Cottarelli tornerà domani al Quirinale: muro dei partiti, vogliono nuove elezioni

Carlo Cottarelli ha lasciato il Quirinale senza rilasciare dichiarazioni dopo il colloquio con Mattarella. Il premier incaricato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella di provare a formare il governo è stato per tutta la mattinata al lavoro alla Camera sulla lista dei ministri da presentare al capo dello Stato.

Intanto il Movimento Cinque stelle torna chiedere il voto il prima possibile. “Il M5s – dice il capogruppo M5s in Aula – non molla, non illudetevi. Anzi, ci state rafforzando ogni giorno di più. Dobbiamo tornare al voto, dobbiamo farlo il prima possibile. E dobbiamo finalmente, dopo quello che è accaduto, segnare il riscatto di milioni e milioni di italiani”.

E anche nel Pd si compatta il fronte del voto a luglio.  In questo senso si sono espressi pubblicamente Andrea Orlando e Lorenzo Guerini ma, a quanto si apprende, in molti sono d’accordo. Una riflessione è in corso e probabilmente se ne discuterà nella direzione che si svolgerà prima del voto di fiducia al governo Cottarelli

Intanto resta una forte turbolenza sui mercati. E Matteo Salvini e Luigi Di Maio vanno all’attacco. “Lo spread – ha detto il capo politico M5s – oggi è schizzato oltre i 300 punti: non accadeva da 4 anni. Il problema non eravamo noi, non era la nostra squadra di ministri, ma l’incertezza che oggi regna sovrana. Se il Governo del Cambiamento fosse partito, oggi avremmo un governo politico”.

Il Pd va verso l’astensione sulla fiducia a Mattarella: “Il Pd – dice Maurizio Martina – sostiene con piena convinzione l’operato del Presidente Mattarella e la scelta di varare un Governo neutrale che porti alle elezioni anticipate. E proprio per rispettare il carattere di neutralità politica del Governo credo che sia opportuno che il PD si astenga sul voto di fiducia. Convocheremo a breve e prima della fiducia la Direzione nazionale e lì decideremo”.




Governo gialloverde: è muro contro muro col Colle

La Lega blinda Paolo Savona al Tesoro ed è muro contro muro con il Colle. Una situazione molto delicata che mette il Presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, stretto – si ragiona in ambienti parlamentari – nella morsa tra i partiti della sua maggioranza e il Presidente della Repubblica.

Quando già si diffondevano i rumors sul calendario dell’eventuale giuramento, lo strappo sul titolare all’Economia provoca un’inevitabile allungamento dei tempi e anche ipotesi di una clamorosa rottura. Neanche un lungo faccia a faccia informale tra Giuseppe Conte e il capo dello Stato, oltre un’ora e mezza di colloquio al Quirinale, pare abbia sciolto la tensione. Da un lato il Colle sembra che abbia confermato con decisione le sue riserve su Savona, dall’altro Matteo Salvini che specularmente non cede di un centimetro, con il sostegno dei 5 stelle. “La Lega – fanno sapere fonti del Carroccio – ha preso precisi impegni con gli italiani su tasse, Europa, giustizia, pensioni, non prendiamo in giro nessuno. Non andiamo a Bruxelles con il cappello in mano”. Un modo per ribadire il concetto che Salvini ripete da giorni come un mantra: o questo governo cambia le cose o meglio andare al voto.

E dire che Giuseppe Conte ce la sta mettendo tutta per concludere positivamente il suo incarico

di prima mattina si è recato a Palazzo Koch per un lungo faccia a faccia, oltre un’ora e mezza, con il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Non è la prima volta che un premier incaricato fa visita al governatore: nel febbraio 2014, Matteo Renzi fece lo stesso. Ma stavolta questo incontro assume un valore molto particolare: l’uomo incaricato di fare il governo è stato accolto dai mercati con una doccia fredda, facendo evocare gli spettri di un “contagio” da parte della Bce nel cui consiglio siede lo stesso Visco e presieduta dall’ex governatore a Via Nazionale Mario Draghi. E perché le banche, la stabilità finanziaria, il dialogo con Bruxelles stanno molto a cuore a Visco. Quindi Conte giunge alla Camera per un vertice a mezzogiorno con Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Entrando nel portone di Montecitorio, ai cronisti che gli chiedono se entro la giornata sarà pronto a portare la lista al Colle risponde con un vago “vedremo”. La riunione nella sala del governo dura poco più di un’ora. Nel frattempo, Paolo Savona ammette candidamente di essere convinto che ci siano dei veti sulla sua persona. Lasciando il vertice il capo politico dei Cinque Stelle cerca di smorzare la tensione facendo buon viso a cattiva sorte.

