Potenza, venditore ambulante trasportava frutta, verdura e cocaina

POTENZA – I Carabinieri della Stazione di Tolve (PZ), nel corso di un servizio perlustrativo, hanno tratto in arresto in flagranza di reato un 35enne di Palazzo San Gervasio (PZ), venditore ambulante, ritenuto responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Al mercato con la droga

Lo stesso, lungo la Strada Provinciale 123, nel mentre viaggiava a bordo del suo autocarro, su cui trasportava frutta e verdura, per raggiungere il centro abitato di Tolve e partecipare al locale mercato settimanale, è stato sottoposto a controllo dai militari, con l’ausilio dell’unità antidroga del Nucleo Cinofili Carabinieri di Potenza.

La perquisizione

All’esito di un’approfondita perquisizione veicolare e personale, gli operanti hanno rinvenuto e sequestrato all’interno dell’abitacolo 12 grammi di cocaina, suddivisi in altrettante dosi, ben occultati dietro lo schienale di uno dei sedili.

I Carabinieri hanno poi raggiunto l’abitazione del commerciante, ove hanno eseguito ulteriori ricerche, durante le quali hanno ritrovato e sequestrato una dose di marijuana, due bilancini di precisione e materiale per il confezionamento della droga.

Contrasto alla droga

L’arresto si inserisce nell’ambito delle attività preventive e repressive di controllo del territorio che i Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza stanno effettuando al fine di poter individuare le illecite condotte e modalità di approvvigionamento, trasporto e distribuzione che connotano il fenomeno della droga nell’area lucana, sfruttando al massimo le potenzialità dell’Istituzione che derivano principalmente dalla presenza capillare delle Stazioni Carabinieri in quasi tutti i centri della provincia.

 




Giallo a Potenza, padre uccide il figlio e poi si suicida

POTENZA – Un uomo di 67 anni, Giovanni Tramutola, vigile urbano in pensione, ha ucciso il figlio di 37 anni, Giuseppe, disoccupato, e poi si è suicidato.
L’omicidio-suicidio è avvenuto nella casa di famiglia al rione Betlemme, a poca distanza dal carcere del capoluogo lucano. Incredulità e disperazione sono i sentimenti dei parenti e degli amici di famiglia che, appresa la notizia, si sono ritrovati davanti all’abitazione, una villetta in via della Cianchetta.

Giuseppe è morto all’istante: il suo cadavere è stato ritrovato all’interno di una “Fiat Punto” nel cortile della villetta, mentre il padre è deceduto durante il trasporto con il 118 all’ospedale San Carlo del capoluogo lucano.

L’allarme era stato lanciato da un altro figlio che si trovava in casa al momento degli spari. Sul posto sono giunti due magistrati della Procura della Repubblica di Potenza, il procuratore aggiunto Francesco Basentini e la pm Anna Gloria Piccininni, che coordinano le indagini condotte dalla Polizia. Accertamenti sono in corso da parte della scientifica anche sull’automobile in cui è stato trovato il cadavere di Giuseppe Tramutola. Inoltre gli investigatori hanno ascoltato alcuni famigliari e altri amici della famiglia Tramutola per chiarire se di recente tra padre e figlio vi fossero stati litigi e il movente dell’omicidio-suicidio.




Potenza, maltrattamenti su disabili nella struttura “Padri Trinitari” di Venosa

POTENZA – Otto persone sono state arrestate e poste ai domiciliari dai Carabinieri del Nas nell’ambito dell’operazione sui “ripetuti e violenti” maltrattamenti su disabili commessi nella struttura riabilitativa dei “Padri Trinitari” di Venosa (Potenza). Stamani – secondo quanto si è appreso – sono state eseguite anche le misure cautelari di cinque divieti di dimora e di due interdizioni dalla professione medica.




Potenza, beffato dal destino: pronto per la pensione ma all’ Inps non risultano i contributi

POTENZA – Arrivato ai termini per la pensione per gli anni di contributi versati, Antonio Greco, 60 anni, con un contratto regolare dal 1972 quando aveva 15 anni, al momento di andare in pensione, ha visto che la prima azienda presso cui ha lavorato non gli ha mai versato i contributi, nonostante timbri e firme regolari sull’allora in uso libretto di lavoro. Almeno così gli ha detto ora l’Inps dopo le ricerche sui documenti cartacei, perché nel 1972, il computer non era ancora in uso.

L’anno scorso, quando l’ottavo dei lavori che ha cambiato nella sua vita (guardia giurata presso la Ronda) ha iniziato a scricchiolare, Grieco si è fatto due conti e ha scoperto che come lavoratore precoce, con circa 42 anni di contributi alle spalle e 18 mesi di mobilità davanti a sé, poteva accedere al trattamento pensionistico.

