ROMA SPOGLIATOI DEL POLICLINICO, RICONOSCIUTO L'AUTORE DI VIOLENZA SESSUALE E FURTO AI DANNI DI UNA DOTTORESSA SPECIALIZZANDA

Redazione

Ieri il personale del Commissariato San Lorenzo, operando con la collaborazione di questa Squadra Mobile, ha sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria Y.E.T., cittadino etiope di venticinque anni, pregiudicato, irregolare sul territorio nazionale, nei cui confronti sono emersi gravi indizi di colpevolezza per il reato di violenza sessuale e rapina aggravata. Il fermato, è stato riconosciuto come l’autore della violenza sessuale e la rapina commesse, nella serata dello scorso 24 giugno, all’interno degli spogliatoi del Policlinico Umberto I, in pregiudizio di una dottoressa specializzanda. Infatti il reo, dopo aver palpeggiato la giovane donna, tentava di sfilarle i pantaloni e non riuscendovi per la sua reazione si impossessava del suo telefono cellulare I-phone e di un mazzo di chiavi. L’autore, sulla base della segnalazione di alcuni colleghi della vittima veniva rintracciato dall’autoradio del Commissariato San Lorenzo in Viale dell’Università nr. 37. Nel corso della perquisizione l’indagato, che ha tentato di sottrarsi al controllo opponendo resistenza al personale intervenuto, è stato trovato in possesso oltre che del mazzo di chiavi sottratto alla vittima anche di materiale vario, tra cui due coltellini e due telefoni cellulari su cui verranno avviati accertamenti. Inoltre la successiva perquisizione domiciliare effettuata in Via Cupa nr.1 dove ha il posto letto, consentiva di sequestrare anche il telefono I-phone rapinato alla dottoressa. Il P.M. di turno dr.ssa Tiziana Cugini, titolare delle indagini, disponeva che il fermato venisse associato presso la casa Circondariale di Roma Regina Coeli.

 

 




CARABINIERI, COMELLINI (PDM): DA GEN GASPARRI AFFERMAZIONI DI INAUDITA GRAVITA' SEGNALE DI UNA MILITARITA' PERICOLOSAMENTE “DEVIATA”.

Redazione

"Questa mattina ho letto e riletto più volte l’articolo sulle elucubrazioni dialettiche del generale Clemente Gasparri, che è anche il Vice comandante dell’Arma dei carabinieri, pubblicato da “il Fatto Quotidiano”, dal titolo «L’altro Gasparri: "Gay sì, ma è vietato dirlo" lezione-show alla scuola carabinieri del generale Clemente, fratello di Maurizio». Sicuramente quanto ha affermato quel carabiniere sarà stato a titolo personale perché non credo che in quelle frasi, che ritengo assolutamente fuori luogo e retaggio di una militarità pericolosamente deviata, si possano riconoscere i ben noti valori fondanti dell’Arma. Simili affermazioni che tendono alla celebrazione della "differenza di classe" e negano le "libertà fondamentali" dell’individuo possono essere estremamente pericolose per l’Istituzione militare e per il paese. Mi sembra quindi doveroso chiedere pubblicamente al Ministro della difesa un suo autorevole intervento (ne ha l'obbligo istituzionale e il dovere morale), nel caso anche concedendo un comprensibilissimo e congruo periodo di assoluto riposo all'alto ufficiale." Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm)
 




ROMA, METRO B1: ASCENSORE BLOCCATO CON PASSEGGERI A FERMATA LIBIA

Redazione

Un ascensore della nuova stazione Libia della linea B1 della metro di Roma – inaugurata 10 giorni fa – si e' bloccato stamani con all'interno 12 persone. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e ambulanze. I pompieri hanno fatto uscire i passeggeri, tra cui c'erano due cardiopatici.

Tutti sono risultati in buone condizioni. Il guasto all'ascensore e' avvenuto mentre nella capitale e' in corso lo sciopero nazionale di 24 ore del trasporto pubblico locale indetto dai sindacati di base. (Fonte Ansa)
 




ROMA, GIU' LE MANI DA CINECITTA'.

Comandini (Idv): "Occorre fermare questo scempio e restituire cinecittà al suo ruolo. Diamo un bel calcio ai poteri forti che stanno distruggendo l'Italia."