“L’incontro – osserva Luigi Di Maio – è andato molto bene”

“E’ come se avessimo lavorato sempre insieme, – ha detto il leader pentastellato -è  c’è una totale sinergia e sintonia e stiamo lavorando con abbastanza velocità per assicurare il governo del cambiamento”. Dribbla ogni domanda su Paolo Savona: “Non voglio parlare di nomi. Di questo – commenta sintetico – ne devono parlare il presidente della Repubblica e Conte”. Decisamente laconico Matteo Salvini, dall’umore nero, che sul Tesoro si limita a dire che “sarà il presidente incaricato a fare le sue valutazioni”. Poi vola a Milano, oggi sarà presente a un saggio della figlia. E’ il segnale che per lui il tempo della trattativa a Roma è ormai scaduto, la parola tocca ora al Capo dello Stato. Quindi ribadisce la sua netta determinazione a spingere su Savona sino alla fine, a ogni costo: se non ci sarà lui nella compagine di governo – informano fonti a lui vicine – non ci sarà nemmeno il governo stesso. In serata, su Facebook conferma la sua grande irritazione con una frase secca inequivocabile: “sono molto arrabbiato”. In questo clima di tempesta, si inseriscono le parole di apertura del Presidente francese Emmanuel Macron che tende la mano al nuovo governo: L’Italia – sottolineato a San Pietroburgo – è un membro importante dell’Ue e un alleato eminente. Vedremo cosa sceglierà l’Italia, ho rispetto per questo grande Paese che è sempre stato al nostro fianco”.




Governo, tensione alle Stelle: Casellati al Quirinale

Finisce con un nuovo punto interrogativo il nuovo round di consultazioni, ieri, con il centrodestra e i 5 Stelle, in una giornata sull’ottovolante tra spiragli di accordo e docce fredde. Il M5s si presenta a palazzo Giustiniani portando al tavolo della trattativa una proposta in grado di far procedere le trattative: la disponibilità ad avviare un governo che abbia un appoggio esterno di Forza Italia e Fratelli d’Italia su un programma concordato tra Lega e 5 Stelle. Ma per il resto Luigi Di Maio alza le mani: “Se poi mi si chiede di sedermi a un tavolo con tre forze politiche per concordare un programma di governo e personalità che vengono dalle singole forze politiche voi capirete che è molto complicato per noi digerire questo scenario”.

Tantomeno se questo scenario dovesse prevedere un suo passo indietro, la condizione posta dagli azzurri per sostenere questa nuova ipotesi di accordo. “E’ evidente che un governo a guida M5S non credo che potrebbe avere l’appoggio né esterno, né interno, di Forza Italia o di Fratelli d’Italia” lo gela infatti il braccio destro del Cav, Giovanni Toti che apre invece ad “un governo a guida di un nostro alleato come la Lega”. Non bastasse, la replica ufficiale degli azzurri è ancora più gelida: “il supplemento di veto pronunciato dal Movimento 5 Stelle dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, il rifiuto di formare un governo. Si tratta dell’ennesima prova di immaturità consumata a danno degli italiani”.

