Nuove conoscenze sul cervello umano, il Professor Pietro Pietrini: “Abbiamo strumenti sofisticati per leggere i meccanismi cerebrali che sottendono le nostre attività mentali”

Oltre quattromila ricercatori provenienti da tutto il mondo riuniti a Roma per discutere le nuove conoscenze sul cervello umano e le sue funzioni.

Si è aperto lunedì all’Auditorium Parco della Musica a Roma il 25esimo Congresso Mondiale della Organization for Human Brain Mapping (OHBM), che vede oltre quattromila ricercatori da tutto il mondo discutere le nuove conoscenze sul cervello umano e le sue funzioni.

Presidenti del Congresso il Prof. Pietro Pietrini, psichiatra e neuroscienziato, Direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca e il Prof. Emiliano Ricciardi, Associato di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica di IMT. Nelle cinque giornate dei lavori, verranno affrontati tutti i più importanti argomenti di frontiera nello studio del cervello e le implicazioni per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche in psichiatria e neurologia e i progressi nelle interfacce cervello-computer per importanti applicazioni anche nel campo della neuroriabilitazione.

“Nelle ultime tre decadi vi è stato un enorme progresso nelle metodologie per lo studio in vivo della meravigliosa architettura morfologica e funzionale del cervello umano – spiega il Prof. Pietrini – abbiamo oggi strumenti molto sofisticati per cercare di comprendere i meccanismi cerebrali che sottendono le nostre attività mentali. In psichiatria, questo apre nuove prospettive e la rende sempre più vicina alle altre discipline mediche”.

Il Congresso a Roma festeggia i 25 anni dalla fondazione dell’Organizzazione. Per celebrare l’evento, Poste Italiane ha creato un annullo postale dedicato.




Servizio di ascolto e sostegno della persona nel “Giorno della Memoria”, L’intervista allo psichiatra Pietro Pietrini

C’è stato un grandissimo interesse per l’incontro-dibattito organizzato nella Sala Consiliare del Comune di Castel Gandolfo sul tema “La persona umana come valore fondante del nostro ordinamento Costituzionale”.
Lo psichiatra neuroscienziato Pietro Pietrini ora direttore della Scuola IMT alti studi di Lucca, socio fondatore della Società Italiana di Neuroetica ha affrontato il tema all’ordine del giorno riflettendo sul valore “Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari e abusi dalla burocrazia”, sperimentato con successo a Pisa.

Come valuta il Servizio di ascolto e sostegno messo in piedi dal Prefetto Tagliente con il vostro fondamentale contributo?

“Il Servizio di ascolto e sostegno ideato e attuato in tempi assai rapidi dal Prefetto Francesco Tagliente nel 2013, ha senza dubbio precorso i tempi, non solo cronologicamente, anticipando la risposta ad un problema sociale che lo stesso Presidente della Repubblica avrebbe portato all’attenzione delle Prefetture, ma soprattutto per il modello innovativo di approccio completo al fenomeno, quello che nella ricerca scientifica verrebbe definito un approccio multidisciplinare integrato.

Chi avete aiutato e qual’è stato il suo ruolo?

Il Servizio di ascolto e sostegno, in effetti, ha affrontato la questione degli imprenditori – industriali, commercianti, artigiani – in crisi economica in maniera scientifica, mettendo insieme i professionisti e i rappresentanti istituzionali in grado di coprire ogni aspetto possibile della situazione di chi si rivolgeva al Servizio.
Nel mio ruolo allora di Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e di specialista in Psichiatria, ho avuto il privilegio di essere stato chiamato
dal Prefetto Tagliente ad occuparmi della valutazione del bisogno di sostegno specialistico da parte di chi si rivolgeva al Servizio o dei famigliari degli stessi.

Che ruolo riveste lo studio dell’aspetto psicologico della persona nell’ambito del servizio di sostegno?

