Reggio Calabria, colpo alla ndrangheta: sequestrati beni per 84 milioni di euro

 

di Roberto Ragone

 

 

 

Catanzaro, narcos sudamericani: Inflitto durissimo colpo alla 'ndrangheta


di Roberto Ragone

CATANZARO – Conclusa una complessa attività investigativa, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e coordinata dalla Procura della Repubblica – DDA di Reggio Calabria, con l’impiego di oltre 150 finanzieri, unità Antiterrorismo
 
E' stata smantellata un’organizzazione internazionale di stampo mafioso legata ai narcos sudamericani, in grado di importare in Italia  grossi quantitativi di cocaina. ‘Gerry’, tale il nome dell’operazione, finora ha portato all’arresto di 18 persone fra Calabria e Toscana, oltre all’esecuzione di numerose perquisizioni.
 
Dell’organizzazione facevano parte le famiglie Bellocco di Rosarno, Molè-Piromalli di Gioia Tauro, Avignone di Taurianova, e Paviglianiti, presente sul versante jonico reggino. Tra i soggetti fermati, Bellocco Michele, accusato dell’importazione di centinaia di chili di cocaina dal Sudamerica. Gli arresti operati dimostrano come ormai i clan calabresi siano in grado di interagire alla pari con i cartelli sudamericani. Sequestrati nel porto di Livorno 300 kg. di cocaina e circa 17 chili di codeina, oltre a ricostruire un’ulteriore importazione di 57 chili di narcotico e numerosi tentativi falliti.
 
L’operazione antidroga, condotta dalle Fiamme Gialle della Sezione G.O.A. del G.I.C.O. di Catanzaro, con il supporto del II Reparto del Comando Generale e della D.C.S.A., ha evidenziato come l’organizzazione importasse anche hashish e marijuana, e come attirasse nel traffico di stupefacenti gli investimenti di personaggi insospettabili, commercianti e professionisti. Sintomatico quanto scoperto dai finanzieri: partendo infatti dalla potente organizzazione di narcos che operava fra Rosarno, Gioia Tauro, Melicucco e S. Luca, sono arrivati ad un libero professionista, finanziatore dell’attività criminosa e acquirente di ingenti partite di droga. Identificati complessivamente 32 soggetti, ognuno con un ruolo preciso: finanziatori, mediatori, oltre agli incaricati dell’accoglienza dei narcos in trasferta nel nostro paese. Arrestato anche  un soggetto oriundo calabrese, da anni emigrato a Livorno, che operava nel porto con una squadra di complici per aprire i containers e spostare la merce in luogo sicuro. Importante la perdita inflitta a tutta l’organizzazione, sia sotto il profilo dei capitali investiti, che sotto quello dei mancati guadagni; la droga sequestrata, una volta messa in commercio, avrebbe fruttato alla banda oltre 100 milioni di euro. Nel corso dell’indagine è stato sviluppato lo stretto coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Firenze. 



Ndrangheta, duro colpo alla cosca Piromalli

 

REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Ros hanno eseguito un'operazione contro la cosca Piromalli della 'ndrangheta arrestando 12 persone e sequestrando il consorzio Copam di Varapodio (Reggio Calabria) costituito da oltre 40 aziende e cooperative agricole operanti nella Piana di Gioia Tauro, in Sicilia e nel basso Lazio. Arresti e sequestro sono stati fatti in esecuzione di un'ordinanza emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda.
I reati contestati vanno dall'associazione per delinquere di tipo mafioso al concorso esterno, all'intestazione fittizia di beni, alla truffa e ad altri reati aggravati dalle finalità mafiose. L'operazione del Ros, denominata "Provvidenza 2", segue il fermo, eseguito sempre dai carabinieri, nel gennaio scorso di 33 persone appartenenti alla stessa cosca e testimonia il livello di infiltrazione nel tessuto economico. Tra i destinatari dell'odierno provvedimento ci sono gli anziani boss Giuseppe ed Antonio Piromalli, da molti anni al vertice della cosca




Ndrangheta e fondi comunità europea: in manette ex assessore della Regione Calabria

 

CALABRIA – L'ex assessore al Lavoro della Regione Calabria, Nazareno Salerno, è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro sull'ingerenza della cosca di 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) nella gestione dei fondi della comunita' europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficolta'. L'inchiesta riguarda, in particolare, la gestione dei fondi del credito sociale ed ha portato complessivamente all'arresto di nove persone.

