Chi vuole veramente male all’Italia? La parola d’ordine delle opposizioni: tanto peggio tanto meglio

Da quando è stato varato il governo Lega-M5S, l’opposizione, ed in prima linea il PD, fa fuoco e fiamme con interventi televisivi favoriti da un’amministrazione RAI che ancora non si adegua alla nuova linea, dando molto risalto alle interviste di Martina, Renzi, Migliore, Romano, Rosato, e chi ne ha più ne metta. Facendo apparire il PD come il partito salvatore della patria, l’unico rimedio contro i guasti di un governo che si vuole irresponsabile, inesperto, pasticcione, conflittuale al suo stesso interno. In più, ‘fascista’, come si affrettano alcuni ad insegnare ai migranti ancora prima che i gommoni siano svuotati del loro contenuto. Renzi in televisione, parlando a proposito dei vaccini, ha detto con tono stentoreo che ‘non si scherza con la salute dei bambini’, e che chi lo fa, ‘fa male all’Italia’. Bene, noi pensiamo che il male all’Italia lo stanno facendo loro, le opposizioni, tra le quali annoveriamo, Leu – insignificante ma presente in TV al di là della sua reale (in)consistenza – e purtroppo, anche Forza Italia e Tajani. Già tuonare a vanvera contro un governo eletto democraticamente con una legge elettorale fatta ad arte per impedire che un tale governo si formasse, e quindi delegittimare di fatto le scelte dei cittadini, è antidemocratico, e denota una faziosità che va al di là di una opposizione che pure in democrazia è necessaria, dovendo essa controllare ed equilibrare le iniziative parlamentari. Questa opposizione, invece, va a ruota libera, spargendo anche notizie non esatte, giusto per cercare di scalzare le forze al governo. Che all’interno dell’esecutivo ci siano pareri diversi, fa soltanto bene, perché il confronto permette di mettere a punto soluzioni migliorative. Quando invece il partito, o il governo, sono sotto l’egida di un unico padre-padrone, come è successo di recente e anche un po’ più in là, la democrazia va a pallino.

Caso Ilva

L’idea della revisione delle condizioni di cessione dell’azienda certamente non è nata in seno al M5S, ma proprio da un appartenente al PD, cioè Michele Emiliano, governatore della Puglia, una voce a volte fuori dal coro. Purtroppo, inascoltata è stata la sua protesta a proposito del TAP, che avrebbe potuto essere spostato a Brindisi, senza distruggere gli uliveti secolari del Salento: ma gli interessi in gioco sono tali, e ad un tale livello, che l’operazione di buonsenso si è dimostrata impossibile, e di questo fa fede un’inchiesta de L’Espresso di qualche tempo fa che esprime precise accuse. Tornando all’ILVA, in una lettera indirizzata proprio a Di Maio, Emiliano manifesta i suoi dubbi sull’aggiudicazione del contratto, da parte dell’allora Ministero per lo Sviluppo Economico, alla AmInvestCo, che prevede l’impiego di 8.100 operai a regime, mentre la AcciaItalia ne avrebbe previsti 10.500. In più, afferma Emiliano, non è stato preso in considerazione il fattore qualitativo dell’offerta: AcciaItalia aveva proposto un piano con l’impiego di tecnologie a minore impatto ambientale, da eseguire entro il 2021; al contrario, la AmInvestCo prevede modifiche al piano ambientale con dilatazione degli interventi fino al 2023. E, continua il governatore, appaiono ben più esigui gli investimenti della AmInvestCo rispetto a quelli dell’AcciaItalia, che aveva proposto la decarbonizzazione dell’azienda, fattore decisivo per la vita della città di Taranto e delle campagne circostanti. Forse non tutti ricordano che l’ILVA, in mano a Riva, è stata condannata a risarcire masserie, allevamenti e coltivazioni invasi dalla diossina, e mai più fruibili. Oltre alla mai eseguita operazione di decontaminazione dell’area, che sarebbe costata alla proprietà circa tre miliardi delle vecchie lire. “Notoriamente” continua Emiliano, la cordata in oggetto “concentra una cospicua fetta della produzione di acciaio a livello europeo e mondiale, nonché quote di mercato UE, con evidente e conclamato rischio antitrust, essendo superiori al 40%”. Tralasciamo altre pur significative notizie inerenti la questione, solo per brevità. Quindi non è vero che Di Maio voglia distruggere l’ILVA e mandare a casa migliaia di operai. Al contrario, si vuole evitare un evidente rischio di aggiudicazione ‘non ponderata’, diciamo così, e magari, effettuata tenendo conto di fattori che esulano dalle normali valutazioni imprenditoriali.

