Milano: 38enne incinta ruba borsetta, fugge in auto e ingaggia inseguimento con volante della polizia

MILANO – Arrestata in zona Quinto Romano, stamani, una donna incinta di 38 anni italiana che ha commesso il furto di una borsetta in un’area di servizio lungo la tangenziale Ovest con il suo compagno. Fuggendo alla guida di un’auto ha speronato due volte una macchina della polizia e ha cercato di investire un agente, il suo compagno é riuscito a fuggire a piedi mentre lei è finita in manette e sarà processata per direttissima. Il lungo inseguimento in tangenziale è terminato quando gli agenti sono riusciti a fermare la vettura nei pressi dell’uscita di Quinto Romano evitando che investisse un collega.




Cerignola: arrestati i componenti della banda del kalashnikov

L’Operazione è stata condotta dai poliziotti delle Squadre Mobili di Firenze, Pisa, Ancona e Foggia, con il coordinamento e la partecipazione diretta del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.

 

CERIGNOLA (FG) – Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 8 pregiudicati cerignolani, ritenuti responsabili dell’assalto ad un furgone portavalori sulla A12 perpetrato il 30 settembre 2016. Un anno fa un “commando”, armato di kalashnikov e fucili a pompa, ha assaltato con tecniche paramilitari due portavalori sull’A12: la Polizia di Stato ha catturato i presunti autori dell’episodio criminale, ritenuti responsabili dei reati di tentata rapina, porto abusivo di arma da fuoco, ricettazione e riciclaggio.

 

Nelle prime ore della giornata odierna, infatti, a Cerignola (FG), Firenze, e Stornara (FG), gli investigatori delle Squadre Mobili di Firenze, Pisa, Ancona e Foggia, con il coordinamento e la partecipazione diretta del Servizio Centrale Operativo, hanno eseguito una ordinanza, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Pisa su richiesta di quella Procura della Repubblica, che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di 8 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di tentata rapina, porto abusivo di arma da fuoco, ricettazione e riciclaggio.

Le indagini, supportate da attività tecniche, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari nei confronti di un gruppo criminale, composto da pregiudicati cerignolani, di età compresa tra i 26 ed i 46 anni, che, lo scorso 30 settembre, a Fauglia (PI), ha compiuto un assalto armato in danno di 2 blindati della ditta BTV Mondialpol adibiti a trasporto valori, uno dei quali contenente circa 6 milioni di euro. In particolare, gli indagati, simulando l’appartenenza alle Forze di Polizia con falsi lampeggianti e dispositivi di segnalazione manuale, hanno iniziato a chiudere la arteria autostradale A12 tra Rosignano (LI) e Collesalvetti (LI). Successivamente, il “commando” ha bloccato oltre 10 chilometri di autostrada, in entrambi i sensi di marcia, costringendo a scendere dalle proprie autovetture gli automobilisti in transito, e posizionando le vetture in maniera da chiudere di fatto la A12, creando peraltro conseguentemente code chilometriche. Il gruppo criminale, a tal fine, ha altresì disseminato lungo la strada una serie di chiodi a quattro punte, per forare gli pneumatici dei mezzi di passaggio ed interrompere definitivamente la viabilità, esplodendo altresì dei colpi d’arma da fuoco sulle autovetture i cui conducenti si sono mostrati reticenti nell’abbandonare immediatamente il mezzo. Nel frattempo, i complici che hanno seguito i blindati hanno posto in essere un assalto armato in danno dei furgoni, bloccati all’interno di una galleria e crivellati con decine colpi di arma automatica; nell’occasione, il commando non è riuscito ad asportare la somma di denaro custodita all’interno del mezzo solo grazie ai sofisticati sistemi di difesa passiva dei mezzi blindati. Nello specifico, gli indagati hanno esploso numerosi colpi di AK 47 (khalashikov) e di fucile a pompa all’indirizzo del blindato, avviando un vero e proprio conflitto a fuoco con le guardie particolari giurate a bordo dei furgoni, nel corso del quale sono stati esplosi circa 170 colpi d’arma da fuoco.

Le indagini inizialmente avviate dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Firenze e dalla Squadra Mobile di Pisa hanno successivamente coinvolto gli omologhi uffici di Ancona (alla luce di evidenti convergenze investigative con un analogo episodio delittuoso perpetrato nel settembre del 2015 sull’autostrada A14 nei pressi di Ancona) e di Foggia, nel cui territorio insiste la “base logistica” dei criminali, nonché il Servizio Centrale Operativo della Direzione Anticrimine Centrale della Polizia di Stato, che ha coordinato le attività e partecipato direttamente alle investigazioni. L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pisa, ha immediatamente evidenziato come la rapina fosse stata progettata ed eseguita con grande cura da un gruppo di persone, ben strutturato ed altamente specializzato, che ha utilizzato per i lunghi spostamenti anche un veicolo pesante, ovvero un autoarticolato in grado di trasportare l’intero commando, insieme alle armi ed alle attrezzature impiegate. Le preliminari risultanze investigative – suffragate da intercettazioni, sofisticate analisi del traffico telefonico, accertamenti balistici e servizi di osservazione, nonché mirate analisi sulle tracce di pneumatici, sulle impronte rilevate nell’ambito dell’inchiesta e sui veicoli rubati utilizzati per il colpo – hanno portato gli investigatori ad individuare il possibile luogo di partenza dei rapinatori nella zona del foggiano; è stato successivamente ricostruito, difatti, come alcuni degli indagati abbiano soggiornato sul litorale tirrenico, durante i mesi precedenti alla rapina, per svolgere accurati sopralluoghi e monitorare gli spostamenti dei “portavalori”. In esito alla menzionata, complessa attività di indagine, il Giudice per le Indagini Preliminari di Pisa ha difatti accolto le richieste di quella Procura ed ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti degli 8 indagati, ritenuti gli esecutori materiali del assalto, permettendo, tra le altre cose, di disarticolare un pericoloso gruppo criminale radicato nel foggiano. Nel medesimo contesto investigativo sono in corso di esecuzione 9 decreti di perquisizione personale e domiciliare, nei confronti di altrettanti, ulteriori soggetti, indagati in stato di libertà per i menzionati reati.