Si tratta di esponenti politici, imprenditori e amministratori pubblici della Regione Calabria, nonché due soggetti contigui alla cosca Mancuso. Le indagini hanno documentato l'ingerenza mafiosa della potente cosca 'ndranghetista nella gestione dei fondi della Comunita' europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficolta'.

I reati contestati, a vario titolo, agli indagati sono minaccia ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, peculato, turbativa d'asta ed abuso d'ufficio.

In corso di esecuzione anche un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 2 milioni di euro.

In particolare, l'attivita' ha accertato l'esistenza di un comitato d'affari che distraeva i finanziamenti comunitari vincolati al progetto regionale 'Credito sociale' indirizzandoli su conti correnti di societa' private, anche all'estero. Il provvedimento viene eseguito in queste ore dal Ros unitamente al Comando provinciale Carabinieri di Catanzaro e a quello della Guardia di finanza di Vibo Valentia, ed è stato emesso su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro.

L'operazione, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, è stata condotta dai Carabinieri del Ros unitamente ai militari del Comando provinciale di Catanzaro ed alla Guardia di finanza di Vibo Valentia.




Ndrangheta, arrestato il boss latitante Antonio Pesce

 

REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria e quelli della Compagnia carabinieri, insieme allo Squadrone cacciatori Calabria, hanno arrestato il latitante Antonino Pesce, di 34 anni, ritenuto il reggente dell'omonima cosca, si nascondeva in un appartamento a Gioia Tauro. L'arresto è avvenuto in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, per associazione mafiosa e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Pesce era latitante da luglio 2016, quando si era sottratto ad un provvedimento di fermo emesso dalla Dda nell'ambito dell'operazione Vulcano condotta dalla Guardia di finanza. L'uomo è stato individuato in un'abitazione nella zona marina di Gioia Tauro. Grazie ad attività tecnica ed alle conoscenze del territorio, i carabinieri lo hanno bloccato in un appartamento dove, verosimilmente, si era recato per incontrare la compagna ed i figli.

Pesce, nel momento dell'irruzione dei militari, ha tentato di disfarsi di una pistola lanciandola dalla finestra dell'abitazione. L'arma è stata subito recuperata dai carabinieri. Nel corso dell'operazione è stato arrestato anche, per favoreggiamento personale, Tonino Belcastro, di 53 anni, già noto alle forze dell'ordine, proprietario dell'abitazione in cui è stato sorpreso il latitante e presente al momento dell'irruzione.




Milano e Monza Brianza: usura e spaccio gestiti dalla ndrangheta

 

MILANO – Dalle prime luci dell'alba, nelle province di Monza Brianza e Pavia, è in corso un'operazione condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, impegnati nell'esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 soggetti di origini calabresi, responsabili a vario titolo di usura aggravata ai danni di due imprenditori brianzoli, al fine di favorire l’organizzazione criminale della ‘ndrangheta, nonché di spaccio di sostanze stupefacenti.




Ndrangheta: catturato il boss Marcello Pesce detto "U Ballerinu"

 
di Angelo Barraco
 
 
REGGIO CALABRIA – Un’operazione di Polizia ha portato all’arresto del superboss della ‘Ndrangheta Marcello Pesce detto “U Ballerinu”, latitante da diverso tempo e ricercato per associazione di stampo mafioso, destinato inoltre all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip il 20 maggio 2010 anche per il reato di intestazione fittizia. Ha precedenti che vanno dall’associazione mafiosa all’omicidio doloso, dai reati legati al mondo degli stupefacenti a tanto altro. L’uomo fa parte della cosca omonima attiva nella Piana di Gioia Tauro, con propaggini in Lombardia e in tutto il Nord Italia e con a capo Antonino Pesce. La cattura del superlatitante è stata resa nota dalla Polizia di Stato attraverso un messaggio su Twitter “#Squadramobile #sco catturato pericoloso latitante Marcello Pesce a #Rosarno RC boss 'ndrangheta ricercato per associazione stampo mafioso”.
 
“U Ballerinu” si nascondeva in un’abitazione situata nel centro di Rosarno, la sua latitanza è terminata alle ore 5 del mattino con un blitz compiuto dagli uomini dello Sco (Servizio Centrale Operativo) e della Squadra Mobile di Reggio Calabria che hanno svolto prima i dovuti accertamenti per verificare la presenza del boss in loco. Una latitanza iniziata il 26 aprile 2010, quando riuscì a sfuggire alla cattura nel corso dell’imponente operazione “All Inside”. Quando gli inquirenti lo hanno arrestato, il boss si trovava in camera da letto ed era privo di armi, non ha opposto resistenza. Insieme a lui sono stati arrestati due uomini, padre e figlio, che si trovavano nell’appartamento con lui.  Marcello Pesce è stato condannato a 16 anni e 8 mesi per associazione mafiosa ed è ritenuto il capo dell’omonima cosca che risulta ad oggi una delle più potenti nel panorama ‘ndranghetista. Il suo nome era inserito nell’elenco stilato dal Viminale in cui erano inclusi tutti i latitanti più pericolosi. 



