NDRANGHETA: GUARDIA FINANZA SEQUESTRA BENI PER 11 MILIONI DI EURO

Redazione

Cosenza – La maxi operazione – denominata "Tramonto" – della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Cosenza ha portato al sequestro di beni per un totale di 11 milioni di euro.
Beni mobili, immobili, attività commerciali e disponibilità finanziarie, oggetto dell'aggressione, sono direttamente o indirettamente riconducibili a S. N., considerata ai vertici di una delle più attive cosche della ‘ndrangheta tra quelle operanti nella provincia di Cosenza.
Le indagini patrimoniali, coordinate dal Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, e dal Sostituto della D.D.A. Pierpaolo Bruni, hanno evidenziato la rilevante sperequazione esistente tra i bassissimi redditi dichiarati ed il considerevole incremento patrimoniale registrato nell'ultimo ventennio nei confronti di S. N. e del suo nucleo familiare.
La donna è attualmente in carcere, in quanto destinataria di un'ordinanza di custodia cautelare emessa nell'ambito dell'operazione denominata "Tela di ragno" condotta da Carabinieri di Cosenza sotto la direzione dalla D.D.A. di Catanzaro, in relazione ai reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi da fuoco, omicidio, furto ed estorsione in concorso.
La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Cosenza ha emesso i provvedimenti di sequestro, sulla scorta di una articolata e coordinata indagine economico-patrimoniale delle Fiamme Gialle e dei Carabinieri.
La normativa antimafia prevede, infatti, l'applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali a carico di soggetti ritenuti, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi, ovvero che per la loro condotta ed il tenore di vita debba ritenersi che vivano abitualmente, anche in parte, con proventi di attività delittuose.
Tra i beni sottoposti a sequestro si annoverano 15 tra magazzini di metrature considerevoli e appartamenti, 5 attività commerciali (tra cui un bar, due importanti strutture alberghiere e un frequentatissimo lido balneare siti nella cittadina costiera di Paola), 11 tra automobili e motoveicoli, nonché diverse decine di rapporti bancari.
Una collaborazione, quella tra Carabinieri e Guardia di Finanza, sotto la direzione della DDA di Catanzaro, che ha consentito di aggredire il sodalizio criminale a "360°", sia con mirate indagini dirette a neutralizzare i singoli soggetti, sia con approfonditi accertamenti volti a ricostruire l'intero patrimonio accumulato con la perpetrazione di illeciti.
La sottrazione di tali ingenti ricchezze priva la ‘ndrina di preziosa linfa vitale per la sussistenza ed il prosieguo delle attività criminose. Da qui il nome dell'operazione: "Tramonto".




NDRANGHETA: HANNO FAVORITO LA LATITANZA DEL BOSS FRANCO PRESTA

Redazione

Cosenza –  Un altro obiettivo centrato nel contrasto alla 'ndrangheta. La squadra mobile della questura di Cosenza ha eseguito sei misure cautelari emesse dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di altrettante persone accusate di aver favorito la latitanza del boss Franco Presta, arrestato il 12 aprile del 2012. I dettagli dell'operazione saranno resi noti alle 11 nel corso di una conferenza stampa che si terra' nela questura del capoluogo bruzio




NDRANGHETA APPALTI PUBBLICI: COLPO ALLE COSCHE "COMMISSO" E "AQUINO"

Redazione

Marina di Gioiosa Ionica – Estorsioni e infiltrazione nell'aggiudicazione di appalti, anche per la messa in sicurezza di una scuola e la costruzione di una diga.

Sono 27 le persone arrestate questa mattina per associazione mafiosa tutti esponenti di due delle 'ndrine calabresi più pericolose, "Commisso" di Siderno e "Aquino" di Marina di Gioiosa Ionica.

Nell'operazione di oggi, denominata "La morsa sugli appalti pubblici", in cui sono stati portati in carcere personaggi di spicco delle principali cosche jonico-reggine, gli uomini dello Sco e della Squadra mobile di Reggio Calabria, hanno proseguito un'indagine contro la 'Ndrangheta che nel 2010 portò in carcere 300 persone tra la Calabria e la Lombardia.

