TERREMOTO A NAPOLI, SCUOLE EVACUATE: ECCO LE ZONE INTERESSATE DAL SISMA

di Christian Montagna

Napoli – Una mattinata di terrore è quella che hanno di recente trascorso gli abitanti della zona di Pozzuoli. Numerose scosse, lievi per fortuna, di terremoto sono state avvertite dalla popolazione nella zona di Pozzuoli e nei quartieri dell'area flegrea nel comune di Napoli. L’area che ospita una zona vulcanica attiva è da tempo sotto il controllo attento dei vulcanologi. Secondo i dati diffusi dall'Osservatorio Vesuviano, le scosse sono state di 2.3 gradi della scala Richter.


La prima scossa. Erano le 9.30 di questa mattina quando il territorio di Pozzuoli tremava senza sosta. Ben 27 scosse in tutto, due delle quali avvertite con forza maggiore, hanno paralizzato l’intera area campana. A precedere il sisma leggeri boati che hanno insospettito gli abitanti.


Le aree maggiormente interessate, dove la popolazione ha avvertito il movimento sussultorio che fa pensare ad un ritorno del bradisismo, sono il centro storico, la Solfatara, Arco Felice e Toiano. Ma, a differenza di altre zone, lì, non è stato dato allarme di evacuazione degli edifici pubblici.


Al momento non si registrano danni ma le precauzioni pare siano state prese ovunque: alcuni uffici pubblici e banche della zona flegrea, ad esempio, non stanno facendo entrare utenti e clienti in via precauzionale. Anche molti genitori terrorizzati stanno ritirando i loro figli dalle scuole dell'area flegrea per paura.


Panico e terrore. In via preventiva, molte persone hanno abbandonato le proprie abitazioni e gli uffici in cui si stava lavorando. Almeno due le scosse avvertite ma parre che lo sciame sismico ne abbia prodotte numerose. Nell’area di Agnano, Bagnoli e Pozzuoli, numerose sono state le segnalazioni giunte dai residenti.


Scuole evacuate a Bagnoli. Evacuate le scuole a Bagnoli non appena le scosse di lieve intensità hanno raggiunto la zona. L’ International School nell'area ex Nato di Bagnoli, è stata evacuate in via precauzionale. Ma non solo, anche gli istituti vicini alla zona del vulcano Solfatara di Pozzuoli, tra cui "Virgilio" e "Giacinto Diano" e in quelli di via Campana, a Pozzuoli sono stati in fretta sgomberati.


L’epicentro. Potrebbe essere proprio Via Pisciarelli ad Agnano il centro del sisma secondo quanto riferito dagli studiosi. Le scosse di oggi, sarebbero ricollegabili al fenomeno di bradisismo in atto nell'area flegrea, caratterizzata proprio dall'innalzamento e dall'abbassamento della superficie terrestre. Gli esperti stanno verificando il fenomeno e monitorando eventuali reiterazioni del fenomeno. Le due scosse sono state precedute da un rumore simile ad un boato.

 




NAPOLI, LAMPIONI ACCESI FINO ALL’ALBA: ECCO L'INIZIATIVA NEI QUARTIERI A RISCHIO FAIDE

di Christian Montagna

Napoli – E’ quando cala il buio che a Napoli esce fuori l’illegalità, quando gli altri non possono vedere; quando le vittime non possono riconoscere i loro aguzzini. Succede così che nella Napoli violenta si spara, si uccide, si terrorizza e si vive sempre peggio. L’interessante iniziativa del Comune cerca proprio, in collaborazione con la Prefettura di poter quanto meno attenuare e scoraggiare la criminalità allungando ad esempio di ore il tempo delle luci accese.


L’assessore Ciro Borriello, che in particolare si occupa della messa in sicurezza della città, attraverso anche il sistema di illuminazione ha annunciato di essere pronto a preparare una gara da 50 milioni di euro per dodici anni da poter strutturare in modo diverso: da un lato, ci sarà il costo dell’energia e dall’altro, chi vince, deve provvedere a riammodernare una rete vecchia che produce molte diseconomie.