Una doccia fredda che arriva sul capo dello stesso Matteo Salvini che sperava in un passo avanti del Movimento. “Ci sono dei segnali di novità dal M5S, confidiamo oggi in quel che dirà Di Maio” aveva annunciato lasciando ieri palazzo Giustiniani il capo dei lumbard dove era andato prima della delegazione M5s per il nuovo round di consultazioni con tutti i leader del centrodestra uniti. Un segnale di vicinanza al Cavaliere, ricambiato da un atteggiamento composto del leader azzurro che questa volta ha stretto i denti e si è imposto di non fare alcun commento. Ma l’ottimismo di Salvini ha dovuto fare i conti con il rinnovarsi di veti incrociati. “Noi faremo di tutto per avere un governo ma gli italiani hanno scelto di premiare l’interno centrodestra, non solo la Lega. Non è che il governo lo fai solo con la Lega” avverte Salvini dopo aver ascoltato le parole di Di Maio.

Ma soprattutto lancia il suo altolà: “non vorrei che qualcuno non avesse la stessa voglia di far partire un governo subito, da tutte le parti. Secondo me c’è qualcuno che tifa a far saltare un accordo politico per inventarsi l’ennesimo governo tecnico che poi spenna gli italiani, a questo la Lega non sarà mai disponibile”. Sembra una indiretta ‘tirata di orecchie’ agli azzurri, condita da un altro avvertimento: “pur di non perdere altro tempo mi metto in campo direttamente io. Non mi interessano giochini o logiche politiche. E poi o la va o la spacca”. Lui, assicura, sta cercando di “mettere d’accordo tutti, ma se non si muove nulla il governo lo metto in piedi io. E se non ce la facciamo – mette in chiaro – si va alle urne”.

Enrico Pellegrini




ROMA: AL QUIRINALE PRESENTATA LA GUIDA "L'ITALIA DEI GIARDINI"

di Gianfranco Nitti

Roma / Dal Quirinale – Italia giardino d’Europa. Nel Medioevo i giardini erano confinati nei chiostri dei conventi e, al più, nei cortili di qualche palazzo. Furono i Medici a rivoluzionare l’idea di giardino, e a svilupparla secondo gli ideali rinascimentali di perfezione ed equilibrio. Da allora la penisola è diventata il Paese dei giardini: non c’era famiglia nobile che non ne avesse fatto realizzare uno. All’inglese, esoterici, arricchiti di statue e di elementi mitologici, parchi pubblici e orti botanici: era necessaria una guida per censirli e raccontarli.

Si chiama “L’Italia dei giardini” la guida presentata recentemente al Quirinale,  Un suggestivo itinerario tra scenari di architettura e natura con oltre 300 giardini italiani descritti e illustrati, pubblicata dal Touring Club Italiano insieme all’Associazione Parchi e Giardini d’Italia. Si tratta di oltre 300 paradisi floreali, selezionati dai massimi specialisti del settore che da anni profondono impegno ed energie nella conoscenza e nella salvaguardia di un patrimonio sempre più parte integrante dell’offerta culturale e turistica del nostro Paese. Un vero atlante che racconta i tanti spazi verdi sparsi per tutta Italia: dal sistema delle residenze sabaude ai giardini esoterici della Liguria fino ai parchi termali del Trentino. La guida dà la possibilità di scoprire un patrimonio diffuso che è parte integrante delle bellezze artistiche e naturali che tutti ci invidiano. Perché se l’Italia è sempre stata considerata il giardino d’Europa è anche per via dei suoi giardini.
Il viaggio attraverso la bellezza fra natura e artificio – come recita il sottotitolo – ha privilegiato i giardini aperti al pubblico o visitabili a determinate condizioni, con l’esclusione di altri, ugualmente importanti, che non rispondono a tali requisiti.

Il censimento conoscitivo dei parchi e dei giardini sull’intero territorio è – insieme all’impegno per migliorare la normativa di settore e alla formazione di figure professionali qualificate – uno degli obiettivi di APGI sin dalla sua costituzione e questa guida costituisce un punto di partenza di sicuro valore per contribuire a far conoscere i nostri beni anche fuori dal contesto nazionale.

