MESSINA: LITIGA CON IL FRATELLO E LO UCCIDE A FUCILATE AL PETTO

di Angelo Barraco

Messina – Un terribile fatto di sangue ha svegliato stamane Barcellona Pozzo di Gotto, dove Alessandro Crisafulli, di 28 anni, ha impugnato il fucile tra le mani e ha sparato ed ucciso il fratello Roberto Crisafulli, di 32 anni. Il terribile omicidio è avvenuto nell’abitazione situata presso il quartiere Oreto dove i due fratelli vivevano con i genitori. Roberto è stato colpito al petto e i colpi sono stati sparati con un fucile da caccia, regolarmente detenuto. Per Roberto però non c’è stato nulla da fare e all’arrivo dei soccorritori era già morto. Alessandro è stato subito fermato e la procura di Barcellona sta vagliando la sua posizione. Ciò che avrebbe spinto Alessandro ad uccidere il fratello Roberto sarebbe risalirebbe all’ennesima lite furibonda tra i due, lite che però questa volta non si è contenuta e non si è placata ma che è finita nel peggiore dei modi. I dissapori tra i due sarebbero insorti per questioni private, ancora da accertare. I Carabinieri sono stati avvisati da una chiamata e sono subito accorsi sul luogo e si sono ritrovati sotto gli occhi Roberto privo di vita. Le indagini sono in corso. 



MESSINA E PORDENONE: E SE CI FOSSE UNA SOLA MANO DIETRO QUESTI DELITTI?

Angelo Barraco
 
La cronaca odierna è pervasa da delitti compiuti d’impeto e delitti senza colpevole e talvolta senza il corpo della vittima stessa e l’ipotesi del delitto stesso non è confutabile da elementi oggettivi. Ai rigori della cronaca però, il 17 marzo, è avvenuto il delitto di Pordenone. Un delitto anomalo poiché il killer ha sparato e ucciso una coppia, Trifone Ragone e Teresa Costanza, in un parcheggio a ridosso di una palestra. Un luogo pubblico, frequentato e in quel momento affollato. Il killer ha ucciso in modo rapido e freddo, con la certezza che li avrebbe uccisi entrambi, e lo ha fatto. Il delitto di Pordenone ha rievocato in mente anche fantasmi del passato, come i delitti del Mostro di Firenze poiché il modus operandi –escluse le escissioni- è uguale; coppia in auto, killer spara, li uccide e va via. Un fantasma tornato dal profondo passato per certi versi, anche perché le piste attualmente avvalorate non hanno portato alcun dato oggettivo se non ad un identikit e diverse piste investigative buttate giù su un tavolo. L’anomalia? A Messina due ragazzi sono stati trovati morti all’interno delle loro rispettive auto –erano una coppia- e presentavano colpi di arma da fuoco alla testa. I Carabinieri ipotizzano l’omicidio-suicidio, esattamente come era stato ipotizzato per Trifone e Teresa –a differenza che qui l’arma è stata rinvenuta- ma se a sparare fosse stata la stessa mano? Se non si fosse trattato di un omicidio-suicidio ma di un duplice omicidio? Ripercorriamo in dettaglio le storie di Messina e di Pordenone e poi analizziamo le anomalie. 
 
MESSINA: I ragazzi sono stati ritrovati morti nelle loro auto in contrada Piana a Roccalumera, presso un parcheggio. I cadaveri erano di Stefania Ardì, di 20 anni, e di Andrea Tringali di 33 anni. I corpi si trovavano in due autovetture differenti, le loro rispettive auto. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è quella dell’omicidio-suicidio. Secondo i primi accertamenti, il motivo di tale gesto sarebbe da ricondurre nella loro relazione che non veniva accettata dai genitori della ragazza. Il giovane avrebbe sparato alla testa della ragazza e poi si sarebbe ucciso con la medesima pistola. I Carabinieri hanno trovato la pistola tra il sedile e il freno a mano dell’auto del ragazzo. Una prima ricostruzione ha stabilito che il motivo dell’incontro tra i due era dovuto ad un riallacciamento poiché lui voleva riallacciare con lei ma lei non voleva. A dare l’allarme per quanto accaduto sono stati dei residenti del posto che hanno sentito gli spari e sono accorsi sul luogo e si sono ritrovati di fronte ad una macabra scena.  I Carabinieri comunque stanno svolgendo indagini su quanto accaduto.
 
