NAPOLI, SPARATORIA FUORIGROTTA: ARRESTATO IL SUPER RICERCATO RAFFAELE RENDE

di Christian Montagna

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Napoli – La polizia di Stato ha bloccato in serata a Napoli il pregiudicato Raffaele Rende, il responsabile del ferimento del poliziotto Nicola Barbato, avvenuto giovedì sera. Rende, si apprende dalla Questura, é stato trovato in un appartamento nella zona orientale di Napoli.


La visita del Presidente. Una visita lampo che si è conclusa poche ore fa, quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Decisione presa last minute quella di fare visita all’ospedale Loreto Mare di Napoli al poliziotto Nicola Barbato, ferito gravemente nella sparatoria di alcuni giorni fa a Fuorigrotta, durante un operazione anti racket. Oltre al Presidente, anche il capo della polizia Alessandro Pansa ieri era stato nella struttura sanitaria dall'agente che lotta tra la vita e la morte, mentre i suoi colleghi, continuano a dare la caccia all'uomo.

Il latitante Lello Rende. Sul web era stato diffuso l’identikit dell’uomo che ha sparato alla nuca del poliziotto. Sulla pagina Facebook di NSP,oggi pomeriggio si leggeva: “Sparatoria a Fuorigrotta (Na): ricercato ancora latitante per tentato omicidio del sovrintendente della polizia di stato Nicola Barbato. l'auto su cui fuggiva è stata rinvenuta a Benevento..!! Nella notte è stato arrestato il complice un 28enne di Quarto, Roberto Gerard, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, è indagato per reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Lello Rende quindi è ancora latitante.”

Il NSP (Nuovo sindacato Polizia) contro le false notizie. A differenza dunque di quanto era stato scritto da alcuni giornali, la ricerca dell’esecutore materiale si è conclusa questa sera. Gli tabella che in questi giorni sono stati diffusi, non veritieri, hanno causato lo sdegno anche della pagina NSP che ha così commentato: “CHE COSA NON SI FAREBBE PER UNO SCOOP..!!! Anche questa volta pagine molto seguite come quella di POLIZIA DI STATO FAN SITE e quella denominata NOI POLIZIOTTI PER SEMPRE hanno dimostrato tutta la loro serietà e tutta la loro responsabilità facendo circolare notizie NON VERITIERE senza prima averne verificato l'attendibilità pubblicando la notizia dell'arresto di LELLO RENDE autore del ferimento del sovrintendente della Polizia di Stato NICOLA BARBATO. Gli amministratori di queste pagine, oltre a perdere la credibilità, hanno anche indebolito le ricerche distogliendo l'attenzione di migliaia di cittadini nonché migliaia di agenti che oggi fanno servizio in strada. Per una corretta informazioni si comunica che è stato arrestato il complice un 28enne di Quarto, Roberto Gerard, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, indagati per reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. È ancora latitante però ed è ancora ricercata un'altra persona, esecutore materiale del ferimento ovvero LELLO RENDE. Aiutateci quindi nelle ricerche, continuiamo a condividere la foto del balordo e non distogliamo l'attenzione. Chiunque avesse notizie contatti subito la centrale di Polizia riferendo ogni dettaglio.Grazie per la vostra collaborazione.LA SEGRETERIA NAZIONALE”.




NAPOLI, SPARATORIA FUORIGROTTA: ECCO IL VOLTO DEL RICERCATO. MATTARELLA IN VISITA AL LORETO MARE

di Christian Montagna

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Napoli – Una visita lampo che si è conclusa poche ore fa, quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Decisione presa last minute quella di fare visita all’ospedale Loreto Mare di Napoli al poliziotto Nicola Barbato, ferito gravemente nella sparatoria di alcuni giorni fa a Fuorigrotta, durante un operazione anti racket. Oltre al Presidente, anche il capo della polizia Alessandro Pansa ieri era stato nella struttura sanitaria dall'agente che lotta tra la vita e la morte, mentre i suoi colleghi, continuano a dare la caccia all'uomo. 


Il latitante Lello Rende. Sul web è stato diffuso l’identikit dell’uomo che ha sparato alla nuca del poliziotto. Sulla pagina Facebook di NSP,si legge: “Sparatoria a Fuorigrotta (Na): ricercato ancora latitante per tentato omicidio del sovrintendente della polizia di stato Nicola Barbato. l'auto su cui fuggiva è stata rinvenuta a Benevento..!! Nella notte è stato arrestato il complice un 28enne di Quarto, Roberto Gerard, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, è indagato per reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Lello Rende quindi è ancora latitante.”


Il NSP contro le false notizie. A differenza dunque di quanto era stato scritto da alcuni giornali, la ricerca dell’esecutore materiale è ancora in corso. Gli tabella che in questi giorni sono stati diffusi, non veritieri, hanno causato lo sdegno anche della pagina NSP che ha così commentato: “CHE COSA NON SI FAREBBE PER UNO SCOOP..!!! Anche questa volta pagine molto seguite come quella di POLIZIA DI STATO FAN SITE e quella denominata NOI POLIZIOTTI PER SEMPRE hanno dimostrato tutta la loro serietà e tutta la loro responsabilità facendo circolare notizie NON VERITIERE senza prima averne verificato l'attendibilità pubblicando la notizia dell'arresto di LELLO RENDE autore del ferimento del sovrintendente della Polizia di Stato NICOLA BARBATO. Gli amministratori di queste pagine, oltre a perdere la credibilità, hanno anche indebolito le ricerche distogliendo l'attenzione di migliaia di cittadini nonché migliaia di agenti che oggi fanno servizio in strada. Per una corretta informazioni si comunica che è stato arrestato il complice un 28enne di Quarto, Roberto Gerard, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, indagati per reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. È ancora latitante però ed è ancora ricercata un'altra persona, esecutore materiale del ferimento ovvero LELLO RENDE. Aiutateci quindi nelle ricerche, continuiamo a condividere la foto del balordo e non distogliamo l'attenzione. Chiunque avesse notizie contatti subito la centrale di Polizia riferendo ogni dettaglio.Grazie per la vostra collaborazione.LA SEGRETERIA NAZIONALE”.

 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: IL POLIZIOTTO E’ IN GRAVI CONDIZIONI. ECCO LE REAZIONI DEI COLLEGHI SUI SOCIAL

di Christian Montagna

Napoli – Una città sempre più violenta. A Napoli un poliziotto rischia la vita, "colpevole" di aver fatto il proprio lavoro in una città sempre meno sicura e in balia dei criminali. Eppure, tutto tace…nessuna fiaccolata, nessuna manifestazione, nessuna indignazione espressa nei salotti televisivi, nessuna sceneggiata ai tg. Eppure, una famiglia è in pena per Nicola, padre, zio, figlio e marito. Una famiglia (a cui va tutta la mia stima) che sta vivendo un dolore enorme con la massima riservatezza. A Napoli, un uomo lotta tra la vita e la morte per aver cercato di "allontanare" i criminali dalla città.


E’ in un letto di ospedale Nicola Barbato,46 anni, poliziotto ferito due giorni fa in una sparatoria a Fuorigrotta. Non si è ancora svegliato ma anzi si aggrava sempre di più. Succede ancora in una città violenta come questa che un uomo, intento a svolgere il suo lavoro, si trovi a rischiare la vita per mano di spietati killer. I colleghi del poliziotto in fin di vita senza mezzi termini hanno espresso solidarietà alla famiglia di Nicola che in queste ore è in grande tensione. Sui social, da ogni luogo, dure sono state le condanne verso l’aggressore. Messaggi forti, diretti e senza mezzi termini: l’uomo che ha sparato deve pagarla.


La voglia di vendetta. All’indomani di una sentenza della Cassazione che a Napoli ha lasciato allibiti tutti in merito all’omicidio di BacioTerracino immortalato in diretta da una videocamera di sorveglianza, si chiede a gran voce giustizia. “Spero di trovarti io personalmente. Poi vediamo quanta voglia hai di sparare e se hai il tempo per farlo! Pezzo di m… Ti devo scassare dalla testa ai piedi”, si legge sui social. Questo, è solo uno dei tanti messaggi di solidarietà per fare onore al collega che rischia la vita tuttora. Sulla pagine della sezione anti estorsioni della Squadra Mobile di Napoli, resta alta la tensione. Ieri pomeriggio, il capo della Polizia, Alessandro Pansa, si è recato a Napoli per incontrare, in ospedale, la famiglia dell'agente, in particolare la moglie.


