MARSALA: QUARTA RAPINA AI DANNI DI UN SUPERMERCATO, ALLARME SICUREZZA

di Andrea Li Causi

Marsala (TP) – E’ allarme sicurezza a Marsala! E’ stata compiuta la quarta rapina nel giro di pochi giorni e la vittima è ancora una volta un supermercato, precisamente il Conad che si trova in Contrada Terrenove Bambina, noto come Megamarket, che si trova di fronte la Pizzeria Siciliana. La Rapina sarebbe avvenuta intorno alle ore 19 circa di martedì 24 novembre e sul posto sono intervenuti i Carabinieri a fare gli accertamenti di rito. Al momento non è dato sapere ulteriori dettagli su questa rapina, vi aggiorneremo presto. Il luogo in cui è avvenuta questa ennesima rapina non è molto distante dal luogo in cui è avvenuta la precedente. Ed è la quarta rapina compiuta nell’arco di poco tempo nel territorio marsalese.
 
Sabato 21 alle 18,30 è stata compiuta la terza rapina ai danni di un supermercato Sisa in contrada Strasatti. Un uomo a volto coperto ha minacciato uno dei cassieri con un coltello e lo ha intimato di farsi consegnare il denaro presente in cassa, che ammontava a poche centinaia di euro. Non ci sono state colluttazioni e nessuno ha subito danni fisici, il titolare del supermercato ha prontamente chiamato i Carabinieri che hanno svolto gli accertamenti di rito. 
 
Venerdì 19 novembre 2015 alle ore 19 è stata rapinata in Via XI Maggio, di fronte la sempre popolatissima Piazza della Repubblica, chiamata comunemente dai marsalesi Piazza Loggia, la famosa gioielleria gestita da Saverio D’Angelo. La rapina è avvenuta alle ore 19.00, orario in cui il flusso di cittadini che percorre quelle vie del centro è intenso. Due rapinatori a volto scoperto si sono introdotti all’interno della gioielleria e hanno preso diversi gioielli, il gioielliere ha reagito ai malviventi ma è stato picchiato da essi che, in seguito al saccheggio si sono dileguati per le vie del centro storico, confondendosi con la folla, senza destare alcun sospetto. L’allarme è stato lanciato proprio dal gioielliere che è stato condotto presso l’ospedale “Paolo Borsellino”, ha riportato un trauma alla mandibola. Dei ladri invece non c’è traccia, ma vi sono videocamere nel centro storico e sicuramente da quelle immagini si riuscirà ad individuare chi ha compiuto il furto e il danno fisico al gioielliere.
 
Ventiquattro ore dopo la rapina alla gioielleria, due uomini armati di fucile e a volto coperto sono entrati all’interno di una tabaccheria, prima dell’orario di chiusura. La rapina è avvenuta in Via Colocasio, di fronte al Pronto Soccorso del vecchio ospedale San Biagio. Uno dei due rapinatori ha puntato l’arma contro la proprietaria della tabaccheria e si è fatto consegnare l’intero incasso. La donna non ha reagito poiché ha temuto per la sua vita, per quella del figlio e di un cliente e ha consegnato l’incasso ai malviventi. Dopo aver preso l’incasso i due uomini si sono dileguati e hanno fatto perdere le proprie tracce, non è esclusa l’ipotesi che con loro ci fosse un terzo uomo in macchina ad attenderli. La donna ha poi chiamato subito le forze dell’ordine che hanno svolto gli accertamenti di rito. Non è dato sapere a quanto ammontasse l’incasso, le indagini sono indirizzare su due uomini di nazionalità italiana che hanno dimostrato, dal modus operandi, di non essere alla prima esperienza.
 
Tre rapine una dopo l'altra e una quarta a distanza di due giorni, sono collegati gli episodi oppure si tratta di episodi isolati? C’è un episodio analogo risalente all’ottobre di quest’anno verificatosi presso il supermercato “Tuodì” di Via Messina Orlando del quartiere Sappusi, intorno alle 19,45. Un uomo con volto coperto da passamontagna, guanti e con in mano un arma ha minacciato i cassieri chiedendo i soldi. Secondo quanto si apprende in merito a questa rapina analoga, l’uomo sarebbe di mezza età, nazionalità italiana, ma è stato impossibile capire chi fosse per via del camuffamento. La sicurezza che hanno avuto i rapinatori nel colpire in orari in cui l’affluenza di persone è tanta, ha dimostrato che non si tratta del “furto della gallina ad opera del vicino” ma fa pensare ad una vera e propria organizzazione. Le rapine sono collegate o si tratta di semplici analogie? Le ultime tre rapine sono state messe in atto in modo estremamente rapito, sicuro e senza il benché minimo timore da parte dei rapinatori e se costoro non sono marsalesi, come si dice, molto probabilmente avranno un basista che consiglia loro i colpi. Oppure c’è un’altra ipotesi, che ha radici ben più larghe, ma non molto distanti da Marsala, ovvero Castelvetrano, la città natale di Matteo Messina Denaro. Come ben sappiamo in questo ultimo periodo sono stati messi a segno diverse operazioni che hanno fatto terra bruciata intorno al boss, come l’operazione “Eden 2” che ha portato in carcere quattro soggetti appartenenti alle famiglie mafiose di Bagheria e Corso dei Mille (PA). L’operazione è la prosecuzione  dell’operazione denominata “Eden 2” che nel 2014 aveva riscontrato il coinvolgimento delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Palermo (Corso dei Mille) come responsabili di una rapina presso una ditta di spedizioni di Campobello di Mazara (TP), facente parte del patrimonio aziendale della società A.G. trasporti, che era stata posta sotto sequestro  nell’ambito del procedimento di prevenzione ai danni dell’imprenditore palermitano Cesare Lupo, prestanome dei fratelli Graviano. L’esito finale dell’operazione aveva portato a provvedimenti nei confronti di ben 14 soggetti, tra cui anche Girolamo Bellomo, cognato di Francesco Guttadauro e nipote acquisito del superlatitante Matteo Messina Denaro. L’ultima operazione è stata compiuta il 20/11/2015 ed è stato smantellato il mandamento di Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. E se le rapine fossero state compiute in seguito allo smantellamento della rete economica e di protezione del Boss e chi gli è vicino, per riempire le casse del boss ormai non più piene in seguito agli arresti, sia tornato ai metodi tradizionali come le rapine a mano armata utilizzando un basista.
 
