SPERIMENTAZIONE FARMACI: QUEL TAVOLO MINISTERIALE CHE NON DECOLLA

di Cinzia Mrachegiani

Una storia strana e nebulosa cala il sipario sulla prosecuzione del Tavolo tecnico scientifico sui metodi alternativi sostitutivi alla sperimentazione animale che l’ex Ministro della salute Renato Balduzzi aveva avviato e inaugurato nel corso della suo mandato assieme alla collaborazione preziosa del Partito Animalista Europeo. Ad oggi purtroppo nulla più si è mosso in questa direzione che vede primeggiare un atteggiamento di fermo e chiusura verso tutti quei metodi che ad oggi dovrebbero avviarsi verso un normale processo e progresso nella scienza nella sperimentazione dei farmaci. Metodi alternativi e validi che sono giustificati non solo verso la tutela degli animali da salvaguardare (e invece usati come cavie nei centri di ricerca), ma soprattutto cercando di scardinare l’ormai antiquato sistema che predilige la sperimentazione animale, di fatto superata dallo studio della genetica degli esseri umani, ma che forzatamente cerca ancora sostentamento nelle ricerche sui farmaci.
Il tavolo ministeriale- conferma il presidente del PAE, Stefano Fuccelli– è stato bloccato dal precedente direttore generale, dott.ssa Gaetana Ferri, rimosso dopo l'iscrizione sul registro degli indagati dalla Procura di Roma a seguito della denuncia del Partito Animalista Europeo per omissione d'atti d'ufficio, già indagato dalla medesima Procura per il coinvolgimento nello scandalo dei trafficanti di virus, il suo successore anch'esso pro vivisezione continua ad ostacolare il regolare svolgimento del Tavolo nonostante la formale istanza inoltrata nel mese di novembre 2014.
Per questo motivo nella data del 29 gennaio 2015, lo stesso movimento ha diffidato legalmente il nuovo direttore generale della Direzione Generale sanità animale e dei farmaci veterinari, dott. Silvio Borrello alla prosecuzione del Tavolo tecnico scientifico sui metodi alternativi/sostitutivi alla sperimentazione animale. Stefano Fuccelli spiega questo importante processo di crescita non solo culturale ed etico, ma soprattutto scientifico in cui si dovevano trovare i punti da cui partire con scienziati e ricercatori esattamente nel tavolo ministeriale appare tutt'ora contrastato dall'attuale ministro Lorenzin: “non da seguito al percorso iniziato per motivi che dovrà spiegare seriamente, non vorrei che la pressione delle lobby abbiamo imbavagliato questa opportunità per migliorare le prestazioni dei farmaci troppo spesso messi in commercio e altrettanto ritirati perché scoperti dannosi solo dopo il post marketing. Troppi interessi ruotano intorno alla sperimentazione animale, dal profitto e non certo per un miglioramento della salute umana alla protezione legale.”

Il cuore di questa battaglia di crescita scientifica e non solo etica punta i riflettori sulla sperimentazione animale che, dal canto suo,  ha mostrato e mostra ogni giorno le sue sconfitte nel campo medico. Lo stesso Fuccelli spiega:” La sperimentazione animale permette alle aziende sia di commercializzare qualsiasi sostanza anche nociva e mortale per l'uomo, sia di non esserne poi responsabili in caso di danni o disastri farmacologici poiché la sua produzione e diffusione nell’ambiente sono avvenute a norma di legge. Milioni di decessi in tutto il mondo ma nessuno è mai andato in galera grazie all'alibi della vivisezione, questo è l'unico motivo per cui non viene abolita.”
Il PAE chiede di calendarizzare sin da subito ed in streaming i prossimi incontri al fine di permettere a tutti i membri di lavorare proficuamente verso lo stesso scopo: affinché si possa accelerare il progresso scientifico, tutelare maggiormente la salute pubblica e conseguire un risparmio di spesa:”Il Tavolo è il luogo istituzionale più accreditato alla discussione di un argomento che riguarda non soltanto il benessere degli animali ma soprattutto la tutela della salute pubblica. Continuare a perseverare nel sottrarsi al confronto conferma l'insussistenza scientifica della loro teoria…e dal profilo scientifico avvenuto purtroppo sono bastate soltanto tre sedute di confronto tra le due commissioni di scienziati e ricercatori, pro e contro il modello animale, per far congelare la prosecuzione del Tavolo visto l'imbarazzante impasse in cui si sono venuti a trovare i pro-vivisezione.”

Interessante l’intervento della dottoressa Valeria Roni, Laurea in Scienze Biologiche Università di Padova, al DEA in Biologia e dottorato di ricerca in Scienze Oncologiche che conferma, come anche tantissimi altri ricercatori con esperienze a livello mondiale, che la ricerca con animali è una vera e propria offesa all'onestà scientifica. La stessa dr.ssa Roni spiega in termini specifici che la sperimentazione animale è ormai un cammino lontano dalla scienza che miri ad una vera conoscenza è primitiva perché si basa sul modello animale, quando oggi abbiamo a disposizione una conoscenza biomolecolare e soprattutto genetica che ci ha portato a comprendere una regolazione genica molto complessa e che dimostra che, anche se abbiamo delle sequenze che collimano tra specie diverse, è la regolazione a monte del gene che cambia completamente:”In questo caso, alla luce delle nuove conoscenze scientifiche viene confutata tutta la traslazione specie/specie..anzi occorre porci in un approccio scientifico ancora più rigoroso, tanto che si è arrivati ad nuova scienza, la farmacogenetica, cioè lo studio di farmaci specifici per il singolo individuo, poiché due individui anche se uguali ad esempio donna/donna, o gemelli hanno genomi leggermente diversi, e rispondono in modo diverso al trattamento farmacologico. E allora, possiamo ancora paragonare noi e la nostra risposta al trattamento farmacologico a quello che avrebbe un’altra specie!? Qui ci sono i meccanismi regolatori che saltano completamente e ci differenziano. E’ un errore scientifico nel voler creare ancora il modello animale soprattutto nel creare modelli di malattie (per far ammalare gli animali e poi studiarci sopra). Per esempio nelle malattie neurodegenerative, che sono geneticamente molto complesse, abbiamo una cascate di geni, non un gene solo, che lavorano, una pathway al cui interno, anche se molto conservata tra l’umano e la specie di riferimento, si hanno evidenti variazione di regolazione. Perciò alla luce della regolazione genica, la sperimentazione animale crolla, e come scienziata non potrei sostenerla, perché occorre avere onestà scientifica.”

La sperimentazione animale oggettivamente pone in discussione i molteplici farmaci immessi in commercio e poi costantemente ritirati o rimodulati perché il post marketing (sperimentazione di massa) dimostra le carenze dei trials clinici. E’ questione di onestà scientifica che è sotto gli occhi di tutti, basta leggere il comunicato della stessa AIFA che spiega quando un farmaco viene ritirato: «In realtà, l’introduzione di un nuovo medicinale sul mercato porta con sé sempre una quota di azzardo che purtroppo si gioca sulla pelle dei pazienti. I dati a disposizione al momento di capire se vale la pena metterlo a disposizione della comunità sono sempre limitati a ciò che siamo in grado di valutare in un ambito sperimentale. Spesso si è in condizioni distanti dalla pratica clinica di tutti i giorni, dove sono molteplici i fattori che entrano a complicare lo scenario del nuovo intervento terapeutico. L’enfasi data al ritiro di un farmaco nasconde però l’incapacità di percepire, da parte degli operatori sanitari e del pubblico, la necessità di una revisione “continua” del profilo beneficio/rischio di ogni medicinale. Una lettura più critica consentirebbe forse al prescrittore, al dispensatore e al pubblico una diversa predisposizione ad un ruolo attivo nella farmacovigilanza, attraverso la segnalazione delle reazioni avverse (vecchie e nuove). Nessun farmaco può considerarsi scontatamente sicuro, anche se sostenuto alla base da risultati recenti e da un utilizzo consolidato. La rivalutazione del profilo beneficio/rischio di un medicinale non è quindi un’ammissione implicita di colpa né una sorta di testimonianza di una sistema che fallisce la sua missione di evitare rischi inutili.»
E allora perché non si vuole fare un confronto e tessere un percorso per progettare un tavolo ministeriale con un parterre di scienziati che possono attivare un contributo di spessore promotore di un grande cambiamento scientifico e culturale? La domanda legittima è insistente e cerca una spiegazione logica e seria che giustifichi la motivazione di questa censura ostacolata a livello istituzionale. Ci vorrebbe onestà scientifica, poiché ancora ad oggi si vede mettere in commercio farmaci anche sperimentati solo 6 mesi e poi ritirati dopo anni di post marketing alla faccia della sicurezza del cittadino…ma intanto le casse di chi l’ha prodotto sono state ben rimpinguate. Allora è lecito chiedere un cambiamento di rotta? Lorenzin se ci sei batti un colpo.