Un museo per le auto della Polizia

Auto celebri, mitiche “volanti” e moto: dagli anni Trenta a oggi. Un percorso che passa in rassegna i momenti più significativi della società italiana attraverso le auto e le moto della Polizia di Stato esposte in un padiglione dell’ex Fiera di Roma, in Via dell’Arcadia 20.

 

Il Museo delle auto della Polizia di Stato, ospita circa settanta esemplari tra auto, moto, scooter, bici e persino un “gatto delle nevi” che hanno fatto la storia e il costume della Polizia e dell’Italia.

 

Veicoli diventati famosi, come le jeep del dopoguerra o le Moto Guzzi della Stradale. E chi non ricorda le Alfa Romeo della Squadra mobile? Moltissimi i modelli restaurati tutti con pezzi originali, pronti finalmente per la “vetrina” che meritano. Spicca tra queste la mitica “Pantera” del maresciallo Armando Spatafora, una Ferrari 250 GTE nera del ’62, unico esemplare tra i corpi di Polizia al mondo. Addestrato a Maranello dai collaudatori Ferrari, Spatafora negli anni ’60 sfrecciava per le strade della Capitale all’inseguimento dei banditi, dotati di auto più veloci di quelle d’ordinanza della Squadra mobile. I poliziotti pensarono allora di lanciarsi all’inseguimento dei malviventi con un bolide da 240 cavalli che poteva raggiungere i 240 chilometri orari! Era la Ferrari targata Polizia 29444, che la leggenda racconta abbia percorso con il suo maresciallo-pilota anche la scalinata di piazza di Spagna.

In tutto una settantina di “gioielli” – di cui i visitatori possono osservare da vicino le caratteristiche tecniche – e che sono in un certo senso anche il simbolo della nostra storia dagli anni Trenta a oggi.

Un’area del museo è dedicata all’esposizione di alcuni cimeli storici, caschi, stivali, berretti, palette, ricetrasmittenti e altre apparecchiature che i poliziotti usavano dagli anni ’60 in poi.

Il museo è aperto a tutti e ha un costo contenuto: 3 euro la tariffa intera, 1,50 quella ridotta (ingresso gratuito per il personale di Polizia in servizio o in quiescenza). Gli incassi sono destinati al Fondo di Assistenza per il personale della Polizia di Stato in favore del “Piano Marco Valerio” istituito a favore dei figli degli operatori di Polizia affetti da gravi patologie.

Orari di apertura al pubblico:

Dal lunedì al Sabato ore 9:00 – 13:00
MESE DI AGOSTO: CHIUSO




Primo bilancio sul call center 112 NUE, si allungano i tempi di risposta: sicurezza a rischio

di Chiara Rai

Con questa puntata del nostro servizio giornalistico sulla storia del glorioso “numero unico di soccorso pubblico 113” facciamo un cenno sull’indice di gradimento del Call Center 112 NUE, che sta sostituendo 113, 112 carabinieri e 115 e 118, nelle province in cui è stato attivato.
I pesanti riflessi sulla sicurezza dei cittadini e delle città collegati al funzionamento del Servizio di soccorso pubblico e di pronto intervento ci induce a fare qualche riflessione di carattere generale sul funzionamento del nuovo numero unico europeo 112 NUE.

 

Denunce e lagnanze, sicurezza a rischio Abbiamo deciso di anticipare la trattazione di questo argomento alla luce del trasversale coro di proteste per gli interventi in ritardo e il doppio filtro causati dalla organizzazione del call center laico 112 Nue. La denuncia viene da tantissimi cittadini e dai sindacati SAP, SIAP e SIULP per le forze dell’ordine, NurSind per gli infermieri, CONAPO e FNS Cisl per i Vigili del Fuoco. Segnalano che l’introduzione di un passaggio in più ha allungato i tempi di risposta mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini. I cittadini chiedono di essere garantiti nel diritto alla vivibilità in sicurezza e le istituzioni hanno il dovere di promuovere tutte le iniziative possibili, sul piano legislativo, amministrativo ed operativo, per garantire il diritto ad essere e sentirsi sicuri. La difficile situazione di molte città è sotto gli occhi di tutti. Roma in particolare sta attraversando un periodo problematico sotto il profilo della vivibilità, della sicurezza e del decoro: criminalità diffusa, abusivismo, contraffazione, incendi, roghi tossici, emergenza idrica, rifiuti con sporcizia per strada e fetore dalla spazzatura abbandonata fuori dai cassonetti stracolmi, erba incolta e marciapiedi divelti, buche, problemi di trasporti e di parcheggi, invasione di gabbiani, topi, cinghiali anche in città. Tutto questo rappresenta una grave ferita per la vivibilità cittadina, per il turismo e per l’economia.

