Elezioni 2018: Il paradosso politico, specchio di un paese confuso e contradditorio

Solo contro tutti Matteo Renzi non sembra voler mollare e la debacle assoluta del PD, ad una trentina di ore dall’esito catastrofico delle elezioni, appare come una meschina messa in scena che mostra un premier indispettito, piagnucoloso e ostinato proprio come un bimbo che non intende separarsi dal giocattolo rotto destinato alla pattumiera.

Il quadro politico e il senso stesso del PD oltre a non esistere più assume sempre più le fattezze di un buco nero nel cosmo che attira a sè e divora ogni “forma sinistroide” che vive in periferia e che sperava di rappresentare la nuova sinistra di fine ventennio degli anni duemila. La comunicazione di dimissioni di Matteo Renzi, congelata nella sua concreta essenza fino alla formazione del nuovo governo, è la prova di una spregevole mancanza di interesse nel raggiungimento il prima possibile di un governo necessario a tessere le fila per il raggiungimento di un assesto politico che ci renda meno vulnerabili in Europa.

Il Rosatellum creato ad arte per rendere difficile e dilazionate le necessarie alleanze pro-governo ci espongono pericolosamente a possibili altalene nell’economia di Piazza Affari con probabili innalzamenti dello spread rischiando di vanificare tutti quegli sforzi ad oggi compiuti per risollevare l’economia.

Gli occhi di Pietro Grasso, apparsi spenti durante il comunicato stampa di Liberi e Uguali, racconta la triste storia, seppur breve, di un grande uomo che ha creduto davvero d’essere l’artefice di una nuova svolta verso una nuova sinistra in grado di concretizzare la propria essenza ma si è dovuto ricredere e comprendere quanto lungo sia il suo cammino lontano da facili ed immediati successi.

Una sinistra confusa e indecisa che in molti anni ha solcato una ferita che richiede numerosi punti di sutura e che Liberi e Uguali ha pensato di curare con un semplice e frettoloso cerotto

Un altro lembo di una forza di sinistra come Potere al Popolo ha ottenuto un contentino, un “gettone di presenza” che comunque ha premiato la capacità di creare in poco tempo una concezione di sinistra 2.0 determinata e coraggiosa con dei contenuti concreti che dovranno ancora trovare un serio sviluppo aldilà dell’entusiasmo giovanile dei tempi sessantottini. Chi ha vinto è un movimento dai buoni intenti ma che dovrà dimostrare d’essere in grado di saltare con un balzo una “gavetta istituzionale” che ad oggi pone seri dubbi su un possibile successo di risultati e proprio in Sicilia, che si è rivelata quale grande bacino di voti ottenuti, il movimento comincia ad essere sostenuto dall’imprenditoria isolana che plaude alle aperture a destra e sinistra nell’unica occasione d’oro di formare un governo qualora il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne conferisse l’incarico. Una forza dirompente che ha il suo vertice assoluto nel Comune di Priolo Gargallo nel siracusano dove il consenso pentastellato ha raggiunto la percentuale micidiale del 70% alla luce anche dell’arresto per truffa del sindaco Antonello Rizza di Forza Italia.

Quel che si attende con impazienza sarà il giorno 23 Marzo dove il Presidente Mattarella conferirà l’incarico del nuovo governo e le previsioni parlano anche di una possibile scelta diretta verso la prima coalizione vincente alle ultime elezioni

Il centrodestra rinvigorito da un notevole successo di consensi alle votazioni relative alla scheda per il Senato si trova a dover da subito chiarire una sua leadership necessaria per seppellire dubbi ed incertezze che possono confondere il proprio elettorato, impresa non facile visto che il fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi non sembra voler cedere lo scettro del premier di coalizione. Dal canto suo però va detto che Berlusconi, sempre più affaticato e smemorato, ha condotto una campagna elettorale decisamente più leggera e ridotta per ragioni di età avanzata e per queste ragioni adesso si trova a dover pagarne l’amaro prezzo. I comizi nella piazze non si possono abbandonare e le televisioni, per quanto seguite da un numero enorme di italiani, non potranno mai trasmettere quella sensazione di presenza fra la gente e di partecipazione attiva rispetto ad un freddo teleschermo usato per promettere la luna e una “flat tax” diretta e spedita a favore palese dei più abbienti. Questa campagna elettorale ha scongiurato anche le previsioni e i timori per un largo consenso all’organizzazione presente nelle schede elettorali come Casapound che si era illusa di andare oltre la soglia del 3% ma che non è neanche riuscita ad ottenere un punto percentuale. La rabbia e le accuse del loro leader ai microfoni televisivi della diretta televisiva contro il conduttore Enrico Mentana reo di non aver dato spazio e visibilità sufficiente, dimostra quanto certi atteggiamenti siano immaturi, ridicoli e del tutto inadeguati come possibile forza politica al governo.

Il quadro politico delle elezioni 2018 italiane assume i connotati di una matassa difficile da sbrogliare dove troppi contendenti si dichiarano i veri vincenti della partita e nel paradosso più totale la sinistra con Zingaretti si riprende la Regione Lazio andando a complicare maggiormente il districato percorso verso un equilibrio che difficilmente avrà la sua attuazione in poco tempo. Gli italiani hanno comunque deciso che è meglio una nuova forza politica giovane inesperta ma di buone intenzioni che vecchi spettri a destra e sinistra dal sapore “riciclato” e riproposto ancora una volta.
Paolino Canzoneri




Pietro Grasso all’assemblea di Liberi e Uguali: “Niente favole come l’abolizione del canone Rai”

“Voglio tornare a essere attivista, come lo ero a vent’anni”. Il presidente del Senato Pietro Grasso parla da “ragazzo di sinistra”, come lui stesso si era definito la scorsa estate lasciando intuire la propria discesa in campo a fianco degli ex-scissionisti Pd come candidato premier. E lo fa di fronte alla platea dei delegati di Liberi e uguali, convenuti all’hotel Ergife di Roma per l’assemblea nazionale, con un intervento relativamente breve e asciutto nello stile. Che non ha però lesinato bordate da campagna elettorale agli avversari e proposte forti, come quella sull’abolizione totale delle tasse universitarie, mutuata dal leader laburista britannico Jeremy Corbyn, il cui slogan elettorale campeggiava dietro al palco, stabilendo anche visivamente una connessione col modello inglese.
I giornalisti chiedono delle alleanze, ma all’Ergife il mantra è “si vedrà dopo il 4 marzo”. Lo ripete lo stesso Grasso: “Di alleanze si parlerà dopo il 4 marzo, saremo aperti e inclusivi per tutti quelli che la pensano come noi”. Solo Pierluigi Bersani si spinge oltre, affermando che Leu “parlerà con tutti, tranne con la destra ma per una questione di igiene mentale”.

“Noi rimedio contro i populismi”

“Sarò felice di essere il vostro caposquadra”, dice Grasso prima di illustrare la piattaforma programmatica di Leu e di citare apertamente Corbyn, affermando che la sua formazione lotterà “per i molti non per i pochi”, e che “il nostro impegno non finirà il 4 marzo, perché abbiamo un progetto molto più ambizioso”. Il neoleader prova a galvanizzare i suoi: “Ci aspettano settimane di intensissimo lavoro. È solo l’inizio per cambiare l’Italia, per dare una svolta. Vedo gente rassegnata, impaurita, delusa, con lo sguardo basso. I populismi soffiano sulle paure e noi abbiamo il coraggio di reagire e porre rimedio a tutto ciò. Siamo eredi degli uomini e delle donne che 70 anni fa ci liberarono dal fascismo dandoci la libertà, siamo orgogliosi di credere nella democrazia parlamentare e pronti a lottare fino in fondo per realizzare i principi della costituzione”.

Attacco a Renzi

Al momento di declinare le proposte, arriva la staffilata: “Faremo proposte serie e concrete, a differenza delle irrealizzabili favole che raccontano gli altri partiti. Renzi – attacca Grasso – ha detto che vuole abolire il canone Rai dopo averlo messo in bolletta pochi mesi fa. Berlusconi ne ha dette così tante in 25 anni, scegliete voi la più clamorosa. Salvini per qualche voto in più se la prende con lo Ius Soli, e il Movimento 5 Stelle cambia sempre idea. Noi siamo l’unica alternativa credibile”. Qualche secondo dopo, però, ecco la proposta di abolire tutte le tasse universitarie, su cui già si sta sviluppando un dibattito (anche interno, stando a quanto affermato da Vincenzo Visco) sull’effettiva realizzabilità, che secondo Grasso “costerà 1,6 miliardi di euro”.

Altro elemento fondamentale della piattaforma di Leu, il lavoro, con lo smantellamento del renziano Jobs act: “La nostra battaglia – assicura Grasso – sarà far tornare prevalenti i contratti a tempo indeterminato. Serve un nuovo contratto a tutele crescenti, che reintroduca le garanzie tolte dal Jobs Act. Gli altri aboliscono le tasse, noi aboliamo il precariato”. Un occhio di riguardo, dato il passato da magistrato, sarà ovviamente riservato alla lotta “senza quartiere” all’evasione, dove si pensa di recuperare 50 miliardi, e alla selezione dei candidati, per i quali “non basterà quanto previsto dalla legge Severino”. Sull’Europa, per Grasso “l’Italia non potrà avere un futuro fuori dalla Ue ma la Ue non potrà avere un futuro senza rivedere in profondità i trattati e senza chiudere con l’austerità”.

Boldrini: “Sullo ius soli un grande tradimento”

Nel corso del suo intervento, Grasso ha idealmente accolto Laura Boldrini in Leu, chiamando la platea all’applauso, e la presidente della Camera ha incentrato il suo intervento sui temi a lei più cari, a partire dai diritti civili e le pari opportunità, non prima di aver espresso con forza il proprio rammarico per l’affossamento dello ius soli, da lei considerato un “grande tradimento” per fini elettoralistici. Sulla questione femminile, Boldrini ha osservato che “la maggior parte delle donne in Italia oggi non ha accesso al lavoro. È il medioevo ed è inaccettabile che ci sia il soffitto di cristallo. Basta il club esclusivo per soli uomini: siamo il 51% della popolazione, non siamo una minoranza esigua, ci siamo ed esigiamo rispetto”.