Le 'ndrine condizionavano gli appalti pubblici, con particolare riferimento al settore delle infrastrutture e a quello relativo alla gestione dei rifiuti nelle nell'entroterra reggino di Siderno e sul versante ionico reggino, nell'area di Gioiosa Ionica, Natile di Careri, Ciminà e Caulonia.

Inoltre alle ditte che si aggiudicavano gli appalti si facevano pagare una tangente del 3 per cento sul valore dei lavori. La tangente calava un po' di valore se le imprese che si aggiudicavano i lavori erano considerate "amiche" dagli uomini della 'ndrangheta.

L'indagine che rientra nel piano d'azione contro la mafia calabrese, ha messo in luce la leadership della cosca Commisso capace di proiettare le sue attività criminali anche in ambito transnazionale, specie in Canada.

C'è anche un politico tra gli arrestati accusato di associazione mafiosa in quanto avrebbe chiesto sostegno elettorale alla cosca Commisso sia per l'elezione al Comune sia per le regionali del 2010 alle quali però, poi non si presentò.

Il comune di Siderno è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel marzo 2013.

All'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare hanno preso parte oltre 250 operatori della Polizia di Stato, appartenenti alla Squadra mobile reggina, al Commissariato di Siderno, agli altri Commissariati della Provincia ed ai Reparti prevenzione crimine della "Calabria", "Sardegna" e "Toscana".




'NDRANGHETA: IN MANETTE 18 AFFILIATI ALLE COSCHE

Redazione

Catanzaro – Nuova operazione contro la 'Ndrangheta messa a segno dalla Polizia, che ha arrestato 18 persone appartenenti alla cosca Procopio-Mongiardo, attiva nel basso versante ionico della provincia di Catanzaro, e alleata alle famiglie Gallace di Guardavalle e Gallitelli di Badolato, operanti nella stessa zona.

Tutte le persone coinvolte sono ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni e danneggiamenti a imprenditori e commercianti, nonché del tentato omicidio di Antonio Gullà, esponente di un clan rivale colpito in un agguato nell'ottobre del 2010. Altra accusa nei confronti degli indagati è quella di traffico d'armi. Uno dei capi della cosca è accusato anche di aver posto in essere minacce, aggravate dalla metodologia mafiosa, contro il corrispondente di una testata giornalistica per costringerlo a non pubblicare tabella negativi relativi alla sua famiglia.

Gli arresti sono stati eseguiti la notte scorsa al termine dell'operazione denominata "Hybris", condotta dalla Squadra mobile di Catanzaro in collaborazione con gli agenti del Servizio centrale operativo (Sco). Nella tragedia greca, la hybris è un fatto accaduto nel passato che influenza in modo negativo gli eventi del presente, proprio come in questo caso, con la maggior parte degli arrestati che sono figli o parenti di persone coinvolte in analoghe operazioni degli anni scorsi.

L'indagine è iniziata nel 2011 quando si scoprì che una società romana attiva nel turismo, era continuamente vessata dalle richieste estorsive della cosca oggetto dell'investigazione. La società aveva acquistato una parte di una struttura turistica nel comune di S. Andrea Apostolo allo Ionio, e da quel momento erano iniziate le rivendicazioni mafiose.

Oltre alla classica mazzetta annuale, gli estorsori pretendevano di egemonizzare gli appalti per i lavori interni al residence, e di far assumere persone che, pur non presentandosi mai al lavoro, dovevano essere regolarmente pagate. Dopo anni di vessazione e dopo aver subito gli ennesimi episodi di minacce e danneggiamenti, il presidente della società taglieggiata si decise a denunciare i suoi aguzzini.

Dall'indagine che scaturì da quella denuncia, gli investigatori della Mobile fecero emergere altre estorsioni a cui erano soggetti imprenditori, commercianti e diversi comuni della zona, ai quali venivano imposte le ditte per lo svolgimento dei lavori pubblici.

Durante alcune perquisizioni gli agenti hanno trovato anche molte armi, in particolare pistole. L'indagine ha quindi approfondito questo aspetto, scoprendo che la cosca aveva attivato un fiorente traffico di armi, grazie all'attività di alcuni affiliati che utilizzavano un canale di approvvigionamento al quale partecipavano persone di origine calabrese, residenti in Svizzera.