 

L’intervento del Prefetto Tagliente, già Questore di Roma Per rispondere al diffuso senso d’insicurezza un Funzionario con un grande senso dello Stato e con decenni di esperienza nel settore del soccorso pubblico e del pronto intervento, il prefetto Francesco Tagliente già questore di Roma, va ripetendo da anni che è importante garantire ai cittadini, turisti ed operatori economici la più celere accessibilità al servizio di soccorso pubblico, la massima disponibilità e professionalità degli operatori addetti alla gestione delle segnalazioni e richieste di pronto intervento e una risposta il più rispondente possibile alle aspettative dell’utente che si dovesse trovare in una condizione di disagio o di pericolo. Il Numero Unico per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento Tagliente lo considera uno dei pilastri fondamentali per la sicurezza delle città oltre che termometro dei rapporti d’integrazione sociale. Per far capire meglio l’importanza di questo “Servizio” l’ex Questore di Roma piace paragonarlo, con una immagine figurata, ad un dispositivo di regolazione del flusso, come un rubinetto che ha la funzione di alimentare o scoraggiare (con l’apertura o chiusura della valvola) le segnalazioni di reato da parte dei cittadini e, di conseguenza, permettere di attivare gli operatori di polizia deputati al pronto intervento (volanti o gazzelle) ed a seguire l’attività degli organi investigativi (Squadra mobile, Digos ed omologhi Uffici dei Carabinieri) e della stessa Magistratura.
Risulta di tutta evidenza – sostiene Tagliente – che ad una pronta accessibilità al Servizio e disponibilità degli operatori corrisponde una maggiore conoscenza dei reati e conseguente azione di contrasto. Se il cittadino sa che chiamando il numero di emergenza lo trova libero, gli operatori rispondono subito e sono professionali, al momento in cui avverte una situazione di disagio o di pericolo, non esiterà a chiamare mettendo in condizione le forze di polizia di sapere e di intervenire. Viceversa se ha avuto precedenti esperienze negative – dirette o anche per sentito dire – sarà orientato a non chiamare, alimentando così il numero oscuro dei reati e la speranza di impunità dei potenziali autori dei reati. Peraltro, tempi e qualità delle risposte al numero di soccorso pubblico e pronto intervento possono falsare o consentire una lettura distorta dell’andamento dei reati e dello stato di sicurezza delle città. Rispondendo in ritardo si ricevono meno telefonate e si conoscono meno i reati realmente accaduti con una forbice sempre più ampia tra sicurezza reale è percepita”.

 

L’Italia, modello da imitare con l’amato 113 Dal 1969 i cittadini italiani hanno avuto la possibilità di potersi avvalere di un numero unico nazionale per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento gestito da persone dotate da un spiccato senso dello Stato, fortemente motivate, con una spiccata sensibilità e professionalità.
L’Italia è stato il primo paese al mondo ad aver attivato il numero di telefono unico 113. Prima dell’Italia solo l’Inghilterra aveva attivato il numero unico 999 ma non a livello nazionale, perché era operativo solo a Londra.
Per anni il 113 è stato ritenuto il modello di riferimento mondiale per la gestione del soccorso pubblico. Centinaia di delegazioni estere hanno fatto visita alla Sala Operativa della Questura di Roma per conoscere la funzionalità del servizio (vedi foto allegata all’articolo)
Mentre il mondo si ispirava al modello italiano, i Governi protempore consentivano la proliferazione dei numeri per le richieste di pronto intervento 112, 114, 115, 117, 118, 1515, 1518, 1522, 1530, ,1525, 1544 arrivando a farsi sanzionare dai giudici dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea per le inadempienze sul corretto funzionamento del numero unico di emergenza europeo 112.
Nel 1976 dopo 8 anni dalla operatività a livello nazionale del 113, anche l’Europa raccomanda l’uso del numero unico decidendo di istituirlo per tutta l’Unione Europea poi nel 1991. La scelta cade sul 112.

 

Dove è operativo il 112 NUE Dopo 49 anni dalla sua istituzione il Governo e Parlamento hanno mandato in pensione lo storico 113 e con lui hanno mandato in pensione anche il 112 nazionale gestito dai carabinieri, 115 per le richieste di pronto intervento dei Vigili del Fuoco e il 118 utilizzato per la chiamata delle autoambulanze
Sperimentato a Varese, il 112 NUE è già operativo in Lombardia, a Roma città, in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Catania, Ragusa e Siracusa ed è in fase di realizzazione nel corso dell’anno nelle altre province della Sicilia e delle altre diverse da Roma-06 nel Lazio. Entro il prossimo anno sarà attivato in Emilia Romagna, Marche e Umbria e Toscana
In alcune città Italiane (Brindisi, Biella, Modena, Rimini, Salerno, Prato, etc.) è temporaneamente attivo un sistema che suddivide le chiamate a 112 e 113 al 50% tra Polizia di Stato e Carabinieri, lasciando inalterate le chiamate dirette a 115 e 118. Questo modello è in fase di superamento per concentrare tutte le chiamate verso il solo 112.

