Brexit, via libera di 27 leader all’accordo di “divorzio”

I 27 leader Ue hanno dato il via libera politico all’Accordo di divorzio” dal Regno Unito “e alla Dichiarazione politica congiunta” sulle relazioni future, lo ha fatto sapere il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

I 27 leader Ue hanno adottato il testo di conclusioni del vertice sulla Brexit, in cui si invitano “Commissione, Parlamento europeo e Consiglio, a fare i passi necessari per garantire che l’accordo possa entrare in vigore il 30 marzo 2019, in modo da assicurare un recesso ordinato” del Regno Unito. Si legge sull’account Twitter di Preben Aamann, portavoce del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Se qualcuno pensasse al Parlamento britannico “di rigettare questo accordo” sulla Brexit, pensando di poter ottenere un’intesa migliore, resterebbe deluso un attimo dopo la bocciatura, perché questo è l’unico accordo possibile“, ed “è la migliore intesa possibile”, ha detto il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, al termine del vertice, sottolineando che “oggi è un giorno triste”.

“Di fronte a noi c’è un difficile processo di ratifica” dell’accordo di recesso del Regno Unito e “nuovi negoziati” ha detto il presidente del Consiglio europeo, Tusk al termine del vertice sulla Brexit -. Ma col Regno Unito “resteremo amici fino alla fine dei giorni, e anche un giorno di più”.

Il voto alla Camera dei Comuni sulla Brexit si dovrebbe tenere il 10-11 dicembre, secondo le indicazioni della premier britannica Theresa May al vertice. Lo si apprende da fonti europee.

Ora è giunto il momento che ognuno si assuma le sue responsabilità“, in quanto “questo accordo” di divorzio “è il passo necessario per costruire la fiducia tra l’Ue e la Gran Bretagna per costruire i prossimi passi”. Così il capo negoziatore Ue Michel Barnier all’arrivo al vertice straordinario sulla Brexit. “Resteremo partner, alleati e amici” con Londra, ha concluso, ricordando di aver “sempre negoziato con e non contro la Gran Bretagna”. Barnier ha quindi ringraziato i team di negoziatori, i 27 e l’Europarlamento.

Questo è un Consiglio europeo storico ma che scatena sentimenti misti” in quanto “la Gran Bretagna se ne va dall’Ue dopo 25 anni ma noi rispettiamo la decisione del popolo britannico”. Così la cancelliera tedesca Angela Merkel al termine del vertice Ue straordinario sulla Brexit, sottolineando che “la cooperazione tra i 27, la Commissione Ue e il Parlamento europeo è stata eccellente” e che l’accordo di divorzio “è nel nostro interesse”. “Ho una sensazione di sollievo per aver ottenuto quanto è stato ottenuto”, ha concluso.

Non ci deve essere un secondo referendum“. Theresa May taglia corto al riguardo a Bruxelles nella sua conferenza stampa dopo la formalizzazione dell’accordo sulla Brexit con l’Ue, secondo una delle citazioni riportate con evidenza dai media britannici. “L’opinione pubblica – ribadisce la premier conservatrice – si aspetta che sia ora il Parlamento a votare l’accordo. La maggior parte della gente nel Regno Unito vuole un accordo fatto e che ci concentriamo più chiaramente sui suoi problemi, quelli che contano ogni giorno”.

Intanto in una “lettera alla Nazione” pubblicata in vista del vertice Ue, la premier britannica chiede il sostegno del suo popolo al suo accordo con l’Unione europea sulla Brexit, affermando che si tratta di un’intesa che permetterà al Regno Unito un “più luminoso futuro”, come riferisce Bbc News online.

Quando il prossimo anno la Gran Bretagna lascerà l’Unione, scrive la premier, il Paese vivrà “un momento di rinnovamento e riconciliazione” e l’inizio di “un nuovo capitolo nella nostra vita nazionale”. Un momento, continua la premier, che “deve segnare il punto in cui mettiamo da parte per sempre le etichette di ‘uscire’ e ‘rimanere’, e torniamo ad essere di nuovo un solo popolo”.

Ma “per fare questo – sottolinea Theresa May – abbiamo bisogno di andare avanti con la Brexit ora, sostenendo questo accordo”.

“Con la Brexit conclusa”, sottolinea inoltre la premier, il governo sarà poi in grado di concentrarsi su questioni come l’economia, il sistema sanitario nazionale e la costruzione di case




Brexit: il Parlamento britannico deve votare per avviare l'iter. Miller sfida May

di Paolino Canzoneri

LONDRA – A sorpresa arriva lo storico verdetto dell'Alta corte di Londra che contro ogni previsione ha accolto il ricorso di alcuni attivisti pro Unione Europea che richiedevano il voto del Parlamento di Westminster per avviare il processo Brexit. Il giudice ha umiliato il governo di Theresa May che rivendicava il pieno e assoluto diritto di riferirsi all'articolo 50 del Trattato di Lisbona anche ricorrendo alla Royal Prerogative. Una diatriba legale apertasi con una netto e perrentorio "Il Parlamento è sovrano" che non lascia dubbi sul fatto che i magistrati britannici stabiliscono che malgrado l'esito del referendum popolare sul divorzio dall'UE è il Parlamento che deve decidere ed è risaputo che il Parlamento è costituito da una fortissima maggioranza per il "remain" ma è pur vero che non sarà facile dissentire dalla volontà della popolazione che in forte maggioranza ha scelto di uscire dall'Unione. Eroina del giorno la donna d'affari Gina Miller che ha organizzato la campagna europeista e che fiera ha annunciato la vittoria del suo fronte proprio davanti l'entrata del Parlamento. Adesso dopo il ricorso annunciato dall'esecutivo la palla passerà alla Corte suprema che per i primi di dicembre ufficializzerà il verdetto e qualora il governo ne uscirà nuovamente sconfitto le operazioni di uscita subirebbero un certo ritardo rispetto la tabella di marcia prospettata da Theresa May. Questo rappresenterà una sorta di indebolimento del governo che sempre più dovrà fare i conti con il Parlamento che comunque evidenzia una sorta di spauracchio collettivo e una sempre più crescente impressione di fare da cavia, d'essere i primi a sperimentare sulla loro pelle quello che significa e quello che comporterà l'uscita dall'Unione Europea. Intanto la Scozia sostiene Gina Miller; il governo autonomo gudato dal premier Nicola Sturgeon si schiera con la Miller e la Scozia minaccia di indire a distanza di due anni un secondo referendum per la scissione dal Regno Unito e per la conseguente permanenza nell'Unione Europea. Sembra palese come l'Hard Brexit paventato felicemente dalla May stia sempre più diventando un "soft Exit" perchè la Gran Bretagna sembra sempre più vicina al mantenimento di almeno un piede in Europa.