PORDENONE:  Il 17 marzo scorso nel parcheggio del palasport di Pordenone si è consumato l’atroce delitto di Trifone Ragone e Teresa Costanza.  I due fidanzati sono stati rinvenuti cadaveri all’interno di un automobile parcheggiata nel piazzale antistante il palazzotto dello sport di Pordenone. Ricordiamo che Trifone Ragone era un Sottoufficiale dell’Esercito e prestava servizio al 132/o Reggimento Carri di Cordenons. L’allarme è stato lanciato da un istruttore di judo che ha notato la macabra scena dopo essere uscito dal palazzetto dello sport dopo aver fatto allenamento. I fidanzati presentavano colpi di arma da fuoco alla testa. Poco prima che vi fosse il ritrovamento da parte dell’istruttore di Judo, un uomo aveva sentito delle urla. Inizialmente si ipotizzava l’omicidio-suicido, poi lo scenario è cambiato, e il Procuratore della Repubblica di Pordenone Marco Martani afferma che  non si tratta di omicidio-suicidio bensì di duplice omicidio. I dubbi sull’accaduto sono stati chiariti dopo aver analizzato bene la scena. All’interno dell’automobile della coppia non è stata trovata l’arma, ciò dimostra che non si sia trattato di un gesto estremo dei ragazzi. La donna è stata raggiunta da tre proiettili alla testa, l’uomo invece da un proiettile. Tutti i colpi sono stati sparati dalla stessa arma, una calibro 7,65. L’autopsia ha confermato quanto emerso dalla tac cranica eseguita all’indomani dell’omicidio; sei colpi sparati di cui tre hanno colpito lui; uno alla tempia e due alla mandibola. Si ipotizza che Trifone sia stato colpito mentre passava dal lato guida al lato passeggero e non si sia accorto di essere stato colpito, la ragazza invece, si ipotizza, che abbia visto il killer e abbia cercato di mettere in moto la macchina ma invano; ciò sarebbe dimostrato dal fatto che un colpo che è stato schivato, ma gli altri due, non hanno dato scampo alla vittima. L’autopsia ha escluso che la donna fosse incinta.Dopo l’esame autoptico si è passati ad una scoperta importante, gli uomini del Reparto di Investigazioni Scientifiche dell’Arma effettuarono sopralluoghi presso la casa della coppia pochi giorni dopo l’omicidio ed effettuarono anche esami scientifici all’interno dell’auto della coppia uccisa, i Carabinieri del Ris di Parma hanno trovato delle tracce biologiche diverse rispetto a quelle delle due vittime, si tratta di capelli che potrebbero appartenere al killer. Gli investigatori non sottovalutano il ritrovamento avvalorando la tesi che l’assassino, per sparare, sia stato costretto ad introdursi all’interno dell’auto della coppia. Ciò sarebbe confermato dalla circostanza del ritrovamento dei proiettili; soltanto uno è stato rinvenuto all’esterno dell’auto. Ma la prima delusione investigativa arriva proprio dallo strumento che poteva e doveva dare risposta in merito al tragico delitto, le telecamere. Il sistema di videosorveglianza non funzionava. i contenitori per le videocamere erano vuoti e non vi è stata alcuna ripresa, gli obiettivi non ci sono e i cavi sono scollegati. Le quattro telecamere indispensabili davano sul parcheggio, ma non riprendevano nulla, non ha mai funzionato. Ma pian piano saltano delle novità, quarto nuovo testimone che, secondo indiscrezioni, era a pochi metri dal luogo del duplice delitto perché stava posando il suo borsone in auto poiché anch’esso frequenta la palestra di arti marziali. Il testimone avrebbe sentito lo sparo ma in quel momento sarebbe rimasto sorpreso ed incredulo all’idea che nella tranquilla Pordenone potesse avvenire un omicidio e qualcuno potesse impugnare un’arma e sparare tant’è che gli spari gli sono sembrati petardi. L’uomo è stato ascoltato dagli inquirenti e la sua versione coincide con le dichiarazione rilasciate dall’amico della coppia che si trovava nel parcheggio e che li ha visti per ultimo, coincide con la testimonianza del runner che anch’esso ha dichiarato di aver scambiato gli spari per petardi e coincide con la dichiarazione del pesista che ritiene di aver sentito la stessa cosa. Vi era un buco di due ore di Teresa che,  quando è uscita dall’ufficio e ha finito di lavorare ha disdetto il pranzo di lavoro. Questo gap è stato accertato dalle telecamere del Comune di Pordenone che, dopo essere state analizzate dalla Polizia, hanno fatto emergere, senza ombra di dubbio, che Teresa, nel momento in cui è uscita dall’ufficio al termine della mattinata lavorativa e nel momento in cui ha disdetto il pranzo è andata a casa. Dalle telecamere infatti la sua Suzuky Alto Bianca viene vista alle 14.43 ferma all’incrocio tra Via Grigoletti e Via Montereale, quindi minuti dopo la sua macchina viene inquadrata in Via Cavallotti. Quest’ultima strada viene percorsa dalla donna anche la mattina per recarsi in ufficio e tale circostanza è confermata dall’immagine che immortala la presenza dell’auto della donna alle 9.15 che percorre la strada. Altra novità sul caso è la diffusione dell’identikit sul presunto killer della coppia. L’identikit è stato fatto grazie alla segnalazione dei cittadini che hanno visto persone sospette aggirarsi nei pressi della palestra nel periodo successivo all’omicidio. Il procuratore Marco Martani aveva lanciato il seguente appello ai cittadini di Pordenone: “Se avete visto qualcosa di strano parlate” e il risultato è stato l’identikit venuto fuori, sono emersi anche dettagli sui tratti somatici dell’uomo; l’uomo avrebbe un neo sulla guancia. Gli inquirenti hanno ricostruito anche l’abbigliamento e la fisionomia, il giovane avrebbe occhi chiari e – come visibile nell’identikit – aveva un cappello di lana fino alla fronte. Furono vagliare anche diverse piste investigative come detto poc’anzi,  le trasferte della coppia in Svizzera, l’ipotesi è che i viaggi potessero essere legati al mondo degli anabolizzanti o ad interessi economici. Sul profilo facebook della donna è apparsa una minaccia scritta da un 20enne kosovaro che ha scritto: “Ti sta bene, così non vai più in discoteca”. Un aspetto che stanno vagliando però, è quello che il giovane possa aver visto o sentito qualcosa che  ha compromesso definitivamente la sua vita e quella della sua compagna. Tale ipotesi potrebbe risultare attendibile poiché la ragazza poco prima si era recata in quel luogo e aveva parcheggiato lì. Ciò dimostra che se l’assassino aveva come obiettivo la donna, avrebbe potuto agire nel momento in cui lei era più vulnerabile. La pista passionale è sotto la lente d’ingrandimento, si sta analizzando anche il passato delle vittime, dove è emerso che Teresa faceva la cubista e/o ragazza immagine con lo pseudonimo di “Greta”. I due ragazzi erano frequentatori di locali notturni, da quanto emerso. Al setaccio vi sono le email e gli sms dei ragazzi per constatare la presenza o meno di qualcosa di anomalo. La pista mafiosa è stata ipotizata perché lo zio di Teresa Costanza, Antonio Costanza (zio del padre), nel 1995 era sparito, vittima di lupara bianca. I pentiti, in merito alla scomparsa dell’uomo hanno detto che fu ucciso e sepolto in un terreno di Campofranco. La sua morte sarebbe stata decisa da Cosa Nostra perché il soggetto fu indicato come spia che indicava agli investigatori il nascondiglio del boss. 