Inoltre avrebbe anche ricavato una buonuscita “extra” di 40 mila euro. Fa il certificato all’ufficio del lavoro e gli risultano tutti i contributi a partire dal 1972, poi chiede documentazione del conto assicurativo all’Inps e qui i primi due anni di lavoro, dal primo settembre 1972 al 5 ottobre 1974 non risultano: «Il datore non li ha versati» è la spiegazione che gli viene data e ora sono andati in prescrizione e non c’è modo di recuperarli. Il sig. Greco, dunque, per avere la pensione dovrà aspettare fino a ottobre 2020.

“Ma chi li doveva chiedere questi contributi? – lamenta – È possibile che tra Ufficio provinciale del lavoro e Inps dovessi essere io, un ragazzo di 15 anni, al lavoro per portare a casa qualche migliaia di lire, ad andare a verificare che il datore di lavoro mi versasse i contributi? Non sapevo nemmeno come fare e sfido a vedere quanti sarebbero in grado di farlo oggi. Il massimo era verificare che il libretto di lavoro era regolare, e lo era”.

Il problema di Grieco potrebbe essere quello di molti altri che credono di avere i contributi ma in realtà così non è. Sarebbe meglio richiedere un estratto contributivo negli uffici Inps e fare i conti con gli anni di lavoro effettivi. Il malcapitato si è rivolto anche  all’Istituto Nazionale di Previdenza, per sollevare la possibilità che la dispersione dei documenti regolari sia avvenuta da parte degli stessi uffici Inps, in quanto, come già detto, la tecnologia non consentiva archiviazioni diverse da quelle cartacee.

Interrogativi che qualcuno è chiamato a valutare per riconoscere a un uomo il diritto alla pensione. Un diritto che gli viene posticipato per due anni di contributi che «non risultano». Ma se fossero stati di più?

Giulia Ventura




Basilicata: storia e rinascimento

POTENZAI primi ad abitare la Basilicata in modo stabile furono i Lucani, una popolazione che proveniva dalla vicina Campania e andò a stanziarsi nella parte interna della regione. In generale, dai numerosi ritrovamenti effettuati si è visto che per la natura calcarea e quindi friabile del terreno, sin dalle epoche più remote le popolazioni usavano come dimore delle caverne naturali o delle grotte scavate nella roccia.

Tra il VII e il VI secolo a.c. giunsero dal mare sul litorale ionico i coloni Greci che fondarono diverse città divenute in poco tempo fiorenti e grandi: Meraponto, Siri, Tursi, Eraclea. Tutti centri che oggi non esistono più.

La Basilicata nella storia

I Lucani si trovarono ben presto a combattere contro queste città e riuscirono a sottometterle, fino a quando non vennero a loro volta sconfitti dai Romani. Nel III secolo a.c. la potenza di Roma crebbe a tal punto che la città riuscì a sottomettere tutta l’Italia meridionale e anche la Basilicata. Fino a quel momento la regione aveva conosciuto periodi di grande splendore, ma sotto il dominio dei Romani venne trasformata in un paese spopolato e quasi deserto. Le vallate, un tempo piene di vigneti e di campi coltivati, furono per la maggior parte lasciate incolte, utilizzate per il pascolo delle pecore e delle capre, mentre solo alcune zone agricole vennero destinate a essere sfruttate: In queste campagne si coltivavano i prodotti da portare nella capitale per soddisfare i commerci.

Dopo il V secolo d.C. l’Impero romano decadde e la regione fu invasa prima dai Goti, poi dai Longobardi. Un secolo dopo i Bizantini dell’Impero romano d’Oriente, scacciarono i Longobardi prendendo possesso del territorio. Come accadde al resto dell’Italia meridionale la regione passò in seguito sotto il dominio di diversi signori stranieri , fra cui gli Svevi che erano tedeschi e, nel 1435, gli Aragonesi, che provenivano dalla Spagna.

A causa dei nuovi dominatori la Basilicata cadde in stato di grave decadenza economica: Isolata dal resto del territorio per la sua posizione geografica, mal governata, piena di zone malsane che causavano morte, si impoverì. Inoltre in quell’epoca la popolazione si trovava in mezzo alle dure lotte fra i signori del luogo e gli Aragonesi, lotte che aumentarono i disagi e la povertà.