Problema telecamere: A Marsala c’è un problema che riguarda la sicurezza di tutti i cittadini, ovvero il mancato funzionamento delle telecamere che servirebbero per individuare coloro che deturpano la città e/o compiono furti. Sono fuori uso sia quelle Ztl che quelle di Video Sorveglianza. Una città con delle scatole vuole appese a dei pali non è una città sicura.  Il lavoro svolto da parte dei Vigili Urbani è eccellente, ma il problema è la carenza di personale che influisce sulla sicurezza dei cittadini. Gli agenti hanno un’età che si aggira intorno ai 60 anni e un organico che dovrebbe essere costituito da 96 unità, è attualmente costituito da 40 vigili di ruolo, più di 20 contrattisti part-time per un territorio molto.



MARSALA: TRE RAPINE IN TRE GIORNI, CRESCE IL PANICO IN CITTÀ

di Andrea Li Causi
 
Marsala (TP) – L’incubo rapine a Marsala non si ferma e sabato alle 18,30 è stata compiuta la terza rapina ai danni di un supermercato Sisa in contrada Strasatti. Un uomo a volto coperto ha minacciato uno dei cassieri con un coltello e lo ha intimato di farsi consegnare il denaro presente in cassa, che ammontava a poche centinaia di euro. Non ci sono state colluttazioni e nessuno ha subito danni fisici, il titolare del supermercato ha prontamente chiamato i Carabinieri che hanno svolto gli accertamenti di rito. 
 
Venerdì 19 novembre 2015 alle ore 19 è stata rapinata in Via XI Maggio, di fronte la sempre popolatissima Piazza della Repubblica, chiamata comunemente dai marsalesi Piazza Loggia, la famosa gioielleria gestita da Saverio D’Angelo. La rapina è avvenuta alle ore 19.00, orario in cui il flusso di cittadini che percorre quelle vie del centro è intenso. Due rapinatori a volto scoperto si sono introdotti all’interno della gioielleria e hanno preso diversi gioielli, il gioielliere ha reagito ai malviventi ma è stato picchiato da essi che, in seguito al saccheggio si sono dileguati per le vie del centro storico, confondendosi con la folla, senza destare alcun sospetto. L’allarme è stato lanciato proprio dal gioielliere che è stato condotto presso l’ospedale “Paolo Borsellino”, ha riportato un trauma alla mandibola. Dei ladri invece non c’è traccia, ma vi sono videocamere nel centro storico e sicuramente da quelle immagini si riuscirà ad individuare chi ha compiuto il furto e il danno fisico al gioielliere.
 
Ventiquattro ore dopo la rapina alla gioielleria, due uomini armati di fucile e a volto coperto sono entrati all’interno di una tabaccheria, prima dell’orario di chiusura. La rapina è avvenuta in Via Colocasio, di fronte al Pronto Soccorso del vecchio ospedale San Biagio. Uno dei due rapinatori ha puntato l’arma contro la proprietaria della tabaccheria e si è fatto consegnare l’intero incasso. La donna non ha reagito poiché ha temuto per la sua vita, per quella del figlio e di un cliente e ha consegnato l’incasso ai malviventi. Dopo aver preso l’incasso i due uomini si sono dileguati e hanno fatto perdere le proprie tracce, non è esclusa l’ipotesi che con loro ci fosse un terzo uomo in macchina ad attenderli. La donna ha poi chiamato subito le forze dell’ordine che hanno svolto gli accertamenti di rito. Non è dato sapere a quanto ammontasse l’incasso, le indagini sono indirizzare su due uomini di nazionalità italiana che hanno dimostrato, dal modus operandi, di non essere alla prima esperienza.
 
Tre rapine in tre giorni, sono collegati gli episodi oppure si tratta di episodi isolati? C’è un episodio analogo risalente all’ottobre di quest’anno verificatosi presso il supermercato “Tuodì” di Via Messina Orlando del quartiere Sappusi, intorno alle 19,45. Un uomo con volto coperto da passamontagna, guanti e con in mano un arma ha minacciato i cassieri chiedendo i soldi. Secondo quanto si apprende in merito a questa rapina analoga, l’uomo sarebbe di mezza età, nazionalità italiana, ma è stato impossibile capire chi fosse per via del camuffamento. La sicurezza che hanno avuto i rapinatori nel colpire in orari in cui l’affluenza di persone è tanta, ha dimostrato che non si tratta del “furto della gallina ad opera del vicino” ma fa pensare ad una vera e propria organizzazione. Le rapine sono collegate o si tratta di semplici analogie? Le ultime tre rapine sono state messe in atto in modo estremamente rapito, sicuro e senza il benché minimo timore da parte dei rapinatori e se costoro non sono marsalesi, come si dice, molto probabilmente avranno un basista che consiglia loro i colpi. Oppure c’è un’altra ipotesi, che ha radici ben più larghe, ma non molto distanti da Marsala, ovvero Castelvetrano, la città natale di Matteo Messina Denaro. Come ben sappiamo in questo ultimo periodo sono stati messi a segno diverse operazioni che hanno fatto terra bruciata intorno al boss, come l’operazione “Eden 2” che ha portato in carcere quattro soggetti appartenenti alle famiglie mafiose di Bagheria e Corso dei Mille (PA). L’operazione è la prosecuzione  dell’operazione denominata “Eden 2” che nel 2014 aveva riscontrato il coinvolgimento delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Palermo (Corso dei Mille) come responsabili di una rapina presso una ditta di spedizioni di Campobello di Mazara (TP), facente parte del patrimonio aziendale della società A.G. trasporti, che era stata posta sotto sequestro  nell’ambito del procedimento di prevenzione ai danni dell’imprenditore palermitano Cesare Lupo, prestanome dei fratelli Graviano. L’esito finale dell’operazione aveva portato a provvedimenti nei confronti di ben 14 soggetti, tra cui anche Girolamo Bellomo, cognato di Francesco Guttadauro e nipote acquisito del superlatitante Matteo Messina Denaro. L’ultima operazione è stata compiuta il 20/11/2015 ed è stato smantellato il mandamento di Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. E se le rapine fossero state compiute in seguito allo smantellamento della rete economica e di protezione del Boss e chi gli è vicino, per riempire le casse del boss ormai non più piene in seguito agli arresti, sia tornato ai metodi tradizionali come le rapine a mano armata utilizzando un basista.
 