ANOMALIE: Il primo elemento che accomuna i due casi è il tipo di soggetto deceduto; si tratta di due coppie decedute in auto uccisi morte con un colpo di pistola alla testa. Nel caso di Pordenone c’è la certezza che il killer ha agito in modo clinico e sapesse cosa fare ergo avesse dimestichezza con le armi e riflessi pronti, ma nel caso di Messina? Era due soggetti in due macchine diverse, lei avrebbe potuto fuggire o tentare di la fuga. Si attende comunque il referto autoptico. L’elemento delle coppie morte in auto è un elemento che riporta alla mente i sanguinosi delitti del Mostro di Firenze dove a morire erano proprio delle coppie all’interno delle proprie auto, ignare e impossibilitate a difendersi, proprio come è successo a Pordenone. Altro elemento che accomuna i due casi è la scena del crimine; il parcheggio. A Pordenone i due giovani sono morti in un parcheggio e a Messina pure. Da quanto emerge, i colpi sono stati sparati alla testa (Caso Messina), esattamente come nel caso di Pordenone, quindi chi ha sparato sapeva dove colpire e come uccidere. Entrambe le coppie sono morte in luoghi facilmente accessibili tant’è che a Messina alcune persone sono accorse sul posto per vedere la macabra scena dopo aver sentito gli spari e a Pordenone c’era tanta gente nel parcheggio. A Messina è stata ritrovata l’arma del delitto, e questo è un elemento che sicuramente distingue i due casi, ma la scena potrebbe essere stata alterata. Bisogna ricordare che Teresa aveva origini siciliane e nella sua famiglia era avvenuto un terribile fatto di lupara bianca poiché Antonio Costanza (zio del padre), nel 1995 era sparito.  I pentiti, in merito alla scomparsa dell’uomo hanno detto che fu ucciso e sepolto in un terreno di Campofranco. La sua morte sarebbe stata decisa da Cosa Nostra perché il soggetto fu indicato come spia che indicava agli investigatori il nascondiglio del boss. Campofranco si trova a Caltanissetta e Caltanissetta dista da Messina poche ore. Se il killer fosse uno? Se quanto avvenuto a Messina fosse un omicidio? Sono ipotesi, ma le anomalie tra i due casi sono tante. 



