ROMA, GIUBILEO: NIENTE FONDI MA 2500 NUOVI ASSUNTI

di Maurizio Costa

Roma – Il premier Matteo Renzi tarpa le ali all'amministrazione capitolina. Il primo Ministro, infatti, ha dichiarato che Roma ancora non riceverà i fondi per gestire il Giubileo straordinario indetto da papa Francesco, che comincerà l'8 dicembre.

Renzi non stanzia i soli previsti ma avvia un grande progetto di assunzioni per proteggere e organizzare l'evento mondiale. "Nelle prossime sedute del consiglio dei ministri daremo il via all’assunzione di 2.500 fra carabinieri, polizia e guardia di finanza" ha affermato Renzi. "Saranno assunzioni straordinarie in vista del Giubileo perché sulla sicurezza non si scherza" ha concluso il premier.

Un annuncio che però nasconde una grana. Il consiglio dei Ministri ancora non sblocca i 400 milioni di euro indispensabili per confermare appalti e gestire tutto l'apparato tecnico della manifestazione. Matteo Renzi vorrebbe spostare la data del finanziamento a dopo le votazioni amministrative.

La Regione Lazio, comunque, ha già stanziato dei soldi. A presentare la strategia da 88 milioni di euro ci hanno pensato il presidente della regione Nicola Zingaretti, il vicepresidente e delegato della regione per l'Anno Santo, Massimiliano Smeriglio, il capo della cabina di regia sanitaria, Alessio D'amato, e il Subcommissario di governo alla sanità, Giovanni Bissoni.