CASO AVASTIN-LUCENTIS E STAMINA: IL MINISTRO LORENZIN INCASSA LA PRIMA DIFFIDA DAL PATTO DI SOLIDARIETA’ E LA MOZIONE DI SFIDUCIA M5S

di Cinzia Marchegiani

Non è proprio un bel momento politico per la ministra Beatrice Lorenzin che deve affrontare l’ultimo scandalo in casa del dicastero e dell’Aifa riguardo il caso Avastin e Lucentis e la sperimentazione Stamina. Il primo risale quando l’ACGM, Autorità Garante delle Concorrenza e del Mercato o meglio nota come Antitrust ha sanzionato i due colossi dopo la conclusione di una lunghissima istruttoria avviata nel febbraio 2013 dovuta alle segnalazioni ricevute da Aiudapds, un’associazione di cliniche private, e dalla SOI-Società Oftalmologica Italiana, al procedimento avevano chiesto e ottenuto di partecipare anche la Regione Emilia-Romagna e l’associazione di consumatori Altroconsumo. Grazie alla documentazione acquisita anche grazie alla collaborazione del Gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza, è emerso che le capogruppo Roche e Novartis, anche attraverso le filiali italiane, hanno concertato sin dal 2011 una differenziazione artificiosa dei farmaci Avastin e Lucentis, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari. Per il Sistema Sanitario Nazionale l’intesa ha comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni di euro l’anno. A Novartis e Roche sono state imposte sanzioni rispettivamente di 92 e 90,5 milioni di euro. Ombre sulla stessa AIFA vengono fatte emergere dallo Stesso Matteo Piovella, Presidente della SOI che raggiunto dall’Osservatore d’Italia ci aveva dichiarato:”….la stessa AIFA, nel 2007 (sotto la guida del Dott. Guido Rasi) aveva introdotto l’Avastin fra i farmaci rimborsabili dal S.S.N. (inserendolo nell’apposito elenco di cui alla legge 648/96). Una decisione assunta a seguito di un dettagliato intervento dell’allora Segretario della SOI – Dott. Matteo Piovella – in cui venivano ampiamente illustrati alla Agenzia sia l’evidente efficacia di Avastin nonché la sicurezza nell’uso. Questo ha consentito la rimborsabilità del farmaco e l’accesso alle cure da parte di tutti i cittadini sino a dicembre 2012. Nel dicembre 2012 l’AIFA – a questo punto presieduta dal Dott. Luca Pani – a seguito della modifica del foglietto illustrativo (c.d. bugiardino) di Avastin da parte di EMA (European Medicinal Agency), ha deciso non consentire più tale rimborsabilità di Avastin: riducendone (se non eliminandone) sostanzialmente l’utilizzo. Sul punto, preme osservare che la decisione assunta dall’AIFA contrasta con quanto fatto da tutte le altre Agenzie europee le quali decisero di non dare alcun rilievo pratico alla segnalazione fatta dalla EMA: in altre parole, negli altri Paesi europei le modifiche prodotte dall’EMA non determinarono alcuna limitazione all’utilizzo di Avastin. Sinceramente, a tutt’oggi, non si riescono a comprendere le ragioni di tale esclusione. Sul punto, il Dott. Pani sostiene che la limitazione all’uso di Avastin dipende da una ragione meramente normativa: considerando che l’Avastin è un farmaco off-label (cioè non iscritto per l’utilizzo oftalmologico), l’Agenzia ha dovuto adempiere a quanto previsto dall’art.1, quarto comma della legge 648/96 secondo cui i farmaci off-label possono essere utilizzati solo “qualora non esista valida alternativa terapeutica. E la 'valida alternativa terapeutica' sarebbe il Lucentis. Ma se così è: per quale ragione l’Avastin non è stato escluso immediatamente non appena il Lucentis è stato ufficialmente autorizzato? Si ricorda che tale autorizzazione per il Lucentis è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 130 del 7 giugno 2007. Perché nonostante la presenza di una valida alternativa terapeutica l’AIFA del 2007 ha lasciato l’Avastin per tutto questo tempo?”

Ora sembra arrivato il momento per il Ministro Lorenzin di affrontare queste  realtà emerse anche nel caso della Sperimentazione Stamina. Lei stessa era ricorsa all’Avvocatura di Stato per sospenderla definitivamente. Ma in Italia esistono poteri indipendenti sia dalla politica che dalle case farmaceutiche che in questi casi si chiamano Antitrust e Tribunale Amministrativo Regionale. Per quanto riguarda Stamina in mattinata odierna c’è stata la lettura via web della Mozione di sfiducia al Ministro Lorenzin prodotta dal M5S. La stessa era stata anticipata dalla diffida dell’Avv. Natascia Gheda che in nome del Patto di Solidarietà invitava e diffidava lo stesso Ministro Lorenzin, oltre il Presidente della Commissione Sanità, Piepaolo Vargiu “a procedere alla nomina dei componenti del Comitato esperti, che non si siano espressi sulla metodica e che non si trovino in conflitto di interessi nei confronti di Stamina Foundation Onlus” ed inoltre, con la stessa “invitava e diffidava agli stessi destinatari, alla nomina dei rappresentanti delle associazioni tra i quali i rappresentanti delle associazioni al Patto di Solidarietà: Alleanza Italiana, Movimento Vite Sospese, Viva La Vita Italia, Progetto Noemi, Un Sorriso per Ginevra e Associazione Mattia Fagnoni.” L’avv. Gheda infine invita e diffida ad agire in modo trasparente nel rispetto della legge, in particolare ai criteri di scelta e di nomina dei componenti del Comitato Scientifico, con l’avvertimento che in mancanza procederà senza ulteriore avviso innanzi alle competenti autorità giudiziarie civili e penali anche con la riserva di agire per il risarcimento di tutti i danni conseguiti." Ai lettori ricordiamo che il Tar del Lazio aveva accolto l’istanza di sospensione del provvedimento impugnato (decreti 18.06.2013 e 28.08.2013 relativi al rilascio di autorizzazione per la sperimentazione.) L’Ordinanza del TAR del Lazio n. 4728/13 aveva evidenziato che non era stata garantita l’obiettività e l’imparzialità del giudizio dei componenti del Comitato Scientifico. Molto tempo è passato, oltre sei mesi da quel 4 dicembre 2013, data in cui detta ordinanza è stata emessa, ma il Ministro Lorenzin, dopo un secondo Comitato Scientifico nominato e mandato a casa, ancora non fornisce indicazioni precise sull’ultimo….anzi fa sapere che sta cercando e studiando un modo per agire sulle Cure Compasisonevoli. Questa volontà affermata dal Ministro mette a disagio e intimorisce le famiglie dei pazienti che vedono slittare all’infinito l’avvio della sperimentazione del Metodo Stamina, anzi osserva un lavoro diretto a scardinare l’unica legge di Stato, la Turco/Fazio che garantisce ai malati orfani di cure, una possibilità di accedere a terapie ancora non sperimentate, togliendo qualsiasi chance di vita a chi ha già un destino manifesto. Questa ambivalenza del Ministro Lorenzin, che da una parte posticipa sempre il lavoro del Comitato Scientifico, mentre dall’altro ha dichiarato di voler modificare una legge, sta allarmando non solo i genitori dei pazienti, ma moltissime associazioni dei malati che non vedono alcuna trasparenza nell’operato della Lorenzin. In virtù della Sentenza di Strasburgo alcun preposto ha sbloccato la lista dei pazienti agli Spedali Civili di Brescia, nonostante molte sentenze emesse a favore dei malati, ora avvalorate da quella dell’UE che dichiara legale somministrare la terapia con le cellule staminali mesenchimali ai pazienti che avevano iniziato le infusioni prima della legge 57/2013, sentenza a favore dei malati nonostante la stessa Corte non fosse aggiornata sulla quella del Tar del Lazio.
Il M5S è andato dritto cercando di scardinare le responsabilità di queste due situazioni sofferenti così in un video conferenza ha annunciato la propria mozione di sfiducia nei confronti della Lorenzin:” Visto l'articolo 95 della Costituzione che afferma al comma 2 che i Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri; Visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica, esprime la propria sfiducia al Ministro della Salute Sig.ra Beatrice Lorenzin, e la impegna a rassegnare le proprie dimissioni." Mozione pubbblicata sul web che prende forma dalle loro considerazioni che qui elenchiamo:

1) il Ministro Lorenzin non ha svolto con la dovuta attenzione i propri compiti istituzionali e cioè di controllare e vigilare sui farmaci; se il farmaco rappresenta uno strumento di tutela della salute, il Ministro avrebbe dovuto tenere presente che nell’ultimo elenco dei farmaci essenziali stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’unico farmaco anti-VEGF inserito per il trattamento della Degenerazione maculare senile neovascolare (DMLE) è l’antitumorale Bevacizumab (Avastin) di Roche e non Ranibizumab (Lucentis) di Novartis;
2) il Ministro Lorenzin non ha risposto ad interrogazione del 21.5.2013 che specificamente chiedeva di quantificare il maggior costo sostenuto dal Servizio Sanitario Nazionale, per l’uso di Avastin in oculistica rispetto a Lucentis: dati che ora fornisce, indirettamente, con la richiesta di risarcimento danni;
3) il Ministro Lorenzin, ad interrogazione del 27.11.2013, forniva risposta in merito ad una pretesa maggiore insicurezza di Avastin rispetto a Lucentis, smentita (rectius: non confermata) dagli stessi dati in possesso di AIFA;
4) Il Ministro Lorenzin ha richiesto parere al Consiglio Superiore di Sanità non per tutte le patologie per cui Avastin era (ed è) utilizzabile in oculistica, ma solo per la “degenerazione maculare senile”, il che comporterebbe l’utilizzabilità dello stesso solo per tale patologia (con esclusione della “degenerazione maculare diabetica” e del “glaucoma neovascolare”), con la conseguenza di una perpetuazione della maggior spesa per i Servizi Sanitari Regionali, rispetto a quanto possibile utilizzando, per dette patologie, Avastin, come era stato fino ad ottobre del 2012;
5) il "metodo stamina" ha evidenziato l'incompetenza del Ministro Lorenzin di gestire tutta la vicenda, in quanto non è stata garante della salute di tanti malati. Il Comitato di esperti da lei nominati ha iniziato il percorso di valutazione che non è stato obiettivo in quanto essi si erano già espressi sul metodo con perplessità e pregiudizi. La nomina del nuovo Comitato scientifico è stata necessaria, dunque, alla luce della sentenza del Tar che ha evidenziato criticità e mancanza di imparzialità, ma senza la pronuncia del tribunale amministrativo non ci sarebbe la riapertura e l'approfondimento del metodo stamina.

Nel frattempo, il tempo passa e molti dimenticano i documenti agli atti, situazioni e gravi omissioni che emergono solo grazie al lavoro di associazioni che spingono affinché siano rispettate le regole, la trasparenza senza alcun ombra dei conflitti d’interesse, poiché sul malato non si può fare cassa e disattendere quei diritti garantiti e sanciti dalla stessa costituzione…lo Stato e chicchessia deve rimettere al centro il cittadino, altrimenti si violerebbe la stessa carta costituzionale di cui il primo garante è il Presidente della Repubblica Italiana.




STAMINA, MINISTRO LORENZIN: CONTRADDIZIONI SHOCK

di Cinzia Marchegiani

Illustrissimo magistrato, non conosco il suo volto e neanche il suo nome, ma la sua capacità di analisi e di logica non potrà che trovare interessante la documentazione che è emersa su tutti i personaggi che ruotato intorno al caso stamina, partendo dalle istituzioni fino al conosciutissimo Davide Vannoni.

Ognuno con il proprio contributo è diventato l’attore principale di una storia che per la sua assurdità sta erodendo l’etica di questa nazione, ma soprattutto mette a rischio la garanzia del diritto costituzionale scippato a bambini che hanno già un destino segnato da una malattia degenerativa. A conti fatti queste famiglie sembrano abbandonate da tutti e condannano la mancanza di un garante non solo dei malati e dei minori, ma anche della costituzione italiana.

Riflessioni opportune servono sulla bioetica e sulla biogiurisprudenza sicuramente, ma esistono in questa Shakespeariana storia importanti documenti che devono richiamare l’attenzione vigorosa e autorevole per riuscire definitivamente a sciogliere l’intreccio, voluto o meno, che blinda le terapie al comitato scientifico e all’inchiesta in corso su Davide Vannoni.

Un labirinto complicato si è andato costruendo su una terapia che ha dimostrato, con documenti messi agli atti, come le infusioni somministrate agli Spedali Civili di Brescia non abbiano prodotto effetti collaterali, che vanno ad avvalorare la dichiarazione del ministro Balduzzi. A Zagarolo il cerchio si chiude su questa grottesca situazione, che mette tra l’altro alla mercé dell’opinione pubblica i genitori spesso fotografati dai media come inconsapevoli, disposti a tutto anche a mettere in pericolo la salute dei propri figli e sopratutto come dei disperati. I genitori del piccolo Daniele hanno atteso l’arrivo del ministro Beatrice Lorenzin, la quale in questi giorni sta facendo un tour nel Lazio per la sua campagna elettorale che la vedono candidata alle europee nella lista NCD. Daniele non ha una malattia degenerativa, ma è un bimbo che ha subito un danno cerebrale alla sua nascita, dalla malasanità italiana. La famiglia Persichillo è venuta da Roma esclusivamente per parlare con il ministro della salute, hanno un’ordinanza di un giudice che riconosce al figlio le terapie con Stamina, disattesa però da un ospedale pubblico italiano che non riconosce la sentenza e blocca una lista lunghissima di malati.

Mamma Ilaria sa benissimo che la Lorenzin rappresenta la sanità in Italia e nonostante abbia tanta rabbia, con la forza e la dignità di una madre coraggiosa, stringe la mano al ministro e gli chiede un colloquio. Ilaria insiste guardandola negli occhi, e solo dopo l’insistenza degli amici si riesce a strappare la promessa di conferire in privato con loro. Mentre Lorenzin viene condotta in visita nei vari reparti della struttura, passa proprio affianco a Daniele mentre viene viene aspirato con cannule fino alla gola…(operazione necessaria per Daniele e che occupa gran parte della sua giornata) e lo guarda in maniera singolare. Il programma della visita segue la scaletta, e il ministro davanti alle persone intervenute comincia a parlare di sanità pubblica, ne fotografa le emergenze e anche gli obiettivi, mentre mamma Ilaria è in prima fila con il suo cucciolo.

L’Osservatore d’Italia con una telecamera ha seguito tutte le fasi di questa giornata che diventa un importante contributo per cominciare ad incastrare tasselli di un puzzle che sta mostrando la sua vera fisionomia. Questo appuntamento viene vissuto dai genitori come una scalata a pieni nudi verso la vetta di una altissima montagna, palpabili sono le angosce per il proprio figlio che non
ha altre alternative.
Ilaria ascolta in prima fila le parole della Lorenzin che a fine intervento e dopo un dibattito animato per decidere chi poteva accompagnare i genitori, incontra Ilaria e Fabrizio in privato, come se la sanità pubblica di cui prima aveva parlato non poteva riguardare le altre persone presenti. Dal filmato si capisce come il ministro abbia consentito l’incontro esclusivamente ai genitori, i quali fortunatamente riescono a far entrare anche il loro figlio. Prima di chiudere la porta si riesce a sentire che il ministro uscirà da una via secondaria, che non ha permesso che le venissero rivolti importanti quesiti. Ma la provvidenza e l’intelligenza dei genitori hanno innescato risposte attese da tempo.