Quali regole per i candidati?

L’assemblea era stata convocata anche con lo scopo di mettere ai voti la road map che porterà alla scelta dei candidati, secondo criteri approvati poi praticamente all’unanimità, come l’incandidabilità anche per gli indagati o i rinviati a giudizio per una serie di reati, tra cui quelli di mafia, terrorismo e reati ambientali. È stato anche deciso che domani e il 9 una serie di assemblee aperte valuteranno i candidati, le cui liste saranno approvate definitivamente entro il 22 gennaio. Tra la cause di incompatibilità, anche l’aver già sostenuto due mandati parlamentari, salvo la concessione di deroghe “limitate e motivate”, che saranno verosimilmente riservate a leader di lungo corso come Bersani e D’Alema.




“Liberi e Uguali”, Pietro Grasso ufficializza la nascita della nuova sinistra: le premesse sono ottime. Vedremo il cammino

Di primo acchito viene subito da pensare che il paese in questi anni difficili abbia bisogno di interventi e riforme urgenti su vasta scala e una ennesima formazione politica sembra un piatto prelibato servito tardivamente al ristorante a fine pasto nel momento in cui i commensali sono oramai abbondantemente sazi.

Ma il quadro politico italiano, al momento, conta e vede una egemonia delle destre che non trovano sul terreno di confronto politico nessuna contrapposizione e nessuno schieramento che possa dargli filo da torcere. Non è chiaro se la debacle delle sinistra sia tutta da attribuire a Matteo Renzi allo stesso modo come erroneamente una dozzina di anni fà si attribuivano tutte le colpe possibili e immaginabili al cavaliere.

 

Resta il fatto che la sinistra di oggi, più che mai, ha perso il “senso di se stessa” e le ideologie, che sembrano forse ritornare ad avere un barlume di senso e coerenza, servono forse a ristabilire un certo ordine per schieramenti politici oramai divenuti vere e proprie “insalate miste” contrassegnate solo da una sigla ed un nome che richiamano i soliti valori puri e positivi.

 

Il Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso durante l’assemblea del Movimento Democratico e Progressista ha ufficializzato la nascita di una nuova entità politica a sinistra dal nome “Liberi e Uguali”. Una sala gremita ha applaudito ed acclamato il primo discorso politico di Grasso all’indomani dalle dimissioni da un PD disastroso in corsa accellerata verso un suicidio politico e storico che vedrà probabilmente l’epilogo alle prossime elezioni previste a Marzo 2018.

Grasso è apparso un uomo deciso che con forza e la voce spesso rotta dalla commozione ha chiuso con un passato scomodo e doloroso. Al microfono ha esordito alla platea: “Le dimissioni dal PD sono nate da una esigenza interiore. Poi mi hanno offerto seggi sicuri e mi hanno chiesto di fermarmi un giro, di fare la riserva della Repubblica. Mi dispiace ma questi calcoli non fanno per me”.

Un chiaro taglio con un passato per una sinistra che si spera possa tornare ad essere una forza politica importante per il paese quale bilanciamento fra opposte visioni politiche che allontanano rigurgiti del passato già “ricomparsi dalle fogne” e rischi di revisionismo già in corso nell’intenzione malsana di cambiare la storia, quella vera.

 

La destra di oggi sembra essersi persa in una demagogia spiazzante e desolante adottando una strategia politica basata sul “chi va là” e focalizzando “l’uomo nero invasore e cattivo” come unico nemico colpevole d’ogni male e la sinistra, incapace di autocritica, mostra un assoluto ed evidente interesse negli equilibri interni di potere e di mantenimento delle poltrone litigando fra di loro e dando le spalle al cittadino che oramai diserta i seggi elettorali ancor meno stimolato da leggi elettorali create quasi per raggirarlo.

 

In questo quadro caotico e disastroso la prima forza politica, il M5S, cammina da sola e paga il prezzo di una organizzazione che per ragioni ovvie spesso fà acqua da tutte le parti nell’anomalia di credere di voler essere “democatici ma solo come dicono e vogliono i vertici”.

 

Grasso sà benissimo che lo aspettano confronti e problemi che non si possono certo risolvere con l’ennesimo bel programmino politico che oramai, nella sua sostanza, risulta uguale e chiaro per tutti. Se “Liberi e Uguali” riuscisse a rappresentare una forza di coalizione capace di intendersi ed ascoltare i cittadini e i buoni propositi provenienti da qualsiasi opposizione, allora una speranza di “dire e fare una cosa di sinistra” potrebbe davvero apparire all’orizzonte.