RENZI DIFENDE L'ITALICUM SU TUTTI I FRONTI

Angelo Barraco

Matteo Renzi scrive a La Stampa e difende la sua decisione sull’Italicum e sottolinea che se un Parlamento decide, se un governo decide, questa non è dittatura ma democrazia. Ha ribadito che se l’Italicum non passa il governo va “a casa” e dice che se la legge elettorale viene approvata significa che il Parlamento ha intenzione di continuare le riforme. Nel pomeriggio di oggi ci sarà il voto di fiducia su una parte del provvedimento, domani invece se ne voteranno altre due. La minoranza Dem non parteciperà, Roberto Speranza, Enrico Letta, Rosy Bindi, Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre non parteciperanno al voto di fiducia. Bersani scrive su Twitter: “Su democrazia un governo non mette la fiducia. Si sta creando un precedente serio. Questa fiducia io non la voterò”. Area riformista si divide tra si e il non voto. In aula verrà lasciata la valutazione individuale e non verranno date indicazioni di voto. Ieri Renzi si è espresso sui social ieri scrivendo “Dopo anni di rinvii noi ci prendiamo le nostre responsabilità in Parlamento e davanti al Paese, senza paura” e poi “La Camera ha il diritto di mandarmi a casa, se vuole: la fiducia serve a questo. Finché sto qui, provo a cambiare l'Italia” in seguito alle reazioni di chi come Brunetta ha evocato il fascismo, Renato Scotto (Sel) ha parlato di funerale della democrazia e i deputati del Sel hanno lanciato crisantemi sul banchi del governo. Sono volati anche insulti dai deputati del M5s a danno del vice capogruppo del Pd Ettore Rosato e della Boldrini. Ecco la lettera sull’Italicum di Renzi a La Stampa
“Caro Direttore, 
il dibattito sulla nuova legge elettorale è molto acceso. Credo che i toni dipendano in larga parte da un giudizio duro e molto diviso sull’azione mia e del governo che presiedo. Rispetto naturalmente ogni diversa valutazione. Ma credo che sia un mio dovere tornare al merito della legge: la verità, vi prego, sull’Italicum.La verità, fuori dalla rappresentazione drammatica di chi grida all’attentato alla democrazia. O di chi considera fascista la scelta di mettere la fiducia sulla legge elettorale, ignorando che fu Alcide De Gasperi a farlo, affidandone le ragioni in Parlamento all’arte oratoria di Aldo Moro: due grandi democratici, due grandi antifascisti. La verità, solo la verità, sull’Italicum.” Continua dicendo che “Questa legge elettorale prevede un ballottaggio come per i sindaci, anche se la percentuale necessaria ad evitarlo scende al 40%. Attribuisce 340 deputati a chi vince le elezioni, al primo o al secondo turno, consentendo dunque un piccolo margine di sicurezza nell’attività parlamentare. Più o meno la metà degli eletti sarà espressione di un collegio grande poco meno di una provincia media e l’altra metà verrà eletta con preferenze: al massimo due, di cui una donna. Per venire incontro alle richieste di minoranze e anche di alcuni partiti di maggioranza, la soglia di sbarramento è stata abbassata al 3% (in Germania per intenderci è al 5%) Il premio viene attribuito alla lista vincente, non più alla coalizione: con questo atteggiamento speriamo di arrivare a un compiuto bipolarismo. Il mio sogno è che in Italia si sfidino due partiti sul modello americano, Democratici e Repubblicani. 
Ma in ogni caso, indipendentemente dai sogni, si impedisce di rifare le solite ammucchiate elettorali chiamate coalizioni che il giorno dopo si sciolgono come neve al sole: chi di noi ha votato l’Unione nel 2006 – una coalizione che andava da Mastella e Dini a Bertinotti e Turigliatto – ne ricorda la tragica fine. Ma analogo potrebbe essere il giudizio sull’esperienza della Casa delle Libertà due anni dopo. Torneremo a vedere i candidati sul territorio; torneremo a fare campagne elettorale tra persone sui collegi e non solo nei talk-show; torneremo dopo anni a scegliere le persone e, finalmente, la sera stessa del voto sapremo chi ha vinto. Rottamato il cosiddetto Porcellum (perché l’ultima legge elettorale approvata da chi oggi grida al fascismo è stata definita dal suo ideatore una «porcata»), mandiamo in soffitta anche il desiderio strisciante di un neocentrismo consociativo teso a mantenere per sempre il proporzionale puro uscito dalla Corte Costituzionale, riservando ai gruppi dirigenti la scelta di governi costanti di grande coalizione” Aggiunge inoltre che “L’Italicum non sarà perfetto, come nessuna legge elettorale è perfetta. Ma è una legge seria e rigorosa che consente all’Italia di avere stabilità e rappresentanza, che cancella le liste bloccate, che impone la chiarezza dei partiti davanti agli elettori. Soltanto uno potrà dire di aver vinto: non come adesso quando, dopo i primi risultati, tutti affollano le telecamere per cantare il proprio trionfo.Abbiamo messo la fiducia perché dopo aver fatto dozzine di modifiche, aver mediato, discusso, concertato, o si decide o si ritorna al punto di partenza. Se un Parlamento decide, se un governo decide questa è democrazia, non dittatura. Se il Parlamento rinvia, se il governo temporeggia, il rischio è l’anarchia. È una grande lezione del miglior pensiero costituzionale di questo Paese, non è necessario aver fatto la tesi su Calamandrei per saperlo.La nuova legge elettorale è stata promessa nel 2006, ma purtroppo non si è realizzata.È stata promessa nella legislatura successiva e non portata a termine né durante il governo Berlusconi, né durante il governo Monti: tante trattative e poi nulla di fatto.È stata promessa nella legislatura successiva dal governo Letta, ma il suo iter si bloccò quasi subito, impantanata come altri progetti.Adesso ci siamo: approvata in prima lettura alla Camera, in seconda al Senato, poi in Commissione alla Camera. Discussa in Parlamento e nelle sedi dei partiti. Approvata da Forza Italia nella stessa versione che oggi viene contestata. Modificata più volte, ma adesso finalmente pronta.Che facciamo? Facciamo altre modifiche per ripartire da capo?La legge elettorale perfetta esiste solo nei sogni: decidiamo o continuiamo a rimandare?Mettere la fiducia è un gesto di serietà verso i cittadini” Aggiunge ancora “Se non passa, il governo va a casa. Se c’è bisogno di un premier che faccia melina, non sono la persona adatta. Se vogliono un temporeggiatore ne scelgano un altro, io non sono della partita.Se passa, significa che il Parlamento vuole continuare sulla strada delle riforme. Per come li ho conosciuti la maggioranza dei deputati, la maggioranza dei senatori hanno a cuore l’Italia di oggi e quella dei nostri figli. E se lo riteniamo necessario ci sarà spazio al Senato per riequilibrare ancora la riforma costituzionale facendo attenzione ai necessari pesi e contrappesi: nessuna blindatura, nessuna forzatura.Con lo scrutinio palese – imposto dal voto di fiducia – i cittadini sapranno. Sapranno chi era a favore, chi era contro. Tutti si assumeranno le proprie responsabilità. Il tempo della melina e del rinvio è finito. C’è un Paese che chiede di essere accompagnato nel futuro, sui temi più importanti della vita delle famiglie. Se non riusciamo a cambiare la legge elettorale dopo averlo promesso ovunque, come potremo cambiare il Paese? La politica ha il compito di dimostrare che può farcela, senza farsi sostituire dai governi tecnici e dalle sentenze della Corte. Occorre coraggio, però. E questo è il tempo del coraggio. Alla Camera il compito di decidere se è il nostro tempo. Ma a scrutinio palese, senza voti segreti, assumendosi la propria responsabilità”.
 



