D’Alema non balla il tango, Renzi perde i partners e Grasso aspetta il suo turno

Mai a memoria d’uomo c’era stato un ceto politico con un “bagaglio culturale” così povero da far rabbrividire persino gli alunni delle prime elementari.

 

Ciò non sarebbe una colpa, però, se chi porta questo bagaglio non fosse pure arrogante, presuntuoso e prepotente. E chi ci va di mezzo è la democrazia che s’inceppa in mano ad amministratori culturalmente molto limitati. Ma tutto questo è stato scritto e riscritto. Lo riscriviamo ugualmente perché ricordarlo non può che far bene.

Momenti difficilissimi per la storia del Bel Paese. Montecitorio è diventato un covo di litigiosità, di accordi sotto banco e si legifera in virtù di interessi di bottega. Il Paese è sparito dall’agenda delle priorità. Ora è il momento di assestamento delle liste e listini ed a questo scopo hanno cucito un Rosatellum su misura.

 

D’Alema non balla il tango Vita frenetica a Montecitorio, strette di mano, ammiccamenti e sedute a non finire tanto è che molti si addormentano sugli scranni. Di questi ne abbiamo visto una folta documentazione sul web. E’ il momento della compravendita, dei trasferimenti e ognuno di loro sta pensando al proprio domani. Tutti tengono famiglia…
Pisapia, l’avvocato ex sindaco di Milano, ci tiene ad esprimere il suo giudizio sulla scelta di Grasso“Ha fatto il suo dovere fino alla fine. Rispetto e apprezzo la sua scelta” però più di là non osa andare. Sembra che per il momento vuole giocare a fare l’ago della bilancia nella galassia del centrosinistra. Pisapia ha chiesto a D’Alema di fare un passo di lato per facilitare gli accordi. D’Alema che non ha mai perso la pronta battuta gli ha risposto: “Passo avanti, uno indietro e poi di lato: devo imparare il tango”. Al momento, in questo versante regna la confusione più completa o se si vuole, la stagnazione della politica. E’ tutto in divenire tanto più che dopo l’uscita di Grasso dal PD e fino a che ricopre l’incarico di presidente del Senato, dice D’Alema, nessuno può nominarlo leader di nulla.

 

Renzi sempre più solo e lontano dal Paese
Si sta delineando una seconda “gioiosa macchina da guerra” di Occhettiana memoria. Sull’altra riva, in linea di fuoco, questa volta non ci sta Berlusconi, l’avversario è Matteo Renzi, anche se nelle linee arretrate sventolano le bandiere di Forza Italia. Sono lontani i giorni del Nazareno. E’ vero che fuori sede ci sarebbero stati accordi per il Rosatellum ed ora, anche se non lo ammette, Renzi si pente d’averlo fatto. Viaggia nel suo treno e si allontana sempre più da Roma, non solo Roma città ma anche Roma come consenso cittadino.
I rapporti con il Governo si lacerano sempre più. Come si dice, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” e Gentiloni si è approfittato per giocare un tiro mancino, proponendo, d’accordo con il presidente Mattarella, il rinnovo in carica di Visco alla presidenza della Banca d’Italia. Renzi fa buon viso e cattivo sangue e fa finta di abbozzare. Gentiloni nel frattempo si sta svegliando dal letargo e tratteggia un programma di sinistra in vista delle elezioni. E non sottovaluta il rancore di un “Matteo ferito” e cerca di avvicinarlo assicurandogli la leadership a condizione che ciò avvenga in una coalizione larga.

 

La stella di Renzi è in caduta libera. A Roma migliaia di cittadini rispondendo all’appello del Movimento 5 Stelle sono scesi in piazza a protestare contro il Rosatellum, cosa che gli ha rovinato il buon umore della giornata. Il modo muscolare del governo poi, e molti mormorano che dietro c’è stato proprio lui, di porre il doppio voto di fiducia per portare a casa una legge elettorale osteggiata dalla stragrande maggioranza degli italiani, oltre lasciare scontenti tutti, mette in rischio la stabilità del Paese. Tutto questo non si potrebbe dire buona pubblicità per il Matteo del 40% di quattro anni fa. Il fatto più indicativo è che ogni giorno diminuisce ogni sostegno alla sua esigua minoranza e aumentano sempre più i suoi obiettori. La cerchia del giglio magico si frantuma e per ritornare a galla ci vorrebbe più che un colpo di reni.

 

Grasso lascia il gruppo Pd al Senato e aspetta il suo turno Pietro Grasso è il più corteggiato sul mercato pre-elezioni. Piace a Pisapia, piace a D’Alema, piace a Bianca Berlinguer, ancora non si sa quanto piaccia agli elettori. Molti applaudono il suo gesto di correttezza e sono stati scritti plausi a sproposito. Il presidente del Senato, Pietro Grasso ha solo deciso di lasciare il gruppo del partito democratico a Palazzo Madama e di passare al gruppo misto. Non s’intravede alcun atto eroico. Quanti altri, prima di lui, per una ragione o altra hanno cambiato schieramento? L’Atto eroico sarebbe stato se si fosse dimesso da presidente del Senato prima della votazione come fece nel 1953 il presidente del Senato Paratore, contrario alla fiducia per l’approvazione della legge elettorale, cosa che aveva dimostrato l’altezza istituzionale e che a Grasso è venuta meno. Con quella mossa Grasso sembra abbia voluto arrivare prima della Boldrini per il posto di leader di un futuribile polo di sinistra, sapendo che anche lei è molto quotata per quel posto. Presa la sua decisione Grasso scrutando la situazione non si pronuncia, aspetta il suo turno. Il tempo è galantuomo.
Emanuel Galea

 




INCHIESTA METANIZZAZIONE ISCHIA: GIUDICI VALUTANO TESTIMONIANZA DI MASSIMO D'ALEMA

Mazzette dalla storica coop rossa CPL Concordia – 1.800 dipendenti in tutto il mondo, 461 milioni di fatturato – al sindaco Pd di Ischia per ottenere l’appalto delle opere di metanizzazione dell’isola.

di Giuseppa Guglielmino

Massimo D’Alema potrebbe essere interrogato come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta relativa l’appalto per la metanizzazione a Ischia. La testimonianza di Massimo D’Alema, da quanto si apprende, dovrebbe chiarire uno dei punti cruciali dell’indagini, ovvero i rapporti che la cooperativa CPL Concordia ha intrecciato con la politica e con gli apparati della pubblica amministrazione.


D’Alema,scandaloso io finito negli atti

“Una vicenda scandalosa. È incredibile diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine della Procura di Napoli. Lancio un allarme. Chi non ha ruoli istituzionali e non è indiziato di reato non può essere perseguitato in questo modo al solo scopo di ferirne l’onorabilità. Difenderò la mia reputazione in ogni sede. Ho già dato mandato agli avvocati”. Lo afferma a Repubblica Massimo D’Alema. “Non c’entra nulla – sottolinea l’ex premier – la mia vicenda con quella di Lupi. Non sono ministro, non do appalti, sono un pensionato”. “E’ incredibile – aggiunge – diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine in corso”. “Cosa c’entra chi conosco e chi non conosco – lamenta D’Alema -. Certamente ho rapporti con Cpl Concordia, per cui tenni anche una conferenza in occasione della sua assemblea annuale, ma è un rapporto del tutto trasparente come con altre cooperative e aziende private. Una cosa è conoscere i dirigenti di un’impresa nazionale. E ne conosco tantissimi. Altra cosa è un’indagine che riguarda una vicenda precisa con ipotesi di tangenti”, “che rapporto c’è – si domanda – tra i reati di cui si parla e i miei rapporti con le persone?”. “Dalla Cpl – chiarisce quindi l’ex premier – non ho avuto alcun regalo ed è ridicolo definire l’acquisto in tre anni di duemila bottiglie del vino prodotto dalla mia famiglia come un mega ordine, peraltro fatturato e pagato con bonifici a quattro mesi. Il vino non c’entra con l’inchiesta ed è noto a tutti che la mia famiglia produce un ottimo vino. Abbiamo più domanda che offerta. Il favore è riceverlo, non è venderlo. Quanto ai libri nessun beneficio personale, ma un’attività editoriale legittima che rientra nel normale e quotidiano lavoro della fondazione Italianieuropei”.

Giovedì e venerdì interrogatori di garanzia
Sono stati fissati per giovedì e venerdì prossimi gli interrogatori di garanzia nei confronti dei destinatari delle misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per la metanizzazione sull’isola di Ischia (Napoli). Tra i primi ad essere ascoltati dal gip del Tribunale di Napoli, Amelia Primavera, figura il sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino, assistito dall’avvocato Alfonso Furgiuele. Gli inquirenti – il procuratore aggiunto D’Avino, e i pm Carrano, Loreto e Woodcock – a conclusione della prima fase dell’inchiesta, dovrebbero trasmettere a varie altre procure per competenza territoriale, i riferimenti ad altri appalti emersi dall’indagine sulla metanizzazione a Ischia.

