Roma, Asl Roma 3: Formare i formatori al benessere nell’apprendimento

Dopo l’esperienza Covid-19 è stata compiuta, da parte delle strutture del Servizio Sanitario Regionale una riflessione sul senso di una maggiore e più adeguata formazione su tutto il personale delle Aziende Sanitarie e dei Medici di Medicina Generale.
Ieri, nella sala Tevere della Regione Lazio, la Asl Rm3, capitanata dalla dottoressa Francesca Milito, direttore generale, e orchestrata dal dottor Emilio Scalise, dirigente medico Responsabile dell’U.O.S. Formazione ed Aggiornamento del Personale, ha promosso un corso AGENAS volto a “FORMARE I FORMATORI AL BENESSERE DELL’APPRENDIMENTO”.
Una proposta attenta che comprende le necessità di una continua formazione in grado di recepire sul campo le eventualità difficoltà facendone per prima cosa prima esperienza e tramutandole poi in un valore aggiunto.

nella foto il dottor Giuseppe Fucito (ph L.I.)

Quello che si evince, già dalle prime battute, resta fondamentale per il proseguo della narrazione della giornata odierna: la criticità genere un’esigenza. “Nel post-emergenza sanitaria mondiale da Covid-19 – ribadisce Scalise- è diventato di attualità il metodo formativo andragogico cioè la formazione rivolta agli adulti in antitesi alla pedagogia che si rivolge ai giovani senza esperienza”. Un metodo formativo applicato con successo dopo i conflitti mondiali, ad adulti già con esperienza lavorativa vittime di stress post-traumatico come attualmente tanto personale in sanità dopo l’emergenza Covid-19.
Quello che va focalizzato, dice il dottor Marco Sparvoli, psicologo dell’SPDC dell’Ospedale San Camillo, deve essere necessariamente finalizzato a fornire non solo “conoscenze” ma “competenze” e a tale situazione bisogna giungere con la consapevolezza piena di chi, aggiunge, “debba essere formato, con quali obiettivi, chi può e chi deve formare, cosa sia necessario insegnare per formare per giungere poi a come formare ed insegnare” ma poi, aggiunge, diventa rilevante e fondamentale “curare i curanti”
Un impegno forte e che presuppone, come spiega in seguito la dottoressa Norma Sardella, dirigente psicologo della Asl RM3, che “la formazione e la sicurezza non siano piegate al budget” in quanto l’investimento sul patrimonio umano resta ancora oggi la prima fonte di ricchezza di una azienda.
Focalizza poi in seguito la necessità di “realtà co-condivise” capaci, spiega nel dettaglio, di “fare gruppo, fare corpo” un’entità composta da varie membra che che si muova nella interessa di un’unica corporeità.

nella foto, da sx, la dottoressa Maria Rita Noviello, la dottoressa Norma Sardella ed il dottor Emilio Scalise (ph. L.I.)

Nella mattinata è particolarmente toccante la narrazione della dottoressa Maria Rita Noviello, medico oncologo: “Formare chi deve accettare la morte” è il tema davvero delicato che affronta.
Ma lo fa con la serenità che la porta ad affermare con forza che “l’essere umano è di per se essere mortale” e quindi tutta la narrazione del nostro tempo che cerca di “cancellare” dapprima la morte narcotizzando la stessa paura di morire non fa altro che togliere quella naturalità che la morte stessa ha insita in sé. Un principio davvero semplice e chiaro dentro questa sua narrazione che è figlia di una esperienza diretta vissuta con i suoi pazienti “i miei migliori insegnanti sui concetti di vita e morte”, dice nella commozione. “Noi medici, aggiunge, dobbiamo avere il coraggio di valorizzare la vita” anche perché quello che va tolto dal pensiero comune è il concetto errato che fa equivalere l’arte medica, il “medicinus” con il ruolo di “aggiustatore”; tutto ciò, aggiunge, contrasta con quello che è il nostro reale ruolo: “noi medici dobbiamo essere promotori di benessere”.
Due i momenti focali della tarda mattinata
Dapprima l’intervento del dottor Pier Luigi Bartoletti, segretario provinciale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale che ricorda come il “successo” dell’esempio delle USCAR Lazio durante la pandemia derivi principalmente, dice testualmente “dal mettere il cuore e le orecchie per ascoltare quelli che sono i bisogni formativi” capaci poi di essere esempio per tutti. “una formazione dinamica, che è stata in grado di far funzionare il sistema anche durante uno dei momenti più bui della medicina – delinea il coordinatore dei Corsi MMG Giuseppe Fucito.

intervista al dottor PIER LUIGI BARTOLETTI, segretario provinciale FEDERAZIONE ITALIANA MEDICI DI MEDICINA GENERALE (VIDEO REALIZZATO DA L.I.)