CONSIGLIO DEI MINISTRI: TROVARE SUBITO DIECI MILIARDI

di Silvio Rossi

Servono dieci miliardi di tagli alle spese. Questo l’imperativo che il premier Matteo Renzi vuole rispettare per evitare l’aumento delle accise IVA imposte dalla manovra fiscale come clausola di salvaguardia.

Un aumento che, se realizzato, significherebbe incrementare di cinquantaquattro miliardi le tasse nel triennio, una cifra notevole, che significherebbe mettere a rischio la ripresa. Il salasso che ne determinerebbe ha un valore di circa lo 0,7% del PIL, cosa che potrebbe far scendere intorno allo zero l’aumento previsto per l’anno in corso.

Nel Consiglio dei Ministri odierno il ministro delle finanze Pier Carlo Padoan presenterà il DEF, che dovrà contenere le misure di taglio necessarie per scongiurare questa eventualità. Misure che, come da richiesta del Codacons, potrebbero partire dal taglio di oltre cinquecento enti inutili, con risparmi che da soli potrebbero coprire gran parte di quei dieci miliardi. Sembra possibile riproporre il taglio delle centrali di spesa, che sono oggi circa 32.000, e che potrebbero essere ridotte a trentacinque, come propose lo scorso anno il commissario alla spending rewiev Cottarelli.

Quella odierna sarà la vera prova di tenuta del governo, perché più del bilancino sulle quote di poltrone occupate dai vari partiti nella composizione dell’esecutivo, il taglio delle risorse significa depotenziare questo o quel ministero, operazione che ha sempre determinato i malumori nelle formazioni che hanno dato vita alle passate legislature, e che oggi non rinunciano a cercare di mantenere la quota di denaro gestibile direttamente.
Chi sta mettendo le mani avanti, temendo nuovi tagli, sono i sindaci, che devono già subire la diminuzione di 2,2 miliardi previsti per quest’anno. È il presidente dell’ANCI, Piero Fassino, a mettere in guardia l’esecutivo dal far pagare ai comuni le ristrettezze, come ripeterà giovedì in occasione della riunione delle città metropolitane, per affrontare la local tax.




MATTEO RENZI SFIDA LA MINORANZA DEL SUO PARTITO: "BASTA COI RICATTI, SI VOTI SU ITALICUM"

Redazione

Il premier di sinistra che sfida la sinistra: Sì proprio così, Matteo Renzi sfida la minoranza Pd alla direzione del Pd. "Chiedo che questa sia l'ultima direzione in cui si discute di legge elettorale – ha spiegato -. Chiedo un voto sulla legge elettorale come ratifica di quanto fatto in questi mesi e come mandato per i prossimi". "La legge elettorale e' stata la chiave di lettura di questo cambiamento che proponevamo al Paese", ha aggiunto spiegando che "siamo partiti da un giudizio impietoso sulla realta' politica e abbiamo scommesso su un processo di cambiamento del Paese" che si e' manifestato "in questa legislatura con le riforme istituzionali e le altre, dal fisco e alla giustizia", ha detto Renzi.