La solidarietà sui social. E’ partita una vera e propria caccia all’uomo sui social network in cui, tutti si rendono partecipi e disponibili. Qualcuno, ha già postato le foto con il nome del ricercato numero uno. C’è invece chi fornisce utili particolari nella ricerca informando sulle modalità di fuga del malvivente. “ Sappiate che R. R. è fuggito unitamente alla consorte a bordo di una Daewoo Matiz targata BL582DL. In caso di rintraccio notiziate immediatamente le Forze di Polizia fornendo esattamente il luogo ove vi trovate!”, scrivono i testimoni.


Il primo fermato.
E’ Roberto Gerard il primo delinquente ad essere stato fermato con l’accusa di tentata estorsione anche se, dalla Questura, non è ancora arrivata la conferma. Ventisette anni, di Quarto, con un curriculum alle spalle che vanta numerosi reati. Il complice invece sarebbe colui che per ben otto avrebbe sparato contro il poliziotto.


La ricostruzione dei fatti. Ancora molti dubbi, molte incertezze e molte perplessità riguardo la dinamica dei fatti. Dalla Questura di Via Medina pare non trapelare alcuna informazione utile. Anche il nome del primo uomo fermato, sarebbe ancora tenuto segreto, nonostante, i giornali lo abbiano già diffuso. Sono le voci e le testimonianze di chi quella sera per una pura fatalità non si è trovato nel bel mezzo della sparatoria ma che, dalla cumana o dai negozi della zona, ha assistito ad una scena da far west. Era giovedì sera quando, i due poliziotti in borghese sostavano all’esterno del negozio “Il Capriccio” di via Leopardi aperto da poche settimane, in attesa di incastrare gli estorsori. Proprio il proprietario del negozio infatti si era rivolto all’anti racket perché vittima, subito dopo l’apertura, di richieste da parte dei clan, denunciando in Questura il tentativo di estorsione.


L’appello della famiglia. “ Papà, parlami, parlami… Papà, svegliati”,urla Giovanna, la figlia di Nicola Barbato mentre tenta di abbracciarlo scavalcando gli agenti che lo proteggono. In ospedale molte persone hanno recato un saluto a Nicola tentando di incoraggiare la famiglia affranta dallo strazio. Scene di dolore, di angoscia al pronto Soccorso di Loreto Mare. Ci sono tanti poliziotti, falchi e donne in divisa a simboleggiare la vicinanza a quel collega che oggi tutti sperano possa stare meglio. La pallottola che ha provocato danni al cervello potrebbe essergli fatale. Le operazioni finora effettuate sono andate a buon fine ma, ripete la moglie, “Solo lui mi può togliere l’angoscia, solo lui…Quando si sveglierà e potrò parlargli…solo allora sarò sollevata”.




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: IL POLIZIOTTO E’ GRAVISSIMO

di Christian Montagna

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Napoli – Si sono aggravate le condizioni di Nicola Barbato , il poliziotto ferito ieri in via Leopardi durante la sparatoria tra una banda di malviventi e la polizia in borghese. Il sovrintendente in servizio presso la Squadra mobile di Napoli è ricoverato in Rianimazione all'ospedale Cardarelli. La gravità della ferita causata da un proiettile che gli ha tranciato la giugulare ha indotto i medici a non eseguire l'intervento chirurgico che pure era in un primo momento stato preso in considerazione.


Le indagini. Proseguono a tutto campo le indagini e la caccia agli uomini che hanno sparato ieri sera alle 20, tra la folla. Intanto, è stato ritrovato lo scooter su cui viaggiavano gli sparatori. I colleghi dell’agente ferito durante la notte hanno dato la caccia ai malviventi. Si indaga nella malavita organizzata di Napoli, tra i clan che operano in quella zona e specializzati in estorsioni ai danni di commercianti. Per tutta la notte centinaia di poliziotti sono stati impegnati in una operazione ad alto impatto nelle zone di Fuorigrotta, Bagnoli e Soccavo. Gli investigatori hanno eseguito già un identikit dei criminali: sarebbero molto vicini anche all’arresto degli stessi. Secondo indiscrezioni, pare che i due siano affiliati ad un clan di camorra attivo nell’area occidentale. A breve, potrebbe esserci la cattura.