Nel 1734 il Regno di Napoli, a cui la Basilicata apparteneva con le altre regioni dell’Italia meridionale, passò nelle mani di un’altra famiglia spagnola, quella dei Borboni, che regnò quasi ininterrottamente per circa cento anni. Nel 1860 Garibaldi, con la spedizione dei Mille, conquistò la Sicilia e l’Italia meridionale, che poco dopo entrarono a far parte del Regno d’Italia.

All’attuale regione amministrativa della Basilicata corrisponde grosso modo l’antica Lucania: territorio compreso tra il Sele, il Bradano e il Lao.
Decaduto nel medioevo, il termine Lucania venne riconsiderato tra il 1932 e il 1945, per definire la regione amministrativa che si sarebbe chiamata Basilicata.
Da sempre organizzati in comunità indipendenti, pronte a riunirsi al comando di un unico capo in caso di pericolo, i Lucani furono un popolo fiero e battagliero che seppe strappare colonie e roccaforti ai greci, come Potentia (ora Potenza), sapendone però assorbire la cultura e la civiltà.

Giulia Ventura




Potenza: il mistero dei Templari al cimitero San Rocco

POTENZA – Secondo la storia, l’Ordine dei Templari fu fondato nel 1118, al termine della prima Crociata, dall’aristocratico Hugo di Payns. L’Ordine dei Templari era originariamente costituito da 11 frati francesi che, armati di spada, ebbero il compito di difendere dagli infedeli i pellegrini che viaggiavano lungo le strade sante fra Jaffa e Gerusalemme.

 

Nel cimitero di Borgo San Rocco a Potenza, nascosta tra le altre opere architettoniche, si scorge una piccola Cappella, risalente alla fine dell’800, che presenta incisioni esterne abbastanza comuni, ma soffermando meglio lo sguardo si possono scorgere alcuni particolari molto interessanti: non molto comune è la presenza di un giardino privato, contornato da ulivi recintati, la cripta si trova a capo della struttura, il tutto chiuso da un piccolo cancelletto in ferro. Le iscrizioni presenti in alto raffigurano una croce latina formata da due segmenti di diversa misura che si intersecano ad angolo retto, in cui il segmento minore è circa a tre quarti del segmento maggiore. Per la maggioranza dei cristiani la croce è un simbolo dell’amore di Dio. Il significato simbolico è di riferimento per i cristiani nel mondo, ma questa particolare croce ha, ai suoi lati, delle ali simili a quelle d’aquila, usate come contorno della svastica durante il periodo del nazionalsocialismo tedesco. Le ali, infatti rappresentavano l’aiuto “divino” che veniva chiesto durante le battaglie.

Possiamo dunque ipotizzare, attraverso questo particolare, un primo cenno visivo che riporta alle Crociate. E non è tutto, il mistero continua, in basso della Cappella possiamo osservare una scultura che prende la forma di una lampada ad olio, sul quale manico si trova un’altra croce latina.

 

Una lampada, dell’olio, l’attesa: sono questi gli elementi che caratterizzano la parabola delle dieci vergini che Matteo presenta al capitolo 25 del suo vangelo. Nel caso specifico della scultura posta sull’entrata della cripta, il significato è palesemente una sorta di attesa perpetua affidata a Dio, che toglie i peccati, assolvendo i fedeli proprio con l’olio. All’interno della cripta, le lapidi contornate da varie statuine raffiguranti Santi, e delle scritture il cui tono è solenne, ricercato e carismatico.

Leggendo queste parole l’attenzione va sulla missione posta in essere dal defunto che “Senza rancore, nel politico risorgimento contempla il sangue dei suoi, con abito d’onestà, affermò che nell’intima religione del dovere trae piedistallo di dolcezza l’anima veramente pura ed intemerata.” Tali scritti trovano affinità con i giuramenti Templari e con il tenore di vita che questi monaci-soldati erano tenuti ad avere.

 

Le donne non erano ammesse all’ordine, almeno non ufficialmente. Una donna, Ester, presente nella cripta, lascia un’incisione forte e in maiuscolo: Vuole quella dimora perpetua per sempre per la sua famiglia e per lei. Indagando presso gli uffici cimiteriali, il custode ha fatto sapere che la cappella è stata acquistata ad aeviternus, ovvero in eterno. Il costo o il nome dell’acquirente non sono stati svelati, ma sappiamo che la prima ad essere stata sepolta all’interno è stata proprio Ester. I suoi cari hanno provveduto all’istallazione di tutte le componenti della cappella.