Renzi: no al voto segreto, non cedo ai ricatti

Il premier ha poi avvertito: "La democrazia e' quel modello in cui si consente in liberta' a qualcuno di decidere, con pesi e contrappesi, ma non con blocchi e veti". Quindi ha difeso l'Italicum: "Un elemento di peso e contrappeso mica da ridere: se noi abbiamo un sistema amministrativo dove l'obiettivo e' sempre trovare un contro-soggetto che codecide, tratta e blocca, noi non avremo mai un sistema moderno ed efficiente.

La legge elettorale conferisce a qualcuno il compito e il dovere di rimuovere gli alibi", ha detto Matteo Renzi che poi ha aggiunto: "Il punto chiave di tutta la riforma elettorale e' il ballottaggio, perche' permette di avere un vincitore o meno". "Il fatto che per la prima volta questo partito si preoccupi dei precari, dei diritti di quelle persone che in passato sono state ignorate dalla politica, ci dovrebbe rendere orgogliosi. Non e' un numero, ma sono ragazzi, non piu' ragazzi. Se non siamo capaci di guardare a quel mondo la' non c'e' dibattito sulla sinistra che tenga: non saremo sinistra". "Non lascio il monopolio della parola 'sinistra' soltanto a chi la usa con piu' frequenza", ha aggiunto Renzi.

L'opposizione interna al Pd ha deciso di partecipare al voto alla direzione del Pd sull'Italicum e le riforme, lo ha detto Civati che ha spiegato che "anche Speranza mi sembra orientato su questa linea". Conversando con i cronisti a margine della conferenza del segretario di Siryza, Civati ha aggiunto: "Avevo proposto che si parlasse con una voce sola perche' si poteva dare un segnale dopo mesi di delirio – ha aggiunto -. Soprattutto il mio appello era perche' la minoranza facesse davvero la minoranza; essere minoranza e contemporaneamente maggioranza e' una cosa che non esiste". A chi gli chiedeva se Renzi ha la maggioranza in aula Civati ha poi risposto: "Dipende da quel che faranno Bersani e i bersaniani".