 

Le proteste per la gestione del nuovo numero Negli ultimi tempi stanno assumendo toni preoccupanti le proteste per la gestione del nuovo numero unico di emergenza 112 Europeo anche da parte di sindacati di polizia dei vigili del fuoco e degli infermieri che da mesi denunciano forti criticità del numero unico organizzato come un normale call center senza nessun appartenente ai corpi e alle amministrazioni coinvolte nelle emergenze. L’obiettivo di tale unione di forze delle varie sigle sindacali di categoria, è attuare una soluzione che permette di avere un unico filtro alla richiesta di aiuto, in un contesto di risposta multidisciplinare.
Solo per citare alcuni casi, a Torino lo scorso 30 giugno sei sigle sindacali che il 30 giugno si sono uniti in una conferenza stampa per contestare l’istituzione del numero unico 112 in tutta Italia. Si tratta dei sindacati SAP, SIAP e SIULP per le forze dell’ordine, NurSind per gli infermieri, CONAPO e FNS Cisl per i Vigili del Fuoco. Secondo quanto ricostruito dall’annuncio, la CUR (centrale unica di risposta) è “Un moltiplicatore di inefficienze e sprechi che con l’introduzione di un passaggio in più ha allungato i tempi di risposta, secondo una strategia scellerata che ha di fatto moltiplicato le criticità e i rischi”.
Secondo i sindacati l’introduzione di un passaggio in più ha allungato i tempi di risposta mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini. Il sindacato dei vigili del fuoco (Conapo) facendo riferimento alla morte di un bambino di 10 anni annegato a Bosio denuncia che la richiesta di intervento ai vigili del fuoco per salvare Leonardo Pecetto è arrivata con 15 minuti di ritardo. “Dai dati in nostro possesso – scrive il Conapo – i vigili del fuoco sono stati allertati ben 15 minuti dopo che la richiesta di soccorso è pervenuta al numero unico di soccorso 112”.

 

L’esempio di Roma A Roma Il messaggio di una signora, con il quale, la stessa, lamenta su Facebook di aver atteso 13 minuti per segnalare un incendio al numero di emergenza 112, ha alimentato centinaia di condivisioni con migliaia di like e commenti polemici molto pesanti sul funzionamento del nuovo 112 NUE.
Ludovico Poletto in un articolo pubblicato il 4 agosto su La Stampa scrive che il coro adesso è trasversale: «Il numero unico dell’emergenza, il 112, non funziona». Antonio Mazzitelli, del Fncisl dei Vigili del fuoco punta il dito contro l’intervento di qualche giorno fa in montagna: «Ci hanno allertati con 15 minuti di ritardo. C’era un bambino caduto in un dirupo, ma loro hanno avvisato solo la parte sanitaria. E a noi hanno mandato una comunicazione per conoscenza, e per di più classificata come “priorità bassa”. Quando hanno compreso che servivamo anche noi era già passato un tot di tempo. E solo a quel punto abbiamo potuto organizzare i soccorsi e far decollare l’elicottero». È furibondo Mazzitelli: «Queste cose vanno gestite da chi sa come si fa, non in modo così improvvisato».

 

Il flop di Torino È una rivolta che si allarga ogni giorno un po’ di più quella contro il Nue di Torino. Pietro Di Lorenzo, segretario del Siap della polizia ha preparato un elenco in 10 punti con gli esempi di tutti i guai che ci sono in una zona come quella di Rivoli, per colpa del 112. Per dire: «Gli incidenti in tangenziale vengono girati al commissariato. Che poi deve chiamare la stradale. Il risultato è che un intervento passa attraverso tre centralini». Un tema che Eugenio Bravo, responsabile del Siulp, di Torino, il più grande sindacato di polizia, affronta da tempo. E a nome di tutte le sigle sindacali dice: «Altro che snellire e stare vicino ai cittadini in modo più rapido. I tempi si sono allungati e il servizio non è preciso, anzi». Vedi il caso dei Vigili del fuoco e dell’elicottero fatto intervenire in ritardo. «Ma abbiamo altri esempi» dicono i Vigili del fuoco. Che stanno mettendo insieme tutti i casi documentati con registrazioni. Antonio Perna del sap della polizia rincara la dose: «Pensi che non hanno ancora capito che la stradale deve intervenire prima di tutti in tangenziale».

 

“Gestione folle” Ludovico Poletto scrive che “La questione sta diventando scottante, anche perché l’alzata di scudi coinvolge anche l’ex 118. E Stefano Agostini, il delegato sindacale non ci pensa due volte a dire che: «Una gestione di questo tipo è folle. Sono aumentati i tempi di attesa dei pazienti e di conseguenza nel torinese è aumentata anche la piaga delle aggressioni agli operatori che arrivano sugli interventi. La gente non accetta di dover spiegare anche due o tre volte il problema prima di avere una risposta». Si spieghi meglio. «Se chiamano per un soffocamento da un oggetto ingoiato, l’operatore interroga chi telefona, poi gira la chiamata al 118. Perdendo tempo. In casi come questo ci sono 4 minuti per salvare al vita al paziente. Con il 118 l’operatore dava in diretta le istruzioni, oggi tra attenda, mi dica, chi è, dove si trova, aspetti le passo un altro, che tempi ci sono? Un minuto se va bene».
«Pretesti» replica Danilo Bono uno degli organizzatori delle sale 112. «Gestiamo 4 mila chiamate al giorno, eliminiamo quelle inutili e se qualcosa non va, al posto di polemizzare, ci dicano come migliorare». La risposta è corale: «Creare una sala interforze, con gente competente».
In pratica da modello mondiale per la gestione delle chiamate di emergenza al 113 l’Italia si sta dimostrando un Paese incapace di assicurare una risposta in tempi accettabili per salvare vite umane.