I disservizi. L’attenzione delle istituzione sul problema nasce come spesso accade da un ripetuto disservizio che agevola di conseguenza la malavita organizzata: i quartieri Scampia, Rione Sanità e Piazza Carlo III ad esempio, in questi giorni sono rimasti senza luce ma oltre a questi, anche il quartiere Fuorigrotta, il quartiere Chiaia e Pianura. Luoghi dove da anni si annidano i rifugi dei clan che operano nella città. In ogni quartiere poi, la causa del blackout è diversa; a Scampìa, ad esempio, molto frequente è il furto dei cavi di rame, il materiale principale che trasporta l’energia; al Rione Sanità invece gli impianti datati sono da rottamare.


Il Prefetto. Il lavoro in collaborazione tra ditte del settore, Palazzo San Giacomo e Prefettura mira a delineare le zone maggiormente critiche a cui bisogna aumentare il tempo di illuminazione. Il Prefetto, ad esempio, ha chiesto di illuminare per un’ora in più il quartiere Sanità, dai Vergini fin dove finisce poiché le luci attualmente si spengono alle 5. Oggettivamente, proprio in questo ultimo periodo, il Rione Sanità è stato vittima di faide di camorra in cui, ricorderete, perse la vita il giovane 17 enne Genny Casarano.
 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: IL POLIZIOTTO FERITO STA MEGLIO

di Christian Montagna

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Napoli – Buone notizie giungono dal nosocomio napoletano dove, giovedì, si sono recati il sindaco di Carinate Annamaria Dell’Aprovitola ed altri amministratori del luogo in visita all’agente ferito Nicola Barbato. Una visita privata quella del sindaco che non ha in alcun modo dato vita a spettacoli mediatici ma anzi, ha simboleggiato la vicinanza degli abitanti di Carinate, paese in cui abita il sovrintendente.


Era lo scorso giovedì quando, Nicola Barbato, fu brutalmente ferito durante un operazione antiracket nel quartiere di Fuorigrotta, vittima in passato di guerre di camorra. Ma questa, è una guerra che la camorra ha lanciato allo Stato e che a tutti i costi si cerca di vincere. E’ appena trascorsa una settimana da quel fatidico giorno: una settimana in cui l’ottimo lavoro degli inquirenti ha portato al fermo dei due indagati accusati ora di tentato omicidio; al collegamento degli stessi con il clan Baratto attivo nella zona da anni; al rinvenimento di un collaboratore di polizia che avrebbe inchiodato il responsabile Raffele Rende tramite dichiarazioni shock e al rinvenimento di un video nell’area della sparatoria delle telecamere della Sepsa che riprenderebbero la sparatoria così come avvenuta.


Le visite al nosocomio. Dopo Mattarella, Alfano, Pansa, sempre nella mattinata di giovedì, sono giunti anche il primo cittadino, il suo vice Lello Sardo e l’assessore alle Politiche sociali, Giovanni Zampella, ex comandante della Polizia municipale. Proprio quest’ultimo ha dichiarato di aver incontrato la moglie di Barbato e i suoi due figli. Hanno in quella occasione voluto rinnovare la gratitudine dimostrata da tutti, istituzioni e non, e soprattutto dal corpo di Polizia che si è offerta in questi giorni di agonia anche semplicemente “ da spola per accompagnarli dall’ospedale all’appartamento messo a disposizione della famiglia a Napoli, assicurando una presenza costante”.


Nicola sta meglio. E’ proprio l’assessore Zampella parla delle condizioni di salute di Barbato: “I familiari ci hanno detto che riesce a comunicare con loro con il labiale, non riuscendo ancora a fonetizzare, muove gli arti superiori mentre per quelli inferiori, sebbene i medici non si sono ancora pronunziati, si continua a sperare per una loro ripresa”.


Il sindaco di Carinate. Anche il sindaco, si era espresso in seguito alla visita all’ospedale Loreto Mare in questi termini: “Insieme alla mia amministrazione, mi stringo alla sofferenza che in questi giorni sta attraversando la famiglia. Tutta la solidarietà di questa amministrazione e del paese intero per quell’onesto cittadino, quale è Nicola, e per la sua famiglia. Sono momenti difficili per tutta la città e non mi stancherò mai di dire che qualsiasi cosa sia che sia in potere a questa amministrazione verrà fatto”. “È una tragedia quella che ha colpito la famiglia Barbato, aggiunge Dell’Aprovitola, Nicola è stata ferito mentre difendeva la libertà e la sicurezza di tutti. Il suo operato, così come la sua persona, meritano rispetto. Nonostante siano passati ormai giorni dal ferimento di Nicola, io, come del resto tutta la comunità siamo in apprensione per il suo stato di salute, le sui condizioni restano critiche”.




NAPOLI, OMICIDIO DAVIDE BIFOLCO: UDIENZA RINVIATA

di Christian Montagna

Napoli – Questa mattina il giudice ha accolto le istanze dell'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia del diciassettenne ucciso nella notte tra il 4 e il 5 Settembre dello scorso anno da un carabiniere al Rione Traiano. Slitta dunque la sentenza per l’omicidio del giovane al prossimo 19 Novembre. Il giudice Ludovica Mancini ha accolto l'istanza per un supplemento istruttorio depositata dall'avvocato. Serviranno dunque maggiori accertamenti prima della sentenza. Nella prossima udienza, dovranno essere ascoltati il consulente balistico e i due carabinieri che si trovavano in servizio con il militare, imputato nel processo e che sparò a Bifolco nel corso di un inseguimento.


La reazione dei parenti. Enorme è stata la soddisfazione dei genitori all’esterno dell’aula di Tribunale, che almeno per ora, hanno visto concretizzarsi la possibilità di avere finalmente giustizia. Non sarebbe omicidio colposo secondo l’avvocato ma, omicidio volontario. L’ipotesi però va a scontrarsi con quella dell’altro difensore Salvatore Pane che tuttora assiste il carabiniere.

 

“Mio figlio era un ragazzino e non un camorrista. Pensate che voleva farsi un semplice tatuaggio e io non gliel'ho mai consentito”: così ha parlato ai giornalisti la madre di Davide Bifolco. Una cinquantina di giovani dei centri sociali hanno manifestato all'ingresso del Palazzo di giustizia. I manifestanti, giunti in corteo hanno esposto slogan come “Davide vive con noi” e “Verità e giustizia per Davide, più tutele sociali meno militari”. L'ingresso del Tribunale è presidiato da una cinquantina di agenti di polizia a bordo di sette automezzi blindati. Nei confronti del carabiniere imputato Giovanni Macchiarolo, accusato di omicidio colposo, il pm nella scorsa udienza aveva chiesto tre anni e quattro mesi.

Ad assistere alla sentenza ci sarà anche Ilaria Cucchi, sorella Stefano Cucchi, il giovane morto, in seguito alle percosse inferte dopo l'arresto.


Gli scontri. Nulla ha a che fare con la famiglia Bifolco, sia chiaro, ma, pare che alcuni militanti che ore fa hanno scatenato una rivolta, si siano radunati questa mattina davanti al Tribunale in occasione del processo con un piccolo sit-in per sostenere la famiglia. Un uomo sarebbe stato ferito nel corso di improvvisi incidenti scoppiati vicino la sede napoletana di Casapound. Il ferito sarebbe un commerciante, titolare di un negozio di ferramenta, colpito da una bomba carta lanciata da alcuni manifestanti. Sul posto tuttora indaga la Polizia di Stato.


Le condizioni del commerciante non sarebbero gravi: medicato al pronto soccorso del Loreto Mare per una ferita al mento causata da una scintilla provocata da un petardo esploso, è stato già dimesso. Gli scontri sarebbero nati tra gruppi della galassia Antagonista e sostenitori di Casapound.


Il precedente. Urla, spintoni e lancio di uova contro la polizia fuori al tribunale di Napoli da parte dei parenti di Davide Bifolco e degli attivisti si erano registrati anche nell’altra udienza dello scorso Luglio, a causa della richiesta del pm di 3 anni e 4 mesi col rito abbreviato per il carabiniere. Subito dopo le proteste, poi, si radunò un corteo alla rotonda Cinthia a Soccavo per chiedere a gran voce giustizia.

 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: UN COLLABORATORE DELLA POLIZIA ED UN FILMATO INCHIODANO RENDE. ECCO COME

di Christian Montagna

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Napoli – E’ di poco fa la notizia che un collaboratore di giustizia ritenuto affiliato al clan Baratto, avrebbe dichiarato attraverso la propria testimonianza che, la sera del ferimento dell’agente Nicola Barbato, la moglie stessa di Raffaele Rende, detto Lelluccio ‘o criminale, lo avrebbe contattato proprio per chiedere aiuto. Proprio ieri, attraverso il profilo psicologico e criminale dell’indagato numero uno, gli agenti della Squadra Mobile di Napoli lo avrebbero collegato al Clan Baratto attivo nella zona.


Le dichiarazioni del Gip. In seguito all’interrogatorio e alle dichiarazioni del poliziotto sopravvissuto, il Gip Taglialatela ha potuto ricostruire la dinamica dei fatti così come accaduti. Non sarebbe possibile perciò, come detto inizialmente, che, un poliziotto esperto come Barbato abbia impugnato la pistola “optando per una soluzione suicida” e generando un conflitto a fuoco con i due malviventi. Hanno agito perciò secondo la prassi. L’ordine di arresto emesso nei confronti di Rende è stato perciò giustificato con poche pagine.


Spunta un filmato. Il giudice ha ampiamente accordato la versione dei fatti dell’agente grazie anche ad un filmato delle telecamere della Sepsa che ha registrato le scene da far west di quella sera. Si sparava infatti all’interno della Pande in cui erano seduti i due agenti “mascherati da commessi”. E’ stata ritenuta dunque non attendibile la prima versione di Rende secondo cui, a provocare la decisione di sparare sarebbe stata la paura di trovarsi di fronte a potenziali camorristi avversari nella lotta al racket delle estorsioni.


La figlia dell’agente ferito. A parlare in questi giorni è stata la figlia di Nicola Barbato, l’agente ferito nella sparatoria. “Ministro le posso strappare una promessa? Quando mio padre tornerà a lavorare, lo farà sedere dietro una scrivania?". La richiesta indirizzata ad Angelino Alfano proprio il giorno in cui il ministro dell'interno si era recato nel nosocomio napoletano dove l'agente è ricoverato da diversi giorni, ha commosso il web.

Le condizioni di Nicola Barbato. L'agente è tuttora ricoverato nel reparto di rianimazione in condizioni gravi ma stabili. Nei giorni scorsi è stato sottoposto ad un delicato intervento per rimuovere il proiettile nella nuca che ha trapassato la gola recidendo la giugulare. Si susseguono notizie sulle condizioni di salute del poliziotto: secondo alcuni si sarebbe risvegliato e avrebbe mosso anche se per poco gli occhi.

 




NAPOLI: AL VIA LA XIV EDIZIONE DEL SALONE DELLA BOMBONIERA, DEL REGALO E DELLA CASA

Redazione
Napoli
– Saranno l’attrice Anna Falchi e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ad effettuare il taglio del nastro  – venerdì 2 alle ore 11 –  della XIV edizione del Vebo, il salone dedicato al mondo della bomboniera, dell’articolo da regalo e della casa, in programma dal 2 al 5 ottobre alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Alla cerimonia inaugurale parteciperanno anche il presidente della Mostra d’Oltremare, Donatella Chiodo e l’organizzatore Luciano Paulillo.
 
La fiera internazionale, riservata agli operatori del settore,  si pone come luogo di incontro tra i più grandi marchi del settore e i professionisti della distribuzione, proponendo, come ogni anno, il meglio in fatto di bomboniere ed tabella per la casa con l’esposizione in esclusiva nazionale delle collezioni 2016.
 
Con ben 210 aziende espositrici, in rappresentanza di oltre 650 marchi, Vebo conferma la valenza internazionale di fiera del settore del made in Italy. All’interno della fiera saranno rappresentati tutti i distretti produttivi italiani come quello veneto, quello tosco-emiliano e non ultimo quello del centrosud che grazie alla Campania, Puglia e Sicilia, costituisce il punto di forza, sia per rendimento sia per fatturato, della produzione italiana come conferma Luciano Paulillo organizzatore del Vebo:
 
“Dopo anni di crisi possiamo dire che esistono alcuni segnali che ci lasciano ben sperare. Il mercato è in leggera ripresa, non una ripresa netta, ma sicuramente un’inversione di tendenza che ci lascia vedere al futuro con maggior tranquillità. Per quanto riguarda il salone Vebo il prossimo step sarà certamente rivolto all’associazionismo. Da  questa edizione cercheremo di ristrutturare e rinforzare la Federazione di categoria per trovare una coesione tra gli addetti ai lavori”.
 
 Dagli addetti ai lavori, intanto, trapelano i nuovi trend per il 2016, soprattutto quello della bomboniera eco-friendly: che si tratti di oggettistica, di pezzo da arredo o di utensile, le sue caratteristiche saranno il materiale a basso impatto ambientale, le linee morbide ed i toni assolutamente naturali. Stando alle indiscrezioni, le collezioni proposte a Vebo vedranno trionfare le diverse sfumature del legno, con venature visibili ed un design naturale che si accorderà con quelle che sono le nuove tendenze in fatto d’arredo.
 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: RAFFAELE RENDE NON E’ PENTITO. ECCO IL SUO CURRICULUM CRIMINALE

di Christian Montagna

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Napoli – Fuorigrotta, quartiere alla periferia di Napoli, da qualche giorno si trova al centro delle cronache nazionali ed internazionali per l’agguato ai danni dell’agente Nicola Barbato, attualmente ricoverato al Loreto Mare in gravi condizioni. Fuorigrotta oggi viene associata alla camorra sebbene non fosse il centro della criminalità organizzata. Esclusa infatti dalle principali zone di controllo dei clan camorristici napoletani, quartiere famoso per Facoltà di Ingegneria e Stadio San Paolo, attualmente è diventata la zona del racket.


Raffaele Rende, l’uomo che in pochi giorni ha conquistato le prime pagine della stampa mondiale per aver brutalmente sparato alla nuca di un poliziotto, è diventato il simbolo di questa guerra di camorra che già troppi morti aveva contato. L’escalation di violenza degli ultimi mesi non lascia indifferenti chi in quelle zone ci vive. Proprio ieri, l’ennesimo messaggio di speranza lo aveva lanciato Mattarella da Ponticelli in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico: “Sconfiggeremo la camorra”, diceva il Presidente dinanzi agli studenti. Ma quando accadrà tutto ciò?


L’identikit. Tornando a Rende, abbiamo tracciato l’identikit del criminale, aiutati anche dal curriculum che vanta reati e condanne. È stato assolto dall'accusa di omicidio ed ha scontato una lunga condanna per fatti di camorra. Oltre dieci anni di cella, un periodo in cui ha creato le basi per il suo rientro sulla scena criminale, rientro che gli ha portato oggi ad essere l’uomo più odiato dall’opinione pubblica, ferocemente attaccato dai social e dai colleghi dell’agente in fin di vita.


Undici anni di carcere, un assoluzione in processo per omicidio e infine l'intervento della decorrenza dei termini di custodia cautelare che accorcia la permanenza in una struttura penitenziaria: è questo il curriculum vitae di quello che può essere considerato a tutti gli effetti un malvivente.


A cominciare dal soprannome Lello ‘o criminale che evidenzia l’entità e il tasso criminale della persona, Rende ha confermato di aver sparato al poliziotto, senza mostrare alcun pentimento. Era una sorta di atto dovuto secondo quanto si apprende dagli interrogatori: l'uomo ha confermato che la sparatoria è maturata nel corso di un tentativo di taglieggiare un negozio di giocattoli, dando la stura alle indagini su mandanti e scenario criminale di Fuorigrotta. Alla vista dei due agenti in macchina, l’unica cosa da fare era sparare all’impazzata.


I mandanti. Secondo l’indagine condotta dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dai pm anticamorra Francesco De Falco e Maurizio De Marco e scavando negli archivi della polizia giudiziaria, si cerca di collegare la figura di Rende ad un clan camorristico noto alle forze dell’ordine. Rende non poteva infatti essere una mina solitaria e vagante. Si suppone perciò la sua vicinanza al clan Baratto, rafforzata in seguito alla cancellazione dell’ergastolo e al ritorno in libertà. Ma chi ha ordito la trama estorsiva in grado di taglieggiare decine di esercizi commerciali e chi avrebbe mandato alcuni emergenti di Quarto e di Fuorigrotta a fare le “bussate di porta” ? Ancora nessun nome in particolare è emerso dalle indagini degli uomini della Mobile del primo dirigente Fausto Lamparelli.

 




NAPOLI, SMA 1: “LA VITA IN DIRETTA” INTERVISTA I GENITORI DELLA PICCOLA VITTORIA

di Christian Montagna

Roma – E’ dagli studi televisivi di Via Teulada che Gerardo De Biase, padre della piccola Vittoria de Biase, viene intervistato da Cristina Parodi durante la trasmissione su Rai 1 “La Vita in diretta”. In collegamento da Marano, una giornalista intervista Sonia e la nonna Anna. Gerardo è visibilmente provato, emozionato dallo stress che il meccanismo televisivo arreca: è teso ma determinato nel chiedere il diritto alla vita della proprio bambina. Si appella al ministro della salute, alla casa farmaceutica affinché possano in più breve tempo possibile fornire una risposta. “In Italia circa duecento famiglie vivono la nostra stessa situazione” dice Gerardo de Biase ,ma, l’importante è che vengano ascoltate e rispettate le nostre richieste.


