LODI: ENTRA CON UN COLTELLO IN TRIBUNALE MA I METAL DETECTOR NON FUNZIONANO

di Angelo Barraco
 
Milano – Nel Tribunale di Lodi si è verificato un altro evento che porta alla mente la tragica vicenda avvenuta compiuta da Giardiello all’interno del Tribunale di Milano. Una donna, giunta da Napoli, è entrata in Tribunale prima delle 9 e ha portato con se un coltello di ben 32 centimetri. La donna, dopo essere entrata, si era diretta presso l’anticamera dell’ufficio di un Pm donna e voleva aggredirla. Si è verificata però una colluttazione per impedire che la donna aggredisse con il coltello il magistrato, e da questa colluttazione è rimasta ferita una donna di 52 anni che è stata portata in ospedale. La donna chiedeva di parlare con il pm da tempo. La donna è stata arrestata. 

Ma come mai una donna è entrata all’interno di un Tribunale con un coltello? La donna è entrata con un coltello perché lo scannar per borse e bagagli a mano è rotto da diversi mesi e dopo questi fatti, il personale amministrativo ha proclamato immediatamente un’assemblea per denunciare tale problema. Ma come mai il metal detector non viene riparato e i cittadini non sono tutelati? La riparazione del metal detector compete al Comune di Lodi che lamenta però dei pagamenti arretrati di grandi somme dal Ministero della Giustizia.

Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo fatto un’inchiesta, dopo i fatti di Milano, e ci siamo informati sulla sicurezza dei Tribunali e se, dopo la strage compiuta da Giardiello a Milano, vi sia stato un cambiamento sulle misure di controllo. Alcuni Tribunali non hanno risposto alle nostre domande, altri invece hanno aumentato le misure di sicurezza con l’aumento guardie all’interno e altre aule di giustizia hanno applicato controlli anche per l’ingresso riservato ai giudici e avvocati, applicando anche ad essi controlli. 



STRAGE TRIBUNALE MILANO: GIARDIELLO PASSO' ATTRAVERSO IL METAL DETECTOR

di Angelo Barraco

Brescia – La Procura di Brescia sta lavorando ad una nuova ipotesi che riguarda l’ingresso all’interno del Tribunale di Milano di Claudio Giardiello, 57 anni, autore della strage avvenuta il 9 aprile scorso. Secondo la nuova ipotesi, dopo l’acquisizione di diversi elementi, Giardiello non sarebbe entrato dall’ingresso privo di metal detector, bensì dall’ingresso normale dotato di metal detector quindi avrebbe superato i controlli malgrado l’apparecchio elettronico avesse suonato l’allarme. Questa ipotesi è tanto sconvolgente quanto logica poiché sarebbe stato anche difficile e rischioso per lui –malgrado lo sia stato anche con questa- entrare dall’ingresso posto in Via Manara, un ingresso laterale riservato ad avvocati, un ingresso privo di controlli di metal detector e dove chi vigila e chi controlla conosce bene chi entra da quella porta poiché gli avvocati al loro ingresso mostrano il tesserino di avvocato, l’ipotesi che Giardiello avesse contraffatto il tesserino per eludere i controlli? 
 
Via Manara era priva di metal detector per mancanza di liquidità, era stato deciso piuttosto di spostare il metal detector in Porta Vittoria per presidiare il nuovo ufficio relazioni con il pubblico. Gli inquirenti avevano trovato un elemento probatorio che potesse dimostrare l’entrata in Tribunale di Giardiello dalla Via Manara, la prova era un fotogramma preso dalle telecamere interne. Ma la qualità era talmente pessima che vi erano dubbi se fosse realmente lui o meno, Giardiello poi si è avvalso della facoltà di non rispondere come ben sappiamo e allora il dubbio è rimasto dubbio e non ha avuto ne smentite ne conferme. I pm di Brescia, in merito alla nuova pista dicono: “Non possiamo esprimerci in termini di certezza, ma c’è questa possibilità sulla quale stiamo lavorando”. La pista è avvalorata dal fatto che Giardiello arriva con il suo scooter in Via San Barnaba dove sosta lo scooter, proprio in questa via vi è uno dei sei ingressi del Tribunale. E’ un ingresso dove vi è il metal detector per gli spettatori e coloro che vogliono entrare e invece non vi è metal detector per gli avvocati. Giardiello sarebbe entrato da quell’ingresso è le cose sarebbero andate più o meno così: Giardiello è in fila per entrare e davanti a lui vi è un’altra persona, la persona davanti a lui non passa subito poiché suona il metal detector, viene controllata e successivamente viene lasciata passare. Poi tocca a Giardiello che poggia la sua borsa nel rullo per il controllo ai raggi X, l’apparecchio elettronico suona ma le guardie lo fanno entrare ugualmente senza ulteriori controlli, dopo Giardiello tocca ad un’altra persona, suona nuovamente l’apparecchio di controllo e le guardie questa volta controllano manualmente. Si attendono conferme ma se i fotogrammi in mano agli inquirenti dovessero dare conferma, la colpa non ricadrebbe alle guardie di Via Manara ma a quelle di Via San Barnaba.
 