Nel concludere il suo intervento fa notare che la prima problematica che va superata, per arrivare davvero ad un Sistema Sanitario eccellente sia quella mancanza di collegamento tra territorio e l’ospedale e questo può avvenire quando i medici di medicina generale diverranno “sentinelle in grado di condividere i casi clinici e smettano di essere i cosiddetti medici della ricetta” e questo può avvenire solo difendendo con forza il sistema pubblico l’unico in grado di sopportare i bisogni reali delle persone.
Di seguito interessante il commento dell’avvocato ed ex magistrato cassazionista Italo Amorelli, uno dei decani dell’ordine romano, presidente del Lions Club Accademia, che partendo dall’inciso contenuto nell’art. 32 della Carta Costituzionale “il diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo” afferma con forza la necessità che i medici tornino a comprendere, con maggiore forza, “leggendo, capendo, tenendo a mente, spiegando” quello che la loro professione ma, soprattutto, il “Giuramento di Ippocrate” impone loro e a ciò fanno eco le parole della psicologa dottoressa Maria Pia Malizia che riafferma la necessità dell’apprendimento come veicolo di sviluppo e di miglioramento.

nella foto, da sx, la dottoressa Maria Pia Malizia, l’avvocato Italo Amorelli, il dottor Emilio Scalise, la dottoressa Maria Rita Noviello ed il dottor Pier Luigi Bartoletti (ph L.I.)

La mattina si chiede poi con il racconto di Arianna Camilloni, PSF infermiere coordinatore UOS formazione e aggiornamento del personale: racconta i terribili giorni del Covid-19 non nascondendo la sua emozione che coinvolge l’intera sala e le più di 150 persone collegate in videoconferenza.

Arianna Camilloni

Due i concetti che esprime con forza: l’approccio più concreto alla salute tramite la “salutogenesi” in grado di occuparsi delle fonti stesse della salute, delle risorse generali e del senso di coerenza e poi la “patogenesi” per verificare al meglio tutte quelle alterazioni dello stato fisiologico che portano poi allo stabilirsi ed allo svilupparsi di una patologia.
Ma resta l’amarezza nelle sue parole: è pur vero che durante il periodo Covid-19 si sia parlato degli “angeli con il camice bianco” ma le troppe violenze che avvengo verso tutto il personale sanitario fanno riflettere a fondo.

nella foto, da sx, Davide Conforti, Claudio Rossi e il dottor Emilio Scalise (ph L.I)

Un “istrionico” ma concreto Claudio Rossi, accompagnato dal giovanissimo Davide Conforzi, ci raccontano la formazione del personale amministrativo che è, sotto alcuni punti di vista, il lato nascosto del mondo della Sanità ma nel contempo è anima stessa del Servizio.
Claudio Rossi racconta la sua esperienza ultra quarantennale nel mondo della sanità: “in ogni mio atto amministrativo ho sempre messo al centro il malato e credo che per chi oggi svolge tale attività debba essere sempre e comunque il principio base”.
Lo dice con quella forza emotiva e con la sua capacità di far comprendere come “l’ansia dell’atto amministrativo” non debba essere mai presente in chi agisce avendo la “persona al centro del proprio agire”.
“Potrà essere banale il mio pensiero ma esistono due tipi di impiegati: quello che fa l’impiegato e l’impiegato stesso” e nell’esempio della strada con buche spiega al meglio il suo concetto; “il primo le salta, il secondo costruisce a lato una strada in grado di raggiungere l’obiettivo ed una volta compiuto ciò si appresta a coprire le buche de disservizi che possono essersi generati dentro una procedura”.
Un atteggiamento che costruisce ricchezza e la sua speranza guardando negli occhi Davide Conforti è quella di poter essere riuscito a trasferire le sue esperienze e il suo modo di lavorare.
Entrambi orgogliosamente affermano di avere scelto di lavorare in ospedale con senso di responsabilità e di solidarietà.
La giornata si conclude poi con due esperienze che, apparentemente, poco legano con il mondo della sanità: la danza e l’arte figurativa.

nella foto, da sx, la dottoressa Giorgia Celli, la dottoressa Noemi Romana Bernardi ed il dottor Emilio Scalise (ph L.I.)

