ROMA, ALMENO FINO A FERRAGOSTO L'ASSEDIO DI "ULISSE" E DEL "DRAGO AFRICANO" CON PUNTE DI 42-44 GRADI

Redazione

Supercaldo almeno fino a ferragosto con punte di 42-44 gradi nel centro storico capitolino.   La causa e' dovuta all'azione combinata dell'anticiclone africano, denominato “Ulisse” e dal  “drago africano”, il vento caldissimo che arriva direttamente dall'entroterra algerino. Roma, quindi, continuera' ad essere stretta in una cappa. Uscire di casa anche per fare una semplicissima passeggiata risulterà faticoso. E per i prossimi giorni ai romani che resteranno in città non resterà che rifugiarsi in casa o nei centri commerciali con l'aria condizionata. I turisti, invece, continueranno a difendersi con i metodi tradizionali: bibite , gelati, e “bagni” rinfrescanti nelle fontane del centro storico.




ROMA, CONTROLLI NEI QUARTIERI DELLA MOVIDA: 21 PERSONE ARRESTATE E 17 DENUNCIATE

Redazione

Fine settimana di controlli dei Carabinieri del Gruppo di Roma impegnati nei quartieri della movida per contrastare ogni fenomeno di illegalità. Il bilancio del week-end appena trascorso è di 21 persone arrestate: le accuse vanno dalla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, al furto, alla rapina fino allo scippo. A finire in manette sono stati perlopiù cittadini stranieri. Nel corso dei controlli sono state sequestrate numerose dosi di hashish, cocaina e marijuana trovate nelle disponibilità degli 8 pusher arrestati dai Carabinieri e di una ventina di loro "clienti" che sono stati segnalati all'Ufficio Territoriale del Governo in qualità di assuntori di droghe. Sono state elevate anche due sanzioni per l'inottemperanza dell'ordinanza anti-alcol emessa dal Sindaco di Roma, altre 3 nei confronti di altrettanti parcheggiatori abusivi sorpresi in azione. Numerosi i posti di controllo eseguiti lungo le principali arterie stradali del Centro Storico della Capitale, ma anche nelle zone periferiche, che hanno consentito di intercettare 5 automobilisti alla guida dei rispettivi veicoli in stato di ebbrezza, così come accertato tramite gli alcol-test in dotazione delle "gazzelle" che hanno fatto scattare nei loro confronti le denunce a piede libero. Altre 12 persone, infine, sono state denunciate: dovranno rispondere, a vario titolo, di reati inerenti l'immigrazione, ricettazione, guida senza patente e inottemperanza al foglio di via obbligatorio.

 




ROMA, GUARDIA DI FINANZA: PROSEGUE PER TUTTA L’ESTATE IL PIANO COORDINATO DI CONTROLLO ECONOMICO DEL TERRITORIO

Questi i risultati degli interventi coordinati, avviati dall’inizio del 2012:
– irregolare il 38% dei controlli in materia di scontrini e ricevute;
– oltre 1.100 lavoratori in nero scoperti;
– oltre 4 milioni di prodotti “taroccati” sequestrati.


Partiti anche i controlli “antitruffa” ai distributori di benzina nelle giornate estive di intenso traffico ed un piano di interventi contro gli “affitti in nero”: i primi dati
.

 

Redazione

Prosegue e si intensifica nel periodo estivo il piano coordinato di controllo economico del territorio che, avviato all’inizio dell’anno, ha già portato le Fiamme Gialle a risultati di significativi. Azioni mirate, sistematiche, condotte contemporaneamente da più reparti del Corpo, che si affiancano a quelle ordinarie già svolte dai finanzieri quotidianamente. Sotto la lente della GdF, non solo le attività commerciali a più alto “rischio evasione fiscale” ma anche abusivismo commerciale, contraffazione, lavoro ed affitti in nero; il tutto a tutela di imprenditori, commercianti, artigiani e cittadini onesti. Nel solo contesto degli interventi coordinati, dal febbraio di quest’anno ad oggi, è risultato irregolare il 38% dei controlli sull’emissione di scontrini e ricevute fiscali (7.849 controlli irregolari su un totale di 20.634) e sono stati individuati 1.166 lavoratori in nero, con 24 datori di lavoro inesistenti per il Fisco (“evasori totali”). Nella lotta alla contraffazione ed alla pirateria, i piani coordinati hanno sinora consentito di mettere in sicurezza 4.169.877 “falsi”, in diversi casi pericolosi per la salute dei consumatori e denunciare 264 persone. I controlli continuano e saranno intensificati nel periodo estivo con una particolare attenzione ai luoghi maggiormente frequentati dai turisti: città d’arte e località di villeggiatura al mare ed in montagna. Centinaia di finanzieri, inoltre, sono impegnati a scongiurare spiacevoli sorprese agli automobilisti durante l’esodo a ridosso dei weekend da “bollino nero”. Tre le finalità degli interventi presso le stazioni di servizio: riscontrare l’effettivo quantitativo dei carburanti erogati, la loro qualità e la corrispondenza tra il prezzo indicato e quello effettivamente applicato. I risultati non hanno tardato ad arrivare. Nell’ultimo week end, infatti, sono stati controllati 1.300 distributori di carburante e rilevate 201 irregolarità. Nei casi più gravi, 14 gestori sono stati denunciati alle competenti Procure della Repubblica con il sequestro di 75 tra colonnine e pistole erogatrici ed oltre 10.000 litri di carburante. Altri 85 gestori sono stati sanzionati per violazione della disciplina sui prezzi o per la rimozione dei sigilli che assicurano la corretta taratura degli impianti, mentre in altri 104 casi è stata avviata la procedura per la revisione degli erogatori. Sempre con riferimento al periodo estivo, l’azione di controllo è indirizzata alle case vacanza, spesso affittate in nero da parte di proprietari che intascano migliaia di euro in contanti, rigorosamente “esentasse”. Un fenomeno, quello delle locazioni in nero, su cui i finanzieri hanno incentrato l’attenzione non solo nelle località turistiche, poichè il problema interessa fortemente anche le città universitarie. Oltre 10.000 questionari sono già stati spediti a studenti fuori sede; rispondere correttamente conviene non solo per contribuire alla lotta all’evasione fiscale, ma anche per tutelare gli studenti stessi da ingiuste speculazioni sui prezzi.

Nuovo round di controlli anche su banche e altri intermediari finanziari. In queste ore, militari della Guardia di Finanza e funzionari dell’Agenzia delle Entrate stanno verificando il corretto adempimento degli obblighi di comunicazione dei rapporti intrattenuti con i clienti e delle operazioni svolte al di fuori dei rapporti continuativi, secondo quanto previsto dalla legge n. 248/2006 e dal decreto legislativo n. 231/2007. La partita dei controlli sul corretto adempimento degli obblighi di comunicazione all’Archivio dei rapporti finanziari, iniziata nell’ottobre 2009 con una prima operazione congiunta in 76 filiali di banche svizzere o con sedi nei pressi di San Marino, mette al centro un altro gruppo di soggetti. L’operazione di oggi rientra nel più vasto piano di controlli sulle comunicazioni trasmesse all’Anagrafe tributaria. Cosa c’è nell’Archivio dei rapporti finanziari – Nel database sono registrati, a oggi, oltre un miliardo di dati tra rapporti, operazioni extra-conto e deleghe. In particolare, la banca dati dei rapporti finanziari contiene tutte le comunicazioni relative: – ai rapporti continuativi intrattenuti con la clientela esistenti, a partire dal 1° gennaio 2005; – alle cosiddette operazioni extra-conto, ossia poste in essere al di fuori di un rapporto continuativo, a partire dal 1° gennaio 2005; – ai rapporti diversi da quelli intrattenuti con i titolari dei rapporti continuativi o delle stesse operazioni extra-conto (procure e deleghe). I dati devono essere comunicati dagli operatori finanziari all’Archivio dei rapporti mensilmente in via telematica. I soggetti tenuti a inviarli sono circa 13mila: le banche, la società Poste italiane per le attività finanziarie, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione del risparmio e ogni altro operatore finanziario. L’obbligo di comunicazione ricade anche sulle filiali
 




ROMA, ACCOLTA LA RICHIESTA DELLA CNA DI NON AUMENTARE L’IMU PER ARTIGIANI E COMMERCIANTI

A. De. M.

Tre milioni di euro che resteranno nelle casse delle piccole imprese artigiane e commerciali, grazie all’applicazione dell’Imu al 7,6 per mille per autorimesse, laboratori e negozi di vicinato anziché al 10,6 per mille, come precedentemente previsto. La Cna di Roma, nei giorni scorsi aveva presentato una proposta ai gruppi dell’Assemblea capitolina e al presidente della Commissione commercio di Roma Capitale, Ugo Cassone – che l’aveva fatta propria- di non aumentare l’Imu per gli imprenditori titolari di immobili che nell’immobile svolgano la propria attività. “Siamo soddisfatti che la proposta della Cna sia stata accolta e fatta propria dal presidente Cassone. I tre milioni di euro che le imprese non dovranno sborsare potranno dare una boccata d’ossigeno a un sistema in profonda difficoltà per via della crisi. Ci auguriamo che questa sensibilità possa ispirare future misure a sostegno del sistema della piccola e media impresa romana” così Erino Colombi, presidente della Cna di Roma.




ROMA, IL CIPE DICE SI AL PROGETTO DEFINITIVO DELLA ROMA-LATINA.

Angelo Parca

Questa mattina 3 agosto il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha approvato il progetto definitivo della Roma-Latina, dando il via al tratto Roma – Tor de Cenci – innesto A12.  Si è inoltre stabilito che dopo la pronuncia del Consiglio di Stato si potrà partire con la gara d'appalto, con la previsione di aprire i cantieri nel 2013. L'investimento della tratta in approvazione, al netto dei ribassi d'asta, è pari a 520,1 milioni di euro, cui si aggiungono 1,319 milioni di euro per la tratta Roma (Tor de' Cenci) – Latina e 586,4 milioni di euro per la bretella Cisterna-Valmontone i cui progetti definitivi sono già stati approvati dal Cipe, per un importo totale di 2.425,5 miliardi.


La Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini ha dichiarato: 
“Oggi è una giornata importante per le infrastrutture del Lazio. La delibera Cipe che ha approvato il progetto definitivo per la Roma-Latina segna una svolta per un’opera in cui questa Giunta, e io personalmente, ha creduto sin dall’inizio. Ci siamo impegnati con determinazione lavorando sia con il governo precedente che con quello attuale. Abbiamo ottenuto lo sblocco dei fondi pubblici e l’inserimento della Roma-Latina tra le opere strategiche nazionali. Contemporaneamente ci siamo occupati del lungo contenzioso ereditato dal passato che ha visto già sentenze favorevoli da parte del Tar. La decisione del Cipe oggi premia questo lavoro e una volta che si sarà pronunciato il Consiglio di Stato, fiduciosi che l’esito confermerà quanto già stabilito dal Tar, si potrà partire con la gara. Ci sono tutte le condizioni per poter dare avvio ad una infrastruttura determinante per il sistema viario del Lazio e che avrà ricadute positive per le imprese e per l’occupazione”.