I FATTI
Ma ripercorriamo i fatti di Claudio Giardiello, il killer che con la sua beretta ha sparato in Tribunale a Milano. La sparatoria avvenne nell’aula della seconda sezione penale dove proprio Giardiello stava affrontando un processo per bancarotta. Giardiello sparò due colpi contro l’avvocato Appiani, uno dei quali andò a vuoto, un altro contro Erba e un altro ancora verso Limongelli che è rimasto ferito. Altri due colpi, sulle scale, hanno colpito Stefano Verna e altri due colpi colpirono in modo fatale il giudice Ciampi. Emergono anche i motivi per il quale Giardiello era stato condannato in passato; nell’aprile del 2013 venne condannato in primo grado per molestie e in via definitiva ad un’ammenda di 4110 euro per aver assunto un immigrato in nero, era stato invece assolto nel corso di un altro processo dove era accusato di estorsione. . L’11 aprile Giardiello doveva essere interrogato dal gip e  mentre si trovava nella sala colloqui  ha avuto un malore ed è svenuto, il suo avvocato, per quella circostanza ha riferito che l’uomo in questo momento si trova in stato confusionale tant’è che non è in grado di riconoscere nemmeno il suo difensore. Il difensore ha aggiunto che: “L'udienza di convalida  si e' quindi tenuta senza la presenza del mio assistitto e l'interrogatorio di garanzia non e' stato fatto”. Gardiello è stato portato presso l’infermeria del carcere. Il gip, dopo questo episodio, dovrebbe deporre un’istanza in cui chiede esami medici per accertare se il malore è stato reale oppure è stata una messa in scena per ottenere l’infermità mentale. I dubbi sul malore di Giardiello sono palesi, poiché l’uomo ha avuto la lucidità di entrare in Tribunale armato e ha avuto anche la lucidità di sparare ed uccidere all’interno di un’aula di Tribunale senza porsi il minimo dubbio in merito alla sicurezza dell’aula e senza porsi scrupoli sui controlli e sulle conseguenze che tale gesto potesse avere sulla sua già complicata posizione giudiziaria. 
 
GLI INTERROGATORI
Successivamente si è svolto davanti al gip Patrizia Gallucci e al pm Franca Macchia, l’interrogatorio di garanzia a Claudio Giardiello, il killer del Tribunale. L’uomo però si è avvalso della facoltà di non rispondere. A riferire la circostanza è stato il suo avvocato Nadia Savoca che ha ribadito nuovamente che il suo assistito è in stato confusionale, ha inoltre detto che non è stata disposta nessuna perizia psichiatrica ma è stata fatta una valutazione medica, dopo il malore avvenuto sabato scorso e che ha impedito l’interrogatorio.E’ stato interrogato in carcere a Monza dal pm della Procura di Brescia Isabella Samek Lodovici, titolare dell'inchiesta, ma l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip Lorenzo Benini ha confermato la custodia in carcere per l’uomo. L’uomo si era avvalso della facoltà di non rispondere anche davanti al gip  Patrizia Gallucci e al pm Franca Macchia per l’interrogatorio di garanzia. Il suo avvocato in quella circostanza aveva ribadito che il suo assistito era in stato confusionale.
 
L’avvocato di Giardiello ha posto una questione morale al consiglio degli avvocati di Milano chiedendo di rimettere il suo mandato, ma l’ordine degli avvocati gli ha vietato la richiesta. L’avvocato ha detto: “Con quale stato d'animo potrei assistere l'assassino di un mio collega?”. Tale osservazione fatta dall’avvocato ha posto un dibattito all’interno del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano, ma la conclusione è stata che l’avvocato deve mantenere la difesa a Giardiello, l’imposizione dell’Ordine all’avvocato è stata motivata con tali parole: “Per rimettere il mandato è necessario non fare più parte delle liste dei difensori d’ufficio”. Se l’avvocato rinunciasse, rischierebbe un procedimento disciplinare. I guai giudiziari non finiscono; Giardiello è stato rinviato a giudizio per aver falsificato la firma dell’ex moglie su una fideiussione da 250mila euro. il killer del Tribunale di Milano è stato mandato a processo dal pm di Monza Salvatore Bellomo. Per questo processo il dibattimento inizierà il 14 ottobre presso il Tribunale di Monza.