Come da programma, i genitori escono da soli da quell’incontro, che raccontano nei minimi dettagli. Ilaria è sconvolta, la sua delusione emerge nel suo sguardo dolce e offeso, suo marito nell’amarezza non sembra sconfitto, è un uomo saggio, sa benissimo che quello che ha ottenuto vale più di tante discussioni e dibattiti inconcludenti su stamina. Documento con una ripresa le affermazioni di Ilaria, dove emerge una verità imbarazzante, poiché Fabrizio nel conferire con la Lorenzin gli fa comprendere che non sono genitori così disperati da mettere a rischio la vita del proprio figlio e chiedono quindi se esistono prove della pericolosità delle infusioni e che in merito alla sue dichiarazioni prenderanno importanti decisioni. Ma il ministro afferma che non ha prove, non sa se fanno male oppure bene e in merito al documento che Fabrizio gli mostra con il suo smartphone, il comunicato 173 pubblicato sul sito del suo Ministero, lei conferma di conoscerlo ma lo considera ormai un documento “datato”. Questo è il suo contenuto: “23 agosto 2012. In relazione a notizie di stampa circa l’ispezione da parte dell’Aifa e dei Carabinieri del Nas effettuata nel mese di maggio all’azienda ospedaliera “Spedali Civili” di Brescia si precisa che la presa visione dei campioni, conservati in vapori di azoto liquido presso la sala criogenica del Laboratorio di Cellule Staminali dell’Oncoematologia Pediatrica dell'Azienda Ospedaliera “Spedali Civili” di Brescia, da parte dei membri del commissione di ispezione, è stata effettuata con le dovute precauzioni e in conformità alla buona pratica di laboratorio e alle norme tecniche in ambito criobiologico, al fine di garantire il mantenimento delle caratteristiche biologiche e funzionali delle cellule congelate. La correttezza della procedura è dimostrata dal fatto che l’analisi della vitalità delle cellule, effettuata presso l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), su campioni prelevati e trasportati in conformità agli standard internazionali previsti per il trasporto di cellule staminali criopreservate ad uso terapeutico (Standard Jacie FACT, Ed. 5, marzo 2012), è risultata essere del tutto adeguata a qualsiasi uso terapeutico.” Ma la Lorenzin va oltre l’inaspettato e cercando di sollevare responsabilità sulle decisioni in merito a stamina, racconta che lei non può nulla, che deve attenersi alla decisione che prende una commissione (?) che deve attenersi alle decisioni della commissione scientifica (?) ma soprattutto che la sua immobilità dipende da un presunto ritrattamento da parte del Dott. Villanova rispetto a quanto dichiarato prima positivamente nei confronti di Stamina. L’istintiva delusione dei genitori non ha fatto però dubitare della posizione del dr Villanova, poiché ha sempre chiesto trasparenza e l’importanza di uno studio dovuto agli effetti che i suoi pazienti hanno avuto.

Raggiunto da L’Osservatore d’Italia il dr Marcello Villanova smentisce categoricamente: “Cosa avrei dovuto ritrattare, le gambotte di Sebastian che si muovono dopo un lungo periodo di immobilità, la velocità dei movimenti delle gambe della Celeste e perché no, della Desiree? Non è da me ritrattare, non ne vedo il motivo quando dichiari il vero. Ritengo, invece, che siamo di fronte ad una vera tragedia, ad una caduta di civiltà ed abbandono di responsabilità civili e morali da parte di molti (nessuno escluso!) a cui si associa una reazione patetica “accademica” italiana che non è stata in grado di dare risposte esaurienti a chi soffre.” In effetti il dottor Villanova, avendo seguito il piccolo Sebastian e anche Gioele, prima e dopo le terapie con stamina, possiede la documentazione delle cartelle cliniche e il relativo follow-up.

Queste importanti osservazioni cliniche testimoniano come sia importante avviare la sperimentazione, le evidenze cliniche che sono assenti nel panorama delle malattie “rare e orfane di cure” di cui la scienza, oltre che la sanità pubblica, dovrebbero mettere in agenda uno studio appropriato, conferendole l’assoluta priorità nella ricerca. Illustrissimo Magistrato, non conosco il suo nome e neanche il suo volto, l’attenzione al materiale emerso chiede il contributo attivo della giustizia in questa shakespeariana storia. Il documento datato 23 agosto 2012 dell’ISS, quello che il ministro dichiara ormai “obsoleto”, confuta la validità del preparato ad uso terapeutico che però non viene considerato autorevole. Il documento ormai noto con il N.173 testimonia la traccia della valutazione delle provette acquisite dopo l’ispezione dei Nas e Aifa e Ministero della Salute avvenute in data 29/2/2012 e 1/3/2012 ispezione NAS di Torino e in data 8 e 9/05/2012 ispezione NAS -Torino coadiuvati da personale AIFA. La sequenzialità delle date lascia molte ombre ed enigmi irrisolti, l’AIFA infatti, comunicava all’azienda ospedaliera di Brescia l’ordinanza n.1 del 15.5.2012 (solo dopo quattro giorni dall’ispezione avvenuta nei laboratori) un blocco che vieta la manipolazione delle cellule staminali nel laboratorio….date importanti che devono richiedere un’attenta indagine, mentre il documento dell'ISS è datato agosto 2012.

Inoltre il Commissario Belleri, nella sua lunga documentazione che ha presentato alla Commissione Conoscitiva al Senato dichiara inconfutabilmente che: “Il TAR dà atto poi che erano superati anche i rilievi relativi al laboratorio, avendo la ASL di Brescia, su incarico della Regione, riscontrato la piena idoneità dello stesso a trattare le cellule emopoietiche, attività questa da tempo espletata, notoriamente a livello di eccellenza (anche AIFA del resto, aveva precisato che i rilievi mossi riguardavano non il laboratorio in sé, ma il fatto che esso mancava delle caratteristiche e della autorizzazione a trattare le cellule staminali mesenchimali in GMP). Ricordando che il controllo sul laboratorio di Brescia è stato effettuato e controllato come se fossero in atto delle produzioni di medicinali (GMP) e non cure compassionevoli. Dopo la smentita del dottor Villanova doverosa, dopo le importanti affermazioni del ministro Lorenzin, ci si chiede ancora quanto tempo debba passare affinché un GARANTE delle leggi e della costituzione possa riportare nell’alveolo della giustizia la verità oggettiva frutto di una seria indagine. Sembra che in questo paese è concesso disattendere e ignorare le sentenze di un giudice in base alle opinioni personali, sentenze che concedono un diritto ad un malato appaiono irrilevanti. Stamina ad oggi fotografa un legittimo sospetto. Illustrissimo Magistrato, sarebbe bello conoscere il suo nome.

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ARICCIA: IL MINISTRO LORENZIN AL CONVEGNO "IL TERRITORIO, L'EUROPA, L'ITALIA"

Redazione

Ariccia (RM) –  Lunedì 5 maggio 2014 alle ore 18,30 ad Ariccia si terrà il convegno, organizzato dal Consigliere Comunale del Comune di Albano Laziale Fabio Ginestra, "Il Territorio, l'Europa, l'Italia" al Hotel Villa Aricia in via dei Villini, 4 ad Ariccia. Interverranno i dirigenti territoriali del Nuovo Centro Destra – NCD. E' prevista la partecipazione del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.


 




CROCE ROSSA ITALIANA, PRIVATIZZAZIONE E SMILITARIZZAZIONE DEL CORPO MILITARE.

A.P.

Roma – L’avvocato Filiberto Abbate  consulente legale e socio dell’Associazione Nazionale Cremona, il cui presidente è Sandra Zacaglioni, ha rilasciato a L’osservatore laziale un’intervista dove rispondendo ad alcune domande designa un escursus delle criticità relative la privatizzazione e smilitarizzazione del corpo militare della Croce Rossa Italiana.

L’argomento di recente era stato oggetto di interesse del Ministro Lorenzin. Ma il caso sembra essere poi rimasto tal quale. E con questa intervista ci si augura che il Ministro Lorenzin possa riprendere le fila delle criticità ormai sull’orlo dell’implosione.

Ecco l'intervista:

Cosa sta avvenendo nella Cri?
Avv. Filiberto Abbate: L’Associazione è scesa in campo perché la Croce Rossa Italiana é oggi interessata da un provvedimento di privatizzazione selvaggia assunto dal governo Monti che, con il D.Lgs. n.178 del 2012, ha tradito lo spirito della delega (che risultava già scaduta nei termini) poiché doveva limitarsi ad una riorganizzazione funzionale, e che invece ha stravolto anche la natura giuridica.
Il decreto prevede la trasformazione e la soppressione dell'Ente pubblico che sarà sostituito da una Società privata che avrà pochi dipendenti. Gravi riflessi occupazionali si avranno poiché tra l'altro nel decreto è prevista anche la smilitarizzazione del personale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana che sempre si é distinto per abnegazione, generosità e professionalità nel soccorrere i più deboli e più bisognosi, nel corso di gravi emergenze o pubbliche calamità, in Italia ed all'estero, avendo riconoscimenti medaglie, e molteplici apprezzamenti.