L’aspetto psicologico in questi casi, come direi in tutte le circostanze della vita, riveste un ruolo di primaria importanza. “Non è tanto importante cosa ti succede nella vita, ma come tu rispondi ad esso”, ci insegnano gli antichi pensatori. Questo è indubitabilmente vero. Di fronte alla medesima avversità, gli esseri umani possono rispondere in modi assai diversi. Questo dipende da una varietà di fattori, alcuni costituzionali, come aveva ben capito Freud oltre un secolo fa, vale a dire fattori legati ai nostri stessi geni, alla nostra neuro-biologia, alla vulnerabilità al disagio psichico, altri ambientali, vale a dire a come siamo stati allevati, educati, alle risorse morali e materiali che abbiamo avuto e sulle quali possiamo contare.

Come possibile capire la dinamica che scatta nella testa del suicida?

Sappiamo oggi che natura e ambiente, lungi dall’essere due ambiti separati, si influenzano l’uno con l’altro in una complessa ed intima relazione biunivoca. Comprendere un fenomeno così complesso e drammatico, come quello del suicidio, è impossibile se non si abbandona l’ambito della fisiologia e si entra in quello della patologia, di quelle condizioni di sofferenza dell’animo così marcate, anche se spesso altrettanto invisibili allo sguardo altrui, da rendere tutto profondamente nero, senza speranza alcuna. In quale altro modo potrebbe infatti trovare giustificazione un
atto tanto radicale qual è la soppressione del proprio esistere su questo pianeta? Esiste una condizione materiale che possa giustificare un tale atto, che possa rappresentare quello che in termini tecnici viene
definito il suicidio razionale? Definizione che, a sommesso parere di chi parla, è un ossimoro.

Quanto incide sul gesto del suicida la condizione di crisi economica, di perdita di lavoro, di difficoltà di andare avanti?

La crisi economica, il fallimento della propria impresa, della propria attività commerciale non sono né potrebbero essere la ragione per cui qualcuno si suicida, ma sono il casus belli che fa crollare un equilibrio già provato, già incrinato da un disturbo sottostante, forse latente, forse ignorato, forse negato, ma presente. Drammaticamente presente.
Quando la depressione prende il sopravvento e si impadronisce dell’animo, la ragione a poco a poco si dissolve, lasciando spazio allo sconforto più profondo, dove tutto appare a tinte cupe, più buie della notte senza luna, dove non esiste speranza, ma solo un insopportabile senso di disperazione e di disgrazia immanente e incombente.

I baluardi della critica, dell’analisi oggettiva, cadono uno dopo l’altro,
inesorabilmente. “Ma le cose poi non è che andassero così male, avevamo sì un po’ di debiti, ma ci si poteva fare, nel nostro mestiere ci sono alti e bassi…”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere frasi del genere dalla moglie, dai figli dell’imprenditore suicida, increduli e disperati per non aver saputo cogliere la sofferenza profonda che dilaniava l’animo del proprio caro? È in questo nucleo patologico, racchiuso nell’intimo della persona, che trova origine il dramma, quel dramma che porta l’individuo a porre fine al proprio universo. Il lavoro sinergico, letteralmente gomito a gomito intorno al tavolo della Prefettura, ha permesso di affrontare in maniera congiunta le questioni materiali – legali, finanziarie, burocratiche e così via – e al contempo di mettere in atto il sostegno psicologico e l’intervento psichiatrico in quei casi nei quali le rate scadute dei mutui erano il dito che punta la Luna”.

Grazie Professore

A Lei. A presto

L’incontro dibattito era stato aperto dai saluti del Sindaco di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e della giornalista Chiara Rai organizzatrice del “Premio Castel Gandolfo 2019” insieme a Maria Grazia Piccirillo.
Prima del prof Pietrini erano intervenuti l’avvocato Giuseppe Mazzotta Presidente Unione Giuristi Cattolici di Pisa; Paolo Giusti responsabile sportello di ascolto della Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura; Antonio Cerrai, presidente del Comitato provinciale CRI di Pisa; Romano Pucci, presidente Confartigianato Impresa Pisa, tutti già componenti del Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari.