Messina, operazione “Fiori di Pesco”: duro colpo alla mafia

MESSINA – I militari del Comando Provinciale Carabinieri di Messina, alle prime luci dell’alba,  in questa provincia ed in quelle di Catania, Palermo, Bari e Chieti, nonché nella Repubblica Federale di Germania attraverso gli ordinari canali di cooperazione internazionale, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Messina su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo, nei confronti di 12 soggetti (10 dei quali sono stati ristretti in carcere e 2 sottoposti agli arresti domiciliari), appartenenti ad una consorteria criminale, egemone nella fascia ionica di questa provincia e collegata alla famiglia mafiosa catanese “Santapaola-Ercolano”, ritenuti responsabili – a vario titolo – di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, danneggiamento seguito da incendio e traffico di sostanze stupefacenti.
Il provvedimento restrittivo scaturisce da una complessa attività d’indagine, sviluppata sin dal 2013 dalla Compagnia Carabinieri di Taormina, i cui esiti hanno permesso di comprovare l’operatività di un’organizzazione criminale – denominata “Clan Brunetto” – che sottoponeva ad estorsione i titolari di aziende agricole ed i proprietari terrieri della zona, per ottenere il controllo o la gestione delle locali realtà imprenditoriali nel settore agro-pastorale.
Le investigazioni, inoltre, hanno consentito di documentare come il sodalizio si approvvigionasse di sostanze stupefacenti mediante la collaborazione di alcuni soggetti, legati alle famiglie mafiose catanesi, incaricati di rifornire periodicamente la consorteria di ingenti quantitativi di marjuana, che venivano poi commercializzati presso le principali “piazze di spaccio” dell’hinterland taorminese.
Dall’inchiesta è, inoltre, emerso come alcuni degli indagati avessero acquisito la disponibilità di un consistente quantitativo di armi da fuoco, necessarie per affermare il controllo criminale nell’area di riferimento.
Tra i destinatari della misura cautelare figurano anche due braccianti agricoli recentemente trasferitisi in Germania e nei cui confronti è stato emesso un Mandato di Arresto Europeo cui è stata data esecuzione con la collaborazione delle Autorità di quel Paese, attivate attraverso l’ufficio Italiano di cooperazione internazionale che funge da collegamento con le forze di polizia dei paesi europei e noto come S.I.re.N.E. acronimo della sua denominazione inglese “Supplementary Information Request at National Entry”.
Le indagini dei carabinieri venivano avviate nel 2013 allorquando un dirigente  sindacale della U.I.L., socio di un cooperativa agricola della Valle dell’Alcantara, denunciava ai militari di Taormina che in piena notte, ignoti malfattori, avevano dato alle fiamme due sue autovetture parcheggiate nei pressi della propria abitazione di residenza. Il  sindacalista, rendendosi collaborativo, riferiva in sede di denuncia di essere stato vittima di un vile atto di natura intimidatoria a carattere estorsivo da parte di sedicenti malviventi del posto che da diverso tempo avanzavano al suo indirizzo richieste di soldi a titolo del cosiddetto “pizzo” e segnalava come tali episodi si fossero verificati anche in danno di altre aziende agricole della zona.
Dalla denuncia dell’imprenditore i militari riuscivano a raccogliere elementi in ordine ad una serie di atti intimidatori nei confronti di altri imprenditori residenti nella Valle dell’Alcantara alcuni dei quali denunciati ed altri no.
I riscontri dei Carabinieri permettevano di appurare come gli episodi di danneggiamento posti in essere ai danni di tanti imprenditori della zona fossero riconducibili ad un unico disegno criminoso portato avanti da sconosciuti che stavano colpendo, in quel periodo, commercianti ed imprenditori di Malvagna, Mojo alcantara e Roccella Valdemone.
Altre volte le intimidazioni consistevano nell’ appiccare il fuoco al fondo degli agricoltori distruggendolo, come accaduto a Mojo Alcantara. Talvolta il messaggio intimidatorio poteva arrivare anche attraverso il semplice furto del raccolto di pesche. Oppure poteva bastare la consapevolezza della vittima della provenienza della richiesta come nella vicenda della cessione di un terreno a Castiglione di Sicilia in favore di uno degli associati.
Il Clan era ben organizzato anche nei reati contro il patrimonio. E’ stato documentato ad esempio che  due degli indagati, con estrema semplicità,  si procuravano un veicolo rubato sul mercato illegale catanese, una Suzuki bianca, venendo poi ripresi dalle telecamere di videosorveglianza di un distributore di benzina posto lungo l’asse autostradale che da Catania porta a Mojo Alcantara. Da quel veicolo sarebbe poi stata smontata l’intera carrozzeria per rimontarla su un’analoga vettura riciclando così il veicolo rubato.
Le operazioni di intercettazione, telefonica ed ambientale, si sono rivelate fondamentali ed hanno permesso di ricostruire anche le dinamiche interne al sodalizio.
Determinante nell’operazione è risultato essere il coraggio, la determinazione e la collaborazione dimostrata dagli imprenditori che in piena sinergia con la Magistratura di Messina e con l’Arma dei Carabinieri hanno permesso di assicurare alla giustizia 12 pericolosi malviventi.
La loro opera ha permesso agli inquirenti, di respingere il fenomeno criminale che aveva trovato spazio nella Valle dell’Alcantara e comuni limitrofi. Si auspica che altri imprenditori possano con celerità rivolgersi alla magistratura inquirente e all’Arma dei Carabinieri in modo da poter mettere fine al fenomeno, purtroppo ancora presente, delle estorsioni sul territorio. Gli stessi imprenditori denunciando hanno permesso il brillante risultato, frutto di un certosino lavoro di squadra, e che ha saputo, ridare la libertà a loro stessi che da tempo si vedevano costretti a pagare con i loro sacrifici “il pizzo” al sol fine di non avere minacce e ritorsioni ulteriori.