Problema telecamere: A Marsala c’è un problema che riguarda la sicurezza di tutti i cittadini, ovvero il mancato funzionamento delle telecamere che servirebbero per individuare coloro che deturpano la città e/o compiono furti. Sono fuori uso sia quelle Ztl che quelle di Video Sorveglianza. Una città con delle scatole vuole appese a dei pali non è una città sicura.  Il lavoro svolto da parte dei Vigili Urbani è eccellente, ma il problema è la carenza di personale che influisce sulla sicurezza dei cittadini. Gli agenti hanno un’età che si aggira intorno ai 60 anni e un organico che dovrebbe essere costituito da 96 unità, è attualmente costituito da 40 vigili di ruolo, più di 20 contrattisti part-time per un territorio molto esteso. 



MARSALA: ALLARME SICUREZZA, DUE RAPINE IN 24 ORE

Redazione
 
Marsala (TP) – E’ allarme sicurezza a Marsala. Sono avvenute due rapine nelle giornate di giovedì e venerdì che hanno scosso la città per la consequenzialità degli eventi. Venerdì 19 novembre 2015 alle ore 19 è stata rapinata in Via XI Maggio, di fronte la sempre popolatissima Piazza della Repubblica, chiamata comunemente dai marsalesi Piazza Loggia, la famosa gioielleria gestita da Saverio D’Angelo. La rapina è avvenuta alle ore 19.00, orario in cui il flusso di cittadini che percorre quelle vie del centro è intenso. Due rapinatori a volto scoperto si sono introdotti all’interno della gioielleria e hanno preso diversi gioielli, il gioielliere ha reagito ai malviventi ma è stato picchiato da essi che, in seguito al saccheggio si sono dileguati per le vie del centro storico, confondendosi con la folla, senza destare alcun sospetto. L’allarme è stato lanciato proprio dal gioielliere che è stato condotto presso l’ospedale “Paolo Borsellino”, ha riportato un trauma alla mandibola. Dei ladri invece non c’è traccia, ma vi sono videocamere nel centro storico e sicuramente da quelle immagini si riuscirà ad individuare chi ha compiuto il furto e il danno fisico al gioielliere.
 
Ventiquattro ore dopo la rapina alla gioielleria, due uomini armati di fucile e a volto coperto sono entrati all’interno di una tabaccheria, prima dell’orario di chiusura. La rapina è avvenuta in Via Colocasio, di fronte al Pronto Soccorso del vecchio ospedale San Biagio. Uno dei due rapinatori ha puntato l’arma contro la proprietaria della tabaccheria e si è fatto consegnare l’intero incasso. La donna non ha reagito poiché ha temuto per la sua vita, per quella del figlio e di un cliente e ha consegnato l’incasso ai malviventi. Dopo aver preso l’incasso i due uomini si sono dileguati e hanno fatto perdere le proprie tracce, non è esclusa l’ipotesi che con loro ci fosse un terzo uomo in macchina ad attenderli. La donna ha poi chiamato subito le forze dell’ordine che hanno svolto gli accertamenti di rito. Non è dato sapere a quanto ammontasse l’incasso, le indagini sono indirizzare su due uomini di nazionalità italiana che hanno dimostrato, dal modus operandi, di non essere alla prima esperienza. 
 
Due rapine in due giorni, sono collegati gli episodi oppure si tratta di episodi isolati? Si attendono gli accertamenti delle forze dell’ordine sulle videocamere presenti nel centro storico –in merito alla prima rapina- e gli accertamenti di eventuali videocamere presenti nella zona in cui si è verificata la seconda rapina.  



MARSALA: RAPINATA GIOIELLERIA D'ANGELO DA DUE LADRI

di Angelo Barraco

Marsala – E’ allarme sicurezza a Marsala, una  città in cui nel periodo estivo si sono verificati diversi scippi ai danni di diversi soggetti, una città in cui le risse dilagano e mancano i controlli, un città in cui in pieno centro storico, in data 19 novembre 2015 alle ore 19 è stata rapinata in Via XI Maggio, di fronte la sempre popolatissima Piazza della Repubblica, chiamata comunemente dai marsalesi Piazza Loggia, la famosa gioielleria gestita da Saverio D’Angelo. La rapina è avvenuta alle ore 19.00, orario in cui il flusso di cittadini che percorre quelle vie del centro è intenso. Due rapinatori a volto scoperto si sono introdotti all’interno della gioielleria e hanno preso diversi gioielli, il gioielliere ha reagito ai malviventi ma è stato picchiato da essi che, in seguito al saccheggio si sono dileguati per le vie del centro storico, confondendosi con la folla, senza destare alcun sospetto. L’allarme è stato lanciato proprio dal gioielliere che è stato condotto presso l’ospedale “Paolo Borsellino”, ha riportato un trauma alla mandibola. Dei ladri invece non c’è traccia, ma vi sono videocamere nel centro storico e sicuramente da quelle immagini si riuscirà ad individuare chi ha compiuto il furto e il danno fisico al gioielliere. La notizia della rapina ha stupito tutti i marsalesi poiché tutti a conoscono Saverio D’Angelo, molto stimato in città. Si apprende dalle prime informazioni emerse che i ladri erano italiani ma non parlavano un dialetto locale quindi si ipotizza che, oltre a non essere di Marsala siano anche “di passaggio”, ma potrebbero anche avuto un appoggio che li abbia indirizzati. Tutto è in mano alle forze dell’ordine e al lavoro che svolgeranno sulle registrazioni video presenti nel centro storico.  



MARSALA: QUEI RIFIUTI CHE SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI

di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – Le periferie marsalesi un tempo erano distese incontaminate, piene di alberi e con la vegetazione che cresceva in ogni dove, pronta a dar nutrimento agli erbivori che vi si recavano e terreno fertile agli agricoltori. Oggi appaiono come discariche a cielo aperto, dove la natura intreccia i sui rami e le sue foglie tra i materassi abbandonati, i frigoriferi e  materiale ondulato che ricorda l'eternit.  Le immagini parlano scattate da Vincenzo Tumbarello parlano chiaro. La zona in questione è la via Favara, che porta verso un famoso stabilimento di caffè. Ma non si ferma lì il degrado poiché in zone come il boschetto di Santo Padre e sotto il ponte in via Favara, a Ventrischi vicino ad una scuola elementare il terreno è un tappeto di spazzatura e materiale che ricorda eternit.
Ma come mai questi rifiuti non vengono rimossi? Ci sono aree come l’isola Lunga di Marsala –di cui ci siamo abbondantemente occupati- in cui il degrado e l’abbandono sono la parola d’ordine, malgrado il posto in questione sia una riserva naturale e dovrebbe essere tutelata. Come mai tutto tace e c'è quest'assordante indifferenza?  
 



