Crispiano, violenta aggressione: 17enne picchiato e derubato

Brutta e violenta aggressione quella subita da un 17enne di Crispiano.
Il ragazzo è stato trasportato presso il pronto soccorso di Martina Franca dai propri genitori, dove il personale del Commissariato di Martina Franca è intervenuto per far luce sull’accaduto.
Il ragazzo, con il volto tumefatto ed il setto nasale rotto, ha inizialmente raccontato ai medici di essere stato coinvolto in un incidente stradale, dopodiché, i poliziotti hanno guadagnato la fiducia del malcapitato e sono riusciti a risalire alla verità dei fatti.
Il giovane ha raccontato che mentre tornava a casa nella sua abitazione a Crispiano, è stato aggredito da un giovane da lui conosciuto, che dopo averlo brutalmente picchiato, gli ha anche rubato il telefono cellulare, minacciandolo di infierire ancor di più se avesse dato notizia dell’accaduto alle Forze dell’Ordine.
Il 24enne, dopo essere stato rintracciato, è risultato incensurato. Quest’ultimo, dinnanzi alle domande della polizia, non ha potuto far altro che ammettere di essere stato lui a compiere l’aggressione e il furto del cellulare.
In seguito, gli agenti sono stati accompagnati sul posto dell’accaduto, dove erano presenti notevoli tracce di sangue.
Il 24enne è stato denunciato per lesioni personali aggravate, minacce e rapina.
Il minore, vittima della violenza, dopo le cure, è stato dimesso dall’ospedale con una prognosi di 20 giorni.

Giampiero Laera




Roma e Lazio, pronto soccorso in tilt: pazienti per ore sulle barelle. Manca il personale

LAZIO – E’ drammatica la situazione dei pronto soccorso di Roma e del Lazio. Già nei primi giorni del 2018 le strutture ospedaliere e il personale sanitario non riescono a far fronte alle richieste di accesso. Il 3 gennaio pronto soccorso quali il Policlinico Casilino avevano 144 persone in lista di cui 40 in attesa di ricovero; Tor Vergata 121 di cui 12 in attesa di ricovero; il Gemelli 159 in lista e 27 in attesa di ricovero; S.Camillo-Forlanini 101 in lista di cui 50 in attesa di ricovero e così via.
La visita o il ricovero avviene il più delle volte con i pazienti per ore ed ore sistemati alla meno peggio sulle barelle delle ambulanze del 118, con evidenti ripercussioni sul servizio di emergenza extraospedaliero che non ha più mezzi di soccorso da inviare, mentre i cittadini subiscono attese lunghissime anche per patologie da codice giallo. L’esiguo personale restante che non è fermo presso i pronto soccorso lavora in costante emergenza, sotto stress e in condizioni a rischio di errori. Evidenziamo l’enorme responsabilità che grava sugli operatori delle Centrali Operative del 118 i quali non avendo mezzi disponibili da inviare per poter evadere le richieste della cittadinanza, vanno incontro a gravi problemi medico-legali. Denunciamo che né l’Ares 118 né la Regione Lazio ad oggi sembrano prendersi l’onere giuridico e morale di tale situazione.

Da qualche anno a Roma e nel Lazio il sistema di emergenza va in tilt in coincidenza del picco influenzale, dei ponti festivi che privano la cittadinanza dei medici di base, o dei primi intensi caldi. Dopo anni di tagli al Sistema sanitario pubblico, di fronte a questa insostenibile situazione sono gravi le responsabilità della Regione che si è dimostrata incapace di prevedere, programmare, organizzare ed attuare misure di protezione sanitaria della cittadinanza per far fronte a un’emergenza prevedibile e prevista.

L’Unione Sindacale di Base chiede da anni che sia resa efficace ed efficiente la rete dell’emergenza sanitaria con l’assunzione di personale ai pronto soccorso, al 118 e negli ospedali pubblici e che vengano ripristinati e rafforzati i servizi territoriali che in questi anni sono stati declassati e depauperati. L’USB alcuni anni fa denunciò l’utilizzo di ambulanze “a chiamata spot” anche per il fenomeno del “blocco barelle” evidenziando che tutto ciò avrebbe aumentato la spesa senza risolvere il problema. Chiedemmo di utilizzare quei fondi per assumere personale e riaprire reparti di degenza, ma nulla è stato fatto.
Anche in condizioni normali il sistema di emergenza ha enormi difficoltà a far fronte alle numerosissime richieste di assistenza sanitaria, e qualsiasi condizione aggiuntiva che aumenti le esigenze dalla cittadinanza manda il sistema in tilt.
Gli abitanti del Lazio hanno diritto alla salute e all’assistenza sanitaria di cui necessitano.

Alessandro Migliorelli
Coordinamento Regionale USB P.I.