 

“Per la gestione del numero unico emergenza europeo 112 si poteva fare di più e meglio” Il prefetto Francesco Tagliente ha affermato senza mezzi termini che prima di completare l’attivazione del 112 NUE nelle altre province è urgente capire cosa sta accadendo in quelle dove è già operativo. Tagliente da circa 40 anni impegnato a potenziare le installazioni per la sicurezza dei cittadini, era riuscito a garantire una risposta, mediamente, entro 6 secondi a chi chiamava il 113 per fare una segnalazione o una richiesta di soccorso pubblico. Nel 2011, da Questore della Capitale decise di assegnare alla Sala Operativa per le esigenze del 113 anche Funzionari del ruolo dei psicologi perché considerava i 6 secondi in media come tempi di risposta, solo una tappa e guardava oltre. La notte dell’emergenza neve del 5 febbraio 2012 grazie al potenziamento del Servizio gli operatori del 113 della Questura di Roma erano riusciti a gestire circa 24.000 segnalazioni e richieste di soccorso. Agli psicologi chiese di studiare ogni ulteriore possibile intervento migliorativo e una strategia per far sentire i cittadini, che notano un reato o una situazione di pericolo, protagonisti della sicurezza. Di lì a poco livello di efficienza raggiunto portò i primi risultati. Molti cittadini con le loro segnalazioni tempestive riuscirono a salvare vite umane. Tagliente per premiarli li invitava nel suo Ufficio, gli stringeva la mano davanti alla bandiera della Repubblica e annotava i loro nomi in un registro chiamato “albo dei cittadini virtuosi”. L’allora questore Tagliente per testimoniare pubblicamente la sua gratitudine ai cittadini che grazie al loro intervento e a una telefonata al 113 erano riusciti a risolvere situazioni difficili, la sera del 14 marzo 2012 organizzò un Concerto con la Banda musicale della Polizia di Stato, all’Auditorium della Conciliazione dedicato agli oltre 500 cittadini denominati “virtuosi” e rispettive famiglie  I pesanti riflessi sulla sicurezza delle città, che la gestione di questo servizio comporta, ci induce a fare qualche riflessione di carattere generale insieme con il dott. Tagliente. Per la gestione del numero unico emergenza europeo 112 si poteva fare di più e meglio afferma Tagliente. Il funzionamento è determinante per la sicurezza delle nostre città. Sarebbe stato meglio far gestire questo Servizio da operatori delle Forze di Polizia sotto la responsabilità dell’Autorità di pubblica sicurezza anziché da personale dipendente delle Aziende/Enti del Sistema Regionale.

 

Un servizio condizionato dai conti di ciascuna Regione Il tema è stato affrontato 3 mesi fa con la legge sulla sicurezza urbana. Con le nuove disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città contenute nella legge 18 aprile 2017, n. 48, Governo e Parlamento si sono posti il problema della gestione del Numero Unico Europeo 112 in maniera molto poco convincente. All’art 14, la nuova legge in vigore da appena 3 mesi, dispone che: “Per le attività connesse al numero unico europeo 112 e alle relative centrali operative realizzate in ambito regionale( omissis), le Regioni che hanno rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio (omissis) possono bandire, nell’anno successivo, procedure concorsuali finalizzate all’assunzione, con contratti di lavoro a tempo indeterminato, di un contingente massimo di personale determinato in proporzione alla popolazione residente in ciascuna Regione, sulla base di un rapporto pari ad un’unità di personale ogni trentamila residenti. (omissis) Le procedure concorsuali finalizzate alle nuove assunzioni di cui al comma 1 sono subordinate alla verifica del personale in mobilita o in esubero nell’ambito della medesima amministrazione con caratteristiche professionali adeguate alle mansioni richieste“. Non è stata una felice trovata far sapere ai cittadini che il funzionamento di un Servizio cosi “vitale” come il 122 NUE è condizionato dalla capacità delle Regioni di rispettare gli obiettivi del pareggio di bilancio.