Vaccini

Nessuno vuole giocare con la salute dei bambini per motivi politici, né si vede quale interesse potrebbe averne l’attuale governo, visto che i No-vax sono una minoranza. Lo spostamento dei termini per la presentazione dei certificati deriva soltanto da condizioni pratiche, e inutilmente Giulia Grillo, e anche i due vice-premier , si affannano a rassicurare i genitori: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Renzi e Martina, loro sì, strumentalizzano l’argomento salute dei bambini e vaccini, per motivi politici. Ma li vogliamo rassicurare: nessuno impedirà che si raggiunga il fatidico 98%, o quello che sia, di bambini vaccinati. Una volta di morbillo non si moriva, e oggi ci vuole il vaccino: ma che morbillo è? Oppure in realtà si tratta di complicanze in soggetti deboli e carenti di difese immunitarie? Certo, a qualsiasi genitore il numero di ben dieci vaccini obbligatori appare enorme. È pur vero che oggi importiamo con i migranti patologie da noi scomparse da decenni, come la scabbia. Un ulteriore vantaggio delle ‘risorse’. E chi farnetica a proposito degli Italiani migranti a inizio secolo, sappia che dopo un viaggio in nave che poteva durare mesi, i nostri emigranti venivano visitati e tenuti in quarantena in Ellis Island. Respinti poi, senza poter scendere sul suolo americano, se non trovati idonei. Ma tutti partivano con documenti e permessi regolari per andare a lavorare in una nazione che della loro presenza aveva bisogno.

Decreto Dignità

Non si vede in quale altro modo si poteva intervenire per eliminare o almeno ridurre una piaga della nostra economia. Il precariato costringe tutti coloro che hanno bisogno di lavorare ad accettare condizioni di sfruttamento. Mettere gli imprenditori davanti all’obbligo di assunzione, porterà certamente ad un cambio di mentalità. D’altronde, spostare il termine da 36 a 24 mesi per le assunzioni a termine, non cambia tanto le cose, e non crea disoccupazione più di quella consequenziale. L’indennizzo per il licenziamento potrà servire a dare al licenziato, o non riassunto, il respiro necessario per cercare un’altra occupazione. I voucher sono necessari, ma soltanto per alcune mansioni e per periodi limitati. Il loro uso incontrollato è da attribuire alla vecchia amministrazione. È altresì evidente che tutto questo non fa comodo alla Confindustria, che preferirebbe continuare a disporre di manodopera ‘ricattabile’.

Caporalato

Il caporalato, e lo sfruttamento degli operai africani sono conseguenze di una dissennata politica commerciale. Oggi i pomodori che si trovano sui banchi del supermercato hanno le più varie provenienze. Ma quelli a minor prezzo sono sicuramente quelli provenienti da paesi terzi, come l’Olanda, mentre i pomodori di produzione nostrana vengono pagati una miseria, e magari rimangono invenduti. Una politica vera di incentivo all’agricoltura consentirebbe di produrre a più basso costo, senza pagare, per esempio, i contadini siciliani affinchè non coltivino il grano. Permettendo così di importare quel grano al glifosato – pesticida cancerogeno e mutageno – che invece noi dobbiamo, per decisone europea, importare dall’estero – leggi Canada. Oggi si distruggono grandi qualità di prodotti agricoli, per i quali i contadini incassano integrazioni da parte dello Stato. Quel denaro mal speso potrebbe invece essere meglio impiegato per far sì che le nostre eccellenze trovino spazio sul mercato. Quindi finchè la concorrenza dall’estero imporrà prezzi molto bassi ai nostri prodotti, il fenomeno di sfruttamento della manodopera straniera continuerà, e il caporalato ne è solo un effetto.