Messina: giro di vite dei carabinieri a Cesarò, 1 arresto

MESSINA – I carabinieri di Cesarò hanno condotto un articolato servizio di controllo del territorio, attuato anche attraverso una serrata serie di perquisizioni domiciliari eseguite “a tappeto” in agro boschivo cesarese denominato “Ciappulla”.

L’operazione – che ha avuto inizio alle prime luci dell’alba e si è protratta per l’intera mattinata –ha impiegato oltre 20 militari, tra cui anche personale dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori” di Sicilia  che, insieme ai Carabinieri della Stazione di Cesarò e di San Fratello, hanno effettuato perquisizioni ad immobili  fra cui una si è rivelata proficua.

In particolare, dopo aver passato al setaccio circa 18 ettari di terreno per lo più boschivo, con i diversi fabbricati rurali i militari, hanno sviluppato un’accurata perquisizione nell’abitazione di C. V. classe 1956, allevatore, pregiudicato, di San Teodoro, nel corso della quale hanno notato una botola situata nel soggiorno ad un’altezza di circa 3 metri dal pavimento, che offriva accesso ad un sottotetto di circa 5 metri quadrati, all’interno del quale celati tra vari arnesi e protetti da un panno venivano rinvenuti:

  • 1 pistola priva di marca cal. 7,65, con matricola abrasa;
  • 2 caricatori contenenti nr. 8 colpi cal. 7,65;

Inoltre, poco distanti, dall’arma sono stati recuperate, occultati all’interno di due distinti secchi:

  • 50 cartucce cal. 7,65;
  • 32 cartucce per fucile caricate a pallini.

L’allevatore, così è stato immediatamente tratto in arresto in flagranza di reato per “detenzione di arma clandestina e munizioni da guerra” ed è stato associato alla casa circondariale di Catania Piazza Lanza. Le indagini proseguiranno anche attraverso gli accertamenti tecnico scientifici, svolti preso il R.I.S. CC di Messina  volti a risalire alla provenienza dell’arma ed al suo eventuale utilizzo in precedenti fatti di reato.