L’assessore regionale alle Infrastrutture e Lavori PubbliciI Luca Malcotti ha dichiarato:
“Questa mattina il Cipe, alla presenza del Presidente del Consiglio Mario Monti, ha approvato il progetto definitivo della più grande opera pubblica che interessa il nostro territorio, la Roma-Latina. Sono stati confermati i finanziamenti e se a ottobre il Consiglio di Stato confermerà, come ci auguriamo, le sentenze del Tar del Lazio sul contenzioso amministrativo, ereditato dalle precedenti amministrazioni, la Roma-Latina verrà finalmente realizzata. E’ un’opera fondamentale attesa da anni, che porterà sviluppo e lavoro: parliamo di 2,7 miliardi di euro, finanziati per oltre il 60% dai privati, che non solo ridaranno fiato al mercato delle costruzioni e creeranno decine di migliaia di posti di lavoro, ma soprattutto rappresenteranno una grande opportunità per potenziare il turismo del sud-pontino e la competitività delle imprese di quell’area e non solo. Con questa opera metteremo in connessione il porto di Civitavecchia, l’aeroporto di Fiumicino e le grandi reti transnazionali ed autostradali. La Regione Lazio passerà finalmente da un sistema monoassiale (che si basa soltanto sull’Autostrada del Sole) a un sistema a rete con una migliore distribuzione dei flusso del traffico, con maggiore sicurezza e con minori tempi di percorrenza. Tutto questo è merito soprattutto dell’ostinazione della giunta Polverini e della Presidente, che si è battuta strenuamente per far ripartire quest’opera. Oggi, con la delibera del Cipe, speriamo di arrivare all’indizione della gara entro la fine dell’anno e all’apertura dei cantieri entro il 2013. In tempi di scarse risorse pubbliche grazie a questo finanziamento verranno realizzate anche altre opere complementari e fondamentali per il territorio per oltre 46 km”. In particolare il progetto prevede: 1) la tangenziale di Latina (12,4 km) con due corsie per senso di marcia; 2) Adeguamento della SP Borgo Piave – Foce Verde (8,3 km); 3) Adeguamento di via Apriliana tra la stazione di Campoleone e lo svincolo di Aprilia Nord (5,2 km); 4) Adeguamento di via dei Giardini che collega la SR Nettunense e il casello di Aprilia Sud (2,8 km); 5) Realizzazione della connessione tra la SR Ariana e la SP Artena-Cori (3,9 km); 6) Realizzazione della tangenziale di Lariano (3,7 km); 7) Realizzazione del collegamento tra Velletri e la SP Velletri-Cori (1,2 km); 8) Adeguamento della SP Velletri-Cori (2,9 km); 9) Realizzazione della tangenziale di Labico (5,8 km)."

Il Presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mario Abbruzzese ha dichiarato:
 “La ripresa economica del territorio riparte anche dalle infrastrutture. E’ per questo motivo che la notizia del via libera da parte del Cipe al corridoio intermodale Roma – Latina ci riempie di soddisfazione. Questo sblocco dei fondi, insieme al Piano del Sud già annunciato nei mesi scorsi, potrà rappresentare infatti anche l’inizio di una programmazione più ampia nella quale potrebbero essere ricomprese una serie di opere importanti anche per le province e per tutto il Lazio, la cui posizione centrale rispetto al Mediterraneo deve essere esaltata”.  “La Roma- Latina era un punto programmatico dell’agenda dell’attuale Governo regionale che potrà finalmente concretizzarsi grazie all’ottimo lavoro svolto in questi due anni dalla presidente Polverini e frutto di un’ottima collaborazione istituzionale tra le amministrazioni locali e quella centrale. che contribuirà a ridurre il gap infrastrutturale tra Nord, Centro e Sud del Paese. In un periodo di crisi infatti  è giusto investire sulle infrastrutture perché rappresentano uno strumento per migliorare i servizi per cittadini e imprese, un attrattore per gli investimenti, nonché un motore per l’economia turistica. La logistica e la mobilità sono insomma la soluzione per cominciare a fare il futuro di domani”. 


Il Presidente dei Verdi del Lazio Nando Bonessio ha dichiarato:
“Oggi e stata approvata dal Cipe l’ennesima grande opera inutile e Polverini brinda all’ennesimo spreco di denaro pubblico. Ancora una volta il modello di trasporto al quale puntano Governo e Regione Lazio è quello del secolo scorso ‘solo gomma’ che ha perso, nell’ultima approvazione, la caratteristica d'intermodalità, visto che di trasporto su ferro nel progetto che abbiamo faticosamente avuto da ANAS e Ministero infrastrutture non c e un solo metro di Trasporto Pubblico Locale su ferro. Anche per questo motivo la Roma-Latina si configura come l’ennesima speculazione a danno dei cittadini e dell'ambiente. Naturalmente i residenti non sono stati minimamente sentiti su quest'opera, visto che non e stata applicata la delibera 57/2006 del Consiglio Comunale di Roma sulla partecipazione in materia di trasformazioni urbanistiche, ne tantomeno e stato attivato il 'debat public' come si fa in Francia nonostante le assicurazioni in merito date durante la riunione al Ministero delle Infrastrutture del 20 giugno scorso. Oltretutto, il corridoio continua a chiamarsi in modo beffardo "intermodale" quando l'intermodalità si è persa per strada visto che la metropolitana di superficie fino a Pomezia "non partirà mai" in quanto rappresenterebbe un ‘mancato guadagno’ per chi si aggiudicherà la gestione del pedaggio per i prossimi 90 anni; inoltre, fortissime e palesi sono le incongruenze sul fronte dell’applicazione della Valutazione d'Impatto Ambientale. E se non bastasse, secondo i nostri calcoli l'importo di spesa di oltre 3 miliardi di euro è ampiamente sottostimato ed è destinato almeno a triplicare e sarà impiegato per un modello di trasporto obsoleto e fuori dalla storia, visto che catalizzerà traffico su gomma rendendo ancora più caotico e invivibile il quadrante sud-ovest della Capitale. Roma non ha bisogno di questa opera, ma di un serio investimento sulla mobilità pubblica e sostenibile. Aspetteremo, a fianco del Comitato No Corridoio Roma-Latina, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Delibera CIPE per sostenere il quasi certo ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio e impedire un’ulteriore sciagurata grande opera inutile venga realizzata lasciando il ‘conto da pagare’, in termini ambientali ed economici, alle prossime generazioni”.