In risposta al suo intervento, la giornalista del Corriere della Sera presente in studio, esperta in sanità, fornisce alcune informazioni dettagliate sulla sperimentazione del farmaco tanto richiesto.


L’avvocato Paolo Vinci, altro ospite in studio, ribadisce e riconosce alla famiglia De Biase di aver seguito perfettamente l’iter legislativo in queste situazioni e di aver fatto al momento tutto il possibile. Ma la casa farmaceutica, che può decidere di non mettere in vendita il farmaco deve essere spronata e “pressata” dai nostri enti. “ Intervengano Farnesina e Ministero affinché si possa creare una pressione sulla casa farmaceutica” conclude l’avvocato Vinci.


Il collegamento con casa De Biase. Collegati con Marano in provincia di Napoli, a parlare è Sonia Cirillo, mamma di Vittoria. La giornalista inviata, descrive, con l’ausilio di Sonia, la cucina- ambulatorio che, da quando a Vittoria è stata diagnosticata la malattia SMA 1, è diventata un riparo sicuro per la piccola. Saturimetro, macchinari predisposti al controllo del battito cardiaco, eventuali altri strumenti utili alla rianimazione in caso di crisi: sono queste le speranze a cui ora sono attaccati i genitori di Vittoria. Ma il futuro? In futuro potrebbe esserci la possibilità di somministrare a Vittoria un farmaco; la possibilità che questa atroce malattia possa essere quanto meno arrestata.

La trasmissione è visibile al seguente link; l'intervista alla famiglia De Biase è al minuto ventidue della puntata. http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6c3beeb4-b0a3-4d40-bceb-837245cf4666.html

 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA. L’INTERROGATORIO SHOCK DI RENDE: “HO SPARATO E HO FATTO UN GUAIO”

di Christian Montagna

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Napoli – Arrestato lo scorso sabato intorno alle 22, il super ricercato responsabile del ferimento del poliziotto Nicola Barbato è stato interrogato in Questura dal Pubblico Ministero. Ore di interrogatorio durante le quali l’imputato ha deciso di collaborare e di ammettere le sue responsabilità.


Rende parla. “ Sì, d’accordo ero armato, ma non potevo fare diversamente. Dovevo essere armato, perché era per noi la seconda bussata di porte, quelli dovevano capire…”: così ha commentato la sua presenza all’interno del negozio di giocattoli il Capriccio aperto solo da poche settimane. “ Sì, d’accordo, ho sparato, e come se ho sparato, lo avete visto tutti ”, continua poi rispondendo alle domande del Pubblico Ministero. Raffaele Rende, meglio conosciuto come Lelluccio ‘o criminale durante la latitanza e in seguito alla divulgazione delle foto segnaletiche sul web, aveva optato per un cambio di look, pur di non essere riconoscibile ma, si era rivelato inutile visto che gli inquirenti erano sulle sue tracce subito dopo la sparatoria. Accusato di duplice tentato omicidio, tentata estorsione aggravata dal fine mafioso, ammette le sue responsabilità in merito ai fatti di giovedì notte e si dimostra visibilmente pentito.


La confessione. Il pm Francesco De Falco, che coordina le indagini assieme al collega Maurizio De Marco, a stretto contatto con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, ha avanzato alcune delle domande di rito a Rende:


– Pm: Cosa è successo quella sera in via Leopardi?
– Rende: “Ero andato per riscuotere, era la seconda volta dopo il 22 settembre, quelli avevano aperto il negozio e dovevano mettersi a posto con noi, con gli amici di Fuorigrotta. Dovevo essere convincente. Ho impugnato l’arma, sono entrato in auto con la pistola in pugno, tanto che devo aver impressionato quelli che mi stavano aspettando. Ho capito che erano armati, pensavo fossero dipendenti del negozio armati e ho capito che ero finito in trappola. Così ho sparato. Ho perso il controllo, sì ho perso il controllo, ma non volevo uccidere, mi sono sentito in trappola e ho fatto un guaio grosso”.