 

Alberto De Marchis

Oltre 200 lavoratori di Cinecittà hanno manifestato ieri 21 giugno contro la possibile esternalizzazione e delocalizzazione di una parte delle attività degli studios. L’appuntamento in piazza di Cinecittà dove il corteo si è diretto poi al piazzale sul retro dello storico ingresso degli studi. Una bara con un manichino raffigurante un lavoratore è stata poggiata vicino la scenografia de “Il Casanova” di Federico Fellini. Il piano industriale presentato a metà maggio da Italiana Entertainment Group, proprietaria degli studios, tra i cui azionisti  ci sono Luigi Abete e Aurelio De Laurentis, prevede infatti la cassa integrazione per alcuni dipendenti e lo spacchettamento della maggior parte di loro in due società. Circa 60 tra addetti alle scenografie e allestimenti si vedrebbero quindi  esternalizzati negli studi ex De Laurentis sulla via Pontina. Gli addetti alla post produzione invece verrebbero “affittati” per tre anni al colosso americano Deluxe.
I sindacati confederali però non ci stanno. E sostengono che questa operazione celerebbe la volontà di “svuotare gli studi” per poi successivamente dare inizio ad un progetto di riconversione di parte della struttura. I piani di Ieg prevederebbero anche la costruzione di un centro fitness, una beauty farm e un hotel a fianco dei teatri di posa. Una scelta in direzione di un parco a tema del cinema. “Siamo contrari al piano industriale presentato da Ieg, mette a rischio la stabilità di 250 famiglie, dentro a questo progetto noi leggiamo la volontà di smantellare gli studi, – dichiara Alberto Manzini, segretario generale Sic-Cgil che prosegue affermando – La proprietà dice di voler realizzare opere che valorizzano Cinecittà ma è singolare che si pensi prima a cementificare con palestre e hotel e poi alle produzioni cinematografiche”. Il senatore Pd Vincenzo Vita, presente ieri insieme ai  lavoratori, ha sollevato la questione a Palazzo Madama e al Ministero dei Beni Culturali. “Qui rischiamo di assistere ad un arrembaggio edilizio che smantella in un colpo solo Cinecittà-Istituto Luce per affittarla, senza la garanzia per i lavoratori”. Marco Comandini segretario dell'Italia dei Valori di Marino presente al sit in insieme alla sezione del X Municipio dell'Idv ha dichiarato: "Occorre fermare questo scempio e restituire cinecittà al suo ruolo. Diamo un bel calcio ai poteri forti che stanno distruggendo l'Italia." Oggi pomeriggio 22 giugno è in programma un incontro tra la proprietà e i sindacati per tornare a parlare del piano industriale. Per il prossimo 25 giugno invece è stata programmata un’assemblea di lavoratori e movimenti all’interno degli studi.

TESTO DEL VOLANTINO DISTRIBUITO IERI DURANTE LA MANIFESTAZIONE


CINECITTÀ CHIUDE
I vertici di cinecittà hanno messo in atto tutta una serie di operazioni di spacchettamento delle attività degli studios, con la complicità ed il tornaconto di altre aziende del settore. L’affltto di tutto il ramo d'azienda della post produzione alla multinazionale Deluxe italia e Deluxe Digital Rome; il trasferimento del personale delle costruzioni scene sulla società cinecittà allestimenti tematici, di nuova costituzione; la cessione dei lavoratori dei mezzi tecnici a Panalight Studios; la dichiarazione di esubero per il personale con professionalità senza ricollocazione sul mercato, faranno di cinecittà una scatola vuota. nessuno più cura che sia rispettato quanto prescritto dallo stato ai tempi del contratto di privatizzazione – “che l’attività prevalente degli stabilimenti sia quella cinematografica” -, mentre il marchio cinecittà viene utilizzato per altri business, attraverso altre società, in contesti che nulla hanno a che fare con il cinema (parchi tematici e naturalistici, outlet commercial! ed eventi museali). soprattutto, tutto questo  avviene senza alcuna tutela dei lavoratori e delle loro professionalità, minando l’equilibrio esistente presso società quali Deluxe che in buona parte assorbiranno questo personale, riducendo drasticamente le possibilità di formazione, riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori tutti. I lavoratori non ci stanno.  Perche' il dottor Luigi Abete e i soci abbandonano gli interessi del cinema e dell'audiovisivo italiani, impegnandosi in altre attività estranee al settore, mentre, allo stesso tempo, i manager di cinecittà ricevono importanti incarichi istituzionali, quali quello di direttore generale del Festival del Cinema di Roma? Perchè non viene permesso al sindacato e alle parti sociali di entrare nel merito di questi accordi tra aziende, permettendo di capire quali prospettive esistono per il futuro dei lavoratori coinvolti? Perché si continua a negare l’esistenza di un piano industriale? Perché la mala gestione di cinecittà dovrebbe impattare sulla realtà di altre aziende, quali Deluxe, limitando le possibilità di mantenimento del posto di lavoro a tanti altri lavoratori? Per quale motivo si deve rinunciare ad una realtà produttiva e culturale sul territorio di  Roma e del Lazio, in grado di produrre un numeroso indotto di lavoro, solo perché si e' deciso di perseguire business diversi, senza valutare l'opportunità di lasciare spazio a chi volesse rilanciare gli stabilimenti? Perché cinecittà, 74 anni dopo la sua fondazione, deve essere ridotta ad un marchio commerciale per parchi gioco e per un museo che ne ripercorra le glorie passate, minando
per sempre il suo futuro? salviamo cinecittà salviamo  il lavoro! . .  
 




LAZIO, PARTITO PER LA TUTELA DEI DIRITTI DI MILITARI E FORZE DI POLIZIA: "GIU' LE MANI DALLA CROCE ROSSA"

"Da più parti mi giungono richieste per sollecitare il Ministro della salute Renato Balduzzi a respingere con decisione lo schema di decreto sulla riorganizzazione della Croce Rossa che metterebbe l’Associazione e il suo ingente patrimonio direttamente nella mani dei “furbetti del quartierino”. Visti i rilievi fortemente critici che la Ragioneria Generale dello Stato ha formulato lo scorso 31 maggio e costatato che i tempi per l’emanazione del decreto legislativo sono praticamente esauriti, che non vi è alcuna proroga dei termini per l'esercizio della delega e che alle Commissioni parlamentari non è stato inviato alcun atto dal governo su cui esprimere il previsto parere, alcuni dei responsabili delle organizzazioni sindacali con cui sono in costante contatto si sono detti “fortemente preoccupati” dall’eventualità che il Governo si possa rendere complice dei furbetti del quartierino provvedendo ad inserire l’intero schema di decreto di riordino della CRI  nel recente DL per lo sviluppo che, come è noto, andrà avanti a colpi di fiducia “impedendo quindi ogni forma di resistenza legale ad un abuso che prelude ad altri colpi di mano”. "Una simile evenienza, oltre ad essere molto discutibile sotto il profilo del metodo, lo sarebbe ancor di più sotto quello del merito, potendo una simile azione essere interpretata come la realizzazione di un patto scellerato tra esecutori e mandanti che vogliono spartirsi il bottino.Già una volta il ministro ha dovuto prendere atto delle ragioni della legalità che guida la nostra protesta, lo faccia ancho oggi e smentisca le voci che lo vogliono complice di coloro che vorrebbero una Croce Rossa spogliata della sua ragion d'essere e dei suoi beni." Lo dichiara Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm)

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05/06/2012 ROMA CROCE ROSSA, COMELLINI (PDM): INACCETTABILE COMPORTAMENTO ANTISINDACALE DA PARTE MILITARE DEL CORPO. INTERVENGANO ISTITUZIONI
01/06/2012 ROMA, GIU' LE MANI DALLA CROCE ROSSA ITALIANA!


 




ROMA, PRIVATIZZAZIONE ACEA: LA NOTA DI DONATO ROBILOTTA PRESIDENTE NUOVO PSI LAZIO

Redazione

"Siamo da sempre convinti che la privatizzazione dell'acea sia utile per rendere piu' efficiente l'azienda e recuperare risorse per gli investimenti. Purche' sia vera !!! – Dichiara in una nota Donato Robilotta Presidente nuovo Psi del Lazio. La nota prosegue –  Per essere tale occorre che la percentuale di vendita sia tale da non consentire piu' al campidoglio di averne il controllo e dunque la gestione e senza lo spezzatino. Per questo pare incomprensibile la cosiddetta norma anti Caltagirone, perché il divieto di acquisto a chi ha già almeno il 2% delle azioni servirebbe solo a fare cassa ma manterrebbe salda la gestione in mano pubblica. E questo non va bene! L'amministrazione capitolina dovrebbe dettare le regole del servizio  pubblico e controllare come viene fatto, ma la gestione dovrebbe essere affidata a societa' interamente privata, per evitare di continuare a mantenere in piedi carrozzoni pubblici che fanno un pessimo servizio e che hanno sempre bisogno di risorse pubbliche per stare in piedi." Conclude Robilotta.




ROMA, RUMENO AGGREDISCE UN GIOVANE COSTRINGENDOLO AD UN RAPPORTO SESSUALE. ARRESTATO DALLA POLIZIA

Redazione

L’episodio è accaduto nella tarda serata di ieri nella zona dell’Ardeatino. “Armato” di una bottiglia di vetro rotta, un uomo ha aggredito un giovane costringendolo ad un atto sessuale.La vittima, uno studente 20enne, ha cercato inutilmente di divincolarsi; causa però la mole e, soprattutto la stato fisico del suo aggressore -visibilmente ubriaco- non è riuscito a sottrarsi alla violenza. Dopo diversi tentativi, il giovane, approfittando di un momento di distrazione, è riuscito a scappare. Immediatamente ha avvertito il “113”. In breve una pattuglia del Commissariato Tor Carbone, diretto dalla d.ssa Laura Vilardo, è arrivata sul posto.
Al loro arrivo, i poliziotti sono stati avvicinati dalla vittima, che ancora in stato di shock, è riuscito comunque ad indicare la direzione in cui il suo aggressore si era diretto.Gli agenti hanno pertanto iniziato le sue ricerche,  rintracciandolo in una via adiacente. Visibilmente alterato per l’abuso di sostanze alcoliche, alla vista della Polizia ha opposto resistenza, ingaggiando una colluttazione con i poliziotti. Bloccato con non poca difficoltà, è stato poi condotto presso gli uffici del Commissariato  Tor Carbone. Identificato per Ivanov Marian, nato in Romania nel 1976, era stato recentemente arrestato per atti osceni. Al termine degli accertamenti è stato arrestato per violenza sessuale aggravata, lesioni e resistenza a Pubblico Ufficiale.
 




ROMA, GINECOLOGI LAIGA: ILLUSTRATI I DATI DELLO STATO DI APPLICAZIONE DELLA LEGGE 194 (INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA)

Colosimo (Pdl): "A Giulia Rodano (Idv) faccio un appello: torni dalle parte delle donne! Mettere in campo tutte le iniziative per evitare l'aborto e le conseguenti ferite che questo provoca in una donna."

 

Alberto De Marchis

Si è tenuta oggi presso l'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Roma (via G.B. De Rossi, 9 a  Roma.) una conferenza stampa a cura dei ginecologi di Laiga, Libera Associazione dei Ginecologi per la applicazione della Legge 194. L'evento si è inserito in un clima generale di attacco alla legge 194, che vede in campo l'uso strumentale dell'obiezione di coscienza, la presentazione in Parlamento di mozioni "bipartisan" che vogliono affermare il diritto all'obiezione di coscienza del medico come diritto prevalente, fino ad iniziative quali quella del giudice tutelare che interroga la Corte Costituzionale sulla "liceità" della legge. La conferenza stampa di LAIGA, svoltasi all'indomani del Convegno sull’Obiezione di coscienza in Italia, organizzato lo scorso 22 maggio dall’Associazione Luca Coscioni e dall’Aied (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) e della campagna della Consulta di Bioetica contro l'obiezione di coscienza, ha avuto lo scopo di illustrare dei dati risultanti da un attento e mirato monitoraggio dello stato di applicazione della legge 194 nella Regione Lazio. Da tempo i ginecologi di Laiga avvertivano l’esistenza di uno "scollamento" fra i dati della relazione annuale del Ministro della Salute e la realtà vissuta quotidianamente dagli operatori e dalle donne; la ricerca ha permesso di rendere oggettivi i dati, analizzando anche elementi che la relazione del Ministro non prende in considerazione. I ginecologi di Laiga lanciano un grido di allarme sulla situazione attuale, ben più' grave di quanto riferito dal Ministro, e sul futuro: in assenza di un'adeguata formazione e sensibilizzazione dei nuovi ginecologi, infatti, si rischierà una impossibilità di fatto di applicazione della legge per mancanza di operatori. LAIGA si propone di intraprendere iniziative per la piena attuazione della legge nel Lazio e in tutte le regioni italiane, per la difesa del diritto alla salute riproduttiva delle donne, e per la difesa dei diritti e della professionalità degli operatori. “Mi auguro di non aver ben capito la richiesta della collega Rodano nel commentare i dati riportati dall’associazione Laiga, immagino casualmente fatti uscire proprio nei giorni in cui si ridiscute della legge 194. La collega invita all'assunzione di soli medici non obiettori? A me pare una vera e propria discriminazione! – Ha dichiara Chiara Colosimo consigliere regionale del Pdl e presidente Giovane Italia Lazio. –  Preferisco inoltre non commentare quanto dichiarato sulla RU486. A Giulia faccio un appello: torni dalle parte delle donne! Mettere in campo tutte le iniziative per evitare l'aborto e le conseguenti ferite che questo provoca in una donna.. A questo siamo chiamate!” Conclude Colosimo. 