Continuando ad osservare sull’altare, come di consuetudine c’è una croce, ma non è la semplice croce latina, bensì una Budded Cross, ovvero Croce bruciata. Nota anche come Croce degli Apostoli, sarebbe la Croce Latina fissata con tre cerchi o dischi, alla fine di ogni braccio. Per il cristiano rappresentano la Santissima Trinità, ed era uno dei simboli templari per eccellenza.
L’altra croce che si scorge al di sotto dell’altare, rossa anche se scolorita è una chiara Croce Templare: Croce rossa in campo bianco, nel corso degli anni ne sono state adottate di diversi tipi e forme, dalla croce greca a quella cosiddetta croce patente, ovvero la croce a bracci uguali che si allargano nella parte esterna.

 

Al cimitero di Borgo San Rocco di Potenza ci sono anche altre tombe dalle parvenze Templari, ma la cripta di cui si è parlato è l’unica ad essere perpetua e “fuori dal tempo”. Cosa significa? Significa che se anche dovesse crollare, nessuno potrebbe spostare, né toccarne i resti finchè qualche erede, seppur lontano, ne dia disposizione.

Il Professor Mario Moiraghi, docente universitario ed esperto di storia medioevale, avrebbe dimostrato che i Templari hanno avuto origine in Italia, fondati da Ugo dei Pagani nativo di Forenza in Basilicata. I Cavalieri Templari ebbero origine in Italia Altobradano, la magica terra di Basilicata sarebbe stata la culla dei Cavalieri, e da qui verrebbe anche spiegata la presenza di tali incisioni nella cripta presso il cimitero di Potenza, luogo di eterno riposo per la famiglia capeggiata da uno dei probabili Cavalieri del Tempio.

Giulia Ventura

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Potenza, Acquedotto Lucano: minacce di morte all’amministratore unico

POTENZA –  Michele Vita, Amministratore Unico di Acquedotto Lucano è stato minacciato, insieme ad un altro dirigente di Acquedotto. Si tratta di minacce di morte che aprono un fascicolo della Procura della Repubblica. In precedenza erano state inviate lettere a carattere intimidatorio presso la sede principale dell’acquedotto in via P. Grippo a Potenza, ma credendole di poco conto, nessuno se ne è preoccupato, omettendo la denuncia. L’apice si è avuto questa mattina, con il ritrovamento di una testa d’animale sgozzato nel giardino dell’Amministratore Michele Vita, che attualmente si trova a dover viaggiare con la presenza di una scorta.

Ha mantenuto un profilo accettabile relativamente all’alta carica che rappresenta, o avrà forse pestato i piedi a qualcuno? Risulta che recentemente Acquedotto Lucano, sotto la firma di Vita, lo scorso 13 Settembre, abbia dato un ultimatum alle 1.914 utenze che non pagano le bollette da tempo. L’azienda ha dato un limite di tempo di 15 giorni per regolarizzare, al termine dei quali l’emissione dell’acqua sarà sospesa, garantendo solo il minimo vitale previsto dalla legge. E così i morosi dopo 15 giorni dall’ultimatum, il 28 settembre, hanno rischiato di vedersi annullato il contratto di fornitura e chiusi i rubinetti.

Acquedotto Lucano, tramite l’ufficio stampa ha fatto sapere che la cifra d’ammanco è di 6 milioni e 200mila euro, inoltre Vita ha sottolineato il fatto che Acquedotto Lucano “è anche disposta a concedere ai condomini morosi un piano di dilazione, ma nell’ambito della certezza dell’impegno che si assume”. Intanto, la società ha portato avanti “la campagna di recupero del credito dovuto dai villaggi e residence turistici del Metapontino e del Tirreno”, riuscendo a regolarizzare “235 delle 259 utenze fino ad ora interessate. Soltanto 24 utenze non si sono messe in regola con i pagamenti con la conseguente sospensione dell’erogazione idrica. Questa attività ha consentito di recuperare da subito circa mezzo milione di euro, mentre somme per 1.800.000,00 euro sono state rateizzate. La campagna, che comprende anche altre utenze commerciali – si legge ancora nel comunicato di Acquedotto Lucano – prosegue con la finalità di recuperare ulteriori 2.200.000,00 euro mai entrati nelle casse di Acquedotto Lucano”.

Lo scorso 19 luglio dall’Acquedotto Lucano era già arrivato un primo appello, riguardante però villaggi turistici, alberghi e complessi residenziali per lo più della costa jonica e tirrenica lucana: 450 utenze il cui debito era di circa 5.500.000,00 euro. C’era stato l’invio di avvisi bonari, poi i solleciti telefonici, infine le lettere raccomandate. A un certo punto, erano stati inoltrati telegrammi ultimativi che, nella maggior parte dei casi, non hanno avuto alcun riscontro. Pertanto Acquedotto Lucano aveva annunciato la sospensione della somministrazione dell’acqua potabile, secondo le norme del Regolamento del Servizio idrico integrato. A subire la sospensione sarebbero state le utenze con morosità superiore a 10mila euro (a volte superiori anche a 100mila euro) imprese spesso di fuori regione che proprio dai consumi idrici traggono i loro profitti.