Le condizioni del poliziotto. Restano stazionarie, seppure gravi, le condizioni di Nicola Barbato, il poliziotto ferito giovedì sera a Napoli, nel quartiere di Fuorigrotta, mentre stava effettuando un servizio anti estorsione. Ricoverato all'ospedale Loreto Mare, secondo quanto si è appreso, ha mosso gli occhi ma nulla di più. I medici tengono sotto controllo soprattutto l'edema che potrebbe creare problemi. Dopo la visita del Presidente della Repubblica Mattarella di sabato pomeriggio e del capo della Polizia Alessandro Pansa, durante il match di Napoli Juventus, allo stadio San Paolo anche i calciatori avevano espresso solidarietà mediante uno striscione mostrato prima del match. “FORZA NICOLA” si leggeva tra gli spalti e al centro del campo; un messaggio che ora, da ogni luogo, giunge sincero.


A Fuorigrotta si torna alla normalità. Lentamente si torna alla normalità nel quartiere Fuorigrotta, fortemente colpito dai fatti dello scorso giovedì. Il negozio di giocattoli “Il Capriccio” finito nel mirino del racket ha riaperto al pubblico cercando di dimenticare quanto accaduto. Ancora però i segni di quella ferita immensa sono impressi nell’insegna, forata più volte dalla pistola impazzita di Rende. Anche all’esterno della Cumana, la vettura dei poliziotti in borghese è stata rimossa e la zona è tornata ad essere praticabile dal pubblico. Ma nell’aria, è palese quell’ angoscia che attanaglia tutti; l’angoscia di non sapere come andrà a finire questa situazione. Le speranze però non muoiono mai: Nicola ha il sostegno di un’intera nazione, di una città che gli si è stretta intorno manifestando affetto e calore. Proprio due giorni fa infatti, dinanzi alla Questura un cordone umano si era radunato per dire ancora una volta “NO ALLA CAMORRA, NO AL RACKET”.




CALCIO: NAPOLI- FENOMENO BATTE LA JUVENTUS PER 2 A 1

Redazione

Napoli – Un fenomenale Napoli finalmente fa pace con il San Paolo e torna ad essere amato dai suoi tifosi. Napoli è passione, amore, dedizione e speranza ma soprattutto grandi sorprese, come è accaduto ieri allo stadio. Per i bianconeri, comincia un vero e proprio periodo di crisi.


Insigne ed Higuain mettono a segno le reti che decretano la vittoria oltre a determinare il terzo ko della Juventus. Una bella partita, ricca di ammonizioni e colpi di scena ha incantato migliaia di telespettatori alla tv e allo stadio. Il Napoli, complessivamente, gioca meglio della Juve e soprattutto crea più occasioni da gol rispetto agli avversari, circostanza che rende evidente anche i limiti attuali dei bianconeri, incapaci di blindare la loro difesa come avveniva in passato nei momenti cruciali di una gara.


Inutili le strategie di Allegri che si rivelano essere insufficienti: opta per un centrocampo a rombo con Hernanes piazzato sul vertice basso, Lemina a destra, Pogba a sinistra e Pereyra dietro le punte; la difesa è teoricamente schierata a quattro, con Padoin ed Evra che, a turno, contribuiscono a fare densità a centrocampo; quando i due esterni si spingono in avanti, Lemina o Pogba assumono una posizione più centrale.
Il Napoli invece è nella formazione tipo, con il 4-3-3 che ormai è diventato per Sarri il modulo normalmente utilizzato dagli azzurri. I partenopei fanno girare la palla con velocità e precisione ma i momenti in cui riescono maggiormente a mettere in difficoltà gli avversari e quando c'è il ribaltamento dell'azione a centrocampo dove Allan ed Hamsik svolgono un gran lavoro di filtro e quasi sempre prevalgono sugli avversari di riferimento, Lemina e Pogba.


Grazie ad un semplice schema, il Napoli riesce a sbloccare il risultato: triangolo ai limiti dell'area di rigore tra Higuain ed Insigne con quest'ultimo che insacca con un preciso rasoterra e la Juve, non riesce a reagire. Solo nel finale della partita quello della Juve diventa un predominio assoluto che, in alcuni momenti, si trasforma quasi in un assedio. Al Napoli, a mano a mano che passano i minuti, vengono meno le forze ed il calo fisico degli azzurri accentua l'aggressività degli avversari proiettati alla ricerca del pareggio. Nonostante la trazione anteriore, però, la squadra di Allegri non riesce a procurarsi grandi occasioni da gol e la difesa del Napoli, tutto sommato, non corre gravi pericoli fino alla fine della partita.


