Primarie Partito Democratico: partito il count down per eleggere il nuovo segretario nazionale

L’appuntamento politico con le primarie del Partito Democratico per scegliere il nuovo segretario nazionale è fissato per domenica 26 febbraio dalle ore 8 alle 21.

Le votazioni saranno aperta dalle 8.00 alle 20.00 del 26 febbraio 2023 con un’unica modalità di voto possibile per la quasi totalità dei partecipanti: il voto in presenza presso i gazebo del Partito Democratico che saranno disseminati nelle piazze di tutta Italia.

La candidata Elly Schlein aveva chiesto la possibilità di una votazione online, così da rendere la partecipazione ancora più massiccia e permettere il voto anche a chi vive lontano dai seggi. Niente da fare, la tradizione non è stata cambiata, ma un piccola concessione è stata fatta: solo in pochissime circostanze sarà possibile votare online.

Le eccezioni al voto in presenza

Le eccezioni al voto in persona ai gazebo del PD sono state messe nero su bianco sul nuovo regolamento:

persone residenti e/o domiciliate all’estero
persone impossibilitate a recarsi ai seggi per condizioni di disabilità, malattia o altri impedimenti definiti dalla Commissione nazionale per il Congresso, che autocertifichino tali condizioni persone residenti in località la cui distanza dai seggi renda particolarmente difficoltoso l’esercizio del voto, sulla base di criteri determinati dalla Commissione nazionale per il Congresso.
Chi rientra in queste eccezioni si deve essere pre-registrato entro il 12 febbraio 2023 sull’apposita piattaforma, compilando il modulo con i dati richiesti e fornendo un documento di riconoscimento. Per gli utenti residenti in Italia sarà sufficiente utilizzare lo SPID per le operazioni di identificazione.

Il Partito Democratico è alla ricerca di una nuova guida dopo i risultati tutt’altro che soddisfacenti del 25 settembre 2022. Enrico Letta, in carica come segretario del PD dal 14 marzo 2021, sta guidando ormai da settimane quella che dovrebbe essere una rivoluzione per il PD, ma quale sarà la direzione che il partito prenderà dipenderà da chi sarà scelto per sostituire Letta.

I candidati sono:

Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo

Mozione Bonaccini

La mozione di Stefano Bonaccini, presidente in carica della Regione Emilia-Romagna, è la più lunga e si intitola “Energia popolare per il Pd e per l’Italia”. Il testo, di 44 pagine, è suddiviso in nove capitoli, che affrontano diversi temi, dall’organizzazione del partito all’obiettivo di arrivare al governo nel 2027, passando per i diritti. Il documento dà ampio spazio al lavoro, in particolare al ruolo degli imprenditori, suggerendo un nuovo ‘contratto sociale’, una nuova intesa tra governo, imprese e lavoratori. Bonaccini, come evidenzia il sito Pagella Politica, è il candidato alla segreteria che nella sua mozione nomina di meno la parola ‘sinistra’: 12 volte, in media circa una volta ogni quattro pagine. Riserva, invece, grande attenzione agli avversari del Partito democratico: la parola ‘destra’ viene nominata 52 volte

Mozione Cuperlo

La mozione presentata da Gianni Cuperlo, deputato Pd e già candidato alla segreteria nel 2013, è lunga 43 pagine ed è intitolata “Promessa democratica”. Dedica due pagine esclusivamente alla Costituzione, che definisce “la nostra bussola”, richiamando una serie di articoli. Tra questi, l’articolo 11, che impone all’Italia il rifiuto della guerra come strumento di offesa. La mozione di Cuperlo è l’unica che contiene delle immagini. Per quanto riguarda gli altri contenuti, si concentra soprattutto sull’organizzazione futura del partito e chiede, tra le varie cose, di eliminare la possibilità per i dirigenti del partito di svolgere “doppi e tripli incarichi”. Tra le altre cose, la mozione si concentra sul tema del lavoro, chiedendo l’abolizione del Jobs act, la riforma del mercato del lavoro introdotta nel 2014 dal governo guidato da Matteo Renzi. Il documento affronta poi i temi della tutela dell’ambiente e del welfare state.