NDRANGHETA, MAXIOPERAZIONE: IMPRENDITORI, DIRIGENTI E FUNZIONARI PUBBLICI NEL MIRINO DELLA PROCURA

Redazione

Reggio Calabria – I Carabinieri di Reggio Calabria hanno eseguito una maxioperazione contro la ‘ndrangheta nella provincia di Reggio, Roma, Milano, Brescia, Crotone. Sono stati eseguiti 10 fermi e sono state eseguite numerose perquisizioni. La Procura Distrettuale Antimafia contesta ai soggetti i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libera degli incanti, truffa aggravata, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni, estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Gli indagati Tra i soggetti indagati figurano dirigenti, imprenditori, funzionari pubblici. Tra i dirigenti comunali coinvolti c’è anche Marcello Cammera, che per anni si è occupato di Lavori Pubblici e che di recente è stato spostato altrove dal Sindaco. Tra gli imprenditori figurano i nomi di Domenico e Vincenzo Barbieri, già tenuti d’occhio nel corso dell’indagine denominata Meta come soggetti che gravitavano attorno al clan Buda Imerti. Nell’inchiesta sono coinvolte anche due società che si occupano di depurazione delle acque e di forniture di servizio idrico integrato, accusate entrambe di aver violato il codice amministrativo degli enti locali.
 
Il Procuratoe Capo Il procuratore capo della Dda ha spiegato “Questa è un'altra operazione che ricostruisce le attività di un'associazione segreta, in grado per lungo tempo di condizionare il Comune di Reggio Calabria e le altre istituzioni”. L’ultima operazione è da considerarsi il seguito dell’operazione denominata Fata Morgana, che pochi mesi fa ha portato alla luce una loggia massonica segreta che, secondo gli inquirenti, era guidata da Paolo Romeo, ex deputato del PSdi. Erano emersi molti legami tra quest’ultimo e molti dirigenti, uno su tuti Cammera. Il procuratore ha aggiunto “Ma al centro dei nostri approfondimenti è finito anche l'appalto per la depurazione delle acque, come per la costruzione e conduzione degli impianti”. Un’inchiesta difficile che si intreccia però, come un puzzle, con quanto emerso nel 2013 ed è venuto fuori un “Comitato d’affari” che si occupata di gestire la “macchina amministrativa comunale” negli interessi della ‘ndrangheta. Gli inquirenti hanno sequestrato 15 società, con quote societarie e relativo patrimonio, inoltre sono state sequestrati due esercizi pubblici appartenenti a due indagati, il tutto ammonta a 42.500.000 di euro circa.  



NDRANGHETA: SEQUESTRATI BENI PER UN VALORE DI 33 MILIONI DI EURO

Redazione
 
Reggio Calabria – La Guardia di Finanza sequestrato beni per un valore di 33 milioni di euro a persone ritenute appartenenti alla cosca Labate della ‘ndrangheta. I beni sequestrati sono: sei imprese, 97 immobili, sei autoveicoli, molteplici rapporti finanziari e assicurativi. La Guardia di Finanza riferisce attraverso un comunicato che “L'esistenza e l'operatività della cosca Labate nella zona sud di Reggio Calabria e, in particolare, nei quartieri Gebbione e Sbarre è stata più volte acclarata con più di una sentenza già passata in giudicato. Nello specifico, la cosca Labate aveva il controllo assoluto della gestione delle attività economiche, con particolare riferimento al settore del commercio della carne, oltre che a quello dell' edilizia e del movimento terra”. La nota continua “A seguito di una mirata attività di indagine e di analisi economico-finanziarie gli uomini della Guardia di finanza hanno accertato che tutti gli investimenti delle persone interessate dal provvedimento di sequestro e dei componenti dei loro nuclei familiari sono stati effettuati con denaro derivante da attività imprenditoriale svolta secondo modalità mafiose. Infatti, il potere mafioso della cosca Labate veniva sfruttato per sbaragliare la concorrenza, imporsi sul mercato e procurarsi clienti, con totale alterazione delle regole della concorrenza, finendo per operare nella zona di competenza in posizione sostanzialmente monopolistica”. 