 




ROMA CINECITTÀ, CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO: MOZIONE UNANIME PER IL RILANCIO DEGLI STUDIOS ROMANI

Alberto De Marchis

Cinecittà deve rimanere un polo cinematografico d'eccellenza e devono essere evitate improprie utilizzazioni del sito. Questo il senso della mozione approvata all'unanimità dal Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Mario Abbruzzese, dopo l'audizione con le organizzazioni sindacali dei lavoratori degli studios romani che si è svolta stamane in commissione Lavoro.

La mozione su Cinecittà, all'ordine del giorno del Consiglio, era stata presentata da Fabio Nobile (Fds) e altri consiglieri dell'opposizione. Ampliata in commissione Lavoro, presieduta da Maurizio Perazzolo (Lista Polverini), con più di un emendamento dei consiglieri del Pdl Chiara Colosimo e Pier Ernesto Irmici, e infine ulteriormente limata in conferenza dei capigruppo, nella sua versione definitiva impegna la Giunta regionale, "ad operare, per la propria competenza in materia urbanistico – edilizia, affinché le aree residue del compendio storico di Cinecittà siano utilizzate per lo sviluppo delle attività produttive industriali proprie di Cinecittà stessa, evitando il rischio di improprie utilizzazioni volte ad una valorizzazione commerciale estranea al rilancio del polo cinematografico più importante d'Italia e d'Europa, impedendone, inoltre, ogni mutamento della destinazione d'uso.".

Il Consiglio, inoltre, impegna la Giunta "a promuovere un'azione che impegni il Governo a disporre del patrimonio immobiliare pubblico Cinecittà costituito da edifici storici e di più recente costruzione e da terreni liberi, in funzione delle finalità industriali e culturali per le quali sono sorti e comunque nel pieno rispetto delle norme vigenti che regolano l'utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico di tipo storico e monumentale (…); ad operare affinché non venga data attuazione alle cessioni dei rami d'azienda, che comportino il trasferimento dei lavoratori, prima dell'apertura di un tavolo formale con le parti sociali e le istituzioni pubbliche". La mozione infine impegna la Regione Lazio "a farsi promotrice di un'iniziativa presso le competenti autorità affinché Cinecittà Studios venga soggetto a vincolo di natura culturale, e comunque a non stravolgere la destinazione originaria; e presso il Governo nazionale, assieme al Comune ed alla Provincia di Roma, di una soluzione condivisa affinché gli Studios di Cinecittà tornino in mani pubbliche per realizzarne esclusivamente un luogo di produzione e formazione cinematografica.".

"Di fronte a questa situazione che ci dà preoccupazione sul destino di Cinecittà, metteremo in campo tutte le forze della nostra Regione – ha dichiarato il presidente della IX commissione Lavoro, Perazzolo – Questo hub è uno dei più importanti d'Europa. E' bene quindi non solo che sia salvaguardato ma che ritorni ai suoi fasti.".

Soddisfatto dell'esito della votazione anche il presidente Abbruzzese il quale ha dichiarato: "Con l'approvazione di questa mozione l'Aula si è voluta esprimere formalmente per preservare gli Studios di Cinecittà da eventuali usi edilizi impropri sull'area dove insistono le attività produttive e industriali della società stessa. Un atto – puntualizza Abbruzzese – che intende dare un segnale di rassicurazione verso i tanti lavoratori che sono coinvolti nei progetti aziendali e che impegna la Giunta a formalizzare, se mai ce ne fosse stato bisogno, la volontà di tutelare un patrimonio culturale ineguagliabile per la nostra regione nel campo della cinematografia e più in generale per il tessuto economico e produttivo locale."'.

Ecco il testo della mozione su Cinecittà approvata all'unanimità dal Consiglio regionale del Lazio

MOZIONE

Oggetto: Cinecittà

Premesso che

i terreni e gli immobili di Cinecittà, complesso di teatri di posa di eccellenza e rilievo internazionale, sono di proprietà dello Stato.;

con la privatizzazione risalente al 1997 è stata costituita la Cinecittà Servizi S.p.A, divenuta successivamente Cinecittà Studios S.p.a. i cui soci sono: Luigi Abete, Diego e Andrea della Valle, Aurelio De Laurentis e la famiglia Haggiag, di cui il 20% del pacchetto azionario è detenuto dallo Stato;

nell'anno 2008 è avvenuta la scissione da Cinecittà Studios dell'area post-produzione con la nascita di Cinecittà Digital Factory S.r.l. di cui l'85% del capitale appartiene a Cinecittà Studios, mentre il restante 15% appartiene a Medusa;

il piano immobiliare prevede un albergo con 200 stanze, parcheggi, piscina, centro fitness, palestra di 6.000 metri quadri;

nell'anno 2012 Cinecitta' Studios ha presentato un piano di scissione societaria, con cessioni di ramo d'azienda che comporta la cessione dei lavoratori di Cinecittà Digital Factory s.r.l. alla multinazionale Deluxe e di lavoratori del settore costruzioni scene alla società CAT, confermando il Piano immobiliare di 400.000 mila metri cubi di cemento;