Cosa prevede questo decreto?
Avv. Filiberto Abbate: Prevede la creazione di un’associazione privata che raccolga l’emblema ed i servizi della vecchia istituzione statale che con la sua soppressione dovrà lasciare spazio, nel breve periodo di due anni, al nuovo soggetto nato. Tutto nasce dalla necessità di abbattere il debito accumulato dall’Associazione Cri, nell'ultimo periodo di Commissariamento, da fonti relative ad interpellanze parlamentari, sono stati accumulati circa 335 milioni di euro in due anni di disavanzo; ad onor del vero tali somme sono aumentate anche perché lo Stato e gli Enti pubblici spesso non onorano i loro debiti. Quindi in teoria la Cri sarebbe un Ente in attivo! Lo Stato eroga finanziamenti pubblici per circa 180 milioni di euro che servono per la maggior parte (circa 172 milioni di euro) per pagare gli stipendi dei dipendenti. Il taglio di 42 milioni di euro previsto dal Decreto di privatizzazione della Cri non può rapportarsi a quanto avviene nelle altre pubbliche amministrazioni che sono intaccate solo sui fondi non destinati al pagamento dei lavoratori. In questo caso il progetto prevede il risparmio con il taglio dei dipendenti. 

Come si realizzerebbe questo scenario?
Avv. Filiberto Abbate: Lo scenario occupazionale è estremamente grave e preoccupante. Prossimamente con la smilitarizzazione del personale militare del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana (circa 1.200 tra effettivi e temporanei, coadiuvati da oltre 20.000 riservisti militari volontari che operano gratuitamente) si avranno ulteriori gravi ripercussioni. Il Corpo Militare si è sempre distinto in operazioni di soccorso o per pubbliche calamità in territorio nazionale o estero (ancora sta operando a favore della popolazione coinvolta nell’ultimo evento sismico in Emilia Romagna). Il Corpo Militare della Cri nasce sui campi di battaglia di Solferino accompagnando la storia dell’Italia dal risorgimento fino ad oggi. L’Italia – dopo il secondo conflitto mondiale – scelse di mandare i Militari della Croce Rossa Italiana con un Ospedale da Campo in Corea per dare un aiuto alle popolazioni martoriate dalla guerra (l’onore massimo fu concesso al Comandante Italiano della Cri che partecipò alla firma del trattato di pace di Panmunjom tra le due Coree). Ancora oggi quelle popolazioni si ricordano dell’Italia e con grande affetto l’Ambasciata di Corea organizza solenni ricorrenze per ringraziare dell’umanità dimostrata dagli Italiani. I militari della Cri sono sempre stati presenti sui campi di battaglia, negli scenari di guerra e di conflitti armati ed ha operato in soccorso in vari teatri (Congo, ex Jugoslavia, Iraq, Afganistan ed Emirati Arabi). Possiamo dire che dal terremoto di Messina (1908) fino ad oggi i militari soccorritori della Croce Rossa si sono sempre adoperati con professionalità nelle pubbliche calamità in territorio, nazionale o estero, riscuotendo consensi, plausi e onorificenze nazionali ed internazionali.

Che cosa si verificherà alla cessazione dell’Ente Pubblico Croce Rossa?
Avv. Filiberto Abbate: L’Ente pubblico, dopo due anni passati a sostenere la nascente Associazione privata, dovrebbe scomparire lasciando gli oltre 4.000 dipendenti (tra cui 1.200 militari di Croce Rossa) senza la possibilità di ricollocarsi se non con una mobilità verso altri enti pubblici che abbiano bandito concorsi pubblici.
La mobilità dei dipendenti si realizza con il consenso delle amministrazioni riceventi se questi hanno i fondi degli stipendi o se hanno previsto concorsi. Vi lascio immaginare se di questi tempi vi sono amministrazioni statali centrali o periferiche che hanno risorse o che hanno indetto concorsi pubblici in modo da riassorbire una tale quantità di dipendenti. Si profila quindi una tragedia sociale che non riguarda solo i dipendenti della Cri che sono investiti da una riforma ingiusta e vessatoria nei confronti dei dipendenti, ma sopratutto nei confronti dei cittadini che specialmente in questo difficilissimo periodo di crisi economica si trovano ad essere privati di una serie di servizi essenziali che la Società privata non potrà e non sarà in grado di erogare. Mi riferisco in particolare alle nuove povertà emergenti che oramai attagliano vaste fasce della popolazione ma non escludo che si abbiano riflessi gravi anche sul concorso nelle attività emergenziali e per il soccorso pubblico a cui la Croce Rossa è deputata perché braccio operativo della Protezione Civile Nazionale.

Quali sono state le iniziative assunte dall’Associazione Nazionale Cremona sul problema Croce Rossa?
Avv. Filiberto Abbate: L'Associazione per tutelare i propri soci militari ha presentato ricorso impugnando il decreto di privatizzazione essendo affetto da eccesso di delega, delega scaduta ed incoerenza sulla clausola di invarianza finanziaria, oltre che ad essere palesemente incostituzionale. Inoltre é afflitto anche ulteriori da gravi carenze ed è gravemente lesivo dei diritti costituzionali basilari quali il diritto al lavoro. Anche la Corte dei Conti ha espresso censure sui provvedimenti di decretazione del Governo Monti dell'ultimo periodo del 2012, dove ricade anche il D.L. n.178/2012 con cui é stata avviata la privatizzazione della Cri, evidenziando che tutti i decreti in questione sono afflitti dagli stessi vizi (eccesso di delega, delega scaduta e mancata promessa sulla clausola di invarianza finanziaria, oltre che ad essere palesemente incostituzionali) lanciando un monito sui gravissimi danni che potrebbero essere arrecati per l'aggravio sui conti pubblici, invece del risparmio artatamente ventilato. Insomma crediamo che per istituzioni meritorie come il Corpo Militare della Croce Rossa non vi debba essere né lo scioglimento, né lo svilimento dei livelli occupazionali, per tutelare quello che la Cri rappresenta per tutti noi cittadini nel momento del bisogno – un bene indissolubile -.

Quali vantaggi si avrebbero da una possibile privatizzazione dell’Ente Croce Rossa?
Avv. Filiberto Abbate: Nessuno. Anzi gravi danni. E’ paradossale ma è così, i risparmi per lo Stato che il decreto ventila in 42 milioni di euro spalmati in circa tre/quattro anni che sarebbero immediatamente assorbiti dai contenziosi innescati dai dipendenti militari (uno studio dell’associazione stima in 20/21 milioni il costo a carico dell’erario per i soli dipendenti militari, che si raddoppiano nel caso che tutti facciano opposizione). Anche la Commissione V Bilancio della Camera ha evidenziato molti di questi aspetti, ponendo forti dubbi anche sulla vendita degli immobili in possesso della Cri che in maggior parte sono frutti di lasciti e donazioni vincolate, per il resto sono utilizzati come sedi delle sedi centrali e periferiche. Non viene neanche calcolato che, oltre il prevedibile ingente contenzioso (perché tutti i dipendenti presenteranno ricorsi contro il decreto per difendere il proprio posto di lavoro dal licenziamento), si avranno anche danni relativi al depauperamento di delicatissime e costose attrezzature acquistate con i soldi del contribuente (ospedali da campo, ambulanze, mezzi ed attrezzature sofisticate, ecc) e con l'incongruente passaggio gratis ad un soggetto privato di beni d’alto valore  (acquistati con i fondi del contribuente), con oneri a carico dello Stato per oltre 250/300 milioni di euro. Insomma un gran bell'affare per lo Stato!

Qualcuno ipotizza che la strada della privatizzazione è stata anche indicata dalla Croce Rossa Internazionale che ipotizza un assetto più distante dello Stato verso la Cri
Avv. Filiberto Abbate: Non bisogna confondere le raccomandazioni fatte dalla Croce Rossa Internazionale agli Stati per rispettare l'indipendenza delle singole Società Nazionali di Croce Rossa. Ogni stato sovrano decide sulla specifica organizzazione sulla cui natura (pubblica o privatistica) con propria legislazione e con ampia libertà. Noi siamo una delle Nazioni che hanno scelto una Società di Croce Rossa pubblica, che viene alimentata con finanziamento pubblico e il cui funzionamento viene additato ad esempio dalle altre Società di Croce Rossa per il carattere di dinamismo, che non si ferma solo a finanziare i progetti, ma diventa soggetto attivo nelle emergenze internazionali, portando l'Umanità e la Generosità che è tipica del Popolo Italiano. L'Onorevole Crosetto, all'epoca Sottosegretario alla Difesa, ha smentito le dichiarazioni pretestuose del Vertice dell'Ente ed ancora oggi si occupa della vicenda.
Difatti Crosetto, alla presenza di Vertici internazionali di Croce Rossa rappresentò la legittimità della presenza di un Corpo Militare Italiano all'interno di una società di Croce Rossa, come una scelta nazionale perfettamente in linea con i principi ispiratori della Croce Rossa.
Potremmo fare anche scelte differenti, è vero, ma una cosa è certa che per assicurare il rispetto della Convenzione Internazionale di Ginevra che l'Italia ha ratificato, lo Stato, come tutti quelli aderenti alle convenzioni, si è impegnato a finanziare la propria Croce Rossa per assicurarne efficienza e prontezza.
I tagli ipotizzati non vanno in questo senso.

