MORTO PIETRO INGRAO, STORICO ESPONENTE DEL PCI

Redazione

E' morto Pietro Ingrao. Storico esponente del Pci e presidente della Camera dal '76 al '79 aveva compiuto 100 anni lo scorso 30 marzo. Unanime il cordoglio da tutto il mondo politico. "Con Pietro Ingrao scompare uno dei protagonisti della storia della sinistra italiana", dice il premier Matteo Renzi. "A tutti noi mancherà la sua passione, la sua sobrietà, il suo sguardo, la sua inquietudine che ne hanno fatto uno dei testimoni più scomodi e lucidi del Novecento, della sinistra, del nostro Paese". Omaggio a Ingrao anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini che lo ricorda, in un tweet, come ''storico Presidente della Camera e grande figura della democrazia @montecitorio saprà onorarlo''.

Ingrao è stato un politico, giornalista e partigiano italiano. Nipote di Francesco Ingrao, Pietro Ingrao nasce nel piccolo paese di Lenola (al tempo nella provincia di Terra di Lavoro in Campania, oggi in provincia di Latina), da una famiglia di proprietari terrieri originari di Grotte, piccolo centro in provincia di Agrigento in Sicilia. Frequenta il ginnasio a Santa Maria Capua Vetere e il liceo a Formia dove conosce gli insegnanti Pilo Albertelli e Gioacchino Gesmundo che ne influenzeranno profondamente la formazione. Iniziata la sua attività anti-fascista nel 1939 (ma fu in precedenza iscritto al Gruppo Universitario Fascista, vincendo un Littoriale della cultura e dell'arte[3]), aderì al Partito Comunista Italiano nel 1940 e partecipò attivamente alla Resistenza partigiana.

Al termine della seconda guerra mondiale divenne il riferimento indiscusso di un'area all'interno del PCI schierata su posizioni marxiste creative, molto attente ai movimenti della società. Rappresentò quindi "l'ala sinistra" del partito (votò tuttavia a favore dell'espulsione dei dissidenti di sinistra, a lui molto vicini, che si raccoglievano intorno al mensile il manifesto). Ebbe spesso profondi scontri politici con Giorgio Amendola, che invece guidava "l'ala destra" o migliorista.

Ininterrottamente deputato dal 27 settembre 1950, quando subentrò al mandato del collega Domenico Emanuelli deceduto prematuramente[4], al 1992, nonché capogruppo tra il 1964 e il 1972, fu direttore del quotidiano l'Unità dall'11 febbraio 1947 al 15 gennaio 1957. In seguito entrò nel comitato centrale del partito e fu il primo comunista a presiedere la Camera dei deputati dal 1976 al 1979. Fra il 1989 e il 1991 fu tra i massimi oppositori della svolta della Bolognina che portò allo scioglimento del PCI; al XIX e al XX Congresso del partito, nel 1990 e nel 1991, fu infatti tra i firmatari e i principali animatori ed ispiratori delle mozioni di minoranza che si opposero alla linea del segretario Achille Occhetto.

Ingrao aderì comunque al Partito Democratico della Sinistra dove coordinò l'area dei Comunisti Democratici fino al 15 maggio 1993, quando annunciò infine l'addio al PDS. In seguito è stato un indipendente vicino al Partito della Rifondazione Comunista dal 1996[6], organizzazione alla quale aderirà formalmente solo il 3 marzo 2005. Ancora alle elezioni europee del 2009 invitava a votare la Lista Anticapitalista[8], ma nel marzo 2010 dichiarava di votare per Emma Bonino alla presidenza del Lazio e per Sinistra Ecologia Libertà[9]. In vista delle elezioni politiche del 2013, ha confermato di votare per Sinistra Ecologia Libertà, che per Ingrao è l'unica forza unitaria della sinistra che può ambire a governare il paese ed essere protagonista di un cambiamento reale.

Nella sua vita Pietro Ingrao ha scritto poesie e diversi saggi politici. La sua opera più importante è, secondo il giudizio della maggior parte dei critici, Appuntamenti di fine secolo, pubblicata nel 1995 grazie alla collaborazione con Rossana Rossanda. Il 20 ottobre 2007 Pietro Ingrao ha portato il suo saluto alla manifestazione di piazza San Giovanni in Laterano (Roma) organizzata dalla sinistra radicale contro il precariato e per i diritti dei lavoratori. È uno dei primi firmatari dell'appello per la manifestazione. Nel 2011 scrive Indignarsi non basta, risposta a Indignatevi! di Stéphane Hessel, appello a non cadere nel disinteresse per la politica.

Ingrao si è sempre dichiarato ateo, sebbene abbia manifestato in molte occasioni profondo interesse per le domande spirituali e per le esperienze religiose altrui più intense e coerenti. Nel 2014 crea un sito internet a lui intestato per offrire una sintesi della sua carriera politica e continuare a comunicare coi simpatizzanti. Sposato con Laura Lombardo Radice (1913-2003), aveva cinque figli: Chiara, Renata, Bruna, Celeste e Guido. Morì a Roma il 27 settembre 2015, pochi mesi dopo aver compiuto il secolo di vita.




PIETRO INGRAO COMPIE CENTO ANNI. GLI AUGURI DELL'OSSERVATORE D'ITALIA

di Silvio Rossi

Il trenta marzo del 1915, un mese scarso prima che gli alpini attraversassero il Piave, a Lenola, paese della provincia di “Terra di Lavoro”, sui monti Aurunci, zona che è stata assorbita dalla provincia di Latina, nacque Pietro Ingrao, figura storica del Partito Comunista Italiano dal dopoguerra fino al nuovo millennio.

Entrato nella resistenza antifascista allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale, ha aderito al PCI, diventando il punto di riferimento dell’area schierata su posizioni più di sinistra, creando un dualismo ideologico con Giorgio Amendola, che invece rappresentava le posizioni più di destra.

Nel febbraio 1947, per un decennio è stato il direttore del quotidiano del partito, l’Unità, nel momento in cui, nel dopoguerra, il giornale era non solo uno strumento di informazione per le masse operaie, ma il mezzo con cui molti di essi si erudivano, imparavano a leggere, cercavano di formarsi una coscienza critica, un vero e proprio “abbecedario” di una generazione proletaria.

Deputato per oltre quarant’anni, è stato il primo Presidente della Camera dei Deputati appartenete al Partito Comunista, dal 1976 al 1979. Dopo la svolta della Bolognina, pur contestando la svolta di Occhetto aderì in una prima fase al PDS, salvo uscirne nel 1994 perché non si riconosceva più nella linea politica del partito, in seguito si avvicinò alle posizioni di Rifondazione Comunista.

Pietro Ingrao è l’esempio vivente di quella classe politica che oggi molti cittadini rimpiangono, dopo aver scoperto che nella Seconda Repubblica il livello medio della classe politica è sceso notevolmente, con i dirigenti di partito che una volta erano provenienti dalle scuole di partito, che sono stati sostituiti da faccendieri, opportunisti, “nani e ballerine”.

In cento anni di vita, Ingrao ha visto l’Italia cambiare notevolmente, ha conosciuto compagni e avversari, ha combattuto anche aspramente per difendere le sue idee, ha conquistato la stima di tutto l’arco parlamentare. Ci uniamo a tanti italiani che oggi gli augurano “cento di questi giorni”.