RICHIESTA L'ARCHIVIAZIONE DEL FASCICOLO A CARICO DI TIZIANO RENZI

Redazione

Il pm Marco Airoldi della Procura di Genova ha chiesto l'archiviazione del fascicolo per bancarotta fraudolenta aperto a carico di Tiziano Renzi, padre del premier Matteo Renzi, mentre ha inviato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari ad altri due ex amministratori della societa' di distribuzione editoriale Chil Post, di cui Renzi senior era titolare. I due indagati per cui e' stata chiusa l'indagine e vanno verso la richiesta di giudizio sono Antonello Gabelli e Mariano Massone, amministratori di diritto e di fatto della Chil Post al momento del fallimento. “Renzi  e’ garantista con i suoi amici e assolutamente inflessibile con chi non fa parte della sua cerchia”. Così Matteo Salvini, segretario della Lega nord, a Rainews24 dopo le dimissioni di Lupi da ministro delle infrastrutture. Salvini poi attacca  Renzi  sul caso del padre assolto: “Gli hanno assolto il babbo , guarda le coincidenze della storia della magistratura In Italia, tutto bene a casa di  Renzi  in questa domenica auguri”.
Tiziano Renzi era accusato di una bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro a seguito del fallimento della Chil Post. Il curatore fallimentare aveva ravvisato dei passaggi sospetti nella cessione di rami d'azienda "sani" alla Eventi Sei, societa' intestata alla moglie dello stesso Tiziano. In sintesi, le sezioni sane della societa' sarebbero state cedute per poche migliaia di euro, dunque ad un valore sottostimato, alla moglie immediatamente prima di dichiarare il fallimento. La procura genovese ha ritenuto che Tiziano Renzi non abbia avuto responsabilita' nel fallimento della Chil Post, che avrebbe ceduto in piena salute. La procura di Genova ha 'scagionato' Tiziano Renzi dall'accusa di bancarotta fraudolenta in quanto lui avrebbe ceduto la societa' di distribuzione editoriale Chil Post nel 2010, tre anni prima del suo dichiarato fallimento da parte degli acquirenti. Non avrebbe avuto alcun ruolo attivo nella bancarotta e la cessione dei rami di azienda "sani" per appena tremila euro alla Eventi Sei, societa' intestata alla moglie, non sarebbero stata una "spoliazione" di capitali della Chil Post preordinata al successivo fallimento. Tutte le responsabilita' relative alla bancarotta fraudolenta della Chil Post sono state per ora imputate dalla procura genovese a Antonello Gabelli, 53 anni, di Alessandria e Mariano Massone, 44 anni, genovese residente ad Alessandria, rispettivamente amministratori di diritto e di fatto della Chil Post, di cui sono diventati titolari il 14 ottobre del 2010, mandandola fallita il 7 febbraio del 2013 con sentenza del tribunale di Genova. Secondo la procura i due "distraevano – scrive il pm marco Airoldi nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari a loro carico – parte del patrimonio della societa' facendo assumere a Chil Post srl debiti di terzi senza alcuna contropartita, effettuando pagamenti non giustificati, dirottando a terzi somme ricevute in pagamento di prestazioni rese e non contabilizzando pagamenti ricevuti". Nello specifico, ai due la procura contesta di avere avere stipulato, l'8 febbraio del 2011, "due separate scritture – scrive la procura – con le quali la Chil Post si accollava, senza giustificazione e senza alcun corrispettivo, i debiti che Mail Service srl aveva nei confronti di Asti Asfalti srl (142.322,59 euro) e che Romagnoli srl aveva nei confronti di MI.RO srl (159.923,43 euro), debiti liberatori per gli originari debitori Mail Service srl e Romagnoli srl, che non venivano pagati da Chil Post e ne determinavano il fallimento". Ancora, la procura contesta a Massone e Gabelli di avere stipulato il 5 luglio 2011 "una ulteriore scrittura di accollo – si legge nell'acip – con la quale Chil Post assumeva su di se' – senza giustificazione e senza corrispettivo – il debito (1.028.762,86 euro) che Directa srl aveva nei confronti di DU.MA Recapiti Srl e che quest'ultima aveva a sua volta ceduto a Mail Service Srl". Le successive contestazioni ai due amministratori riguardano operazioni del 2 novembre 2010 (versamenti a Directa srl di 255.372,54 euro per caparra affitto negozio), del luglio del 2011, con l'intestazione di una parte degli assegni ricevuti da Directa srl per 71.000 euro a Francesco Gambino, Gighen Alessandria, nessuno dei due creditori di Chil Post srl, del marzo 2011 con la mancata contabilizzazione di 34.442,80 euro pagati dal comune di Spoltore e da Chil Promozioni. Infine ai due viene contestato di non avere tenuto aggiornati i libri sociali della Chil Post, con riferimento particolare al libro delle decisioni dei soci. La decisione sull'archiviazione della posizione di Tiziano Renzi spetta ora al gip di Genova Roberta Bossi.
 




MASSIMO D'ALEMA, RENZI: "UNA VECCHIA GLORIA DEL WRESTLING"

Redazione

Matteo Renzi respinge l'accusa di essere "arrogante" rivoltagli ieri da Massimo D'Alema, che, replica il premier in una intervista a Repubblica, "ha utilizzato un lessico che non mi appartiene. Espressioni che stanno bene in bocca a una vecchia gloria del wrestling, più che a un ex primo ministro".
Così il presidente del Consiglio si lascia andare anche ad una battuta calcistica: "Credo (che D'alema noto tifoso giallorosso) fosse arrabbiato per Roma-Fiorentina: ha capito che il vero giglio magico è sceso in campo all'Olimpico… Compito del Pd è cambiare l'Italia, sia che D'Alema voglia sia che D'Alema non voglia. E noi lo faremo". In ogni caso il premier scommette "che non ci sarà alcuna scissione. Il Pd è un luogo aperto al confronto.

