PROCESSO MAFIA CAPITALE: L'ASSOCIAZIONE ANTIMAFIA ANTONINO CAPONNETTO AMMESSA TRA LE PARTI CIVILI

Redazione
Roma
– La decima corte penale del Tribunale di Roma presieduta dal giudice Rosanna Ianniello, nella seduta di ieri, tenutasi nell’aula bunker di Rebibbia, ha ammesso la costituzione di parte civile dell’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto al maxi processo per i fatti criminosi di Mafia Capitale, che vede al centro il “Mondo di mezzo” facente capo a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, entrambi imputati. La difesa del “cecato” aveva tentato di opporsi alle costituzioni di parti civili, definendole “assurde e inverosimili”.

Ammesse come parti civili, oltre alla Caponnetto, le associazioni antimafia Paolo Borsellino, Libera, Sos impresa, Cittadinanzattiva. Respinta la costituzione di molte altre associazioni, fra cui Legambiente, Lunaria, Capodarco e Associazione Da Sud.
 
"Si tratta – commenta a caldo il segretario nazionale della Caponnetto, Elvio Di Cesare – di un atto che ci inorgoglisce e ci ripaga moralmente dei tanti sacrifici che facciamo da 15 anni, pur fra mille ostacoli, per contrastare nei fatti e senza retorica le mafie ed il malaffare".
 
La notizia della costituzione è stata data dal presidente onorario dell’associazione, l’avvocato Alfredo Galasso, che anche in questa occasione assiste la Caponnetto. «Il mio grazie commosso per questo riconoscimento – conclude Elvio Di Cesare – va in primo luogo al nostro presidente Galasso, ma soprattutto ai volontari dell’associazione, quel pugno di uomini e donne che in silenzio, rimettendoci spesso anche di tasca propria e correndo peraltro continui rischi, arrivano a sacrificare interessi ed anche affetti per battersi con azioni concrete, attraverso l’Associazione Caponnetto, in difesa della Giustizia e dello Stato di diritto».
 




PROCESSO MAFIA CAPITALE: CODACONS E M5S COSTITUITI PARTE CIVILE

Redazione

Roma
– Il Codacons assieme al Movimento 5 Stelle si è costituito parte civile nel processo per “Mafia capitale”, inoltre ha depositato una istanza dinanzi al giudice Iannello del Tribunale penale di Roma in cui si chiede di convocare in qualità di testimoni una serie di soggetti, il cui ruolo potrebbe essere determinante ai fini dell’accertamento dei fatti.

Ex Sindaci di Roma, giornalisti e consiglieri citati come testimoni al processo. Il Codacons ha formalmente citato come testimoni nel processo che si aprirà il prossimo 5 novembre, gli ex sindaci di Roma Gianni Alemanno e Ignazio Marino, per il loro ruolo istituzionale nella gestione degli appalti romani. Tra i soggetti di cui il Codacons chiede la convocazione, troviamo anche l’archistar Massimiliano Fuksas, la cui “Nuvola” all’Eur è stata rallentata e danneggiata nella sua realizzazione materiale proprio dagli illeciti commessi nell’ambito della vicenda “Mafia capitale”; il giornalista del Corriere della Sera, Sergio Rizzo, che ha svolto inchieste assai dettagliate sul sistema degli appalti truccati nella capitale; l’ex assessore comunale Umberto Croppi, che ha denunciato di essere stato allontanato dalla giunta capitolina dopo aver scoperto i primi segnali del malaffare romano.
Tra gli altri, il Codacons ha citato come testimoni funzionari e dipendenti del Comune, che negli anni sono stati vessati e mobbizzati per non aver voluto piegarsi ad appalti concessi al di fuori delle regole.

Danni subiti dal cittadino romano. “Il danno subito dal singolo che la direttiva mira a risarcire consiste nel pregiudizio sofferto dal consumatore che dimostri di essere stato leso dall'abbassarsi del tasso di concorrenzialità in quel mercato rilevante, cosi come di recente statuito dalla Cassazione – si legge nella costituzione di parte civile – Alla luce di tali principi, risulta evidente che il cittadino romano che usufruisce di opere e servizi erogati da soggetti scelti non secondo legge e secondo la normativa che regola il mercato, subisca un danno dovuto al minor grado di concorrenzialità creatosi sul mercato a causa dell’irregolarità e illegittimità delle procedure di affidamento dei lavori, che ha l’effetto di abbassare la qualità e aumentare il prezzo finale di tutti quei servizi offerti da Roma capitale, di cui il cittadino romano è il primo utente/consumatore!”