Sanità: più giovani volontari nei pronto soccorso del Lazio

 

Redazione

 
Un progetto per rendere più umani i pronto soccorso del Lazio grazie alla presenza di circa 70 giovani volontari del Servizio civile. L'obiettivo dell’iniziativa, promossa dalla Asl Roma 2 insieme alle Asl Roma 1 e 3 e alle Aziende sanitarie locali di Rieti e Latina, è quello di migliorare l’assistenza e l’accoglienza ai pazienti: i volontari si affiancheranno al personale sanitario e presteranno assistenza garantendo informazione, orientamento e accoglienza alle persone e alle famiglie in attesa di essere visitate e di ricevere le prime cure.
 
I volontari hanno già cominciato un percorso formativo con medici, infermieri e psicologi per prepararsi a gestire in modo efficace la relazione con gli utenti e l'attività di orientamento ed accoglienza. Tra le sedi di attuazione del progetto, che si svolgerà in 16 ospedali, ci sono, a Roma, i Policlinici Umberto I e Tor Vergata, l'Ospedale San Giovanni, il San Filippo Neri e l'Eastmann. I volontari sono presenti anche presso il San Giovanni Evangelista di Tivoli, il San Camillo De Lellis di Rieti e i Presidi ospedalieri di Latina, Terracina e Fondi. A questi si aggiungeranno a breve il San Camillo Forlanini a Roma e l'Ospedale San Paolo di Civitavecchia.
 
"È un'azione che favorisce l'umanizzazione dei luoghi di cura, migliorando l'attività di accoglienza di primo livello e la fruizione dei servizi, in particolare per le persone più fragili come anziani e stranieri- parole di Rita Visini, assessore alle Politiche sociali, sicurezza e sport, che ha aggiunto: il progetto è anche uno strumento efficace per contrastare il sovraffollamento dei Pronto soccorso per bisogni non appropriati per i quali sarebbe meglio rivolgersi agli ambulatori di cure primarie o al medico di famiglia".



SANITA’ LAZIO, SANTORI: “PRONTO SOCCORSO ALLO SBARAGLIO. SCENE DI ORDINARIA FOLLIA”

Redazione
Regione Lazio
– I numeri ufficiali dei pazienti in attesa o buttati sui corridoi parlano chiaro. Mercoledì al San Camillo 130 in attesa con 12 ambulanze bloccate, oggi la musica non cambia al Sant’Eugenio 125, Torvergata 125 e all’Umberto I picchi di 160 persone in attesa con numerose ambulanze bloccate
“I pronto soccorso della Regione Lazio stanno esplodendo e a un anno dall’apertura dell’inchiesta della Magistratura di Roma a seguito dell’esposto presentato alla Procura di Roma per denunciare le gravi condizioni subite da operatori e pazienti nei vari Pronto Soccorso della Capitale e del Lazio, e per il quale l’amministrazione Zingaretti non risparmiò smentite e minacce di querela, ci ritroviamo nuovamente a costatare che l’emergenza invece di appianarsi si è seriamente acutizzata in piena violazione delle norme in materia di salute e sicurezza del lavoro e del diritto alla salute del cittadino sancito dall’art. 32 della Costituzione Italiana” così Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio e componente della commissione Salute.

"I numeri parlano chiaro. Monitorando sul sito www.regione.lazio.it alla sezione Pronto Soccorso – Accessi in tempo reale la situazione alle ore 19:15 del  7 gennaio e alle ore 10:43 di oggi relativa al totale dei pazienti in attesa, in trattamento, in attesa di ricovero o trasferimento, in osservazione  breve o intensiva, ci si rende conto che le dinamiche non sono cambiate: al Policlinico Tor Vergata  il totale risulta rispettivamente 125  –  111, al Sant’Andrea     87   –  102, all’ Umberto I   130 – 136, al Gemelli  100 – 90, al San Camillo Forlanini 110 – 105, al Sant’Eugenio 125 – 103, al Sandro Pertini 97 – 96, al Policlinico Casilino 80 – 57. Non va meglio per i nosocomi del Lazio: allo Spaziani di Frosinone 63 – 51, al Santa Maria Goretti di Latina 88 – 84, al San Giovanni Evangelista di Tivoli 43 – 38, all’Ospedali Riuniti di Anzio 39 – 44,  al Belcolle di Viterbo 37 – 48.

Questi dati sono la dimostrazione evidente che il Piano di Riordino della Rete Ospedaliera imposto dal Presidente Zingaretti a tavolino senza consultare gli operatori sanitari né alcun addetto ai lavori e calpestando le prerogative del Consiglio regionale e della Commissione Salute, non solo non ha portato all’abbattimento delle liste d’attesa e al tanto agognato rilancio della sanità laziale, essendo i pronto soccorso inidonei a contenere in maniera adeguata l’afflusso dei pazienti lasciati nel degrado e costretti a sopportare condizioni di promiscuità in cui viene lesa ogni dignità umana, ma con il consistente taglio dei posti letto, 237 in meno solo a Roma , e il flop delle Case della Salute, costato ai cittadini milioni di euro, ha mantenuto disservizi, ritardi e sprechi delle risorse pubbliche il tutto sempre e solo sulla pelle dei cittadini” conclude Santori.