Mozione De Micheli

La mozione della deputata ed ex ministra dei Trasporti Paola De Micheli è intitolata “Concretamente, prima le persone”: è lunga 18 pagine, suddivise in altrettanti capitoli. Uno dei temi principali è quello del “nuovo umanesimo”, che per l’ex ministra significa tornare a mettere al centro del discorso politico la “dignità umana”, invece degli “astratti dati economici e modelli finanziari”. De Micheli propone di far valere doppio il voto degli iscritti nelle consultazioni interne del Partito democratico e di ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti. Tra le altre cose, suggerisce la riduzione dell’orario di lavoro, l’introduzione di un reddito universale, per garantire a tutti “una vita dignitosa” e l’introduzione del cosiddetto ‘ius scholae’ per fare ottenere la cittadinanza italiana ai minori stranieri che abbiano frequentato le scuole italiane. Nella mozione De Micheli viene poi data molta attenzione al tema della transizione ecologica, mentre non ci sono riferimenti ai diritti della comunità Lgbt

Mozione Schlein

La mozione di Elly Schlein, deputata ed ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, è lunga 33 pagine ed è intitolata “Parte da noi!”, che è anche lo slogan della sua campagna elettorale. Il testo è definito “un progetto collettivo per cambiare il Pd e l’Italia, una visione di futuro che coniuga giustizia sociale e climatica” al cui centro ci sono “tre sfide cruciali e intrecciate che le destre non nominano mai: disuguaglianze, clima e precarietà”. La mozione di Schlein è quella più vicina alle istanze della sinistra: nel testo viene data molta attenzione ai diritti della comunità Lgbt, all’accoglienza dei migranti e alla redistribuzione della ricchezza. Inoltre, questa è l’unica mozione che dedica un capitolo intero alla legalizzazione della cannabis. Schlein propone anche l’introduzione in Italia del cosiddetto ‘ius soli’, che estenderebbe la cittadinanza a tutti i bambini nati sul suolo italiano. Per quanto concerne l’organizzazione del partito, propone di adottare il voto online per tutte le votazioni interne, e di riformare il finanziamento pubblico alla partiti attraverso una maggiorazione dell’attuale sistema del 2 per mille.




Primarie Pd, al voto il popolo dem

Nicola Zingaretti e Maurizio Martina, insieme dietro lo striscione del Pd alla manifestazione di Milano contro il razzismo, ha fotografato plasticamente la campagna delle primarie di domenica: niente colpi bassi, fair play, fino all’accusa di una campagna noiosa per mancanza di liti. Anche Roberto Giachetti, che aveva minacciato di “togliere il disturbo” in caso di accordo con M5s e di ritorno di D’Alema e Bersani, ha ribadito di non volersene andare in caso di sconfitta.

A queste primarie guardano anche tutti gli altri partiti del centrosinistra perché il tema delle possibili alleanze dovrà essere affrontato sin dalle europee di fine maggio, la prima questione con cui il nuovo segretario dovrà confrontarsi, a partire dalla proposta di Carlo Calenda di un listone di tutti gli europeisti. Su cui non c’e’ una visione condivisa tra i candidati e che registra le perplessità di Zingaretti. Di buon mattino Matteo Renzi ha fatto gli “auguri” ai tre candidati: “Mi fa piacere che tutti e tre abbiano escluso accordi coi Cinque Stelle e ritorni al passato. Chiunque vinca non dovrà temere da parte mia alcuna guerriglia come quella che io ho subito”.

Stessa promessa da Roberto Giachetti, che con Anna Ascani e la loro mozione rivendicano l’impianto riformista del Pd di Renzi e dei governi a guida Dem. “Non ho mai detto che se non vinco me ne vado”. Anzi, Giachetti ha ricordato di essere spesso “stato in minoranza nel Pd” e di aver rispettato le decisioni prese a maggioranza, compreso il suo voto contrario alla sua legge sulla depenalizzazione delle droghe, perché così aveva deciso la maggioranza: “io sono fatto di un’altra pasta”. La presenza a Milano alla grande manifestazione contro il razzismo, di Zingaretti e Martina, fa capire quale sia il tema che riguarderà il futuro segretario: l’apertura del Partito a quanto si muove nella società per costruire un nuovo centrosinistra: “Pensiamo all’Italia. Pensiamo prima di tutto al bisogno che c’è di costruire un’alternativa forte, sociale, popolare a questo governo pericoloso che ci sta facendo fare clamorosi passi indietro. Serve una nuova stagione dei democratici, serve un nuovo Pd unito, aperto, plurale. Io mi candido per questo”, sottolinea Martina. L’alleanza – seconmdo Martina -va quindi fatta non tanto con le sigle esistenti, ma con le nuove soggettività sociali. Di qui il sì convinto alla proposta di Calenda di lista unica, cercando di coinvolgere i movimenti civici più che le sigle a sinistra del Pd.