MESSINA: RITROVATI DUE CADAVERI DENTRO DUE AUTO PARCHEGGIATE

Angelo Barraco

Messina –  Due ragazzi sono stati ritrovati morti nelle loro auto in contrada Piana a Roccalumera, presso un parcheggio. I cadaveri erano di Stefania Ardì, di 20 anni, e di Andrea Tringali di 33 anni. I corpi si trovavano in due autovetture differenti, le loro rispettive auto. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è quella dell’omicidio-suicidio. Secondo i primi accertamenti, il motivo di tale gesto sarebbe da ricondurre nella loro relazione che non veniva accettata dai genitori della ragazza. Il giovane avrebbe sparato alla testa della ragazza e poi si sarebbe ucciso con la medesima pistola. I Carabinieri hanno trovato la pistola tra il sedile e il freno a mano dell’auto del ragazzo. Una prima ricostruzione ha stabilito che il motivo dell’incontro tra i due era dovuto ad un riallacciamento poiché lui voleva riallacciare con lei ma lei non voleva. A dare l’allarme per quanto accaduto sono stati dei residenti del posto che hanno sentito gli spari e sono accorsi sul luogo e si sono ritrovati di fronte ad una macabra scena.  I Carabinieri comunque stanno svolgendo indagini su quanto accaduto. Il Sindaco di Roccalumera, Gaetano Argiroffi ha detto: “Sono addolorato per quello che è accaduto, conoscevo molto bene il giovane Andrea Tringali che era un ragazzo mite e proviene da un famiglia per bene, deve essere stato un momento di follia. Mi spiace molto per lui e la giovane. Il ragazzo lavorava in una agenzia di pompe funebri con il cugino. Da quello che mi è stato riferito ha preso la pistola del padre che la deteneva regolarmente e la conservava in un cassetto ed è andato dall'ex ragazza di 22 anni con l'intento di un incontro chiarificatore. Da circa un mese si erano lasciati e lui stesso mi ha riferito – prosegue – che i genitori di lei erano contrari per la differenza di età in quanto lui ha 33 anni e lei 21. Lui però non si era arreso all'idea di perderla e ogni tanto si sentivano ancora. Oggi dovevano vedersi per parlare, ma a quanto mi hanno raccontato i testimoni, Tringali ha sparato alla ragazza perchè non lei non voleva tornare con lui ed è salita nella sua auto e stava andando via”. La dinamica del ritrovamento dei corpi in un parcheggio all'interno di un auto ha riportato alla mente il misterioso caso di Pordenone, anche il luogo isolato. Si attende l'autopsia. 



MESSINA: SUL CASO PROVVIDENZA GRASSI 12 GLI INDAGATI

di Angelo Barraco

Messina – Il caso di Provvidenza Grassi è uno di quei casi che ha scosso l’Italia e che tutt’ora è avvolto dal mistero su molti punti. La Procura ha chiuso le indagini inviando il relativo avviso a 12 persone.

L’avviso è stato mandato agli ex presidenti del CAS Antonino Minardo e Patrizia Valenti, gli ex commissari straordinari Benedetto Dragotta, Matteo Zapparrata e Calogero Beringheli, gli ex direttori generali Felice Siracusa, Mario Pizzino e Maurizio Trainati.