Frosinone, passaporto: la Polizia di Stato interviene in diretta online


FROSINONE – Ospite del programma online “Cosa succede in città” il Primo Dirigente della Polizia di Stato dott.ssa Antonella Chiapparelli è intervenuta per rispondere alle domande della conduttrice Greta Mariani sul tema di polizia amministrativa: il passaporto, argomento di grande interesse in vista delle prossime festività pasquali ed in prospettiva delle ferie estive, nonché delle gite d’istruzione organizzate dagli istituti scolastici.
Il funzionario ricorda che, in seguito a prenotazione online, il documento è rilasciato, entro 15 giorni, ai cittadini italiani con durata decennale; alla scadenza non si rinnova ma si deve richiedere l'emissione di un nuovo passaporto.
In aderenza alla vigente normativa europea, dal 20 maggio 2010 viene rilasciato ai cittadini, da tutte le Questure in Italia ed all'estero dalle rappresentanze diplomatiche e consolari, un passaporto elettronico costituito da un libretto di 48 pagine a modello unificato.
Tale libretto cartaceo è dotato di un microchip in copertina, ecco perché elettronico, che contiene le informazioni relative ai dati anagrafici, la foto e le impronte digitali del titolare.
Inoltre, è presente anche la firma digitalizzata, fatta eccezione per alcune categorie, dove, al posto della firma ci sarà la dicitura "esente" .
L'iscrizione del minore sul passaporto del genitore non è più valida dal 27.06.2012: da questa data il minore può viaggiare in Europa e all'estero solo con un documento di viaggio individuale.
L’istanza per il minore deve essere controfirmata da entrambi i genitori.
 




Frosinone, la Polizia di Stato a scuola contro bullismo e cyberbullismo: obiettivo prevenzione

 

FROSINONE – Il Direttore Tecnico Capo Psicologo della Questura dott.ssa Cristina Pagliarosi ed il Responsabile della Sezione della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Frosinone Sostituto Commissario Tiziana Belli hanno incontrato gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Vallecorsa, nell’ottica della prevenzione contro ogni forma di comportamento prevaricante, come bullismo e cyberbullismo.
E’ stata sottolineata l’ importanza che riveste il gruppo osservante per demotivare o incoraggiare il bullo, evidenziando la differenza tra bullismo e cyberbullismo.
In quest’ultimo caso le azioni compiute sono più gravi perché condivise in “rete”, dove le conseguenze sono amplificate per l’ assenza dell’oblio, per la potenziale visibilità al vasto popolo del web e per la mancanza di limiti spazio – temporali dell’atto persecutorio.
Sono stati inoltre evidenziati gli aspetti giuridici dei commenti denigratori “postati” ed è stato analizzato il fenomeno del sexting, cioè la condivisione via web di immagini o video a contenuto sessuale.
Al riguardo è stato, pertanto, ricordato che i minori di 18 anni non hanno il diritto a gestire la propria l’immagine, né quella altrui e che soltanto al compimento del 14° anno di età si può ottenere un profilo social.
A conclusione dell’incontro, la giovane platea, attenta e partecipe, ha interiorizzato e condiviso il messaggio veicolato dal personale della Polizia di Stato, riconoscendo la necessità di limitare il tempo “on line” anche per i giochi virtuali e di rivalutare l’importanza di un’attività ludico-ricreativa all’aria aperta, piuttosto che “bruciare” il cervello su un dispositivo elettronico.




Polizia di Stato: Ugl in piazza contro l'attuale bozza di riordino

 

di C.R.

 

ROMA – L’Ugl ha manifestato per contestare la bozza sul riordino delle carriere all’interno della Polizia di Stato. L’evento è stato denominato dal sindacato “Vittime di fuoco amico”. Secondo il sindacato Ugl Polizia di Stato, questo provvedimento “umilia ancora una volta la dignità personale e professionale delle donne e degli uomini in divisa” che mettono a rischio la propria vita per garantire la sicurezza ai cittadini.


Delegazioni di sindacalisti dell’Ugl polizia di Stato hanno manifestato questo venerdì 10 marzo 2017 davanti alle questure di molte città italiane e, in gran numero, a Roma dove i dirigenti nazionali del sindacato hanno protestato di fronte al Ministero dell’Interno, la Questura, alla di Castro Pretorio, Polo Anticrimine Tuscolano e Anagnina. Di fronte al Ministero dell’Interno è stato presente il segretario generale del sindacato di polizia, Valter Mazzetti che il giorno prima, giovedì 9 febbraio, è stato ospite della trasmissione Officina Stampa condotta dalla giornalista Chiara Rai.

 

Per l’Ugl, la Pubblica Amministrazione, nel redigere questo riordino, si è mostrata “lontana dai veri bisogni del personale dimostrandosi incapace di cogliere i tanti e i forti segnali di malessere lanciati a più riprese proprio dagli stessi. Il riordino delle carriere, per definizione, dovrebbe riordinare e riorganizzare i ruoli secondo i più moderni principi di efficienza ed efficacia, restituendo maggiore dignità professionale al personale”.


Tanti i punti fondamentali della protesta dell’Ugl che sono stati ben spiegati da Mazzetti in trasmissione: Per il ripianamento degli organici, che dovrebbe avvenire subito, è intollerabile una fase transitoria di dieci anni: “Per farvi capire l’assurdità – ha detto Mazzetti – ci saranno molti Assistenti capo, Sovrintendenti capo e Sostituti commissari che andranno in pensione prima di poter ottenere il minimo beneficio da questo riordino”. Ma le “falle” di questa bozza che miete “Vittime di fuoco amico” non si esauriscono: “Serve che vengano ampliati gli organici con riferimento ai ruoli dei Sovrintendenti, Ispettori e del Ruolo direttivo ad esaurimento, perlomeno che sia al pari delle altre forze di polizia”. Di fatti ha spiegato Mazzetti che i ruoli intermedi della Polizia di Stato sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.


