DJ Fabo, procura di Milano: "Suicidio assistito non viola diritto alla vita"

 

MILANO – La Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Marco Cappato, indagato per aiuto al suicidio in relazione alla morte avvenuta in Svizzera di dj Fabo a fine febbraio scorso. La richiesta dei pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini dovrà essere valutata dal gip.

Lo scorso 28 febbraio, il giorno dopo la morte in una clinica vicino a Zurigo di Fabiano Antoniani per suicidio assistito, l'esponente radicale e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, si era autodenunciato ai carabinieri della compagnia Duomo di Milano per avere accompagnato dal capoluogo lombardo in auto fino in Svizzera dj Fabo, 39 anni, cieco e tetraplegico da 3 anni. Dopo l' autodenuncia è partita l'inchiesta della Procura di Milano.

Pm, diritto dignità è affiancato diritto vita – "Le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso". Lo si legge nella richiesta di archiviazione per marco Cappato per il caso dj Fabo. Per i pm la giurisprudenza "ha inteso affiancare al diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita inteso come sinonimo dell'umana dignità".

A commentare la sentenza Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica: “Restiamo in attesa di poter leggere le motivazioni complete formulate dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini nella richiesta di archiviazione e della decisione del GIP. Se però le indagini nei confronti di Marco Cappato portassero a una archiviazione con le motivazioni che abbiamo potuto leggere dalle notizie stampa, allora potremmo dire che l'azione di disobbedienza civile di Cappato rappresenta un precedente fondamentale. La Procura entra infatti nel merito del concetto di vita dignitosa e di principi costituzionali e internazionali che sono anche fonte principale. Ciò significa che Cappato, con la sua azione, ha aperto le porte non tanto e non solo alla possibilità di aiutare le persone affette da malattie irreversibili a interrompere le proprie sofferenze insopportabili in Svizzera, ma a farlo in Italia. È questo l'obiettivo per il quale ci battiamo da sempre.”




BERLUSCONI: NO DELLA PROCURA DI MILANO ALLA LIBERAZIONE ANTICIPATA

Redazione

L'ex Cav incassa il primo no, però non  è vincolante. Infatti, la procura di Milano ha espresso parere contrario alla richiesta di liberazione anticipata avanzata dai legali di Silvio Berlusconi nell'ambito dell'affidamento in prova ai servizi sociali per un anno concesso in seguito alla condanna definitiva per Mediaset. Il parere della procura non e' vincolante. Nei prossimi giorni spetterà al giudice Beatrice Crosti, del Tribunale di sorveglianza, decidere se concedere la liberazione anticipata. Il leader di Forza Italia era stato condannato il 1 agosto 2013 per frode fiscale dalla Cassazione a 4 anni di reclusione di cui 3 coperti da indulto. Aveva poi chiesto al Tribunale di sorveglianza di poter scontare l’anno residuo di pena in prova ai servizi sociali, richiesta accolta dai giudici il 15 aprile dello scorso anno. L’ex premier era stato assegnato alla struttura per anziani «Sacra Famiglia» di Cesano Boscone. La richiesta di liberazione anticipata si basa sullo sconto di 45 giorni previsto dalla normativa per i condannati che hanno dimostrato buona condotta durante l’esecuzione della pena.