Peppe Cuva




Messina: figlio detenuta ingerisce topicida

MESSINA – Una bustina di topicida: sarebbe questa la causa per cui un bambino che si trovava nella sezione femminile del carcere di Messina dove è detenuta la madre, è finito in ospedale ed è stato sottoposto a una serie di esami.

Ora è fuori pericolo e lunedì dovrebbe essere dimesso. Ma l’episodio riporta in primo piano la grave situazione delle recluse madri e dell’adeguatezza delle strutture in cui si ritrovano rinchiusi anche i bambini. Il piccolo ha circa un anno: ha trovato la bustina e ha portato alla bocca parte del contenuto. E’ stata la madre, una donna nigeriana che ha anche un’altra figlia di poco più grande, ad accorgersene e a chiedere aiuto. Sulla vicenda dovrà ora essere fatta chiarezza, per accertate il tipo di sostanza, perché si trovasse lì, se il carcere fosse stato sottoposto a una derattizzazione e se siano stati seguiti tutti i protocolli di sicurezza.




Taormina, rissa tra ristoratori: il questore sospende le licenze

TAORMINA (ME) – Sospese le licenze dei ristoranti protagonisti della rissa di Taormina (Me). Il questore di Messina, Mario Finocchiaro, ha disposto la sospensione delle licenze di pubblico esercizio, ai sensi dell’art 100 tulps, per motivi di ordine e sicurezza pubblica nei confronti dei titolari dei ristoranti “Gambero Rosso” e “Mamma Rosa” di Taormina, rispettivamente per 10 e 6 giorni.

Il provvedimento consegue alla rissa avvenuta la sera del 28 agosto scorso tra i dipendenti dei due ristoranti per accaparrasi qualche cliente con la fuga dei turisti. Il commissariato polizia di Taormina ha denunciato sette persone per rissa. Il provvedimento è stato notificato agli esercenti.




Messina: di certi abusi non si parla

 

di Vincenzo Giardino

I fatti di cronaca andrebbero comunicati tempestivamente per consuetudine giornalistica, ma anche nel rispetto dell’informazione ai cittadini. Avendo raccolto solo ora la testimonianza della protagonista di uno spiacevole episodio, non abbiamo esitato a pubblicarlo nonostante siano trascorsi tre mesi, in quanto da adito a spunti di riflessione.

 

La sera del 31 maggio di quest’anno alle 22:30 circa, in una stradina del centro di Messina, M.G., (una ragazza della quale non possiamo dare le generalità in quanto sono ancora in corso le indagini dell’autorità giudiziaria) viene aggredita e molestata pesantemente da una persona di colore, mentre si apprestava ad entrare nella propria autovettura parcheggiata nei pressi della sua abitazione. Solo la presenza di spirito della giovane donna ed il generoso interveto di persone che sono state allarmate dalle urla della stessa, hanno impedito che l’episodio avesse un tragico epilogo. Traumatizzata e impaurita M.G. sporge denuncia particolareggiata all’autorità giudiziaria e nei giorni scorsi è stata convocata per il riconoscimento dell’uomo attraverso foto segnaletiche, in questa occasione scopre di non essere stata l’unica a subire questo tipo di aggressione.

 

Ebbene, la cosa sconcertante è che questi casi non hanno avuto né un trafiletto nei giornali locali e nemmeno un minimo di attenzione da parte della cronaca tv delle emittenti televisive di Messina. In qualunque altra città dell’Italia “continentale” si sarebbe data un eco anche troppo esasperato, invece a Messina viene taciuto. Si è talmente diffuso tra la gente il luogo comune che in Sicilia non accadono episodi di molestie sessuali da parte di extracomunitari che le domande che sorgono spontanee sono: esiste un tacito accordo a non diffondere determinati fatti? Quali altre possono essere le motivazioni al silenzio? Certe notizie vengono tacitate per non fomentare l’odio razziale?