 

Piace il coraggio e l’idea che una forza alternativa di sinistra corregga la propria vecchia parte oramai corrosa e inutilizzabile. Risulta comunque fortemente incoraggiante, non solo per i cittadini siciliani, che un leader come Pietro Grasso scenda in campo di persona quale protagonista assoluto della lotta contro la mafia, prima metastasi di un paese morente, che portò a termine importanti catture di latitanti storici e presenziò fra i giudici al maxi processo mettendoci la faccia e rischiando la vita. E le premesse sono ottime. Vedremo il cammino.

 

Paolino Canzoneri




D’Alema non balla il tango, Renzi perde i partners e Grasso aspetta il suo turno

Mai a memoria d’uomo c’era stato un ceto politico con un “bagaglio culturale” così povero da far rabbrividire persino gli alunni delle prime elementari.

 

Ciò non sarebbe una colpa, però, se chi porta questo bagaglio non fosse pure arrogante, presuntuoso e prepotente. E chi ci va di mezzo è la democrazia che s’inceppa in mano ad amministratori culturalmente molto limitati. Ma tutto questo è stato scritto e riscritto. Lo riscriviamo ugualmente perché ricordarlo non può che far bene.

Momenti difficilissimi per la storia del Bel Paese. Montecitorio è diventato un covo di litigiosità, di accordi sotto banco e si legifera in virtù di interessi di bottega. Il Paese è sparito dall’agenda delle priorità. Ora è il momento di assestamento delle liste e listini ed a questo scopo hanno cucito un Rosatellum su misura.

 

D’Alema non balla il tango Vita frenetica a Montecitorio, strette di mano, ammiccamenti e sedute a non finire tanto è che molti si addormentano sugli scranni. Di questi ne abbiamo visto una folta documentazione sul web. E’ il momento della compravendita, dei trasferimenti e ognuno di loro sta pensando al proprio domani. Tutti tengono famiglia…
Pisapia, l’avvocato ex sindaco di Milano, ci tiene ad esprimere il suo giudizio sulla scelta di Grasso“Ha fatto il suo dovere fino alla fine. Rispetto e apprezzo la sua scelta” però più di là non osa andare. Sembra che per il momento vuole giocare a fare l’ago della bilancia nella galassia del centrosinistra. Pisapia ha chiesto a D’Alema di fare un passo di lato per facilitare gli accordi. D’Alema che non ha mai perso la pronta battuta gli ha risposto: “Passo avanti, uno indietro e poi di lato: devo imparare il tango”. Al momento, in questo versante regna la confusione più completa o se si vuole, la stagnazione della politica. E’ tutto in divenire tanto più che dopo l’uscita di Grasso dal PD e fino a che ricopre l’incarico di presidente del Senato, dice D’Alema, nessuno può nominarlo leader di nulla.

 

Renzi sempre più solo e lontano dal Paese
Si sta delineando una seconda “gioiosa macchina da guerra” di Occhettiana memoria. Sull’altra riva, in linea di fuoco, questa volta non ci sta Berlusconi, l’avversario è Matteo Renzi, anche se nelle linee arretrate sventolano le bandiere di Forza Italia. Sono lontani i giorni del Nazareno. E’ vero che fuori sede ci sarebbero stati accordi per il Rosatellum ed ora, anche se non lo ammette, Renzi si pente d’averlo fatto. Viaggia nel suo treno e si allontana sempre più da Roma, non solo Roma città ma anche Roma come consenso cittadino.
I rapporti con il Governo si lacerano sempre più. Come si dice, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” e Gentiloni si è approfittato per giocare un tiro mancino, proponendo, d’accordo con il presidente Mattarella, il rinnovo in carica di Visco alla presidenza della Banca d’Italia. Renzi fa buon viso e cattivo sangue e fa finta di abbozzare. Gentiloni nel frattempo si sta svegliando dal letargo e tratteggia un programma di sinistra in vista delle elezioni. E non sottovaluta il rancore di un “Matteo ferito” e cerca di avvicinarlo assicurandogli la leadership a condizione che ciò avvenga in una coalizione larga.

 

La stella di Renzi è in caduta libera. A Roma migliaia di cittadini rispondendo all’appello del Movimento 5 Stelle sono scesi in piazza a protestare contro il Rosatellum, cosa che gli ha rovinato il buon umore della giornata. Il modo muscolare del governo poi, e molti mormorano che dietro c’è stato proprio lui, di porre il doppio voto di fiducia per portare a casa una legge elettorale osteggiata dalla stragrande maggioranza degli italiani, oltre lasciare scontenti tutti, mette in rischio la stabilità del Paese. Tutto questo non si potrebbe dire buona pubblicità per il Matteo del 40% di quattro anni fa. Il fatto più indicativo è che ogni giorno diminuisce ogni sostegno alla sua esigua minoranza e aumentano sempre più i suoi obiettori. La cerchia del giglio magico si frantuma e per ritornare a galla ci vorrebbe più che un colpo di reni.