Inchiesta Ischia: Cantone, chiesti atti a pm
Il presidente della commissione anti-corruzione, Raffaele Cantone, ha chiesto gli atti dell’inchiesta di Ischia che ha portato all’arresto del sindaco, Giosi Ferrandino. L’obiettivo è quello di fare verifiche per eventuali commissariamenti di appalti. “Abbiamo chiesto gli atti ufficialmente al procuratore della Repubblica di Napoli – ha detto Cantone – per capire se ci siano appalti che possono essere commissariati: verificheremo, prima dobbiamo leggere gli atti”. Cantone ha sottolineato, inoltre la necessità di “una legge sui finanziamenti delle fondazioni” e ha proposto di estendere l’esperienza dei controlli eccezionali fatti per Expo alle grandi opere.
La vicenda, secondo quanto scrivono i gip di Napoli, vedrebbe coinvolto il sindaco in un giro di mazzette da parte della Cpl che per i pagamenti avrebbe costituito fondi neri per una società tunisina riconducibile al proprio responsabile per le relazioni istituzionali, Francesco Simone. Corrotti anche il direttore della banca (“ce l’ho a libro paga”, dice Simone) e il capo della dogana di Tunisi, che avrebbero favorito l’esportazione dei fondi neri. Soldi in contante che, sempre Francesco Simone, in un caso, ha “occultato e fatto passare alla dogana di Fiumicino… nascondendoli nel passeggino della figlioletta”, annota il gip. Questa l’intercettazione in cui lo stesso dirigente CPL racconta: “..ho detto.. metto sotto il passeggino.. il passeggino cioè chi cazzo lo controlla…”.

La vicenda
Mazzette dalla storica coop rossa CPL Concordia – 1.800 dipendenti in tutto il mondo, 461 milioni di fatturato – al sindaco Pd di Ischia per ottenere l’appalto delle opere di metanizzazione dell’isola. Undici indagati, nove dei quali arrestati, con sullo sfondo un “sistema corruttivo” molto più ampio e diversi filoni d’indagine ancora “da approfondire”. E dalle intercettazioni spunta il nome di Massimo D’Alema, che rivendica la “assoluta trasparenza” del suo operato. ‘AL SINDACO 330.000 EURO’ – La stipula fittizia di due convenzioni nell’albergo della famiglia, l’Hotel Le Querce, per 330 mila euro; l’assunzione come consulente del fratello Massimo (anche se “nulla sapeva e nulla capiva” della materia) e almeno un viaggio in Tunisia: questo – secondo l’inchiesta coordinata dai pm di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto e condotta dai carabinieri del Comando per la Tutela Ambiente del colonnello Sergio De Caprio, il ‘Capitano Ultimo’ – il ‘prezzo’ pagato dalla CPL per la corruzione del sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, che con la complicità del tecnico comunale Silvano Arcamone avrebbe spianato la strada alla cooperativa. EUROPA SFUMATA – Ferrandino, scrive il gip, “era diventato una sorta di factotum al soldo della CPL”, che si sarebbe messa a sua disposizione anche per aiutarlo nell’elezione al Parlamento europeo. Ma, nonostante “lo sforzo profuso da tutto l’entourage” della società, l’obiettivo è sfumato per poco: con oltre 80mila voti è risultato il primo dei non eletti del Pd. FONDI NERI IN TUNISIA – Per il pagamento delle tangenti la CPL, sostiene l’accusa, avrebbe costituito fondi neri emettendo fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl) riconducibile a Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo CPL Concordia, definito dagli inquirenti “personaggio chiave” della vicenda. GLI ARRESTI – Con lui sono stati arrestati – oltre al sindaco, al fratello e al tecnico comunale – l’ex presidente di CPL Roberto Casari (andato in pensione il 30 gennaio scorso, ma secondo l’accusa ancora ‘regista’ degli affari della cooperativa), i dirigenti Nicola Verrini, Bruno Santorelli, Maurizio Rinaldi e l’imprenditore casertano Massimiliano D’Errico. Obbligo di dimora nel comune di residenza, invece, per un altro funzionario e un consulente della cooperativa.