ROMA CROCE ROSSA, COMELLINI (PDM): INACCETTABILE COMPORTAMENTO ANTISINDACALE DA PARTE MILITARE DEL CORPO. INTERVENGANO ISTITUZIONI

Redazione

"Non è assolutamente accettabile quanto è avvenuto ieri mattina 4 giugno a Roma, presso il Centro Operativo Sanitario Provinciale della Croce Rossa, ad opera di un militare del corpo ausiliario delle Forze armate che ha deliberatamente rimosso il simbolo della protesta che il  cordinatore nazionale dell'USB (unione sindacale di base) Massimiliamo Gesmini aveva appena esposto sul luogo di lavoro. La civilissima protesta sindacale dell'USB contro l'ennnesimo tentativo di riorganizzazione della Croce Rossa messo in atto dai "furbetti del quartierino", consiste nell'esporre un lenzuolo bianco con la croce rossa listata a lutto, quindi è assolutamente lecita e condivisibile. – Lo dichiara Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia. Il segretario prosegue nella nota –  L'emblema della protesta è lo stesso che i lavoratori della Croce Rossa hanno esposto lo scorso 2 giugno durante la manifestazione che noi del Pdm abbiamo organizzato davanti alla Camera dei deputati. Invito i vertici della Croce Rossa a prendere immediati provvedimenti contro il militare e a chiedere immediatamente scusa ai lavoratori per questa brutale aggressione alla loro libertà di espressione e dissenso che è prerogativa fondamentale di ogni cittadino e ancor più di ogni organizzazione sindacale. Quello che è accaduto ieri rafforza le ragioni della nostra protesta a fianco dei soci, dei volontari e dei lavoratori civili e militari della Croce Rossa. Il Governo ne prenda atto di quanto sta accadendo, intervenga immediatamente per far cessare lo stato di "regime" in cui versa la Croce Rossa e dia immediata attuazione agli impegni che ha assunto accogliendo il nostro ordine del giorno 9/4865-AR/10 presentato dal deputato radicale Maria Antonietta Farina Coscioni lo scorso 26 gennaio." 

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01/06/2012 ROMA, GIU' LE MANI DALLA CROCE ROSSA ITALIANA!



ROMA IL MESSAGGERO: LA CRISI, I PRECARI E LE COLPE DEL SINDACATO

Redazione

Riceviamo e pubblichiamo da: "Senza Bavaglio"

