Velletri, contrasto alla violenza di genere e sui minori: la Procura istituisce un gruppo di lavoro con le polizie locali

VELLETRI (RM) – Giornata formativa alle Polizie Locali e Servizi Sociali dei Comuni del Circondario ricadenti nella giurisdizione della Procura di Velletri. L’incontro si è tenuto ieri presso il Tribunale Ordinario ed è stato aperto dal Procuratore Capo dottor Francesco Prete che ha voluto mettere l’accento sull’importanza della formazione degli operatori e della prontezza nel comunicare situazioni di pericolo alla Procura stessa anche sorpassando le normali procedure di denuncia, e comunicando immediatamente con il Magistrato di turno.

L’incontro verteva sulla costruzione della rete a seguito della firma del Protocollo d’intesa interistituzionale dello scorso 8 marzo 2018, e soprattutto sull’importanza della Polizia Locale in accordo con i Servizi Sociali per individuare tutte quelle situazioni sommerse di violenza i maltrattamenti.

Ariccia, contrasto alla violenza di genere e sui minori: al via il protocollo operativo tra Asl Roma 6 e Procura della Repubblica di Velletri

Si è posto l’accento sull’importanza della presenza sul territorio e della capillarità di intervento delle Polizie Locali

a fronte di ciò la sostituta procuratrice dottoressa Cristiana Macchiusi coordinatrice della cabina di regia del Protocollo d’intesa da parte della Procura di Velletri, ha evidenziato come in alcuni casi ci sia un evidente scollamento tra le istituzioni che non permette una corretta individuazione dei reati ed una successiva giusta repressione. Si è dato quindi inizio ad un nuovo corso, istituendo un gruppo di lavoro per il coordinamento di tutte le azioni previste dal protocollo, formato dalla Procura nella persona della dottoressa Macchiusi, il Comune di Anzio nella persona del dottor Ierace dirigente della Polizia Locale, il Comune di Albano nella persona della dottoressa Marialuisa De Marco Vice Comandante della Polizia Locale, la dottoressa Francesca Vitale Psicologa consulente del Tribunale e l’Associazione L’Aquilone Rosa Onlus.




VELLETRI: LA PROCURA METTE LA QUINTA, PRETE FA IL PUNTO

di Ivan Galea
Velletri (RM)
– Trenta comuni e una popolazione di 603 mila cittadini, secondo il censimento Istat del 2011, costituiscono il circondario più popoloso del Lazio, dopo quello della capitale, al quale devono fare fronte il Tribunale e la Procura di Velletri. Un rapporto calcolato di 50 mila unità per singolo magistrato, rispetto il rapporto medio nazionale di quasi 31 mila persone per magistrato.
   
Una situazione, quella del Tribunale e della Procura di Velletri, che si presenta quindi con un forte squilibrio rispetto il resto degli uffici giudiziari italiani, con conseguente carico di lavoro pari al doppiodegli agli altri palazzi di giustizia del paese. Nonostante la gravosa situazione e un organico ormai al completo – un procuratore e 11 sostituti – i dati riferiti alle attività portate avanti dalla Procura di Velletri nel 2015, sotto la guida da dicembre 2013 del Procuratore della Repubblica dr. Francesco Prete,  risultano migliorati rispetto il 2014.

L'organizzazione adottata è quella del cosiddetto sistema misto: quattro gruppi di lavoro per reati specialistici e l'assegnazione, secondo criteri automatici, della cosiddetta. materia generica. I quattro dipartimenti si occupano della criminalità organizzata comune, dei reati contro la pubblica amministrazione, di quelli contro l'economia e di quelli relativi alle c.d. fasce deboli. Accanto a questi opera un ufficio definizione affari semplici.

Nel gruppo criminalità organizzata comune sono impegnati due magistrati a tempo pieno, i sostituti Taglialatela e Paoletti e con un carico dimezzato la dr.ssa Corinaldesi

Nel gruppo pubblica amministrazione ci sono due magistrati a tempo pieno il Procuratore capo insieme al dr Morra e la dr.ssa Corinaldesi con un carico dimezzato.

Al dipartimento reati economici
sono assegnati a tempo pieno i sostituti Travaglini, Strangio e Bufano, mentre in quello delle fasce deboli i sostituti Patrone, Fini, Verdi e Fraddosio.