Stesso ragionamento quello di Zingaretti: “Oggi una piazza immensa e meravigliosa: solo quando metti prima le persone l’Italia è davvero più forte e più giusta. Questa è la nostra battaglia. Da qui va ricostruita la sinistra: tra le persone e non con le figurine e gli schemi dei politici”. Zingaretti ha ribadito che in caso di sua vittoria non intende “guardare indietro” per rifare i Ds, come molti della mozione Giachetti lo accusano. “Quando la polarizzazione sarà tra un campo democratico e la risorgente destra illiberale, xenofoba e razzista, tante forze moderate, sinceramente liberali e anche nobilmente conservatrici dialogheranno con un Pd aperto, unitario e capace di andarsi a riprendere il suo popolo”. Più cautela sulla lista unico di Calenda, alla luce del “no” di Verdi, Pizzarotti e +Europa, e alla luce del fatto che alcuni eurodeputati uscenti sono andati con Mdp ma sono comunque nel gruppo degli eurosocialisti. E’ giusto non dialogare con loro? Martina sente di poter essere il candidato giusto per garantire l’unità del Pd: “mi sono candidato per salvare il PD e per rispondere alla domanda di unità che la nostra gente giustamente chiede a grande voce”.

La parola ora ai militanti, con l’obiettivo che uno dei tre superi la soglia del 51% dei voti, per evitare l’incubo di rinviare l’elezione del segretario alla roulette dell”Assemblea nazionale del 17 marzo.




Nemi, concessa la Sala dei Piccoli Comuni per le primarie Pd: Marinelli ringrazia Bertucci

Domenica tre marzo si potrà votare per le primarie del Partito Democratico. A darne notizia è il segrtario del Pd di Nemi Azzurra Marinelli che ha ringraziato il Sindaco Bertucci: “Comunico ai simpatizzanti e agli iscritti del Partito Democratico di Nemi, che il Sindaco Bertucci ha concesso l’uso della sala dei Piccoli Comuni per lo svolgimento delle primarie, per la scelta del segretario nazionale del nostro Partito, che si terranno domenica 3 marzo dalle ore 8 alle ore 20”.




Elezioni, Nicola Zingaretti: “Pronto a correre alle primarie del Pd”

Mossa del neogovernatore del Lazio Nicola Zingaretti scende in campo per la segreteria Pd dopo le dimissioni di Matteo Renzi. “Io ci sarò”. Nicola Zingaretti, rieletto Presidente della Regione Lazio risponde così a Repubblica a proposito delle primarie del Pd aggiungendo, “Anche alle primarie, non escludo nulla”. Sull’intesa con M5S è netto: “Restiamo all’opposizione”. Il motivo dei 341mila voti presi in più del Pd alle politiche? “Buona amministrazione e rilancio dello spirito dell’Ulivo”. E su Renzi spiega: “Un’esperienza che non possiamo liquidare” e lo invita a spingere “verso la rigenerazione.

 

Lunedì la direzione Pd per decidere il percorso in vista delle consultazioni al Quirinale. “In questo momento la situazione è opposta. Ognuno deve prendere la sua barchetta e andare in soccorso del Pd. Disfatte se vissute con dignità e onore possono essere la premessa per una vittoria futura. #dunkerque”. Lo scrive su Twitter il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda rispondendo a chi gli faceva notare che “una nave senza capitano, soprattutto in questo momento, non può navigare, si rischia ammutinamento generale. Il capitano è importante e deve essere quello giusto”.




Nemi: ecco quanti hanno votato alle primarie Pd

 

NEMI (RM) – E’ stata di 201 votanti l’affluenza alle urne a Nemi in occasione delle primarie del PD. Un fiume di preferenze per Matteo Renzi quasi del 90% mentre sono rimasti di gran lunga indietro Orlando ed Emiliano. Quest’ultimo in coda alle preferenze. Un primo dato quindi, quello di 200 persone, che con tutta probabilità alle amministrative dovrebbe convergere in sostegno del candidato a sindaco Carlo Cortuso sceso in campo con la lista civica Ricomincio da Nemi. Sarà forse possibile qualche defezione in favore dell’attuale sindaco di Nemi Alberto Bertucci che, nella scorsa tornata elettorale, ha goduto anche del sostegno di una parte del Pd. Intanto la segretaria del Pd di Nemi Azzurra Marinelli si dice molto soddisfatta del risultato ottenuto: “Siamo molto contenti – ha detto – perché si sono presentate persone nuove, molti giovani e molti cittadini che provengono anche da fuori il centro storico. Adesso possiamo dirci pronti e lanciati verso le amministrative”. 