Sono intervenuti alla presentazione, presso la Sala della Biblioteca:
Francesco Scoppola  Dirigente Generale Decano Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Ludovico Ortona  Presidente Onorario Associazione Parchi e Giardini d’Italia
Franco Iseppi  Presidente Touring Club Italiano
Paolo Pejrone  Presidente Associazione Parchi e Giardini d’Italia
Vincenzo Cazzato  Presidente Comitato Scientifico APGI, Curatore del volume
Vittoria Colonna di Stigliano  Consigliere APGI, rappresentante Proprietari di giardini




ROMA: DA OGGI SARA' POSSIBILE VISITARE IL QUIRINALE

di Angelo Barraco

Roma – Il Quirinale da oggi è aperto a tutti; proprio come aveva annunciato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 2 giugno, il Quirinale da domani sarà aperto al pubblico per cinque giorni a settimana e il percorso visitabile sarà raddoppiato rispetto al passato. Il Palazzo del Quirinale sarà visitabile su prenotazione e chiunque vorrà potrà ammirare le sale che racchiudono la storia d’Italia ma che racchiudono anche grande prestigio storico ed artistico. Sarà possibile visitare le stanze dove il Presidente della Repubblica riceve ospiti illustri provenienti da tutto il mondo, sarà possibile visitare lo studio alla Vetrata dove il Presidente della Repubblica svolge le consultazioni per formare i governi, i giardini, le sale napoleoniche e i famosi musei. Due settimane dopo il suo insediamento, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva dichiarato che “Il palazzo del Quirinale ha accompagnato la storia d'Italia e degli italiani, e continua ad accompagnarla come sede della Presidenza della Repubblica. Per sottolineare questo rapporto ho disposto che il palazzo sia aperto alle visite”. Il nuovo percorso prevede un percorso che passa attraverso il salone dei Corazzieri e al salone delle Feste, la cappella Paolina che fu utilizzata per quattro conclavi ma sconsacrata in seguito alla breccia di Porta Pia e dove, in seguito ai patti lateranensi, si svolsero le nozze tra Umberto e Maria Jose nel 1930 che suggellarono la pace tra Stato e Vaticano. Per la prima volta in assoluta si apre al pubblico lo studio del Presidente, la sala della musica dove vi è un fortepiano dell’800, La sala degli ambasciatori, la sala degli arazzi di Lille, il salottino Napoleonico, la sala delle Api che raffigura lo stemma dei Barberini, e quella delle Dame nel cui pavimento e' incastonato un mosaico romano, la sala dello Zodiaco, la biblioteca del Piffetti e, come accennato poc’anzi i giardini. “Il Quirinale è uno dei luoghi principali in cui si svolge la vita della Repubblica italiana” scrive Mattarella sulla nuova pagina web. “La visita del Palazzo, con l'apertura quotidiana e l'accesso del pubblico a nuovi ambienti, conduce alla scoperta di un patrimonio di arte, storia e cultura di inestimabile valore, espressione dell'operosita', della creativita' e del genio degli italiani; permette allo stesso tempo di conoscere la sede in cui il Presidente della Repubblica svolge le sue funzioni, incontra le alte cariche istituzionali, i rappresentanti degli altri Stati e degli organismi internazionali, gli esponenti della societa' civile, i cittadini”.