 

A voler pensare male ci potrebbe essere un’altra motivazione più banale e prosaica. La città di Messina è affollata di extracomunitari che vivono di espedienti, bighellonano per le strade cittadine, disturbano giornalmente gli automobilisti che si fermano ai semafori obbligati a subire le varie puliture dei vetri e dulcis in fundo alcuni sono dediti ad attività illecite. E dove alloggiano queste persone? Molti sono accatastati in appartamenti nei quali vivono ai limiti della decenza pagando cifre procapite di circa 200/250 euro. E chi sono i proprietari di gran parte di questi alloggi? Molti vanno ricercati in quelli che rappresentano l’establishment cittadino che, quando non possono più affittarli agli studenti, perché troppo degradati, vedono più profittevole l’affitto agli extracomunitari.

 

L’ultima riflessione, sempre a voler pensare male: Questi proprietari di immobili sono forse in grado di condizionare i media locali affinché non si faccia troppo rumore sulle malefatte dei propri inquilini? Messina attualmente ha come primo cittadino Accorinti (per chi non se lo ricordasse è il sindaco che veste la t-shirt pluristagionale). Nella sua campagna elettorale si presentò come il sindaco antisistema, ma è sotto gli occhi di tutti che Messina continua a subire un inarrestabile degrado anche per colpa della cattiva gestione amministrativa.

 

Messina come tante altre città italiane è diventata poco sicura, perché i controlli sono pochi e rari ed il rischio che episodi scabrosi, come quello che abbiamo narrato, possano diventare più frequenti è molto alto, pertanto è un dovere dei media informare la popolazione su certi rischi.




Messina, madre disperata: è scomparso suo figlio rapito dal padre arabo

BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) – Dopo un calvario durato 4 anni quando pensava fosse tutto finito, Paola Imbesi, 37 anni di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), è ripiombata nell’angoscia: da nove mesi non ha notizie del figlio, di 8 anni, che chiameremo Karim, che le era stato sottratto dal marito marocchino Tariq T. nel 2013 quando aveva 4 anni. Il 6 giugno scorso la donna aveva rivisto il bambino in Marocco e a dicembre vi è stata la sentenza definitiva di una corte marocchina per il ritorno del bambino con la madre in Italia. Ma quando la donna è andata con suo padre a prenderlo il bambino era scomparso. La donna denunciò il rapimento da parte del padre del bambino, da cui si stava separando (la procedura è ancora in corso), il 20 giugno 2013 al commissariato. Da allora è cominciata la ricerca di Karim da parte sua e dei suoi genitori Antonino Imbesi, 74 anni, metalmeccanico in pensione, e Venera, che sono andati varie volte in Marocco affrontando grosse spese tra cui la nomina dell’avvocato




Messina: arrestato un pregiudicato per coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di “marijuana”.

MESSINA – I Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Messina, nell’ambito dell’attività di controllo del territorio, nella mattinata di ieri, hanno tratto in arresto un uomo trovato in possesso di sostanza stupefacente del tipo “marijuana”. I militari nel corso di un servizio per il controllo della circolazione stradale fermavano un uomo che alla guida del proprio motociclo aveva attraversato numerosi incroci con il semaforo rosso.

Nella circostanza, l’uomo, già noto alle Forze di Polizia, risultava essere in evidente stato di alterazione psicofisica derivante verosimilmente da assunzione di sostanze stupefacenti. Nel corso del controllo il motociclo risultava sprovvisto di copertura assicurativa, mentre l’uomo si rifiutava di sottoporsi ai prescritti accertamenti sanitari per verificare il suo stato di alterazione psicofisica. A seguito delle citate circostanze i Carabinieri del Nucleo Radiomobile effettuavano una perquisizione personale e domiciliare a casa dell’uomo, rinvenendo all’interno del bagno 50 grammi di sostanza stupefacente del tipo “marijuana”, sotto una lampada alogena utilizzata per essiccare lo stupefacente.