Genzano, primarie Pd: tutto esaurito per Matteo Richetti

 

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Red. Politica


GENZANO (RM) – Si intensificano in tutta Italia le iniziative a sostegno delle mozioni dei tre candidati alla segreteria del Partito Democratico in vista delle primarie del 30 aprile. Molto alta la partecipazione e discussione improntata sui contenuti, con un ritrovato coinvolgimento degli iscritti, a partire dai più giovani. Questo il clima che si registra ai Castelli Romani e, in particolare, a Genzano dove mercoledì scorso, presso la sede di via Garibaldi 1, si è tenuto un incontro con Matteo Richetti, portavoce nazionale della mozione Renzi-Martina, organizzato dall’omonimo Comitato cittadino.

 

Sala da tutto esaurito, con numerosi partecipanti giunti dai paesi vicini per ascoltare le proposte programmatiche per la ricandidatura alla segreteria nazionale dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi e interloquire con un esponente di spicco a livello nazionale, tra le persone più vicine al segretario uscente.

 

A introdurre la discussione è stata Ileana Piazzoni, deputata PD e segretaria della XII Commissione (Affari Sociali) della Camera, che lasciando la platea a Matteo Richetti e ringraziandolo della sua disponibilità ha sottolineato l’importanza dell’appuntamento del 30 aprile non solo per il futuro del Partito Democratico: “rinsaldare il partito democratico sotto la guida di Matteo Renzi rappresenta l’unica alternativa credibile per contrastare l’avvento di forze fortemente antidemocratiche e per immaginare un Paese che sia in grado di accettare le sfide del futuro e contemporaneamente occuparsi della protezione di tutti coloro che si trovano in condizioni di difficoltà”. La parola è dunque passata al portavoce di Renzi, che ha tracciato un breve ma esaustivo quadro dell’azione del passato governo e di quello attuale, rivendicando quanto fatto sinora: dalle grandi conquiste in materia di diritti civili, all’introduzione di nuove forme di sostegno alle fasce più deboli della società a partire dalla misura nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale di prossima attuazione, alle importanti leggi sul dopo di noi e per il sostegno delle persone con autismo. Non è mancato un riferimento approfondito sugli interventi strutturali di questa legislatura, con analisi puntuale delle importanti riforme sia in materia fiscale, come la reintroduzione del falso in bilancio, la lotta all’evasione e l’autoriciclaggio, sia per il mercato del lavoro, come la decontribuzione per le nuove assunzioni e il jobs act. Richetti, entrando poi nel merito della mozione, ha sottolineato come sia fondamentale, da un lato, proseguire sulla strada delle riforme, ma attuando dei correttivi laddove necessario,a partire da un metodo maggiormente inclusivo, che sappia intercettare esigenze delle diverse realtà e, dall’altro ricreare un rapporto fiduciario tra la politica, i partiti e la società, affermando con passione, in chiusura d’intervento, come: “far emergere gli interessi e i bisogni collettivi prima di quelli individuali che riguardano singolarmente ognuno di noi sia la sfida più grande che abbiamo di fronte”.


Il confronto durato sino alle 21, ha visto un grande numero di interventi dalla platea, cui Richetti non si è sottratto, affrontando con grande pacatezza e coinvolgimento anche le richieste volte a ribadire la necessità di migliorare il funzionamento del partito e l’azione di Governo e si è concluso in maniera costruttiva, rafforzando la convinzione nei presenti della necessità di sostenere il 30 aprile la candidatura di Matteo Renzi.


Della sala affollata, che contava, tra gli altri, anche gli attuali sindaci di Albano (Nicola Marini) e Velletri (Fausto Servadio), e l’ex sindaco di Ariccia (Emilio Cianfanelli) e della grande partecipazione si è detto molto soddisfatto l’ex sindaco di Genzano Flavio Gabbarini, che ha fatto gli onori di casa: “iniziative come quelle di questa sera contribuiscono a riavvicinare il Partito alla nostra comunità sul territorio, dando spazio a una discussione e a un dialogo vero nel merito delle questioni”.    