L'ufficio conta poi sull'apporto di 17 vice procuratori onorari, non tutti presenti. La sezione di polizia giudiziaria è composta da 26 sottufficiali e alcuni aggregati. Sul territorio sono inoltre presenti sette Commissariati di pubblica sicurezza, due Gruppi Carabinieri e due della Guardia di Finanza, entrambi in condivisione con il territorio di Roma da cui rispettivamente dipendono sei compagnie Carabinieri e quattro della Guardia di Finanza. Sono inoltre presenti un ufficio provinciale del Corpo forestale dello Stato, tre sezioni della Polizia stradale, uffici della Polizia ex provinciale in via di ristrutturazione e delle Capitanerie di porto di Anzio e Torvaianica, nonché articolazioni di altri enti tra cui Asl e Arpa, oltre, naturalmente, ai comandi di Polizia locale.

Un'organizzazione, quella attuata dal Procuratore Capo Francesco Prete, che ha iniziato a dare i primi risultati concreti,
nonostante le forti criticità che caratterizzano la seconda sede giudiziaria del Lazio dopo quella di Roma.

Francesco Prete ha quindi iniziato un vero e proprio percorso di rinnovamento,
forte anche della grande esperienza maturata fin da quando salì alla ribalta delle cronache giudiziarie come pm a Milano dove alzò parecchi veli su scandali del mondo della sanità e in quello delle forniture militari. Si ricordano ancora le varie inchieste coordinate da Prete che vanno dal crac dell'impresa Bresciano con l'incriminazione di Marcello Dell'Utri e del finanziere Filippo Alberto Rapisarda, alla vicenda 'Lastre Pulite', alla maxitruffa del medico Giuseppe Poggi Longostrevi, alle Usl lombarde, fino alle indagini sulle mazzette versate per gli appalti agli Icp e ad altre aziende ospedaliere, per le forniture dell'esercito nonchè la vicenda delle tangenti Anas. Prete ha inoltre fatto luce sul rogo del Galeazzi, l'incendio nella camera iperbarica dove nel 1997 morirono 11 pazienti, ottenendo la condanna dello staff dirigenziale compreso Antonino Ligresti. Dal 2008, come procuratore della Repubblica di Vasto, ha condotto molte operazioni antidroga e inchieste in materia edilizia che hanno portato a importanti sequestri, anche alla criminalità organizzata, di complessi residenziali e villaggi turistici.

Le spese: La spesa per le indagini si è ridotto rispetto agli anni passati in linea con le più generali limitazioni alla spesa pubblica in atto per tutti i comparti pubblici. La Procura di Velletri ha perseguito l'obiettivo in vario modo ed in particolare stipulando convenzioni con i fornitori di servizi.

La convenzione con la ASL Roma H per le analisi tossicologiche. Nel corso del 2015 è stata stipulata una convenzione con la ASL Roma H che consente alla Procura della Repubblica di affidare le analisi sulle sostanze in sequestro ad un laboratorio appositamente istituito dalla struttura pubblica. In termini economici, questo ha determinato un dimezzamento dei costi rispetto a quelli praticati dai laboratori privati.

Le indagini di mercato in tema di intercettazioni.
In tema di intercettazioni, una considerevole riduzione dei costi è derivata da un'indagine di mercato da cui è scaturita l'individuazione di società di noleggio degli apparati in grado di praticare tariffe di molto inferiori rispetto al passato. Oggi il costo di una intercettazione
telefonica si aggira sui 2,20 euro a bersaglio, compresa la "remotizzazione", salvo quelle che richiedono tecniche più sofisticate. Nel corso del 2015 la Procura di Velletri ha speso 139.169,00 euro, rispetto i 292.561,00 del 2014. Anche il costo per le consulenze si è ridimensionato ed è stato eliminato l'arretrato nella liquidazione dei compensi.

L 'edilizia giudiziaria In tema di edilizia la novità dello scorso anno è stata rappresentata dal passaggio delle competenze dai comuni al Ministero della Giustizia il quale è chiamato a intervenire sulla manutenzione degli immobili. Nel palazzo di Giustizia di Velletri sono state effettuate opere sia per una migliore utilizzazione degli spazi, sia per una maggiore sicurezza interna. Sono stato installati metal detector per un miglior controllo delle persone in entrata ed altre misure sono state richieste al Ministero.