Giorgia Celli, psicologa, psicoterapeutica e ballerina, assieme a Noemi Romana Bernardi, psicologa clinica e psicoterapeutica, raccontano le proprie esperienze di danzaterapia: “dimmi come danzi la tua vita” è il loro incipit all’intervento perché attraverso di questo si ottengo esperienze di trasformazione in grado di ricreare, attraverso i movimenti autentici e primordiali, quella armonia nei corpi che riporta, prima di tutto, stabilità alle emozioni.
Una “sana follia” che riesca a liberarci da pregiudizi, preconcetti, paure e tabù dove tutti i sensi dell’uomo vengono esaltati.

la dottoressa Vincenza Ferrara (ph L.I.)

Vincenza Ferrara, docente esperta in Strategie di Pensiero Visivo dell’università La Sapienza, e Metello Iacobini responsabile di Ematologia Pediatrica presso il Policlinico Umberto I di Roma, “una apparente strana coppia” raccontano l’esperienza vissuta attraverso la sperimentazione e la ricerca VTS (Visual Thinking Strategies) ponendosi come obiettivo lo studio e l’applicazione di metodi innovativi per l’utilizzo dei patrimoni culturali come strumento per l’apprendimento, la promozione e l’inclusione sociale, il miglioramento delle relazioni interpersonali, la mediazione culturale e la salute è riuscita a ricreare una rete di rapporto umani ed lavorativi all’interno di una struttura, quella dell’Ematologia Pediatrica dell’ospedale Umberto I, “logorata” da un clima decisamente pressante trattandosi di oncologia pediatrica.
I risultati ottenuta dalla dottoressa Ferrara ed dal dottore Iacobini dimostrano come una maggiore sinergia, una miglioramento delle relazioni interpersonali hanno creato questa rete tra le diverse componenti della struttura realizzando un tangibile e concreto miglioramento.

il dottor Metello Iacobini (ph L.I.)

Una giornata davvero piena di spunti e di considerazioni.
Quello a cui teniamo maggiormente è ricordare come le persone che oggi abbiamo incontrato restino, al di là del camice, al di là dello sportello, degli esseri umani capaci di comprendere e verso i quali, come utenti, abbiamo il dovere di rapportarsi con rispetto ed attenzione, la stessa che, da sempre, loro hanno nei nostri riguardi.

intervista alle dottoresse norma sardella e MARIA RITA NOVIELLO ED AL DOTTOR EMILIO SCALISE (VIDEO REALIZZATO DA L.I.)



ROMA, OSPEDALE SAN CAMILLO: ANCORA EPIDEMIA?

Redazione
 
Roma – Il consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, Fabrizio Santori, si è espresso in una nota in merito alla situazione del San Camillo. Nella nota ha espressamente dichiarato che “E’ inutile che la Direzione Sanitaria del San Camillo si affretti a difendere lo stato pietoso in cui versano la degenza del nido e la Patologia Neonatale del San Camillo sotttovalutando dei gravi casi di stafilococco.

Dopo l’allerta dello scorso 23 febbraio sulla presenza di 11 casi di Stafilococco Aureo Meticillino Resistente (MRSA) e la seguente indagine epidemiologica da cui risultarono 16 bambini infetti dall’inizio dell’anno, e dopo che, lo scorso 27 febbraio, la giunta Zingaretti aveva certificato l’assenza di nuovi casi, sono state richiamate altre pazienti per neonato con stafilococco. Almeno due mamme sono state messe in isolamento e una media di 12 donne al giorno vengono richiamate nell’ambulatorio di neonatologia.

Siamo certi che siano state realmente messe in atto tutte le misure preventive di protezione del personale e tutti gli atti per arrestare l’epidemia?” ha aggiunto inoltre che è “Preoccupa che a distanza di un mese  l’epidemia non sia stata debellata. Non bisogna sottovalutare i rischi di infezioni anche gravi che un simile batterio potrebbe causare a carico di diversi distretti dell’organismo. Tanto più che nonostante le numerose segnalazioni, il padiglione Maternità versa in uno stato di indicibile degrado e sporcizia e le foto certificano l’abbandono in cui è lasciata una delle eccellenze della sanità laziale” aggiungendo poi che “Questo di certo non aiuta, visto che l’MRSA si trasmette con strumenti medici e apparecchiature medicali, oltre che con contatto diretto con la persona infetta. Senza dimenticare che continuano a mancare le scale antincendio, e questo è un altro potenziale rischio in cui vengono a trovarsi i neonati e le mamme ricoverate. Inoltre gli ascensori non rispettano le minime regole igieniche di trasporti dei panni sporchi che risulterebbero essere sullo stesso tracciati della biancheria pulita. In più le liste d’attesa non scorrono” e che è “necessario verificare se c’è chi se ne approfitta per dirottare su strutture private accreditate le pazienti di ginecologia, costrette a costosissime visite che si potrebbero benissimo fare in ospedale. Quello che accade al San Camillo ha da tempo oltrepassato la misura. La Direzione sembra giorno dopo giorno sempre meno all'altezza di saper gestire un ospedale che è stato sempre un punto di riferimento per le sue eccellenze e che, ora, sta vivendo la parte più buia della sua storia” ha concluse dicendo che “urge un intervento ispettivo immediato della commissione Salute che ho già attivato con una nota ufficiale, ma che continua ad occuparsi di nomine invece di risolvere i reali problemi dei pazienti e delle loro famiglie”.