Alla fase esecutiva dell'operazione hanno preso parte 160 poliziotti appartenenti ai Reparti prevenzione crimine di Calabria, Liguria, Piemonte, Veneto e Basilicata, al Reparto volo e alle altre Squadre mobili della regione, nonché alcune unità cinofile di Vibo Valentia.




'NDRANGHETA: 15 ARRESTI NEL CLAN GALLICO TRA ROMA E PALMI

Redazione

Reggio Calabria – Reinvestivano il provento delle attività illecite nell'acquisto di beni immobili, come un palazzo storico di Palmi (Reggio Calabria), pagato 450 mila euro contro un valore di un milione, che doveva essere demolito per costruire nuovi appartamenti da mettere poi in vendita.

È quanto emerso dall'operazione "Orso" di questa mattina condotta dai poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria, da quelli del commissariato di Palmi (Reggio Calabria) e coordinati dal Servizio centrale operativo, che ha portato all'arresto di 15 esponenti della cosca di 'Ndrangheta dei Gallico, operante nella Piana di Gioia Tauro. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, riciclaggio ed intestazione fittizia di beni.

Gli arresti sono stati eseguiti a Palmi e Roma, con la collaborazione degli agenti della Squadra mobile capitolina e con la partecipazione dei Reparti prevenzione crimine.

Contestualmente, nell'ambito della stessa operazione, sono stati sequestrati beni immobili e società a Palmi e Roma per un valore complessivo di sette milioni di euro.

In particolare, oltre al palazzo storico, a Palmi sono stati sequestrati appartamenti e una villetta, mentre a Roma sono stati messi i sigilli a un ristorante-rosticceria e ad altri appartamenti ritenuti riconducibili ai Gallico.




REGGIO CALABRIA 'NDRANGHETA: SEQUESTRATI BENI AL BOSS CARMELO MANTI

Redazione

Reggio Calabria – Beni per un valore di circa 3 milioni di euro sono stati confiscati dalla Polizia di Stato a Carmelo Manti, 70 anni. L'uomo era stato già arrestato dalla Squadra mobile nel 2010 nell'ambito dell'operazione "Konta Korion" perchè ritenuto affiliato alla cosca della 'Ndrangheta attiva nel territorio di Condofuri (Reggio Calabria) ed in stretti rapporti di affari con le cosche Morabito di Africo (Reggio Calabria), Zavettieri di Roghudi (Reggio Calabria) e Talia di Bova (Reggio Calabria).

Il provvedimento di confisca nasce a seguito dell'indagine condotta dalla Squadra mobile e dal commissariato di Condofuri (Reggio Calabria) nei confronti di 12 esponenti della 'Ndrangheta i quali gestivano e condizionavano gli appalti pubblici nel comune di Condofuri, attraverso la commissione di una serie di reati quali omicidi, danneggiamenti, estorsioni, usura e riciclaggio.

Le attività di indagine patrimoniale hanno permesso ai poliziotti di ricostruire ed evidenziare la sproporzione tra i redditi percepiti dal Manti ed il patrimonio a lui direttamente o indirettamente riconducibile.

Tra i beni confiscati: un immobile nel comune di Condofuri, due appezzamenti di terreno, quote sociali e patrimonio aziendale della Co.Me Manti s.r.l. e della FI.CO.MI s.a.s. e dell'impresa individuale FI.MA.. Gli agenti hanno inoltre sequestrato conti correnti e libretti di deposito.

Con il provvedimento di oggi, il tribunale di Reggio Calabria ha disposto per Manti la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per tre anni e sei mesi.




REGGIO CALABRIA, 'NDRANGHETA: PRESO IL LATITANTE PASQUALE BIFULCO

Redazione

Reggio Calabria – Era sfuggito all'arresto nel blitz del marzo scorso, che concluse l'operazione "Buongustaio", portata a termine dalla Guardia di Finanza contro l'organizzazione di cui era a capo, specializzata nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti dal Sud America; l'associazione importava cocaina in Italia, a bordo di navi mercantili provenienti principalmente da Brasile e Perù.

Pasquale Bifulco è stato arrestato ieri in Perù dagli uomini della polizia italiana insieme ai colleghi peruviani, con l'accusa di associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di droga.