Il reo è stato quindi tratto in arresto in flagranza per coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e rifiuto di sottoporsi agli accertamenti sanitari per la verifica dello stato di alterazione psicofisica alla guida di veicolo. La droga rinvenuta ed il motociclo “Piaggio” sono stati sottoposti a sequestro. La droga, dopo essere stata repertata, sarà trasmessa ai laboratori del RIS Carabinieri di Messina per le analisi qualitative e quantitative. Il prevenuto, dopo le formalità di rito, su disposizione del Magistrato di turno presso la Procura della Repubblica di Messina, è stato condotto presso il proprio domicilio dove è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza ,con rito direttissimo, presso il Tribunale di Messina dove il Giudice ha convalidato l’arresto e disposto l’obbligo di presentazione alla P.G..




Messina, rapina aggravata ad un tabaccaio: arrestati due ragazzi in flagranza di reato

MESSINA – Nella serata di sabato 26 agosto 2017, i carabinieri della Compagnia di Messina Sud hanno tratto in arresto in flagranza per “rapina aggravata in concorso” un incensurato messinese classe 96 ed un minorenne.
Pensavano di aver messo a segno con successo un facile e brillante colpo, ma il finale è stato decisamente diverso dalle loro aspettative: adesso entrambi dovranno rispondere del reato di rapina aggravata. I due giovani, sabato sera poco prima della chiusura hanno assaltato la rivendita di tabacchi “ADIGE” del Villaggio Galati Marina e, impugnando una pistola a salve priva di tappo rosso perfetta riproduzione di un’arma vera, hanno seminato il terrore tra i presenti, impossessandosi dell’incasso della giornata.
Tutto si è svolto in una manciata di minuti ed i due malviventi, messo a segno il colpo, si sono dileguati a piedi prendendo direzioni opposte. Immediata la reazione dei carabinieri della Compagnia di Messina Sud in quel momento impegnati in un servizio “antirapina”, che giunto l’allarme si sono messi sulle tracce dei fuggitivi facendo convogliare verso la zona del fatto  un equipaggio del Nucleo Operativo e personale delle stazioni di Tremestieri e  Giampilieri, coordinate dalle indicazioni fornite dalla Centrale Operativa. I militari hanno messo in atto un dispositivo che ha consentito di interdire ai due ogni possibile via di fuga e di intercettare – lungo la SS 114 mentre correva a piedi  – l’incensurato 21enne, il quale aveva con se l’intera refurtiva ammontante a circa 400 euro.
Inutile il tentativo di sottrarsi alla cattura: il giovane, bloccato e perquisito, si è subito reso conto di non avere via di scampo ed ha ammesso le proprie responsabilità, indicando ai carabinieri il sito in cui aveva occultato gli abiti utilizzati durante l’esecuzione della rapina di cui nel frattempo si era disfatto. Il suo complice è stato bloccato quasi simultaneamente – nel villaggio Tremestieri –  mentre cercava di scappare a bordo di un ciclomotore.  Anche per lui è stato vano il tentativo di fuga, immobilizzato e perquisito è stato trovato in possesso della pistola e dei vestiti utilizzati durante la rapina, custoditi nel bauletto porta oggetti del mezzo. I due sono stati tratti in arresto e, dopo le formalità di rito, per il  maggiorenne si sono spalancate le porte del Carcere di Gazzi mentre il minorenne è  stato tradotto presso il centro di prima accoglienza per minori di Messina.




Messina, terrificanti incendi su tutto il territorio: è allarme

 

di Angelo Barraco

 