Il Codacons e le condotte contestate. Le condotte contestate e, più specificatamente, le omissioni agli obblighi imposti dalla legge per assicurare il buon andamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione, hanno indubbiamente causato un grave nocumento alle odierne costituende parti civili – spiega il Codacons – il cui diritto costituzionale alla corretta gestione della cosa pubblica di cui all’art. 97 è stato certamente lesionato, generando un ingente danno economico, morale, sociale e di immagine. Ciò, tra l’altro, in servizi pubblici di primaria importanza, come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ed i servizi di igiene urbana in genere, il servizio giardini e, quindi, la pulizia delle spiagge, la buona tenuta del verde pubblico (si pensi, a mero titolo esemplificativo, all’affidamento diretto per lavori a somma urgenza per indagini sulla stabilità delle alberature stradali e per conseguenti interventi di potatura, di cui al capo di imputazione), le piste ciclabili, etc., ma anche agli illeciti affidamenti della gestione del servizio di accoglienza per richiedenti asilo e per flussi di immigrati richiedenti protezione internazionale, quali profughi o rifugiati (e per l’accoglienza di persone in genere, anche di minori stranieri non accompagnati).

Danni subiti in qualità di rappresentanti politici. Il Codacons informa che a subire danno in qualità non solo di cittadini, ma anche di rappresentanti politici, sono stati Roberta Lombardi, deputata e già presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, e il Consigliere Comunale Marcello de Vito, entrambi firmatari della prima costituzione di parte civile, assieme al vicepresidente Codacons, Giovanni Pignoloni.

Si legge nell’atto: “proprio il modus operandi di MAFIA CAPITALE ha completamente inabissato quanto faticosamente e quotidianamente portato avanti dalle costituende parti civili generando una totale sfiducia nella classe politica romana e, nello specifico, nei riguardi dei consiglieri comunali facenti parte di quella giunta capitolina oggi coinvolta in uno scandalo senza precedenti. L’onore, il decoro e la reputazione delle costituende parti civili sono stati brutalmente compromessi e danneggiati”.

Richiesta risarcimento per i danni patrimoniali e morali subiti. Per tali motivi, è stata avanzata richiesta di risarcimento per i danni patrimoniali e morali subiti. Il 5 novembre, in occasione dell’avvio del processo, il Codacons depositerà numerose altre costituzioni per conto dei cittadini residenti nella capitale che hanno aderito all’azione collettiva promossa dall’associazione e dal M5S.




MAFIA CAPITALE: RITO ABBREVIATO PER DANIELE OZZIMO E MASSIMO CAPRARI E ALTRI

Redazione

Roma Capitale – L'ex assessore alla casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo, sarà giudicato con rito abbreviato il prossimo 26 novembre, insieme all'ex consigliere Massimo Caprari e altri tre imputati coinvolti nel'inchiesta Mafia Capitale.

Lo ha deciso il gup Alessandra Boffi, che questa mattina ha accolto tutte le richieste di giudizio abbreviato avanzate dai difensori dei cinque imputati. Nel corso della stessa udienza, il difensore di Ozzimo, il penalista Luca Petrucci, ha chiesto e ottenuto l'acquisizione agli atti di una mail che il suo assistito avrebbe scambiato con Salvatore Buzzi.

Nel corso della prossima udienza, il gup si pronuncerà anche sulle richieste di parte civile avanzate da Roma Capitale, dalla Regione, da "CittadinanzaAttiva" e da "Assocunsumo". "Le nostre preoccupazioni si sono rivelate infondate la procura ha dato parere favorevole sulla condizione che noi abbiamo posto -ha affermato l'avvocato Luca Petrucci, riferendosi alla scelta del rito abbreviato subordinato all'acquisizione di alcuni documenti- Quindi noi riteniamo che si possa svolgere un processo sereno e questa è la nostra massima soddisfazione".