 

Grasso lascia il gruppo Pd al Senato e aspetta il suo turno Pietro Grasso è il più corteggiato sul mercato pre-elezioni. Piace a Pisapia, piace a D’Alema, piace a Bianca Berlinguer, ancora non si sa quanto piaccia agli elettori. Molti applaudono il suo gesto di correttezza e sono stati scritti plausi a sproposito. Il presidente del Senato, Pietro Grasso ha solo deciso di lasciare il gruppo del partito democratico a Palazzo Madama e di passare al gruppo misto. Non s’intravede alcun atto eroico. Quanti altri, prima di lui, per una ragione o altra hanno cambiato schieramento? L’Atto eroico sarebbe stato se si fosse dimesso da presidente del Senato prima della votazione come fece nel 1953 il presidente del Senato Paratore, contrario alla fiducia per l’approvazione della legge elettorale, cosa che aveva dimostrato l’altezza istituzionale e che a Grasso è venuta meno. Con quella mossa Grasso sembra abbia voluto arrivare prima della Boldrini per il posto di leader di un futuribile polo di sinistra, sapendo che anche lei è molto quotata per quel posto. Presa la sua decisione Grasso scrutando la situazione non si pronuncia, aspetta il suo turno. Il tempo è galantuomo.
Emanuel Galea

 




Lampedusa, vittime dell’immigrazione: 4 anniversario giornata della memoria con Pietro Grasso e Claudio Baglioni

LAMPEDUSA (AG) – Nella “Giornata nazionale della memoria delle vittime dell’immigrazione” giunta al quarto anniversario si ricordano le 366 vittime che persero la vita il 3 Ottobre 2013 in prossimità dell’isola dei Conigli di Lampedusa. Previsti incontri musicali e dibattiti di rilievo. Già da ieri nell’isola spicca la presenza del presidente del Senato Pietro Grasso e del ministro della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli che hanno tenuto un dibattito sul tema scottante dei diritti degli immigrati e diritti dei rifugiati e richiedenti asilo politico. Assicurano la loro presenza anche il ministro dell’Interno Marco Minniti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri del Governo Gentiloni: Maria Elena Boschi mentre importanti rappresentanze e autorità come Stephane Jacquemet il delegato dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e per il sud non si sono fatti attendere cosi come il sindaco Totò Martello.

Con la frase simbolo di questa ricorrenza: “L’Europa inizia a Lampedusa” è in corso una marcia della pace che da Piazza Castello si estenderà fino alla Porta d’Europa, l’opera divenuta simbolo dell’artista Mimmo Paladino e sul posto è previsto un momento di raccoglimento a suffraggio delle vittime della strage in mare. La conclusione della commemorazione avverrà alla stazione marittima Cavallo Bianco dove l’artista Claudio Baglioni si esibirà in un concerto dopo 5 anni dalla precedente presenza all’insegna della manifestazione musicale “Noi Qui” organizzata dalla fondazione “O’ Scià Onlus” dedicata ai temi dell’immigrazione.

Questa quinta edizione, in via del tutto eccezionale, sarà supportata e impreziosita dalla Banda della Polizia di Stato che con i suoi 103 musicisti e con il coro Giuseppe Verdi di Roma di 40 membri, proporrà il suo repertorio ed esecuzioni di brani di artisti del panorama internazionale. Alla Camera dei Deputati oggi alle 11 con la presenza del presidente Laura Boldrini verrà inaugurata una mostra dedicata ai bambini migranti dal nome “Bambini, storie di viaggio e speranza”. La mostra vedrà anche la partecipazione del direttore generale dell’Unicef Paolo Rozera e Filomena Albano garante per l’infanzia e l’adolescenza. Una importante ricorrenza che rappresenta ed evidenzia, qualora ce ne fosse bisogno, che il dramma senza fine degli immigrati non smette mai di sacrificare povere vittime. E’ notizia di poche ore fa l’ennesimo gruppo di 14 immigranti che al largo della costa di Porto Empedocle, a circa 30 miglia dalla costa di Agrigento è stato fortunatamente tratto in salvo mentre nella notte sulla spiaggia di Contrada Renella, nelle vicinanze di Sciacca sono sbarcati una trentina di tunisini.




INCIUCI E OCCHIOLINI IN ATTESA DELLA PIOGGIA DI METEORITI

Chiara Rai

I capricci dei ragazzini sono giustificabili, quelli di Grillo no. I suoi scudieri hanno puntato i piedi e sono pronti allo schianto frontale. E per giunta c’è il niet di andare in televisione, vige l’ordine di dire di no a Bersani su tutto, bandite le iniziative di comunicazione via Facebook o altro perché potrebbero essere usate contro il Movimento.

Stalin plaudirebbe senza meno. Sono stati rimessi i microchip ai più indisciplinati e riaccorpate le Cinque Stelle: adesso non resta che aspettare la pioggia di meteoriti al nome di Bersani premier. Ma visto che vederla sempre catastrofica non porta a nulla cerchiamo di raccogliere la parte buona di queste ore che precedono le consultazioni che comincerà Napolitano oggi al Quirinale. In poche ore sono state abolite le Province regionali in Sicilia.