L'uomo è considerato esponente di spicco della 'Ndrangheta calabrese, e appartenente alla cosca mafiosa Ietto-Cua-Pipicella, operante a Natile di Careri (Reggio Calabria).

Le indagini che hanno portato alla localizzazione del latitante, sono state coordinate dalla Procura distrettuale antimafia del capoluogo calabrese e condotte dal Servizio centrale operativo, dalla Squadra mobile reggina e dal commissariato di Siderno.

La polizia italiana, tramite il Servizio per la cooperazione internazionale del ministero dell'Interno, ha poi fornito precise indicazioni alla polizia peruviana sulla localizzazione di Bifulco e sul suo nascondiglio.

Il 41enne è stato bloccato a San Isidro, località nella provincia di Lima, mentre scendeva da un taxi di fronte alla casa dove si nascondeva.

Bifulco è un vero e proprio professionista del crimine. Parla diverse lingue e, secondo gli investigatori, si muoveva rapidamente e chiudeva accordi in mezzo mondo, pagando sempre in contanti la droga acquistata. Alle sue spalle aveva un gruppo ben organizzato e ramificato, con punti di riferimento sia in Italia, dove contava su appoggi logistici nelle provincia di Napoli, Torino, oltre che in Calabria e in Sud America.




REGGIO CALABRIA, NDRANGHETA: SEQUESTRATI BENI PER 500MILA EURO AL BOSS DOMENICO MOLE'

Redazione

Reggio Calabria – Un ulteriore colpo al patrimonio della ‘ndrangheta è stato portato a termine, questa mattina, dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, che hanno completato il sequestro dei beni riconducibili alla cosca Molé operante nella piana di Gioia Tauro. il Tribunale di Reggio Calabria, sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura Distrettuale, ha disposto infatti il sequestro di beni nei confronti di Molè Domenico, per un valore complessivo di 500.000,00 euro.

Molè Domenico, esponente di spicco dell’omonima cosca, è stato arrestato, dopo sei anni di latitanza, il 14 febbraio 1999, per associazione mafiosa e altri gravi reati (operazione “Tirreno”). Nel luglio del 2008, Molè Domenico, unitamente ad altri familiari, era stato poi raggiunto in carcere dal provvedimento restrittivo “Cento Anni di Storia”, emesso dalla D.D.A. di Reggio Calabria, che ne aveva accertato il ruolo di vertice in seno all’organizzazione di riferimento. Attualmente, si trova recluso, in regime di 41 bis, presso la Casa Circondariale di Cuneo, dove sta scontando la pena dell’ergastolo, a cui si sono aggiunti recentemente tre anni di isolamento diurno a seguito della sentenza della suprema corte nell’ambito del richiamato processo “Cento Anni di Storia”. Il sequestro ha riguardato un patrimonio localizzato nella piana di Gioia Tauro, costituito da un’impresa agricola, una villa, tre polizze assicurative nel ramo vita e svariati conti correnti.
In tale ambito, è stato possibile documentare come la moglie del Molè, Mesiani Mazzacuva Valeria, al fine di eludere la normativa antimafia, avesse instaurato un rapporto di lavoro fittizio con un compiacente poliambulatorio specialistico di Gioia Tauro, peraltro riconducibile al fratello Pietro Mesiani Mazzacuva.
Inoltre, nel medesimo contesto, il Tribunale di Reggio Calabria, sezione Misure di Prevenzione, ai sensi dell’art. 25 del richiamato Decreto Legislativo (c.d. sequestro per equivalente) ha disposto il sequestro della somma di euro 30.476,51 presente su un conto corrente intestato al genero del predetto boss, Giuseppe Mesiani Mazzacuva. Il provvedimento completa un percorso investigativo che dopo aver consentito l’arresto di molti esponenti di spicco dell’organizzazione criminale, ne ha depotenziato la struttura attraverso l’apprensione delle ricchezze accumulate illecitamente.
 




'NDRANGHETA, COSCA MAZZAFERRO: ARRESTATO A SANTO DOMINGO IL LATITANTE NICOLA PIGNATELLI

Redazione

La polizia ha arrestato a Santo Domingo Nicola Pignatelli, latitante della 'ndrangheta inserito nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi.