Grande soddisfazione per la riuscita dell’evento anche nelle parole di Marco Costantini, coordinatore della mozione Renzi-Martina per Genzano. “Richetti si è detto da subito disponibile ed ha accettato con entusiasmo il nostro invito. Il successo dell’iniziativa e la presenza di tanti ragazzi e cittadini di altre città testimoniano il grande lavoro che come gruppo stiamo facendo sul territorio per riavvicinare i cittadini alla politica e il partito ai cittadini”.


Aggiornamenti e informazioni circa le attività del gruppo Genzano per Renzi su: https://www.facebook.com/GenzanoperRenzi/#
 




PRIMARIE PD MARCHE: TRIONFA CERISCIOLI CON IL 52.53 PERCENTO

di Christian Montagna
Ancona
– Diversamente da quanto accaduto in Campania, nella Marche la partecipazione al voto è stata alta e non vi sono state contestazioni di nessun tipo. Le primarie del Centrosinistra già da metà mattinata hanno registrato una grande affluenza ai seggi. Ha trionfato con il 52,53% di preferenze l'ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli battendo l'assessore regionale Marcolino (46%). Conquistate dal neo vincitore le province di Pesaro, Ascoli e Fermo e rivali Ascoli e Macerata che hanno scelto Marcolini. Una partecipazione eccezionale che ha visto alle urne oltre 43 mila elettori, il doppio delle previsioni. In una regione che ha soltanto un milione e mezzo di abitanti, questi dati echeggiano vittoria assoluta e soddisfazione per il Pd. Nessuna tensione ai seggi, nessuna polemica e nessun sospetto: le elezioni si sono svolte secondo i piani. Fino all'ultimo minuto, i comitati elettorali dei due sfidanti, si sono mossi per cercare di accaparrarsi più voti possibili. Oltre seicento i giovani e gli stranieri che hanno votato.

Era da poco passata la mezzanotte di ieri quando l'ufficio tecnico regionale (Utar) ha proclamato il vincitore. Docente di matematica, Ceriscioli questa mattina si è recato come sempre a fare lezione. Numerosi i parlamentari che si sono schierati al suo fianco. I dati riguardo la partecipazione a voto si sono registrati in questo modo: 12.237 votanti in provincia di Pesaro Urbino, 9.436 in provincia di Ascoli Piceno, 9.370 in provincia di Macerata, 8.742 in provincia di Ancona e 3.803 in provincia di Fermo. Questi i dati delle preferenze, ripartiti a livello provinciale: in provincia di Pesaro Urbino, 8.795 (71,87%) voti a Luca Ceriscioli, 3.152 (25,76%) a Pietro Marcolini e 223 (1,82%) a Ninel Donini. In provincia di Ascoli Piceno, 5.041 (53,74%) preferenze sono state assegnate a Ceriscioli, 4.295 (45,79%) a Marcolini e 44 (0,47%) a Ninel Donini. In provincia di Macerata, 6.069 (65,26%) voti a favore di Marcolini, 3.121 (33,56%) le preferenze per Ceriscioli e 110 (1,18%) quelle per Donini. In provincia di Ancona, 4.660 (53,57%) le preferenze ottenute da Marcolini, 3.872 (44,51%) quelle di Ceriscioli e 167 (1,92%) quelle di Donini. In provincia di Fermo, 1.931 (51,13%) i voti andati a Ceriscioli, 1.803 (47,74%) quelli a favore di Marcolini e 43 (1,14%) le preferenze ottenute da Donini.

Mercoledì 3 Marzo, alle 14.30 sarà ufficialmente proclamato vincitore Ceriscioli presso la sede regionale del Pd delle Marche.