Far West

Uno degli argomenti preferiti dall’opposizione di centrosinistra si chiama ‘Far West’, e l’altro ‘giustizia fai-da-te’. Senza guardare che in Italia il Far West è già in atto, e ne testimoniano i numerosi attacchi sessuali a ragazze che hanno il grande torto di camminare per strada da sole. Non ultimo, il caso avvenuto a Milano, quando una ragazza è stata aggredita alle cinque di mattina da un migrante recidivo, già condannato per stupro, e al quale, pur essendo stato negato il permesso di soggiorno, era stato concesso il ricorso. La ragazza aveva compreso le intenzioni dell’uomo, e ha usato lo spray urticante, riuscendo così a salvarsi. Giustizia fai-da-te? O difesa personale? Ci mancherebbe solo che il nigeriano in questione facesse causa alla ragazza per avere un risarcimento. Siamo in Italia, tutto è possibile! Fioriscono poi corsi di difesa personale, frequentati da donne che vogliono sentirsi più sicure, e cha vanno a cercare di apprendere tecniche che non saranno mai in grado di applicare. Questo sì, è Far West, ed è addebitabile tutto intero a chi ha permesso una invasione incontrollata da parte di chi oggi campa sulle nostre spalle. Pochi sono gli esempi di vera integrazione, e sono quelli che ci fanno ben sperare, una volta rimandata a casa la feccia. Ma bisogna farlo. Eliminare la possibilità di ricorso al rifiuto di permesso di soggiorno sarebbe una soluzione da adottare, dato che si traduce in una violazione della legge e in una presa in giro per la comunità. Tempi rapidi per le espulsioni e accompagnamenti. Il foglio di espulsione in tasca non costringe nessuno ad andarsene. Così si eliminerebbe buona parte della manovalanza della malavita che tratta prostituzione e droga. I brutti casi di intolleranza, anche quelli, sono addebitabili a chi ci ha costretti in una condizione che i più percepiscono di non-sicurezza. Mentre i reati degli stranieri aumentano quotidianamente, pietosamente taciuti dai media.

Forze dell’Ordine

Una buona decisione presa di recente è quella di dotare i nostri agenti di polizia di taser, un dispositivo non letale che consente di mettere fuori combattimento un malfattore senza ucciderlo, adoperato da decenni nel Stati Uniti. Purtroppo, la tanto auspicata ‘sperimentazione’ – della quale non si vede la necessità, trattandosi di un dispositivo già ampiamente collaudato – non ancora arriva, costringendo i nostri agenti dell’ordine, polizia e carabinieri, a sparare, o a subire dure punizioni da parte di delinquenti per lo più stranieri: questo è intollerabile! L’alternativa è subire un procedimento disciplinare e una indagine per lesioni, con richiesta di risarcimento danni, o peggio, l’accusa di eccesso colposo in legittima difesa. Grazie alle maglie larghe del vecchio governo, che oggi vorrebbe tornare al potere. Insomma una opposizione, come si diceva una volta, ‘tanto peggio tanto meglio’. Allora, fatti due conti, è facile vedere chi vuole veramente male all’Italia. Mentre l’onorevole Martina, non più solo ‘reggente’, ma segretario del PD, si fa crescere una barba da imam: forse per propiziare i prossimi voti degli islamici.

Roberto Ragone




Pd: Martina eletto segretario dall’Assemblea Nazionale

Maurizio Martina è stato eletto dall’assemblea nazionale nuovo segretario del Pd. I voti contrari sono stati sette e gli astenuti 13. Martina, all’indomani delle dimissioni di Matteo Renzi, aveva assunto le mansioni di segretario reggente.  “Sarà un percorso lungo, perché la portata del cambiamento che abbiamo subito il 4 non ci consente di raccontare scorciatoie. Sarà un lavoro lungo, appassionante e rigenerante. Che ci consentirà di trovare la forza per l’alternativa”, è stata la conclusione del suo intervento.