Pignatelli, 43 anni, elemento di vertice della cosca Mazzaferro e legato alle famiglia Ursino ed Aquino, latitante dal 2011, era ricercato per associazione mafiosa e reati di droga e deve scontare una condanna a 16 mesi.

Il criminale è stato arrestato dagli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria, da quelli del servizio centrale operativo e dall'Interpol.

Pignatelli, completamente trasformato rispetto alle foto segnaletiche, è stato individuato in un bar nei pressi del residence dove si era stabilito da mesi.




'NDRANGHETA: NUOVI STRUMENTI DI SICUREZZA CONTRO IL FENOMENO MAFIOSO

Redazione

Le nuove strategie contro la criminalità organizzata sono state al centro di una conferenza stampa tenutasi questo pomeriggio a Roma al ministero dell'Interno.
Il ministro dell'Interno Angelino Alfano insieme al capo della Polizia Alessandro Pansa, ha presentato al Viminale il Piano d'azione nazionale e transnazionale contro la criminalità organizzata di tipo mafioso calabrese.

Saranno a disposizione degli investigatori nuovi sistemi per migliorare l'attività di contrasto a un'organizzazione criminale ritenuta, ad oggi, la più pericolosa.
La direttiva siglata dal Ministro, ieri pomeriggio, permetterà ai prefetti l'attuazione del Piano studiato proprio per arginare il fenomeno mafioso della 'Ndrangheta.

Il Piano prevede la sinergia tra le attività svolte in Calabria, e quelle svolte nel resto d'Italia da tutte le forze di polizia; in particolare la sinergia verrà attuata nelle attività di controllo del territorio, nelle investigazioni mirate ai patrimoni illecitamente accumulati e nella ricerca dei latitanti.
È previsto anche il monitoraggio delle regioni italiane, dove la 'Ndrangheta ha manifestato ed esteso i propri interessi economici, come il Lazio, l'Emilia Romagna, il Piemonte, la Liguria e la Lombardia.
Infine la direttiva interesserà l'intera rete degli esperti per la sicurezza italiani all'estero.
Anche nuove tecnologie saranno a disposizione degli investigatori che potranno contare su vere e proprie centrali statistiche dove è possibile la consultazione di mappe, cartine interattive e database interforze.

Le tecnologie

• Il Sistema di georeferenziazione dei reati (Sigr) si sviluppa attraverso una cartografia Google e permette di esaminare i tipi di reati commessi nell'intera Nazione.

• Il Sistema di georeferenziazione dei controlli di polizia (Geo.c.ope) consente di visualizzare, nella stessa cartina, i controlli eseguiti dalle forze di Polizia e di risalire a tutti i dati relativi alle auto controllate e ai suoi occupanti.

• L'archivio delle Mappe della criminalità organizzata (Ma.Cr.O) rende possibile la comprensione di ogni singolo gruppo criminale anche attraverso la visualizzazione dei singoli affiliati, dei ruoli ricoperti all'interno dei clan, del territorio controllato ed anche gli eventuali collegamenti con altre organizzazioni criminali.

• Infine sarà a disposizione anche un sistema di georeferenziazione delle mappe della criminalità organizzata (Geo.M.A.Cr.O) che riporta, sempre nella cartina di Google, ogni forma di organizzazione; attraverso questa mappa sarà possibile comprendere, immediatamente, la composizione, la zona di origine e le eventuali ramificazioni diffuse sul territorio nazionale dei singoli gruppi criminali.




TAURIANOVA NDRANGHETA: SCATTATA ALL'ALBA OPERAZIONE DEI CARABINIERI. ARRESTATE 6 PERSONE PER TRAFFICO DI ARMI E SOSTANZE STUPEFACENTI

Redazione
Taurianova (RC)
– Alle prime luci dell’alba di oggi è scattata un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Taurianova, finalizzata all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di sei persone risultate responsabili in concorso di un traffico di armi e di sostanze stupefacenti.
Rinvenute armi e droga.
L’operazione, nella cui fase esecutiva sono stati impegnati circa cinquanta militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori, giunge all’esito di una complessa e delicata attività d’indagine, nel corso della quale era già stato eseguito l’arresto in flagranza di CREA Ettore classe 1972 ed il fermo di indiziato di delitto di LADINI Giuseppe classe 1978, operati rispettivamente il 1 ed il 25 marzo 2014.