Questi nomi si aggiungono ad altri soggetti che sono tutt’ora indagati: Nino Gazzarra e Anna Rosa Corsello, ex commissari del Consorzio, ed ai direttori tecnici Gaspare Sceusa e Letterio Frisone. Ad otto indagati il reato contestato è di rifiuto di atti d’ufficio perché nell’arco temporale che va dal 2001 ad oggi non avrebbero effettuato interventi di messa in sicurezza della galleria dell’autostrada  Messina – Palermo e in particolare proprio le barriere di sicurezza all’uscita della galleria. Provvidenza è uscita proprio fuori da uno di questi guard rail. Ricordiamo che Provvidenza Grassi scompare la sera del 9 luglio del 2013. Provvy, come veniva chiamata dagli amici, stava tornando a casa sua presso Santa Lucia e tornava da Rometta, dove risiedeva il suo fidanzato. Secondo la ricostruzione effettuata, Provvidenza avrebbe perso il controllo non appena uscita dalla galleria e poi avrebbe perso il controllo e poi sarebbe caduta giù dal ponte. La sua automobile e il suo corpo furono rinvenuti la sera del 29 gennaio del 2014. E’ sempre stata seguita la pista dell’incidente stradale, ma i familiari nutrono dubbi sulla morte di Provvidenza.




MESSINA: TENTANO DI VENDERE BAMBINO PER 30MILA EURO

di Matteo La Stella

Messina – I militari dell'Arma di Messina hanno eseguito 8 arresti nel messinese, sventando il surreale baratto di un bambino romeno in cambio di migliaia di Euro in contanti . L'operazione è stata allargata anche in Toscana, dove uno degli indagati vantava appoggi utili e in Romania, patria del piccolo e di alcuni componenti della banda. Il bambino di otto anni era giunto a Messina per essere “adottato” da una coppia, in cambio di 30.000.00 Euro in contanti, aggirando così tutte le regolamentazioni in materia di adozione e favorendo l'associazione criminale. Per gli 8 arrestati l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù. Tutti e 8 sono stati trasferiti in carcere in attesa di essere interrogati dal magistrato. 




MESSINA TERREMOTO: PAURA A REGGIO CALABRIA

Redazione

Messina – Una scossa di terremoto con epicentro nel mare dello Stretto e' stata avvertita stamani a Messina, dove non si segnalano danni. L'evento si e' prodotto alle 8.17 e ha avuto magnitudo 3.1. La scossa e' stata avvertita anche dalla popolazione di Reggio Calabria e del comprensorio. Nessun danno a cose o persone, ma solo un po' di paura tra la gente.
  L'Ingv ha localizzato il terremoto a una profondita' superificiale, di soli 10,9 chilometri, e questo ha reso il sisma piu' percepibile dalla popolazione. L'epicentro e' stato in mare, tra Galati Marina e Reggio Calabria.




MESSINA, MAFIA: 6 ARRESTI PER IL NUOVO CLAN "IL PADRINO"

Redazione

Messina – Altro duro colpo alla mafia nei cui confronti le forze dell'ordine sono in prima fila per contrastare questo cancro tuttio Italiano. I carabinieri di Milazzo (Messina) hanno eseguito sei arresti su ordinanza di custodia cautelare, cinque in carcere ed una ai domiciliari, per associazione mafiosa, estorsione, rapina, furto in abitazione, incendio boschivo, detenzione illegale di armi ed altro, aggravati dalle modalita' mafiose. Le indagini dell'operazione denominata 'il padrino' hanno permesso di scoprire un nuovo clan mafioso emergente che, attraverso atti intimidatori, furti e rapine tentava di imporsi nella fascia tirrenica messinese.




MESSINA: IMPRENDITORE BECCATO CON 6 KG DI COCAINA IN MACCHINA

Redazione

Messina – Tranquillo, tranquillo con l'auro piena di cocaina. Un imprenditore palermitano, classe '56, è stato arrestato ieri dagli agenti delle Volanti per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L'uomo, incensurato, viaggiava alla guida di un'auto noleggiata a Palermo quando è stato fermato dai poliziotti impegnati nel controllo del territorio sul Viale della Libertà, nei pressi della Fiera Campionaria.




MESSINA, RAPINE IN VILLA: PRESA BANDA DI LADRI

Redazione

Messina – Prendevano di mira le ville e gli appartamenti signorili della Messina "bene" ed erano abilissimi a scassinare in tempi brevi le casseforti.