Quindi attualmente l'organizzazione della Cri a quali norme si allaccia?
Avv. Filiberto Abbate: L’organizzazione statale e l'esistenza di un Corpo Militare sono necessari all’assolvimento dei compiti della Croce Rossa Italiana ed il Legislatore Italiano ha sempre ritenuto di confermare lo status di militari per gli appartenenti al Corpo Militare della Croce Rossa (anche in occasione dell’emanazione del Codice dell’Ordinamento Militare nel 2010). Questa interpretazione ha accompagnato tutte le fasi storiche della Nazione dalla sua Unità ad oggi, con indubbi risultati e soprattutto perché questa legislazione consente di disporre di una preziosa risorsa strategica per il Sistema Paese.
Per quanto riguarda il Corpo Militare la sua organizzazione è meravigliosa perché si basa  sull'utilizzo del personale militare effettivo e sui militari volontari della Cri, questi ultimi si distinguono come risorsa unica in virtù delle molteplici ed elevate professionalità disponibili.
Nella vita civile questi cittadini svolgono svariate attività lavorative (medici, ingegneri, giornalisti, avvocati, infermieri, soccorritori, ecc.), sono presenti in tutto il tessuto sociale italiano e sono capillarmente distribuiti sull’intero territorio, si rendono disponibili gratuitamente per ogni emergenza o calamità.
Questa risorsa eccezionale non va assolutamente sprecata!

Come si rende utile il Corpo Militare della Cri?
Avv. Filiberto Abbate: Il Corpo Militare della Croce Rossa è innanzitutto una risorsa per la collettività che ricava risparmi per oltre 2 milioni di euro/anno per le prestazioni ai Corpi dello Stato con corsi e supporti operativi gratuiti in Italia e all'estero.
In tempo di pace:  con i Centri di mobilitazione cura l’efficienza delle dotazioni sanitarie, addestra il personale, organizza corsi qualificati di primo soccorso e auto-protezione sanitaria alle FF.AA. e ai Corpi dello Stato, interviene per il soccorso sanitario di massa in calamità naturali e disastri in Italia o all'estero.
In caso di conflitti armati:  soccorre vittime civili e militari, provvede alla difesa sanitaria antiaerea, al servizio ricerca e assistenza ai prigionieri di guerra, ai profughi, ai deportati e ai rifugiati, svolge attività sanitaria nell’ambito della difesa civile.
Il Corpo Militare opera attraverso: oltre Venti tra Ospedali da campo attendati, in moduli prefabbricati abitativi e in container e varie attrezzature semplici e complesse.
I cittadini si arruolano in modo volontario nel Corpo Militare, se “chiamati in servizio, sono militari e sono sottoposti alle norme della disciplina militare e dei codici penali militari” (art. 985, comma 2 del D.P.R. 15 marzo 2010, n. 90)
Il Corpo è composto da:
•    838 militari Cri in servizio continuativo
•    362 militari Cri in servizio a tempo determinato
•    21.000 i volontari militari riservisti richiamabili per addestramento, emergenze o calamità, annoverano figure altamente specializzate (medici, psicologi, chimici-farmacisti, commissari, infermieri, soccorritori e logisti), pagano una quota sociale annua alla Cri
Interventi di Soccorso in Italia e all’estero
Negli ultimi 10 anni il Corpo Militare è stato impegnato in 13 operazioni internazionali (6 a fianco delle Forze Armate e 7 missioni di soccorso in aiuto a popolazioni estere).
In Patria – Dal risorgimento ad oggi ha effettuato tutte le operazioni di soccorso (ultimo il sisma in Emilia Romagna).
All’estero – Presente i quasi tutti gli scenari internazionali opera negli Emirati Arabi Uniti e in Afghanistan (Herat)
I Finanziamenti  
8,5 milioni di euro il contributo dello Stato per l’organizzazione del Corpo Militare della CRI;
2,0 milioni di euro risparmiati dallo Stato sotto forma di contenimento della spesa pubblica (2011) di cui con 1,1 mln di euro dalle Forze armate e dei Corpi dello Stato per formazione sanitaria dei propri uomini, 900 mila euro dalle Forze Armate e dalle Prefetture per gli assetti sanitari forniti
I Numeri in Pillole 
21.000 militari CRI in congedo, materiali e mezzi della massima efficienza;
11.000 i militari delle Forze Armate e dipendenti delle Forze dell’Ordine formati (2011);
3.000 appartenenti al Corpo militare impiegati (2011);
2600 militari CRI impiegati per altre attività operative della CRI in territorio nazionale ed internazionale (2011);
900 richieste delle Forze Armate per supporti in attività operative e per addestramento (2011);
La Bandiera del Corpo è decorata con 12 alte onorificenze
Al valor militare; 2 Medaglie d’argento, 1 medaglia di bronzo Al valor civile; 1 medaglia d’oro, 1 medaglia di bronzo Al merito; 1 medaglia della sanità pubblica, 1 medaglia d’oro al merito civile, 1 medaglia d’argento al merito civile, 1 medaglia di bronzo al merito civile, 1 gran croce al merito della Cri per i servizi di guerra con palma, 1 gran croce al merito della Cri, 1 medaglia al merito della Cri per servizi di guerra con palma

Cosa vi aspettate da una possibile riforma della Croce Rossa?
Avv. Filiberto Abbate: L'auspicio è che non vi siano riflessi occupazionali, non vi sia la smilitarizzazione del Corpo Militare, che è una risorsa per la Nazione, a scapito di personale altamente qualificato e motivato che nel tempo ha dato prestigio e lustro all’Associazione.
Per paradosso se il Decreto sarà attuato l'Associazione Privata si troverà a soddisfare come primo compito quello di assistere i vecchi dipendenti dell'Ente Pubblico Cri visto che uno degli obbiettivi prioritari assunti per il 2012 dall’Associazione è “quella di dare assistenza ai soggetti più deboli ed indifesi” esposti a questo grave e lungo periodo di crisi economica e da carenza di posti di lavoro. Voglio citare un pensiero che ultimamente ho avuto modo di leggere e che può essere utile per riflettere su quello che ci accade per effetto delle privatizzazioni.
"… Tale stato di cose, che sta creando non poche preoccupazioni tra il personale, è solo un sintomo di un male molto più pernicioso che può essere individuato nel neoliberismo. Tale linea di pensiero, nata in America, stà creando solo danni e sofferenza a livello globale. Nel mondo la forbice sociale si è allargata drammaticamente, a fronte di una ristretta elite finanziaria che grazie alle speculazioni economiche si è ulteriormente arricchita, vi è il 99% della popolazione che si è rapidamente impoverita! In Italia negli ultimi cinque anni il numero dei poveri si è raddoppiato. Questo capitalismo predatorio ha come nemico tutto quello che è statale. In una prima fase rende la struttura da abbattere inefficiente, per poi avere la giustificazione di svenderla per favorire i privati, nella totale e cinica non curanza dei dipendenti che vi operano. Contro il neoliberismo si è schierato apertamente il premio nobel per l’economia Paul Krugman. Bisogna fermare la svendita allegra di pezzi dello Stato, che con la scusa di una crisi economica creata ad arte favorisce questa manovra. Questi parassiti finanziari mossi unicamente da interessi personali, stanno desertificando lo Stato, stanno privando i cittadini di molti servizi indispensabili, ma questo non importa, l’unico obiettivo è speculare!! Le lacrime di coccodrillo risultano solo ridicole.
 

Nota sull'Associazione Nazionale Cremona

L’Associazione Nazionale Cremona Onlus é un'associazione patriottica, apolitica, apartitica, senza fini di lucro che nasce per volontà del cavaliere Alfredo Zacaglioni combattente nella 2° Guerra Mondiale nel Gruppo Combattimento “Cremona” del ricostituito Esercito Italiano e da cui l’Associazione prende il nome.