Un quartiere sotto shock. Ancora sotto shock il quartiere Fuorigrotta dopo che due malviventi hanno terrorizzato in pieno orario di punta centinaia di abitanti. Anche dai sindacati di Polizia arrivano proteste e accuse. La sicurezza a Napoli diventa sempre più latitante e con essa, l’incolumità dei militari. Nessun testimone è stato in grado di fornire agli inquirenti particolari dell’accaduto. Secondo alcuni, gli agenti stavano per intervenire per sventare un agguato quando i criminali gli hanno sparato contro.




SCANDALO A NAPOLI, AVELLINO E SALERNO: TANGENTI IN CAMBIO DI APPALTI PER I PASTI NELLE SCUOLE

Redazione

Napoli – un altro scandalo coinvolge la Campania. Un giro di frodi per ottenere erogazioni pubbliche è stato scoperto dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli che stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli a carico di 11 persone. Si tratta di individui ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere e di turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio, frode in pubbliche forniture e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, estorsione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Nel corso di indagini coordinate dalla procura di Napoli i militari dell’Arma hanno scoperto l’esistenza di una associazione criminale guidata da un imprenditore attivo nella refezione scolastica. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, grazie all’intervento di amministratori e dirigenti pubblici e con la complicità di altre persone, il gruppo otteneva l’aggiudicazione di appalti per la fornitura di pasti in scuole delle province di Napoli, Avellino e Salerno, determinando l’esclusione dalle gare delle ditte concorrenti, anche con la promessa di posti di lavoro per parenti e amici. Sono in corso perquisizioni.




NAPOLI: A FUORIGROTTA SI SPARA TRA LA GENTE. FERITO UN POLIZIOTTO

di Christian Montagna

Napoli –L’emergenza criminalità a Napoli è lampante, ormai diventa ridondante anche dirlo ma, continua a sentirsi più viva che mai. Alle ore 20, mentre la maggior parte degli abitanti si appresta a tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro, tra la folla scalpitante, in via Leopardi a Fuorigrotta, pochi passi dalla stazione della Cumana, si spara tra la folla. Una banda di malviventi ha aperto il fuoco contro una vettura di poliziotti in abiti civili appostati sul luogo.

 

Nicola Barbato, originario di Gricignano e residente tra Carinaro e Teverola (Caserta), è rimasto ferito mentre, in abiti civili, era a bordo di una Fiat Panda, l'auto civetta della polizia crivellata di colpi. Ricoverato d’urgenza all’ospedale San Paolo, il proiettile ha trapassato la giugulare e pare che le sue condizioni destino preoccupazione.


Nella zona è in corso una battuta con l'intervento di un elicottero della Polizia che sta sorvolando la zona. E’ caccia all’uomo in tutta la periferia napoletana. I poliziotti prestavano servizio presso il nucleo antiestorsioni ed erano in regolare servizio. Sul posto sono giunti il questore Guido Marino e il Capo della Mobile, Fausto Lamparelli.


Dalla Questura si susseguono bollettini medici sulle condizioni del poliziotto: “Al momento è vigile e viene sottoposto a esami clinici”. La ferita riportata è comunque grave, e potrebbe comportare complicazioni motorie per la vittima. Sulla dinamica dei fatti, si attende ancora una versione ufficiale da parte della Questura.
 




NAPOLI: LA MUNICIPALE ARRESTA UN LATITANTE TUNISINO

Redazione

Napoli – La Polizia municipale di Napolli ha arrestato un tunisino, senza fissa dimora, destinatario di un ordine di carcerazione emesso a maggio dal Tribunale di Perugia e ricercato sul territorio nazionale a seguito di sentenze passate in giudicato per precedenti di rapina ed estorsione. Gli agenti della Municipale, nel corso di un'attività di controllo in via Carriera Grande, nel Centro storico, hanno notato un gruppo di extracomunitari impegnati in compravendita di stupefacenti; accortisi della presenza delle forze dell'ordine gli extracomunitari si sono dati alla fuga e solo uno di loro, un tunisino di 46 anni, è stato fermato. Durante il controllo il 46enne, con un coltello a scatto di circa 16 centimetri, ha minacciato di morte gli agenti che lo hanno immobilizzato e arrestato. Dagli accertamenti è emerso che il tunisino era destinatario dell'ordine di carcerazione e ricercato. L'uomo è stato portato nel carcere di Poggioreale.