E' stata rinviata al 21 dicembre la decisione sul patteggiamento dei quattro dirigenti de "La Cascina" coinvolti nell'inchiesta Mafia Capitale. Il rinvio è stato disposto perché, nel caso in cui il gup Alessandra Boffi si fosse espressa sulle posizioni di Francesco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita, non avrebbe più potuto esprimersi, per incompatibilità, anche sulle posizioni di un altro gruppo di imputati per i quali dovrà prende una decisione in abbreviato. In questo caso, il gup dovrà esprimersi su Massimo Caprari (ex consigliere comunale di Centro Democratico), Gerardo e Tommaso Addeo (collaboratori di Luca Odevaine) e Paolo Solvi (collaboratore dell'ex presidente del X Municipio, Andrea Tassone). Anche per questi ultimi, coinvolti come i dirigenti de "La Cascina" nell'inchiesta Mafia Capitale, l'udienza è già cominciata.




MAFIA CAPITALE: IL 20 OTTOBRE INIZIA IL PROCESSO

Redazione

Roma – Martedì 20 ottobre primo processo per Mafia Capitale, prima del maxi del 5 novembre: rito abbreviato, imputato per corruzione l'ex Dg Ama Giovanni Fiscon. Ci sarà il sindaco Ignazio Marino, che vuol costituire il Campidoglio parte civile. A processo anche Emanuela Salvatori (ex capo coordinamento nomadi Comune), Emilio Gammuto (uomo di Salvatore Buzzi), Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, vicini a Massimo Carminati. Lunedì 26 a giudizio l'ex assessore Pd Daniele Ozzimo e patteggiamento per manager La Cascina.

"Mafia Capitale" è il nome con cui è stata indicata una presunta associazione per delinquere di tipo mafioso-politico-imprenditoriale, che operava a Roma a partire dal 2000 circa. Il 2 dicembre 2014, in seguito all'operazione Mondo di Mezzo, sono stati arrestati l'ex-terrorista dei NAR Massimo Carminati (considerato il capo dell'associazione) e altre 37 persone, di cui 8 agli arresti domiciliari, accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio di denaro e altri reati.

Il 4 giugno 2015, nell'ambito della stessa inchiesta, vengono arrestate altre 44 persone, di cui 25 agli arresti domiciliari, in gran parte ex manager delle Coop ed ex assessori e consiglieri. Altri 21 indagati rimangono a piede libero.

Ai primi di giugno 2015, vengono inoltre indagate dalla Procura di Catania 6 persone, tra cui il sottosegretario Giuseppe Castiglione, per turbativa d'asta nell'inchiesta sull'appalto per la gestione del Centro di Accoglienza migranti irregolari e Richiedenti Asilo di Mineo.[71] I sospetti di una connessione fra l'inchiesta su "Mafia capitale" e la gestione del CARA erano già stati avanzati nei mesi precedenti dagli inquirenti.

Il 3 agosto 2015, Luca Odevaine (uno dei principali indagati) annuncia di voler collaborare con gli inquirenti, rivelando l'esistenza di aspetti irregolari nel sistema di gestione degli appalti del Centro di accoglienza




MAFIA CAPITALE, IL PROCESSO: SI PREPARANO I "COLPI DI SCENA"

Redazione

Roma – "Ci stiamo organizzando affinché nel processo non manchino colpi di scena. Carminati non conosce Alemanno. Sto facendo di tutto per convincerlo a parlare nel corso del processo, in cui vorrebbe essere presente". Giosué Bruno Naso, avvocato difensore di Massimo Carminati, considerato dalla Procura il deus ex machina di Mafia Capitale, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano, ed ha rilasciato una intervista fiume a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, coduttori del format ECG Regione.

Il processo, che vede imputato, tra gli altri, Massimo Carminati, prenderà il via con rito immediato il prossimo 5 novembre, nell'aula bunker di Rebibbia. La scelta di procedere con rito immediato non ha meravigliato Naso, anzi: "E' una cosa che davamo per scontata. Questo processo sta seguendo un copione che noi abbiamo immaginato immediatamente dopo l'adozione della misura cautelare. Davamo per scontato che si sarebbe arrivati al giudizio immediato allo spirare dei termini utili voluti dalla legge e così è stato per la prima tranche. Si è aggiunta un'altra parte di accusa con la seconda tranche e lo si è fatto anche per questa quasi allo spirare dei sei mesi. Sono espedienti con cui si allunga il brodo, si allunga la carcerazione preventiva, che diviene più pesante da sopportare, e si confida in un allentamento della tenuta psicologica degli imputati. E' una strategia dal punto di vista formale assolutamente legittima, forse lo è un po' meno dal punto di vista sostanziale".