Sistematico ricorso alla corruzione 

I vertici del colosso delle cooperative avrebbero fatto “sistematico ricorso – scrive il gip – ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i Sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali”. “Impressionante” il numero dei lavori “trattati con il descritto modus operandi”: non solo Ischia, ma anche “Procida, Avellino, i Comuni dell’Agro aversano, tutti appalti e lavori gestiti dalla Cpl di Napoli e tutti all’insegna della corruzione e della collusione”. Anche con esponenti della camorra.

La Camorra e le rivelazioni di Iovine

Sullo sfondo, infatti, vi è un’inchiesta della Dda di Napoli che, partendo dalle rivelazioni del pentito Antonio Iovine, ipotizza che la CPL si sia aggiudicata i lavori di metanizzazione compiuti tra il 1999 e il 2003 a Casal di Principe e in altri sei comuni del Casertano con l’appoggio della fazione dei Casalesi guidata da Michele Zagaria. I subappalti sarebbero stati poi distribuiti alle ditte locali indicate dai boss. Casari, per questa vicenda, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa I SOLDI NEL PASSEGGINO – Corrotti anche il direttore della banca (“ce l’ho a libro paga”, dice Simone) e il capo della dogana di Tunisi, che avrebbero favorito l’esportazione dei fondi neri. Soldi in contante che, sempre Francesco Simone, in un caso, ha “occultato e fatto passare alla dogana di Fiumicino… nascondendoli nel passeggino della figlioletta”, annota il gip. Questa l’intercettazione in cui lo stesso dirigente CPL racconta: “..ho detto.. metto sotto il passeggino.. il passeggino cioè chi cazzo lo controlla…”.

I Politici

Diversi i politici che si sono interfacciati negli anni con la CPL Concordia. Tra questi un apposito paragrafo viene dedicato a un ex parlamentare del Pdl al quale, scrive il gip, citando le dichiarazioni di alcuni testimoni, sarebbero stati “pagati circa un milione e 300 mila euro per il presunto sviluppo autorizzativo di due campi di fotovoltaico mai realizzati”.

Massimo D’Alema

Riguardo a Massimo D’Alema, ne parla soprattutto Francesco Simone, che per conto della CPL ha acquistato 500 copie del suo ultimo libro e 2.000 bottiglie di vino, versando bonifici alla fondazione Italianieuropei per oltre 60mila euro. Secondo il dirigente arrestato, D’Alema sarebbe uno di quei politici che “mette le mani nella merda come ha già fatto con noi, ci ha dato delle cose”. L’ex presidente del consiglio ha subito precisato: “Nessun illecito o beneficio, rapporto con Cpl trasparente. La diffusione delle intercettazioni è scandalosa”.

Link to Ischia è il documentario dello svolgimento dei lavori per la costruzione del metanodotto sottomarino per il trasporto e la distribuzione del gas naturale sull’isola di Ischia. Un ambizioso progetto realizzato a favore di oltre 18.000 utenti potenziali su 5 comuni isolani, serviti da 39 km di rete urbana e quasi 13 km di condotte sottomarine.




MASSIMO D'ALEMA, RENZI: "UNA VECCHIA GLORIA DEL WRESTLING"

Redazione

Matteo Renzi respinge l'accusa di essere "arrogante" rivoltagli ieri da Massimo D'Alema, che, replica il premier in una intervista a Repubblica, "ha utilizzato un lessico che non mi appartiene. Espressioni che stanno bene in bocca a una vecchia gloria del wrestling, più che a un ex primo ministro".
Così il presidente del Consiglio si lascia andare anche ad una battuta calcistica: "Credo (che D'alema noto tifoso giallorosso) fosse arrabbiato per Roma-Fiorentina: ha capito che il vero giglio magico è sceso in campo all'Olimpico… Compito del Pd è cambiare l'Italia, sia che D'Alema voglia sia che D'Alema non voglia. E noi lo faremo". In ogni caso il premier scommette "che non ci sarà alcuna scissione. Il Pd è un luogo aperto al confronto.

Nessuno puo' pretendere di avere la verità in tasca. La mia proposta è quella di discutere e confrontarsi sul modello di partito, sull'identità della sinistra che cambia in Europa e in Italia. Cuperlo ha picchiato duro su di me ma ho apprezzato la sua analisi. Il dibattito ha bisogno di tutti. Non cacciamo nessuno. Da qui al congresso del 2017 abbiamo due anni per discutere di come irrobustire il Pd uscendo dalla logica dei talk e dei tweet e gustando la fatica di ascoltarsi".