ROMA, SAN CAMILLO: IL VIDEO CHOCK DEL PRONTO SOCCORSO

Redazione
Roma
– "Sono quantomai sconcertanti le immagini che ho girato in una giornata qualunque al pronto soccorso dell'Ospedale San Camillo per denunciare le gravissime condizioni in cui versa la struttura. C'erano pazienti ovunque: tanto nei corridoi, quanto all'interno delle stanze, ammassati anche a dozzine in stanze da 4 o 6 letti, senza distinzione di sesso o di età. Una condizione che grida vendetta, sul quale la giunta Zingaretti non può far finta di niente, considerando che proprio il presidente della Regione, in qualità di Commissario straordinario, aveva promesso l'apertura di 48 case salute per alleggerire il carico dei pronti soccorso ma ad oggi quelle poche aperte sono solo delle sedi fantasma che generano solo sperperi". Lo dichiara in una nota Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio, in merito al video pubblicato sul proprio profilo youtube.

"In questo contesto le liste d'attesa per uscire dal pronto soccorso si allungano anche fino a sette giorni. Giorni di inferno, nei quali i pazienti, perlopiù anziani ultraottantenni, vengono esposti al pericolo di aggravamento della loro malattia ed in cui il personale infermieristico e medico è costretto ad assumersi responsabilità gravi per sopperire alle carenze della struttura e dell'organico. E' chiaro che quello non è l'unico pronto soccorso a versare in quelle gravissime condizioni. Per questo auspico che la Procura della Repubblica, che ha aperto un'indagine a seguito del mio esposto, prosegua con speditezza per accertare le responsabilità dei disservizi all'interno delle strutture sanitarie di pronto soccorso di tutta la Capitale anche in vista del Giubileo che porterà a Roma oltre 25 milioni di pellegrini e il sistema sanitario rischia il collasso" conclude Santori.




ROMA OSPEDALE SAN CAMILLO: ASSOTUTELA DENUNCIA LA MANCANZA DI IGIENE E SICUREZZA

 

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Redazione

Roma – "Sopralluogo all'ospedale San Camillo effettuato in notturna di AssoTutela. La nostra passeggiata ha rivelato carenze preoccupanti in quello che un tempo era un reparto di eccellenza. Mancanza di sicurezza e di igiene, carenze strutturali gravissime e assenza di qualsiasi decoro sulle pareti vergognosamente imbrattate da persone poco civili". Ė impietoso il quadro tratteggiato dal presidente Michel Emi Maritato che continua: “La maternità del San Camillo è in caduta libera e la diminuzione consistente di parti in un anno (se ne stimano 200 in meno) è testimonianza di un più generale degrado del grande ospedale sulla Gianicolense. Si pensi che per noi è stato possibile accedere nella sala operatoria alle 21.40 senza alcun problema e, come prima cosa abbiamo notato un carrello di rifiuti lasciato incustodito. Per non parlare poi di un vecchio montacarichi guasto da mesi e mesi. Non vorremmo che, al suo posto, fosse usato lascensore che ospita le partorienti. Se linciviltà delle persone fa sì che le pareti costantemente ripulite siano presto inzaccherate da parenti in attesa, che immortalano il lieto evento con pennarello, ciò denota comunque un disinteresse totale. Cosa ci sta a fare la vigilanza allingresso se non controlla lo stato del patrimonio affidato? Da novembre si parla di trasferimento del reparto al vicino Flajani, per la modica cifra di 7 milioni 910mila euro, in un padiglione che fu già ristrutturato spendendone 12. Non apriamo, per pudore, un nuovo capitolo sulle misteriose e ripetute ristrutturazioni del San Camillo. Può darsi che qualcuno però prima o poi lo faccia, conclude il presidente.    