MessinaSta migliorando la situazione a Messina, dove nella giornata di ieri i Vigili del Fuoco, il corpo forestale e la protezione civile sono intervenuti per domare i terrificanti incendi che hanno avvolto città e provincia e che hanno allarmato tutta la cittadinanza. I focolai attivi sui Monti Peloritani sono pochi e anche in altre zone e lentamente tutto sembra stia tornando alla normalità, grazie anche all'azione di un Canadair. Si stimano intanto i danni, che ammonterebbero a un centinaio di migliaio di euro, ma ancora è presto per tirare le somme e stabilire con certezza le cifre e l'entità del danno stesso. Si apprende inoltreche nel pomeriggio riprenderanno le lezioni nelle facoltà, ieri prontamente evacuate. Gli esperti intanto annunciano che a causa dei numerosi ettari di bosco distrutti, c'è il probabile rischio di dissesto idrogeologico nei mesi invernali. Un inferno di fuoco e fiamme incontrollate che hanno distrutto ben oltre 10 chilometri di territorio nell'aria che si estende tra il viadotto Ferrarelle, luogo di origine dell'incendio, ha avvolto l'A19 fino alle pendici di Enna e Calascibetta. Le fimme hanno avvolto la pineta che sovrasta la città, nella zona di San Michele e Annunziata. Sopra la galleria Fortolese -A/19- il fuoco si è propagato fino a raggiungere il costone roccioso della cittadina di Calascibetta e ha raggiunto il cimitero di Enna. Sono state evacuate alcune abitazioni per questioni prettamente cautelative, soprattutto grazie all'intervento dei soccorritori.

Adesso però sembra essere tornato tutto sotto controllo. Il Sindaco di Messina Renato Accorinti ha diffuso il seguente messaggio: "La situazione è completamente sotto controllo. Gli incendi sono stati tutti domati. Rimane qualche piccolo focolaio non pericoloso. Numerosi i fronti di fuoco : Mili, Larderia, poggio dei Pini, San Jachiddu, Annunziata cittadella universitaria, contrada Catanese, contrada Ciaramida e poi la zona di monte Ciccia,Sul campo VV. F, Forestale, Protezione civile, associazioni volontariato, 3 Canadair e 1 elicottero della marina. Polizia municipale, polizia di Stato, Carabinieri e polizia provinciale impegnati a garantire viabilità e ordine pubblico. 118, ASP e Servizi sociali hanno garantito assistenza sanitaria e assistenza alla popolazione.Attivato il COC e convocato il CCS in prefettura. Nel pomeriggio momenti critici alla cittadella universitaria dell'Annunziata con le fiamme vicine alle facoltà di lettere e veterinaria e alle case do contrada Catanese e Ciaramida. Sono stati allontanati gli studenti e gli abitanti di due case.Anche per gli abitanti di poggio dei pini momenti di paura nel tardo pomeriggio per le fiamme vicino alle case. Fiamme domate con gli ultimi interventi aerei. Non risultano danni alle abitazioni, ma ingenti danni alle campagne ed al patrimonio boschivo.Grazie a tutti coloro che, col loro lavoro, vanno anche ben oltre il proprio dovere per garantire la sicurezza e salvaguardare la vita dei cittadini di Messina". La solidarietà per quanto accaduto in Sicilia è arrivata da tutta Italia. Il celebre Showman siciliano Rosario Fiorello ha anche lanciato un messaggio sui social, ringraziando coloro che hanno tentato in questi giorni di spegnere l'incendio. Adesso la domanda che ci si pone e che si pone nel video anche il famoso showman è la seguente: qual è la natura dell'incendio? Accidentale o dolosa?




Messina, smantellato il clan Mangialupi: 21 arresti e sequestro di beni per 10 milioni di euro


di Roberto Ragone




MESSINA – La vasta operazione del G.I.C.O., denominata 'Dominio', scattata in seguito a indagini durate due anni, coordinate dal Comando Provinciale delle GDF di Messina, ha portato all’esecuzione di 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere, oltre a tre provvedimenti di presentazione alla P.G. emessi dal G.I.P. del Tribunale di Messina, dottoressa Monia De Francesco, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, operazione che ha colpito e smantellato il clan ‘Mangialupi’.