Per Renzi il problema è che "una parte della minoranza ha questa simpatica abitudine di trattarci come usurpatori, come se fossimo entrati nottetempo al Nazareno scassinandolo. Prima o poi accetteranno il fatto che se ci siamo noi, e non più loro, è perché ci hanno scelto gli iscritti, ci hanno votato gli elettori alle primarie e ci hanno sostenuto gli italiani con una percentuale di consensi che non si vedeva dal 1958".

Renzi ha escluso anche che dopo le dimissioni di Maurizio Lupi tocchi ora ai sottosegretari indagati lasciare l'incarico. "Ho sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia". "Per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato. Del resto, è scritto nella Costituzione". "Quindi perché dovrebbe dimettersi un politico indagato? Le condanne si fanno nei tribunali, non sui giornali". E respinge le accuse di 'doppiopesismo' tra Lupi e i sottosegretari: "ho chiesto le dimissioni a Orsoni quando, patteggiando, si è dichiarato colpevole. Ho commissariato per motivi di opportunità politica il Pd di Roma nonostante il segretario locale fosse estraneo alle indagini. A suo tempo avevo auspicato il passo indietro della Cancellieri sempre con una motivazione strettamente politica. Altro che due pesi e due misure: le dimissioni si danno per una motivazione politica o morale, non per un avviso di garanzia".

 




LAZIO, ANCORA UN'ALTRA OLIATA ALLE PORTE GIREVOLI E CE L'ABBIAMO FATTA. FORSE…

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Chiara Rai

I dispetti sono finiti? Sulla nostra pelle perlomeno Polverini non ci metterà più mano. Con una sanità al collasso e una spending review che avrebbero dovuto fare Fiorito, Maruccio & Co anziché bivaccare alla strenua dei mitologici porci della Circe che viene Polverizzata dal Governo in 24 ore. Ieri mattina 17 ottobre il nuovo commissario per la sanità del Lazio, Enrico Bondi, ha varcato il cancello del palazzo della Regione. E chi l’avrebbe detto che in tempi non sospetti le porte girevoli di cui parlavo ad agosto, [LAZIO REGIONE, PRESTO IL "CAMBIO DELLE PORTE"…. GIREVOLI E BEN OLIATE?] pronte per la rossa Birindelli, sarebbero entrate in funzione prima per Renata? Ci sono voluti circa quaranta minuti di dialogo tra Bondi e Polverini per capire che il debito della sanità rimane sul nostro groppone così come la minaccia della cesoia bondiana che dovrà tagliare ancora posti letto per portarli a 3,7 ogni mille abitanti. E’ sì i sacrifici non sono finiti e intanto i camerini sono tutti occupati perché si è in eterna campagna elettorale e ci si cambia d’abito, si prendono lezioni su come porsi davanti alle telecamere per convincerci a mettere la crocetta al posto giusto. Intanto le croci, quelle pesanti dei sacrifici che tanto commossero  la ministra Fornero sono tutte per noi.  E gli ospedali laziali sembrano gironi infernali con le persone ammassate sulle barelle nei corridoi. Ma Marrazzo tagliò 6 mila posti letto e dopo l’allontanamento dai riflettori ne è uscito rinnovato con un contratto in Rai e la Renata, che di posti letto ne ha tagliati 2.700 e ha aperto il fuoco con i gruppi San Raffaele, Santa Lucia e Gemelli, adesso cambia forzatamente aria (almeno riguardo la sanità) dopo che ha dato sfogo ai suoi capricci e tappezzato il Lazio con i suoi slogan da ex sindacalista.  Per far sì che le porte girevoli funzionino definitivamente affinché si chiuda questa dolorosa e vergognosa vicenda, dobbiamo aspettare qualche altro puntiglio, dispetto, insomma capriccio. L’invito di tanti è quello di prendere il proprio fagotto e andare a casa. Intanto a sinistra non è che lo spettacolino sia migliore: Massimo D'Alema ha annunciato nella serata di ieri che non si ricandiderà al Parlamento nelle prossime elezioni di primavera se Pier Luigi Bersani vincerà le primarie del centrosinistra, ma ha annunciato battaglia nel caso in cui a prevalere sarà il “bischeraccio” di Matteo Renzi. E noi stringiamo ancora la cinghia in attesa di sentire e leggere argomenti più concreti. E’ tempo di cambiare aria.

tabella PRECEDENTI:

23/08/2012 LAZIO REGIONE, PRESTO IL "CAMBIO DELLE PORTE"…. GIREVOLI E BEN OLIATE?