Il rododendro, un omaggio floreale per il pd

Ce lo aspettavamo, ed è accaduto. Il governo più contrastato della storia repubblicana ha ormeggiato la sua barchetta al molo di Palazzo Chigi, salvo Mattarella. La RAI trasmette, puntualmente, ogni giorno, per ogni Tiggì, l’intervento velenoso e rabbioso di un Martina che ha perso il suo aplomb, e si scaglia violentemente, con invettive più rabbiose che reali – “Non glie lo consentiremo, non glie lo consentiremo, non glie lo consentiremo” – contro il sodalizio Lega-Cinquestelle, sul quale nessuno avrebbe scommesso un centesimo appena una settimana fa.

Vorremo, per questo, offrire a Martina e ai ‘martinesi’ – oltre che ai renziani – un omaggio floreale, il rododendro, che di solito si invia a chi ‘si rode dentro’, non riuscendo ad accettare un evento contrario – come in questo caso. Mentre tutti gufavano e davano già per morta la coalizione, e gli Italiani, truffati da chi non riusciva a mettersi d’accordo e “perdeva tempo” a spese della nazione. Navigando di bolina, Matteo e Luigi sono arrivati in porto.

Ora speriamo che, nonostante i parlamentari PD continuino a dire che sono a rischio “I risparmi degli Italiani”, non è chiaro per quale meccanismo, né lo spiegano, esprimendo una sorta di terrorismo psicologico, destinato ad influenzare le menti più semplici, Mattarella non ci metta lo zampino, approvando in tempo record, visto che sono passati già sessanta giorni, il governo che gli è stato sottoposto, con un suggerimento per il presidente del Consiglio, nella persona di Giuseppe Conte, giurista, con un curriculum di diciotto pagine. Sul quale, immediatamente, le malelingue hanno operato un controllo, scoprendo che, ahimè, della frequentazione del nostro presso la New York University non si trova traccia nei documenti dell’ateneo. In realtà, la presenza di Giuseppe Conte riguarda soltanto un ‘perfezionamento’ che lo stesso avrebbe conseguito presso quell’istituto dal 2008 al 2012, confermato dallo scambio di alcune e-mail con Mark Geitsfeld, “autorevole studioso della responsabilità civile della NYU School of Law”, come riporta un quotidiano oggi. Proprio durante il soggiorno del 2014, secondo le e-mail, Conte incontrò Geitsfeld e lo inserì nel comitato scientifico della rivista ‘Giustizia civile’, di cui lo stesso Giuseppe Conte è direttore. Su Twitter un docente di Oslo, Mads Andenas, dichiara che per tali ‘perfezionamenti’ i professori studiano in biblioteca durante le vacanze estive, e non sono ‘staff’ o ‘students’”.

Ma il ‘pezzo’ del corrispondente da Roma del NYT, Jason Horowitz, ha fatto da sponda al malumore del PD, nonostante le sue conclusioni siano affrettate e faziose. Così nella memoria dei meno provveduti rimarrà sempre il ricordo di quel sospetto seminato ad arte per intossicare il cammino di un governo che undici milioni di Italiani hanno alla fine votato, ma che è inviso soprattutto a chi vorrebbe che la situazione in Italia rimanesse com’era quando al timone c’era Renzi. A contestare la tesi della falsificazione curricolare, rimane il curriculum di Conte, un documento di diciotto pagine che non può essere contestato: altrimenti oggi ben più alti lai si leverebbero dai banchi degli sconfitti. Non possiamo credere alla buona fede di chi ha redatto un articolo del genere. La spinta filoeuropea parte da lontano, e si serve anche di materiale d’oltreoceano. Vorremmo, per dovere di cronaca, ricordare che in Italia, nel governo appena smantellato, abbiamo avuto dei casi che in altri paesi avrebbero provocato dimissioni certe e veloci. Per esempio, la tesi di laurea del ministro Madia, che, è stato dimostrato dall’indagine di una puntigliosa giornalista, esser stata copiata. Oppure il caso limite del ministro della Pubblica Istruzione – proprio lei! – che si è autoattribuita, in curriculum, una laurea mai conseguita realmente. Oggi questi personaggi sono ancora al loro posto, né l’opinione pubblica ha inteso protestare, segno evidente del convincimento di una certa ineluttabilità e abitudine alla menzogna a cui ci siamo assuefatti.

