, tra l'altro, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti e violenza privata. L'operazione riguarda le cosche di 'ndrangheta "Iamonte" e "Paviglianiti", attive a Melito di Porto Salvo, San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, comuni della provincia di Reggio. Tra le persone arrestate c'é anche il sindaco di Bova Marina, Vincenzo Crupi. Crupi, che é stato posto ai domiciliari, é accusato di corruzione. Nell'ambito della stessa operazione sono finiti ai domiciliari, sempre con l'accusa di corruzione, il vicesindaco e l'assessore al Turismo di Brancaleone, Giuseppe Benavoli ed Alfredo Zappia, e l'ex sindaco di Melito Porto Salvo, Giuseppe Iaria, già coinvolto in una precedente operazione.