NAPOLI: IN FIAMME LO YACHT DI DE LAURENTIIS. PAURA A POSILLIPO

di Ch. Mo.

Napoli – Caos e paura hanno animato la domenica di Napoli quando nel pomeriggio, al largo di Posillipo lo yacht del presidente della squadra di calcio del Napoli Aurelio De Laurentiis, e' stato distrutto da un incendio. Per sfuggire all'incendio, i passeggeri, una decina in tutto, si sono tuffati in acqua salendo, poi, su un gommone in dotazione all'imbarcazione. In soccorso, sono giunte vedette della Capitaneria di Porto ed i vigili del fuoco. Il fatto è accaduto poco dopo le 18.


Sullo yacht c'era anche il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis che, come gli altri passeggeri dell'imbarcazione, si è tuffato in acqua per salvarsi dall'incendio, che ha distrutto l'imbarcazione, acquistata qualche mese fa. Secondo quanto accertato dalla Capitaneria di porto di Napoli, intervenuti insieme ai vigili del fuoco sul luogo dell'incendio, sullo yacht c'erano complessivamente 14 persone, di cui 9 passeggeri e quattro componenti l'equipaggio. Tutti hanno raggiunto il molo di Napoli a bordo di un tender. Subito dopo, il presidente De Laurentiis e' salito sulla sua monovolume dirigendosi allo stadio San Paolo, per assistere alla partita di campionato Napoli-Lazio. Al momento, non e' stata ancora chiarita la causa che ha provocato l'incendio dello yacht. Si indaga sull'accaduto.




NAPOLI: GIULIA MICHELINI AL “CAFFE’ CHIAIA”. IL QUARTIERE IN RIVOLTA

di Christian Montagna

Napoli – Una mattinata qualunque si è rivelata essere una “bella giornata” per gli abitanti del quartiere Chiaia a Napoli. E su Facebook, sono già diventate virali le foto. Al Caffè Chiaia della Riviera di Chiaia, questa mattina Giulia Michelini, ingessata al braccio sinistro, è stata fotografata, mentre in compagnia di un “amico”, era intenta a fare colazione. La regina indiscussa di “Squadra Antimafia”, conosciuta da tutti come Rosy Abbate, ha salutato i fan che non appena si sono accorti della sua presenza hanno cominciato a chiedere foto e autografi. Intervistati dal nostro giornale i direttori del bar Salvatore Maresca e Pina Romagnoli, hanno fornito alcune curiosità sulla colazione servita ai due: “ Hanno ordinato cappuccino e cornetto napoletano. E’ una ragazza bellissima, semplicissima e gentile” ha dichiarato Pina Romagnoli e ancora “ E’ una di noi” ha fatto eco il marito Salvatore.


Fan in rivolta dunque nel centro di Napoli per l’arrivo della bellissima attrice siciliana. Il Caffè Chiaia che nei giorni precedenti aveva ospitato famosi calciatori del Napoli, tra cui il portiere Pepe Reina, si classifica dunque al primo posto per essere il punto ritrovo vip della zona.


Giulia Michelini che ha raggiunto l’apice della sua popolarità interpretando il ruolo della mafiosa Rosy Abate in Squadra Antimafia, è sempre stata ben disponibile verso i fans e anche questa mattina lo ha dimostrato. Conosciuta e apprezzata da tutti per la sua bontà e per la sua umiltà, l’attrice vanta partecipazioni anche in “Distretto di Polizia” (2002); “Paolo Borsellino”, per la regia di Gianluca Maria Tavarelli, dove ha interpretato il ruolo di Lucia Borsellino. Dal 2005 al 2008 è stata Francesca De Biase in “RIS – Delitti imperfetti”. Nel 2006 anche sul set del telefilm ”Il vizio dell'amore” dove è comparsa nell'episodio Il vicino, nonché nella serie TV “Vientos de agua” dove interpreta il ruolo di Gemma e in Taccuini d’amore, regia di Valia Santella. Ancora, nel 2007 è tornata sul grande schermo come Francesca nel film “La ragazza del lago”, opera prima di Andrea Molaioli, accanto a Toni Servillo e Valeria Golino; dal 2009 in Squadra Antimafia.
 