Roberto Ragone




Decreto Martina su uso pesticidi, ancora una volta minacciata l’economia pugliese: “a pensar male si fa peccato, ma…”

Il ‘Decreto Martina’ del 13 febbraio del 2018, relativo all’impiego di pesticidi neonicotinoidi contro il fenomeno Xilella, è arrivato con effetto dirompente sullo scenario già abbastanza provato degli uliveti pugliesi, con prescrizione di quattro trattamenti obbligatori all’anno, pena sanzioni. Minacciate anche le colture biologiche. L’AIAB, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, ha preso posizione contro questa iniziativa. Abbiamo voluto sentire il parere del dottor Vincenzo Vizioli, presidente nazionale dell’AIAB.

Dottor Vizioli, questo decreto entra a gamba tesa in un comparto già abbondantemente provato dal TAP. Cosa ci può dire in proposito?

Il problema è annoso e difficilmente riusciremo a risolverlo, perché noi, come servizio fitosanitario alle frontiere, abbiamo controllato poco e male. In più, il meccanismo che ha portato questi insetti è quello degli accordi bilaterali in seno all’UE. Le spiego: l’Olanda fa produrre, tra l’altro, piante ornamentali, in Colombia e in altri paesi terzi, e li vende come Olanda, così noi rilasciamo il passaporto fitosanitario. Di contro, in Olanda non circola un bulbo, uno solo, che non sia prodotto da loro, a tutela del loro patrimonio. Sta di fatto che il vettore della Xilella, quello detto ‘la sputacchina’, è un insetto che vive su di una miriade di piante ornamentali, per questo è impossibile combatterlo. Ormai noi con la Xilella ci dobbiamo fare i conti, e dobbiamo solo lavorare su di un grosso incremento di misure che riescano a contenere il proliferare di questo insetto.

Ricordo che all’inizio di questa epidemia gli ulivicultori del Salento si ribellarono all’abbattimento, e misero in atto un qualche sistema per salvare le piante.

Noi siamo stati contro l’abbattimento delle piante, rivendicando il fatto che erano piante secolari ancora produttive. La cosa è stata aggravata da trattamenti sbagliati, anche dal fatto che si usassero diserbi sotto gli uliveti, per cui siamo arrivati al disseccamento quasi giornaliero di alcune piante. Il problema è che è assurdo imporre ad aziende biologiche di trattare con prodotti non conformi, a quel punto il danno non è solo nel trattamento. Un trattamento a calendario ormai non è ammesso da nessuna parte dei paesi civili, si fa solo a seguito dei monitoraggi. Se i monitoraggi sono in corso, comunque l’azienda biologica ha dei presidi ammessi che può utilizzare. Quindi ormai bisogna intervenire, non si può fare diversamente. Nel modo in cui hanno tagliato il burro con l’accetta alla Regione Puglia non è accettabile. La gente è preoccupata perché il Salento rischia di diventare una seconda terra dei fuochi, se si sparge la voce che questi trattano ‘a bomba’ quattro volte l’anno senza bersaglio.

Oltretutto una classe d’insetti fondamentale come le api sarebbero colpite in una maniera massiva, con gravissime conseguenze.