Con l'operazione "Filiera", la Squadra mobile di Messina ha arrestato, questa mattina, 14 persone appartenenti a una banda specializzata in furti accusandoli di associazione per delinquere.

Le indagini, partite nel 2012 hanno permesso d'attribuire alla banda almeno 10 colpi messi a segno.




MESSINA, TRAFFICO STUPEFACENTI: SVENTATO SODALIZIO CRIMINALE

Redazione

Messina – Nelle prime ore di giovedì 17 luglio 2014, nei Comuni di Messina, Venetico (ME), Torregrossa (ME) e Militello in Val di Catania (CT), i Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Messina, coadiuvati da quelli delle Compagnie CC di Messina Centro, Messina Sud, Milazzo (ME), Taormina (ME), Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e Palagonia (CT), hanno dato esecuzione ad un'ordinanza relativa a 11 misure cautelari personali (di cui 5 in carcere, 5 agli arresti domiciliari ed una consistente in obbligo di dimora) nei confronti di altrettanti soggetti a vario titolo indagati per associazione finalizzata al traffico illecito di cocaina, hashish e marijuana e per spaccio di sostanze stupefacenti in concorso. Le indagini, condotte tra il gennaio del 2011 ed il settembre del 2012 dai militari del Nucleo Investigativo sotto il coordinamento dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, hanno consentito di accertare con dovizia di particolari l'esistenza della struttura dedita allo spaccio di stupefacenti incentrando l'attenzione sugli aspetti caratterizzanti dell'organizzazione illecita e sui rispettivi ruoli di tutti i partecipanti. In particolare, lo stupefacente (cocaina, hashish e marijuana) veniva approvvigionato in Lombardia da uno degli arrestati, che a sua volta lo cedeva a spacciatori che lo vendevano a giovanissimi delle province di Messina e Catania.

Ulteriori 10 soggetti autori di singole condotte di spaccio sono in atto in stato di libertà, ma risponderanno comunque davanti all'Autorità Giudiziaria dei reati commessi.




MESSINA: SICILIANO DERUBA ANZIANA. FINGENDOSI MEDICO METTE IN SCENA LA TRUFFA DELL'EREDITA'

Redazione

Messina – Ancora una truffa ai danni di un'anziana donna è stata portata a termine ieri, intorno a mezzogiorno, nei pressi degli imbarcaderi della Tourist. Stavolta però, con indagini lampo, i poliziotti delle Volanti e della Squadra Mobile hanno arrestato uno dei due responsabili, un cinquantasettenne messinese con precedenti specifici, al momento sottoposto alla misura dell'affidamento ai servizi sociali.

L'uomo ha raggirato la vittima con la classica truffa dell'eredità. Rivestendo il ruolo di medico ha fatto da spalla ad un secondo truffatore che aveva già avvicinato l'anziana chiedendo informazioni su l'esatta ubicazione di uno studio medico. il 57enne è intervenuto sostenendo di conoscere l'indirizzo ed "informando" il complice che il titolare dello studio era morto tempo addietro. Grande lo sconforto del complice che a quel punto rivelava di voler cedere 25.000 euro al medico deceduto come ringraziamento per il suo aiuto al padre durante la guerra.

Non potendolo più fare, era intenzionato a dare il denaro in beneficenza. Avrebbe consegnato la somma all'ignara vittima ed al finto medico ma per farlo era necessario un atto notarile. E come eseguire l'atto notarile senza un congruo anticipo? Inutile dire che il finto medico si è subito offerto di anticipare una quota che si è affrettato a mostrare. L'ingenua donna, vedendo il denaro ed ormai nella rete dei due si è convinta a farsi accompagnare a casa, prendere l'oro di famiglia e rimontare in auto con i due truffatori alla volta del notaio.

Con un ultimo atto della commedia, i due malviventi hanno chiesto alla vittima di scendere dall'auto per comprare un foglio di carta uso bollo, dandole il denaro necessario e facendosi consegnare i preziosi in custodia. Poi la fuga. Ai poliziotti a cui la donna ha chiesto aiuto è stato sufficiente ricostruire la vicenda e la tecnica utilizzata dai due per risalire al probabile autore, poi riconosciuto ed in casa del quale sono stati ritrovati gli indumenti indossati al momento della truffa