COLPITA LA NDRANGHETA: SEQUESTRO BENI PER 500 MILIONI DI EURO AD AFFILIATI DELLA COSCA IANNAZZO

di Angelo Barraco
 
Catanzaro – Un’operazione del nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro della Guardia di Finanza ha portato al sequestro di beni per un valore di 500 milioni di euro. I beni sequestrati sono riconducibili agli affiliati della  cosca di Iannazzo di Lamezia Terme, cosca della Ndrangheta. Tanti i beni sequestrati, tra essi spicca il grande centro commerciale “Due Mari”, che si trova tra Catanzaro e Lamezia Terme ed è di proprietà dell’imprenditore Franco Perri. Nel mese di giugno del 2015, l’imprenditore Perri era stato coinvolto nell’operazione “Andromeda” e accusato di essere un appartenente della cosca di Iannazzo. L’attività investigativa ha fatto emergere che l’uomo non si sarebbe posto alcuno scrupolo nel chiedere la gambizzazione del fratello per motivi economici. L’operazione “Andromeda” citata poc’anzi ha avuto luogo nel maggio dello scorso anno e ha coinvolto 45 persone. Tornando alla recente operazione, il sequestro è stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro e su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. I beni sequestrati si trovano in zone sparse della Calabria e si tratta di beni mobili e immobili, titoli bancari e varie società, ma anche appartamenti, fabbricati, aziende, attività commerciali, che sono riconducibili a 65 persone fisiche e 44 soggetti giuridici. E’ stato sequestrato dalla Guardia di Finanza anche un ipermercato che è riconducibile a Perri. Gli inquirenti ritengono che avrebbe stretto legami con il capo cosca Iannazzo e che il suo fosse “un solido e proficuo rapporto di natura sinallagmatica al punto tale da essere definito colluso”.



NDRANGHETA: MAXIOPERAZIONE, 19 ARRESTI TRA CUI IL BOSS DE STEFANO

di Angelo Barraco

Reggio Calabria – Un’operazione della Polizia di Stato ha fatto scattare 19 misure cautelari nei confronti di affiliati alla ‘ndrangheta e precisamente alle cosche di De Stefano, Franco, Rosmini, Serraino, Araniti. Per 11 di loro è scattata la misura cautelativa del carcere, 6 di loro invece sono agli arresti domiciliari e 2 con obbligo di dimora. I reati contestati sono: associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione e porto di materiale esplosivo, estorsione, intestazione fittizia di beni, rivelazione del segreto d’ufficio. Sono state eseguite inoltre numerose perquisizioni che hanno portato al sequestro di beni e di società. Numerosi i sequestri agli esercizi commerciali che erano in mano alla ‘ndrangheta, come per esempio dei bar della città, una stazione per l’erogazione del carburante, attività commerciali che concentravano il loro business sulla vendita di surgelati, concessionarie di auto. Il valore dei beni e delle aziende sequestrate è di circa 10 milioni di euro. La ‘ndrangheta affidavano a terze persone la gestione delle attività, in modo tale da eludere i controlli. L’indagine denominata “Sistema Reggio” è partita nel 2014, a seguito di due attentati ai danni del “Bar Malavenda” di Reggio Calabria. Gli inquirenti ritengono che “"a Reggio, chiunque voglia intraprendere un'attività economica o commerciale, non deve rivolgersi soltanto allo Stato o agli enti locali per le relative autorizzazioni amministrative, ma deve ottenere il nulla osta da parte delle cosche che controllano il territorio e che formano il cosiddetto 'sistema Reggio”. Coinvolta nell’inchiesta anche un’impiegata del Tribunale di Reggio Calabria, che è stata arrestata, poiché avrebbe riferito agli indagati che vi erano inchieste a loro carico. Anche il marito della donna è finito in manette e anche lui è considerato la “Talpa” poiché avrebbe rivelato informazioni coperte da segreto. Il fratello dell’uomo e un’altra persona, entrambi arrestati, avrebbero fornito le informazioni alle cosche Santa Caterina per assicurarsi protezione per l’apertura del bar “Ritrovo Libertà” (ex Bar Malavenda). Ma tra gli arrestati spunta un nome di spicco, il boss Giorgio De Stefano. Chi è Giorgio De Stefano? E’ un avvocato di 68 anni in pensione, e reggente dell’omonima cosca. E’ cugino di Paolo De Stefano, capo cosca ucciso nel 1985 nel corso di una faida. L’avvocato scontò una condanna a tre anni e mezzo di reclusione nel 2001 per concorso esterno in associazione mafiosa.