NAPOLI, SAN GENNARO: IL MIRACOLO SI RIPETE

di Christian Montagna

Napoli – Alle 9,45 il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nella Cappella del Tesoro all’interno del Duomo ha proceduto all’apertura della cassaforte che contiene il reliquiario con le ampolle del sangue. Presenti alla celebrazione sacerdoti ortodossi, vescovi, arcivescovi, emittenti televisive locali, giornalisti, il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris e Presidente della Regione Vincenzo De Luca. Alle ore 11,22 è stato annunciato il miracolo. Le ampolle saranno ora portate in processione sull’Altare Maggiore per esporle dinanzi ai fedeli durante la celebrazione solenne al termine della quale è stato dato l’annuncio.


“ La città si ritrova di fronte a se stessa e questa bella cattedrale in cui stiamo celebrando l’eucarestia è una casa aperta in cui ci sentiamo tutti una comunità, convocata in nome di San Gennaro” ha esordito il cardinale Crescenzio Sepe nell’omelia. In merito agli spiacevoli avvenimenti di cronaca locale e nazionale, ha poi esclamato: “Basta sangue per le nostre strade e nelle nostre famiglie, nelle nostre case, basta violenza, basta dolore e lutto, basta morti di innocenti, basta naufraghi e cadaveri di quanti cercano coraggiosamente e tragicamente un po’ di libertà , un po’ di fame, un po’ di futuro. Ci stiamo abituando alle immagini dei telegiornali. Stanno prendendo corpo l’indifferenza e il cinismo di tanti. Abbiamo il dovere di assumerci le nostre responsabilità e aprire le nostre braccia e i nostri cuori.


A Napoli è stata grande l’attesa del miracolo: i fedeli sin dalle prime ore della mattina si sono recati al Duomo in attesa del risultato più propenso che per la città indica un buon auspicio.


Il programma. Dalle 16 alle 18.30 le ampolle con il sangue verranno offerte alla venerazione dei fedeli; alle 18.30 si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare di Napoli. Da domenica 20 a venerdì 26 settembre si svolgerà l’Ottavario di Ringraziamento: alle ore 9 esposizione delle sacre reliquie e celebrazione eucaristica nella Cappella del Santo, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.30 in Cattedrale avverrà la venerazione delle reliquie e la celebrazione delle Sante Messe alle 10, alle 12 e alle 18.30. Quello atteso oggi è il principale dei tre “miracoli” della liquefazione del sangue di San Gennaro, avvenimento che tradizionalmente si ripete tre volte durante l’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre.
 

Chi era San Gennaro? Protettore e patrono della città di Napoli, gli storici sono da sempre stati concordi nell’affermare che Ianuarius fosse il vero nome di San Gennaro e che la sua famiglia discendente da quella gentilizia romana (Gens Januaria), sacra al dio bifronte Janus (Giano), si fosse trasferita da Roma in Campania. Nacque nel anno 272 in un giorno di sabato del mese di Aprile, probabilmente a Benevento, dove poi divenne Vescovo; c’è chi dice invece che sia nato a Napoli, chi a Caroniti, una frazione del comune di Ioppolo, in provincia di Vibo Valentia. Anche sulla sua famiglia non si hanno notizie certe: secondo alcuni sarebbe nato povero e, orfano di madre, per la povertà venne mandato, sin da piccolo, dal padre (che nel frattempo si era risposato) a lavorare come guardiano di maiali. Fu lì che conobbe un monaco asceta, un eremita del villaggio, intuendo che quest’ultimo avrebbe potuto aiutarlo nella sua istruzione. Secondo un’altra versione, invece, Gennaro era un bimbo che sobbalzava e si dimenava nel grembo materno ogni volta che la madre si recava in chiesa per pregare, tanto da venire alla luce già con le mani giunte e le ginocchia piegate in atto di preghiera. In questa versione Gennaro discende da una famiglia illustre e agiata: suo padre si chiamava Stefano e sua madre Teonoria Amato. Sta di fatto che nella sua vita realtà e leggenda, spesso, si intrecciano e mescolano in un unico racconto. I testi attraverso cui gli storici son venuti a conoscenza della vita e della storia di San Gennaro sono gli Atti Bolognesi e gli Atti Vaticani.