L 'attività giudiziaria. 36.681 notizie di reato nel corso del 2015 di cui 12.926 a carico di persone identificate (in gergo, "note") e 23.7 55 a carico di ignoti. A questi vanno aggiunti 1909 fascicoli iscritti per fatti non costituenti reato e nel corso del 2015, la Procura di Velletri è riuscita ad abbattere del 14 percento le pendenze dei procedimenti iscritti a carico di noti. In particolare al l gennaio 2105 questi ammontavano a 14260 mentre alla fine dell' anno si sono attestati sul numero di 12330. E considerando le difficoltà operative in cui si muovono gli uffici giudiziari del Paese, compresa Velletri, ridurre di quasi 2.000 unità il numero dei procedimenti pendenti ha costituito risultato oggettivamente ragguardevole.

Riguardo i risultati positivi conseguiti nel 2015,  una certa attenzione è stata riservata al settore dell'edilizia. Infatti il contrasto con il tradizionale strumento penale non era mai stato particolarmente incisivo, se è vero che l'attuale legislazione prevede per lo più contravvenzioni con breve periodo di prescrizione. Calate quindi le violazioni edilizie, che passano da 440 del precedente periodo a 368 del 2015 e di 1055 persone indagate rispetto le 1527 di inizio 2015.

La Procura di Velletri, nel contesto di un protocollo con la Procura generale presso la Corte d'appello di Roma, ha avviato una interlocuzione con la Regione Lazio per consentire ai comuni del proprio circondario di accedere ad un fondo regionale per il finanziamento dei lavori di demolizione degli immobili abusivi. E così nel corso del 2015, è stato firmato un protocollo d 'intesa con la Regione Lazio per l'accesso al fondo per le demolizioni degli immobili abusivi. A seguito di questo accordo la Procura di Velletri ha emesso i primi ordini di demolizione, avvisando che in caso di mancata demolizione ad opera del proprietario, si sarebbe attivata la procedura per eseguirla coattivamente. In questo nuovo quadro è stata avviata una fitta interlocuzione con le amministrazioni comunali per l'esecuzione delle demolizioni ordinate dal giudice.

"È noto che una giustizia lenta finisce per essere, in buona misura, giustizia denegata. – Scrive il Procuratore capo della Repubblica nel presentare il bilancio sociale 2015 – Per questo – prosegue Prete – è costante lo sforzo di accelerare i tempi, sia in fase di iscrizione del procedimento, sia in fase di sua definizione. Le iscrizioni oramai avvengono nel tempo medio di una settimana, ma bisogna ancora lavorare per migliorare la qualità del dato, essendo notorio che un'iscrizione inesatta in origine genera risultati statistici fallaci e costringe a laboriose correzioni successive. Anche sui tempi medi di definizione dei procedimenti, questo ufficio ha raggiunto nel corso del 2015, risultati molto soddisfacenti. I numeri ci dicono infatti che sul totale dei procedimenti iscritti, ben il 64% è stato definito nei sei mesi dalla data di iscrizione. Solo per dare l'idea del trend positivo, – aggiunge il Procuratore – basterà notare che l'anno scorso i procedimenti esauriti nei sei mesi si attestavano intorno al 50 %."

 




PROCURA DI VELLETRI: TRA LUNGAGGINI E "STRANE COINCIDENZE"

di Chiara Rai

Velletri (RM) – L’anno scorso c’è stato un flebile contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione addirittura le denunce risultano contenute sia da parte dei privati che degli enti pubblici. Eppure, almeno per quanto riguarda le denunce contro le pubbliche amministrazioni note al nostro quotidiano L’Osservatore d’Italia, ce ne sarebbe di lavoro di fare. I dati sul contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione sono contenuti nel bilancio sociale 2014 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri.

Ad esporre i fatti è il Procuratore Francesco Prete. Il Procuratore capo di Velletri nella sua relazione scrive: "La nuova legge 190/2012  – Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica  amministrazione Ndr. –  non ha sortito in questo circondario apprezzabili risultati nell'emersione dei fenomeni più perniciosi, restando contenute le denunce di tali reati provenienti da privati o da organi della P.A.".

Dunque, la domanda sorge spontanea sono poche le denunce o sono troppe le richieste di archiviazione? Il fatto è che spesso e volentieri la Procura di Velletri è chiamata in causa per questioni poco edificanti: strane archiviazioni, strane lentezze di processi che poi finiscono in prescrizione, “strane coincidenze” come scrive il giudice Ayala in un suo libro.