Nessuno puo' pretendere di avere la verità in tasca. La mia proposta è quella di discutere e confrontarsi sul modello di partito, sull'identità della sinistra che cambia in Europa e in Italia. Cuperlo ha picchiato duro su di me ma ho apprezzato la sua analisi. Il dibattito ha bisogno di tutti. Non cacciamo nessuno. Da qui al congresso del 2017 abbiamo due anni per discutere di come irrobustire il Pd uscendo dalla logica dei talk e dei tweet e gustando la fatica di ascoltarsi".

Per Renzi il problema è che "una parte della minoranza ha questa simpatica abitudine di trattarci come usurpatori, come se fossimo entrati nottetempo al Nazareno scassinandolo. Prima o poi accetteranno il fatto che se ci siamo noi, e non più loro, è perché ci hanno scelto gli iscritti, ci hanno votato gli elettori alle primarie e ci hanno sostenuto gli italiani con una percentuale di consensi che non si vedeva dal 1958".

Renzi ha escluso anche che dopo le dimissioni di Maurizio Lupi tocchi ora ai sottosegretari indagati lasciare l'incarico. "Ho sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia". "Per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato. Del resto, è scritto nella Costituzione". "Quindi perché dovrebbe dimettersi un politico indagato? Le condanne si fanno nei tribunali, non sui giornali". E respinge le accuse di 'doppiopesismo' tra Lupi e i sottosegretari: "ho chiesto le dimissioni a Orsoni quando, patteggiando, si è dichiarato colpevole. Ho commissariato per motivi di opportunità politica il Pd di Roma nonostante il segretario locale fosse estraneo alle indagini. A suo tempo avevo auspicato il passo indietro della Cancellieri sempre con una motivazione strettamente politica. Altro che due pesi e due misure: le dimissioni si danno per una motivazione politica o morale, non per un avviso di garanzia".

 




MATTEO RENZI REPLICA ALLE ACCUSE DI RODOLFO SABELLI

Redazione

Non ci sta il premier Matteo Renzi che, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico della scuola superiore di polizia, risponde alle accuse lanciate dal presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli che stamane ha parlato dell'inchiesta sulle grandi opere della procura di Firenze. "Dire che lo Stato da carezze ai corrotti e schiaffi ai magistrati è un falso, una frase falsa. Sostenere questo avendo responsabilitè istituzionali è triste".affonda Renzi rispetto ad un  Sabelli che non le ha mandate certo a dire: "Lo Stato che funziona – ha detto Sabelli – dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo della legalita'". Ma, ha sottolineato il presidente di Anm, invece "i magistrati sono stati schiaffeggiati e i corrotti accarezzati". Renzi ha poi spiegato che "nelle riforme, un pezzo di ragionamento riguarderà anche la polizia: dobbiamo andare sempre più verso una integrazione delle forze fin polizia che non possono rimanere cinque. Ed è certo che la polizia in questo sarà valorizzata". "Spesso – ha aggiunto – mancano da parte delle autorità e delle istituzioni dei piccoli gesti di attenzione" nei confronti delle forze dell'ordine. E' doveroso da parte delle istituzioni avere dei piccoli gesti quotidiano di attenzione". "Oggi la minaccia terroristica ci priva della nostra identita'", ma "noi siamo persone che possono difendere la propria sicurezza perché abbiamo cultura di quello che siamo", ha detto Matteo Renzi. "Il problema della sicurezza è un problema culturale ed educativo. Le periferie devono essere dei luoghi in cui l'anima possa respirare e non il luogo in cui il grande costruttore può speculare", ha aggiunto il premier. Quanto alla crisi economica, il presidente del Consiglio ha spiegato che "il nostro paese ha vissuto i momento di difficoltà, con la crisi più grave degli ultimi settanta anni. Dal punto di visto delle performance macroeconomiche, non siamo mai andati male come negli ultimi te anni", ha aggiunto Renzi. "Abbiamo affrontato una fase emergenziale e io credo che ne siamo fuori".