Dei prodotti che sono ‘consigliati’, neonicotinoidi, la UE pochi giorni fa ha ne vietati tre proprio per il danno che creano alle api: per noi una vittoria storica. Purtroppo, dato che la gamma di prodotti è molto ampia, si continua a danneggiare gravemente le api. Le api sono l’elemento discriminante per l’equilibrio di un ecosistema, e quindi la moria delle api è un segnale di moria di un ecosistema. Per questo motivo quei prodotti dovrebbero essere sicuramente sconsigliati, e, se del caso, utilizzati con mille accortezze. Noi speriamo che non vengano utilizzati, perché i neonicotinoidi sono letali per gli insetti, anche altri impollinatori oltre le api.

In che modo ci si potrebbe opporre a queste ordinanze europee che dimostrano poca competenza?

Credo sia stato convocato, nella città metropolitana di Bari, un tavolo tecnico che dovrebbe riunirsi a giorni, che ha raccolto le proteste degli ulivicultori. Noi abbiamo fatto opposizione, e credo si stia creando un comitato che impugnerà il decreto, al TAR, o in altre sedi competenti.

Un commento: visto che i prodotti il cui uso indiscriminato è stato ordinato da Martina, pena sanzioni pesanti, sono già stati esclusi dall’UE da fine anno, si può legittimamente pensare che il ministro, anche involontariamente, abbia voluto fare un favore alla Bayer, società produttrice, per permettere lo smaltimento delle scorte. A pensar male si fa peccato, ma… (diceva un certo Giulio Andreotti)

Roberto Ragone




Governo, Martina (Pd): “Consulteremo anche la base se fare accordo con M5S”

“Se la direzione del 3 maggio darà il via libera al confronto con i Cinque Stelle penso sia giusto che l’eventuale esito finale di questo lavoro venga valutato anche dalla nostra base nei territori con una consultazione“. Così il segretario reggente del Pd Maurizio Martina intervenendo a L’intervista di Maria Latella su Skytg24.

“Il 3 maggio non dovremo decidere se fare o non fare un governo con M5s ma se iniziare un confronto – ha detto Martina -, entrare nel merito delle questioni, capire se ci possono essere punti d’intesa. Siamo forze molto diverse e la strada è in salita. Ma i presunti vincitori del voto del 4 marzo non hanno offerto prospettive e ipotesi concrete per il Paese. Credo che arrivati a questo punto sia giusto capire se esiste la possibilità di un confronto”.

“Io sono molto preoccupato sia di un governo con Salvini come socio di riferimento che di una precipitazione al voto anticipato nei prossimi mesi. L’Italia non può permettersi questi scenari”, ha spiegato ancora Martina. “Io – aggiunge – difenderò sempre il lavoro fatto dai governi Pd di questi anni che hanno portato l’Italia fuori da una grande crisi. Ci sono tante cose da fare ancora. Ora il tema è quello di sfidare i 5 stelle sui nostri temi e capire se esiste la possibilità di un’agenda condivisa di impegni per l’Italia su alcune priorità essenziali”.




COPPIA DELL'ACIDO: MARTINA VUOLE ANDARE CON IL BIMBO DA DON MAZZI

di Angelo Barraco

Milano – Il piccolo nato da Martina Levato a Ferragosto è stato riconosciuto dal padre Alexander Boettcher, condannato anch’esso a 14 anni per l’aggressione con l’acido. Il pm stamane ha chiamato al Sindaco di Milano Pisapia dicendo che Alexander, essendo in carcere, non poteva recarsi presso gli uffici comunali per riconoscere il figlio, allora è stato il Comune ad andare da lui, due messi comunali si sono recati presso il carcere di San Vittore. Verrà disposta quanto prima un’altra istanza per fare in modo che Alexander possa vedere suo figlio. La Clinica Mangiagalli di Milano formalizzerà sia al Tribunale di Milano, si a quello dei Minori, sia al Comune e al Carcere che Martina Levato e il suo piccolo possono essere dimessi. La donna ha chiesto di essere trasferita presso la comunità di Don Mazzi o in alternativa presso l’Icam. La donna inoltre chiede che il padre del piccolo Achille possa vedere suo figlio. Intanto Don Mazzi ha risposto alla richiesta di Martina: “Siamo pronti ad accoglierli. Eravamo pronti anche prima che Martina partorisse”, il prete ha puntualizzato inoltre “Martina deve stare con il bambino. Deve allattarlo perché questa è l'unica via per salvare la mamma e il bambino” ma Don Mazzi ha detto che si tratterebbe di una struttura dove ci sono mamme e bambini con situazioni simili e ha aggiunto “Adesso deve calare il silenzio sul caso. Più ne parliamo e peggio è . Serve tranquillità per creare un ambiente sereno, non carcerario e non sotto i riflettori”.
 