MARSALA, SAN TEODORO: IL GIALLO DEI CAMION ALL'ISOLA LUNGA


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di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – Lo scorso mese di agosto ci siamo recati presso la riserva naturale Isola Lunga a Marsala, attraversando quella lingua di mare che la separa dalla spiaggia di San Teodoro e salendo il piccolo molo in legno, che ormai è diventato l’ingresso principale per i turisti che visitano questa riserva naturale in maniera assidua, quello che si è presentato dinnanzi ai nostri occhi ci ha letteralmente sorpresi.
 
Fibrocemento, vetroresina, materiale che ricorda l'eternit e che qualora la notizia trovasse conferma si tratterebbe di un pericolo amianto, è quanto abbiamo visto sull’isola, non appena varcato l’ingresso, Visitando l’area abbiamo trovato cisterne e altro materiale accatastato, ma anche frigoriferi e copertoni abbandonati vicino al mare. Quanto visto e documentato su quella che dovrebbe essere una riserva naturale ci ha spinti ad approfondire l’argomento e così abbiamo deciso di contattare la direzione ambiente del Libero Consorzio Comunale di Trapani che in merito alla situazione della riserva naturale ci ha riferito che non si esclude la presenza di amianto.
 
Inoltre è emerso che L’Ente Consorzio ha indetto una gara negoziata per bonificare l’area dall’amianto che è stata vinta con un singolare ribasso d’asta del 52,2%  dall'associazione temporanea di imprese (ATI) UGRI S.N.C. di Urso Massimiliano & C. – I.S.E.A. S.R.L.
 
E’ emerso inoltre che per partecipare al bando indetto dall’ex Provincia, per bonificare l'area, era necessario essere iscritti all’Albo Nazionale Gestori Ambientali in cui sono comprese le categorie di raccolta e trasporto di rifiuti pericolosi, di bonifica di siti contenenti amianto: materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi e di attività di bonifica di beni contenenti amianto.
 
Le saline che si trovano all’interno della Riserva Naturale versano in uno stato di completo abbandono 

Pochi giorni fa ha avuto luogo presso il Tribunale di Marsala la terza udienza del processo che vede imputata  per violenza privata e occupazione abusiva la signora Ombretta Nizza, titolare del lido Tre Torri di San Teodoro a Marsala e difesa dall’Avvocato Giacomo Frazzitta. La decisione di portare in aula di Tribunale la Signora Nizza è stata presa dalla Procura della Repubblica di Marsala per i reati  già citati.

Il tutto è scaturito in seguito ad una denuncia dell’Avvocato Scimemi. La vicenda ha avuto inizio nel 2011 quando la Sosalt non riusciva ad attraversare il tratto di mare che collega San Teodoro e l’Isola Lunga poiché la Signora Nizza, a quanto afferma la ditta, non rimuoveva i giochi in acqua e le altalene che ostruivano il passaggio. In aula è stato ascoltato il Sergente Mancuso, assenti invece i testi Arena e D’Alì. Il primo step di domande lo ha fatto il Pubblico Ministero chiedendo il tipo di accertamento svolto, l’estensione del lembo di occupato dalla Signora Nizza e se fu fatta un’ingiunzione di sgombero. L’aula si riempie, c’è silenzio e l’Avvocato Frazzitta inizia a porre diverse domande partendo da un semplice quesito, ma fondamentale, perché ci si reca presso la signora Nizza a fare i controlli? Le domande incalzano e si cerca di capire meglio come mai in una riserva naturale si facciano passare i camion, l’avvocato chiede se la zona è una riserva naturale è il Sergente conferma. 
 
Nel corso dell’intervista fatta ai gestori del lido dove spiegavano le vicissitudini subite negli anni, ci hanno mostrato le foto dei camion che attraversavano la spiaggia di San Teodoro in direzione Isola Lunga e alcuni di questi prendevano fuoco in mare con la conseguenza di disperdere il carburante in un'area naturale protetta..
 
Il passaggio generava enormi solchi e gravi danni all’ecosistema marino poiché i camion in questione non erano idonei all’attraversamento e inoltre, faceva notare in maniera molto arguta l'avvocato Frazzitta, non è previsto nel codice della navigazione che un camion possa attraversare il mare, soprattutto una riserva naturale.
 
In seguito a quanto emerso e alla vicenda che stiamo seguendo con molta attenzione, abbiamo fatto un salto indietro ad agosto di quest’anno, quando abbiamo fatto il reportage presso l’Isola lunga. Ispezionando il territorio in quell’afoso pomeriggio siamo giunti nella zona centrale, precisamente in una costruzione edile, dove nel retro, poco visibili ai meno attenti abbiamo trovato e fotografato tre camion. Questi mezzi erano della stessa tipologia mostrataci in foto dai proprietari del lido.
 
Uno dei camion era sprovvisto di targa e un altro aveva una targa soltanto sul vetro anteriore, il terzo invece aveva le targhe posizionate in maniera regolare. In seguito ad alcune verifiche che abbiamo svolto abbiamo scoperto che i camion appartengono alla società Renda, che si occupa di trasporto. I camion sono alimentati a gasolio ergo altamente inquinanti per l’ecosistema dell’isola. Per quanto riguarda la presenza dei camion e di altri dettagli ne abbiamo parlato in un’accurata intervista fatta all’avvocato Frazzitta qui in basso. Da evidenziare infine che oltre ai camion c’erano mezzi che vengono normalmente utilizzati per asfaltare le strade. Come mai si trovano in una Riserva Naturale?
 