SITUAZIONE LIBICA: L'ITALIA CHIEDE AIUTO ALLA UE

di Chiara Rai

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha riunito questa mattina a Palazzo Chigi i ministri degli Esteri Paolo Gentiloni, degli Interni Angelino Alfano, della Difesa Roberta Pinotti e il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti nel consueto incontro sulla situazione libica e sulla lotta al terrorismo.

Al centro della riunione non gli esiti della visita del premier in Ucraina e Russia ma anche la volontà di tenere alta l'attenzione sul conflitto nel mediterraneo, bersaglio e meta di conquista da parte dei terroristi che stanno letteralmente prendendo in mano l'intero territorio, infatti in queste ultime ore almeno dieci capi dell'autoproclamato Stato islamico si sono trasferiti in libia al fine di "svegliare" le cellule dormienti e "addirittura" sono stati fermati due terroristi carichi di esplosivo che si stavano dirigendo in Algeria .

Dunque la volontà del Governo è quella di tenere alta l'attenzione sulla Libia ed esortare i Paesi dell'Unione Europea ad essere uniti non soltanto su Ucraina e Russia.

Intanto, Proseguono in Marocco i negoziati tra le fazioni libiche con la mediazione dell'inviato dell'Onu Bernardino Leon. In agenda la formazione di un governo di unità nazionale, il cessate il fuoco e il ritiro delle milizie dalle città.

L'incontro a Riga e l'appello alla Ue. La discussione sulla Libia che i ministri degli Esteri dell'Ue avranno oggi a Riga come primo punto sul tavolo del Consiglio informale (Gymnich) è "simbolicamente molto importante, per essere uniti non solo quando parliamo di Ucraina e Russia ma anche di Mediterraneo e di Libia". Lo ha sottolineato il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, prima dell'inizio della riunione. L'ex titolare della Farnesina ha riferito di essere reduce da una telefonata con l'inviato dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, impegnato nei negoziati a Rabat per un dialogo nazionale. "Sta andando abbastanza bene ma ci vorra' tempo e le difficolta' sono molte", ha riferito la Mogherini, "in ogni caso abbiamo bisogno di partire dall'interno della Libia e il lavoro che facciamo qui oggi e' volto a preparare tutte le misure che l'Ue puo' decidere a sostegno di una ricostruzione del Paese".

Il deputato Tobruk, i colloqui di Rabat resteranno indiretti. I colloqui in corso a Rabat tra le parti in conflitto in Libia "resteranno indiretti". E' quanto ha rivelato un delegato del Parlamento di Tobruk, Abdel Muniam al Jarai, al sito web libico al Wasat. Parlando del dialogo in corso in Marocco sulla crisi libica, il deputato ha spiegato che "si sta lavorando per arrivare subito ad un cessate il fuoco e al riconoscimento della legittimità del parlamento di Tobruk come rappresentante legale dell'unità del popolo libico"; e ha aggiunto che "al momento non è stato scelto alcun nome tra le personalità di cui si parla per il ruolo di capo del nuovo governo di unità nazionale"




ATTERRAGGIO D'EMERGENZA PER MATTEO RENZI E IL SUO STAFF

Redazione

Se la devono essere vista brutta il premier Matteo Renzi insieme al suo staff durante la mattinata odierna quanto l'elicottero che li trasportava da Firenze alla capitale è stato costretto ad effettuare un atterraggio d'emergenza nei pressi di Arezzo, esattamente a Badia al Pino.

La causa dell'atterraggio d'emergenza è stata causata dalle avverse condizioni meteorologiche. Le prime notizie a riguardo avevano ipotizzato problemi tecnici. L'elicottero con Matteo Renzi a bordo è atterrato presso campo sportivo senza incontrare particolari problemi e senza, fortunatamente, conseguenze per tutto l'equipaggio. Renzi è stato immediatamente raggiunto dalla sua scorta ed ha quindi proseguito il viaggio verso Roma in automobile.




MATTEO RENZI, QUIRINALE: IL PD VOTERA' SCHEDA BIANCA PER I PRIMI TRE SCRUTINI

Redazione

piovono dall'alto del premier le indicazioni sul voto per il Quirinale. Il Pd voterà scheda bianca alle prime tre votazioni. Lo ha annunciato il premier Matteo Renzi all'assemblea dei deputati alla Camera indicando il metodo per eleggere il capo dello Stato. "Chi non condivide il nome del candidato alla Presidenza della Repubblica – ha detto il presidente del Consiglio – dovrà dirlo apertamente".