La Storia: Martina Levato, Alexander Boettcher e Andrea Magnani costituivano una vera e propria associazione a delinquere e sono responsabili dell’aggressione di due ragazzi. Il 28 dicembre scorso hanno aggredito con l’acido Pietro Barbini, causando ad esso lesioni gravissime. Martina Levato invece è accusata di aver tentato l’evirazione di uno studente della Cattolica con cui avrebbe avuto una breve relazione. Il fatto risale al 19 maggio scorso. Durante il processo contro l’aggressione ai danni di Pietro Barbini, Andrea Magnani ha detto che il regista dell’aggressione sarebbe stato Alexander Boettcher, “mentre io sapevo che dovevamo fargli uno scherzo goliardico e mi sono accorto di tutto solo quando Martina ha lanciato l’acido”. Magnani dice che sapeva che i due volevano fare “uno scherzo goliardico, perché Barbini era di ritorno dagli Stati Uniti” e ha detto che Alexander Boettcher gli aveva affidato un borsone con dei contenitori, ma pensava fossero pieni di acqua. “Non mi ero reso conto, ho anche tentato di suicidarmi dopo quello che era successo ed ora provo rimorso, anche se non ero consapevole”, ha aggiunto Andrea Magnani. Pian piano emergono novità a partire dai loro interrogatori in cui Alexander Boettcher e Martina Levato si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip, e la stessa cosa ha fatto il loro complice Andrea Magnani. Oltre alla strategia del silenzio, la coppia ha assunto davanti al gip un atteggiamento arrogante. Subentra poi una nuova testimonianza che ha raccontato ai magistrati di essere stata contattata da Alexander che all’apparenza gli sembrava un ragazza bravo ma poi gli mostrava filmati dove si vedevano uomini che uccidevano galline e avevano il volto oscurato. La ragazza ha raccontato che Alexander dettava “vere e proprie regole”, la giovane ha parlato anche delle ferite sulla pelle che Martina subita da Alexander e del fatto che lui potesse agire come voleva e loro no, nei rapporti sessuali a tre.
 
La rinominata “coppia dell’acido” imputati a Milano per aver sfregiato con l’acido, lo scorso 28 dicembre, Pietro Barbini, sono stati condannati a 14 anni di carcere. A deciderlo è stato il giudice della nona sezione penale del Tribunale. E’ stata esclusa l’aggravante della crudeltà ed è stata concessa loro la libertà vigilata per 3 anni. Inoltre è stato previsto un risarcimento danni pari ad un milione di euro. La ragazza in aula si è scusata con Pietro Barbini e ha detto: “Chiedo scusa a Pietro e alla sua famiglia, sono dispiaciuta per quello che ho fatto”. L’avvocato della parte civile è soddisfatto e dice che “Ho sempre detto che 15 anni erano una pena adeguata, non è che un anno in meno cambia le cose, è arrivata una pena che si avvicina alla richiesta del pm e quindi siamo soddisfatti, anche per il risarcimento provvisionale da un milione di euro che è molto alto e che è un ulteriore segnale”. La difesa intanto annuncia il ricorso in appello dicendo che è “Un aggravante in meno, quella della crudeltà, è comunque un grosso risultato, anche se ora c'è una ricostruzione dei fatti da affidare ai giudici di secondo grado”.