Solo lo scorso anno il Messaggero ha parlato di una talpa in Procura per informare i manager corrotti da Cerroni sul delicatissimo tema dei rifiuti, anche qui entra in ballo la procura di Velletri. È Fegatelli (il direttore del dipartimento istituzionale e territorio della Regione Lazio) a rivolgersi a un sindacalista affinché cerchi di sapere se i Pm stiano indagando sugli uffici di via della Pisana.  L’alto dirigente chiama il sindacalista Franco Marcoccia della Uil Lazio e gli chiede se può fare delle verifiche “informali” presso la Procura di Velletri per tentare di accertare se è indagato. Per tranquillizzarlo, Marcoccia millanta credito negli uffici giudiziari, poiché – confida – può cercare di sapere tramite un’amica della moglie che è fidanzata con un magistrato di quel Tribunale.

Nella conversazione gli rivela anche che sono entrati i carabinieri. Fegatelli sospetta che stiano indagando pure su di lui per la questione dei rifiuti e gli chiede: "Mi verifichi un attimo se mi sta arrivando qualche pilotto da parte di qualcuno?". Marcoccia: "Allora io mò a Velletri ti ci vedo subito, perché se ci sta quel magistrato che è fidanzato con un'amica di mia moglie, ti ci vedo subito, se no te ce vado a vede’ domani…aggia parlà con una persona". Il bello è che non è la prima volta che si parla di presunte talpe o legami magistratura-politica che derivano da rapporti a doppio nodo. E allora anche un posto in Regione ricoperto da un parente di un Pm non diventa fantascienza quando determinate “storie” denunciate finiscono come carta straccia in un cestino perché magari è una denuncia anonima. Anche questo elemento dovrebbe essere preso in considerazione.

Ma addirittura ci sono casi di archiviazione anche quando c’è qualcuno che ci mette la faccia. Non a caso il tribunale di Velletri si trova nella classifica  stilata da "Osservatorio per il monitoraggio degli effetti sull’economia delle riforme della giustizia", “Elenchi Tribunali con le performance sotto media su due dimensioni”. Al 21 posto su 75 per lungaggine dei processi, alcuni pendenti da tre anni. Insomma Velletri è tra i tribunali “bocciati” volendo parlare di pagelle. E ancora altri numeri: per quanto riguarda il Tribunale ordinario, nel 2013, erano 1.314.511 i processi pendenti di primo grado, il 29% dei quali concentrato in soli dieci Tribunali tra cui Velletri (Napoli, Santa Maria Capua Vetere, Roma, Latina, Bologna, Milano, Velletri, Perugia, Taranto).  

Ad esempio c’è il processo al sindaco di Nemi Alberto Bertucci, imputato per turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti che non riesce a vedere luce tra rinvii di udienze e difetti di notifiche. Dopo più di due anni di rinvii, tutte le notifiche agli imputati sono  finalmente andate a buon fine. Un esito giunto dopo ben cinque udienze conclusesi con un nulla di fatto. Possibile che una giustizia lenta e farraginosa debba essere la causa di tanti processi lasciati cadere nel vuoto per decorrenza dei termini?

L'ultima bufera giudiziaria di Albano Laziale sarebbe stata archiviata se chi l’ha presentata non avesse opposto ricorso alla richiesta di archiviazione. Ma se adesso il procedimento si protrarrà per le lunghe tra eccessivi rinvii e difetti di notifiche potrebbe chiudersi anche con una sonora prescrizione “beffa” per i cittadini perché si parla di milioni di euro di soldi pubblici e di reati gravi come l’abuso d’ufficio in concorso.

Parliamo della denuncia di Marco Risica. O meglio di undici  imputati ad Albano Laziale tra cui il primo cittadino Nicola Marini che dovranno presentarsi di fronte al Gup il prossimo 10 marzo 2016 per rispondere di diversi reati tra cui l'abuso d'ufficio in concorso. Marco Risica insieme all'ex consigliere comunale Nabil Cassabgi sono i promotori di questa vicenda giudiziaria che ha scatenato una vera e propria bufera politica.

Risica durante la video intervista rilasciata al direttore de L'Osservatore d'Italia  lancia pesanti accuse riguardo presunte collusioni tra chi dovrebbe garantire uno stato di legalità e alcuni imputati. "Sciatto", è il termine con il quale Risica definisce il dispositivo che fissa i capi d'imputazione per gli 11 imputati  e li rimanda al Gup nell'udienza del 10 marzo 2016. "Sciatto per appartenere ad un ufficio troppo delicato come quello del Pubblico Ministero. – ha affermato Risica durante la video intervista – Il Pubblico Ministero viene percepito dall'opinione pubblica come la pubblica accusa, ed è vero, la pubblica accusa degli imputati – ha sottolineato Risica – ma costituisce al tempo stesso la difesa della legalità e la difesa dei cittadini".