L'Ars (Assemblea regionale siciliana) ha approvato un maxi-emendamento della maggioranza che sospende le elezioni previste a fine maggio; manca solo il voto finale al Ddl. Gli enti saranno commissariati ed entro l'anno dovranno essere sostituiti, con una nuova legge, da liberi consorzi di Comuni. Le Province sono uno spreco di soldi così come le indennità Parlamentari. A dare il buon esempio il presidente del Senato, Pietro Grasso che ha annunciato nel corso della conferenza dei capigruppo che ridurrà del 30% la sua indennità. E qui si è sollevato l’entusiasmo di Crimi, un sentimento che può diventare fumo negli occhi del Mentore che ha dovuto riassemblare l’ingranaggio e tirare avanti difendendo il suo gregge nonostante le critiche. Ma come si dice, quando si rompe qualcosa e poi si rimette insieme l’effetto non sarà mai lo stesso di prima. Il presidente dei senatori M5s, Vito Crimi, al termine della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha ritenuto molto positivo che Grasso abbia accolto la sollecitazione del Movimento di dare maggiore velocità ai lavori parlamentari, a prescindere dalla formazione del governo.

Prossima tappa “trasparenza e taglio dei costi”. intanto Maroni in Lombardia ha presentato la giunta: 14 assessori di cui la metà donne. Il “Guvernatur” ha detto che sta col Pdl ma… “un governo serve”. Dunque a parole ha rinsaldato l’intesa col Cav ma di fatto potrebbe essere pronto ad appoggiare Bersani qualora quest’ultimo gli porgesse sul piatto il tanto agognato federalismo fiscale.

E mentre al livello nazionale oggi vedremo il muro di gomma dei Cinque Stelle a Reggio Emilia i due schieramenti fanno coppia e approvano il regolamento che riconosce, ma non ancora concede, parità di diritti alle coppie dello stesso sesso. In passato i due “amici nemici”, Pd e cinque Stelle,  votarono insieme per il ritorno dell'acqua pubblica. Che non siano dunque soltanto amorevoli schermaglie? Nel frattempo Roberta Lombardi, capogruppo dei Cinque Stelle alla Camera, con un post sul blog di Beppe Grillo ha ribadito che l’unico contatto con gli elettori rimarrà il web. Ma la prima investitura fuori dalla rete, in tema di comunicazione già c’è stata.

Si chiama Claudio Messora, neo responsabile della comunicazione a Cinque Stelle al Senato, il quale per far tornare la strizza ai bersaniani ha sparato subito qualche colpo:  "Bersani è stato bravo, ha fatto una mossa astuta con Boldrini e Grasso, ma il Movimento non darà mai la fiducia a un governo guidato da lui. Nemmeno se adotta il nostro programma e nemmeno se cammina di notte sui ceci", ha detto Messora. La maniera di mettersi d’accordo, storia politica insegna, si trova sempre. Oggi ne vedremo delle belle.
 




CARCERI AL COLLASSO: APPELLO A BOLDRINI E GRASSO

Redazione

Il Garante dei detenuti Angiolo Marroni ha scritto ai neo presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, ringraziandoli per aver voluto riportare “la drammatica situazione del sistema carcerario italiano al centro dell’agenda politica nazionale”. Entrambi i neo eletti presidenti di Camera e Senato nei loro , discorsi di insediamento avevano ricordato la difficile situazione che si vive nelle carceri italiane.  “Nel felicitarmi per la Vostra elezione – ha scritto Marroni – sento il dovere di ringraziarVi per le belle e partecipate parole relative ai detenuti, le cui condizioni di vita, in ragione in primo luogo del sovraffollamento, ma non solo, sono intollerabili per un Paese civile, come più volte ribadito anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nella mia funzione istituzionale di Garante dei detenuti della Regione Lazio, sono ovviamente a Vostra disposizione con
spirito di collaborazione riferito a queste difficili ed annose problematiche”.

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CONTO ALLA ROVESCIA

Chiara Rai

Avevamo preannunciato che Bersani, dopo i vani tentativi di corteggiare Grillo e poi Monti, avrebbe candidato due dei suoi alle due Camere del Parlamento ma non certo Finocchiaro, altrimenti sarebbe stata protagonista indiscussa e testa autonoma e pensante che avrebbe offuscato il leader del Pd.

Dunque  l'ex procuratore Antimafia Pietro Grasso è il nuovo presidente del Senato e Laura Boldrini candidata nelle liste di Sel ed ex portavoce dei rifugiati politici dell’Onu è il nuovo presidente della Camera. Adesso manca il Capo del Governo e può iniziare il conto alla rovescia per le nuove elezioni. Nessuno le vuole ma è l'inevitabile destino. Senato e Camera. Due bei nomi, nulla da eccepire. Sicuramente delle scelte che per la loro caratura, trascorso e credibilità aprono ancora una volta ad una possibile condivisione d’intenti col Movimento Cinque Stelle. La stessa Boldrini, donna di una certa età, paladina della tutela dei diritti dei più deboli, portavoce delle persone “normali” veste a pennello gli abiti del mediatore in questo rovente clima politico.