QUIRINALE: MATTARELLA E' IL NOME DEL PD

di Silvio Rossi

Era il nome che era facile immaginare se non ci fosse stato il Patto del Nazareno a condizionare le consultazioni per l’elezione del prossimo Presidente. Sergio Mattarella è un uomo dello Stato, un lavoratore della Repubblica che ha sempre anteposto il bene pubblico alla gloria personale.
Una carriera trentennale nelle istituzioni. Il nome legato alla legge elettorale, nata per riavvicinare i cittadini alla politica dopo lo scandalo di Mani Pulite. Operazione effettivamente riuscita, i candidati eletti nelle tre legislature successive alla promulgazione del “Mattarellum” (termine coniato dal politologo Sartori per definire la paternità del provvedimento) hanno mantenuto effettivamente un legame col territorio di elezione che difficilmente, a parte alcune eccezioni, si è ripetuto nelle consultazioni successive.
Mattarella forse non è il candidato che stimola gli entusiasmi di molti, ma certamente è la persona, tra tutti i nomi che sono stati “gettati allo sbaraglio” in questi giorni, che ha la carriera politica più immacolata. Non può essere accusato d’inciuci o d’implicazioni negli scandali della Prima o della Seconda Repubblica, è difficilmente attaccabile anche dal Movimento Cinque Stelle.
Figlio d’arte (il padre Bernardo fu ministro democristiano nel dopoguerra), e fratello di Piersanti, il Presidente della Regione Siciliana ucciso nel 1983 dalla mafia, è stato incaricato da De Mita di “ripulire” la DC siciliana dopo gli scandali legati a Salvo Lima e Vito Ciancimino. Fu tra i promotori dell’elezione a sindaco di Palermo di Leoluca Orlando.
Negli anni successivi è stato eletto deputato nei Popolari e nella Margherita, ricoprendo diversi incarichi nei ministeri, tra cui la Pubblica Istruzione nel 1989 e la Difesa nel 1999.
L’assemblea dei grandi elettori PD ha approvato all’unanimità la scelta del segretario Renzi, anche SEL e i centristi concordano, mentre Berlusconi si è preso una pausa di riflessione. Certamente la candidatura di Mattarella non è stata pienamente gradita al Cavaliere. Il giudice costituzionale ha in passato spesso assunto posizioni molto distanti, ma rompere su questo nome potrebbe far cadere la scelta su candidati meno graditi da Arcore (dopo la consultazione delle parlamentarie grilline Romano Prodi è la possibile alternativa).
Probabilmente dovremo attendere sabato mattina per verificare se il nome di Mattarella è stato speso per un’effettiva possibile elezione, o è servito solo per coprire il vero candidato. Oggi i parlamentari democratici hanno detto che è il vero candidato, ma anche due anni fa Prodi fu approvato all’assemblea dei grandi elettori, prima che i centouno…




QUIRINALE: ROMANO PRODI NON NE VUOLE SAPERE, MATTEO RENZI IN ALTOMARE

Redazione

Nulla di fatto, è tutto in altomare.Non e' venuto fuori il nome del candidato, e nemmeno quello di qualche candidato sgradito, ma alla direzione del Pd Matteo Renzi apre ufficialmente le danze in vista della competizione, con il Quirinale come posta, che iniziera' il 29 gennaio alle 15. Se dovessimo fallire, avverte, a fallire sarebbe il Pd. Meglio evitare allora di creare le condizioni per un replay del 2013. Un esplicito richiamo alla disciplina di partito, il suo, proprio per scongiurare l'incubo dei 101 che, quasi due anni fa, tagliarono le gambe a Romano Prodi prima e Pier Luigi Bersani poi. "Niente ironie e demagogie, il Presidente della Repubblica, si fa cercando di coinvolgere tutti", premette. Ma poi aggiunge molto meno ecumenico: "Nessuno ha il diritto di mettere veti, nemmeno tra di noi". La minoranza interna e' avvisata. Stesso trattamento anche per alleati e possibili interlocutori. I primi vengono soprattutto blanditi: ""I nostri alleati di governo saranno insieme a noi in questa sfida. E saranno le prime persone con cui riflettere". I secondi quasi minacciati: "Il Presidente della Repubblica si prova a fare con gli altri. Berlusconi ha votato gli ultimi due presidenti della Repubblica. I Cinque Stelle se vogliono stare al tavolo ci stiano. Noi abbiamo dato loro la possibilita'. Sta a loro scegliere se essere parte del gioco istituzionale. Spero possano cogliere l'occasione. Noi possiamo fare anche senza di loro, ma speriamo di fare con loro". Nelle pieghe, un messaggio di pace a Silvio Berlusconi, mentre un passaggio secondario viene usato per polemizzare con Renato Brunetta, uno dei capi della corrente dissenziente all'interno di Forza Italia. Il risultato promesso da Renzi e' che il Pd si presentera' all'appuntamento con da forza tranquilla, e soprattutto con un nome in tasca."Nelle 24 ore precedenti al primo voto si deve arrivare a formalizzare la proposta del Pd riunendo i gruppi, e i grandi elettori", scandisce. Da lontano, Romano Prodi gli manda a dire un garbato "sto passando una fase molto interessante e molto creativa della mia vita. Non voglio piu' essere in mezzo a queste tensioni e a questi problemi". Nessuno conti su di lui, insomma. Tantomeno per l'annuncio del candidato da fare prima della prima votazione. Renzi quell'annuncio vuole darlo. Dopo, beninteso, aver sentito gli altri. Ma nessuno avra' la possibilita' di porre un veto. Sarebbe un fallimento.