Sospetta distorsione al ginocchio per Insigne. E' di una sospetta, lieve, distorsione al ginocchio destro la prima ipotesi che filtra dallo spogliatoio del Napoli, riportata da Sky, sulle condizioni di Lorenzo Insigne al termine della gara con la Juventus. L'attaccante del Napoli si è infortunato nel primo tempo ed ha lasciato al 39' il posto a Mertens. Domani si sottoporrà ad esami più approfonditi. Il ginocchio infortunato è lo stesso.




NAPOLI, SPARATORIA FUORIGROTTA: “RENDE SONO IO. NON SPARATE”. ECCO DOVE SI TROVAVA IL LATITANTE

di Christian Montagna

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Napoli – E’ terminata ieri sera la sua fuga durata poco più di 24 ore. Raffaele Rende, il responsabile della sparatoria di Via Leopardi dello scorso giovedì è stato assicurato alla giustizia, o almeno si spera. L’eccezionale lavoro delle forze dell’ordine che in questi giorni di latitanza di Rende hanno letteralmente setacciato ogni angolo della città, soprattutto quelli in cui si annida maggiormente la malavita, ha permesso di mettere fine a questo incubo. L’unica speranza che regna ora nei cuori di tutti noi è che il giovane Nicola Barbato, il poliziotto ferito, possa al più presto riprendersi e tornare alla normalità.


Napoli, in questi giorni, è stata sotto scacco di due criminali che hanno letteralmente terrorizzato il quartiere di Fuorigrotta, in orario di punta. Erano infatti solo le 20.00 quando in una serata qualunque, il quartiere diveniva un Far west. Spari ovunque, vetri rotti e tanto sangue. Scene da film dell’orrore che difficilmente potrà dimenticare chi le ha vissute.


I dettagli dell’arresto. E’ stato braccato dalle forze dell’ordine a San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli il super latitante Raffaele Rende. Era fuggito lì già lo scorso giovedì, ma, la sua fuga aveva davvero le ore contate. Aveva optato per un cambio di look, tagliandosi la barba per apparire diverso dalle foto pubblicate sul web dalla Polizia di Stato. Ma ciò, non è bastato. Tra gli uomini che hanno partecipato alla cattura del pregiudicato c'era anche il collega di Barbato miracolosamente scampato giovedì sera alla morte. Rende si nascondeva in un appartamento di corso San Giovanni, nel quartiere di S. Giovanni a Teduccio, a casa di parenti lontani. Non era armato al momento dell’arresto, si apprende dalla Questura. Gli uomini della mobile diretta da Fausto Lamparelli al momento dell’irruzione si sono sentiti dire: “Rende sono io. Non sparate”. Senza opporre alcuna resistenza, è stato portato in Questura, in attesa dell’arrivo del Pubblico Ministero, per l’interrogatorio. In manette, è finita anche la persona che gli dava ospitalità e che adesso deve rispondere di favoreggiamento personale.

 

Le accuse. E' accusato di duplice tentativo di omicidio, estorsione aggravata, detenzione e porto abusivo di arma, tutti reati aggravati dalle modalità mafiose Raffaele Rende che già vantava di un curriculum criminale ricco di reati.


L’appello sui social. La sua foto con la scritta “Wanted” apparsa sul web con annesso numero di targa della vettura con cui si ipotizzava fosse fuggito è stata condivisa dalla maggior parte del popolo del web, in segno anche di solidarietà verso un uomo di stato che tuttora rischia la vita.


Alfano su Twitter. Il Ministro dell’interno ha così esultato alla notizia dell’arresto su Twitter: “Abbiamo catturato il presunto autore del tentato omicidio del nostro poliziotto di Napoli. Ora è in Questura. Stato ancora più forte una volta ancora”.


Solidarietà allo stadio San Paolo. In occasione del match Napoli- Juventus, prima del fischio di inizio, i calciatori azzurri hanno esposto in campo uno struscione con la scritta "Forza Nicola", esprimendo la loro vicinanza all'agente in borghese ferito gravemente.