Vista

la grave incertezza occupazionale per i lavoratori coinvolti nei progetti aziendali ed in accordi interaziendali;

la richiesta, avanzata il 5 giugno 2012 dalle Segreterie Regionali di CGIL, CISL e UIL di Roma e del Lazio, di incontro urgente al Sindaco di Roma in merito al progetto industriale più volte verbalmente annunciato dal Presidente del Gruppo I.E.G. Dott. Luigi Abete, riguardante il sito e le attività riconducibili alla società Cinecittà Studios S.p.A. ed alle sue controllate, che implicano notevoli ricadute sociali;

Visto

che il piano industriale presentato assume le caratteristiche della rinuncia alla vocazione produttiva, per identificarne una legata alla rendita immobiliare;

Considerate

le ricadute negative sul piano occupazionale e sulla prospettiva di sviluppo dell'industria cinematografica che prefigurano una rinuncia agli impegni di rilancio presi da Cinecittà Servizi S.p.A. con lo Stato italiano nel 1997;

Valutato che

è divenuto ormai improrogabile per l'insieme delle Istituzioni pubbliche l'investimento di risorse per rilanciare l'industria cinematografica nel nostro Paese, investita da un declino derivante da scelte politiche penalizzanti per l'intero settore, con conseguenze nefaste per l'occupazione e risvolti negativi sul piano socio-culturale;

Cinecittà rappresenta un patrimonio cinematografico, storico, culturale e finanche economico da preservare;

IL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE

– Ad operare, per la propria competenza in materia urbanistico-edilizia affinchè le aree residue del compendio storico di Cinecittà siano utilizzate per lo sviluppo delle attività produttive industriali proprie di Cinecittà stessa, evitando il rischio di improprie utilizzazioni volte ad una valorizzazione commerciale estranea al rilancio del polo cinematografico più importante d'Italia e d'Europa, impedendone, inoltre, ogni mutamento della destinazione d'uso.
– A promuovere un'azione che impegni il Governo a disporre del patrimonio immobiliare pubblico Cinecittà costituito da edifici storici e di più recente costruzione e da terreni liberi, in funzione delle finalità industriali e culturali per le quali sono sorti e comunque nel pieno rispetto delle norme vigenti che regolano l'utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico di tipo storico e monumentale, come anche stabilito dal codice dei beni culturali (d.lgs. n.42/2004), e in particolare dagli tabella dal 55 al 59.
– Ad operare affinchè non venga data attuazione alle cessioni dei rami d'azienda, che comportino il trasferimento dei lavoratori, prima dell'apertura di un tavolo formale con le parti sociali e le istituzioni pubbliche.
– A farsi promotrice di un'iniziativa presso le competenti autorità affinché Cinecittà Studios venga soggetto a vincolo di natura culturale, e comunque a non stravolgere la destinazione originaria, presso il Governo nazionale, assieme al Comune ed alla Provincia di Roma, di una soluzione condivisa affinché gli Studios di Cinecittà tornino in mani pubbliche per realizzarne esclusivamente un luogo di produzione e formazione cinematografica.

tabella PRECEDENTI:

25/07/2012 CINECITTA’, CELLI (CIVICA): “CONVOCARE LAVORATORI IN AUDIZIONE”
19/07/2012 CINECITTA’, RODANO (IDV): “ANCHE INCENDIO DIMOSTRA ABBANDONO E INSICUREZZA”
17/07/2012 ROMA CINECITTA' STUDIOS: PARTITO L'ESPOSTO IN PROCURA CONTRO IL PIANO INDUSTRIALE
10/07/2012 ROMA, GIU' LE MANI DA CINECITTA' E ISTITUTO LUCE. GLI AUTORI SI APPELLANO A NAPOLITANO E A MONTI
01/07/2012 ROMA GIU' LE MANI DA CINECITTA', IL MINISTRO ORNAGHI: SU CINECITTA' STUDIOS SPA NON HO POTERI DIRIGISTICI
22/06/2012 ROMA, GIU' LE MANI DA CINECITTA'.


 




ROMA CASO "ER PROVOLINO" CONSULENTE ALEMANNO. MALCOTTI: “UNA INDEGNA GAZZARRA CONTRO LA BELVISO”

Redazione

“Da giorni il centrosinistra e alcuni giornali hanno intrapreso un’indegna attività di dossieraggio nei confronti del vicesindaco di Roma, Sveva Belviso”. Lo dichiara in una nota l’assessore alle Infrastrutture e Lavori pubblici della Regione Lazio, Luca Malcotti. “Una sinistra – sottolinea Malcotti – che in passato non si è fatta problemi a coccolare ex brigatisti e personaggi di ogni tipo ma che oggi si accanisce, in maniera strumentale, nei confronti del vicesindaco di Roma per aver fatto lavorare una persona attiva nel sociale e nel volontariato e che ha pagato il suo debito con la giustizia. Adesso addirittura – prosegue l’assessore – si infierisce anche contro una collaboratrice che è stata scelta sulla base del rapporto fiduciario, come prevede la legge e come sempre è stato fatto anche da coloro che oggi gridano allo scandalo. Questa attività di denigrazione continua – conclude Malcotti – è un indizio incontrovertibile dell’imbarbarimento dello scontro politico ed è indice di un centrosinistra che non ha nessuna cultura di governo”.

tabella PRECEDENTI:

29/07/2012 ROMA, MICCOLI (PD): "ER PROVOLINO (EX BANDA DELLA MAGLIANA) CONSULENTE DI ALEMANNO"