Queste due nomine possono essere intese come vincenti o al contrario disfattrici. E’ pur vero che i grillini al Senato pare abbiano trasferito qualche voto a Grasso, quando la competizione con Schifani si era fatta più intensa. Il bicchiere mezzo pieno consiste nel fatto che è stata eletta la terza donna, dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti, presidente della Camera nella storia Repubblicana e che Grasso è il simbolo dell'anticorruzione e della giustizia. Il bicchiere mezzo vuoto è di quattro commensali a tavola, il pasto è servito soltanto per il primo arrivato. Al momento della sua presa di scranno della Boldrino, gli unici a rimanere seduti sono stati i deputati Pdl e devo dire che non hanno fatto una bella figura. La scelta di Boldrini non solo giustifica quella volontà di rinnovamento chiesta dai militanti ed elettori Pd ma anche quella apertura al dialogo con i grillini: “Stiamo iniziando un viaggio insieme e io con cura e umiltà”. Cura e umiltà due parole che sentiamo spesso negli ultimi tempi.

Ancora una volta si dovrebbero prendere ad esempio le parole di quello splendido uomo di Papa Francesco: “sogno una Chiesa povera e per i poveri”. E noi italiani sogniamo un Parlamento equo che tuteli i diritti degli Italiani e sia esempio di buonsenso. Adesso iniziano a capirlo anche i politici, ma come Francesco si è sbrigato a pagare il conto dei suoi pernottamenti, ci si aspetta che i neo deputati non si sbrodolino di privilegi e inizino a lavorare nell’umiltà e con umiltà. Lo scenario idilliaco appena descritto in realtà ha delle spigolosità pericolosissime: Berlusconi, Monti e Cinque Stelle non permetteranno un Governo a senso unico. Adesso dovrebbe entrare in gioco un termine che l’avidità di potere ha prosciugato del suo significato: Responsabilità. Ma purtroppo il suicidio è stato preannunciato in tutte le salse e questo Governo ha i mesi contati.




POLITICHE PD, OCCHIOLINO DI BERSANI A MONTI. PRONTE LE LISTE CANDIDATI PD

Redazione

IN ALLEGATO LISTE CANDIDATI PD

Roma – Bersani non intende perdere. Il vicesegretario Enrico Letta se ne è uscito con un ammorbidimento e apertura verso il presidente uscente Monti: "Puntiamo a vincere le elezioni e dopo chiederemo al centro e ai montiani di sostenere il Governo Bersani".
 
La dichiarazione dell'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo Prodi scatena la replica del Pdl: "E' ufficiale – cinguetta Alfano su twitter – da oggi Monti e' la stampella di Bersani. Grazie al Pd per la chiarezza".
Intanto si crea una frattura fra Pd e Psi. Nelle liste del Partito Democratico c'e' poco spazio per i socialisti e Nencini minaccia la rottura: "Se queste sono le liste, ognuno per conto proprio". Per il Pd replica Letta: "I patti sono stati rispettati". Oggi Nencini riunisce la segreteria del Psi, allargata ai segretari regionali.
Maroni, che si coalizzera' con Berlusconi, attacca Bersani: "E' diventato la brutta copia di Monti, che e' un imbroglione".

Anche Casini se la prende con il Pd: "Non mi stupisce che D'Alema ieri corteggiasse Monti e oggi lo demonizzi. E' una cosa che fa sempre la sinistra, a cui piace il centro ma a patto che sia piccolo piccolo e non disturbi". Il premier, intanto, incassa con soddisfazione la liberazione dei tre marinai italiani ostaggi in Nigeria.

Intanto, le liste elettorali del Pd sono pronte. Dopo l'approvazione all'unanimità del comitato elettorale e della direzione nazionale il Partito Democratico è il primo schieramento ad aver definito le candidature. Accanto ai vincitori delle parlamentarie dello scorso 29 e 30 dicembre figurano i "blindati", gli esponenti scelti dal partito. Un mix di giovani e donne in prevalenza bersaniani, vicini cioè al segretario Pd. Al sindaco Matteo Renzi vanno circa 50 persone con l'esclusione di Roberto Reggi, storico braccio destro.

Su 38 capilista, 15 sono donne. Una rappresentanza quasi completamente rinnovata e all'80% bersaniana. "Da stasera dobbiamo considerarci in campagna elettorale", ha detto Bersani. "Sfruttiamo al meglio il vantaggio sui nostri competitori. Le liste sono all'insegna della competenza, del pluralismo e della professionalità".

Il segretario guiderà le liste nelle regioni chiave di Lombardia, Lazio e Sicilia mentre il braccio destro Enrico Letta sarà capolista nelle Marche e in Campania. Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, rispettivamente capigruppo alla Camera e al Senato, saranno capilista in Emilia Romagna alla Camera e in Puglia per Palazzo Madama. L'ex procuratore antimafia Pietro Grasso guiderà le liste in Senato in Lazio.