Intervista all’Avvocato Giacomo Frazzitta
 
E’ stata la Sosalt Srl a portare in aula di Tribunale la Signora Nizza?
No, a portare in aula di Tribunale la Signora Nizza è la Procura della Repubblica di Marsala per il reato di violenza privata e occupazione abusiva. E’ chiaro che tutto scaturisce da una denuncia dell’Avvocato Scimemi che lamentava che le altalene davano fastidio per i camion. Quindi praticamente queste altalene davano fastidio ai camion Euro1 anzi -1. Sul lido c’è stato un sequestro che è durato un paio d’anni, io sono riuscito a far dissequestrare l’anno scorso, quindi dal 2012 al 2014 sono stati chiusi. Io poi nel frattempo, in questo momento, stiamo preparando un’opposizione alla richiesta d’archiviazione e la Procura di Trapani ha svolto un lavoro eccellente di verifica di tutte le questioni amministrative che erano sospese a questo passaggio dei camion, rilevando che la salvaguardia dell’ambiente è stata in realtà dagli enti che avrebbero dovuto tutelarlo, ed è un fatto di una gravità inaudita, perché tra la salvaguardia dell’ambiente con –per esempio- gli studi geologici d’impatto di questo passaggio di camion, il ripristino del molo, tutte questo non veniva fatto dalla Sosalt, la Sosalt continuava a ricevere per ogni anno, un’eccezionale autorizzazione dall’ARPA che sarebbe l’ente regionale che si occupa di risorse ambientali e di tutela dell’ambiente e l’ARPA rilasciava eccezionalmente ogni anno questa autorizzazione a discapito di tutte le attività recettivo-turistiche che invece, nel momento in cui si  creava un’ostruzione elementare al passaggio dei camion venivano immediatamente revocate. Con una velocità e con un’attenzione da parte degli organismi di tutela dell’ambiente esagerata se messa a confronto con l’inosservanza plateale e macroscopica delle norme alla salvaguardia che invece venivano sottomesse alla volontà della Sosalt. Se noi pensiamo che il sequestro è cominciato con l’immobile. Nel 2011 la Capitaneria di Porto avevano riscontrato che c’erano questi giochi, queste attrezzature ludiche che potevano ostruire, contestualmente avveniva questo e contestualmente la Procura di Marsala richiedeva che venissero tolti questi mezzi e che anche si procedesse a consentire ai camion di passare, contestualmente la stessa Procura faceva un’indagine nel febbraio del 2011 poiché era stato rilevato che il punto di passaggio dal mare all’isola da parte dei camion era stato fatto con uno scivolo di cemento armato abusivo. 
 
Lei ha chiesto al militare nel corso dell’udienza se fosse a conoscenza di un’indagine in merito alla costruzione di un illecito proprio sull’Isola, in merito a questa costruzione di un illecito citata in sede processuale volevo chiederle se si riferiva a qualcos’altro
No mi riferivo esclusivamente a questo e soprattutto la tempistica in cui ciò avveniva cioè mentre la Procura stessa interveniva per far passare i camion, allo stesso momento la Procura stessa era a conoscenza, attraverso dei sub che avevano fatto degli accertamenti il 17 febbraio 2011, era a conoscenza del fatto che c’era uno scivolo abusivo. Tutto questo mi sembra veramente incredibile perché se c’è uno scivolo abusivo e se dei camion passano attraverso il guado e cioè in una zona marina protetta è evidente che siamo di fronte ad una macroscopica violazione di tutte le norme, e tutto ciò ha determinato un vantaggio in questi anni per la Sosalt, perché è chiaro che la Sosalt in questa maniera risolveva mille problemi, non andava a fare il ripristino del molo. E’ chiaro che tutto questo veniva messo da parte per l’interesse della Sosalt a proseguire in questo percorso altamente inquinante. La Sosalt, vedendo le condizioni dell’Isola Lunga, perché non segnalava quelle condizioni all’autorità Giudiziaria.
 
Avvocato un’altra domanda, lei quando ha rivolto le domande al Militare ha parlato della Capitaneria di Porto; la Capitaneria di Porto che ruolo ha in questa vicenda?
La Capitaneria di Porto ha avuto un ruolo di gestione del traffico in mare da parte degli automezzi terrestri non anfibi e quindi regolamentava questa randagia. Per cui diciamo che c’è tutta una serie di inerzie, di trascuratezza, di disattenzione, in cui fa da contraltare una condotta di disciplina severa nell’attenzione dell’attività recettiva turistica condotta dalla Signora Nizza, cioè c’è questo bianco e nero che salta in evidenzia leggendo gli atti d’indagine che la Procura di Trapani ha adesso posto in discovery perché ha fatto la richiesta di archiviazione reputando non sussistente il reato di abuso d’ufficio nei confronti di tre dirigenti tra cui anche il dirigente dell’ARPA e un dirigente della Provincia regionale di Trapani. Però noi stiamo proponendo opposizione alla richiesta di archiviazione poiché reputiamo; uno ritenendo fondato l’illecito, la Procura di Trapani tuttavia ritiene non integrato il reato di abuso d’ufficio. L’interpretazione è errata per cui abbiamo proposto opposizione anche chiedendo non solo che si proceda al rinvio a giudizio nei confronti di chi ha commesso questi gravi reati, ma inoltre di valutare l’opportunità di fare un approfondimento ulteriore. Quindi diciamo che questo è il quadro in questo momento della vicenda che è in evoluzione in senso positivo, noi ci auguriamo che il gip che assumerà l’incarico di valutare la nostra opposizione alla richiesta di archiviazione ci dia ragione perché significherebbe che partirebbe un processo per abuso d’ufficio ma forse anche processi per reati più gravi, sempre contro la pubblica amministrazione e contro chi si è macchiato di questi abusi che hanno a loro volta causalmente determinato un grado d’inquinamento della zona marina protetta. 
 