Gli ispettori prima del riordino del ’95 hanno dovuto subire anni e anni di inerzia e adesso gli si chiede di frequentare ancora un corso di sei mesi, anziché 15 giorni previsti per i Carabinieri ad esempio, per tornare al pari dei Marescialli dei Carabinieri e Finanzieri, ignorando qualsiasi principio di “par condicio”. Questo per 300 posti all’anno probabilmente per i prossimi cinque anni. Molti di dipendenti non faranno neppure in tempo a cogliere questa possibilità di partecipare e accedere a un ruolo che per legge era loro.
Inoltre, tutte le vacanze organiche che si sono accumulate a seguito dei mancati concorsi oltre alle opportunità offerte dal Riordino, nella fase transitoria, devono restare esclusiva prerogativa dei soli dipendenti attraverso concorsi interni, con eliminazione dei limite dell’età anagrafica. Molteplici altre sono le ragioni per cui l’Ugl manifesta contro questa bozza di riordino. Le iniziative del sindacato non si fermeranno qui, c’è ancora tempo che fa auspicare in consapevoli e sostanziose modifiche prima dell’approvazione definitiva.

SINDACATI POLIZIA DAL MINUTO 24




Roma, sicurezza trasporti: protocollo d'intesa tra Atac e Polizia di Stato

 

ROMA – Il Questore di Roma Guido Marino e l’Amministratore unico per l’Atac Manuel Fantasia hanno siglato, questa mattina in Prefettura, il "Protocollo d’intesa per la realizzazione di iniziative coordinate per la sicurezza del trasporto pubblico".
L’iniziativa, scaturita da intese precedentemente raggiunte, s’inquadra nell’ambito delle misure messe in campo per garantire la sicurezza di chi utilizza i mezzi pubblici, sia autobus che linee della metropolitana, senza trascurare le stazioni, nonché degli stessi operatori di settore.
L’accordo, oltre a favorire una cooperazione per l’utilizzo delle risorse umane e la gestione condivisa delle attività che interessano la sicurezza nel trasporto pubblico, permetterà di mettere in atto, con azione congiunta della Questura e dell’Atac, appositi dispositivi di controllo nell’ambito del trasporto pubblico locale.
La Questura di Roma promuoverà e favorirà un’attività di supporto al personale Atac attraverso l’impiego di personale a bordo di mezzi del trasporto pubblico locale, in un’ottica di aumento della sicurezza percepita dall’utente al fine di contrastare i reati predatori.
Saranno favorite iniziative di aggiornamento professionale a carattere congiunto tra personale della Questura di Roma e quello dell’Atac su tematiche di interesse condiviso. Previsti corsi di formazione, dedicati al personale Atac, e differenziati per “pacchetti formativi”, rivolti alle diverse figure aziendali.
Particolare attenzione sarà rivolta alle problematiche relative allo stress da lavoro del personale dell’azienda di trasporto pubblico, con la collaborazione di psicologi in forza alla Questura. Il protocollo d’intesa avrà la durata di due anni, a decorrere da oggi, e costituirà la base per ulteriori cooperazioni future. 




Polizia di Stato, con il riordino 36 milioni di euro di risorse: la bozza contestata da molti sindacati

 

Red. Politica

 

Come verrebbero ripartiti i fondi con la nuova bozza di riordino già approvata  in via preliminare dal Consiglio dei Ministri? Le risorse complessivamente disponibili a regime per la Polizia di Stato sono di 36 milioni di euro di cui 27 milioni riservati al solo personale dal ruolo degli agenti e assistenti a quello degli ispettori. Circa 9 milioni di euro destinati a tutti i ruoli.


Delle 4.000 unità di incremento di organico, il 60 per cento è riservato agli assistenti capo, il 20 al personale del ruolo con almeno quattro anni di anzianità e il restante 20 per cento a coloro, del medesimo ruolo, che non hanno superato 40 anni di età.  La bozza prevede inoltre l’accesso graduale al ruolo dei sovrintendenti, per gli attuali circa 43.000 assistenti  Capo  di cui circa 24.000 entro cinque anni e tutti gli altri entro dieci anni.


Diversi sindacati di polizia hanno organizzato manifestazioni nelle piazze perché di fatto non vedono sostanziali benefici per i poliziotti con questa bozza di riordino: c‘è chi parla di ripartizione delle risorse sbilanciata e chi contesta il mancato sostanziale avanzamento di carriera interno atteso da oltre vent’anni nonché il dislivello di ruoli intermediari che andrebbe riallineato.


Intanto, almeno su carta sembrerebbe che la bozza possa portare qualche beneficio nel ruolo di servizio alla cittadinanza anche se come ad esempio l’istituzione al livello provinciale e locale di un'unica centrale operativa della Polizia e a livello comunale o sovracomunale una rete capillare di comandi, commissariati, stazioni di Polizia che devono essere ovunque sempre operativi 24 ore su 24. Prevedere un’adeguata ed uniforme dotazione tecnica, economica ed informatica di tutti i comandi territoriali o i commissariati delle due nuove forze di polizia dello Stato in conformità ai nuovi compiti e alla nuova organizzazione.
Nei fatti i cittadini non sanno se ciò che è scritto nella bozza di riordino possa veramente contribuire a garantire il livello di sicurezza nelle strade e l’attività di prevenzione rispetto ai reati di criminalità. La cittadinanza vorrebbe dunque sapere cosa sta succedendo e perché si manifesta in maniera tale da farsi un’idea ed essere partecipi agli stati d’animo di chi garantisce sicurezza nel Paese.