ROMA, SARACINESCHE ALZATE, ANTIDOTO ANTI CRISI

Angelo Parca

In una stagione di fatturati ed esodi ridotti al lumicino per imprese e cittadini, la fotografia di una Roma deserta appartiene ormai al passato. Per questo artigiani e commercianti della Cna di Roma hanno aderito all’iniziativa “AAA: Artigiani e commercianti aperti ad agosto” portata avanti per il quarto anno consecutivo dall’associazione in collaborazione con Roma Capitale. Circa 500 gli aderenti, in aumento del 20% rispetto all’anno scorso. Il settore più rappresentato è quello del pronto intervento: idraulici, elettricisti e operatori dell’edilizia, seguito dal comparto dell’autoriparazione e dell’autocarrozzeria, dei servizi alla persona, dell’alimentare, della produzione (falegnami e fabbri), servizi di pulizia, giardinaggio e disinfestazione e artigianato artistico. L’elenco aggiornato in tempo reale di fabbri, impiantisti, meccanici, parrucchieri, panificatori e numerose altre attività che non chiuderanno per ferie, sarà disponibile sul sito della Cna di Roma (www.cnapmi.org), di Roma Capitale (www.comune.roma.it) al numero 06.06.06 e scaricando  l’applicazione della Cna di Roma per smartphone Android e iOS. Secondo Federconsumatori Lazio, saranno circa 1,8 milioni i romani (il 65% del totale) che resteranno in città: “con questa iniziativa Cna di Roma intende far incontrare una domanda e un’offerta di beni e servizi che è molto cambiata rispetto al passato – ha detto Lorenzo Tagliavanti, direttore della Cna di Roma oggi nel corso della conferenza stampa a San Lorenzo all’interno della bottega di un fabbro che rimarrà aperto tutto il mese -. Per via della crisi, i soggiorni fuori città sono sempre meno frequenti, concentrati in periodi di bassa stagione e per lo più di durate brevi. Il risultato: quest’anno resteranno in città circa sei romani su dieci, il 20% in più dell’anno scorso. E poi ci sono i fatturati: da una ricerca del Cer condotta su 800 aziende commerciali e artigiane, che presenteremo a settembre, risulta che la metà ne denuncia un netto calo. Non chiudere ad agosto diventa allora un’opportunità per far quadrare i conti e avere una chance in più per restare aperti anche a settembre” conclude Tagliavanti. “Quest’anno, alla luce delle innovazioni normative introdotte dal Governo, ai fini della chiusura per ferie delle attività di somministrazione di alimenti e bevande – ha spiegato l’assessore alle Attività Produttive di Roma Capitale Davide Bordoni –  i titolari dei negozi dovranno solo dare comunicazione dei giorni prescelti al Municipio di zona ed esporre un relativo cartello nel locale, visibile anche dall’esterno, per informare i clienti. L’elenco degli artigiani aperti diffuso dalla Cna è utile per tutti quei cittadini che resteranno a Roma nel periodo estivo e che potranno contare sulla presenza garantita di professionisti di ogni settore”.
 




ROMA, GOLETTA VERDE DI LEGAMBIENTE PRESENTA IL DOSSIER “TRIVELLA SELVAGGIA”

Redazione

Non accenna a fermarsi la corsa al petrolio in Italia e i pirati dell’oro nero minacciano sempre di più il mare italiano. Nei mari del Belpaese sono già attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera ma, grazie ai colpi di spugna normativi dell’ultimo anno, a partire da quello previsto dal recente decreto Sviluppo promosso dal ministro Corrado Passera e in via di approvazione definitiva dal Parlamento, si potrebbero aggiungere almeno altre 70 trivelle. Attualmente, 10.266 km2 di mare italiano sono oggetto di 19 permessi di ricerca petrolifera già rilasciati (gli ultimi due sono stati sbloccati il 15 giugno scorso nel tratto abruzzese di Adriatico di fronte la costa tra Vasto e Ortona); 17.644 km2 di mare minacciati da 41 richieste di ricerca petrolifera non ancora rilasciate ma in attesa di valutazione e autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. In definitiva, tra aree già trivellate e quelle che a breve rischiano la stessa sorte, si tratta di circa 29.700 kmq di mare, una superficie più grande di quella della regione Sardegna.

Questo è lo scenario presentato ieri 30 luglio da Goletta Verde, la storica campagna itinerante di Legambiente da ventisette anni in prima linea in difesa del mare, che in sosta a Trani, punta i riflettori sulla minaccia delle estrazioni petrolifere con la presentazione di “Trivella Selvaggia”, il nuovo dossier dell’associazione ambientalista sui numeri ed i rischi della ricerca dell’oro nero per le coste italiane.  I dati del dossier, frutto delle elaborazioni di Legambiente sulla base dei numeri pubblicati sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, indicano un quadro allarmante che rischia di ipotecare seriamente il futuro del mare italiano e delle attività economiche connesse – a partire dal turismo di qualità e dalla pesca sostenibile – con rischi di incidenti che non vale la pena di correre, a maggior ragione considerando i quantitativi irrisori presenti nei fondali marini italiani.