Egli fu impegnato sul fronte da Monte Lungo, fino ad Alfonsine, dove ferito fu soccorso dai militari della Croce Rossa. L'idea di fondare un'Associazione, in suo onore, che "ricordasse il passato ma che guardasse al futuro" si pone come obiettivo primo quello di tramandare ai giovani quei ricordi ed instillare in loro i sentimenti di amor patrio, coesione e identità Nazionale, di libertà e di rispetto della persona umana, che sono ripresi nella nostra stupenda Costituzione.

L'Associazione si propone di mantenere vivo e il culto della Patria, il senso dell'onore, esaltare, custodire e tramandare le glorie e le tradizioni militari, nonché di tutelare gli interessi morali e materiali dei soci militari e dei loro familiari.




CASO STAMINA – GIU’ LA MASCHERA

di Cinzia Marchegiani

Atmosfere degne delle pellicole di Agatha Christie  stanno avvolgendo nelle nebbie più torbide il caso stamina. In questa intricata vicenda troppe cose non tornano e la soluzione dei misteri con difficoltà cominciano a trovare la giusta collocazione in un puzzle diventato immenso. Le sensazioni condivise da molti ormai…forse troppi, è la consapevolezza che qualcuno stia giocando proprio sporco, un gioco davvero assurdo dove  i protagonisti principali hanno molto da perdere, bambini a cui il destino ha donato una vita difficile e senza speranza  cui le istituzioni e le figure preposte non hanno mai volto lo sguardo, mai un incontro, come se quei visi, quegli occhi potessero provocare conflitti laceranti. 

In questi giorni abbiamo assistito a rocambolesche gaffe della ministra Lorenzin, prima con una Presa D’atto d’urgenza che ha decapitato una sperimentazione autorizzata da un decreto legge, eppure bastava che attendesse i ricorsi depositati da Vannoni, il primo al Tar di Brescia per chiarire definitivamente se le cartelle cliniche dei pazienti testimoniano miglioramenti, e il secondo al Tar del Lazio per valutare se il comitato scientifico nominato da lei stessa avesse avuto i requisiti validi e se esenti dai conflitti d’interesse che avrebbero pregiudicato e inficiato su una serena e indipendente valutazione.

Quanta fretta! Illogica e senza un senso, come tutta la storia, anche le sue dichiarazioni alla stampa, dove prima annuncia lo stop alla sperimentazione su indicazione dello stesso comitato scientifico che non aveva questo compito che, come cita l’art.2 comma 4 del decreto del 18 giugno 2013,  doveva svolgere ben altre funzioni.

Dopo quest’annuncio, la Lorenzin dichiarava, (occorrerebbe capirne il senso, forse per non alimentare i sospetti?) che in ogni modo sarebbero state valutate e studiate le cartelle cliniche e che  dopo il loro scrupoloso controllo in TV conferma la totale assenza dei miglioramenti dei pazienti trattati con il metodo stamina.

Ma quali cartelle hanno visionato? E perché queste irrazionali decisioni? Qualcosa non torna e questo è un fatto allarmante. E’ allarmante, che un ministro della salute si macchi di poca trasparenza a cominciare dalla nomina del comitato scientifico, (i membri già avevano espresso parere negativo prima della consegna del protocollo) e che il Tar del Lazio dovrebbe fra poco valutarne la validità. Come si può pretendere che i movimenti e le associazioni che seguono e proteggono questi malati da un’ingiustizia che trova ferocia nella manipolazione della carta costituzionale, imbavagliare il loro grido corale e dover accettare delle giustificazioni e prese di posizioni troppo evanescenti e senza logica. Sono gli stessi dottori che hanno seguito questi piccoli pazienti, inizialmente scettici al metodo stamina, che hanno, per coscienza e coerenza, comunicato le valutazioni positive soprattutto per malattie degenerative dove i miglioramenti non sono inseriti in alcun manuale medico.

Il Dr Bruno Dalla Piccola, membro del comitato scientifico, asserisce in un’intervista tv che i miglioramenti possono essere una normale evoluzione della stato del paziente, mentre il dr. Marcello Villanova, esperto di SMA1,  etichetta questo giudizio superficiale e prodotto da chi non conosce questa malattia e chiede apertamente un confronto:” Se Dalla Piccola mi dimostra, magari anche in pubblico, che un bambino con Sma tipo 1, dopo 4 mesi di immobilità in maniera spontanea alza un braccio, io gli chiedo scusa e smetto di fare il neurologo.” Lo stesso Dr Raffaele Spiazzi, Direttore Sanitario Ospedale Bambini di Brescia, smentisce la ministra Lorenzin dove, mostrando le cartelle cliniche, (che va sempre ricordato, non sono mai state prese in valutazione dal comitato scientifico) oltre a riportare importanti valutazioni positive eccezionali nella misura di malattie invalidanti e irreversibili per la medicina tradizionale, testimoniano un fatto ancor più importante, l’assenza degli effetti collaterali della terapia.

La giornalista, Gioia Locati, su Il Giornale, pubblicando la email del commissario straordinario degli Spedali Civili di Brescia, Ezio Belleri a lei inviata, getta solo ombre su un atteggiamento categoricamente irrazionale e difettoso in coerenza e onestà intellettuale sia del comitato scientifico che della stessa ministra Lorenzin che hanno comunicato nelle motivazioni finali, non chiara la metodica e pericolosa per la salute per mancanza di un piano di identificazione, screening e test dei donatori, con conseguente esclusione della verifica del rischio di malattie da agenti trasmissibili.

Ma il laboratorio è certificato ISO 9001, JCI, e, per la specifica attività trapiantologica è in possesso di positiva valutazione e certificazione JACIE e in particolare, tutti i donatori identificati per trapianti di midollo sono sottoposti ad indagini di valutazione per infettività come previsto dalle linee guida del IBMDR (International Bone Marrow Donor Registry): HIV, HBV, HCV, NAT. Queste  accuse infamanti quindi  sono dirette ad un ospedale centro eccellente nella manipolazione delle cellule emopoietiche e nei trapianti di midollo,  dovrebbero garantire allora i sigilli ai laboratori. Per questo la missiva del commissario spiega come l’ospedale si è fatto sempre carico delle attività cliniche  nel rispetto delle regole.

Un brivido gelido è quella  sensazione unanime  che si prova dovendo registrare queste assurde e incomprensibili prese di posizione, troppe  mancanze di garanzie per questa storia che doveva portare ad un chiarimento serio e che doveva profondere sicurezza e dignità  ai malati che attendevano speranzosi, ma soprattutto ri-assegnare alla scienza quell’autenticità che doveva porla al di sopra di ogni coinvolgimento d’interesse…tutto questo purtroppo ci proietta in un periodo di oscurantismo…certamente degno chiamarlo  medioevo moderno.

Riavvolgendo il nastro storico dei finanziamenti pubblici dello stato alla sperimentazione e ricerca italiana si incontrano gravi ingerenze di alcuni scienziati che nel passato e ancora oggi hanno pontificato un ruolo a loro non spettante. Il blocco di questa sperimentazione e l’assoluta mancanza di trasparenza ormai evidente agli occhi di tutti, ha stimolato e spinto a  individuare la causa scatenante alla caccia alle streghe o meglio degli stregoni…Spesso sono le cose più semplici, quelle a cui poniamo poca attenzione ci lanciano messaggi, ganci per capire  e comprendere. Le date innanzi tutto! Le sperimentazioni con cellule staminali hanno un inizio ben preciso. Sul sito Camera.it si apprende che nel 2001 la legge finanziaria istituiva un fondo di 5 miliardi di lire per ciascuno degli anni 2001, 2002, 2003 per l’attuazione di un programma nazionale di ricerche sperimentali e cliniche sulle cellule staminali umane post-natali. Al seguito del bando pubblico per i progetti di ricerca 2003/2005  furono finanziati 82 progetti su 137 presentati. Ma dalla consultazione degli atti d’indirizzo e controlli presentati nel corso della XV Legislatura sulla procedura di assegnazione dei fondi fu ritenuta poco efficace e con scarsa trasparenza, tale che fu presentata un’interrogazione n.5-00014 dall’On. Poretti, poiché 7 dei progetti vincitori erano presentati dagli stessi membri della Commissione Nazionale, infatti la Commissione Affari sociali della Camera dichiarava che la disciplina della procedura non garantiva la trasparenza e occorreva introdurre delle procedure di assegnazione di valutazione per l’attribuzione dei finanziamenti. In merito a questa vicenda che getta forti sospetti sui conflitti d’interesse da parte degli stessi ricercatori, navigando su internet si trova un articolo sul sito Associazione Luca Coscioni dove, sotto il titolo Staminali, chi finanzia e chi ricerca. Un affare per pochi del 16 giugno 2006, si legge:” Ad esempio, il prof Angelo Vescovi è coinvolto nella vicenda sia come membro della Commissione sia come responsabile o corresponsabile di vari progetti finanziati. Tra i personaggi della storia incontriamo anche un altro militante della legge 40, Sirchia.”