ll Messaggero è in una gravissima crisi. L’editore ha chiesto il prepensionamento di 26 colleghi, che si aggiungono a quelli allontanati dalla redazione lo scorso anno durante l’ultimo stato di crisi. Il declino della gloriosa testata capitolina comincia diversi anni fa. Si fa acuta nel 2009, quando, in occasione dello stato di crisi, il Cdr “duro” viene di fatto sfiduciato dalla redazione. Subentra un Cdr più accomodante, che firma un accordo in cui l’azienda dichiara, e il Cdr ne prende atto, che avrebbe considerato esuberi e messo immediatamente in cassa integrazione i giornalisti collaboratori che avessero vinto una causa e il giudice avesse ordinato l’assunzione come redattori del giornale a pieno titolo. *) Quell’accordo fu oscenamente controfirmato dall’Associazione Stampa Romana (il segretario Paolo Butturini), dall’Assostampa Umbra e dalla Fnsi, cui abbiamo sempre rimproverato questo cedimento. Dopo tante contestazioni, se non altro Gigi Ronsisvalle, che controfirmò nel 2009 per il sindacato nazionale, ha ammesso onestamente che è stato un errore e ha promesso che non avrebbe mai più firmato una cosa del genere. Questa volta però ha fatto peggio: nel nuovo accordo raggiunto in questi giorni, non c’è la clausola affonda-collaboratori-che-fanno-causa , ma si prevede la cassa integrazione per 24 mesi per 5 collaboratori che hanno il contratto articolo 2 a tempo indeterminato. Due anni in cassa integrazione, una bella botta per loro e anche per l’Inpgi. Siccome non c’è scritto testualmente la parola “licenziamento”, la FNSI ha firmato. Nonostante il direttore generale del Messaggero abbia spiegato, se non altro onestamente, che fine l’azienda intende far fare a questi colleghi: dopo due anni di cassa integrazione, licenziarli. Ma non è finito: quest’ultimo accordo precarizza il lavoro, perché sull’organico a regime di 137 giornalisti articolo 1, la proprietà ha detto ha detto chiaramente che intende anche i contratti a tempo determinato (ex articolo 3 del contratto), e che non voleva specificare “a tempo indeterminato”. Morale: i più deboli sono abbandonati da tutti. L’unico membro del CdR a difenderli fino alla fine è stato Fabio Morabito, ma ha solo potuto condividere la loro solitudine e non ha firmato l’accordo. Racconta un collega del Messaggero: “Fabio ha lasciato la riunione finale consegnando un biglietto destinato agli altri membri del CdR. Non so cosa ci fosse scritto. E’ andato via senza stringere la mano a questi stravaganti personaggi che giocano con i destini dei colleghi invece di difenderli. Gente così se avesse un minimo di senso di responsabilità dovrebbe dimettersi”. G. A. *) L’accordo del 2009 era su 38 esuberi dopo una richiesta iniziale di 48, ma siccome molti colleghi lasciarono il giornale con il famigerato articolo 33 del contratto (quello che dice che l’azienda può far cessare il rapporto di lavoro, in caso di determinati requisiti: 35 anni di contributi e 59 anni nel 2009, 60 nel 2010 e così via), alla fine le uscite furono 54, più 5 che erano già usciti dall’inizio della richiesta dello stato di crisi alla firma del ministero del Lavoro. Riepilogando: richiesta iniziale 48, uscite effettive 54 più 5, uguale 59. Undici uscite in più rispetto alla richiesta dell’azienda.




ROMA, GIU' LE MANI DALLA CROCE ROSSA ITALIANA!

Partito per la Tutela dei Diritti dei Militari e Forze di Polizia: "Per quanto riguarda il Corpo militare della CRI è il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, che dovrebbe farsene carico, assumendo ogni utile iniziativa per un’adeguata collocazione degli appartenenti nei corrispondenti ruoli delle Forze armate."

 

Angelo Parca

"Salviamo la Croce Rossa Italiana dai "furbetti del quartierino". La privatizzazione dell'Associazione deve necessariamente essere il frutto di una gestione ordinaria e non commissariale".Questo è il titolo e lo scopo della manifestazione che si svolgerà domani 2 giugno davanti la Camera dei deputati a partire dalle ore 11.00.
"Manifesteremo a Piazza Montecitorio, davanti al palazzo dei rappresentanti del popolo che quel giorno sarà “silenzioso” e vuoto, con i soci, i volontari, i lavoratori e gli appartenenti al Corpo militare della Croce Rossa, consapevoli del fatto che nessuno sarà li ad ascoltare le ragioni a cui abbiamo già da tempo deciso di dare voce, con determinazione e coerenza nel rispetto dei principi di legalità del diritto e dei diritti.  – Dichiarano dal Partito per la Tutela dei Diritti dei Militari e Forze di Polizia – Il nostro “silenzio” – perché la nostra sarà una manifestazione silenziosa – servirà a ricordare al Ministro della salute Balduzzi che la Croce Rossa è una associazione di volontari e che tale deve restare quindi onori l’impegno assunto lo scorso 26 gennaio con l’accoglimento dell’ordine del giorno 9/4865-AR/10 presentato dal deputato radicale Maria Antonietta Farina Coscioni. – La nota del PDM prosegue – Accogliendo quell'atto d’indirizzo Il Governo si è assunto l’onere di far eleggere entro il primo giugno i nuovi vertici della Croce Rossa, quindi qualsiasi altra azione, compresa la presentazione al Parlamento dello schema di riorganizzazione dell’associazione significherebbe volerlo eludere lasciando campo e mani libere ai furbetti del quartierino che non vedono l’ora di arraffare il patrimonio dei soci e dei volontari. Devono essere i soci della Croce Rossa a decidere il futuro dell’Associazione e non la politica degli interessi a imporre le soluzioni calate dall'alto. – La nota conclude poi – Per quanto riguarda il Corpo militare della CRI è il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, che dovrebbe farsene carico, assumendo ogni utile iniziativa per un’adeguata collocazione degli appartenenti nei corrispondenti ruoli delle Forze armate."