Legambiente da sempre afferma che continuare a puntare sull’energia fossile sia non solo rischioso per l’ambiente e la salute dei cittadini ma anche un investimento miope ed anacronistico. E poi il gioco non vale la candela, partendo proprio dalle riserve accertate nel nostro Paese confrontate con i dati relativi al consumo di petrolio che in Italia è diminuito, complice soprattutto la crisi economica, ma anche i primi effetti delle politiche di efficienza. Secondo l’Unione Petrolifera infatti, nel 2011 il consumo di petrolio è stato di 72 milioni di tonnellate, mentre nel primo semestre 2012 viene evidenziato un calo del 10% dei consumi (pari a 31,8 milioni di tonnellate) rispetto al primo semestre 2011 (oltre 35 milioni di tonnellata). Le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico aggiornate a dicembre 2011 indicano come certa la presenza nei fondali marini di solo 10,3 milioni di tonnellate di petrolio che, ai consumi attuali, sarebbero sufficienti per il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al totale delle riserve certe, comprese quelle presenti nel sottosuolo italiano, concentrate soprattutto in Basilicata, nel complesso verrebbero consumate in appena 13 mesi. Questi dati dimostrano l’assoluta insensatezza del rilancio delle attività estrattive previsto nella nuova Strategia energetica nazionale prospettata dal ministro Passera, in cui uno dei pilastri sembra essere proprio la spinta verso nuove trivelle volte a creare 15 miliardi di euro di investimento e 25mila nuovi posti di lavoro. Un settore destinato ad esaurirsi in pochi anni, come sostenuto dallo stesso Ministero nel Rapporto annuale 2012 della sua Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche: «Il rapporto fra le sole riserve certe e la produzione annuale media degli ultimi cinque anni, indica uno scenario di sviluppo articolato in 7,2 anni per il gas e 14 per l’olio».

La Strategia energetica nazionale di cui si parla da tanto tempo è ancora per lo più ignota ma intanto l’impegno a snellire le procedure e facilitare l’approvazione di nuovi permessi di ricerca o di coltivazione nel mare italiano sembra essere andato avanti celermente. L’ultima pericolosa falla aperta nella rete di protezione delle coste italiane dai rischi di incidente da estrazione petrolifera è stata aperta dall’articolo 35 del decreto Sviluppo.  Un provvedimento che da una parte aumenta a 12 miglia la fascia di divieto ma solo per le nuove richieste di estrazione di idrocarburi a mare e dall’altra fa ripartire tutti i procedimenti autorizzatori per la prospezione, ricerca ed estrazione di petrolio che erano stati bloccati dal decreto legislativo 128/2010, approvato dopo l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico. È proprio per questa folle novità normativa che nell’edizione 2012 di Goletta Verde Legambiente ha deciso di assegnare la Bandiera nera al ministro Corrado Passera, il poco ambito vessillo che consegniamo ai nuovi pirati del mare che mettono a rischio il futuro del mare e delle coste del nostro Paese.

“Sull’energia il ministro Passera sta portando il nostro Paese in un vicolo cieco – dichiara Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale di Legambiente -. Ha approvato i nuovi decreti di incentivazione per il fotovoltaico e le altre rinnovabili elettriche riempiendo il settore di burocrazia e paletti inutili e mettendo in serio pericolo un settore strategico per ridurre la dipendenza dall’estero, le emissioni di gas serra e inquinanti nonché per contribuire a far uscire il nostro Paese dalla crisi. Nel frattempo, non ha ancora approvato il decreto sulle rinnovabili termiche e non perde occasioni per dimostrarsi fautore del passato energetico fondato sulle fossili – sottolinea Ciafani -,  come ha dimostrato non solo sulla riapertura alle vecchie richieste di trivellazioni di petrolio in mare ma anche con il tentativo di tenere in vita impianti termoelettrici in stato comatoso come le vecchie centrali a olio combustibile che andrebbero invece dismesse una volta per tutte. Lo sviluppo economico e l’uscita dalla crisi passa per una strada diversa, quella fondata sullo sviluppo delle rinnovabili e di serie politiche di efficienza in tutti i settori, a partire da quello dei trasporti, primo consumatore dei derivati del petrolio nel nostro Paese, che potrebbe portare nei prossimi anni i nuovi occupati a 250 mila unità. Parliamo cioè di numeri dieci volte superiori a quelli ottenuti grazie alle nuove trivellazioni e soprattutto – conclude Ciafani – parliamo di garantire uno sviluppo futuro, anche sul piano economico, sicuramente molto più sostenibile e duraturo dei soli 14 anni che ad oggi sono propagandati con la paradossale rincorsa allo scarsissimo oro nero made in Italy” .

Ad oggi, le 9 piattaforme petrolifere attive nel  nostro Paese sono operative sulla base di concessioni che riguardano 1.786 kmq di mare situate principalmente in Adriatico, a largo della costa abruzzese, marchigiana, di fronte a quella brindisina e nel Canale di Sicilia. A queste aree marine interessate dalle trivelle se ne potrebbero aggiungere altre: attualmente le richieste e i permessi per la ricerca di petrolio in mare riguardano soprattutto l’Adriatico centro meridionale, il Canale di Sicilia e il mar Ionio (quest’ultimo è tornato all’attenzione delle compagnie petrolifere dopo che nel 2011 una norma ad hoc ha riaperto la strada alle trivelle anche nel golfo di Taranto), infine, un ultimo permesso di ricerca rilasciato riguarda anche il golfo di Oristano in Sardegna

Oltre a ciò, bisogna considerare che sui mari italiani gravano anche 7 richieste di estrazione di petrolio dove le fasi di ricerca hanno portato ad un esito positivo (3 nel canale di Sicilia, 2 davanti alle coste abruzzesi, 1 di fronte alle Marche e 1 nel mar Ionio) e 3 istanze di prospezione (si tratta della prima fase dell’iter autorizzativo, seguita da quella relativa alla ricerca di petrolio ed poi da quella che porta alla sua estrazione) che riguardano sostanzialmente tutto l’Adriatico da Ravenna al Salento, presentate nel 2011 dall’inglese Spectrum Geolimited e dalla Petroleum Geo Service Asia Pacific, con sede a Singapore, che rischiano di allargare di altri 45mila kmq l’area del mare italiano battuta dalle navi delle compagnie in cerca di petrolio. Riguardo il basso Adriatico, inoltre, si attende l’esito della sentenza del Tar Lazio che si esprimerà sul ricorso proposto dalle associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, discusso lo scorso 22 marzo, sull'annullamento di ben due permessi di ricerca idrocarburi al largo delle Isole Tremiti presentati dalla società Petroceltic Italia Srl.