NEMI, PROLIFERANO GLI IMPUTATI NELL'ESERCIZIO DI PUBBLICHE FUNZIONI: FILIPPO MERLONGHI IMPEGNATO IN UN PROCESSO PENALE

[ DELIBERA DI GIUNTA 128 DEL 14/11/2012 – Al Punto d) si stabilisce: cessazione Comando parziale presso la Procura di Velletri per 18 ore e quindi reintegro a tempo pieno in organico dell’ente di un agente di polizia municipale cat C4; ]

 

Perché proprio in questo momento di fervente attività da parte della Polizia Giudiziaria e Carabinieri assieme all’ufficio Tecnico comunale spunta una delibera di Giunta comunale dove viene tolto il Comando a tempo parziale, cioè di diciotto ore settimanali presso la Procura di Velletri, ad un vigile urbano di Nemi (non Merlonghi)?


Chiara Rai

Nemi (RM) – E’ pervenuta in forma anonima alla nostra redazione della documentazione attestante una situazione giudiziaria che pende su Filippo Merlonghi, Vigile Urbano di Nemi, considerato nei fatti il Comandante dei vigili anche se non ha i requisiti per essere investito di tale carica.

Filippo Merlonghi è imputato in un processo in dibattimento al Tribunale di Albano. Dunque Merlonghi è stato anch’egli rinviato a giudizio. Diciamo anch’egli perché il Comune di Nemi, purtroppo, ha un sindaco rinviato a giudizio per frode nelle pubbliche forniture dello stesso Comune che amministra.

E nella rosa dei vigili urbani che godono della massima fiducia del primo cittadino, capo della vigilanza, c’è un vigile urbano rinviato a giudizio, indagato del reato di cui all’articolo 490 del codice penale “soppressione, distruzione e occultamento di atti veri”. E poi imputato ai sensi del Dlgs N° 209 del 2003 Art.13 e del Dlgs N° 152 del 2006 Art.252 – 137. Ci sono amici di serie A e cittadini di serie Z?

Nei fatti, in maniera arbitraria il Merlonghi avrebbe deciso di sopprimere un verbale. Insieme a lui sono state indagate altre sei persone. L’apertura del fascicolo risale al 29 Aprile del 2008. Intorno al 2009 è arrivato il rinvio a giudizio per Merlonghi. Il processo è tutt’ora in corso presso il Tribunale di Albano.

L’ultima udienza si è tenuta il 6 marzo scorso e la prossima, fato vuole, si terrà il 12 febbraio al Tribunale di Albano.

Una data, quella del 12 febbraio, che al contempo apre il processo per Alberto Bertucci, in dibattimento al Tribunale di Velletri. Certamente non è edificante avere un vigile urbano e un sindaco dello stesso Comune alle prese con due processi penali con capi d’imputazione gravi e squalificanti per il comune stesso. Tanto è vero che si è anche configurato, nel caso Bertucci, un conflitto d’interessi: Bertucci risulta essere contemporaneamente imputato e, come sindaco,  parte lesa. E poi, qualora nei vari gradi di  giudizio le accuse venissero confermate, il Comune di Nemi, non potrebbe neanche essere risarcito dell’eventuale danno procurato all’Ente, poiché l’attuale Amministrazione, attraverso il Vice sindaco Edy Palazzi, ha rinunciato, almeno per il momento, a costituirsi parte civile.

Oltre al danno e alla vergogna di avere un primo cittadino indagato e poi imputato per Turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti e un vigile urbano anch’esso indagato e imputato in un processo con l’accusa di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, c’è anche la beffa di dover vedere sul sito istituzionale del Comune di Nemi, che equivale al biglietto da visita della cittadinanza, una foto del sindaco rinviato a giudizio che stringe la mano al Procuratore Capo Nazionale antimafia Pietro Grasso, in occasione di un evento che si è tenuto ad Albano Laziale dove si è parlato, sempre fato vuole, proprio della diffusione della cultura della legalità.

Perché l’esigenza di mettere proprio ad apertura del sito del Comune una foto simbolo di legalità? Quale sindaco ha aperto il sito del suo Comune con una foto del genere? Neppure il Comune ospitante (Albano).

Ancora più sconcertante appare il fatto che da giugno a questa parte, sono stati operati numerosi sequestri per abusi di carattere edilizio ed ambientale a Nemi, ciò significa che c’è stato un incessante lavoro da parte della Polizia Giudiziaria e Carabinieri assieme all’ufficio Tecnico comunale.

Domanda: perché proprio in questo momento di fervente attività spunta una delibera di Giunta comunale dove viene tolto il Comando a tempo parziale, cioè di diciotto ore settimanali presso la Procura di Velletri, ad un vigile urbano di Nemi (non Merlonghi)?

Sarà pur vero che alla luce del doveroso risparmio il Comune è costretto a tagliare le spese, ma appare inopportuno questo taglio per due motivi: Sia alla luce della volontà da parte del Sindaco Bertucci di perseguire la legalità, sia alla luce di questa intensa proliferazione di abusivismo che continua ad essere arginata proprio grazie al lavoro incessante delle forze dell’ordine. Avendo tagliato l’attività di un vigile urbano di Nemi presso la Procura della Repubblica a tempo parziale, si è interrotto un filo diretto davvero fondamentale.  

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