Con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso sono stati arrestati: Domenico La Valle, Paolo De Domenico, Francesco Laganà, Antonino Scimone, Alfredo Trovato, Salvatore Trovato e Giovanni Megna, tutti appartenenti al clan Mangialupi, operante a sud di Messina. Altre quattordici persone sono state arrestate per traffico di stupefacenti, estorsione, furti, rapine e detenzione illegale di armi. Le complesse indagini svolte dalla GDF hanno messo in luce attività economiche facenti capo in particolare al La valle, fiancheggiato da Paolo De Domenico e Francesco Laganà, cioè società di noleggio di apparecchi da gioco e scommesse, una sala giochi, un distributore di carburante, una rivendita di generi di monopolio e numerosi immobili, tutti intestati a prestanome. È stato anche accertato che il distributore di carburante fungeva anche da ‘cassa continua’ per l’organizzazione, mentre un  bar di proprietà del La Valle era luogo di incontro per gli elementi della banda. Sono stati anche messi in evidenza i metodi mafiosi di gestione delle attività: le videoslot non di proprietà del La Valle subivano furti continui e danneggiamenti.


 


In un caso, invece, a subire un brutale pestaggio è stato un extracomunitario, reo di aver realizzato una grossa vincita presso le macchinette del La valle. Il prestigio del La Valle era tale, che anche privati cittadini si rivolgevano a lui per avere giustizia, come il proprietario di un cane da caccia di un certo valore, che ne aveva subito il furto. Il cane fu restituito, con le scuse del ladro. Sono stati quindi apposti i sigilli a tre società di noleggio di apparecchiature da gioco e scommesse e a diciotto immobili, fra i quali una lussuosa villa con piscina e un attico a Messina, una rivendita di generi di monopolio, e  un’imbarcazione tipo gommone, per un complessivo valore di circa dieci milioni di euro. Arrestati inoltre, per reati che vanno dal furto all’illecita detenzione di armi, a plurime cessioni di stupefacenti e a reiterate violazioni delle disposizioni di sorveglianza speciale di P.S., anche Alberto e Francesco Alleruzzo, Angelo e Giovanni Aspri, Carmelo Bombaci, Nunzio e Santo Corridore, Francesco Crupi, Domenico Galtieri, Giuseppe Giunta, Daniele Mazza, Francesco e Gaetano Russo, e Mario Schepisi.




Messina, ustionata dall'ex: "Mi ama, non è stato lui"

 

MESSINA – "Se uno ti ama non ti può fare questo. Non è stato lui". E poi quello che le ha gettato la benzina addosso e poi ha appiccato il fuoco "era molto più alto di me, capelli lunghi, robusto", invece "il mio ragazzo è molto più basso di me e senza capelli". Ylenia, la 22enne ricoverata a Messina per ustioni nel 13% del corpo. continua a difendere Alessio, 25 anni, fermato dalla Procura per tentativo di omicidio pluriaggravato. Per la polizia di Stato e i magistrati è stato lui a darle fuoco. "Ero andata a ballare, con amici – ricostruisce – ero un pochettino ubriaca e quando sono tornata a casa ho sentito bussare alla porta". Ha aperto senza chiedere chi fosse: "ho pensato a un amico" e poi "ho una telecamera".

Ed è allora che è scattata l'aggressione da parte di un uomo che "aveva un cappuccio, cioè una calza, ma si vedevano i capelli: mi ha spinto, sono caduta a terra, e ha versato il 'liquido'". Prima di tornare a casa aveva incontrato Alessio che le ha "pure regalato un po' di soldi, mi ha baciato, eravamo tranquilli".

Per Ylenia, lui si è presentato in Questura per dire "io non scappo, sono qua". E su chi possa averla aggredita ipotizza: "C'è tanta gente invidiosa: ho perso parecchi chili, e uomini e donne sono rimasti… male, ora dicono: 'Guarda che è bella'". Poi ricostruisce un episodio avvenuto 4 anni fa: qualcuno ha versato benzina sotto la porta di casa: "ho denunciato, ma non si è mai scoperto chi è stato, e non stavo con Alessio". "La persona che mi ha aggredito – è convinta – ora è in libertà e chi è innocente è dentro…".