Alla fine, le aziende hanno cominciato a pagare, ma rimane qualcuno fuori dal coro. Che le minacce siano inerenti o meno con la campagna dell’acquedotto è ancora un mistero, sul quale gli inquirenti faranno presto chiarezza. Michele Vita è stato nominato Amministratore di Acquedotto Lucano  per 3 esercizi, per quasi 130mila euro all’anno, come dimostra il suo compenso presente sul sito ufficiale dell’acquedotto, aggiornato all’anno 2016, sul quale si legge anche di viaggi e missioni inerenti alla sua carica per un corrispettivo di 2.000 euro in un anno, concentrando tutte le spese tra giugno e dicembre, oltre ai suoi possedimenti patrimoniali (quasi 20 tra terreni e fabbricati) , due automobili e uno yacth.

Giulia Ventura




Potenza, omicidio 39nne polacco: scattate le manette per un romeno

POTENZA – Un cittadino polacco di 39 anni è stato ucciso la notte scorsa a Ruvo del Monte (Potenza) al termine di una lite per motivi passionali: i Carabinieri – coordinati dal pm di Potenza Vincenzo Lanni, che si è recato sul posto – hanno arrestato un romeno di 42 anni.




Potenza, auto contro tir: grave incidente in autostrada

POTENZA – Grave incidente stradale alle porte di Potenza, precisamente sul tratto autostradale che collega Potenza est e Potenza ovest. Stando alle prime ricostruzioni, pare che un auto si sia ribaltata su sé stessa coinvolgendo anche un Tir. Ancora da chiarire le cause, che potrebbero essere attribuite alla qualità del manto stradale che risulta particolarmente bagnato a causa delle piogge, che nelle ore della notte scorsa, hanno colpito il capoluogo. Sul posto intervenuta un’ambulanza dell’Ospedale San Carlo di Potenza e diverse squadre delle Forze dell’Ordine che hanno operato i rilievi del caso per determinare la dinamica dell’incidente.

G.V.




Maratea, cade dal tetto di un edificio: 67nne in gravi condizioni

MARATEA (PZ) – Un operaio 67nne è caduto dal tetto di un edificio finendo nella tromba delle scale dopo un volo di circa 3 metri. L’episodio è avvenuto lo scorso sabato 30 settembre a Maratea, in località Fiumicello mentre l’uomo era intento nella costruzione di un edificio.

Sono apparse subito gravissime le sue condizioni. Tempestivi i soccorsi da parte dell’eliambulanza del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Carlo di Potenza. Il cantiere è ora sotto sequestro, per permettere agli inquirenti di accertare che lo stesso fosse a norma in merito alla sicurezza sul lavoro.

Sulla vicenda è intervenuta anche la Cgil che per voce della segretaria Angela Pina De Cristofaro ha fatto sapere che il tema della sicurezza sul lavoro non dovrebbe essere visto come un “adempimento burocratico”, bensì un modo per salvaguardare i lavoratori. “A quell’età bisognerebbe essere in pensione, – ha detto la sindacalista – perché non si può stare sulle impalcature a 67 anni”.

La Cgil ha inoltre fatto sapere di stringersi intorno al dolore della famiglia promettendo di rilanciare un appello al Governo contro l’aumento dell’età pensionabile con lo scopo di legiferare in tale verso e in caso contrario, ha dichiarato De Cristofaro, ci vedremo costretti alla mobilitazione.

Giulia Ventura




Potenza, tentata rapina all’ufficio postale: è caccia a due banditi presumibilmente armati

POTENZA – Tentativo di rapina all’ufficio postale di via Grippo, messo in atto sabato 30 Settembre, da parte di due uomini muniti di passamontagna e non ancora fermati delle forze dell’ordine. Secondo le prime ricostruzioni i due malviventi aiutandosi con un fil di ferro, hanno cercato di aprire una delle porte sul retro dell’ufficio postale dove sono posizionate le casse con i soldi contanti.

I due uomini non sono però riusciti nel loro intento. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Polizia di Stato che hanno ascoltato i dipendenti presenti durante l’accaduto, i quali hanno riferito che i due malfattori erano armati. Ora è caccia ai due banditi che hanno lasciato dei particolari utili agli inquirenti, per la loro identificazione, grazie alle telecamere presenti nel luogo.

Giulia Ventura