QUIRINALE, SERRACCHIANI: "SENZA BERLUSCONI NON SI PUO' ELEGGERE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA"

Redazione

"Vedremo cosa si vota, e se io sono immediatamente in condizione di partecipare". Giorgio Napolitano si e' gia' insediato a Palazzo Giustiniani e le sue poche battute con i cronisti confermano che il ruolo del Presidente emerito non sara' quello di semplice spettatore del confronto politico. Si parla di legge elettorale ma tanto quella, in agenda al Senato, quanto la riforma costituzionale, alla Camera, finiscono per risentire del capitolo aperto proprio dalle dimissioni dell'inquilino del Colle.

Le opposizioni tornano anche oggi a chiedere un 'time out' che accantoni il voto sulle riforme fino all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica e, infatti, alla Camera i lavori procedono a rilento. Frutto dell'ostruzionismo M5S ma anche delle barricate FI a sostegno di una sessione 'quirinalizia' sgombra da altri argomenti sul tappeto.

E la partita del Quirinale si annuncia, ovviamente, serrata. "E' opportuno scegliere qualcuno dal fronte dei moderati", chiede Maurizio Gasparri che apertamente dice "vogliamo una persona che ci rappresenti". "Senza Berlusconi non si puo' eleggere il nuovo Presidente della Repubblica", conviene dal Pd Debora Serracchiani. Vero e' che l'Ncd Fabrizio Cicchitto mette i puntini sulle i e avverte: "Siccome i numeri in questa materia hanno valenza politica, per eleggere il nuovo Presidente non possono bastare ne' un partito solo (Pd) ne' due partiti (Pd e FI). Sarebbe addirittura auspicabile che fra Ncd-Udc e FI ci fosse una qualche intesa, in modo da condizionare piu' efficacemente Renzi e Pd".

E', come sempre in queste circostanze, il tempo delle parole pubbliche e delle trattative riservate, e ognuno fa i conti con le esigenze tattiche nei rapporti con gli altri partiti ma anche in casa propria, con le rispettive correnti.

Vedi Silvio Berlusconi, che vorrebbe riannodare i fili del dialogo con Raffaele Fitto, forte di un pacchetto di voti di almeno una quarantina di parlamentari, in un partito dove l'ala 'anti Nazareno' non molla. Prova ne sia il duro scontro di ieri sera, nel corso di un vertice 'azzurro' a palazzo Grazioli, tra Renato Brunetta e Denis Verdini. Oggetto del contendere, la riforma elettorale, con Verdini, vistosamente irritato spiegano alcuni dei presenti, a legarla all'accordo con il Pd, viatico per essere coprotagonisti della partita Quirinale. E' finita, dicono le stesse fonti, con parole grosse tra i due.
  "Dal dibattito e' emersa un'apertura al confronto e sono state accolte molte proposte alternative. E' ovvio che non si puo' accettare che richieste continue di modifica siano un modo per bloccare la riforma", avverte il governo, con il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.




QUIRINALE, BERLUSCONI: "NON IMPORTA SE CANDIDATO E' DI SINISTRA"

Redazione

"Noi guardiamo alla persona. Non ha importanza se e' di quella parte o di quell'altra. Non va giudicata dal fatto se ha radici in un'area o in un'altra. Si deve trattare di una persona seria, accettata da tutti". Lo ha detto in una intervista alla Repubblica, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. "Noi – spiega – in parlamento abbiamo circa 150 grandi elettori. Vogliamo concorrere dopo di che, vedremo se e cosa il leader Pd ci dira'. Noi stiamo partecipando all'approvazione delle riforme. Noi non ci sottrarremo ne' sulle modifiche alla Costituzione ne' sulla nuova legge elettorale. Quindi pensiamo di poter contribuire anche sul capo dello Stato".