Si è generato così negli anni un processo competitivo molto forte da parte di questi ricercatori, che trova spesso dure dispute pro-contro cellule staminali embrionali, che conducono sempre alla finalità di conquistare i finanziamenti per le proprie ricerche, ognuno convinto della bontà e lungimiranza dei loro progetti. In questi contesti la d.ssa Elena Cattaneo emerge per la sua battaglia incessante a favore della sperimentazione su cellule embrionali, che trova l’essenza sua battaglia legale,  assieme a due altre ricercatrici Elisabetta Cervai e Silvia Garagna,  nel ricorso al Tar del Lazio del 24 aprile 2009 poiché, il ministero della Salute  pubblicando un bando di finanziamento che destinava 8 milioni di euro a progetti di ricerca sulle cellule staminali, escludeva espressamente i progetti che contemplavano l'uso di staminali embrionali umane. Il tribunale rigettò il ricorso emettendo la sentenza con la motivazione che solo gli istituti beneficiari dei finanziamenti, come l’università potevano ricorrere contro il governo. Le stesse impugneranno la decisione del Consiglio di Stato (in attesa ancora del verdetto), mentre l’Associazione Coscioni lanciava una campagna di sostegno per le spese legali delle scienziate, raccogliendo 7.974,79 euro. Questa sentenza tutta made in Italy anticipava di qualche anno quella della Corte di Giustizia Europea che nel 18 ottobre 2011, vietava e vieta tutt’ora la brevettabilità delle terapie da derivazione con cellule staminali embrionali…seppellendo la possibilità agli scienziati che gravitano in questi consorzi europei, come ora Neurostemcell sempre coordinato dalla stessa Cattaneo, di poter brevettare le loro ricerche e creando un deserto per i futuri finanziatori e sponsor in Europa. Il Terzo Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica che si terrà presso il Parlamento Europeo il prossimo mese, rappresenta per i ricercatori un appuntamento prezioso per riparlare di brevettabilità, tema caldo e spinoso anche se la Corte di Giustizia UE ha posto un confine su ciò che è ricerca e ciò che è il business degli embrioni. 

Gli scienziati sono preoccupati del verdetto, che è giuridicamente vincolante per tutti gli Stati dell'UE. La vicenda, anche in virtù di questi finanziamenti ai consorzi punta una luce scomoda sul probabile conflitto d’interesse, come Giulio Cossu e Michele De Luca che nel progetto EurostemCell collaboravano accanto alla Cattaneo e nell’ultimo congresso si sono passati il testimone della presidenza dell’associazione Coscioni la quale è sempre pronta a sbarrare la strada alla sperimentazione Stamina. Negli ultimi vent’anni la scienza sembra decidere per la qualità di vita, visto che i pazienti infusi con cellule del metodo stamina, oltre a non retrocedere e aggravarsi hanno benefici significativi. Una scienza che si è arrogata il diritto universale di pontificare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, pur non conoscendo le dinamiche biochimiche e fisiologiche che avvengono nel corpo umano in seguito alle infusioni con le cellulari mesenchimali di stamina. Si assiste ad un abuso della parola etica spesso diventata una copertura per fini più misteriosi. Serve un’indagine più profonda sulle vere motivazioni nascoste o non, poiché si sta assistendo alla deriva del significato di scienziato, colui che nel fare ricerca si interroga mentre prevale la posizione scientistica che pretende di dare a tutto una risposta. Nel 2010 sulla rivista EMBO Reports, scrivendo sotto il titolo, "La scienza in politica: un incubo italiano" Cattaneo e Corbellini sostenevano che la politica ha interferito seriamente con la libertà di ricerca scientifica in Italia negli ultimi due decenni. Essi sostengono la loro tesi con esempi come la terapia multi-farmaco di Di Bella, un presunto trattamento antitumorale che ha trovato sponsor tra i magistrati ei partiti politici del centro-destra nel 1997, nonostante l'assenza di una base scientifica per la terapia e la mancanza di evidenze cliniche per la sua efficacia. Queste affermazioni ora assumono una gravità eloquente e riconduce al ruolo prevalente della posizione scientistica, poiché la rivista medica mondiale PUBMED ha pubblicato 20 lavori con il Metodo Di Bella, dove si attestano i risultati per ognuno di loro, eseguito su una campione di pazienti, riabilitando non solo quello che i sciacalli scientisti avevano sbeffeggiato, ma  dimostrando di fatto che la sperimentazione fu avviata nel peggiore dei modi, dove i protocolli non furono rispettati e mai richiesta un’altra sperimentazione nonostante parecchie interrogazioni parlamentari affinché  quel nomignolo beffardo di stregone fosse cancellato. Per una proprietà transitiva, la stessa senatrice forse dovrebbe fare ammenda di quelle dichiarazioni e indurla a riflettere, poiché ancora ad oggi, come un eco inconfondibile resuscitano le stesse parole:  il metodo stamina non ha validità scientifica. Fortunatamente c’è chi ha osservato una gravità nella gestione di questa complessa storia, come l’Osservatorio Antimafia d’Inchiesta della regione Abruzzo che, già da tempo ha trasmesso una denuncia/querela, protocollando alcune cartelle cliniche, testimonianze e documenti per chiedere alla magistratura l’apertura delle indagini sugli attori di questa disamina. Proprio ieri i senatori del Pdl Bonfrisco, Cardiello, Iurlaro, Cassano e Mussolini che avevano dimostrato azione di controllo anche sulla presa d’atto della ministra della sanità, hanno apprezzato le dichiarazioni del Presidente CNT Nanni Costa e membro comitato scientifico  che intende (solo ora?) prendere atto dei risultati ottenuti attraverso la terapia compassionevole. Lo scenario delle azioni politiche proprio in questi giorni sta mutando. Fratelli d'Italia ha presentato un'interrogazione parlamentare per chiedere al ministro Lorenzin le ragioni di alcune sue affermazioni, dimostratesi non vere, sui risultati veri del metodo Stamina. Guido Crosetto, il coordinatore nazionale di FdI dichiara:” Un ministro della Repubblica non può permettersi di affermare con nettezza una verità che non è tale.

È bastato, infatti, un semplice servizio delle Iene per dimostrare che le sue affermazioni erano difformi dalla realtà. Ora occorre sapere se il ministro ha mentito sapendo di farlo o se il ministro ha mentito perché la burocrazia del ministero le ha fornito false informazioni. In tutti e due i casi è necessario capire il perché una verità è negata o perché una verità fa paura? Penso che il Parlamento e i cittadini italiani abbiano diritto di saperlo». In Lombardia i consiglieri della Regione hanno votato una mozione urgente sulla vicenda Stamina affinché si possa intervenire presso il governo per chiedere che sia resa pubblica la documentazione di valutazione e bocciatura del metodo, mentre forse, proprio questi giorni è partita anche l’indagine dalla procura di Napoli. Ieri la conferenza stampa di Vannoni a Roma ha aperto il primo confronto tra medici e giornalisti, illustrando le oggettività delle cartelle cliniche.

Nel frattempo tutti siamo uniti nel dolore, ieri è morto  Raffaele Pennacchio malato di SLA (anche lui in attesa di ricevere le infusioni) che assieme a tanti disabili stavano protestando davanti al MEF (Ministero Economia Finanza), ha dovuto pernottare in tenda poiché la delegazione non è stata ascoltata nel pomeriggio precedente. La disumanità si legge nel dolore e nelle vite che non si riescono mai ad arginare…queste istituzioni devono cominciare a cambiare registro, non è più accettabile che i malati e i disabili debbano destare rumore e a prova di vita affinché i disagi, le sofferenze e la mancata assistenza  non siano più invisibili….la redazione è unita nell’immenso dolore…ciao Raffaele il tuo viaggio ha mete più preziose.

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