Il premier ha spiegato ai presenti all'incontro disertato da Pier Luigi Bersani che il Pd proporrà agli altri partiti il nome di un solo candidato al Quirinale: niente terne, ma una proposta secca. E Chi non condivide il nome "dovrà dirlo apertamente". Anche perché, ha sottolineato Renzi, nel voto per il presidente della Repubblica "non c'è disciplina di partito".

Il premier ha quindi spiegato che il Pd ha ora la possibilità di riscattare lo scivolone del 2013 con il voto contro Prodi: "Il Pd – ha sottolineato – è l'antidoto e l'argine alla crisi della politica".

Dell'affossamento di Prodi ha parlato anche il capogruppo del partito alla Camera, Roberto Speranza: "Siamo in una settimana cruciale. Ciascuno di noi ha ancora sulla pelle le ferite del 2013. Ora è più che mai indispensabile un rapporto leale e franco per evitare le drammatiche vicende di due anni fa. Il rapporto e il confronto dentro i gruppi sarà comunque decisivo e io faccio appello a tutti voi: non perdiamo questa occasione per far emergere il nostro punto di vista".




QUIRINALE: ROMANO PRODI NON NE VUOLE SAPERE, MATTEO RENZI IN ALTOMARE

Redazione

Nulla di fatto, è tutto in altomare.Non e' venuto fuori il nome del candidato, e nemmeno quello di qualche candidato sgradito, ma alla direzione del Pd Matteo Renzi apre ufficialmente le danze in vista della competizione, con il Quirinale come posta, che iniziera' il 29 gennaio alle 15. Se dovessimo fallire, avverte, a fallire sarebbe il Pd. Meglio evitare allora di creare le condizioni per un replay del 2013. Un esplicito richiamo alla disciplina di partito, il suo, proprio per scongiurare l'incubo dei 101 che, quasi due anni fa, tagliarono le gambe a Romano Prodi prima e Pier Luigi Bersani poi. "Niente ironie e demagogie, il Presidente della Repubblica, si fa cercando di coinvolgere tutti", premette. Ma poi aggiunge molto meno ecumenico: "Nessuno ha il diritto di mettere veti, nemmeno tra di noi". La minoranza interna e' avvisata. Stesso trattamento anche per alleati e possibili interlocutori. I primi vengono soprattutto blanditi: ""I nostri alleati di governo saranno insieme a noi in questa sfida. E saranno le prime persone con cui riflettere". I secondi quasi minacciati: "Il Presidente della Repubblica si prova a fare con gli altri. Berlusconi ha votato gli ultimi due presidenti della Repubblica. I Cinque Stelle se vogliono stare al tavolo ci stiano. Noi abbiamo dato loro la possibilita'. Sta a loro scegliere se essere parte del gioco istituzionale. Spero possano cogliere l'occasione. Noi possiamo fare anche senza di loro, ma speriamo di fare con loro". Nelle pieghe, un messaggio di pace a Silvio Berlusconi, mentre un passaggio secondario viene usato per polemizzare con Renato Brunetta, uno dei capi della corrente dissenziente all'interno di Forza Italia. Il risultato promesso da Renzi e' che il Pd si presentera' all'appuntamento con da forza tranquilla, e soprattutto con un nome in tasca."Nelle 24 ore precedenti al primo voto si deve arrivare a formalizzare la proposta del Pd riunendo i gruppi, e i grandi elettori", scandisce. Da lontano, Romano Prodi gli manda a dire un garbato "sto passando una fase molto interessante e molto creativa della mia vita. Non voglio piu' essere in mezzo a queste tensioni e a questi problemi". Nessuno conti su di lui, insomma. Tantomeno per l'annuncio del candidato da fare prima della prima votazione. Renzi quell'annuncio vuole darlo. Dopo, beninteso, aver sentito gli altri. Ma nessuno avra' la possibilita' di porre un veto. Sarebbe un fallimento.