Lei chiede al Militare come avveniva il trasporto del sale e il Militare ha risposto che il trasporto del sale era autorizzato dall’ex provincia. Esiste questa autorizzazione?
Certo che esiste, era un’autorizzazione che in alcuni anni veniva meno, rimanendo quella dell’ARPA, poi alcuni anni c’era quella dell’ARPA, quella della Provincia Regionale e quella della Capitaneria, poi alcuni anni c’era quella dell’ARPA e quella della Capitaneria, insomma i pareri e le autorizzazioni e i provvedimenti di regolamentazione di questi trasporti in ogni caso erano sempre, o abusivi evidentemente o mancanti addirittura di tutto. La cosa che mi stupisce è che la Procura della Repubblica di Marsala imbastisce il secondo provvedimento contro Nizza, il primo era per tentata estorsione addirittura nei confronti del marito e sono stati assolti tutti e ha subito pure sei mesi di carcerazione nel 2008 il Signor De Vita e poi assolto. Quindi se la Procura, non intendo necessariamente questa Procura ma in generale i sostituti che si sono succeduti dal 2008 ad oggi, all’analisi di questa vicenda, diciamo che i sostituti hanno avuto poca attenzione all’analisi di questi atti per cui direi hanno avuto, direi, una disattenzione. E’ chiaro che avranno avuto le loro ragioni ma se avessero preso tutta la documentazione acquisita dalla procura di Trapani forse ne sarebbe uscito un quadro differente sul trasporto di questi automezzi perché in ogni caso sia la prima volta che la seconda i procedimenti erano occupazione abusiva, per estorsione e oggi per violenza privata cioè sempre riconducibili al trasporto dei camion.
 
Avvocato ma allo stato attuale i camion possono stare sull’Isola Lunga?
I camion non possono stare sull’isola, c’è un problema proprio di abbandono di carcasse quindi credo sia una responsabilità non indifferente. C’è un reato penale grave, carcasse abbandonate addirittura in una zona marina protetta, dovrebbero indignarsi tutti di questo, ma continuano a guardare semplicemente se l’ombrellone della Signora Nizza è messo dritto o è messo storto.
 
Quindi a prescindere dal fatto se l’isola sia di un privato o meno un camion li non può starci
Certo, neppure a casa nostra può stare un camion abbandonato con perdita di olio, di idrocarburi o di altro. Non esiste. Tu non puoi a casa tua inquinare il tuo pezzo di terreno. La norma sull’inquinamento è particolarmente restrittiva, le norme attuali sono particolarmente restrittive, quelle varate ultimamente. Siamo dinnanzi ad una condizione che seppur in un ambiente privato è comunque reato, a maggior ragione se l’ambiente privato è inserito in un contesto di area protetta.



MARSALA: PARCHEGGIATORI ABUSIVI INDISTURBATI NELL'INDIFFERENZA DELLE ISTITUZIONI

di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – Il problema delle grandi e piccole città è sempre stato il parcheggio, si gira per minuti, spesso anche per ore alla ricerca di un buco dove poter parcheggiare l’automobile. E così anche la città di Marsala, non è esente dal problema. Nelle zone centrali della città è quasi impossibile parcheggiare. Per cercare di risolvere l'annosa problematica fu costruito, di fronte porta Garibaldi, a fianco del monumento ai Mille, un grande parcheggio pubblico, dotato di strisce bianche, quindi gratuito e alla portata di tutti.
 
Risolto, parzialmente, un problema ecco sorgerne un altro: i parcheggiatori abusivi. Questi signori, che agiscono indisturbati e si alternano nel prodigarsi verso le vetture di coloro che si recano nel pubblico parcheggio con la propria automobile, chiedono i soldi, affermando di essere i parcheggiatori di quel luogo, quando in realtà quel parcheggio è stato creato per i cittadini che ne possono usufruire nella più totale libertà e gratuita fruibilità.
 
Abbiamo documentato in video uno dei tanti episodi di questo genere. Da rilevare che questo non è l’unico parcheggiatore che c’è a Marsala, poiché nel parcheggio dell’Ospedale ce ne sono diversi che ad ogni sosta pretendono la “monetina”  non curanti nemmeno delle urgenze dei cittadini che si recano al nosocomio a far visita ai propri cari.
 
La domanda è: perché chi è preposto – polizia municipale e altre Forze dell'Ordine – non controllano più spesso questo mercato del lavoro nero? Forse i controlli attuali non bastano a debellare il fenomeno.  È  chiaro che costoro si trovano in una situazione occupazionale difficile, ma questo non può giustificare una condizione simile.
 
Ha collaborato David Sciacca




MARSALA, SPIAGGIA SAN TEODORO: IL PROCESSO SUI GIOCHI IN ACQUA E IL VIA VAI DEI CAMION DI D'ALÌ

di Angelo Barraco e Chiara Rai

Marsala (TP) – Molto accesa la terza udienza del processo che vede imputata per abusivismo edilizio la signora Ombretta Nizza, titolare del lido tre Torri di San Teodoro a Marsala, difesa dall’Avvocato Giacomo Frazzitta, contro la ditta Sosalt Spa, affittuaria delle saline di proprietà della società Isola Longa s.r.l.. Tutto è cominciato nel 2011 quando Sosalt s.p.a. ha lamentato difficoltà nell’attraversamento del tratto di mare che collega la località san Teodoro con l’isola Lunga, in quanto Ombretta Nizza concessionaria del lido, a dire della ditta, non rimuoveva gli ostacoli consistenti in altalene e capanni in legno impedendo il passaggio dei mezzi per il trasporto del sale. Importante è capire che i camion, per raggiungere l’Isola Lunga, attraversavano un tratto di mare della Riserva. In pratica passavano direttamente sull’acqua perché in quel tratto è molto bassa, arriva a malapena all'altezza delle caviglie. A luglio 2011 sono decadute le licenze di concessione demaniale in favore della Ombretta Nizza. A fine 2012 arriva il sequestro del Lido

Quest’estate abbiamo avuto modo di intervistare la signora Nizza e il signor De Vita, marito di Ombretta Nizza.
Il nostro approfondimento in merito alla questione di San Teodoro-Isola Lunga è nato in modo casuale in seguito ad un’intervista che facemmo ai proprietari che, accompagnati dall’avvocato Giacomo Frazzitta, ci hanno spiegato la situazione del lido e i problemi che hanno avuto negli anni, facendoci vedere anche le foto dei camion che passavano in acqua, lasciavano solchi enormi, carburante e, addirittura, prendevano anche fuoco durante la traversata in mare.

L’intervista è avvenuta a seguito di un nostro precedente servizio giornalistico dove in pratica siamo stati cacciati dalla spiaggia di San Teodoro in quanto un uomo ci ha detto: “La spiaggia è nostra, dovete andare via” invitandoci soltanto a “transitare” per il lido ma vietandoci in pratica a sostarvi.