 




GRANDE CONSENSO NEI DINTORNI DI ROMA PER IL CANDIDATO EMILIANO MINNUCCI

Redazione

Roma – Emiliano Minnucci, appena lanciata la propria candidatura alle Primarie PD dei Parlamentari ha ricevuto il consenso e il sostegno degli Amministratori, di centinaia di persone e di gran parte dei Circoli del litorale nord: dai laghi alla fascia costiera, dal Parco di Veio all’entroterra fino ai monti della Tolfa. Ma non solo: manifestazioni di stima e solidarietà sono giunte anche dai Castelli Romani, da Monterotondo e da molti comuni limitrofi alla Tiberina. Del resto, la candidatura di Emiliano Minnucci al Parlamento è la prima che arriva dal territorio a nord di Roma. “Lo faccio – dichiara il candidato – perché mi muove la passione per la politica e perché vorrei continuare a mettere a disposizione dei cittadini, degli enti locali, delle imprese, l'esperienza e le competenze acquisite nei quattro anni di impegno alla Provincia di Roma. Pari opportunità, equità, lavoro e  diritti – prosegue – sono le parole su cui ho basato e baserò il mio impegno”. In questi anni, attraverso il confronto e l'ascolto, Emiliano Minnucci ha avuto la grande opportunità di apprendere le criticità da affrontare nelle realtà della provincia di Roma, impegnandosi per superarle. Il profilo di Minnucci è del candidato ideale che esprime i nuovi dettami del Partito Democratico: il ricambio generazionale e di linea politica. E sta dimostrando di avere le carte in regola per farlo: classe 1974, fin dall'adolescenza ha ricoperto diversi ruoli sia nel comune di Anguillara Sabazia dove è nato e cresciuto,  sia a livello comunale che sovracomunale nell’ex partito dei Democratici di Sinistra. Nel 1999, è stato il primo degli eletti della lista del centrosinistra al Consiglio  Comunale di Anguillara, fino al 2004, anno in cui – con 5400 voti – è eletto Sindaco a capo di una coalizione di centrosinistra. Il 14 Ottobre 2007, giorno della nascita del Partito Democratico, viene eletto nel Comitato Regionale del partito. Nella primavera del 2008 con 11 mila voti diviene consigliere provinciale per il PD, nel collegio Bracciano – Monti della Tolfa. Membro delle Commissioni Bilancio e Cultura, dall’inizio del 2011 ha ricoperto la carica di Capogruppo del PD a Palazzo Valentini.  “Democrazia, eguaglianza nei diritti e nei doveri,  giustizia sociale sono i principi che mi accompagnano nella vita come nell’azione politica. E poiché il contesto attuale tende a produrre disuguaglianze, talvolta anche a generarle, occorre consentire alle fasce più deboli di essere messe in condizione di condurre la propria vita dignitosamente ” dichiara con fermezza Minnucci, che nel suo campo d’azione “ho sempre cercato di avere un ruolo di tutela e di incentrare il mio impegno a sostegno dei giovani e delle fasce sociali più deboli. Per questo, ho deciso di candidarmi alle Primarie del Partito Democratico per il Parlamento. Per continuare con lo stesso impegno di questi anni e con l’entusiasmo e la spinta che un giovane uomo politico come me può mettere in campo e a disposizione della collettività”.  
 




MATTEO, QUEL BISCHERACCIO…

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Chiara Rai

Dalle pagine del Gazzettino, l'europarlamentare del Pd Riccardo Illy, sulle primarie nel Partito democratico strizza l’occhio al “bischeraccio”: "L'unico che ha idee nuove è il sindaco Renzi: Bersani è come un film già visto". Piace, piace perché mostra una genuinità disarmante e attira quanto una calamita. Non si capisce se lo è, oppure lo fa, ma veste a pennello i panni del bonaccione. Perché? Perche non parla male di nessuno ma fa capire che gli altri parlano male di lui, perché si mostra collaborativo e affatto pretenzioso, perché porta una ventata di ottimismo e fa apparire gli altri come “rosiconi”. Basta analizzare la frecciatina su Vendola: "Non ho capito se Nichi si è candidato per parlare delle sue idee o per dire male delle mie". Lui, il “bischeraccio” che con questa battutina in realtà ha sparato un colpo di bazooka. E restiamo anche nel dubbio se l’abbia fatto consapevolmente o meno. Lui il “Tony Blair” della Toscana che se perde non vuole contentini e ribadisce di fidarsi di papà Bersani che conosce i suoi “bischeri” e strascica i suoi detti romagnoli. La lotta è dura. Tre leader, tutti diversi tra loro. Fatto sta che l’esito non è del tutto scontato anche se per penne come Scalfari, Renzi non verrà eletto. Eppure, in periodo di crisi ci vuole una scossa e per ora, a suon di battute, l’elettricità la fa correre il “bischero” di Renzi, accusato dal responsabile economico del Pd Fassina di aver copiato e incollato il programma dei democratici. Ma il “bischeraccio” non era considerato di destra?