ROMA, SIT IN DI API OPERAIE AL QUIRINALE: INTERVIENE LA FAI

Redazione

Roma –  Ore 15.30 del 6 giugno, Palazzo del Quirinale: uno sciame di api si posa a pochi metri dall’ingresso principale della residenza presidenziale, gli agenti di sorveglianza notano l’insolito assembramento di api operaie e allertano la centrale operativa della Polizia di Stato che entra immediatamente in contatto con la FAI-Federazione Apicoltori Italiani. 

Scatta un protocollo collaudato: allerta al primo apicoltore disponibile che armato di maschera, tuta gialla e affumicatore, si mette a disposizione per il recupero di un insetto che la legge italiana considera patrimonio dello Stato. Le Forze dell’Ordine, Polizia, Carabinieri, Municipale e Vigili del Fuoco fanno tutte il loro dovere insieme all’Apicoltore che recupera l’ape regina, le sue centinaia di accompagnatrici, mette tutto in ordine dentro un cassettino di emergenza e riporta lo sciame in un apiario controllato dove le api sopravviveranno e continueranno a fare il loro prezioso lavoro al servizio dell’agricoltura e dell’ambiente.

“E’ una storia che appare persino curiosa – dichiara il presidente della FAI Raffaele Cirone, ma l’episodio odierno in una città come Roma si verifica migliaia di volte ogni anno e noi, insieme ai tanti Apicoltori volontari come Paolo Spiccalunto intervenuto oggi al Quirinale, recuperiamo le api e le riportiamo al loro ambiente naturale. Facciamo questo da 60 anni e siamo orgogliosi che un tale servizio possa essere reso anche alle Istituzioni. La FAI, del resto, conclude il presidente Cirone, ha una missione speciale da compiere: il Ministero delle Politiche Agricole ci ha assegnato il compito di Centro di Riferimento Tecnico per la Salvaguardia dell’Ape Italiana. Il pronto intervento, in questa e in tante altre forme di tutela del più prezioso amico dell’uomo, è un nostro preciso dovere, a beneficio dell’agricoltura e dell’ambiente”.




FRASCATI, DAL QUIRINALE ALLE SCUDERIE ALDOBRANDINI: ANDREA BIAGGIOLI IN CONCERTO

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 Redazione

Frascati (RM) – Reduce da una memorabile performance nella stagione musicale dei Concerti del Quirinale, Andrea Baggioli si esibisce a Frascati domenica 24 febbraio 2013 alle ore 18 nelle Scuderie Aldobrandini di Frascati. L’Associazione culturale «In Memoria di A. B. Michelangeli» presenta il concerto Dal vecchio e dal nuovo mondo: pagine pianistiche fra Europa e America. Saranno eseguite le musiche di Franck, Mendelsohn, Liszt, Villa Lobos e Gershwin. Con il Patrocinio del Comune di Frascati, l’evento è promosso e organizzato da Marylène Mouquet, che da anni realizza nell’Auditorium cittadino grandi eventi musicali, presentando alcuni dei nomi più prestigiosi della musica classica nazionale e ionternazionale

Andrea Baggioli si è diplomato in pianoforte sotto la guida di Martha Del Vecchio al Conservatorio “N. Paganini” di Genova, dove ha seguito i corsi di Musica da Camera di Massimiliano Damerini. Si è quindi perfezionato con Alberto Mozzati, Hector Pell e con Aldo Ciccolini presso l’Accademia Chigiana di Siena. Laureato in Lettere Moderne con una tesi in Storia della Musica si è inoltre diplomato in Musica Corale e Direzione di Coro e in Composizione sotto la guida di Vittorio Fellegara. Ha insegnato nei Conservatori di Castelfranco Veneto, Pescara, L'Aquila ed è titolare, dal 2001, della cattedra di Lettura della Partitura presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma. Ha recentemente inciso per la Hungaroton, con il gruppo da camera “I Bricconcello” un CD interamente dedicato al compositore Alfredo Piatti. Nel settembre del 2011 ha tenuto una lunga tournée di 10 concerti in Brasile e nell'ottobre dello stesso anno si è esibito nella prestigiosa stagione di Concerti del Quirinale, trasmessi in diretta da Rai3.