Ed ecco che Risica durante la video intervista lancia una prima riflessione che getta gravi ombre sulla Procura di Velletri:  "Questo documento sembra scritto più dalla difesa degli imputati e non dalla pubblica accusa". Per capire e comprendere i passaggi che hanno caratterizzato fino ad ora questa vicenda giudiziaria occorre partire dalla richiesta di archiviazione fatta dal Pubblico Ministero riguardo la denuncia dei fatti presentata da Marco Risica e da Nabil Cassabgi, i quali nel momento in cui sono venuti a conoscenza della richiesta di archiviazione hanno immediatamente presentato opposizione al Gip Alessandra Ilari, la quale ha accolto in pieno il ricorso aggiungendo tra gli indagati anche Vincenzo Santoro. Risica fa notare che per la stessa fattispecie di reati che vengono contestati agli imputati, tra i quali spicca il nome dell'attuale sindaco di Albano Laziale Nicola Marini esponente tra l'altro del PD e che è interessato da tutti i capi d'imputazione formulati dal Pm per il processo, la Procura di Roma aveva chiesto l'arresto di un dirigente del Comune di Roma per la nota vicenda dell'aula Giulio Cesare.

In pratica ad Albano Laziale fu indetta una gara negoziata – ad inviti – alla quale parteciparono 5 società (tutte riconducibili allo stesso gruppo)  e quattro di queste non avevano i requisiti per partecipare alla stessa. Situazione evidenziata  all'epoca dei fatti anche dall'AVCP e richiamata nello stesso dispositivo che lo ricorda. E qui Risica rimarca il fatto che per lo stesso reato alla Procura di Velletri è stata chiesta l'archiviazione mentre a Roma è stato chiesto l'arresto.

La divergenza interpretativa tra le due Procure – Roma e Velletri – riguardo la stessa fattispecie di reato viene ipotizzata da Risica dal fatto che il sindaco di Albano Laziale Nicola Marini figura tra i proprietari della società immobiliare denominata Marini Immobiliare Srl la quale a sua volta ha partecipazioni in altre società immobiliari il cui amministratore unico è Andrea Magnanimi. Risica quindi spiega che Nicola Marini nominò presidente della commissione edilizia del Comune di Albano Laziale il geometra Mario Iacoacci zio di Andrea Magnanimi e che quest'ultimo figura come CTU di riferimento del Pubblico Ministero che ha inizialmente richiesto l'archiviazione del caso. Esisterebbe quindi una relazione di carattere professionale tra il Pm e Mario Iacoacci zio di Andrea Magnanimi a sua volta socio del sindaco oggi imputato Nicola Marini. Risica evidenzia anche il fatto che la figlia di Mario Iacoacci e il Pm in questione frequentano lo stesso villaggio a Sibari in Calabria. Non da poco conto infine il fatto riportato da Risica durante la video intervista che lo stesso Mario Iacoacci durante alcune sedute della commissione edilizia di Albano Laziale amava vantarsi della sua amicizia con il Pubblico Ministero dicendo a chi obiettava qualcosa "guarda che telefono a Peppe".

Per tutti questi motivi Risica ipotizza che non ci sia stata equidistanza nel comportamento della Procura di Velletri nei confronti del sindaco Nicola Marini e dei suoi accoliti  rispetto per esempio all'ex sindaco di Albano Laziale Marco Mattei che non figurava all'interno di nessuna denuncia e nel dispositivo figura invece, con enorme stupore,  come capo lista – Mattei+10 – quasi come se fosse stato tirato per i capelli per significare un "mal comune mezzo gaudio".