Carminati vorrebbe essere presente in aula: "Carminati è sottoposto al regime di 41bis, per i detenuti sottoposti al regime di carcere duro è prevista la videoconferenza e questa situazione ci crea delle grosse difficoltà, rendendo un po' meno diritto il nostro diritto di difesa. Lui vorrebbe esserci, noi vorremmo che ci fosse, perché la cosa renderebbe la sua difesa meno difficoltosa, più efficace e agevole. Invece ci dovremo accontentare di un contatto telefonico, per altro non riservato".


La decisione del Ministro degli Interni in merito al non scioglimento di Roma per infiltrazioni mafiose, può rivelarsi, in qualche modo, un assist per chi nel processo legato a Mafia Capitale è indagato per 416bis.
Naso ne è convinto: "Diciamo che può essere, nel senso che sarebbe singolare che a Roma esistessero tante associazioni mafiose infiltrate nei gangli amministrativi ed economici del comune senza che il comune ne abbia risentito. La verità è che anche questo noi ce lo aspettavamo e lo davamo per scontato, sarebbe stato veramente un autogol delle autorità, non solo Capitoline, sciogliere il comune di Roma per mafia. Stiamo parlando della Capitale d'Italia. La legge, però, non si pone problemi di questo genere, non può pensare all'immagine, quindi se infiltrazioni mafiose ci fossero state il comune sarebbe stato sciolto. Questo a noi conferma che questo processo è una colossale montatura, mi riferisco alla sussistenza di associazioni di stampo mafioso, non al malaffare e alla corruzione che caratterizzava la vita del comune di Roma, non da uno o due anni, ma da qualche decennio. Carminati e Alemanno? Voi non ci crederete, ma Carminati non conosceva Alemanno. Pochi giorni fa sono stato a trovarlo, mi ha parlato proprio di questo".

Naso, poi, dichiara di aver affrontato, da difensore di Carminati, processi ben più delicati di questo:
"Ho affrontato il processo in cui Carminati era accusato dell'omicidio del giornalista Pecorelli, su mandato addirittura del Presidente Andreotti. Ho affrontato il processo in cui Carminati era imputato per la strage di Bologna. Se dicessi che questo mi preoccupa più degli altri direi una bugia. Ciò che è davvero singolare, e invito tutti a riflettere su questo, è che la fama di Carminati si basa su quello che lui non ha fatto, non su quello che ha fatto. La fama di Carminati si basa su accuse da cui è stato assolto fin dal primo grado di giudizio per non aver commesso il fatto".

Sul presunto rapporto tra Carminati e i servizi segreti:
"Se noi fossimo strumenti dei servizi segreti non ci troveremmo al 41bis. I servizi lo avrebbero scaricato? Rischiando che poi Carminati parlasse e rivelasse cose? E' assurdo pensare che Carminati sia stato pedina dei servizi segreti. E' un argomento risibile".

Un commento sulle attuali condizioni di Carminati: "Ha una tempra morale notevole ed è una persona di superiore intelligenza. Riesce a trovare un equilibrio per affrontare anche il carcere duro. Ma la gente non sa che il carcere duro è una forma di persecuzione e tortura psicologica".

Come sono state prese da Carminati le dichiarazioni di Buzzi? Naso non le manda a dire: "Non mi permetto di sindacare la strategia difensiva del collega Diddi, avvocato di primissimo piano. Io avrei scelto un momento diverso per parlare. Se il processo di tipo accusatorio è un processo di parti, l'imputato, cioè una parte, non deve parlare all'altra parte, cioè al ministero, ma al giudice".

Poi la vera bomba, la notizia che potrebbe cambiare le carte in tavola. Carminati parlerà: "Questa volta sto cercando di convincere Massimo Carminati a parlare e a rispondere alle domande del giudice. A differenza delle altre volte, quando ci siamo sempre avvalsi della facoltà di non rispondere, quindi, Carminati parlerà. Farò di tutto per convincerlo a parlare e a dire quello che sa.  Questa volta ritengo sia nel suo interesse rispondere.  Un atteggiamento di chiarimento e apertura da parte di Carminati sarà più utile per l'accertamento della verità dei fatti e per l'identificazione delle sue responsabilità, che non sono certamente quelle di aver dato vita ad una associazione di stampo mafioso".

Nel processo, dunque, non mancheranno colpi di scena: "Non mancheranno i colpi di scena? Me lo auguro, ci stiamo organizzando".