Perché divenne Santo? Era l’inizio del IV Secolo, durante la persecuzione dei cristiani ad opera dell’imperatore Diocleziano, quando, Gennaro era Vescovo di Benevento e si recò insieme al lettore Desiderio e al diacono Festo in visita ai fedeli a Pozzuoli. Sossio, diacono di Miseno, già amico di Gennaro che in passato era venuto a trovarlo proprio a Miseno per discutere con lui di fede e leggi divine, che voleva recarsi ad assistere alla visita pastorale, venne invece arrestato per ordine del persecutore Dragonzio, allora governatore della Campania. Gennaro, Festo e Desiderio si recarono a far visita al prigioniero ma, avendo intercesso per la sua liberazione e avendo fatto professione di fede cristiana, furono anch’essi arrestati e condannati da Dragonzio ad essere sbranati dagli orsi nell’Anfiteatro di Pozzuoli. Ma il giorno dopo il supplizio, per assenza del governatore, impegnato altrove, venne sospeso. Allora Dragonzio comandò che a Gennaro e ai suoi compagni venisse troncata la testa. Condotti nei pressi del Forum Vulcani (l’attuale Solfatara di Pozzuoli), essi furono decapitati nell’anno 305. Il corpo di San Gennaro venne sepolto nelle catacombe napoletane di Capodimonte, dopo essere rimasto per poco più di cento anni in un altro luogo: l’Agro Marciano. Presso le catacombe cominciò la venerazione popolare delle ossa del Santo che acquistò, progressivamente, il ruolo di grande protettore della città. Ci vollero diciassette anni affinché le reliquie potessero tornare a Napoli dopo un susseguirsi di fughe e furti, grazie alla famiglia dei Carafa che si impegnò, soprattutto per l’interessamento del cardinale Oliviero e con il sostegno di suo fratello, l’arcivescovo napoletano Alessandro Carafa, affinché le reliquie tornassero a Napoli, nel 1497.

Ma cosa sarebbe accaduto se non si fosse liquefatto il sangue del Santo? La storia recente riporta diversi casi: Settembre del 1939 e del 1940, in corrispondenza con l'inizio della seconda guerra mondiale e dell’entrata nel conflitto dell’Italia; Settembre del 1943, data dell’occupazione nazista; Settembre del 1973, periodo della diffusione del colera a Napoli e Settembre 1980, anno del terremoto in Irpinia. Generalmente, i periodi in cui il sangue non si liquefatto coincidono con assedi, eruzioni e pestilenze. Accade poi, in rare occasioni, che il sangue si sciolga anche fuori dalle ricorrenze stabilite, ad esempio, nel 1799. Il 23 gennaio il Generale di Napoleone Championnet entrò vittorioso a Napoli, caduta dopo una strenue resistenza da parte dei suoi cittadini. Per placare il dissenso, ordinò al clero di aprire le chiese e di predicare pace e ordine. Quindi, il giorno dopo, si recò al Duomo. E non appena l'ampolla fu consegnata nelle sue mani, ecco che avvenne il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. Grande stupore fra i presenti e in città, per l'evento “anomalo”.
 




NAPOLI, LOTTA AI CLAN DEL CENTRO: 43 ARRESTI

di Ch. Mo.

Napoli – Imprenditori, ristoratori e camorristi affiliati ai clan del centro sono tra i destinatari delle misure di custodia cautelare eseguite oggi dai Carabinieri di Napoli. Tra questi, spunta anche il titolare di un noto locale che si trova in via Montecalvario, a pochi passi da via Toledo.


Ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivi d'armi comuni e da guerra, tra gli arrestati ci sono anche titolari di noti esercizi commerciali napoletani. Ad emettere l'ordinanza di custodia cautelare è stata la locale Direzione distrettuale antimafia.


Nel mirino degli inquirenti il clan camorristico dei Mariano sui Quartieri Spagnoli di Napoli. Il generale dei Carabinieri del comando provinciale Antonio De Vita ha eseguito 43 su 45 custodie cautelari di cui 9 agli arresti domiciliari. La cosca, secondo quanto rivelato dal comandante del reparto operativo di Napoli, il tenente colonnello Alfonso Pannone, si avvaleva di manovalanza giovanile per svolgere le sua quotidiane azioni quali spaccio di droga, pizzo ad operatori commerciali e contraffazione di capi di abbigliamento ed orologi di lusso. I due ristoratori arrestati invece sono esponenti del clan titolari di attività imprenditoriali.


A condurre l’indagine, l'ex comandante del Reparto operativo, il colonnello Francesco Rizzo.