ANTI ABUSIVISMO EDILIZIO: SIGLATO PROTOCOLLO TRA REGIONE LAZIO E PROCURA DI VELLETRI

Redazione

Velletri (RM) – La Regione Lazio e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri firmano un protocollo d'intesa triennale per coordinare un'azione di contrasto al fenomeno dell'abusivismo edilizio. Il documento è stato siglato dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e dal Procuratore Francesco Prete. «Una sinergia con la Procura di Velletri che ci permetterà di colpire fermamente il fenomeno diffuso dell'abusivismo edilizio. Un atto concreto- spiega Zingaretti- grazie al quale porteremo avanti in prima linea la nostra battaglia nel nome della legalità e della tutela del territorio. Non possiamo più tollerare che i nostri paesaggi e il nostro territorio siano rovinati da chi non rispetta la legge e non ha alcun senso civico. Metteremo a disposizione le nostre risorse umane per affiancare il Tribunale di Velletri rendendo in questo modo più celere e efficace l'esecuzione delle sentenze e dei decreti penali di condanna per le demolizioni». «Si tratta di protocollo d'intesa che la Procura della Repubblica Di Velletri ha fortemente voluto- aggiunge il Procuratore Prete- e che è stato raggiunto grazie alla sensibilità istituzionale dimostrata dalla Regione Lazio. Le demolizioni degli immobili abusivi si sono spesso scontrate, nel nostro Paese, con atteggiamenti di resistenza più o meno aperta. Oggi, con questa convenzione, vengono poste le basi per rendere effettiva la risposta giudiziaria, che troppe volte si è fermata alla pronuncia di condanne concretamente inefficaci. Di fronte alle dimensioni del fenomeno dell'abusivismo siamo consapevoli delle difficoltà, ma è giusto fare tutti i tentativi per ripristinare la legalità violata, tutte le volte in cui ciò appare possibilè»

Nello specifico con il protocollo le parti si impegnano in una collaborazione per agevolare l'esecuzione delle sentenze e dei decreti penali di condanna che abbiano ordinato la demolizione di manufatti abusivi. Il documento inoltre permetterà alla Procura di Velletri di nominare i dipendenti regionali come consulenti tecnici del Pubblico Ministero. Il dipendente dovrà essere in possesso delle idonee competenze professionali e assegnato seguendo criteri di designazione a rotazione. La consulenza tecnica si dividerà in due fasi: la prima per le verifiche tecniche finalizzate ad accertare l'eseguibilità pratica della demolizione; la seconda fase, ove fosse accertata l'eseguibilità della demolizione, consiste nel calcolo dei volumi da abbattere e nell'individuazione delle imprese tecnicamente idonee. L'intesa prevede infine che l'amministrazione comunale di riferimento per i lavori dell'eventuale demolizione possa accedere al Fondo regionale di rotazione per le spese connesse alle attività di prevenzione e repressione dell'abusivismo edilizio. Con l'anticipazione del Fondo l'amministrazione comunale potrà così liquidare tutte le spese relative all'intervento di demolizione.




CASTELLI ROMANI E LITORALE, RAPINE IN VILLA: PRESA BANDA DI RAPINATORI DELL'EST

Castelli Romani – Una vera e propria banda di ladri dell'est specializzata in ricettazione e furti in abitazioni dei Castelli Romani e litorale è stata assicurata alla giustizia. Ogni colpo riusciva a fruttare anche 50 mila euro.

I Carabinieri della Compagnia di Anzio hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri nei confronti di cinque albanesi ed una romena, responsabili di associazione per delinquere.

Non è stato facile prenderli. Le indagini sono iniziate a ottobre. I diversi furti che si sono ripetuti ai Castelli, soprattutto in estate, maggiormente concentrati nella zona periferica di Cecchina, Albano e dintorni, sempre con lo stesso "modus operandi" di quelli del litorale hanno fatto pensare ad un gruppo organizzato, dei ladri attenti che hanno utilizzato macchine diverse per gli spostamenti, non disdegnando Porche, Mercedes e Bmw per eludere i normali controlli da parte delle forze dell'ordine.

Un patrimonio, frutto delle rapine dopo il tramonto: o nel tardo pomeriggio o di notte anche con i proprietari in casa. I carabinieri hanno così  individuato il pericoloso sodalizio criminale che ha usato diversi modi per colpire, talvolta arrampicandosi con ogni appiglio possibile anche ai piani più alti per raggiungere appartamenti dislocati in condominio. All'interno razziavano gli oggetti di maggior valore, comprese le chiavi delle macchine. Inoltre sono stati individuati i canali per la ricettazione di oro e preziosi.

La banda, probabilmente anche in virtù dei controlli sempre più serrati nei compro-oro in Italia, nell'ultimo periodo hanno esportato la maggior parte della merce rubata, soprattuto gioielli ed elettronica in Albania, dove il ricavato della vendita è stato utilizzato per investimenti mobiliari ed immobiliari in quel paese a vantaggio dei propri familiari. Nell'esecuzione dei provvedimenti i carabinieri di Anzio hanno sottoposto a fermo di iniziativa altre tre persone, una donna e due uomini, trovate all'interno degli appartamenti occupati dagli indagati. L'operazione è stata attuata con l'impiego di circa 60 militari della compagnia di Anzio e con l'ausilio di personale del nucleo cinofili di Roma S. Maria di Galeria nonché con il supporto di un elicottero del reparto Elicotteri di Pratica di Mare.