Per questo motivo saranno presenti alla trasmissione web tv in diretta da Grottaferrata Officina Stampa i maggiori rappresentanti delle sigle sindacali di polizia: il Segretario Generale Ugl Polizia di Stato Valter Mazzetti, il segretario nazionale Silp Cgil Tommaso Delli Paoli, il Segreterio Generale del SAP Gianni Tonelli, il segretario generale provinciale di Roma per il Coisp Umberto De Angelis.


Il web talk condotto dalla giornalista Chiara Rai andrà in diretta il giorno giovedì 9 marzo 2017 alle ore 18:00 sui seguenti canali:
youtube OFFICINA STAMPA
www.officinastampa.tv
Facebook OFFICINA STAMPA


La diretta sarà trasmessa dal locale Black Jack di Grottaferrata

 




“DEEP WEB”, SGOMINATA BANDA DI PEDOFILI: E'ALLARME PER LE FOTO DEI BAMBINI IN RETE

Redazione

Roma – La Polizia di Stato ha concluso una complessa attività di indagine coordinata dalla Dda di Roma ed in collaborazione con Europol. L'attività investigativa degli agenti del Cncpo, il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia on line della Polizia postale, ha permesso di scoprire un marketplace dell'illecito con attività illegali di ogni genere, luogo virtuale dove le comunità pedofile scambiano informazioni per reperire "materiale di nuova produzione". I poliziotti, a seguito di numerose perquisizioni informatiche, per la prima volta hanno anche eseguito il sequestro di 11mila wallet di criptmoneta. E’ stato anche individuato l'italiano gestore del più gettonato marketplace di traffici illeciti del "deep web", il web nascosto ai tradizionali motori di ricerca.




LA POLIZIA DI STATO FESTEGGIA 163 ANNI DALLA FONDAZIONE

di Alessandro Pansa – Capo della Polizia di Stato

Questo 22 maggio festeggiamo il 163° anniversario della nostra fondazione; e a questa Festa, la seconda che ho l’onore di celebrare come Capo, vorrei dare – e vorrei aggiungere, finalmente – i toni dell’ottimismo.
Ottimismo non solo per i segnali di una ripresa generale del Paese, ma anche, dopo tante stagioni difficili, per i successi e le prospettive della Polizia di Stato. All’interno di una situazione che resta finanziariamente pesante per tutte le amministrazioni pubbliche, per il secondo anno consecutivo abbiamo ricevuto più risorse rispetto all’anno precedente. Era già accaduto nel 2014 rispetto al 2013, ed è accaduto di nuovo in questo 2015 rispetto al 2014. Mi sembra opportuno sottolineare come la scelta di non tagliare – e anzi aumentare – le risorse per la Polizia di Stato manifesti l’apprezzamento del Governo nei confronti della qualità e della quantità del nostro lavoro. Per questo voglio ringraziare il presidente del Consiglio, il ministro dell’Interno, ma anche ciascuno delle donne e degli uomini che indossano la nostra divisa.
Con ciò non intendo dire che ci siamo messi alle spalle tutti i problemi. So bene quanto siano sacrificate le retribuzioni dei poliziotti e quanto restino insufficienti le risorse per la manutenzione delle sedi e per il rinnovo dei mezzi; e difatti state certi che il mio primo pensiero di ogni giorno, fino a che durerà il mio mandato, sarà quello di rendere progressivamente sempre più sicure e più soddisfacenti le condizioni in cui voi dovete lavorare. Voglio dare atto però che già oggi la Polizia di Stato è parte integrante e attiva di un processo di rinnovamento del Paese con la sua capacità di garantire elevati livelli di sicurezza anche dinanzi alle dimensioni dei fenomeni criminali e ai forti cambiamenti sociali ed economici in atto.
Mi sembra dunque giusto, in questa occasione, ricordare ciò che di buono abbiamo fatto in questi ultimi dodici mesi. Dovrei davvero fare un lungo elenco; ma qui mi limiterò a menzionare quel che a me pare più significativo. In Italia sono arrivati 170mila migranti. Un numero enorme, la più grande migrazione che abbia investito il nostro Paese nei tempi moderni. Abbiamo accolto – e spesso salvato – questa marea di esseri umani, li abbiamo curati, nutriti, alloggiati. E tutto questo senza il diffondersi di epidemie, senza sommosse, senza sangue. Sul fronte dell’ordine pubblico, in un anno di acute tensioni sociali, siamo riusciti a garantire a tutti la possibilità di manifestare senza – anche qui – che si sia verificato alcun grave incidente. E non era scontato neppure che il terrorismo, di matrice islamica o interna, non colpisse sul nostro territorio con quelle azioni sanguinose che hanno purtroppo funestato altri Paesi a noi vicini.
Ogni poliziotto, pensando a questi risultati, dovrebbe sentirsi con una ideale Medaglia al valore appuntata sul petto. Io sono orgoglioso di voi. Buona Festa e un affettuoso augurio a voi e alle vostre famiglie.–