ROMA, OSPEDALE SAN CAMILLO: TRA LISTE DI ATTESA BIBLICHE E TOPI INDISTURBATI PARTE LA DENUNCIA ALLA PROCURA DI ROMA

Redazione
Roma
– "Questa mattina presso l'ospedale San Camillo sotto gli occhi di pazienti in attesa e personale ospedaliero, si sono manifestati di nuovo dei topi che passeggiavano indisturbati davanti al piazzale del pronto soccorso, dileguatesi poi alla vista dei passanti. Siamo di nuovo davanti allo scempio più totale oltre alle liste di attesa per i soccorsi che durano da ore, 270 barellati in corsia, ci mancavano i topi". Lo dichiara in una nota il Presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato.

"Avevamo avvertito il direttore generale negli scorsi mesi al presentarsi della stessa problematica, ma a quanto pare non ha effettuato nessun intervento di sanificazione. A questo punto l'associazone AssoTutela denuncerà alla Procura della Repubblica di Roma la direzione sanitaria e quella generale per negazione del diritto alla salute e per non garantire la salute pubblica con il rischio di leptospirosi". Chiosano in una nota il presidente Maritato ed il coordinatore nazionale Carlo Valguarnera.
 




ROMA OSPEDALE SAN CAMILLO: APPROVATO PROGETTO PER SCALE ANTINCENDIO REPARTO MATERNITA'

Redazione

Roma –  “Le battaglie condotte con determinazione e costanza portano anche a risultati importanti. Dopo denunce, interrogazioni e note inviate finalmente la Direzione Generale del San Camillo ha approvato la delibera nella quale si approva il progetto definitivo per la predisposizione delle scale antincendio nel Padiglione Maternità dell’Ospedale San Camillo. Ora vigileremo affinchè le scale anti incendio siano realizzate in tempi brevi perché ogni giorno che passa aumenta il rischio per la sicurezza di neonati, mamme e operatori”, così dichiarano in una nota congiunta Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio e componente della commissione Salute, e Stefano Barone, segretario amministrativo del Sindacato degli Infermieri Nursind, nel commentare la delibera che impegna 1 mln e 400mila euro per le scale antincendio e per il finanziamento del Blocco Operatorio del reparto di Maternità.
“E’ una vittoria importante, per il decoro di questo ospedale, ma ancora prima per la sicurezza di un reparto fondamentale, una vera e propria eccellenza del panorama sanitario laziale, che vogliamo condividere con la cittadinanza, con i pazienti e anche con il personale tecnico, infermieristico e medico che lavora in questo Padiglione. L’allarme lanciato dunque non è stato sottovalutato ma continuiamo ad avere dei dubbi sui tempi della burocrazia che attanaglia sia la Regione Lazio che la direzione della struttura ospedaliera. Serve una forte accelerazione per risolvere definitivamente una questione che va avanti da troppo tempo", conclude la nota.
 




ROMA, ASSOTUTELA: "SAN CAMILLO RESTYLING DI FACCIATA"

Redazione

Roma – “Nell’ospedale restaurato le prestazioni calano vertiginosamente. I cittadini si tengono lontani dal San Camillo. Lo dicono le statistiche degli ultimi anni: le percentuali di prestazioni ambulatoriali vanno sempre più giù”. Lo sostiene il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, illustrando i risultati di una recente visita nel grande nosocomio romano. “Il San Camillo è come una signora che si è rifatta il trucco senza prima lavarsi – dichiara il presidente – ai padiglioni restaurati di fresco, fanno da contraltare viali dissestati, pieni di buche e avvallamenti, rattoppi alla meno peggio. Sono numerosissime le denunce dei visitatori infortunati inviate in direzione. Poi l’assedio delle macchine buttate dovunque, in modo disordinato, senza alcuna indicazione sulle direzioni di marcia: in ospedale entra chiunque. Non aiuta neanche il continuo intervento del carro attrezzi che rimuove quelle in divieto di sosta, ovvero la maggior parte. Un girone infernale, con conseguenze immaginabili per la sicurezza dei pedoni e la qualità dell’aria, considerato che per edificare nuovi padiglioni e servizi, sono stati abbattuti – tra il 1998 e il 2012 – più di 500 alberi e un ettaro di verde è stato cancellato. Poi la mancanza di indicazioni corrette e visibili per individuare i reparti. Anni fa furono stanziati 91 mila euro per la segnaletica ma non si conosce la fine che hanno fatto i fondi e i sospirati cartelli. Peccato – chiosa il presidente – vedere il declino di un polo di eccellenza che un tempo costituiva la più grande azienda sanitaria europea”.