Ma torniamo al Tribunale di Marsala. Il processo si è svolto in una piccola aula ma gremita di persone che hanno ascoltato con molta attenzione tutta l’udienza. Erano tre i testi del Pubblico Ministero che dovevano essere ascoltati: D’Alì, Arena e Mancuso.

Giacomo D'Alì Staiti gestisce le saline di Trapani e Marsala, attraverso una società, la Sosalt. Le saline sussistono all'interno della Riserva Naturale dello Stagnone, proprio l’isola dove abbiamo fatto un reportage giornalistico che in pratica ha immortalato uno stato di degrado delle strutture rispetto alle quali la stessa Provincia non ha escluso la presenza di amianto.

L’unico presente in aula che ha risposto alle domande del Pubblico Ministero e dell’Avvocato Giacomo Frazzitta è stato il Sergente Mancuso. La prima domanda riguardava il tipo di accertamento svolto presso il lido di San Teodoro. Il Sergente ha spiegato che a gennaio 2011 si sono recati presso il lido San Teodoro per accertarsi che in un periodo al di fuori della stagione balneare fossero state rimosse le strutture presenti in acqua poiché la concessione – precisa il Sergente- era dal 1 maggio al 30 settembre. Le domande si alternano con incursioni del Giudice con il fine di puntualizzare alcuni elementi già descritti, la parola passa nuovamente al pubblico Ministero che chiede maggiori dettagli sulla concessione e sull’accertamento svolto (24 gennaio 2011).

Si è andati poi sullo specifico e il PM chiede quanto era esteso il lembo occupato dalla Signora Nizza, si continua con domande mirate sull’azione delle forze dell’ordine e viene chiesto al Sergente se fu fatta un’ingiunzione di sgombero dell’area. Ebbene, viene confermata tale circostanza. Si parla in dettaglio dello sgombero.

Dopo 15 minuti esatti dall’inizio del processo tocca all’avvocato Frazzitta, l’aula è piena, tutti sono attenti, sia gli avvocati presenti in aula in attesa delle udienze successive e sia gli spettatori curiosi. L’avvocato Frazzitta inizia con una serie di domande rivolte a Mancuso ma la prima è il fulcro di tutto. “Nel 2011 procede a fare questo accertamento, sollecitato sulla base di quali elementi. Perché vi recate presso la ditta della Signora Nizza?”. L’avvocato puntualizza chiedendo se c’era un esposto a tal proposito. Risponde Mancuso che è a conoscenza di questo esposto fatto dalla ditta Sosalt, l’avvocato Frazzitta chiede “a firma di chi questo esposto”, il Sergente risponde Studio Legale Scimemi.

A questo punto si scava ancor di più nei dettagli per capire meglio come mai veniva permesso a dei camion di passare in un tratto di mare, in una riserva naturale. Viene chiesto al Sergente da Frazzitta che ruolo riveste attualmente, che mansione svolge. L’uomo attualmente è un militare ma all’epoca dei fatti si occupava di demanio. L’attenzione è tanta e il silenzio in aula è glaciale, qualche sussurro ma la concentrazione di tutti è sulle parole di Frazzitta e del militare.

L’avvocato chiede di spiegare come doveva avvenire il trasporto del sale. Il militare spiega che il trasporto del sale era autorizzato dall’ex provincia. E Frazzitta chiede chiede ancora al militare se abbia mai visto l’autorizzazione dell’ente provincia regionale, la tensione in aula è tanta e la risposta del militare è “probabile”. L’avvocato chiede da che punto a che punto vigeva questa autorizzazione –che lui non ricorda- per il trasporto del sale, il militare spiega che era dall’Isola Lunga fino a San Teodoro. Inoltre l’avvocato chiede se c’era un ponte che consentiva tale passaggio ma il militare spiega che il passaggio avveniva nel guado, ovvero nel tratto di mare che separa l’isola lunga da San Teodoro. Il militare conferma che la zona in cui avvenivano i passaggi dei camion è una Riserva naturale.

L’avvocato chiede se la riserva naturale è una zona marina protetta, e Mancuso conferma ciò. Inoltre Frazzitta chiede se i motoscafi possono permanervi e la risposta è: “Se autorizzati alla navigazione si”. Ma l’avvocato incalza con le domande, ponendone una che fa riflettere e fa guardare negli occhi tutti i presenti: “il codice della navigazione cosa prevede in caso di collisione in mare tra camion e motoscafo?”La risposta che arriva “non credo sia contemplato”, ma l’avvocato incalza e chiede ancora quale dei due mezzi, in questo caso, non deve stare in quel luogo tra il motoscafo e il camion. Si crea una certa difficoltà tra le parti e il militare non da subito la risposta ma l’avvocato ripete la domanda e il militare risponde “Secondo me il camion”. L’avvocato chiede al militare se fossero intervenuti per impedire ai camion il passaggio in una zona marina protetta, la risposta che da il militare è che l’autorizzazione dovrebbe essere della provincia.

Quando abbiamo intervistato i gestori del lido e l’avvocato ci hanno fatto vedere chiaramente come i camion passavano in acqua e come c’era una dispersione di olio e come addirittura i camion si incendiavano anche in acqua. La domanda che pone l’avvocato è se c’erano controlli in merito ad eventuali perdite di olio, di carburante o se i camion avessero una struttura anfibia per poter attraversare una riserva naturale. Ma agli atti non risulta nessuna ordinanza. L’avvocato chiede se le ordinanze, rispetto alle autorizzazioni, erano propedeutiche al passaggio. L’ultima ordinanza risulta del 07/2009, e Frazzitta chiede a tal proposito cosa disciplinava questa ordinanza sotto il profilo del passaggio dei mezzi. Disciplinava il transito dei mezzi in una zona marina protetta. “Avete mai verificato le condizioni di questi automezzi? Se si infiammavano in pieno mare? ”, chiede l’avvocato, il militare risponde “probabilmente i colleghi…” dicendo inoltre che lui direttamente non li ha svolti.