I favori ai petrolieri non si limitano solo al via libera alle trivelle bloccate due anni fa. A questo si aggiunge anche l’irrisorio incremento delle royalties, previsto e propagandato per supportare attività di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni offshore da parte degli enti competenti. Si passa infatti dall’attuale 4% al 7%, percentuali che fanno sorridere rispetto a quelle praticate nel resto del mondo dove oscillano tra il 20% e l’80%.  Si tratta di condizioni molto vantaggiose che ovviamente richiamano nel nostro Paese molte compagnie straniere: delle 41 istanze per permessi di ricerca attualmente in valutazione, infatti, solo 3 fanno capo a compagnie italiane (2 ad Eni e 1 a Enel) mentre tutte le altre sono richieste provenienti da società straniere.

“ La Puglia dice un chiaro e secco no alle trivelle – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia -. La nostra posizione rimane ferma, nonostante le minacce costanti, le ultime delle quali risalgono al marzo ed al giugno 2011, quando la Spectrum Geolimited e la Petroleum Geo Service Asia Pacific hanno avanzato nuove richieste di prospezione al Ministero con l’intento di estendere i loro interessi  nel nord della costa pugliese, al largo del mare della provincia di Andria, Barletta e Trani.  A questo proposito – continua Tarantini – , la  richiesta della Petroleum Geo Service Asia Pacific ha ricevuto il parere sfavorevole della Regione Puglia, formalizzato con una delibera del 3 luglio scorso, ricevendo anche il parere contrario di tutte le amministrazioni locali che si affacciano sulla costa interessata dall’istanza di prospezione. Anche se il parere degli enti locali non è vincolante ai fini del rilascio dei permessi di prospezione, ricerca o coltivazione di idrocarburi in mare – sottolinea Tarantini -, la forte opposizione è comunque un importante segnale per i ministeri competenti al rilascio delle autorizzazioni necessarie, che ci auguriamo venga preso in considerazione. Il mare è infatti un’importantissima risorsa non solo ambientale ma anche economica per le comunità costiere, per questo – conclude Tarantini –  è prioritario tener conto del loro parere nel rilascio di nuove concessioni per la ricerca e l’estrazione di petrolio.  Continueremo a manifestare il nostro dissenso e ci auguriamo che, come in Puglia, anche nelle altre regioni, il coinvolgimento e la netta opposizione a nuove trivelle in mare da parte delle amministrazioni locali diventi sempre più forte e contribuisca a fermare questi progetti irrazionali”.
 




ROMA METRO B1, A SETTEMBRE FUNZIONERA' BENE: PAROLA DI GIANNI

Redazione

''Il primo settembre, quando riprendono le scuole e il lavoro vogliamo avere la linea B1 perfettamente funzionante, realmente affidabile''. Lo annuncia il sindaco di Roma Gianni Alemanno. ''Sono passati 47 giorni da quando e' stata inaugurata e abbiamo potuto vedere che i treni, anche nel momento critico delle 8-8.30 del mattino, arrivano quasi in orario''. Alemanno ha poi annunciato che ''a fine anno si completeranno i lavori della stazione Termini dove il nodo ancora presenta molte difficolta'''. (Fonte Ansa)
 




ROMA, MICCOLI (PD): "ER PROVOLINO (EX BANDA DELLA MAGLIANA) CONSULENTE DI ALEMANNO"

"Nel passato di Lattarulo – sempre secondo il quotidiano, una militanza nei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) – gruppo terroristico di estrema destra – come luogotenente di Massimo Carminati e il ruolo di braccio destro del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis."

 

Redazione

"Ormai il Campidoglio di Alemanno è diventato una succursale lavorativa per ex terroristi di destra, fascisti e boss della malavita. Dopo il vergognoso scandalo Parentopoli, dove nelle aziende municipalizzate romane sono stati assunti – senza contratto e a tempo indeterminato – migliaia di camerati ed ex terroristi, oggi scopriamo che anche un ex boss della Magliana (ed ex Nar) Maurizio Lattarulo, detto Provolino, che si occupava di racket ed estorsioni, è fra gli assunti del sindaco Alemanno e suo fidato consulente addirittura sulle politiche sociali". Lo afferma in una nota il segretario del Pd di Roma, Marco Miccoli, in riferimento a un articolo pubblicato oggi su Repubblica. Secondo il quotidiano, Lattarulo, condannato in via definitiva nel 2000 come componente della banda della Magliana, é stato assunto con contratto a termine nel luglio 2008 come consulente esterno del Campidoglio alle politiche sociali. "Da luglio a dicembre 2008 riceve dal Comune 13 mila euro e rotti – scrive Repubblica -, nei due anni successivi 30.670 euro e 65 centesimi". Attualmente, secondo il quotidiano, Lattarulo è segretario particolare del presidente della Commissione Politiche sociali Giordano Tredicine (Pdl). Nel passato di Lattarulo – sempre secondo il quotidiano, una militanza nei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) – gruppo terroristico di estrema destra – come luogotenente di Massimo Carminati e il ruolo di braccio destro del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis. "Questa vergogna deve finire: nella Roma di Alemanno i ragazzi e le persone per bene non trovano lavoro, e addirittura lo perdono – aggiunge Miccoli -, mentre un impiego ben retribuito è quasi scontato se si è stati boss o ex terroristi di destra".