Viene inoltre puntualizzato che lo scivolo viene sequestrato, Frazzitta chiede se malgrado il sequestro gli automezzi abbiano proseguito la loro attività e il militare risponde di non sapere. Il sequestro preventivo è datato il 29 dicembre 2012, però i fatti risultano accertati nel febbraio 2011, e l’avvocato a tal proposito solleva il punto fondamentale che nel momento in cui impedivano ai camion di passare già erano a conoscenza che non potevano passare. Si passa poi nuovamente al lido di San Teodoro e si parla delle strutture e dell’intervento fatto per la rimozione delle strutture in acqua che, come detto dal militare, erano strutture ludiche, amache. L’avvocato poi chiede: “Quindi, quando voi siete andati erano queste strutture che creavano problemi ai camion dell’avvocato Scimemi?” il militare conferma. Frazzitta chiede se l’avvocato Scimemi nella nota dichiarò la presenza di uno scivolo abusivo, ma il militare non ricordava.

Frazzitta chiede se oltre al mantenimento annuale la signora avesse chiesto nel settembre 2010 la concessione annuale delle strutture, il militare non sa rispondere a questa domanda. L’avvocato ha chiesto se il 9 settembre 2010, all’ufficio circondariale marittimo venne depositata una richiesta per lo svolgimento di attività velistiche a San Teodoro, il militare a tale domanda riferisce “non posso rispondere…”. L’udienza è alle battute finali, l’avvocato chiede del mantenimento della concessione annuale e chiede se qualora non viene data risposta in merito a questa questione c’è il silenzio assenso, il militare risponde no.

La prossima udienza è a dicembre. La situazione presenta ancora dei punti oscuri che cercheremo di chiarire nella prossima puntata di questa inchiesta. Il nostro focus si sposterà sul via vai dei camion e sui mezzi parcheggiati all’isola dello Stagnone.




MARSALA: QUELLO SFREGIO A PEPPINO IMPASTATO

di Angelo Barraco

Marsala (TP) – Ricordare Peppino Impastato, vittima della mafia, è un bel gesto, oltre che un dovere morale e civile, che deve mandare un segnale forte alla società civile. A Marsala la piazza intitolata a Peppino Impastato è totalmente abbandonata al degrado. E in questo caso si viene a creare una notevole spaccatura tra quello che diventa la memoria comune del simbolo della lotta alla mafia e di come questo simbolo viene poi dimenticato dalle Istituzioni. Il cittadino si trova davanti ad una piazza dedicata a Peppino Impastato completamente in stato di degrado e di abbandono quasi a simboleggiare l'assenza delle istituzioni che dovrebbero essere, in particolar modo in questo caso, presenti.  Ma qual è il problema? La piazza è totalmente abbandonata al degrado e all'incuria, un cittadino che decide di farvi una passeggiata si trova di fronte ad un’infinità di lattine di birra, bottiglie abbandonate, panchine in marmo spaccate a metà, palme crollate al suolo, cumuli di fogliame che impediscono il transito. E come se non bastasse la piazza si trova nelle vicinanze di una scuola elementare. Perché non curare e rivalorizzare quest’area del territorio marsalese? La piazza porta il nome di Peppino Impastato, un nome importante poiché è uno dei nomi che rappresenta la lotta contro la mafia, l’ingiustizia e l’illegalità. Il modo migliore per ricordarlo non è di certo con un luogo dove vige il vandalismo e l’abbandono. La lotta per una città migliore è un interesse di tutti, l’inciviltà è ingiustificabile ma l’interesse di chi di competenza è la risposta alle promesse fatte ai cittadini per una città migliore. 

Ha collaborato David Sciacca




MARSALA: SOSPESA EX DIRIGENTE DELLA PROCURA PER TRUFFA E FALSO IDEOLOGICO

di Angelo Barraco

Marsala (TP) – La città di Marsala si piega allo scandalo che la scuote e indigna i cittadini. Antonella La Monica, 44 anni, ex dirigente amministrativo della Procura di Marsala è stata sospesa dal suo incarico. Era in servizio dal marzo scorso. Il provvedimento della sospensione dell’esercizio è stato disposto dal gip, Riccardo Alcamo, su richiesta della Procura ed è stato eseguito dalla Guardia di Finanza. I reati contestati all’ex dirigente amministrativo della Procura sono: Truffa, falso ideologico, aggravati e continui. L’accusa sostiene che l’ex dirigente, tra maggio 2014 e il marzo scorso, avrebbe commesso reati di truffa e falso ideologico chiedendo 117 “buoni pasto” del costo di 7 euro ciascuno. Inoltre avrebbe attestato di essere rimasta in ufficio in seguito alla pausa pranzo, anche nel pomeriggio, per ben tre ore. L’accusa sostiene però che quanto attestato sia falso poiché la donna non si sarebbe trovata in ufficio in diverse occasioni ed è stato anche accertato che negli orari in cui la donna dichiarava di essere a lavoro, in realtà si trovava da tutt’altra parte, come a Palermo, città in cui vive. E’ stato accertato inoltre che 37 buoni pasto sono stati richiesti nel periodo in cui la donna non era stata ancora immessa in Procura a Marsala, nel periodo di febbraio, marzo e aprile del 2014. Nel momento in cui la donna entrò in ufficio e iniziò a svolgere il suo lavoro e nel periodo in cui vennero adottati i provvedimenti per la “spending review”, fece in modo che i dipendenti della Procura di Marsala avessero orari di lavoro tali da non poter usufruire dei buoni pasto. 



MARSALA: GIANCARLO MONTESANO RACCONTA L'INCURIA E IL DEGRADO DEL TERRITORIO COMUNALE

di Angelo Barraco

Marsala (TP)L'Osservatore d'Italia ha realizzato una video intervista con Giancarlo Montesano, personaggio molto noto del cinema e dello spettacolo e fratello del famoso attore romano Enrico Montesano.
Giancarlo vive a Marsala da più di 10 anni  e ha voluto raccontare, alle telecamere de L'Osservatore d'Italia ciò che, secondo lui, non va in questo piccolo spaccato d’Italia. Giancarlo Montesano ci ha portato in alcuni luoghi di Marsala che  meriterebbero di essere valorizzati per la loro importanza.

Siamo andati su lungo mare Salinella, abbiamo visto l’immenso parco e abbiamo parlato di ciò che è stato fatto, ciò che non è stato fatto e ciò che si dovrebbe fare per valorizzare un luogo abbandonato a se stesso dove la spazzatura, il degrado e l’abbandono regnano sovrani, ma l’area in se potrebbe regalare ai cittadini nuovi spazi, per il turismo e per il marsalese. Buona visione.

Ha collaborato Gaspare Pizzo